Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: Nisi    16/05/2021    3 recensioni
Revisione completata, pubblicazione riprende regolarmente.
'E' piuttosto improbabile che in questi boschi lei possa incontrare l’imperatore del Giappone e consorte, quindi l’abito da cerimonia non è richiesto.”
Shiori lo guardò male, agitandogli sotto il naso un maglione di pile. “Questo abbigliamento non mi dona affatto.”
Kenji si tolse gli occhiali e le diede una buona occhiata. “E’ bella lo stesso. E badi, questo non è un complimento, ma una oggettiva osservazione della realtà!”
Non è umanamente possibile che in una persona sola si concentrino tanti difetti: piattola, lagna, viziata, macigno, pallista, intrigante, nevrotica, cozza…
Ci ho pensato su e sono giunta alla conclusione che Shiori l’abbiano fatta diventare così.
Quindi quello che ci vuole è qualcuno che la rieduchi, nella fattispecie un serioso ingegnere con una spiccata tendenza alle gaffes
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'I tre volti della Dea'
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“Cosa ci ha fatto con la mia camicia?”

La sua guancia destra era giustappunto a contatto con la suddetta camicia. La gota sinistra, dal canto suo, divenne di fuoco come la sua compagna. “Cosa intende dire? Non ci ho fatto niente con la sua camicia.”
“E invece sì. Si sente il suo odore.” La contraddisse Kenji che aveva iniziato a giocherellare coi suoi capelli.
“Avevo il profumo, deve esserne rimasto un po’ quando l’ho indossata a casa sua.”
Sovrappensiero, Kenji aveva spostato la mano sulla sua guancia. “Noooo, non intendevo il suo profumo finto. Intendo dire il suo odore di femmina.”
Shiori si sentì sprofondare dalla vergogna. “Non ho fatto niente.”
“Va bene, faccio finta di crederle. Intanto però lei resta qui.” Le mani erano scese a carezzarle la schiena e Shiori si stava abbandonando sempre più contro di lui e la voglia di ricambiare quelle carezze deliziose stava diventando irresistibile. Se lui non l’avesse lasciata andare e presto, si sarebbe resa ridicola anche perché Kenji stava comportandosi così per farla irritare, esclusivamente per quello, ma lei… lei... Cercò di valutare quale forse il male minore e alla fine capitolò.
“La sua camicia… l’ho indossata ieri dopo il bagno e ci ho dormito.”
Lo sentì trattenere il respiro. “Cosa aveva indossato sotto?”
“Niente.” Confessò Shiori al colmo dell’imbarazzo, cercando di sottrarsi a quell’abbraccio così bello.
“Perché?” la stretta di Kenji era ferrea, ora.
La resa fu totale. “La sua camicia sapeva di lei e volevo...”
Kenji capì immediatamente cosa volesse dire la donna che gli tremava tra le braccia. “Shiori.” mormorò Kenji con dolcezza. “Come ieri pomeriggio?”
“Sì. Perché non mi lasci andare, adesso?” Era quasi in lacrime per la frustrazione.
“Non era quello che volevi, stare tra le mie braccia?”
“Sì, ma tu lo fai solo per farmi dispetto, non perché tu voglia starmi vicino.”
“Davvero pensi questo di me?” l’espressione di Kenji era così ferita che Shiori si sentì un verme. Senza pensare, la ragazza gli sfiorò le labbra con una sottospecie di bacetto; un attimo dopo si rese conto del suo gesto e scattò all’indietro, dato che non poteva scavare un buco e nascondercisi dentro.

Le fece sollevare il viso verso di lui e le sorrise esitante. Quando lei fece lo stesso, le sue labbra si stirarono in un sorriso luminoso. Si chinò e poggiò la guancia alla sua per un attimo. “Non voglio farti dispetto, Shiori. Ti prego di credermi” Disse con una voce così roca che a Shiori si rizzarono i peli sulle braccia.
Mosse la testa in modo che le sue labbra potessero vagare pigramente sulla guancia della donna, sull’orecchio e giù, sul collo. Non la stava baciando, la stava sfiorando appena con la bocca socchiusa, tuttavia Shiori si stava sentendo sciogliere. Kenji si staccò da lei quel tanto che gli permise di guardarla ancora negli occhi. Le prese il viso tra le mani e le carezzò lentamente le gote coi pollici. “Dovresti saperlo che gli ingegneri sono tipi noiosi e fanno sempre le cose sul serio.”

Shiori era ipnotizzata dalla sua voce, dalla delicatezza delle sue carezze che avevano scatenato il fuoco dentro di lei, un fuoco che non sospettava per niente di possedere.
“Non dici niente?” le sussurrò a pochi centimetri dalla bocca.
Shiori scrollò appena il capo, completamente rapita da quelle labbra che si stavano avvicinando.
“Meglio così.” Kenji chiuse gli occhi quando le carezzò la bocca con la sua. E poco dopo un’altra carezza, altrettanto dolce, ma più profonda perché lei non lo aveva respinto. Lo aveva accolto con le labbra socchiuse e morbide, che lui prese ed esplorò con lenta e pigra passione, mentre le accarezzava i fianchi e li avvicinava ai suoi.
Shiori si staccò da lui, senza fiato. “Sì, credo di aver capito.” E gli sorrise timidamente.
Kenji ridacchiò nervosamente, tirandosela ancora contro. “Certo che siamo qui a baciarci nel bel mezzo di un bosco e di una distesa di fango.”
Lei gli assestò uno schiaffo sulla spalla. “Come fai a ridere in un momento simile!”. Oltraggiata! Era oltremodo oltraggiata!
Kenji la staccò delicatamente da sé. Era pallido e agitato. “Scusami. Sono solo sono emozionato, ancora non ci credo. E straparlo. Non sono abituato a…”
“Potresti… eh… ancora, per favore?” Gli aveva appoggiato una mano sulla guancia e lo guardava in modo talmente tenero che Kenji non si fece pregare. Dopotutto, Shiori glielo aveva chiesto educatamente. Durò tanto, durò a lungo e i baci furono più profondi, così come le carezze. Ancora una volta fu Shiori a staccarsi.
“Scusa,  ho bisogno di prendere fiato.”
Kenji la strinse ancora a sé. “Riprendi pure fiato, ma puoi farlo anche rimanendo dove sei.”
“Vero.” Shiori appoggiò il mento alla sua spalla. “Perché hai detto che non sei abituato? Non penso sia per te la prima volta che…”
“No, è vero. Ma è la prima volta che mi sento così.” Le mostrò le mani che tremavano. “Non pensare che i baci siano sempre tutti uguali. E nemmeno il resto.” Si schiarì la voce.
A sua volta Shiori alzò le mani, che tremavano anch’esse. “Non pensavo di essere così. Credevo che queste cose non…” e si bloccò. Con Kenji le parole sembravano sempre uscire da sole, senza controllo.
“Non?” la incalzò l’uomo, che nel frattempo le aveva posato un bacio su una tempia.
“… non mi piacessero.”
“Se non ti piace l’uomo, dubito ti possa piacere il sesso con lui.” Fu la risposta lapidaria che non faceva una grinza.
“Kenji!”
“E’ vero.” Il viso di Kenji si fece serio. “Shiori… allora anche tu ieri pomeriggio hai sentito quella cosa strana tra noi due?”
La donna fece piano di sì con la testa. “Anche prima, anche adesso. Ed è una cosa alla quale non so resistere, non potrei farlo nemmeno volendo. E’ troppo forte”.
La  fissò con uno sguardo penetrante per qualche momento, poi la staccò delicatamente da sé. “Shiori, forse è meglio che rientriamo. Per quanto mi piaccia stare qui, non è il caso di rimanere.”

Questa volta, si avviarono fianco a fianco. Lui le teneva un braccio attorno alle spalle mentre lei gli cingeva la vita, tanto il posto era deserto e non c’era nessuno che potesse obiettare al loro comportamento.
Shiori si fermò guardandosi intorno, come se vedesse il posto per la prima volta. “E’ magico, qui.”
“Cosa, scusa?”
“Ti dico che qui è magico. Questo luogo, l’atmosfera. Capisco perché la Dea Scarlatta sia nata qui.”
“Può essere. Io mi ci sono sempre trovato benissimo”.
“Cosa è successo prima?”
“Prima quando?”
“Quando ti ho tolto gli occhiali.”
“Niente.”
“Davvero?”
“E va bene. Pensavo volessi accarezzarmi e sono rimasto deluso, ok?” rispose l’uomo al colmo dell’imbarazzo. “Contenta?”
Shiori si limitò a sorridergli.

Lui l’accompagnò all’albergo. Mentre guidava le teneva una mano sul ginocchio.
“Kenji?”
“Dimmi.”
“Mi canteresti quella canzone che cantavi stamattina?” gli chiese timidamente.
“Scherzi?”
“No, certo che no.”
“Ti piace la canzone? Se vuoi ho il Cd e te la posso fare ascoltare.”
“No, è come canti tu che mi piace.” confessò con una punta di imbarazzo.
“Va bene, se è quello che vuoi, scarico ogni responsabilità per eventuali timpani distrutti. La prossima volta però facciamo un duetto.” E si mise a canticchiare mentre Shiori batteva il tempo con la mano su quella di lui, che ancora si trovava sul suo ginocchio.
Arrivarono a destinazione e prima di salutarla la baciò ancora a lungo, mentre erano ancora seduti nella macchina. “Basta, meglio che la smetta, altrimenti cercherò un modo di intrufolarmi in camera tua.”
Shiori arrossì e lui le prese il viso tra le mani.
“Ascolta, stasera devo andare a casa perché devo finire un lavoro. Domani andrò a consegnarlo e dovrei tornare nel tardo pomeriggio.” Un bacio a fior di labbra. “Ti va di venire a cena da me?  Tu e io, da soli e senza Jin. Vorrei cucinare qualcosa di buono per te.” L’incertezza però lo colse. “Certo, solo se ti va.”
Shiori si chinò su di lui e lo baciò a sua volta. “Certo che mi va. Cosa porto? Vino o saké?”
“Se porti te stessa è più che sufficiente. Vengo a prenderti alle sei, va bene?”
“Sì. A domani, allora.”

Kenji la guardò allontanarsi, poi fermarsi e tornare sui suoi passi. “Hai dimenticato qualcosa?” Le domandò quando se la ritrovò vicino. Lei arrossì e mormorò qualcosa, gli occhi bassi puntati a terra per l’imbarazzo. “Shiori, non ho sentito. Se parli così a bassa voce non capirò mai.”
Finalmente lei alzò gli occhi e sorrise appena. “Kenji, mi presti ancora la tua camicia per stanotte?”
Si sentì come se gli avessero assestato un pugno in pieno stomaco, ma un pugno molto piacevole. La fissò intensamente, gli occhi che gli brillavano di qualcosa che Shiori non riuscì a decifrare. “Te la metterai ancora senza niente sotto?”
“Se a te non dispiace.”
“L’unica cosa che mi dispiace è di non essere la mia camicia, Shiori.” Rispose mentre immagini di lei vestita solo di quel pezzo di flanella gli riempivano la mente.
“Magari presto non la invidierai più, chissà.”
“Già, chissà.” E le sorrise di rimando consegnandole il capo incriminato. La lasciò andare, non prima però di averle rubato un bacio parecchio lascivo che la lasciò ansimante e desiderosa di avvolgersi Kenji attorno al corpo invece della sua camicia.

Shiori si staccò e rientrò in albergo dopo essersi girata a sorridergli a mo’ di saluto.
Come il giorno prima, Kenji si accasciò sul volante e mormorò: “Vecchiaccio maledetto, hai sempre più ragione.”
Poi girò la macchina e tornò verso casa, i suoi pensieri fissi su Shiori e su quello che era successo tra di loro quel pomeriggio. “Chissà come diavolo farò a lavorare.” borbottò fra sé e sé, dopo aver deciso che era il caso di farsi una bella doccia gelata e ammesso con se stesso che ci aveva messo due giorni e mezzo scarsi a innamorarsi come un fesso di Shiori Takamiya.


 
* * *


Eccomi qui, sono stata di parola. Che brava, eh?

Un grazie sentito a Tetide e a Ladyathena, che mi regalano il loro sostegno. Un altro grazie a chi legge e che apprezza questa storia.
A presto!
   
 
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