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Autore: Ahimadala    10/07/2021    3 recensioni
Ci sono campane nuziali all'orizzonte.
Hermione Granger, felicemente single, si ritrova sotto il mirino di tutte le riviste di gossip quando il matrimonio del suo ex, Ron, si avvicina.
In preda alla disperazione, si allea con il suo rivale sul lavoro, il single seriale, ma altamente desiderabile secondo i giornali, Draco Malfoy.
Il loro piano é semplice: trascorrere due settimane fingendo di essere follemente innamorati per poi andare ognuno per la propria strada una volta concluso il matrimonio.
Dovrebbe esser facile.
Loro sono, dopotutto, cordiali nemici.
Questa storia NON è mia, ma è la traduzione dell'opera di Senlinyu e Stargazing121.
Genere: Commedia, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Lui, Draco Malfoy, era fantastico.

E pensare che era stato in grado di ingannare l'intero Ministero, no, l'intera comunità magica londinese, facendogli credere di essersi innamorato di una tale arpia, una bisbetica strega.

La cosa dava sicuramente credito delle sue capacità recitative e delle sue magnificenti abilità comunicative.

E se lei non avesse più voluto vedere la sua biblioteca? 

A lui non importava.

Significava che non si sarebbe più intrufolata a casa sua a tarda notte, affogata nel gin, con il suo profumo di lime e limone, le sue calde curve che riusciva ad avvolgere con un solo braccio e i suoi ricci color cioccolato.

Lui aveva bisogno del suo sonno di bellezza, comunque, e non di prendersi cura di una Granger ubriaca che si aggirava per la sua antica biblioteca fino alle prime ore del mattino.

La cosa non lo sfiorava minimamente.

Avrebbe lasciato che il giudizio della grifona gli scivolasse addosso come un'onda sulla riva del mare.

Poteva gestire un po' di negatività, soprattutto se proveniva da qualcuno la cui opinione non aveva per lui alcuna valenza.

Bastava guardare i suoi vestiti per capire che Hermione Granger non avesse il benché minimo senso del gusto.

Viveva in capi a collo alto e gonne che sapevano di negozio di seconda mano, e continuava ad indossare il rosso. 

Rosso.

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Rosso era il colore del segnale babbano di stop, della liquirizia alla fragola, dei capelli di Ronald Weasley e tante altre cose che trovava disgustose ed eccessivamente rumorose.

Il colore dell'acceso maglione scarlatto che indossava, che si rigirava intorno alla sua gola in un modo così accademico  e pretenzioso da fargli venir voglia di strapparglielo di dosso.

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Udí il rumore di piccoli passi alle sue spalle.

"Draco!"

Continuò a camminare. Aveva dei posti in cui andare, cose da fare. Era un uomo impegnato dopotutto, e non aveva più tempo da perdere dietro alla Granger e ai suoi ridicoli piani.

Il rumore di passi alle sue spalle aumentò.

Stava correndo?

Uno sguardo con la coda dell'occhio gli diede la conferma che Hermione Granger lo stava inseguendo, a piedi scalzi, lungo il corridoio del ministero.

Svoltò velocemente per un angolo a caso, ed udí uno squittio e dei piedi slittare sul pavimento lucido, notoriamente scivoloso.

Sussultò quando udí l'urto. Ovviamente Hermione aveva colpito il muro pur di assecondare la sua ossessione di avere sempre l'ultima parola.

Provò pietà per lei e rallentò il passo.

Dopotutto era un uomo generoso. 

Lei si spinse in avanti e finalmente lo raggiunse.

"Io ho fatto"- disse, in un tono leggermente seccato e senza fiato, mentre correva lentamente accanto a lui- "tanto lavoro quanto-".

La guardò dall'alto in basso, prima di fare saettare gli occhi intorno al corridoio deserto in cui si trovavano. "Silenzio adesso, mia cara" disse, mettendo un po' troppa efansi sul vezzeggiativo "non vorrai far saltare la nostra copertura e costringermi a rimediare ai tuoi danni".

Accellerò un'altra volta il passo, intento a lasciarla nella scia del suo disprezzo, castigata e senza parole di fronte alle sue risposte taglienti.

Era stanco di giocare a questo stupido gioco con lei.

Al diavolo il The Social Snitchers. Non gli importava se tutto il mondo sapesse che era single. L'importante era che non dovesse più perdere neanche un secondo della sua vita ad assecondare le assurde idee di Hermione Jean Granger.

Nel momento in cui aveva creduto che lei gli piacesse stava in realtà avendo un' indigestione. 

Personalmente, non aveva mai sofferto della sindrome del colon irritabile. Apparentemente, tuttavia, Hubert soffriva di una forma cronica, e sebbene il pensiero di condividere qualsiasi sorta di malattia con il suo lontano cugino fosse qualcosa notevolmente preoccupante, altrettanto preoccupante era il pensiero che potesse essere attratto da Hermione Granger.

Erano state l'aria fredda della sera, lo champagne e il gelato ad avergli fatto credere, in quella gelida notte di febbraio, che la spiacevole sensazione nel suo stomaco fossero i primi segni di un amore nascente e non, cosa che adesso appariva più che evidente, un attacco di reflusso gastrico.

E comunque, chi si credeva di essere lei?

L'unica cosa che avrebbe dovuto fare era  dirgli di saltare, e lui sarebbe stato pronto ad appendersi in bilico al parapetto, proiettato verso gli abissi.

  Non era completamente certo di che sorta di abissi si trattasse, ma ogni volta che lei indirizzava il suo sguardo pensieroso verso di lui si sentiva come se stesse precipitando senza nulla a cui potersi aggrappare. 

Il suo stomaco si attorcigliava su se stesso, come se fosse alla deriva in un mare in tempesta, e, solo per un secondo, si sentiva come se avesse perso l'equilibrio. Ma quel secondo era abbastanza per farlo cadere.

Questo sentimento di ansia e nausea diventava più intenso giorno dopo giorno; era come se una semplice parola da parte della grifona potesse abbatterlo con la stessa facilitá di un calcio sul diaframma.

Era stata così vicina a lui l'altra notte. O forse era lui ad essersi sentito vicino a lei: appoggiandosi contro la sua spalla mentre lei faceva scorrere le mani tra le pagine, ridendo mentre sollevava un raro tomo come fosse un bambino, avvolgendolo tra le sue braccia come se non volesse mai più lasciarlo andare.

Aveva assorbito ogni suo sospiro e sguardo meravigliato, immergendo sè stesso nella sua passione e conoscenza.

Non aveva idea di come lei facesse a conoscere e conservare così tante informazioni, ma il fatto che fosse così affascinata e curiosa nei confornti del mondo che la circondava era magnetico. Gli faceva venire voglia di imparare, di leggere, di migliorarsi solo per poter conversare con lei nella sua stessa lingua.

Il tonfo del piede della grifona produsse un rumore quasi assordante nello stretto corridoio.

Continuò a camminare, giurando a sè stesso che avrebbe mantenuto lo sguardo dritto davanti a sè. Raddrizzò le spalle. Non doveva sorprendersi del fatto che la Granger non lo avrebbe lasciato andare senza prima combattere, non con la sua infuocata passione di avere sempre ragione.

La sentì prima ancora di vederla. 

Questo fu dovuto per lo più alla sua silenziosa promessa di mantenere lo sguardo saldamente fisso davanti a sè e non darle soddisfazione, seppur stesse così dando falso credito alle sue capacità furtive, che erano delicate come quelle di un elefante sui pattini.

La sentì correre per superarlo, e vide la sua massa di ricci mentre si fermava dinanzi a lui. Gli avrebbe sicuramente bloccato la strada, se lui non avesse avuto i riflessi di una pantera. 

Un'elegante pantera, che giocava a quidditch durante i weekend, e che aveva iniziato a giocare a rackteball lo scorso anno perche i 30anni incombevano su di lui come.... la Granger. Dannazione.

Non aveva intenzione di rallentare. Qualunque cosa lei avesse detto, non si sarebbe fermato, niente avrebbe potut-

Inciampò in avanti come un cerbiatto che compie i suoi primi passi, e gli ci volle un momento per rendersi conto che lei gli aveva fatto lo sgambetto. Aveva allungato il piede in avanti in una meravigliosa ed accurata imitazione di un impertinente bulletto scolastico, facendolo inciampare nel corridoio.

La grifona afferrò la parte anteriore della sua giacca, e lui pensò che forse non lo aveva fatto inciampare intenzionalmente, che forse era stato tutto un incidente e forse questo era il suo modo maldestro di aiutarlo. Aveva ipotizzato tutto questo, finchè lei non lo tirò in avanti, facendo collidere le loro labbra.

Era come se le labbra di Hermione avessero scacciato ogni pensiero coerente dalla sua testa. Il suo cervello smise letteralmente di funzionare. Il suo corpo, tuttavia, no. 

I suoi occhi si chiusero e le sue mani finirono tra i capelli della grifona prima che potesse rendersene conto, attirandola più vicino mentre la sua bocca scivolava su quella di lei, cercando di prendere il controllo del bacio. Hermione lo spinse all'indietro, sollevandosi sulle punte in modo da premere con più forza le proprie labbra contro le sue.

Le sue mani strinsero la sua giacca  in un modo per cui si sarebbe normalmente lamentato, se non fosse stato impegnato a cercare di infilare la propria lingua nella sua bocca.

Arricciò le proprie dita, rinsaldando la presa sui ricci alla base del collo della grifona, inclinando la sua testa verso l'alto. La immobilizzò in quel modo, muovendo la propria bocca contro quella di lei con un'intensità tale che la sua vista divenne sfocata.

Avvertì l'esitazione della grifona nel leggero irrigidimento delle sue labbra. Rallentò la discesa delle proprie labbra sulle sue, accarezzando lentamente il centro del suo labbro inferiore con il proprio labbro superiore. 

La sua morbidezza era intossicante; le sue labbra, la sensazione dei suoi capelli che scivolavano tra le sue dita, e il calore del suo corpo contro il proprio. 

La bocca del giovane sfiorò il labbro inferiore della grifona, accarezzandolo da un lato all'altro. Sapeva di menta peperita. 

Sapeva che si trattava di menta peperita perchè era il gusto del dentifricio che si trovava nel suo bagno privato al manor. Quella consapevolezza provocò un brivido lungo la sua spina dorsale.

Lei si rilassò, allentando la presa sulla sua giacca e appoggiando le mani contro il suo petto. Lui la diresse all'indietro, finchè non sentì la pietra fredda del muro contro le proprie nocche. La sua mano percorse la spina dorsale della grifona, arrestandosi sulla parte bassa della sua schiena. La spinse gentilmente in avanti, così che il suo corpo fosse un tutt'uno con il proprio. 

Con la sua mano libera, fece scorrere il pollice lungo la sua mascella, e, avvolgendo il mento di Hermione nel palmo della propria mano, fece scorrere con lentezza esasperante le proprie dita su e giù lungo il collo di lei.

Hermione emise un piccolo suono in fondo alla gola, che lui attutì mentre approfondiva ulteriormente il bacio. Qualcosa in quel piccolo rumore accese una scintilla nel suo cervello, e la sua capacità di pensare e analizzare la situazione ritornò indietro.

Stava baciando Hermione Granger.

Non era una fantasia che aveva costruito nelle ore trascorse da solo a letto, o un ozioso sogno ad occhi aperti che aveva fatto mentre la guardava mangiare il gelato con dolorosa lentezza, e nemmeno un finto scenario delle loro false scappatelle romantiche per il ministero. 

Questa era una vera scappatella; stava avendo un vero, romantico, appassionato momento con Hermione Granger, e lo aveva iniziato lei.

Nella sua immaginazione, aveva sempre pensato che sarebbe stato lui il primo ad accendere definitivamente la loro chimica, trasformando le scintille in un fuoco e la tensione in tensione sessuale. Ovviamente, vedendo come lei sembrasse evitare coinvolgimenti romantici come la peste, il che era proprio il motivo per cui avevano instaurato questa finta relazione, non aveva mai pensato che la situazione in cui si sarebbero dati un vero bacio si sarebbe mai presentata, soprattutto su iniziativa di Hermione.

A meno che... questo non fosse in realtà un vero bacio.

Questo pensierò gocciolò nel suo cervello come ghiaccio che si scioglie.

Era tutto uno spettacolo? Qualcuno stava per svoltare l'angolo e beccarli sul fatto, così come avevano già fatto altre volte prima d'ora?

Granger aveva appena inscenato una farsa senza dirgli nulla?

La mano che stava accarezzando il volto della grifona si immobilizzò. Lei emise un altro suono, ma questo fu più una protesta che un verso di piacere. Gli piaceva credere di esser in grado di riconoscere i sospiri di piacere delle ragazze, ma dal momento che Hermione aveva passato tutta l'ultima settimana a gemere affannosamente nel suo orecchio, iniziava a dubitare di questa sua abilità.

Si tirò indietro, anche se il suo corpo e la sua dolora erezione lo implorarono di non farlo.

Aprì gli occhi, sentendo le sue labbra gonfiarsi e bruciare lentamente mentre osservava le labbra di lei, rosse e gonfie. La sua bocca era leggermente aperta, ed il suo respiro affannoso.  C'era un affascinante rossore sulle sue guance.

Non sembrava che stesse recitando; aveva l'aria di chi è stata appassionatamente baciata.

"Granger?" disse, la sua voce rauca e profonda.

La sua lingua scivolò fuori; era come se lo stesse assaggiando, così come lui stava assaggiando lei. 

"Guardami". Si trattene dall'impulso di premere il pollice nel  centro del suo labbro inferiore così da sentirne la morbidezza. "Per favore".

Non c'era quasi più nessuna traccia del marrone all'interno dei suoi occhi, le sue pupille erano così dilatate da aver completamente oscurato le sue iridi. Il buco nero delle sue pupille lo inghiottì, facendogli desiderare di affondare al suo interno e allo stesso tempo temere ciò che sarebbe successo se lo avesse fatto.

Voleva chiederle cosa stesse facendo, perchè lo aveva inseguito, perchè lo aveva baciato? Tuttavia, vista la generale incapacità della grifona di lasciare una domanda senza risposta, non si sentiva a suo agio a chiedere spiegazioni. E se lei ci pensasse, e poi a lui non piacesse la sua risposta? e se poi avesse rimpianto la benedizione dell'ignoranza?

Il labbrò inferiore di Hermione tremò leggermente, e tutta la razionalità del giovane andò in fumo. Afferò il suo mento ancora una volta, accarezzando il suo labbro con la punta del pollice. Hermione sospirò al contatto, il suo respiro caldo contro la pelle di Draco.

Lo stava fissando con una tale dolcezza negli occhi che sembrava impossibile che ci fosse il minimo briciolo di malizia in lei. 

Il chè era un pensiero incredibilmente stupido da parte sua, visto che lei stava mentendo ai suoi migliori amici riguardo la loro relazione.

Tuttavia, la dolorosa erezione menzionata precedentemente aveva allontanato un bel po' di sangue prezioso dal suo cervello.


La baciò di nuovo, perdendosi completamente in lei.

Fece scivolare il proprio braccio dietro la schiena della grifona, avvolgendo la sua vita sottile e attirandola il più vicino possibile. Aveva già sentito il suo corpo in questo modo, era già stato così vicino a lei prima d'ora, ma era sempre stata una recita; c'era sempre un secondo fine alla loro vicinanza, ed era sempre per motivi di necessità piuttosto che per attrazione. 


Non che, doveva ammettere, la sua curiosa attrazione verso di lei non fosse effettivamente cresciuta. Si era ritrovato incastrato in così tante situazioni pseudo-sessuali insieme a lei che la sua mente era naturalmente andata ben oltre gli aspetti logistici ed accademici di quello che stavano facendo. 


Dovevano apparire innamorati, e dunque era stato costretto ad immaginare come sarebbe stato. Ma c'era sempre stata quella barriera, sia fisica che mentale, che Hermione aveva eretto tra di loro.

Si, lei lo aveva toccato. Si, lei gli aveva permesso di toccarla. Si, lei aveva sospirato e gemuto e nel suo orecchio. Si, lei aveva avvolto le sue gambe intorno ai suoi fianchi attirandolo verso di lei. Ma era sempre stato per qualcun'altro: un publico. Non era mai stato per lui, nè tantomeno per sè stessa.

I movimenti della grifona erano incerti mentre le sue mani risalivano lungo il suo petto, avvolgendosi intorno al suo collo. Non sembrava che avesse paura, ma più che altro che fosse insicura delle proprie azioni, mentre afferrava il retro dei suoi capelli e le sue unghie gli accarezzavano la nuca.


Un lungo e delizioso brivido di piacere corse lungo il corpo di Draco, focalizzandosi nel suo inguine.


Il suo gemito fu ovattato dal loro bacio, ma lui avvertì le vibrazioni da esso prodotte lasciare il suo corpo e diffondersi in quello di Hermione.

La sentí sollevarsi sulle punte dei piedi, premendo il seno contro il suo petto. Dopo la fantastica scoperta che la Granger aveva un seno sorprendentemente largo, che nascondeva criminosamente sotto strati di cardigan extra-large, era diventato più che un po' ossesionato dall'idea di avvicinarsi ad esso. Perciò, il fatto che lei si fosse letteralmente spalmata sul suo torso era un'ottima consolazione al  non averci ancora messo su le proprie mani.

Tuttavia, la sua stretta vicinanza significava anche che non vi era più alcuna possibilità che la sua notevole erezione venisse confusa per la sua bachetta.

Hermione fece scorrere le dita tra i suoi capelli, aggrappandosi alla sua nuca con una forza sorprendente. Era eccitante, ed il suo corpo rispose a quel gesto.

La spinse ancora di più contro il muro, la sua mano contro il collo della grifona. Il suo pollice notò il suo battito, meravigliandosi di quanto fosse accelerato.

Era elettrizzata tanto quanto lui.

Hermione emise un piccolo gemito mentre le dita del giovane le accarezzarono le clavicole, esplorando la curva delle sue delicate spalle, affondando il pollice in quei punti sensibili che erano oh-così tesi.

Granger sembrava trattenere tutto lo stress nelle spalle, il chè era davvero dannoso per la sua postura. Doveva ricordarsi di offrirle un massaggio qualche volta. Personalmente.

L'immagine di Hermione Granger con niente addosso a parte un asciugamano, e di sé stesso con solo una piccola boccetta di olio, stava facendo meravigliose e terribili cose al suo corpo e alla sua mente.

Succhiò il suo labbro inferiore, implorandola di aprire la sua bocca a lui.

La bocca della grifona si aprí, ma prima che lui potesse fare qualcosa, Hermione afferrò il suo labbro inferiore tra i denti, mordendolo. 

Era delicata,  così meravigliosamente delicata; era come se avesse paura di  fargli male, ma questo suo piccolo gesto dominante risvegliò qualcosa in lui. 

Si tirò indietro, fissando il viso di Hermione senza realmente focalizzarsi su qualcosa; semplicemente notando i suoi occhi semi-chiusi e le sue labbra gonfie. Era merito suo; lui aveva posto in questo stato di offuscata confusione la donna che non perdeva mai il controllo della situazione. 

A meno che non stesse bevendo gin tonic, apparentemente. Ma anche in quel caso, continuava comunque a sforzarsi di apparire coerente in un modo assolutamente adorabile. 

Ed eccola qui adesso, aggrappata a lui per mantenere l'equilibrio, le sue braccia avvolte intorno al suo collo e le labbra rosse per i suoi baci. 

"Fallo ancora" disse Draco, irrigidendo le braccia intoro  al corpo della grifona, "ma più forte".


Lei era un angelo, un tesoro. Come potevano gli altri trovarla seccante, o difficile, o esagerata? Era la personificazione della perfezione. Soprattutto quando afferrò il suo viso e succhiò il suo labbro inferiore fino al punto in cui pensò che potesse lasciargli un livido. 

E poi lo morse. Forte.

Non ricordava una volta in cui si era sentito più eccitato di così. Probabilmente non era mai successo. Aveva quasi paura che la sua erezione non sarebbe mai sparita, e avrebbe dovuto portarsi dietro quel bastone per il resto della sua vita, e tutto per colpa di quello che Hermione Granger era capace di fare con la bocca... e la lingua. Avrebbe davvero voluto vedere cosa avrebbe fatto con un cocktail con panna e ciligie. 

Era il genere di cosa che faceva venire ad un uomo certe idee.

Diverse idee, ma quella che adesso tormentava il suo cervello con più insistenza rigurdava il suo bisogno di affondare tra le cosce di lei su una scrivania o qualsiasi altra superficie piatta, come avevano fatto innumerevoli volte prima d'ora. Solo che adesso l'avrebbe veramente baciata.

Armeggiò contro il muro dietro di lei. Era doloroso separare anche solo un dito dalla sua persona, sebbene fosse con l'intenzione di trovare un posto un po' più appartato.

Ricordava di aver visto una porta con la coda dell'occhio, forse una specie di armadio delle scope.

Il retro della sua mano urtò con successo contro la maniglia di una porta. Afferrò la vita di Hermione con più forza, spingendo entrambi verso di essa.

  Non fu il più elegante dei gesti, ma dal momento che la lingua di Hermione stava lussoriosamente tormentando la sua bocca, fu in realtà più che impressionato dall'agilità dei suoi movimenti. 

Le sue dita esploranti trovarono la maniglia. L'afferrò. 

Forse non aveva reso le sue intenzioni chiare ad Hermione.

Avrebbe potuto essere per una serie di ragioni, ma guardandosi indietro credeva che il motivo principale fosse che non era stato in grado di comunicare verbalmente le sue intenzioni, e questo per via della sua riluttanza nello smettere di baciarla. Questo era forse stato l'ostacolo principale alla comunicazione.

Perciò, quando aprì la porta alle sue spalle, Hermione barcollò, aggrappandosi alla sua giacca per la seconda volta quel giorno.

Ci fu il suono di qualcosa che veniva strappato, il ché preannunciava un inevitabile destino, e centinaia di galeoni di vestito italiano, fatto a mano e su misura, si arrenderono all'inevitabile forza di gravità e furono strappati via dal suo corpo. 

Ci fu un urlo femminile, ma che non somigliava affatto a quelli che aveva udito, e provocato, ad Hermione. Questa voce era più vecchia, più stridula - se possibile- e somigliava molto di più all'urlo che aveva udito la scorsa settimana, quando aveva fatto notare alla signora Bungsley- Terpinton che era arrivata al ministero con addosso una vestaglia di flanella con sopra stampati una specie di teneri animaletti. 


Era stato troppo impegnato a distogliere lo sguardo per evitare qualche sorta di danno permanente per capire di che animali si trattasse, ma aveva visto abbastanza da capire era quel tipo di animale generalmente considerato carino da nonne e pro-zie.

Per quelli che si fossero persi la scena, Draco avrebbe voluto allestire una rappresentazione teatrale.

Hermione Granger era sul pavimento, essendo caduta dalla grande altezza di mezzo metro. Dal momento che aveva avuto la lungimiranza di aggrapparsi al suo vestito per rallentare la caduta, le sue mani  stringevano i resti di ciò che una volta era un bellissimo completo cucito su misura, grigio scuro. 

Lui, Draco Malfoy, era piegato in avanti, le sue braccia prive della calda e meravigliosa forma di Hermione Granger, intente a stringere l'aria nello spazio in cui lei si trovava, mentre dalle sue spalle i resti della sua giacca scivolavano lentamente verso il pavimento, lasciandolo semi-nudo.

Di fronte a lui vi era una scrivania, e dietro la scrivania sedeva la signora Bungsley-Terpinton, la bocca spalancata, la sua dentiera sul tavolo dinanzi a lei, ovviamente volata via dalla sua bocca per la forza del suo urlo, mentre le sue mani stringevano il seno come se stesse per ricevere l'estrema unzione.


Non era certo di chi tra loro tre sembrasse più sul punto di avere un infarto. Forse lui stesso.

Il suo cuore batteva ad un ritmo accelerato, l'aria urtava la pelle scoperta della sua schiena e delle sue spalle,  mentre cercava vagamente di ricordarsi che boxer avesse indossato quella mattina. Sperò con tutto il cuore che non fossero quelli con i boccini d'oro stampati sopra, ma aveva il presentimento che la sua terribile sfortuna non fosse ancora finita per quella giornata.

Ci fu uno sbuffo alle sue spalle, e lentamente si voltò, trovando il suo migliore amico, Blaise Zabini, in piedi dietro di lui, uno sguardo compiacuto e di immensa gioia rigava i suoi lineamenti.

"Bei boxer, amico", disse, prima di bere delicatamente dalla sua piccola tazza di caffè espresso. "Davvero sexy".





Piccolo, triste appunto delle autrici: Cordial Enemies sarà in pausa fino al 29 agosto. Una delle due autrici, Stargazing, sta scrivendo la sua tesi di laurea. Perciò entrambe si prenderanno una pausa.




   
 
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