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Autore: Fiore del deserto    08/05/2021    2 recensioni
Re Algol e la regina Lavandula hanno una seconda figlia, Lavernia, da sempre tenuta nascosta dai genitori in quanto ritenuta la figlia di Laduguer, dio della guerra e patrono di Dullahan. Dopo aver visto che fine ha fatto la primogenita di Algol, il dio obbliga il re di Dullahan a scegliere Lavernia come futura regina per riparare l’oltraggio del regno di cui è protettore, minacciandolo di togliergli tutta la sua potenza in battaglia e di maledire lui e il regno stesso con innumerevoli guerre con esito negativo. Messo alle strette, re Algol è costretto a chiedere a Jareth di sposare Lavernia per placare l’ira del dio, ma il re di Goblin ha appena chiesto la mano di Sarah. Ritrovatosi in un bivio tra i sentimenti e i doveri di re, Jareth deve fare una scelta.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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UNDERGROUND
 
La festa in suo onore si era rivelata un vero e proprio successo, Sarah non ricorda nemmeno quand’è stata l’ultima volta che si sia divertita così tanto. Volendo essere sincera con sé stessa, riflette sul fatto che era davvero da tanto tempo che non partecipava ad una festa, men che meno a lei dedicata. Aveva trascorso una giornata diversa ed era stata ben felice di passare così allegramente il suo tempo in compagnia di così tanta gente che le aveva mostrato rispetto e affetto. Per Sarah, specialmente, era anche stata un’occasione per esorcizzare un ricordo a lei sgradito: l’ultima volta che si era trovata circondata da tanta gente nel salone di Jareth, è stato quando era sotto l’effetto della pesca avvelenata, dove tutti si prendevano gioco di lei, deridendola e mettendola a disagio. Ora, però, tutto era stato diverso. Non poteva scacciare lo spiacevole ricordo in modo migliore. C’erano anche Hoggle, Didymus, Ambrogio e Ludo con lei, in quel momento. Ogni singolo dettaglio del festeggiamento a lei dedicato, la faceva sorridere fino a che non le facevano male le guance.
A festa conclusa, quando ogni invitato aveva lasciato il salone e il castello, Silyn e Rastaban stavano ancora manifestando la loro lietezza per la sua presenza. Sarah, da parte sua, ringraziava i due sidhe per la loro gentilezza. Successivamente, Silyn aveva dato una leggera gomitata al compagno.
«C’è una notizia che vorremmo darvi.» aveva detto Rastaban, mentre Sarah e Jareth li guardavano incuriositi «Io e Silyn abbiamo deciso di sposarci.»
Quelle parole avevano sorpreso non poco Jareth e Sarah. Per meglio dire, avevano tantissimo da dire, ma sembrava così complicato saper esprimere tutta la loro gioia nell’apprendere un annuncio così bello.
Sarah vorrebbe tanto tuffarsi tra le braccia di Rastaban e Silyn, ma non le sembra educato.
«Sono davvero così felice per voi.» può solo dire, al vertice della felicità.
«Era ora che vi decideste.» è il commento sarcastico, ma allegro, di Jareth.
Silyn arrossisce e si lascia abbracciare dolcemente dal suo Rastaban.
«Ho atteso così tanto per trovare la felicità,» dice Rastaban accoccolandosi a Silyn «ma n’è valsa la pena. Ho passato tanti anni con una strega, ma adesso posso vivere il resto della mia vita con la creatura più bella e più dolce del mondo.»
«Per favore,» Jareth interrompe il momento tanto magico «avete già una vostra camera dove poter manifestare il vostro grande amore. Qui nessuno ha il desiderio di prendere lezioni da voi.»
«Ma Jareth...» Sarah cerca di riprenderlo, non accogliendo i suoi modi non molto gentili.
«Non fa niente, Sarah.» risponde Silyn «Sua Maestà ha ragione. Io e Rastaban non volevamo offendere nessuno, per cui ci ritireremo nelle nostre stanze.»
«E poi,» aggiunge Rastaban «si è fatta una certa ora. È arrivato il momento di riposare un po’. Domattina sarà una giornata movimentata.» conclude alludendo al fatto che Jareth dovrà provvedere per comunicare a re Algol l’annullamento del matrimonio e i riscontri per saldare le alleanze.
«Invero.» è l’unica cosa detta dal re di Goblin.
Non appena Rastaban e Silyn si allontanano, Jareth e Sarah approfittano del loro momento di solitudine per poter parlare in pace. Hanno, infatti, tantissimo di cui parlare.
«Non qui.» dice inizialmente il sovrano del Labirinto.
Creata dalle proprie mani una piccola sfera di cristallo, Jareth la lancia sopra entrambi. Quando la sfera tocca il terreno, i due si ritrovano nella camera del re di Goblin. L’unico posto del castello più sicuro, lontano da occhi e orecchie indiscrete. Adesso potevano parlare in tutta libertà.
 
Nel frattempo, Lavernia non fa che consumare il suo tempo e la sua energia continuando a maledire Sarah con tutto il proprio odio, il tutto condito da lacrime di rabbia che le scorrono sulla faccia grigiastra e arrossata dalla cieca rabbia.
Lizarda tenta, come meglio riesce, ad invitarla alla calma ma tutto risulta vano.
«Stai zitta tu!» le abbaia contro Lavernia «È tutta colpa tua! Sei un’incapace! Avresti dovuto difendermi! Ma con la tua stupidità, non hai fatto altro che cacciarci in pessime figure! Sei solo una... una...» Lavernia non riesce a terminare la frase, tante sono le lacrime di odio da dover versare «Vattene via!» riesce solo a dirle «Non voglio più vedere la tua insulsa faccia!»
La povera Lizarda, con un’espressione inebetita, non riesce a fare altro che obbedire alla sua principessa. Decide, quindi di tornare nella propria stanza, dato che ormai Lavernia non ha alcun bisogno di lei. La colpa, in fin dei conti, è davvero tutta sua? In buona sostanza, Lizarda è solo una dama di compagnia, non una consigliera o una guardia del corpo. E se Lavernia fosse solo una ragazzina smorfiosa e infantilmente viziata da non volersi assumere le proprie colpe, trovando più comodo incolpare gli altri al posto suo? Lizarda non riesce a trovare una risposta corretta alle proprie domande, anche se ammette che più di tutto, a farla rimanere male, è la consapevolezza di avere deluso le aspettative di Lavernia. Dopo tanti anni di amicizia, l’aveva trattata in questo modo? Tutti i suoi pensieri svaniscono come fumo quando sente delle voci provenire da dietro una porta, quasi vicino a quella della sua stanza.
Voci strane, discorsi strani. Si abbassa per poter sbirciare all’interno dell’occhiello, ma non riesce a vedere nulla. Non le resta, quindi, che appoggiare l’orecchio e sperare di poter sentire qualcosa.
Per non confondere il lettore, naturalmente verrà descritta la scena secondo il suo punto di vista.
«Hai calcolato ogni cosa, non è vero?» domanda Sarah, mentre Jareth si toglie la giacca per stare più comodo.
«Non capisco a cosa tu ti stia riferendo.»
«Jareth, non prendermi per stupida.» Sarah è molto calma «Lo sai di cosa sto parlando. Adesso, però, dimmi la verità. Non credo di meritare di avere altri dubbi.»
Appoggiata la giacca in qualche angolo della stanza, Jareth scrolla le proprie spalle e prende un respiro.
«Sì, è così. Ho calcolato ogni cosa.» ammette senza giri di parole «Portarti qui, elogiarti e far sì che Lavernia si mostrasse per la viscida e velenosa serpe quale è, lasciando che il mio popolo aprisse gli occhi sul suo velenoso conto, ha fatto parte del mio piano sin dall’inizio.»
«E adesso cosa succederà?» chiede Sarah.
«Hai sentito tu stessa, no?» continua lui, riferendosi all’annullamento delle nozze e dall’allontanamento di Lavernia «Peraltro, ora che finalmente si è tolta dai piedi, non avremmo più alcun motivo per nasconderci.» si avvicina a Sarah, carezzandole i capelli scuri «E tu non meriti di restare nascosta, mia preziosa.»
Ed ora, chiediamo al lettore di spostare l’attenzione verso Lizarda che, come avrà ben capito, ha sentito ogni cosa.
Sorpresa, ma non basita, Lizarda sorride come chi ha appena trovato un’eccellente occasione per potersi riscattare con Lavernia. Nutrendo la forte speranza che la principessa possa rivedere in lei la sua più fedele dama, magari cominciando anche ad avere un certo occhio di riguardo nei suoi confronti, Lizarda si incammina a passo veloce verso la stanza di Lavernia.
Bussa alla porta, ma non attende che Lavernia le dia il permesso di entrare talmente è emozionata nel doverle dare la notizia. Ne consegue una sfuriata di Lavernia, che le ordina di andare via.
«Perdonami, principessa Lavernia.» Lizarda, con fare viscido con tanto di sorrisetto spregevole, tenta di farle cambiare idea «Ma sono tornata per dirti che non tutto è perduto.»
Lavernia si asciuga le lacrime e tenta di ricomporsi. Dall’aspetto della dama, Lavernia crede che questa volta abbia qualcosa di veramente importante da dirle.
 
Il gesto e le parole affettuose di Jareth non sono sufficienti per spegnere un piccolo argomento che compromette l’orgoglio di Sarah.
«Non era necessario che mi difendessi da lei.» la giovane donna ripercorre il momento in cui era Jareth a prendere le sue difese dalle offese di Lavernia.
«Qualsiasi cosa avessi detto, sarebbe stato usato contro di te.» spiega lui «Sarai anche la Campionessa, ma lei ricopre il ruolo di principessa e avrebbe fatto di tutto per poterti sopraffare. Solo la mia parola vale più della sua, in quanto sovrano.»
Sarah annuisce.
«Anche se,» Jareth trova il tempo per aggiungere un pizzico di ironia «con il suo cervellaccio di gallina, non è difficile tenerle testa. Persino uno dei miei goblin più idioti sarebbe in grado di farla zittire.» si rallegra nel vedere Sarah sorridere e apprezzare il suo sarcasmo.
Portandola al suo petto, come per dirle “vieni qui”, Jareth la tiene al sicuro tra le sue braccia. Ormai non esiste più niente che possa impedire loro di amarsi e Sarah si lascia coinvolgere, stringendo il suo re di Goblin. Dimentica ogni torto subito, dimentica ogni rancore provato. Dimentica persino ogni cosa di brutto capitatole durante tutta la propria esistenza. Ci sono solo loro due, in quel momento. Non li sta disturbando nessuno e non c’è nulla da dire. Nulla se non un bacio che blocca le parole all’interno di labbra palpitanti. Niente da cui sottrarsi, nemmeno alle mani del sovrano del Labirinto che si occupano di dedicare diverse attenzioni d’amore al caldo corpo di Sarah.
Parole fatte di sospiri emanati da corpi nudi, distesi, stretti, uniti in un unico mare di emozioni. Un sano e palpitante momento che li lega in una notte, tra calde coperte e bollente passione, il tutto nell’unica via che li porta all’amore di un legame troppo stretto.
 
Con una risata degna di un cuore annerito dall’odio, Lavernia sente una luce di speranza accendersi per la sua vendetta e riprendersi ciò che suo. Tutto suo.
«Per una volta, sei stata davvero molto utile, Lizarda.» dice Lavernia sorridente.
«Oh, per la principessa Lavernia questo e altro.» è la sviolinata di Lizarda.
«Vedrai che terremo il re sotto scacco... e quella schifosa umana, finalmente, pagherà per tutto quello che mi ha fatto passare.»
«Ma come faremo?» domanda Lizarda ottusamente.
«Non mi aspettavo che tu avessi un piano, al contrario di me. Spero che, a furia di frequentarmi, imparerai ad essere più perspicace.» solo Lavernia può trasformare un’offesa in un discorso motivante e solo Lizarda può essere così stupida da non capire che Lavernia l’abbia presa per un’ottusa.
Difatti, rimane zitta e, in religioso silenzio, ascolta con attenzione il piano di Lavernia.
  
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