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Autore: Mixxo    25/05/2021    2 recensioni
"Passare dalla sala del trono le gelava il sangue ogni volta. Lo sguardo penetrante di suo zio si era spostato su di lei, lo sentiva sulla pelle, abbassò lo sguardo. Yaroi era figura capace di incutere timore solo guardandoti."
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Darkraria, Regno di Ombre Cap2 Il grido di trionfo alla fine della battaglia. Toshi poteva identificarsi come uno di quelli che permetteva che questo grido si levasse in cielo. Dopo settimane di continui scontri anche l’ultima divisione della Galactrix, forza di sicurezza indipendente che aveva deciso di intralciare i piani di conquista darkrariani, era stata distrutta. Abbassò la spada e la rinfoderò, iniziando ad avanzare tra i cadaveri degli sconfitti.
Sterminio forse era un termine più corretto di battaglia. Chariot aveva disattivato le difese della base dall’interno, poi il sovrannumero aveva fatto il resto.
Toshi una volta aveva visto quel luogo dall’interno, come prigioniero. Un caso sfortunato che l’aveva costretto ad arrendersi per non far saltare la copertura di Chariot. Ora entrava in quella struttura da conquistatore.
Girare per i corridoi in cerca di qualche altro superstite da catturare era il momento rilassante delle azioni. Nel peggiore dei casi avrebbe trovato qualcuno ferito troppo gravemente per combattere. Girò l’angolo, incontrando una ragazza più bassa di lui. Capelli castano spento, un taglio che attraversava uno dei due occhi gialli.
«...Char», riconobbe la spia. «Peccato, mi aspettavo di trovarti legata ad un tavolo con un laser che saliva per tagliarti in due. Con chi faccio la figura eroica ora?»
Chariot inclinò la testa di lato fissando un punto non ben definito del pavimento.
«Crudele, davi per scontato che mi avrebbero scoperta.»
«Beh, non sei tua sorella in effetti.»
Chariot sferrò un calcio allo stinco di Toshi. Il ragazzo tirò indietro la gamba dolorante, picchiò il ginocchio a terra. Un sorriso soddisfatto si delineò sul volto della ragazza. «Un cavaliere dovrebbe sempre inginocchiarsi ad una gentil donzella.»
Toshi alzò le mani. «Me lo merito. Me lo merito.» La gamba fece qualche protesta mentre si rialzava.
In quel momento un paio di compagni di battaglia passarono accanto ai due, tenendo per le braccia una ragazza. Pelle ambrata, capelli neri, abito bianco e nero sporco di polvere.
«Toshi, Char...» salutò uno dei due.
Toshi rispose con un cenno e lo sguardo serio. Chariot aveva l’aria impaziente.
I tre proseguirono lasciando il soldato e la spia da soli.
«Ancora viva la stronza eh?»
Chariot girò i tacchi ed imboccò il corridoio.
“Ugh. Doveva essere una battuta per rilassarsi.” Toshi guardò la ragazza allontanarsi con passo spedito. «Ehi, aspetta!»
Era un po’ acciaccato, al contrario Chariot era in grado di percorrere velocemente quei corridoi; si vedeva che era stata per molto tempo in quel luogo. Grazie al suono dei passi, Toshi riuscì a inseguirla.
L’aveva sempre trovata coraggiosa. Per infiltrarsi nella Galactrix aveva dovuto tagliare temporaneamente i contatti con i familiari. E quando dovette fargli carceriere, non si era voltata nemmeno una volta verso di lui. Era professionale, affidabile in un certo senso.
“Sarebbe difficile per tutti creare dei legami per poi essere pronti a tagliarli da un momento all’altro.”

Chariot si era fermata in una delle stanze più interne della base ormai distrutta. A parte qualche mobile ribaltato dalle scosse delle esplosioni, era in buone condizioni. L’attenzione della ragazza era rivolta su una gemma, piena di sbozzi che la faceva sembrare una stella. Si chinò su di essa.
Toshi rimase a guardare la ragazza finché non fu lei a notare la sua presenza.
«Non sei inquietante, Toshi. Affatto.»
Rise colpevole. Si avvicinò a Chariot, la quale si alzò con la gemma in mano.
«Joke ne sapeva di contrabbando, me l'ha trovata lui questa da un posto sperduto.»
“Ha gli occhi lucidi?”
«Sarebbe stato utile uno così...»
Le spalle di Chariot tremarono, poi singhiozzò. Toshi si avvicinò abbracciandole le spalle. Forse il modo di lavorare di Chariot non era quello che pensava, o forse, anche se per finta col tempo finisci per tenere alle persone che devi tradire.
Chariot non mosse un muscolo, semplicemente lasciò scorrere le lacrime.

§§§

Sumire rimase imbambolata davanti a quello spettacolo.
Un trio di darkrariani di ritorno dalla missione aveva accerchiato una quarta dai capelli rossi. I due ragazzi del gruppo si attaccarono ai suoi lati e la portarono di peso in una strada secondaria. Si staccò dagli altri nobili con la scusa di controllare il bottino, ma si infilò in quel vicolo.
I due maschi del gruppo tenevano su la rossa per le braccia. Testa calata, qualche rantolo ogni tanto, le gambe piegate.
La quarta persona di quel gruppetto era una ragazza con i capelli verde scuro raccolti in due code alte e voluminose, stava camminando avanti e indietro in maniera agitata.
«Beh? Non reagisci?» La ragazza dai capelli verdi alzò una gamba e sferrò un calcio allo stomaco della rossa. Questa si piegò in avanti, tossì con violenza, un paio di gocce di sangue caddero dalla sua bocca.
«Tsk! È per una come te che abbiamo perso una delle migliori guerriere?»
«Jess, forse dovresti darle un attimo? Se la ammazzi poi finiamo nei guai.»
Jess fulminò con lo sguardo il compagno. Si avvicinò alla rossa e le afferrò la testa, tirandogliela su per i capelli.
«Far fuori questa merda dovrebbe essere motivo di vanto.»
Jess sferrò una ginocchiata al viso della ragazza. I due ragazzi la lasciarono di colpo, lasciandola cadere a terra a peso morto.

Sumire scosse la testa, si addentrò nel vicolo. «Smettetela subito!»
Jess si voltò di scatto, degli artigli dritti e leggermente ricurvi sulla punta scattarono dalle maniche della giacca. Alla vista di Sumire si rilassò. «Ah, la principessa inutile.»
Mentre si avvicinava, Sumire abbassò lo sguardo sulla ragazza rossa per terra, quella stringeva lentamente la mano.
Jess ritrasse gli artigli, si mise la mano sul fianco. «Lo sai chi è questa merda?»
Sumire strinse i pugni mentre continuava a camminare.
Jess incrociò le braccia. «Kojo Shinomiya. Era una di quelle della squadra di Kama nel suo ultimo incarico.»
Sumire si fermò.
«E come vedi, uscirne male è il suo forte.» Jess si avvicinò a Kojo, alzò la gamba e diede un pestone alla sua schiena. Kojo emise un gemito soffocato. «Sapete, è per colpa di questo scarto che Kama si trova in quelle condizioni.» Jess spostò il peso sulla gamba poggiata sulla schiena della rossa, si sporse in avanti e mise il braccio sul ginocchio. «Potevi finire tu in quel letto d’ospedale al suo posto, tanto sei abituata, no?»
«Adesso basta.» Sumire fece un altro passo avanti. «Vi ordino di fermarvi, altrimenti-»
«Altrimenti cosa?» la interruppe Jess con un ghigno. «Ti metterai a piangere? Lo sanno tutti che sei più debole di una recluta...» Indicò il terreno con un dito. «Se vuoi che la smettiamo potresti chiedercelo in ginocchio, no?»
I due ragazzi si guardarono tra loro. «Jess-»
«Questa puttana non merita il suo titolo!» disse Jess girandosi di scatto. «Non l’ha nemmeno visto un vero combattimento, perché dovrei rispettare una “principessa” che di darkrariano non ha nulla?»

«Perché è comunque la principessa.»
Sumire si voltò. Un giovane alto dagli occhi blu, ed i capelli ramati ben curati era entrato nel vicolo. Un mantello copriva il resto del suo corpo.
«Il suo titolo non è immeritato anche se non credi ciò.» Il ragazzo si fermò a qualche passo da Sumire, dandole la schiena e fissando i tre. «Non vorrai forse andare contro alle regole spero, è già grave che tu abbia maltrattato così un tuo compagno.»
Il mantello tremò, suono di scatti meccanici proveniva da sotto l’indumento.
Jess strinse i denti. «Tsk! Non ne vale nemmeno la pena.» Tolse il piede dalla schiena di Kojo e fece un cenno agli altri due. «Andiamocene.» Nell’uscire dal vicolo si fermò accostata a Sumire. «Forse sei principessa perché devono sempre salvarti. Magari il tuo titolo non è quello che credi.»
Sumire si voltò a fissare la schiena dei tre ragazzi che si allontanavano. Quando li vide sparire si diresse verso Kojo. Si chinò su di lei, fece per tendere le mani per aiutarla a rialzarsi, quando la rossa alzò il braccio di scatto e fendette l’aria.

Sumire si spostò all’indietro cadendo. Kojo piantò la mano alzata a terra e fece forza, mentre il busto si sollevava lentamente diversi colpi di tosse la scossero.
Sumire si rialzò e nuovamente si avvicinò alla ragazza. Quella spostò lo sguardo verso di lei
«Non toccarmi.»
Sumire si fermò come paralizzata. “Cosa...?” sentì lievi scosse lungo tutto il corpo. “...Non riesco a muovermi.”
Dopo un momento che le sembro interminabile vide Kojo alzarsi, appoggiarsi alla parete e lentamente percorrerla per uscire dal vicolo.
Le scosse smisero di percorrere il corpo di Sumire. La prima cosa che riuscì a fare fu stringere i pugni. Voltandosi si trovò davanti il giovane.
«Mi chiedo cosa ci facciate qui, principessa.»
Sumire strinse gli occhi per un istante. «Avevo notato quel gruppo allontanarsi in maniera sospetta. Sembra avessi ragione.»
Il ragazzo era più alto di lei, il mantello che indossava era ampio, ma il suo viso sembrava troppo magro per avere quella corporatura. Fece un sorriso. «Vi siete scomodata per questo? Avreste potuto mandare le guardie.»
«Posso occuparmi di questi casi senza l’aiuto delle guardie...» Sumire fece un gesto con la mano per invitarlo a dire il suo nome.
«Mi chiamo Rexon, principessa.» Il ragazzo s’inchinò. «Se volete terrò d’occhio quella ragazza per voi.»
«Potresti?» domandò di rimando Sumire.
«Sono in un periodo di riposo al momento. Seguire una nostra compagna in difficoltà non è difficile.»
«Sei sicuro? Non voglio prenderti tempo di meritato riposo-»
Rexon scostò il mantello ed allungò la mano verso il volto della principessa, poi la abbassò per prenderle la mano e gliela baciò. «Per voi questo ed altro.»

§§§

Kama rimase immobile a fissare il suo aggressore.
Un lieve bruciore sulla guancia. La lama era conficcata accanto al suo viso.
«La tempra è ancora intatta,» disse il ragazzo estraendo la spada. Ci passò sopra la mano per pulirla del sangue rimasto sulla lama. «Potevi far colpire quella recluta invece di rimetterci per lei.» Il ragazzo si voltò verso di lei. «È un’altra Komuri?»
Kama scosse la testa lentamente. «Non per ora, anche se credo che Clare le abbia messo gli occhi addosso.» Cercava di muovere le mani, ma non ottenne nulla a parte lievi tremolii e diverse fitte. «Proteggerla era un favore che dovevo ad una persona.»
Il ragazzo ripose la spada. «Qualcuno mi aveva pagato per eliminarti. Ma così non ce nemmeno il gusto di farlo.» Si voltò e si diresse verso la porta. «Se devo farlo voglio che tu cada in combattimento.» Il ragazzo si mise la spada sulla spalla. «Il mio nome è Hitoshi. Vedi di alzarti presto da quel letto, così potremmo regolare questa faccenda.»
Hitoshi uscì dalla stanza, lasciando Kama ai suoi pensieri.





Note di Mixxo:
Considerando che devo ancora tirare fuori gente di quel gruppo, nonostante le molteplici presentazioni di questo capitolo, è facile che superi i cinque capitoli, (coerenza, questa sconosciuta).
Rispetto ai miei standard questo ritmo di pubblicazione è ottimo, solo un mese e mezzo dal primo capitolo. Ottimismo, su. Ogni commento o critica saranno graditi (forse dovrei rispondere alle recensioni, uh.)
Alla prossima.
  
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