Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: stellalfry    15/05/2021    1 recensioni
Quel giorno al Dipartimento Misteri, Harriet segue Sirius oltre il Velo, cadendo direttamente nell'estate del 1976.
Genere: Guerra, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Harry/Severus, James/Lily, Remus/Sirius
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
5. Look to the past IV

 




Il sole filtrava appena attraverso le acque scure del Lago Nero, mentre Harry sedeva vicino alla finestra con una guancia schiacciata contro il vetro freddo, a fissare con fare svogliato i pesciolini che turbinavano avanti e indietro in stato di agitazione. L’alone nebuloso lasciato dal suo respiro sulla finestra scintillava al bagliore verdastro dei fuochi fatui che galleggiavano nel lago, dando a Harry una luce malaticcia, quasi spettrale.

Dall’altro lato della stanza, il suo letto era in condizioni pessime, disseminato di vari oggetti e una certa quantità di rifiuti. Boccette di inchiostro, penne e carte di caramelle ingombravano il pavimento, mentre parecchi libri giacevano alla rinfusa tra gli abiti aggrovigliati sul letto. La scrivania era un problema a se stante: una catasta disordinata di appunti e fogli volanti si levava in una pozza di luce tremula che Harry aveva evocato poche ore prima.

Aveva passato tutta la domenica a studiare. Era entrata in biblioteca non appena aveva aperto, dalle otto del mattino fino alle nove di sera, saltando senza neanche rendersene conto il pranzo. A una certa, il piccolo Theo e il suo amichetto Timmy erano venuti da lei, nascondendo nella tracolla un panino che Harry aveva mangiato in tutta fretta senza farsi vedere dalla bibliotecaria, Irma Price, che era certamente più giovane rispetto a quella che Harry ricordava, ma non meno inflessibile.

Quando la biblioteca aveva chiuso — la signora Price aveva dovuto tirarla via per le orecchie — Harry si era ritirata in camera senza cenare, riprendendo subito gli studi. 

Erano all’incirca le quattro del mattino quando Harry si era addormentata sulla scrivania, ed erano le sette quando una penna d’oca che le ostruiva le vie aeree l’aveva svegliata. Tossendo come una dannata, aveva destato sia Romilda sia il suo uccellino pigolante, così insieme si erano vestite e si erano dirette in Sala Grande a fare colazione. 

“Che cosa hai oggi?”, domandò Romilda, mentre si infilava nelle tasche alcuni pezzetti di pancetta.

Harry prese il suo calendario e controllò.

 

Lunedì, 6 settembre

09:00 - 10:00   Erbologia, professor H. Berry

10:30 - 11:30   Pozioni, professor H.E.F. Lumacorno

12:00 - 13:00   Pranzo

13:30 - 15:30   Doppia Difesa, professor E.J. Marlowe

 

Avendo preso solo le materie principali, ad eccezione di Storia della Magia e Astronomia, e rinunciato del tutto agli elettivi, spesso Harry si ritrovava nella stessa giornata molti periodi liberi, se non intere mattinate o pomeriggi.

Lunedì, tuttavia, sembrava fare eccezione, come a ribadire il concetto che tutti i lunedì dovevano obbligatoriamente far schifo.

“Abbiamo insieme Erbologia”, intervenne Romilda, leggendo da sopra la sua spalla. Poi fece spallucce, quasi per scusarsi. “Vedi, con Pozioni tendo a incasinare tutto, e con Difesa… meglio lasciar perdere.”

Harry strinse le labbra e annuì, cupa. Oggi avrebbe avuto ben poco tempo per i suoi studi indipendenti in biblioteca se la giornata si preannunciava così.

“Sai chi è il professor Lumacorno?”, chiese infine, levando lo sguardo dal suo programma. 

Da canto suo, Harry aveva già conosciuto il professor Herbert Berry, un ometto dal faccione sempre rosso e con due lunghi baffi a manubrio. Era stato gentile e accorto durante le lezioni, anche se singhiozzava un bel po’ tra una parola e l’altra, sintomo di un gomito troppo generoso con la burrobirra. Persino la mattina.

Per quel certo professor Marlowe, invece, dubitava che persino Romilda lo conoscesse, data la pessima abitudine degli insegnanti di Difesa di morire male o rivelarsi degli assassini a fine di ogni anno scolastico; e sebbene qualcuna delle case avesse già avuto delle lezioni con lui, era piuttosto difficile che queste condividessero i loro pareri con i Serpeverde.

Harry si riteneva fortunata che non fosse già scoppiato qualche enorme scandalo come “il professore usa le maledizioni senza perdono!” o “il rospo non vuole che usiamo la magia in classe!”. Questo Marlowe, fra tutti i professori che aveva avuto, stava passando particolarmente sottogamba, così Harry iniziò a sperare che fosse un semplice e mediocre insegnante senza nessuna intenzione di ammazzarla.

“Il professor Lumacorno?”, Romilda sembrò confusa per qualche secondo, poi realizzò con uno sfarfallio di palpebre e un inspiegabile rossore sulle guance. Distolse lo sguardo. “Oh sì, certo, a volte quasi dimentico che tu sia nuova…” 

Per qualche motivo divenne ancora più rossa, quasi rivaleggiando con un peperone. In parte divertita e in parte confusa, Harry fece un sorriso storto e aspettò che Romilda continuasse. La ragazza le lanciò una veloce occhiata da sotto le ciglia chiare, per poi chiudere gli occhi. 

“Vedi… ti sembrerà stupido… e forse anche patetico, ma… ma a me sembra di aver legato più con te in questi pochi giorni, di quanto abbia mai fatto in cinque anni con i miei coinquilini.” 

A quel punto la ragazza si girò e incontrò risoluta lo sguardo di Harry, che doveva ancora recepire le parole. Gli occhi di Harry si spalancarono man mano che arrivava alla risposta, quasi vergognandosi per la sua lentezza, e quando ebbe finito di processare si lasciò andare ad un singolo “oh”.

Per qualche secondo Harry continuò a guardare Romilda e solo dopo realizzò che la ragazza stava aspettando qualcosa, forse una risposta o un cenno. Harry arrossì. “Cioè, voglio dire… sì”, fu tutto ciò che riuscì a dire e continuò a fissare Romilda, che da canto suo sembrava piuttosto imbarazzata.

“Ehm… forse dovrei...”

“Sì.”

Un silenzio piuttosto scomodo si stese tra loro due, rotto infine da Harry che trovò come unica soluzione quella di cambiare discorso.

“Che ne dici se ci avviamo verso le serre?” suggerì, passandosi nervosamente una mano tra i riccioli corti, ed aggiunse: “E nel frattempo mi parli di questo professor Lumacorno.”

“Oh, certo.”

Così entrambe le ragazze si alzarono, allontanandosi dalla Sala Grande, accompagnate da due insistenti occhi neri.

Arrivarono alle serre in anticipo, ed erano così prese dalle loro chiacchiere che quasi mancarono Piton, giunto sul posto pochi minuti dopo. Ben presto si unirono a loro diversi studenti di tutte e quattro le case, e cinque minuti dopo l’inizio della lezione arrivò anche il professor Herbert Berry che, non appena si accorse degli studenti riuniti davanti alla sua classe, provvedette in tutta fretta a nascondere una fiaschetta nella sua giacca.

“Ragazzi, via, via, entrate pure! Non aspettate questo — hic! — povero sbadato!”

“Tu l’hai visto Piton?”, sussurrò Harry mentre si sedevano attorno a uno dei ceppi contorti di Pugnacio su cui avrebbero lavorato per tutto il quadrimestre e cominciavano a infilarsi i guanti protettivi. “Non ha distolto neanche per un istante lo sguardo da noi, la cosa mi fa un po’ paura.”

“Piton?”, fece eco Romilda, calando subito la voce quando Harry le fece cenno. “Non so, mi sembra un ragazzo normale, un po’ silenzioso, molto studioso… sai, prende nove materie MAGO.”

“Eccoci qua, ragazzi miei. Siamo tutti? Bene! La volta scorsa abbiamo spiegato e dato uno sguardo ai nostri cari Pugnaci, ma oggi impareremo a estrarne i — hic! — i baccelli! Vedete, — hic! — anche se sono piante carnivore, i Prugnaci hanno un carattere perlopiù mite. I loro baccelli invece faranno di tutto pur di mordervi e graffiarvi! Quindi attenti! Ora, — hic! — avete indossato i guanti e gli occhiali protettivi? Su, su, fate in fretta!”

“Insomma”, continuò Harry facendo una smorfia e lanciando uno sguardo al suo futuro professore di Pozioni, che in quel momento si portava dietro l’orecchio i lunghi capelli neri, lanciando occhiate circospette al Prugnacio che condivideva con un ragazzo di Corvonero. “Ha mai mostrato interesse per… per la guerra? O per certe arti?”

Harry quasi temeva che lui già conoscesse la Legilimanzia e che, solo guardandolo negli occhi, rischiasse di rivelargli tutti i suoi segreti. Sarebbe stato un gioco da ragazzi per lui andare da Voldemort e rivelargli tutto.

(Una piccola parte di Harry protestava e diceva che era impossibile, che la Legilimanzia era un’arte assai complicata, un’arte che richiedeva anni per essere padroneggiata e questo Piton ancora adolescente non poteva in nessun modo conoscerla. Ma quella vocina veniva soffocata da tutte le altri voci spaventatissime e pronte a gridare al nemico.)

“No, che io sappia no”, rispose Romilda, scuotendo la testa, “non si è rivolto a nessun lato della guerra. Se tu intendi, beh, i Mangiamorte, allora devi guardare Avery e Mulciber.” Si chinò appena verso di lei e, lanciando una veloce occhiata all’ambiente circostante, disse: “Dicono che i loro genitori siano seguaci di Tu-Sai-Chi, della cerchia interna.”

Harry guardò di sottecchi quel bestione che era Mulciber, questa volta non accompagnato da Avery, che non prendeva Erbologia, ma seduto accanto a Wilkes. Il ragazzo più grosso non faceva nulla per nascondere la sua smorfia di disgusto. 

“Mh.”

“Sarà facile riconoscerli, non temete! Sono verdi e pulsanti, dalle dimensioni di un — hic! — pompelmo”, continuò il professor Berry, singhiozzando ad oltranza e facendo sobbalzare ad ogni singhiozzo il gonfio ventre da birra. “Sfortunatamente, una delle poche occasioni in cui i Pugnaci si sentono minacciati e attaccano è proprio quando si cerca di estrarre il loro baccello. Sapete, — hic! —  i baccelli hanno al loro interno un succo molto utile e prezioso, soprattutto se estratto quando è ancora fresco. Può essere usato per le pozioni Anti Malocchio, — hic! — la pozione Dimenticante — hic! — e tante altre cose belle — hic! — che il vostro professore di Pozioni sarà felice di spiegarvi! Io, se posso permettermi, ci faccio anche qualche bel bagno. Sapete, — hic! —  la pelle esce come nuova!” 

Scambiò uno sguardo che doveva essere di complicità con gli studenti e singhiozzò di nuovo, facendo scattare in su il panciotto che gli finì dritto in faccia. Se lo risistemò, accompagnato dalle risatine degli studenti. 

“Via via! Non c’è niente da guardare — hic! — , iniziamo!”

Quello fu il segnale per mettere un punto alla loro conversazione e cominciare ad armeggiare con il Pugnacio. 

I tralci si mossero svogliatamente, mentre le due ragazze studiavano il modo migliore per agire. Alla fine decisero di bloccare i tralci e annodarli insieme, ma a quel punto il Prugnacio aveva già capito che qualcosa non andava e iniziò a ribellarsi, facendo vorticare furiosamente i rovi intorno alle loro teste. Un ramo si incastrò tra i capelli di Harry e il braccio di Romilda finì intrappolato sino al gomito all’interno del tronco quando provò a prendere il baccello. Ma alla fine, dopo quasi un’ora di lotte, Harry riuscì a estrarre una piccola pallina verde dal Pugnacio. Subito i tralci pungenti si ritrassero all’interno del ceppo contorto, che rimase un innocente ciocco di legno inanimato.

I piccoli baccelli rabbiosi furono raccolti all’interno di una cesta dal professor Berry, che promise ai ragazzi, tra un hic! e l’altro, che presto li avrebbe consegnati al professor Lumacorno, così che potessero esercitarsi anche sulle pozioni Anti Malocchio e “tutte le altre cose belle”.

Li salutò con un altro singhiozzo e gli studenti andarono ognuno per la propria strada. Harry vide Piton dirigersi subito verso l’aula di Pozioni, nonostante la lezione iniziasse tra mezz’ora, mentre Mulciber si incontrò a metà strada con Avery e Rosier, di ritorno dalla lezione di Aritmanzia. Wilkes scomparve.

Harry e Romilda, invece, decisero di passare il tempo che avevano davanti sulle rive del Lago Nero, a ridere e scherzare. 

(“Voglio entrare a far parte della squadra di Quidditch”, rivelò Romilda, arrossendo l'attimo dopo.

“Wow, è fantastico! E perchè non provi quest'anno?”

“Non lo so… pensi che potrei mai avere una possibilità?”

“Certo!”

Il sorriso di Romilda era luminosissimo.)

Quando fu fatta ora, Romilda, che aveva un periodo libero tra le lezioni, si ritirò nei dormitori di Serpeverde per controllare il suo uccellino, mentre Harry continuò giù per quella familiare discesa verso la segreta che tanto a lungo era stata di Piton.

Quando arrivò nel corridoio, vide che a continuare la materia a livello M.A.G.O. erano solo una decina di ragazzi. Due Tassorosso: una certa Marlene McKinnon, che Harry ricordava vagamente dalle sue lezioni di Incantesimi; e quello che ipotizzò fosse il padre o lo zio della sua vecchia compagna di classe Susan Bones data la somiglianza. C’erano poi Lily e una sua amica Grifondoro dai capelli biondi, Mary Macdonald. Wilkes, Snape, Selwyn e un paio di Corvonero che non aveva mai visto attendevano diligenti davanti alla porta. Pettigrew evidentemente non era riuscito ad ottenere il voto richiesto al G.U.F.O. di Pozioni, ma gli altri Malandrini sì e se ne stavano in un angolo poco distante a ridacchiare mentre Lupin cercava di zittirli.

Giusto in quel momento, la porta della segreta si aprì e un pancione a stento contenuto in una giacca di velluto color ruggine con scintillanti bottoni d’argento sbucò fuori dall’aula. Il professor Lumacorno era un uomo abbastanza in là con gli anni, con capelli più grigi che biondi. Li guardò entrare a uno a uno, i vasti baffoni da tricheco curvi sopra una bocca sorridente, e salutò con particolare entusiasmo Lily e il ragazzo che sembrava Susan Bones. 

La segreta era, cosa alquanto insolita, già piena di fumi. I banchi erano disposti in file ordinate, senza sedie e con diversi attrezzi per la preparazione di pozioni forniti in prestito dalla scuola. 

Harry vide Piton passare accanto ai grandi calderoni ribollenti e annusare interessato per poi scrivere qualcosa sul suo libro.

Prima che potesse trovare una postazione, un acuto “perbacco!” attirò l’attenzione di Harry e degli altri studenti, e si girarono tutti a guardare il professor Lumacorno che si attardava ancora alla porta e guardava in fondo al corridoio con una smorfia giocosa.

“Anche voi, ragazzacci, venite qua!”

Quando i Malandrini si fecero avanti, il professore cercò di sembrare minaccioso, agitanto il dito con fare contrito, ma alla fine si sciolse in una grassa risata e diede una pacca sulla spalla a James, invitando gli studenti a sedersi.

Harry, cercando di non farsi prendere dall’ansia, si guardò intorno. Non voleva capitare di nuovo vicino a Lily o, ancora peggio, vicino a suo padre o a Sirius. Così quando notò che il posto accanto a Selwyn era ancora libero si fiondò lì, ma Maryon fu ancora più veloce e non appena la vide venire nella sua direzione afferrò la manica del ragazzo di Tassorosso e lo tirò accanto a lei. Le lanciò un’occhiataccia, per poi rivolgere un sorriso civettuolo al suo compagno di banco, che sembrava confuso e anche un po’ lusingato dal gesto di Maryon. 

Harry, facendo scattare gli occhi da una parte all’altra, studiò rapidamente la situazione. Rimanevano solo due posti liberi ed uno di questi era accanto a Remus. Si gettò senza esitazione sull’altro, mentre un Corvonero ritardatario si sistemava accanto a Lupin.

Solo allora il professor Lumacorno chiuse la porta alle sue spalle ed Harry, girandosi, scoprì di essere finita accanto a Piton.

Cazzo. 

“Bene, bene bene…”, cominciò Lumacorno, la sagoma bassa e rotondetta che tremava attraverso i densi vapori vibranti delle pozioni. “Che piacere avere tutti voi qui! Oh, Erede Potter, Erede Black! Quasi temevo che non vi avrei più rivisti, sapete? Ma no, la vostra pratica scadente qui in classe era solo… fumo negli occhi!” 

Ridacchiò alla sua stessa battuta e agitò in modo spassionato una mano, mentre con l’altra prendeva un fazzoletto di stoffa dal taschino e ci si asciugava le lacrime. 

“Beh, spero comunque che quest’anno vi trovi più interessati alla lezione che agli scherzi.” Arricciò un sorrisetto nella loro direzione, poi si spostò tra i primi banchi. “E lei, signorina Evans! Che piacere meraviglioso riaverla qui! Anche se di lei non ho mai dubitato, lo ammetto.” Le fece un occhiolino e Lily ridacchiò in risposta. 

A quel punto il professor Lumacorno andò a sistemarsi dietro i quattro calderoni che aveva predisposto per la classe, prendendo dalla scrivania una piccola pergamena. 

“Bene, bene, facciamo l’appello! Edgar Bones?”

Il Tassorosso accanto a Selwyn alzò la mano e così tutti dopo di lui non appena vennero chiamati. Dopo un tipo di nome Lucas Goldstein, il professor Lumacorno proruppe in un: “Ah! Lucy Harrison, la nostra nuova studentessa!”

Harry strinse le labbra in una linea sottile.

“Era da un po’ che non incontravo uno studente in trasferimento”, proseguì il professore con aria pensosa. “Già! Da quando quello strano ragazzo, Albert Munich, non venne qui dalla Cecoslovacchia una decina di anni fa. A rimanere strano ci rimane eccome, il caro Munich! Ma ora è diventato il chitarrista dei Crimson Forest e quello sì che è un gruppo strano! Mi invita a tutti i concerti che tengono qui in Scozia, sapete? Che bravo ragazzo, quel caro Munich!”, disse con orgoglio, gonfiando il petto già sporgente tanto che i bottoni del panciotto minacciarono di saltar via.

Dopodichè il professore continuò con l’appello e quando l’ultimo nome, Graham Wilkes, fu chiamato, posò la pergamena e trascinò in avanti uno dei quattro calderoni, così che fosse al centro dell’aula e tutti loro potessero averne un’occhiata.

Girata in direzione del professor Lumacorno, Harry quasi saltò quando sentì il respiro di Piton sfiorarle il collo.

“Adesso, ragazzi miei”, proseguì il professore. “Ho preparato per voi alcune delle pozioni che tratteremo quest'anno — iniziamo da questa! Sapete dirmi che cos’è?” 

Indicò con la bacchetta il liquido trasparente, simile ad acqua, che ribolliva all’interno del calderone e immediatamente un lieve fruscio alle spalle di Harry l’avvisò che Piton aveva alzato la mano.

“Sì, signor Piton?”

“È Veritaserum”, rispose la voce cupa e baritonale del suo ex professore di Pozioni, facendo rabbrividire Harry.

“Corretto, signor Piton, e sa dirmi che caratteristiche presenta e che cosa fa?”

“È incolore e inodore, quasi indistinguibile dall’acqua. Può essere miscelato con qualsiasi bevanda e bastano tre gocce per costringere colui che la beve a rivelare tutti i suoi segreti.”

“Molto bene, molto bene!”, esclamò Lumacorno allegro. “Ora”, riprese levitando via il calderone e facendone avvicinare un altro, “Questa qui è piuttosto famosa, spesso e volentieri scatena scandali e proteste. Chi sa dirmi di che pozione si tratta?”

Ancora una volta Piton alzò la mano.

Harry sentì sussurrare poco lontano dalle parti di Grifondoro “Mocciosus il secchione”, ma cercò di ignorare la fitta che la colpì alle risate che seguirono.

“Ebbene, signor Piton?”

“È Amortentia.”

“Lo è eccome. Sembra quasi sciocco chiederlo, ma immagino che tu sappia che effetti ha.”

“È il filtro d’amore più potente del mondo”, rispose lui, senza mostrare la benché minima traccia di inflessione nella voce.

“Esatto! Lasciamo che qualcun altro ci spieghi come riconoscerla — oh, ma guarda che mano alzata vedo lì! Signor Potter, prego, prego, parli pure!”

Harry vide James fare una smorfia accattivante e scambiare una gomitata con Sirius, prima di rispondere. 

“Perché odora di Evans, professore!” 

Aprì le labbra in un sorriso fin troppo simile a quelli di Gilderoy Lockhart per i gusti di Harry e fece l'occhiolino non appena Lily si girò verso di lui, tutta rossa in viso; se per l’imbarazzo o per la rabbia, Harry non riusciva a capirlo, ma trovava tutta la scena profondamente ridicola. Alle sue spalle, lo sbuffo di Piton le suggerì che anche lui la pensava allo stesso modo.

“Oh! Che ragazzaccio, Erede Potter!” Rise di buon cuore il professor Lumacorno, trattenendosi il grosso ventre ballonzolante. “Mi trovo sempre ad incoraggiare i giovani amori che nascono qui a scuola! Sono davvero qualcosa di meraviglioso! Ma forse”, continuò una volta ripreso il contegno, “qualcuno può darci una risposta più chiara… magari proprio lei, signorina Evans, che dice?”

Sua madre si agitò imbarazzata. “Certo, professore… possiamo riconoscere l’Amortentia dalla tipica luminosità perlacea e dalle caratteristiche spirali del vapore, che ha un odore diverso per ciascuno di noi a seconda di ciò che ci attrae...” E a quelle parole diventò ancora più rossa.

“Risposta perfetta, molto bene! Ora andiamo avanti — no, signor Piton, lasciamo che qualcun altro risponda, questa volta! Mh…” 

Gli occhietti acquosi vagarono lentamente per tutta la classe, prima di posarsi su Harry, con l’immediato effetto di farla rabbrividire e pregare che—. 

“Sentiamo lei, signorina Harrison!”, esclamò invece il professor Lumacorno, prima ancora che Harry potesse formulare le sue preghiere. “Riesce a riconoscermi questa pozione?”

Harry strinse forte le labbra, cercando di ignorare la crescente tensione che si faceva largo nel petto ed iniziava ad imperlarle la fronte. Le vocine spaventate le dicevano che i suoi genitori la stavano guardando, la stavano giudicando! Merlino, Harry smettila!, Si rimproverò subito dopo riacquistando la concentrazione e si sporse appena verso il contenuto del calderone. 

Era una sostanza scura e fangosa con preoccupanti bolle marroni che scoppiettavano pigre di qui e di lì. Mentre la studiava, Harry si rese conto che era un intruglio dolorosamente familiare. 

“È... è Polisucco, professore?”

“Sì, corretto”, le fece Lumacorno con un sorrisetto di incoraggiamento, invitandola con una mano a continuare. 

La ragazza cercò di far riaffiorare nella mente tutto ciò che si ricordava di quell’avventura al suo secondo anno, quando lei, Ron e Hermione avevano deciso di preparare la Pozione Polisucco per infiltrarsi nei dormitori di Serpeverde. Non aveva preparato lei stessa la pozione, ma Hermione. Era lei quella intelligente, lei che aveva passato un mese a— 

“È... è una pozione notoriamente difficile, professore. Per... per molti motivi”, iniziò Harry. “Mh... è molto instabile e lunga… ci vuole quasi un mese per produrla… e alcuni ingredienti devono essere preparati anche prima. E… e bisogna stare attenti anche a trattarli... certi ingredienti, voglio dire. Perchè sono... beh, piuttosto delicati e… e se aggiunti nel momento sbagliato rischierebbero di far esplodere tutto… e per questo motivo è una pozione assai lunga...”

La ragazza richiamò alla memoria tutte le avvertenze di Hermione, tutti quei fogli pieni di scritte rosse che svolazzavano nel loro dormitorio, finendo sempre per qualche motivo nel cassetto dell’intimo di Lavanda Brown.

“E… mh… quando è pronta, lo si riconosce per il forte fumo nero… e ha bisogno di un pezzetto delle persone nelle quali ci si vuole trasformare per funzionare. Perché è questo che fa… la pozione, dico. Permette di assumere le sembianze di qualcun altro per un’ora. E una volta aggiunto il pezzo la pozione cambia aspetto… diventa liquida e…” e sa di cavolo stracotto, ma questo non lo disse naturalmente e si costrinse a tacere, chiedendosi se avesse rivelato troppo.

La risata del professore la riscosse dai suoi vaneggi. “Oh, cara!”, esclamò Lumacorno, quando riuscì a controllare le risate. “Da come me ne parli sembra quasi che l’abbia fatta tu stessa!”

La ragazza nascose la colpa nei suoi occhi chinando la testa.

“Bene, bene! Davvero molto bene!”, fece il professore tutto contento. “Due punti a ciascuno di voi, signorina Harrison, signor Piton e signorina Evans!”

“E a me, professore?”

“Oh, certo! Due punti anche a lei, signor Potter!”, rise Lumacorno, battendo le mani. "Ora c'è un'altra pozione qui alle mie spalle, ma vi dirò io che cos'è questa volta: è un Distillato della Morte Vivente e il vostro compito oggi sarà prepararlo. Siete già tutti in coppia, vero? Perfetto, andate a pagina centoventitré e iniziate!"

Un rumore di pagine che svolazzavano segnò la fine delle parole del professore. Tutti gli studenti cominciarono a deporre i pesi sulle bilance e a studiare concentrati tutti i passaggi della pozione.

“Merlino, è difficile…” Harry sentì sussurrare da qualche studente alle sue spalle. 

Aprendo anche lei a pagina centoventitré e lanciando una veloce occhiata a Piton, che era già impegnato a scarabocchiare in modo incomprensibile sul suo libro, Harry si rese conto che sì, la pozione era complicata. Molto più complicata di qualsiasi pozione Harry avesse mai preparato. Sentendosi a disagio, Harry guardò con fare supplichevole il ragazzo accanto a lei. 

“Piton”, tossicchiò.

Il suo futuro Maestro di Pozioni levò lo sguardo dal libro, fulminandola con gli occhi. “Sì?”

“Noi siamo in coppia.” 

“Evidentemente.”

“E non dovremmo”, fece spallucce, “collaborare? Tutti gli altri hanno già iniziato.” Tentò di spiegare con un cenno vago al resto della classe.

Gli occhi di Piton si assottigliarono. “Vai di fretta?”

“No!”, esclamò subito Harry, scuotendo la testa. “Io solo... non vado di fretta.” Dopotutto Piton rimaneva il bastardo permaloso che Harry aveva sempre conosciuto, con la sola differenza che mancava di… be’, di teatralità.

(Harry poteva quasi immaginare il suo ex professore esercitarsi per ore e ore allo specchio facendo volteggiare mantelli o strizzando gli occhietti nell’intento di sembrare minaccioso).

“Bene”, sbuffò il suo Maestro di Pozioni dopo una lunga occhiataccia di un’intensità imbarazzante. No, decisamente non ancora abbastanza teatrale come lo Piton del futuro. “Allora aspetta che legga tutto. Non voglio produrre una pozione scadente solo perchè la mia compagna è una superficiale.”

Non appena si girò per tornare alla sua lettura, le setole che aveva irto e agitato contro Harry si ritrassero, facendo di lui solo un ragazzo un po’ troppo alto con il naso piantato in un libro di pozioni e la fronte corrucciata. Ad Harry sembrò quasi di guardare un riccio, un riccio spaventato che scattava ad ogni accenno di minaccia, anche se quella minaccia era solo una piccola orfana di Serpeverde di cui non importava niente a nessuno.

Dopo diversi minuti in cui Harry non fece altro che girarsi i pollici con aria ansiosa e lanciare sguardi preoccupati alla classe, tutta in subbuglio per la pozione, Piton si smosse.

“Harrison”, la chiamò. “Ho bisogno che tu vada a prendere quattro foglie di Artemisia, sei Fagioli Sopoforosi, una Radice di Asfodelo, due di Valeriana e due Zanne di Serpente. Hai capito tutto?”

Harry annuì e andò nel magazzino a prendere tutto ciò di cui aveva bisogno, accertandosi bene che le foglie di Artemisia fossero le più verdi e luminose fra tutte, che le radici non sembrassero già così secche da sgretolarsi in mano e che le zanne fossero bianche e lucenti. Tornò da Piton soddisfatta, vedendo che lui stava agitando la bacchetta sul calderone.

“Cosa fai?” Gli chiese, posando tutti gli ingredienti sul tavolo.

Piton non si premurò di rispondere subito, ma passò prima a setaccio tutti gli ingredienti, annusandone alcuni e squadrandoli a un palmo dal naso altri. Alla fine annuì, soddisfatto. “Ho messo un timer sui tempi di cottura.”

Harry sbatté più volte le palpebre. Sembrava una cosa ovvia da fare. Perché non le aveva insegnato una cosa del genere al suo primo anno? Sarebbe stato molto più semplice gestire i tempi di preparazione e tutto. Quando si girò, trovò Piton a fissarla e, come se le avesse letto nella mente, proseguì.

“Probabilmente il tuo vecchio tutore non ti ha mai permesso di usare la bacchetta in classe perché se la tua magia entrasse in contatto con la pozione la renderebbe inutile o pericolosa. Ma io ho più esperienza di un normale studente e stai certa che non lascerò mai che la mia pozione prenda un Troll. Ora trita le radici.”

Ancora una volta Harry si ritrovò a fissare Piton, piuttosto scossa, poi si rivolse alla radici cercando di ricomporsi. “Quali?”

Il giovane Piton roteò gli occhi. “Quelle di Valeriana, naturalmente.”

Impressionata dalla mancanza di insulti, che di sicuro sarebbero seguiti a una domanda del genere se l’avesse posta al Piton del futuro, Harry cominciò il suo lavoro, ma non ebbe neanche il tempo di tagliare una radice che fu fermata da un ringhio.

“Ho detto tritare, non massacrare!”, scattò Piton, prendendole di mano il coltello e guardandola in cagnesco. “Chi ti ha insegnato? Un cane?!”

Harry ridacchiò. Evidentemente era la cosa sbagliata da fare perché le guance di Piton iniziarono ad assumere un’allarmante tonalità di rosso, mentre una luce rancorosa iniziava a scintillare nei suoi occhi non promettendo niente di buono.

“Se non prendi sul serio il mio lavoro…”

“No! Aspetta!”, esclamò mettendo le mani avanti e sfiorandogli il petto. Piton sembrò preso alla sprovvista da quell’azione e guardò le mani di Harry ferme sul suo petto come se fossero qualcosa di alieno, di sporco. Ma lei aveva avuto a che fare con una versione ben peggiore di Piton e non si sarebbe fatta intimorire da un adolescente troppo cresciuto che la odiava sulla base del niente. “Scusa, non è quello che intendevo. Non ridevo di te!”

“Ovviamente”, sputò lui, strappandole la mano dal petto, ma prima che potesse aprire di nuovo bocca, Harry lo anticipò.

“Il mio tutore è stato pessimo, avevi ragione. E tu… tu sei molto più bravo di lui.” Era una cosa strana da dire quando la persona a cui si rivolgeva sarebbe stato il suo “tutore”, ma Harry sapeva di dire la verità in quel momento. 

Piton la squadrò rabbioso per diversi secondi, dopodiché iniziò a tagliare una delle radici rosa, in silenzio. Quando ebbe finito le passò altrettanto silenziosamente il coltello ed Harry la prese per buona misura come una forma di perdono. Procedettero in questo modo, senza nessuna parola in eccesso, con Piton che gestiva la pozione ed Harry che tagliava gli ingredienti quando necessario.

“Schiaccialo”, disse Piton all’improvviso, dopo diversi minuti di silenzioso lavoro. 

“Come?” 

“Schiaccia il fagiolo.”

“Ma qui c’è scritto di tagliarlo…” 

“Lo so.”

Harry guardò Piton, che la fissava in silenzio aspettando qualcosa. Harry valutò velocemente la situazione e decise che se quel ragazzo sarebbe diventato il futuro Maestro di Pozioni più giovane al mondo doveva pur esserci un motivo, così lo ascoltò. Prese il coltello e, invece di cercare di tagliare a metà il Fagiolo Sopoforoso, lo schiacciò col piatto del pugnale. Con suo stupore liberò all’istante molto più succo di quanto pensava ne potesse contenere. Piton glielo prese di mano e lo versò tutto nel calderone e la pozione diventò subito della precisa sfumatura di lilla descritta nel manuale.

“Come facevi a saperlo?”

“Le grinze sul fagiolo impediscono il taglio”, spiegò lui pesando una foglia di Artemisia tritata, “perché curvano e modificano la superficie qualora qualcuno si cerchi di tagliarla. I lati, invece, sono piuttosto deboli, e questo rende facili schiacciarli. Naturalmente era solo una supposizione, ma si è rivelata corretta.”

“Oh… wow...”

Le guance di Piton si colorarono di nuovo, ma questa volta Harry dubitava che fosse per la rabbia. “Se vuoi posso lasciarti girare la pozione…” cominciò in modo cauto, subito interrotto da Harry.

“Certo. Cosa devo fare?” Si avvicinò alla spalla del suo futuro Maestro di Pozioni e guardò con curiosità il loro lavoro a dir poco perfetto, senza notare come Piton si irrigidì a quella repentina vicinanza.

“È un esperimento”, masticò Piton con voce roca e subito deglutì. “Ho bisogno di prendere dei dati. Tu fai quello che ti dico.”

“Va bene.”

Le offrì il mestolo e si spostò dall’altro lato del banco, il libro di pozioni in una mano e una penna nell’altra. Dopo qualche secondo di valutazione, disse: “Prova a girare tre volte in senso orario e due in senso antiorario, poi aspetta qualche secondo.”

Così Harry seguì le sue specifiche, mescolando la pozione esattamente come le era stato detto e aspettando una decina di secondi dopo l’ultimo giro. “E adesso?”

“Di che colore è?”

“Mh, sempre lilla.”

“E che sostanza?”

“Penso… più liquido di prima?”

“È una domanda o una constatazione, Harrison? Sii precisa.”

“Ehm, la seconda?”

Uno sbuffo. “Ora prova ad alternare due giri in senso orario ogni sei in senso antiorario e dimmi subito cosa succede.”

Harry obbedì ancora una volta e fu sorpresa di vedere la pozione diventare rosa. “Si avvicina al colore giusto, ma è molto più denso di prima. Che faccio?” 

Piton, senza distogliere lo sguardo dal suo libro, prese qualcosa dal banco e lo aggiunse alla pozione allungando il braccio. “Aspetta un minuto, poi prova di nuovo, ma questa volta fai un giro in senso orario e sette in senso antiorario.”

“Cosa hai aggiunto?”, domandò Harry curiosa, sbirciando la pozione e vedendo che tornava lilla.

“Ho annullato gli effetti del Fagiolo Sopoforoso. Aveva assorbito tutta l’Artemisia, per questo la pozione diventava sempre più densa, ma aggiungendo altre foglie tritate ho cancellato gli effetti degli ultimi passaggi. Credo di esserci vicino, comunque.”

Quando fu passato un intero minuto, Harry tornò a lavorarci su seguendo le istruzioni di Piton. L’effetto fu immediato e la pozione diventò rosa pallidissimo, come diceva il libro. 

“Piton, credo che tu ce l’abbia fatta.”

Un fruscio, poi il fiato di Piton le sfiorò il collo ed Harry si girò. I capelli neri gli ricadevano ai lati della faccia come un velo, leggermente arricciati alle estremità, aveva la fronte corrucciata e fissava intensamente il preparato all’interno del loro calderone, come se si aspettasse che gli rivelasse qualche segreto. Poi annuì, più a se stesso che a Harry, e scarabocchiò qualcosa nel suo libro. 

“Ripeti gli stessi passaggi.”

“Per quante volte?”, chiese Harry.

“Non lo so ancora.”

Così Harry continuò il suo lavoro, vagamente conscia di Piton che osservava da sopra la sua spalla e appuntava di tanto in tanto qualcosa in quel libro ormai snaturato dal precedente autore. La interrompeva ogni pochi minuti per ordinarle di fare una pausa lì o qui o chiederle qualche specifica del tipo “è ancora liquida?” o “ti sembra più lilla chiaro che rosa?”. Dovettero interrompere la pozione e aggiungere foglie di Artemisia un paio di volte prima che Piton stabilisse che, per ottenere una pozione pressoché perfetta, dovevano ripetere i giri tra le otto e le dieci volte. Ora era da decidere quale numero, tra questi qui in mezzo, fosse quello giusto.

Caddero così in una collaborazione tranquilla. Harry notò che era più facile seguire i suoi ordini sussurrati con voce calma e rilassante al suo fianco, piuttosto che quando glieli abbaiava dietro la testa. Collaborando così bene insieme che finirono la lezione prima del tempo.

Era perfetta. Della stessa colorazione che indicava il libro, con la stessa identica sfumatura e consistenza, la pozione più perfetta che Harry avesse mai fatto in tutta la sua vita. Senza pensare, rivolse un sorriso luminoso al ragazzo al suo fianco, che cadde nel momento si ricordò che lui era Piton.

E non il Piton del suo tempo, di cui aveva imparato a fidarsi nonostante i loro precedenti screzi, ma il Piton del 1976, quello che dopo la scuola si sarebbe rivolto al Signore Oscuro. Distolse subito lo sguardo e tossicchiò, sperando che l’altro ragazzo non avesse notato nulla del suo repentino cambiamento. Conclusero e imbottigliarono la pozione pressoché in silenzio, con solo qualche monosillabo da parte di Piton su come dovesse stare attenta a questo o a quest’altro, poi Harry si ritirò non appena la campanella suonò. Aveva ancora un po’ di tempo prima che fosse servito il pranzo, così si ritirò in un’aula vuota e, appoggiatasi al muro col cuore a mille e le gambe che tremavano, si lasciò cadere a terra.

Cosa stava facendo?




 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: stellalfry