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Autore: GReina    08/05/2021    2 recensioni
[Iwaoi | Kuroken | Daisuga | Tsukkiyama | Bokuaka | Sakuatsu + accenni di Kagehina | Tanakiyo].
Haikyuu ad Hogwarts: segue le vicende dei nostri protagonisti per un anno (quinto per Hinata e co; settimo per Daichi e co).
Daichi è il papà di tutti i Grifondoro e Suga la mamma dei Corvonero; Kenma nasconde un segreto; Oikawa è paranoico; Tsukishima è irritato (be', non è una sorpresa!); Sakusa vuole liberarsi di Atsumu; Osamu e il suo amore per il cibo sono l'unica certezza. Venite a scoprire il resto!
Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Hogwarts' Series'
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Kenma
Piangeva. Piangeva di nuovo. Piangeva ancora. Kenma non era mai stato tanto male come in quel periodo. Era una settimana ormai che Kuroo lo ignorava; una settimana che gli sembrava di non riuscire a respirare.
I suoi compagni di dormitorio – distesi come ogni notte nella loro nuova stanza accanto a lui – avevano provato in tutti i modi di aiutarlo, ma senza successo.
“Non è qualcosa a cui loro possono porre rimedio.” pensava Kenma, ed era per questo che quella notte provò a piangere in silenzio.
Pensò a Kuroo. Pensava sempre a Kuroo: a quando si era trasferito nella casa accanto alla sua, a quando gli aveva mostrato i videogiochi per la prima volta, a quando aveva scoperto della magia, a quando aveva iniziato a fargli la corte.
Kenma non sapeva quando esattamente Kuroo avesse iniziato a piacergli; forse l’aveva sempre fatto. Era subito diventato il suo migliore amico e poi era salito di livello. Ricordò di com’era arrossito la prima volta che Kuroo gli aveva proposto un appuntamento e ricordò come il panico l’avesse invaso spingendolo a rifiutare. Kenma era stato un codardo allora e un egoista in seguito, perché davvero non capiva per quale ragione dovessero cambiare qualcosa di già così perfetto com’era il loro rapporto. Sapeva che per Kuroo mancava ancora qualcosa, ma non per lui. Cosa avrebbero mai potuto aggiungere alla loro relazione ufficializzando il fatto che stavano insieme? Baci e sesso, era la risposta, e Kenma non voleva; Kenma aveva paura. Poi, era stato egoista anche il motivo per cui aveva ceduto. “Mi hai preso per esasperazione.” gli aveva detto… ma non era affatto vero. Era il suo quarto anno, il quinto per Kuroo, ed il più grande aveva iniziato ad avere sempre più successo tra le ragazze. Lo invitavano ad uscire, gli chiedevano di studiare insieme, tifavano per lui a Quidditch, gli si sedevano accanto in Sala Grande quando Kenma non poteva. E Kuroo, solare com’era sempre stato, non si negava. Kenma aveva iniziato a sentirsi male ogni volta che lo vedeva con altri, e si sentiva ancora peggio quando capiva quanto fosse stupida ed egoista la propria gelosia. Eppure, contro ogni logica, ad ogni avance del grifondoro lui continuava a rifiutare.
“Mi piace davvero tanto, Kenma.” aveva detto poi un giorno Kuroo alla sua forma di gatto. Erano in cortile, da soli, e il corvonero si stava godendo le sue carezze all’insaputa del più grande. “Oggi gli ho chiesto di nuovo di uscire, ma ha rifiutato come sempre…” aveva continuato a confidarsi il corvino, poi aveva sospirato “Mi piace davvero tanto, ma non so fino a quando riuscirò ad illudermi che cambierà idea.” Kenma aveva spalancato gli occhi ed interrotto le fusa; si era voltato verso Kuroo solo per vedere il suo sguardo distrutto ed impaurito rivolto verso il basso. La volta successiva che gli aveva proposto di andare ad Hogsmeade come suo ragazzo, Kenma non aveva rifiutato.
“Cosa ti ha fatto cambiare idea?” gli aveva chiesto stupito e confuso Kuroo.
“Mi hai preso per esasperazione.” No, gli aveva invece fatto capire cosa mancasse al loro rapporto già secondo lui perfetto; gli aveva fatto capire che non poteva nemmeno sopportare l’idea che qualcuno si mettesse insieme a Kuroo se quel qualcuno non era lui.
E adesso l’aveva perso.
Kuroo aveva continuato a consultarsi con il gatto ogni volta che si sentiva in crisi con Kenma: “Vorrei fare l’amore con lui, ma preferisco aspettare i suoi tempi.” e Kenma si era rilassato; “Vorrei dirgli che lo amo, ma ho paura di spaventarlo.” e Kenma gli aveva fatto capire che non sarebbe stato così; “Vorrei dire alla mia famiglia di noi, ma non so se lui vuole fare coming out.” e Kenma gli aveva proposto di dirglielo per Natale.
“Stupido egoista!!” si rimproverò singhiozzando ancora in silenzio. Era notte fonda, ma ogni volta che provava a chiudere gli occhi non faceva che vedere il volto sconvolto e devastato di Kuroo: “Ti piaceva tanto vedermi mentre mi mettevo in ridicolo, eh!?” Kenma strizzò gli occhi e si mise le mani tra i capelli pur di togliersi quell’immagine dalla testa, ma nulla sembrava funzionare, così decise di alzarsi. Lasciò la Stanza delle Necessità ed andò fino alla Torre di Grifondoro. La Signora Grassa dormiva, ed anche se non lo avesse fatto Kenma non aveva comunque la Parola d’Ordine. Sapeva di non poter fare nulla, eppure quel punto gli era sembrato il più adatto per aspettare. Si sedette accanto al ritratto e cercò di appisolarsi, ma non ci riuscì.
“Devo fare qualcosa.” pensò, poi si trasformò in gatto. Scese le scale, attraversò corridoi e passaggi segreti; spuntò in cortile e da lì prese ad arrampicarsi tra i davanzali delle finestre e le nervature del castello. Dovette fare un giro notevolmente ampio, ma alla fine riuscì ad arrivare alla finestra del dormitorio di Kuroo. Il bordo era piccolo ed il rischio enorme, ma non farlo e vivere senza di lui sarebbe stato peggio: si trasformò in ragazzo ed usò la bacchetta per aprire la finestra, poi tornò gatto ed entrò silenzioso nella stanza. I suoi occhi felini trovarono subito il suo grifondoro dormire in un sonno agitato. Saltò agile e delicato sul suo letto e Kuroo si svegliò immediatamente. Lo fissò senza dire niente per diversi secondi; Kenma non avanzò, ma non poté impedirsi di appiattire il ventre alle coperte in una tacita richiesta di perdono e timoroso di non ottenerla. Quando Kuroo iniziò a sollevare la mano, Kenma si chiese se lo stesse facendo per accarezzarlo o cacciarlo via. Quando, poi, la adagiò leggera sulla sua piccola testa, le fusa di Kenma vennero fuori più forti che mai. A quella dimostrazione d’affetto e gratitudine, Kuroo non riuscì a trattenere un sorriso che però nascose subito dopo. Kenma decise di dover mettere fine ai suoi giorni da codardo, quindi avanzò raggiungendo il volto dell’altro; iniziò a fare la pasta[1] sul suo petto e a leccargli il mento. Dopo qualche secondo di esitazione, Kuroo sollevò le braccia e lo strinse contro di sé.
“Te l’avevo detto che sarei riuscito a portare il gatto in dormitorio.” sussurrò. Sebbene non riuscisse davvero a farlo da animale, Kenma sorrise, poi si acciambellò tra le braccia di Kuroo ed insieme – per la prima volta dopo una settimana – dormirono calmi e felici.
 
***
Kuroo
Kuroo era talmente arrabbiato con Kenma da arrivare a credere che lo sarebbe stato per sempre. Sicuramente non pensava che avrebbe ceduto solo dopo una settimana.
Stava dormendo agitato – come sempre negli ultimi giorni – quando una leggera pressione sulle coperte lo aveva svegliato. Quando capì cos’era stato, Kuroo si immobilizzò. Era arrabbiato: arrabbiato che Kenma non si fosse fidato di lui; arrabbiato che avesse deciso di non dirgli nulla; arrabbiato che dopo una settimana avesse deciso di presentarsi a notte fonda proprio sotto quella forma. Quando sollevò la mano, non sapeva neanche lui per cosa l’avrebbe usata, ma lo sguardo terrorizzato dell’animago gli schiarì le idee. Invece di cacciarlo via, quindi, Kuroo gli accarezzò la testa e la reazione fu immediata. Il grifondoro sorrise ma subito si costrinse a tornare serio, poi Kenma si avvicinò.
“È freddo.” si accorse coccolandolo meglio. Guardò verso la finestra ormai chiusa e si chiese per quanto tempo avesse provato ad arrivare proprio al suo dormitorio.
“L’ha fatto per me. Solo per me.” una parte di lui sapeva che non avrebbe dovuto perdonarlo così facilmente: “Non ha scusanti per non avermelo detto!”, ma tutto il resto di sé gridava a quella piccola parte di piantarla: “Kenma è qui! Kenma è con me.” diceva “E questo è tutto ciò che importa”.
Si addormentarono insieme e Kuroo fu felice di svegliarsi ogni volta che Kenma sistemava la propria posizione o iniziava a fare le fusa di punto in bianco. Quando infine si fece mattina, furono entrambi svegliati da delle risate sommesse. Kuroo aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu Kenma – tornato umano – fare lo stesso. Poi sollevò lo sguardo e trovò Bokuto, Aran, Iwaizumi e Daichi fissarli stupefatti e divertiti.
“Ma buongiorno!” esclamò il suo migliore amico.
“Questo è il modo migliore per fare pace.” annuì convinto Aran.
“Sono felice per voi, quindi non toglierò punti a Kenma per aver dormito qui.” concesse il Caposcuola sorridendo. Anche Kuroo sorrise. I suoi compagni gli dissero – con aria anche troppo ammiccante – che si sarebbero sbrigati a cambiarsi, quindi Kuroo decise di trattenere le effusioni ancora per un po’. Sapeva quanto facessero sentire a disagio Kenma.
Una volta soli, il corvonero si mise seduto e prese a fissare il pavimento. Kuroo seguì il suo esempio e si rizzò a sua volta.
“Mi dispiace.” disse piano e con voce tremante il più piccolo. Kuroo sospirò e si passò una mano sul volto prima di poggiarla sulla schiena dell’altro.
“D’accordo.” gli rispose. Kenma si voltò a guardarlo e lui aggiunse: “Lo so, va bene.” gli occhi di Kenma si fecero lucidi e lui lo abbracciò “Ti perdono.” aggiunse continuando ad accarezzarlo sulla schiena o sui capelli finché il più piccolo non si fu calmato. Poi, a Kuroo venne un’idea e ghignò:
“Vuol dire che adesso ti lascerai mettere il collarino?” il corpo di Kenma si irrigidì e Kuroo rise di gusto. Si allontanò quel tanto per guardarlo in volto e lo trovò agitato; saettava lo sguardo a destra e sinistra ed apriva e chiudeva la bocca senza emettere suono. Kuroo capì che stava cercando qualcosa da dire, forse stava persino cercando di capire se Kuroo stesse scherzando o se davvero sarebbe stato costretto ad indossare il collare per rimediare al suo errore. Il grifondoro non resistette oltre e gli accarezzò delicatamente una guancia.
“Hey…” sussurrò con un sorriso sulle labbra “scherzavo, okay?” rise ancora “Va tutto bene.” infine lo baciò. Ripensò a tutte le giornate che aveva passato con Kenma e a quelle che aveva passato con il gatto; s’immaginò davvero Kenma con quei collarini e gli venne da ridere, poi ripensò a ciò che aveva visto nello Specchio delle Brame ed arrossì.
“No,” si disse “decisamente non me lo lascerò scappare solo per un litigio”.

___________________________________________________________

n.a.
[1] Per chi non lo sapesse: “fare la pasta” è quando i gatti premono le zampette in alternanza su una superficie. Solitamente lo fanno addosso al/alla padrone/a per dimostrare il loro affetto.
No, non dirò ancora cosa Kuroo ha visto nello Specchio… aspettate e vedrete!!

 
   
 
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