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Autore: heliodor    03/07/2021    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Siamo tutti dannati

 
Ros alzò la testa e guardò verso le mura dove il soldato stava ancora suonando il corno.
“Tre squilli” disse Ofor scuotendo la testa. “I rinnegati sono qui.”
Erano al centro dello spiazzo tra due file di venti stuoie dove avevano adagiato i feriti arrivati alla fortezza negli ultimi giorni.
C’erano almeno dodici file per circa trecento soldati che avevano tagli profondi e meno profondi, gambe e braccia spezzate o ferite così in profondità da rimanere attaccate al corpo solo da un lembo di pelle. A un uomo mancava un occhio e parte del naso. Un altro aveva la mano destra tagliata fino al polso e la carne marcita attorno al moncherino spandeva un olezzo preoccupante.
“Dovremo tagliare mezzo braccio” aveva detto Ofor esaminandolo. “L’infezione si sta già propagando.”
“Forse con l’olio” aveva suggerito Ros. “Riusciremo a contenerla.”
L’erudito aveva scosso la testa. “Inutile sprecare risorse. Manderò Blesk a tagliare.”
Ros aveva deglutito a vuoto. “Potrei” aveva esitato. “Potrei farlo io.”
Ofor aveva guardato altrove. “Blesk sa farlo meglio di te. Bisogna avere la mano ferma per amputare senza causare danni maggiori.” Si era alzato allontanandosi.
Dopo i tre squilli di corno l’attività al campo si era fatta frenetica. I feriti erano stati spostati dalla parte opposta del cortile mentre i soldati avevano preso lance e scudi e si erano radunati in formazioni compatte.
Ros aveva dato una mano a spostare quelli che riuscivano a reggersi in piedi da soli e poi era tornato indietro per trasportare gli altri.
Era stato faticoso e avevano speso mezza giornata per spostarli, ma ora il cortile era vuoto.
“Riposati” disse Ofor. “Mi servi sveglio per domani.”
“Che cosa succederà domani?” chiese, anche se temeva la risposta.
“Dicono che Gathar voglia tentare un attacco.”
Ros sgranò gli occhi. “Fuori dalla fortezza? Così rinuncerà alla protezione delle mura.”
Anche se ci capiva poco di questioni militari, combattere entro le mura era un vantaggio notevole per un esercito più piccolo.
“Toralmir mi ha detto la stessa cosa” disse l’erudito. “E anche lui concorda sul fatto che sia una follia. Gathar vuole sorprendere i rinnegati con un attacco a sorpresa. In questo momento stanno preparando il loro campo per l’assedio.”
“Funzionerà?”
Ofor scosse la testa. “Io non sono un comandante e non me ne intendo.”
“Ma?”
L’erudito sospirò. “Gathar è un buon comandante. Sa meglio di noi cosa è giusto fare o non fare.
A Ros quella risposta non piacque ma non poteva farci molto. Ed era più preoccupato per Valya. Dopo aver parlato con la strega di nome Hadena, aveva riflettuto su cosa fare per aiutarla.
La strega doveva aver intuito i suoi pensieri.
“Gathar ha messo quattro soldati di guardia davanti alla sua porta. So che Valya non avrebbe problemi a sopraffarli grazie alla spada, ma una volta uscita dalla torre dovrebbe confrontarsi con un intero esercito.”
“Se trovassi un modo per distrarre le guardie” iniziò a dire.
“Avresti trovato il modo per ammazzarti velocemente. E dolorosamente” disse la strega. “Lascia perdere, ragazzo. Per ora Valya è nel posto più sicuro di questa fortezza.”
Ros aveva l’impressione che non sarebbe stato sicuro a lungo.
“È vero quello che ho sentito? Gathar prepara un attacco?”
“Vuole cogliere di sorpresa i rinnegati.”
“Tu li hai combattuti.”
“Non ero nemmeno in prima linea” ammise Hadena con espressione triste. “Ero arretrata fino alla seconda linea per guidare una carica di cavalleria, ma la ritirata ha reso inutile il nostro movimento.”
“Pensi che i rinnegati si faranno cogliere di sorpresa?”
La strega fece una smorfia. “Sono peggio armati e meno addestrati di noi, ma sono di più. Se Gathar riuscisse a spezzare il loro morale, forse riuscirebbe a farli ritirare. O almeno a ritardare l’inizio dell’assedio. L’inverno non è distante e sarebbero costretti a ritirarsi. Avremmo il tempo di allontanarci anche noi e poi ricominciare a combattere con la bella stagione.”
“E se Gathar fallisse?”
“Inutile pensarci adesso.” La strega fece per andarsene.
“Vai anche tu a combattere?”
“Ho una carica di cavalleria da guidare” disse Hadena voltandosi appena. “E stavolta non me la voglio perdere.”
Ros non condivideva il suo ottimismo ma non aveva idea di come far uscire Valya da quella torre. Con una scusa ci passò davanti gettando una rapida occhiata al portone d’ingresso. C’erano dei soldati di guardia. Avevano l’aria annoiata di chi preferirebbe essere altrove, ma dal punto in cui si trovavano potevano osservare tutto il cortile interno. Se avesse provato ad avvicinarsi l’avrebbero visto arrivare almeno cento passi prima.
Potrei andarci di notte, si disse.
Quella sera passò di nuovo dinanzi al portone e adocchiò il fuoco acceso per illuminare il tratto di cortile antistante.
I tre soldati di guardia erano cambiati e sedevano sui gradini che portavano all’ingresso chiacchierando tra di loro.
Pazienza pensò Ros. Troverò un altro modo. o un altro momento.
L’armata di Gathar lasciò la fortezza il giorno seguente. Le formazioni di dieci file per dieci colonne passarono sotto l’arco che delimitava l’ingresso. Dopo di queste passarono i cavalieri, sia quelli armati di lancia e scudo sia quelli col mantello.
Ros seguì in silenzio la sfilata e quando, quasi all’ora di pranzo, tutti i soldati ebbero lasciato la fortezza, il cortile sembrò vuoto e silenzioso.
Con i feriti sistemati dalla parte opposta, non c’era molto lavoro per i guaritori lì e non aveva alcun buon motivo per restare.
Ofor lo convinse a venire via con lui nella sua tenda. Qui c’era Toralmir che attendeva, l’espressione affaticata.
“Ti saluto” disse Ros rivolgendogli un leggero inchino.
“E io saluto te” rispose l’erudito con tono stanco.
Ofor prese una coppa e vi versò dentro della birra. “Viene da Lormist. L’ho conservata per i momenti più importanti” disse sottolineando la frase con un mezzo sorriso. “Come questo.”
Prese altre due coppe e le riempì, offrendone una a Ros.
Lui la prese con prudenza. “Ti ringrazio.”
“Il tuo allievo è educato” disse Toralmir bevendo la birra. “Non come il mio Folmon.”
Ofor si accigliò. “Cosa ha fatto di così terribile da farti arrabbiare?”
“È svogliato” rispose Toralmir. “E risponde sempre male.” Poggiò la coppa sul tavolo. “Ti ho giudicato male, Ofor. Non sei la persona peggiore della tua armata.”
L’erudito sorrise. “E tu non sei il peggiore di questa fortezza.”
Ros li osservò imbarazzato.
“Perché quella espressione?” chiese Ofor. “Ti aspettavi che ci azzuffassimo?”
Ros scrollò le spalle.
“Gathar ha fatto mettere Keathana in una stanza della sua torre” disse Toralmir. “Per la sua sicurezza, dice.”
“I comandanti Talmist che cosa ne pensano?” chiese Ros.
“Sono partiti insieme a Gathar” rispose Ofor. “Il comandante ha preteso che la guarnigione Talmist partecipasse alla battaglia. Per dimostrare la loro lealtà.”
“La fortezza è indifesa?” domandò sgomento.
“C’è la guarnigione di Patyna” disse Toralmir. “Trecento soldati e venti mantelli. Più un centinaio di feriti.”
Ros aveva curato alcuni di quei soldati e a malapena si reggevano in piedi. “Non sono abili a combattere” disse.
Ofor sorseggiò dalla coppa. “Se i rinnegati verranno qui, non ci sarà una vera battaglia.”
“Ci arrenderemo?” chiese.
“Patyna non sembra una strega capace di concepire la resa” disse l’erudito. “Ha perso un figlio nell’attacco a sorpresa dei Talmist a Cadrik.”
“Di Hylana” disse Toralmir.
Ofor scrollò le spalle. “Credo che per Patyna non ci sia molta differenza.”
Toralmir si alzò a fatica. “Devo tornare alla mia torre. Finché ne ho una a cui tornare. Gathar ha fatto mettere in una torre più sicura Shi’Larra e io non ho molto da fare, se non attendere.”
“Siamo tutti nella stessa situazione” disse Ofor.
“È stato un piacere parlare con te, maestro Ofor.”
“Non sono mai diventato maestro.”
“Penso che questa guerra ti renderà degno di tale titolo.” Guardò Ros. “Tu hai trovato quello che cercavi? Non sei più tornato alla biblioteca.”
Ros annuì. “Avrei voluto parlarti di questo, non appena ce ne fosse stato il tempo. E l’occasione.”
Toralmir scrollò le spalle. “Il tempo ora non mi manca e quale occasione migliore di questa?”
Ros raccolse il coraggio e tirò fuori dalla tasca il foglio dove aveva mostrato a Valya giorni prima.
L’erudito gli lanciò un’occhiata dubbiosa. “Che cos’è?”
Ros spiegò il foglio sul tavolo. “Sono dei simboli” disse.
Toralmir li esaminò da vicino. “Interessante. Dove li hai trovati?”
“Io” disse esitando. “Ho promesso alla persona che me li ha dati di non rivelarlo.”
“Se è una scusa è molto scortese da parte tua” l’ammonì Ofor.
Ros arrossì.
“Ma se è un giuramento” proseguì Ofor. “Fai bene a tenere fede alla parola data.”
Toralmir stava esaminando i simboli passandoci sopra l’indice. “Davvero interessante. Non vedevo simboli come questi da parecchi anni. Quando mi hai chiesto di accedere alla biblioteca volevi tentare di tradurli?”
Ros annuì.
“Ci sei riuscito?”
Annuì di nuovo.
Il viso di Toralmir si illuminò. “Ti avevo sottovalutato, Ros Chernin. Qual è il loro significato? Sempre che tu non abbia giurato di mantenere il segreto anche su questo, s’intende.”
Scosse la testa. “La traduzione” disse. “È questo il problema.”
“Hai detto di averli tradotti.”
“Non hanno alcun senso” disse.
Ofor tossicchiò. “A volte in un testo senza senso può nascondersi qualcosa di sensato. Forse chi ha tracciato quei simboli voleva nascondere il loro vero significato.”
Toralmir annuì con vigore. “Esiste una tecnica per mescolare tra loro le parole e rendere il loro significato oscuro a chiunque le legga senza avere un modo per rimetterle nell’ordine corretto.”
“È molto interessante” disse Ros. “Potresti insegnarmela?”
“Purtroppo non la conosco, ma posso consigliarti qualche testo nella biblioteca dove provare a impararla. Dovrebbe esserci un saggio di Gorluin Cynev che potrebbe introdurti all’argomento.”
Ofor tossicchiò di nuovo.
“Chiedo scusa” disse Toralmir. “Penso che Ros voglia parlarci della traduzione. Giusto?”
Ros annuì e prese un secondo foglio piegato in quattro. Lo aprì e lo passò all’erudito.
“Questo è tutto quello che sono riuscito a ottenere dalla traduzione dei simboli. Come puoi vedere, sono frasi senza senso.”
Toralmir scorse il foglio dall’alto verso il basso in silenzio. A ogni lettura il suo viso diventava più pallido e l’espressione accigliata.
“Questo” disse con voce esitante. “Questo non è possibile. È inconcepibile.” Alzò gli occhi verso Ros. “Come hai ottenuto questi simboli, ragazzo?”
“Ho giurato di non rivelarlo” disse.
Toralmir scosse la testa. “Allora potremmo essere tutti dannati. E non ci sarebbe alcuna salvezza.”

 
  
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