Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Segui la storia  |       
Autore: MIV93    03/06/2021    2 recensioni
La storia di "Our Hero Academia" narra di 3 nuove studentesse ritrovatesi, per i motivi più disparati, a frequentare la U.A. High School. L'arco narrativo segue quello della storia ufficiale e si intreccerà con la vita delle nuove tre studentesse con nuove e vecchie avventure.
[Raiting giallo: presenza di un linguaggio volgare] [Coppie HET] [OC] [OCC per togliere le paranoie] [Fanfiction scritta a più mani] [SPOILER dal capitolo 8]
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: All Might, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 10 
 
Friends will be friends
When you’re in need of love
they give you care and attention
Friends will be friends
When you’re through with life and all hope is lost
Hold out your hands cos friends will be friends right till the end

[Queen - Friends Will Be Friends]

 





“Ma che diavolo ci facciamo qui!? Stiamo bene, abbiamo solo qualche graffio! FATEMI TORNARE A PICCHIARE GENTE!”

Reiko urlava nella camera in cui dalla sera prima era stata ricoverata insieme ad Atsuko, Kokoro e Shinso. Gli eventi della sera prima sembravano distanti, come un brutto sogno ormai terminato, ma in realtà erano passate poco più di una decina d’ore da quando erano riuscite a sconfiggere il fratello di Kokoro.

Proprio quest’ultima, avendo spremuto al massimo tutto il terribile potere sprigionato dal suo stato di berserk, era quella conciata peggio e ovunque aveva bende, cerotti e stecche, ma nonostante tutto pareva in forma e stranamente… tranquilla. L’essersi tolta quel peso doveva averla rasserenata. Quello messo meglio era proprio Shinso, il quale aveva vinto il suo scontro senza dare pugni ed era quasi innaturalmente senza ferite. Era stato messo in quella stanza, senza neanche un letto, probabilmente per motivi cautelari e aveva passato la notte a parlare con Kokoro, l’unica che sembrava aver conquistato la sua fiducia.
Infatti, erano stati tutti e quattro chiusi in quella camera di ospedale con due agenti alla porta e poco prima si erano sentite sirene in arrivo e almeno due volanti della polizia fermarsi all’ingresso dell’ospedale. Le urla di Reiko e l’apprensione silenziosa di Atsuko erano in realtà reazioni all’ansia di quello che sarebbe potuto accadere.
Taro era un criminale, arrestato dopo che un suo complice aveva assaltato una stazione di polizia approfittando dei disordini di Hosu e del “Caso Stain” che aveva coinvolto addirittura altri tre alunni della 1-A, e aveva devastato Ikebukuro prima di ritornare in sé e arrendersi alla sorella e alla polizia. Ma anche Kokoro era stata arrestata e si era allontanata senza giustificazioni dalla caserma presso la quale era stata messa sotto custodia, aveva agito da eroina senza alcuna licenza o permesso e aveva coinvolto un altro tirocinante più grande, il suo ragazzo, e altri tre compagni di scuola.

Insomma, c’erano tutti gli estremi perché anche loro venissero catalogate come villain e l’ansia si faceva sentire, era palpabile nell’aria tanto da sembrare solida. Quindi la porta si aprì e i primi ad entrare furono, per sorpresa di tutti, un uomo con la testa di cane e un altro con ali e coda di uccello dalle piume turchesi, probabilmente un pavone. Erano entrambi vestiti molto formalmente, in abito scuro, giacca e cravatta, e avevano uno sguardo molto serio.

“Ah, Rei-Rei! Sei nei guai!” disse una voce all’esterno della stanza, quindi in camera entrarono anche Katsuro, che corse subito al capezzale di Kokoro e accanto a Shinso, e Hawks, in abiti civili, che rivolse il suo sorriso furbo a Reiko, facendola innervosire ancora di più.

“TU! STUPIDO PENN…”  esordì la ragazza, emanando scintille, ma l’uomo dalla testa di cane si schiarì la voce con tale autorità da zittire tutti all’istante.

“Scusate l’irruzione, mi presento: sono il Capo della Polizia, Kenji Tsuragamae, e questo è il Comandante del Distretto di Ikebukuro, Ken Fukishima. Siamo qui per parlare di quanto accaduto ieri. Il Capitano Fukishima mi ha gentilmente permesso di prendere le redini della situazione”

L’uomo pavone aveva deglutito e annuito; il suo nervosismo contagiò prepotentemente anche gli altri presenti, persino lo smargiasso Hawks.

Il Capo della Polizia si girò verso Kokoro e Katsuro, facendo un leggero inchino: “Mi scuso a nome di tutta la polizia per averla arrestata, signorina Kyoriido. Abbiamo anche assicurato Taro in una struttura particolare in modo che possa… superare le cose terribili che gli sono accadute. I vostri genitori si sono fidati di persone particolarmente pericolose. Nel corso degli anni abbiamo chiuso numerose strutture di quel tipo, quindi tendiamo a trattare i criminali usciti da lì con metodi adatti al rientro in società…”

Kokoro e Katsuro parvero molto sollevati, tuttavia il Capo Tsurugamae si schiarì nuovamente la voce: “Tuttavia… avete infranto la condotta che vi è richiesta in quanto semplici studenti. Anche se stagisti, siete ancora solo al primo anno, ma lo stesso Moyashimasu-kun non è che un tirocinante e nessuno di voi dovrebbe intraprendere azioni di propria volontà senza consultare insegnanti e polizia. Viviamo in un mondo in cui l’equilibrio tra forze dell’ordine ed eroi deve essere rispettato e mantenuto – la voce del Capo si fece molto seria – e in casi normali sareste stati oggetto di numerose indagini”

I ragazzi deglutirono quasi all’unisono, tesi come non mai, ma alla fine il viso canino del Capo della Polizia si rilassò in quello che forse era una sorta di mezzo sorriso: “Tuttavia, come fatto per i vostri compagni, vista la situazione a dir poco atipica, abbiamo deciso, di comune accordo col capitano Fukishima, di soprassedere. Endeavor sarà l’eroe della giornata, avendo abbattuto sia l’eroe Stain che la banda dei Telecineti Mascherati. Le vostre identità, compresa quella dei criminali coinvolti, saranno tenute segrete e non procederemo a nessuna indagine. MA – disse alzando la voce mentre tutti gli studenti lì presenti festeggiavano, sollevati – Non dovrete mai più comportarvi in questo modo così avventato e non dovrete mai più scordare di essere studenti, e non eroi con licenza. La prossima volta non saremo così clementi, chiaro?”

Tutti i presenti, tornati composti, annuirono, quindi i due capi della polizia annuirono, voltarono i tacchi e uscirono mormorando un “Buona giornata”, lasciando solo Hawks e Katsuro nella stanza assieme ai ragazzi lì ricoverati.

“Fiuuuu! Endeavor-san si beccherà un sacco di gloria per merito tuo, Reicchan!” disse infine Hawks, andando da Reiko e cominciando a darle delle pacche sulla testa e rimanendo di conseguenza folgorato dalla forte scarica che la ragazza emise da tutto il corpo.

Tra le risate generali e il maggiore sollievo di Kokoro, finalmente libera da quel fardello pesantissimo, la parentesi Taro e l’annosa questione Stain giunsero a conclusione.
Ma le cose non sarebbero più tornate identiche a prima: così come Kokoro e Katsuro avrebbero dovuto ancora fare i conti con i genitori della ragazza, così la società presto avrebbe assistito agli effetti dell’ultimo discorso delirante di Stain, il cui malato carisma stava già ispirando gli animi di numerosissimi criminali desiderosi di ribalta…

 
[...]


Nel frattempo, alla UA…
 

“AAAAAAAAH, MA CHE, SIAMO PAZZIIIII?!” ululò la ragazza in tuta della UA mentre, nel campo di allenamento A, aveva incontrato sul suo cammino un robot a dir poco immenso, quello che il professor Present Mic, dopo il durissimo esame teorico per l’ammissione alla scuola più prestigiosa per supereroi, aveva marchiato come assolutamente da evitare e il cui punteggio era pari a 0.

La ragazza, che rispondeva al nome di Hino Bakuhatsu, non riusciva a capire il perché di quel punteggio così esiguo, ma certamente capiva il perché quel kaiju meccanico dovesse essere evitato a tutti i costi! Si scostò il ciuffo di capelli dalla fronte, scuotendo appena il corto caschetto di capelli vermigli e saltò via, allungò una mano e, ricoprendosi di fiammelle brillanti, creò col suo quirk tre grosse pozze di materiale bollente, simile a lava, da cui eruttarono fiammate ruggenti di un calore intensissimo.

Il titano meccanico sobbalzò un attimo, il piede che prese a sciogliersi appena sotto l’effetto di quel calore e soprattutto sbalzato dalla forza propulsiva di quelle fiamme così intense. Sbandò di lato e rallentò la corsa, dando il tempo ad Hino di scappare a gambe levate, pur sudata e col fiatone.
Non aveva mai usato così intensamente il suo potere, anzi era già tanto che l’avesse usato prima di quel momento! Distruggere quella ventina di robot da allenamento e danneggiare quello gigante senza che nessuno la definisse villain era qualcosa di irreale per lei.   

Il suo quirk, “Fire Blast”, le permetteva di ricoprirsi di fiamme e di generare entro brevi distanze, circa dieci metri da lei, tre zone, che lei definiva “pozze” da cui generare fiumi di fuoco. Non era un potere propriamente da eroe, e perderne il controllo quando da bambina lo aveva appena manifestato non era stato proprio il modo migliore per avviare il suo sogno di diventare un’eroina. Gli eventi delle ultime settimane avevano confermato la tesi, eppure, a sorpresa, la UA aveva accettato, nel bel mezzo dell’anno scolastico, di sottoporla ad un test di ingresso molto sul generis.         
 
Era stato tutto così improvviso e così surreale, specie fare quella prova mentre gli studenti erano impegnati nei loro tirocini, soprattutto dopo… dopo quello che le era successo…
Pensava a questo senza sosta mentre scappava, danneggiava e distruggeva Robot, finchè il tempo della prova non finì e la sirena di fine esame le interruppe il flusso di pensieri quasi con violenza.

“OOOOH YEAH RAGAZZA! – disse la voce di Present Mic attraverso i megafoni sparsi ovunque – La tua prova è stata very VERY GOOOOD! Brava! Valuteremo questa e la prova scritta e ti faremo sapere entro il fine settimana! Ora puoi andare in infermeria e poi a riposare! LET’S GOOOO!”

Hino resistette all’impulso di festeggiare, facendo solo un saltello prima di vergognarsi un po’ di aver esultato sola in mezzo a quelle macerie, quindi vide arrivare una signora anziana molto bassa col camice da medico addosso.

“Recovery girl…” disse, ammirata, Hino, riconoscendo l’eroina dei tempi andati, quindi, su richiesta della simpatica infermiera, la seguì in infermeria, sperando vivamente che quella non sarebbe stata l’ultima volta in cui avrebbe attraversato i corridoi della scuola che rappresentava la via tanto più rapida quanto inaspettata verso la realizzazione del suo obiettivo: diventare finalmente un’eroina!

 
[...]



 
Qualche giorno dopo…
 
“Ma ti pare?! Il primo giorno di scuola e noi rimaniamo DUE ORE bloccate in commissariato?! Ma perché?! Siamo state tartassate per giorni, persino in ospedale e durante il tirocinio!” Reiko sbuffò, innervosita, accelerando il passo. 
 
“Reiko-chan – disse Kokoro, un po’ afflitta – mi dispiace…” si fece più vicina a Katsuro, che rientrava a scuola con le ragazze per riprendere le lezioni regolari. Il ragazzo le avvolse un braccio attorno alle spalle: “Non c’è da dispiacersi, la polizia funziona così… purtroppo siamo ancora studenti, qualsiasi virgola fuori posto e ti tengono alla berlina per giorni – il ragazzo rabbrividì – il boss, ogni volta che sbagliamo qualcosa, reagisce molto peggio…”
 
“La polizia fa il suo dovere. Gli eroi non possono fare quel che vogliono… e soprattutto noi studenti non possiamo fare gli eroi” aggiunse Atsuko. Non aveva esitato un secondo per aiutare l’amica, eppure in quei giorni aveva sentito come se suo padre non avesse mai accettato quella condotta. Adorava i poliziotti e voleva diventare un’eroina per collaborare con loro, non per remar loro contro. La situazione non la faceva stare tranquilla ma, soprattutto, non la faceva star tranquilla il fatto che, seppur pubblicamente fosse Endeavor l’eroe di quella giornata, c’era almeno un altro compagno di scuola non coinvolto nei disordini che però sapeva di quanto accaduto: Bakugou. 
 
“Direi che è inutile preoccuparci ora… - disse Shinso, in coda al gruppo, facendo spallucce – la polizia ha chiuso la faccenda e abbiamo solo saltato due ore di scuola, quindi meglio riprendere la routine… scusatemi, ma ora devo andare ad allenarmi prima che inizi la lezione col mio tutor”
 
“Tutor? Quale tutor” chiese Kokoro. 
 
Shinso e Katsuro sorrisero all’unisono, quindi Shinso, con molta flemma, deviò dal sentiero di ingresso della scuola che stavano percorrendo verso le aree di allenamento: “Ci si vede in giro…” e il ragazzo andò via. 
 
“Scusatemi, ma devo andare anche io, devo andare a riferire al preside per il tirocinio! – disse Katsuro, sorridendo, dando un bacio sulla fronte a Kokoro e allontanandosi di qualche passo – A DOPOOOOOO!” e spiccò il volo con una grossa fiammata. 
 
“Era necessario andarsene in questa maniera?!” borbottò Reiko, mettendo le mani in tasca e accelerando il passo. 
 
“Eh beh, Katsuro ha una personalità… fiammeggiante!” disse ridacchiando Kokoro. 
 
Atsuko ridacchiò un po’, Reiko invece fece un verso acuto di frustrazione: “Muoviamoci, non voglio perdere un’altra ora di lezione!”
 
Quando le tre arrivarono in classe, furono accolte da tutti i compagni e si scambiarono occhiate piuttosto significative con gli altri tre compagni che erano stati protagonisti dei disordini di Hosu, anche se Midoriya sembrava tutto preso da uno dei suoi soliti soliloqui paranoidi. 
 
“Che è successo a Midoriya-kun?” chiese Kokoro, prendendo il suo posto. 
 
“È successo che lo stronzo ha provato a imitarmi nell’esercitazione di oggi e s’è frantumato il naso per terra perché è un inutile Deku! Ecco che è successo!” sbraitò Bakugou. 
Tutti ridacchiarono un po’, ma Reiko sbottò: “LO SAPEVO CHE AVRESTE FATTO ESERCITAZIONE PRATICA OGGI! Ovvio che dovevo perdermi la parte migliore della giornata!”
 
“Vi siete persi anche i capelli super-pettinati di Bakugou – disse ridacchiando Kaminari – sono durati addirittura cinque minuti!”
 
“Sta’ zitto merdina, altrimenti ti…” esordì Bakugou, ma il professor Aizawa entrò in classe e con un solo sguardo mise a tacere tutti. Dietro di lui c’era una ragazza con un caschetto rosso di capelli e le mani strette sulla gonna della divisa, lo sguardo basso e il viso rosso. 
 
“’Giorno classe… se avete finito di fare baccano, è il momento di riprendere normalmente le lezioni. Ma prima, voglio annunciare l’arrivo di una nuova compagna di scuola… prego” disse con la solita apatia il professore, facendo gesto alla ragazza di presentarsi. 
 
Questa si fece avanti, alzò lo sguardo e, deglutendo, disse a voce alta: “Mi chiamo Hino Bakuhatsu e mi sono appena trasferita dal liceo di Hosu – si inchinò quindi piegandosi così tanto da sembrare stesse facendo l’inchino all’imperatore del Giappone – Molto piacere di conoscervi!!” e la ragazza emise qualche fiammella. 
 
“Oh, una della stessa specie di Todoroki!” disse divertito Sero, ma Mineta, sporgendosi dal banco per osservare meglio la ragazza, che aveva avuto l’infelice idea, pur non potendolo prevedere, di piegarsi troppo davanti ad un pervertito in tempesta ormonale, le disse con voce viscida: “E come mai una bellezza come te è stata trasferita qui? Vorrei ringraziare gli dei per qualsiasi evento ti abbia condotta nella nostra classe!” 
 
Mina, alle spalle del ragazzo, lo colpì con un pugno in piena testa, ma Hino era rimasta evidentemente turbata, non tanto dall’atteggiamento del ragazzo, ma dalla domanda. Cosa avrebbe dovuto rispondere? Che l’avevano accusata di aver dato fuoco alla palestra della sua scuola e che era stata costretta ad andarsene dal quartiere?
 
Lei sapeva cosa era successo, così come alla fine lo avevano capito le autorità attraverso le registrazioni delle telecamere di sicurezza sparse per la strada: dei compagni di classe avevano appiccato un focherello vicino alla scuola appena dopo la fine delle lezioni, poi erano corsi via fingendo di fuggire spaventati da Hino. 
La realtà dei fatti era che quei tre ragazzini erano i bulletti che tormentavano Hino a causa dei suoi poteri, così come molti altri prima di lei. “Il fuoco è un potere da Villain!”; “Quale sarà il tuo nome da villain, villain?!”; “Quante persone hai già ucciso col tuo potere, Villain?!”.
Da quando le si erano manifestati i poteri era stata costretta ad ascoltare quei continui insulti, quelle continue provocazioni… ma non aveva mai reagito. Era la prima a capire di avere un potere pericoloso, ma non aveva mai fatto niente di male a nessuno. Ma i ragazzini sono testardi, specie quando sono a scuola e muoiono dalla voglia di essere accettati nel branco. 
La situazione si era aggravata quando quei tre cretini la avevano presa di mira in maniera quasi esclusiva, portandola a divenire, alla fine, una sospetta di incendio doloso. Aveva dovuto lasciare la scuola, con il peso di un’indagine della polizia che comunque scoraggiava le altre scuole dal prendere in considerazione l’accoglierla tra le proprie classi.
Poi era arrivata la UA. 
Aveva inviato una lettera di richiesta di ammissione di nascosto dai suoi, quasi se ne vergognasse: i suoi genitori erano appresivi e in un primo momento non avevano accettato l’idea della figlia di diventare un’eroina, ma in realtà non l’avevano mai scoraggiata e stavano cominciando ad accettare quel desiderio, pur rimanendone preoccupati. Ma lei non si era iscritta ad una scuola smaccatamente destinata alla formazione di un eroe, quindi le sembrava ingiusto dare preoccupazioni ai suoi genitori per una richiesta che probabilmente sarebbe stata ignorata. 
E invece la UA aveva risposto e, proprio mentre Hosu diventava il centro della rinascita del pensiero Villain e la sua vecchia scuola veniva danneggiata dallo schianto di una di quelle creature mostruose, i Noumu, lei era ospite della UA e svolgeva dei test di ingresso straordinari, che aveva passato con un buon punteggio. 
Eppure, si vergognava ancora di tutta quella faccenda, si vergognava di essere lei e di poter essere ostracizzata per delle accuse che le erano cadute addosso senza che ne avesse colpa. Ma tutti la avevano dato la colpa, tutti l’avevano ostracizzata, allontanata, punita e umiliata senza che fosse colpevole di alcunché. 
 
Rimessasi dritta, forse fin troppo dritta, in piedi, tenne lo sguardo basso e biascicò qualcosa, torturandosi gli indici delle mani cercando di trovare le parole giuste mentre quei totali sconosciuti attendevano una spiegazione, ma alla fine fu il professor Aizawa a salvarla: “Per quanto non sia di tuo interesse, Mineta, e preparati perché ti aspetta un bel surplus di compiti per questo tuo… comportamento, la signorina Bakuhatsu è qui perché la UA ha accettato la sua richiesta di trasferimento dopo che la scuola di Hosu è stata danneggiata durante i disordini legati a Stain. Non devo ricordarvi quello che è successo, vero?”
 
Lo sguardo severo di Eraserhead viaggiò su Midoriya, Iida e Todoroki, quindi su Atsuko, Kokoro e Reiko, ma tutta la classe ebbe un tuffo al cuore a sentir nominare il nome di quel criminale che, col passare dei giorni, stava diventando così terribilmente popolare… 
 
“Prego prendi posto, Bakuhatsu… la lezione deve cominciare…”
 
Hino guardò il professore, che la invitava a prendere posto, come se fosse il suo dio tutelare, ma quello non diede alcun segno di affezione o sguardo ammiccante. Come ogni giorno, prese il libro dal cassetto, si infilò nel suo sacco a pelo e cominciò la lezione. 
 
Hino percorse l’aula andando a sedersi al banco che avevano preparato per lei, vicino a quello di Atsuko, che la fissò amichevolmente e, straordinariamente, le sorrise con calore. Hino ricambiò il sorriso e distese i nervi, cominciando a seguire la lezione. Non sapeva che Atsuko, come faceva spesso, aveva seguito il caso della ragazza tramite i vari dispacci delle forze dell’Ordine, quindi era perfettamente a conoscenza tanto dell’incendio alla scuola di provenienza della nuova arrivata quanto della sua innocenza. 
Finita la lezione e giunta l’ora di pranzo, i ragazzi si affaccendarono per andare in mensa, ma Atsuko rimase al suo posto e Reiko e Kokoro la raggiunsero. Atsuko guardò le due amiche e poi mosse leggermente la mano in direzione di Hino che stava spacchettando un bento che aveva conservato nella valigetta che si era portata, intenzionata a consumarlo in classe, da sola. 
 
Kokoro e Reiko guardarono l’amica e anche quest’ultima, normalmente sempre scontrosa, capì cosa volesse Atsuko. Kokoro si avvicinò quindi alla nuova compagna di classe: “Ciao Hino-chan! Io sono Kokoro Kyoriido, lei è Reiko Kobayashi – e Reiko alzò a mano, limitando l’espressione corrucciata sul volto – molto piacere di conoscerti!”
“Io invece sono Atsuko Katsuo, piacere” disse, sorridendo, Atsuko. 
 
Hino sorrise, imbarazzata e rispose alle presentazioni: “Il piacere… il piacere è mio! Scusate per prima, non amo molto parlare in pubblico o altro…”
 
“Oh, ti capisco perfettamente!” disse Kokoro, ridacchiando, anche lei imbarazzata. Reiko, invece, sbuffò: “Ma che ci sarà di strano a parlare… mica hai detto stronzate, ti stavi solo presentando, ecco…”
 
“Senti, Bakuhatsu-chan – disse Atsuko – ti andrebbe di venire a pranzo con noi?”
 
“Già, non stare qui in classe da sola!” aggiunse Kokoro, sorridendo. 
 
“E di sicuro io non rimango in classe dopo che ho passato tutta la giornata tra banchi e uffici di polizia” aggiunse Reiko, scocciata. 
 
“Polizia?” chiese Hino, confusa. 
 
Atsuko ebbe un brivido lungo la schiena e anche Kokoro si innervosì: “Niente di che, abbiamo riferito dei nostri tirocini… eheh…” disse la telecineta. Hino ebbe qualche sospetto inizialmente ma, vista e considerata la sua posizione, preferì non fare domande, quindi sorrise ed annuì: “Certo che mi farebbe piacere pranzare con voi!”
Kokoro sorrise: “Bene, allora andiamo su, così potremo anche presentarti tutti gli altri della classe!” 
 
Hino arrossì un po’, quindi Atsuko, alzatasi, le si fece accanto: “Tranquilla, a parte Mineta che è un pervertito sono tipi apposto… magari però non stare troppo vicina a Bakugou quando Reiko è nelle vicinanze!”
 
Reiko ringhiò: “che cosa vorresti dire, Atsuko?!” 
 
Kokoro, Atsuko e Hino risero di gusto, quindi tutte si avviarono verso la mensa, parlottando del più e del meno, ma a metà corridoio incontrarono proprio Katsuki, il quale probabilmente stava già tornando in classe. Reiko e Bakugou si guardarono in cagnesco, ma poi il biondo fece un quasi impercettibile segno di saluto verso Atsuko. La ragazza si era irrigidita un attimo a vederlo, quindi, quando il compagno di classe e di tirocinio si era allontanato, disse alle amiche: “Voi andate… io devo dire una cosa a Bakugou!” e corse via senza dare tempo alle altre di chiedere alcunché. 
 
Poche falcate e Atsuko fu al fianco di Bakugou, che pure continuò a camminare verso la classe: “Che succede, Katsuo?” le disse, leggermente infastidito. 
 
“Scusami, Bakugou-kun, non voglio disturbarti, ma volevo parlarti di quello che è successo a…”
 
“Non prendermi per coglione, so cosa è successo e che non è stato Endeavor a fermare quello coi poteri della telecineta rossa!”
 
Atsuko rimase interdetta: aveva decisamente sottovalutato l’acume del compagno di classe, pur sapendo che era molto più furbo e intelligente di quello che la sua rabbia facesse trasparire. 
 
“Ti chiedo scusa per averti tenuto fuori da tutto questo, ma la situazione è delicata, c’è la polizia di mezzo e Kokoro era in pericolo… insomma…” 
 
Per la prima volta da quando era entrata a scuola, Atsuko si sentiva realmente in difficoltà, ma Bakugou fece un gesto con la mano, sbuffando appena: “Quello che fate nel vostro tempo libero non mi interessa, e neanche mi interessa mettermi in mezzo a questioni con la polizia o cazzate simili! Tutto si è risolto e il numero due è il vero eroe, no? E allora basta stronzate, abbiamo già fin troppi rompicoglioni tra i piedi per pensare a cose ormai chiuse!”
 
Bakugou continuò convinto per la sua strada, ma Atsuko non poté far altro che sorridergli: “Grazie, Bakugou-kun!”
 
“Seh, come vuoi… ora vai a mangiare, prima che la rossa pazza mi dia la colpa del tuo ritardo!” 
 
Atsuko fece un leggero inchino verso Bakugou che comunque continuava a camminare, quindi fece dietrofront e riprese a correre per raggiungere le amiche. 
 
“Tsk… novelline…” disse Bakugou, entrando in aula e mettendosi a studiare per conto suo, fissando di tanto in tanto il banco di Midoriya con odio.
 
Kokoro, Atsuko, Reiko e Hino passarono una gradevole pausa pranzo e, nonostante la timidezza e le faccende da tenere, almeno per il momento, nascoste, si trovarono subito in sintonia tra di loro. Fu quindi con animo sollevato e più spensierato che tornarono a lezione, dove il professor Aizawa continuò le sue spiegazioni. Giunti però alla fine della lezione, Eraserhead sollevò il viso dalle carte e disse con sguardo severo: “Le Vacanze estive sono ormai prossime. Ovviamente non è razionale che possiate riposare un mese intero, quindi andremo a fare un ritiro nei boschi”
 
Tutta la classe esultò, specie Mineta all’idea, solo da lui paventata, che così avrebbe visto le sue compagne di classe in costume da bagno. Reiko sbuffò all’idea: “Una settimana insieme a tutti quei babbioni…” indicando Mineta, Sero, Kirishima e Bakugou. 
 
“Oh, quindi quest’estate niente vacanza con Katsuro…” si disse Kokoro, un po’ triste all’idea di star lontana da casa, non poter andare a far visita al fratello come aveva programmato di lì in avanti e soprattutto di star lontano dal suo ragazzo. 
 
“Sarà un ottimo modo per mettere alla prova le nostre abilità, però” disse Atsuko, seria. 
 
“Io creo fiamme… e mi volete spedire nella foresta? Siamo sicuri?” disse, ridacchiando nervosa, Hino. 
 
“Tuttavia – disse Aizawa, facendo zittire la classe con uno sguardo quasi diabolico – chi prima di allora non avrà passato l’esame finale affronterà l’inferno dei corsi estivi”
 
“EHI! IO NON VOGLIO RIMANERE IN AULA PER TUTTA L’ESTATE!” ruggì Reiko, mentre Kirishima si voltava verso tutti ripetendo, come un ossesso: “Mettetecela tutti, ragazzi!”
 
Kokoro impallidì un attimo, quindi mordendosi l’unghia del pollice disse: “Vabbè, manca ancora un po’, ci impegneremo a studiare e andrà tutto bene!”
 
“Ovvio che passeremo! Io non ci rimango chiusa in una scuola mentre fuori fa caldo e gli altri vanno a farsi una gita nei boschi!” ribatté Reiko. 
“Ho scelto il momento sbagliato per tornare a scuola… forse avrei dovuto aspettare l’anno prossimo ed evitare gli esami… aiuto!” si disse Hino, sopraffatta per un attimo dall’ansia.
 
Atsuko rassicurò tutte: “Studieremo e ci alleneremo insieme, tranquille. E potrà anche aiutarci Katsuro-kun, vero Kokoro?”
 
“Oh, certo! Lui sicuramente li ha già fatti questi esami, hai ragione!”
 
“E allora organizzeremo dei giorni in cui ci incontreremo per studiare e man mano nel corso delle settimane e recupereremo tutto con calma”
 
Kokoro e Hino accettarono subito e anche Reiko, a modo suo, acconsentì all’idea. Fu così che si concluse quel primo giorno di ritorno alla normalità, sebbene una spada di Damocle pesantissima pendesse sulla testa di tutti gli studenti, all’insaputa degli stessi meno che del povero Midoriya, appena venuto a conoscenza delle origini e della natura dei poteri di All for One. Ma la vita chiamava, e gli studenti della UA poterono continuare serenamente ad adempiere ai loro doveri. 
 
[...]


“Bene, le lezioni per oggi finiscono qui” disse il professor Aizawa, settimane dopo l’annuncio dell’imminenza degli esami e dell’arrivo dell’estate.

Reiko, Atsuko e Kokoro erano ormai inseparabili con Hino e per tutte quelle settimane, oltre a conoscersi molto meglio, avevano continuato ad allenarsi e studiare, con Katsuro che, quando poteva, lasciava loro prove di test e consigliava su cosa fare e non fare in vista degli esami. Nonostante il poco tempo a disposizione, si avvicinava per lui il momento di diplomarsi e cominciare a lavorare seriamente come eroe, il ragazzo le aiutò per quanto fosse possibile.

“Fate attenzione comunque – le aveva avvisate un pomeriggio – Pare che il preside abbia in mente qualcosa di diverso… quindi siate pronte a tutto!”

Con quella consapevolezza, le ragazze si erano preparate intensamente per tutto quel tempo, eppure quando il professor Aizawa cominciò a parlare furono comunque prese dal nervosismo.

 “Agli esami finali manca una settimana – disse seccamente il professore – Spero stiate studiando come si deve. Immagino lo sappiate già, ma non ci saranno solo gli scritti, ma anche una prova pratica. Dovrete preparare sia il corpo che la mente allo stesso tempo. È tutto”

Detto questo, il professore, lentamente, prese la via della porta e uscì. Nel momento esatto in cui l’anta sbatté contro lo stipite, la classe esplose tra le urla di disperazione di Kaminari che affermava, impaurito, di non aver studiato niente e Yaoyorozu che, con un pizzico di superiorità ma senza particolare malizia, invitava quasi mezza classe a studiare nella sua ricchissima casa.

In disparte erano rimasti Bakugou e Kirishima, il primo furibondo per il chiasso della classe e l’ostentazione di Yaoyorozu, il secondo che ammetteva candidamente di non aver studiato.

“Se vuoi faccio anche io…  - disse un furibondo Katsuki rivolto al compagno– Vuoi che ti insegni mentre ti ammazzo?!”

“Ehi, testa calda! Cos’è? Ti sei scordato di studiare e ora vuoi fare il finto superiore dando ripetizioni a Kirishima?!” urlò dall’altro capo della classe Reiko.

“EH CHI TI HA INTERPELLATO, ROMPICOGLIONI DA STRAPAZZO?!” urlò ancora più forte Bakugo, trattenuto appena da Kirishima.

Kokoro e Hino ridacchiarono a vedere la scena e anche Atsuko si espresse in un leggero sorriso, quindi Kokoro, trattenendo Reiko che voleva andare a picchiare Bakugou, propose: “Bakugou-kun, Kirishima-kun… se volete potete venire a fare ripetizione con noi, così vi rimettete in pari!”

“IO NON DEVO RIMETTERMI IN PARI, IO STUDIO SEMPRE!” ululò Bakugou, facendo spaventare Kokoro.

“Fallo per Kirishima, dai! Non vuoi mica che venga bocciato!” disse Hino, alzandosi e cercando di mettere un po’ di pace tra i due gruppi.

“Ma io non voglio ripetere con lui!”

“Ma io non voglio ripetere con lei!”

Reiko e Bakugou dissero quella frase all’unisono, si guardarono in cagnesco e quindi voltarono lo sguardo, stizziti.

“L’unione fa la forza, ragazzi! E poi noi abbiamo già un programma di cose da ripetere, e il vantaggio di un diplomando che ci può aiutare!” disse Kokoro, muovendo le braccia.

“Un diplomato! Ci potrà passare le risposte del test!” disse Kirishima, entusiasta.

“Quindi, siamo d’accordo? Ci vediamo stasera a casa di Atsuko?” propose Hino, speranzosa.

Reiko e Bakugou continuarono a guardarsi in cagnesco, ma alla fine entrambi annuirono, per somma gioia di Kirishima.

“Si, sarà impossibile essere bocciati così! Grazie ragazze, grazie davvero!” ululò Kirishima contentissimo, inchinandosi ripetutamente davanti alle quattro ragazze, imbarazzate da quella manifestazione di rispetto.

I gruppi di studio erano quindi formati… ma nessuno di loro sapeva che specie di esami attendevano loro di lì ai prossimi sette giorni.







♚Angolo autrici! ♚

Lo so che la fanfic prosegue a rilento, ma stiamo facendo di tutto per andare avanti! Non abbiamo un giorno fisso, ma non importa..questo sito lo usiamo come archivio e, magari, per conoscere anche nuove fanfic a tema Boku no Hero e altro. Grazie a chi è passato per una visita, anche veloce, grazie a chi l'ha messa tra le seguite e chi ha commentato <3.
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: MIV93