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Autore: Chiccaxoxo    18/07/2021    1 recensioni
Ester, diciannove anni appena diplomata, figlia di uno scienziato di fama mondiale. Sia lei che i suoi amici sono irresistibilmente attratti dal lavoro di suo padre e dalle sue spettacolari invenzioni, nell'arco di un'estate, in un piccolo paesino, non potranno resistere alla tentazione di provarne alcune. Ho cercato di immaginare come potrebbe essere il mondo nel 3007.
Genere: Avventura, Science-fiction, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era necessario passare all’azione il più presto possibile, i due ragazzi decisero per la mattina seguente. Ester ed Andrea partirono con i loro motorini, come se andassero semplicemente a fare una passeggiata. Cris, che non sapeva nulla di tutta la faccenda, era rimasto a casa davanti ai videogiochi, insieme con il suo amico Alessio, mentre Giovanni non poteva dare loro una mano dal momento che era dovuto rientrare al suo posto di lavoro, avrebbero dovuto sbrigarsela interamente da soli. I due amici parcheggiarono davanti al cancello del Centro di Ricerca Koller.

“Peter, sono Ester, fammi passare.”

Come avevano previsto, il supercomputer diede via libera ad entrambi, senza creare problemi. I ragazzi attraversarono il cortile, lo schermo ad ologrammi mandava l’immagine di Pegaso, il bianco cavallo alato. L’animale mitologico volava tra le nuvole del cielo, ad un tratto usciva dallo schermo per sorvolare il piazzale. Ester e Andrea si fermarono per ammirare il cavallo che volava sopra di loro, sembrava vero, l’ologramma ricreava anche l’ombra. Dopo avere compiuto tre giri del cortile, Pegaso rientrava nello schermo per scomparire. I ragazzi proseguirono, Peter fece trovare loro il portone aperto. Nell’atrio alcuni colleghi del padre salutarono Ester, per niente sorpresi di vederla lì. Salirono sull’ascensore.

“Peter, portaci al sesto piano.”

Giunti a destinazione, Ester cominciò a camminare con passo svelto e deciso lungo il corridoio, Andrea ebbe l’impressione che conoscesse quel posto meglio di casa sua. La ragazza si fermò senza esitazioni davanti a una delle porte marroni che si aprivano su entrambi i lati del corridoio.

“Peter, facci entrare.”

Ester non aveva sbagliato, in quella stanza si trovava veramente la macchina del tempo. Un uomo si aggirava tra i vari strumenti disposti nel locale, Ester e Andrea lo riconobbero al volo, era Leonardo. Lo avevano visto il giorno in cui il Centro era stato aperto al pubblico, quella volta si trovava nella sezione adibita alla cura delle malattie genetiche.

“Ester!” la salutò l’uomo sorridendo “Come mai da queste parti?”

“Sono passata per vedere come procede la costruzione della pista per Freccia Solare” mentì la ragazza “Nell’occasione ho pensato di portare il mio amico a fare una visita al Centro.”

“Davvero un’ottima idea!” esclamò Leonardo continuando a controllare chissà quali strumenti.

“Ma tu non eri addetto alla sezione delle malattie genetiche?” continuò Ester.

“Peter ha riferito che ci sono dei difetti nei suoi collegamenti con StoriaJou – 01” spiegò lo scienziato “Non c’era nessun altro disponibile, così sono venuto io a dare un’occhiata.”

Senza dire nulla, Ester aprì la porta della macchina del tempo premendo un pulsante, segno che il supercomputer non aveva nessun potere su essa. La ragazza, silenziosamente, entrò nella macchina facendo cenno ad Andrea di seguirla. Il quel momento Leonardo li vide e esclamò mentre il sorriso scompariva dalla sua faccia: “Ehi, che diavolo avete intenzione di fare?”

Ester richiuse velocemente la porta dicendo ad Andrea: “Ricordi che numero era la Bosnia?”

“Mi pare diciassette.”

Ester programmò in fretta e furia la macchina, a volte voltandosi nervosa e sudata per vedere cosa stava facendo Leonardo, senza dare al suo speaker la possibilità di parlare, elencò alla fine, tutti insieme, i dati che aveva impostato la ragazza: Nazione numero diciassette: Inghilterra, confermato.

“Ho sbagliato ancora!” esclamò Ester : “Ho perso troppo la concentrazione per tenere d'occhio Leonardo”

La macchina continuò: Città: Sarajevo, attenzione, città e nazione non concordano, nuova destinazione: Londra, confermato; Anno: 1214, confermato.

“Ester, anche una cifra della data è sbagliata” Andrea era terrorizzato, la sua amica lo vedeva tremare.

La ragazza era rimasta senza parole, deglutì con la bocca secca la la nausea che le attagliava lo stomaco mentre il Centro di Ricerca Koller e Leonardo che bussava al vetro urlando scomparvero per lasciare posto ad una foresta.

“Ma non dovevamo essere a Londra?” commentò Andrea uscendo dalla macchina.

Ester sospirò: “Ho sbagliato l’anno, una cifra, una stupida cifra e siamo finiti nel 1214, nel Medioevo!”

“Questa volta la macchina non ha funzionato come dovrebbe” affermò Andrea “Ci aveva assegnato Londra come destinazione e ora siamo nel bel mezzo di una foresta.”

“Hai ragione” fece Ester “Risaliamo sulla macchina e cerchiamo di raggiungere Sarajevo.”

“Fermatevi immediatamente dove siete” gridò una voce alle loro spalle.

I due ragazzi, che stavano per risalire sulla macchina del tempo, si voltarono esterrefatti scorgendo un uomo a cavallo vestito di porpora e oro, sulla testa portava un elmetto decorato con piume rosse.

“Quindi la segnalazione era esatta” continuò il cavaliere scendendo dalla sua cavalcatura.

“Io non so di che cosa stia parlando” commentò Ester con la voce che le tremava, Andrea non riusciva a dire niente pallido come uno straccio “Noi ora ce ne andiamo e non torneremo più, va bene?”

“Ho l’ordine di condurvi in carcere, ho fatto molta strada per arrivare fino qui, verrete processata per i vostri crimini.”

“Lei si sbaglia…” disse Ester che non credeva alle sue orecchie, avrebbe voluto scomparire, la situazione peggiorava sempre di più ogni volta che prendeva in mano quella maledetta macchina. Ora avvertiva lo stomaco letteralmente ribaltarsi.

“Io non m’inganno affatto” dicendo questo il cavaliere si avvicinò alla ragazza “Cosa sono questi strani abiti che portate? E quello strano arnese a cosa vi serve?”

“Ad andare via, se lei ci lascia in pace”

Senza dire niente, l’uomo la afferrò per un braccio e la sollevò facendola gridare di dolore e di spavento, la caricò sul suo cavallo e poi si avventò su Andrea. Il ragazzo riuscì a sfuggirgli mettendosi a correre disperatamente, il cavaliere lo inseguì per qualche metro poi lasciò perdere essendosi accorto che Ester stava per saltare giù dal cavallo. L’uomo montò in sella e se ne andò al galoppo portando con sé la ragazza. Ester strillava come una pazza invocando l’aiuto di Andrea, il suo amico sentì quelle grida echeggiare tra i rami degli alberi come se provenissero dal cielo. Non sapeva cosa fare, cercò di inseguire per un po’ il cavaliere a piedi ma lo perse di vista dopo poco tempo. Esausto ed affranto tornò verso StoriaJou – 01, si fermò in piedi di fronte alla macchina e si rese conto che la causa di tutte le sciagure era quell’invenzione. Raccolse alcune pietre da terra e si accanì sulla macchina del tempo. ordigno infernale! I sassi colpirono la macchina ma, essendo infrangibile, questa non subì il minimo danno, il suo vetro aveva resistito alle pallottole di quattro mitragliatrici anche se, attualmente, quel periodo storico non esisteva più. Il ragazzo se sedette a terra, nascose il viso tra le mani e scoppiò a piangere, gli urli di Ester erano ancora tra le fronde degli alberi come se vi fossero rimasti intrappolati, egli li sentiva ancora, come vedeva ancora la mano tesa della sua amica che si protendeva dal cavallo nero.

Ti amo, era questo che volevo dirti quel giorno sulla quercia facendo quello stupido gioco, da allora non ho mai cambiato idea, mi dispiace, ma in tutto questo trambusto non ho mai trovato un istante per dirtelo. Sei intelligente, simpatica, altruista, l'ho capito che tutte queste cose le hai fatte per me...

 

Ester viaggiò a lungo su quel cavallo sballottata dalle scosse, il terrore le impediva quasi di respirare, si chiedeva che crimine avesse commesso mai dal momento che lei non era mai vissuta in quel periodo. In tutto questo la domanda principale che le attraversava la mente era se avesse mai rivisto Andrea, e il suo desiderio più grande che lui la venisse a salvare. Ti amo, scusa se non l'ho voluto dire con le parole ma volendo dimostrare chissà cosa. Le lacrime le bruciavano gli occhi prima di cadere a terra. La meta del viaggio era una specie di bunker dal miro di sassi nel bel mezzo del bosco, con uno strattone, il cavaliere tirò giù la ragazza dal cavallo e la condusse verso il fortino. L’entrata era costituita da una spessa porta di ferro ricoperta di ruggine. Mentre si addentravano nello strano edificio, Ester si azzardò a chiedere al suo aguzzino quale fosse il suo crimine.

“Vi si accusa di stregoneria” affermò l’uomo “Voi e io vostro aiutante facevate riti di magia nera.”

“È assurdo!” esclamò Ester “Io e il mio amico non siamo mai stati qui…dovevano recaci a Londra, invece ci siamo ritrovati in questo posto.”

“Londra è qui a meno di un'ora di cammino” disse l’uomo, poi, afferrata la ragazza per la maglietta rosa acceso, la scaraventò in una celletta fredda e umida: “Domani, all’alba, verrà a prendervi chi di dovere.”

Ester guardò terrorizzata e con le gambe tremanti la faccia dell’uomo attraverso le sbarre della porta, quel posto non aveva per nulla l’aspetto di una prigione, era una cella in mezzo alla foresta che odorava di muffa.

“C’è nessuno qui?” gridò Ester “Aiutatemi, vi prego!”

La sua voce si perse tra le spesse pareti di sasso, nessuno rispose, era un posto del tutto abbandonato. La ragazza sapeva che cosa l’attendeva, molto probabilmente sarebbe passata attraverso un processo, avrebbe subito crudeli torture e, infine, la sorte che toccava a tutti coloro che venivano tacciati di stregoneria o di eresia, il rogo. Ester si sforzò di non farsi attanagliare dalla paura sforzandosi di rimanere lucida, iniziò a cercare un modo per fuggire da lì, la porta era assicurata da una grossa catena, la prese a calci rendendosi presto conto che tutto era inutile, la stretta finestrella da cui entrava un sottile raggio di sole era attraversata da sbarre di ferro, animata dalla forza della disperazione, Ester si alzò in punta di piedi per vedere se magari una di quelle sbarre era stata murata male, tutto vano. Alla fine si accanì sulle pietre del muro e del pavimento, scavava angosciosamente tra esse cercando di aprirsi un varco o di divellerne qualcuna. Quando le forze la abbandonarono si sedette sconsolata sul pavimento freddo della stanzetta spoglia, si chiedeva che fine avesse fatto Andrea, forse quel cavaliere era tornato a catturarlo, oppure, credendola morta, era tornato nel 3007. Iniziò a singhiozzare stringendosi la testa tra le mani. Come voleva non aver usato la macchina del tempo un’altra volta! A quel punto era meglio che la storia fosse rimasta com’era, se Ester avesse immaginato tutto questo, avrebbe lasciato le modifiche arrecate da quella tegola precipitata a Sarajevo, senza preoccuparsi delle conseguenze. Se mai fosse riuscita a venire fuori viva da quella situazione, non avrebbe messo mai più piede su StoriaJou – 01, pur essendo questa volta totalmente un buona fede. Ormai si era rassegnata alla sua sorte, si sdraiò sfinita sul pavimento duro augurandosi che almeno Andrea fosse tornato a casa sano e salvo. Aveva appena finito di pensare questo quando si accorse di avere qualcosa al polso, ma certo! Era il radio orologio. Una flebile speranza di salvezza esisteva ancora, se Andrea aveva con sé il suo radio orologio ed era ancora nel 1214 poteva rintracciarlo. La ragazza si mise all’opera, era ormai pomeriggio. La luce rossa del display dell’orologio si rifletteva sulle pareti umide della cella, le tremavano le mani e respirava a fatica teli erano la sua paura e la disperazione. Il segnale! Il radio orologio dava segno di comunicare con qualcuno, dunque Andrea era ancora nel 1214.

“Ester!” fece la voce esultante del ragazzo “Dove sei? Che ti è successo?”

“Vieni a prendermi, per carità!” esclamò la ragazza stravolta “Se non lo fai entro domani mattina sono spacciata.”

“Tu attiva il segnale intermittente del tuo radio orologio, se lo seguo ti troverò.”

Ester fece immediatamente ciò che le aveva detto il suo amico, era la sua unica speranza. I radio orologi potevano scambiarsi dei segnali, la ragazza, in questo caso, avrebbe inviato il segnale ad Andrea, egli, seguendolo, poteva giungere dove lei si trovava. Andrea, prima di mettersi in marcia per cercare la sua amica, tirò un filo alla sua maglietta e lo incastrò nello sportello di StoriaJou – 01, esso gli avrebbe indicato la strada percorsa permettendogli di tornate indietro. Il ragazzo si incamminò seguendo il segnale lanciatogli Ester, apprese che la sua amica era lontano. L’ambiente intorno a lui era tutto uguale, un bosco selvaggio senza segni di civiltà, le foglie secche che ricoprivano il terreno scricchiolavano sotto le sue scarpe mentre gli uccelli si scambiavano richiami tra le fronde della fitta vegetazione. Il segnale inviato da Ester si fece più intenso, era già molto lontano dalla macchina del tempo, la sua maglietta si era disfatta tanto da lasciargli metà schiena nuda. Dopo più di un'ora di cammino, Andrea scorse lo strano edificio in cui Ester era rinchiusa, il segnale era molto forte e il ragazzo capì al volo che la sua amica era là dentro.

“Ester, dove sei?”

“Sono qui!” rispose la ragazza al grido del suo amico affacciandosi alla finestrella con le sbarre.

Andrea corse verso di lei.

“Cerca qualcosa per rompere queste aste” affermò Ester Questa finestra è la mia unica via di uscita, le porte sono tutte serrate.”

Il ragazzo si precipitò immediatamente a trovare qualcosa di utile, Ester lo vide riapparire un po’ di tempo dopo con alcune pietre. Diverse di esse erano larghe e piatte, Andrea le accatastò un sopra l’altra per raggiungere bene la finestra, poi ne prese una rotonda e cominciò a sbatterla contro una sbarra.

“Ma così non riuscirai mai nel tuo intento!” esclamò lei terrorizzata.

“Non ho potuto trovare di meglio” rispose il ragazzo “Questo ferro è arrugginito, forse riuscirò a spezzarlo.”

Ester lo osservava mentre continuava il suo lavoro stringendo i denti e i pugni, se almeno una di quelle sbarre non avesse ceduto, la sua sorte sarebbe stata inevitabile. Per un’interminabile ora, Andrea sbatté quel sasso contro la sbarra, questa si piegava sempre di più lasciando cadere, ad ogni colpo, polvere di ruggine che andava accumulandosi in un mucchietto sullo stretto davanzale della finestrella, Ester poteva sentirne l’odore ferrigno. Dopo un’ora trascorsa così, Ester non faceva più neanche caso al lavoro del suo amico, tutto sudato e rosso per lo sforzo. La sua mente aveva ricominciato a vacillare e a cercare visi e disegni sulle pietre che costituivano le pareti della cella in cerca di distrazioni forzate. A risvegliare la sua attenzione fu un colpo che produsse un rumore diverso e Andrea che gridava: “Ci sono riuscito, Ester!”

La ragazza non aspettò neanche un attimo, si precipitò verso la piccola finestra e si issò puntando i piedi al muro e tenendosi con le mani alle altre sbarre, intanto Andrea piegava verso l’alto la sbarra divelta, che era rimasta attaccata al muro nella parte superiore, per permettere alla sua amica di passare. Ester riuscì a mettersi a cavalcioni nel vano della finestra, abbassando la testa per non urtare il muro del lato superiore. Fece passare una gamba, al momento di far uscire la seconda si aggrappò alle sbarre sane e saltò a terra, finalmente libera. La ragazza era al colmo della gioia, fino a poche ore prima era convinta di dover andare incontro ad una fine miserevole, abbracciò il suo amico ridendo e saltando.

“Come temevo che tu fossi tornato a casa!” esclamò la ragazza rossa per l’eccitazione.

“Non avrei mai fatto una cosa simile” rispose Andrea sorridente, nonostante la situazione i suoi occhi brillavano: “Ero sicuro che ti avrei salvata, non sapevo ancora come.”

“Siamo lontani dalla macchina del tempo” osservò preoccupata Ester “Sei in grado di ritrovarla?”

Andrea sorrise raggiante: “Non vedi che la mia maglietta è quasi del tutto disfatta?” Abbiamo il filo di Arianna!”

“Oh, Andrea, sei un genio!” lei lo abbracciò saltellando.

I due ragazzi si avviarono seguendo il sottile filo azzurro, era ormai il tramonto e dovevano sbrigarsi, dovevano evitare che scendesse la notte. Innanzitutto perché potevano essere sorpresi di nuovo da quel cavaliere tornato a cercare Andrea, poi, in quei boschi, la sera potevano apparire banditi e briganti.

“Non possiamo permetterci di tornare nel 3007, adesso” affermò Ester strada facendo “Non ci farebbero più ripartire, dobbiamo salire su StoriaJou – 01 e recarci direttamente a Sarajevo.”

Giunsero alla macchina del tempo quando il sole era appena tramontato, bagliori arancioni e rossastri si emanavano dalla nostra stella morente nel cielo che occhieggiava tra i rami degli alberi.

Il sistema adottato da Andrea funzionò alla perfezione, grazie al filo che aveva incastrato nello sportello della macchina, erano riusciti a tornare al punto di partenza senza indugi.

“Avanti” fece Ester aprendo il portello di vetro “Questa volta funzionerà, deve funzionare.”

La ragazza programmò la macchina stando bene attenta a non sbagliare, fece in modo di arrivare un quarto d’ora prima che loro stessi facessero cadere quella tegola dal tetto.

   
 
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