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Autore: Captain Riddle    31/07/2021    0 recensioni
Nel magico regno di Expatempem sono comparsi dei mostri dalla morte degli ultimi discendenti del temuto Re della Morte. Dopo la misteriosa morte del nuovo re, quando salirà al trono suo figlio, questo scatenerà una serie di eventi catastrofici a catena, che rischieranno di causare la distruzione del regno se qualcuno non dovesse intervenire. Scoprite la storia del regno magico attraverso gli occhi di sette protagonisti, dilettatevi con gli intrecci e tenete alta la guardia perché il pericolo è sempre dietro l'angolo.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pov:Selina

La vita al castello dei Malkoly sommariamente non procedeva così male, Selina si era quasi abituata a vivere lì, dopo i primi giorni aveva imparato a convivere meglio con le cattiverie gratuite di Jesebell, probabilmente non avrebbe mai tollerato le maniere della signora ma Selina stava imparando lentamente a conviverci. Certo non era facile, Jesebell si dilettava a elargire cattiverie su chiunque e la famiglia di Selina sembrava fosse diventata il suo bersaglio prediletto da quando la ragazzina era lì. Selina lo detestava, detestava tutte quelle brutte parole verso la sua famiglia, soprattutto detestava non poterli difendere, lei avrebbe voluto replicare a ogni parola malevola, ma sapeva che un atteggiamento simile non le avrebbe causato null'altro che problemi e probabilmente avrebbe solo peggiorato la situazione perché era l'altra ad avere il coltello dalla parte del manico, così Selina incassava ogni colpo con muta rassegnazione.

Oltre alle tensioni con la signora era tutto tranquillo, Luddan era proprio come lo ricordava e sentiva ogni giorno un intenso calore al cuore quando stavano insieme, le passeggiate nei dintorni del castello erano diminuite progressivamente con l'incedere del freddo, ma si erano sostituite a delle serene conversazioni davanti al camino del salottino, decisamente più comode e calde. Selina pensava più di frequente al suo matrimonio da quando era andata a vivere dai Malkoly, un giorno sarebbe stata lei al posto di Jesebell e il tempo trascorso al fianco di Luddan sarebbe stato per sempre. Prima di arrivare al castello Selina non ci aveva mai pensato veramente, a casa l'idea del matrimonio era come se fosse un miraggio lontano, tra le chiacchiere con le sorelle, i litigi e i rimproveri con i genitori Selina si sentiva sempre impegnata e impossibilitata a riflettere veramente. Ma d'altronde non c'era stato un reale bisogno di pensare a tutto quello prima, lei era stata sino ad allora considerata ancora come una bambina, era la piccola di casa e prima di sposarsi avrebbe assistito ai matrimoni delle sue sorelle.

Adesso però le cose erano cambiate, Selina ne era certa. La lontananza dal nido familiare le aveva fatto sentire sentimenti contrastanti, la libertà da una parte, l'oppressione dall'altra, il tepore dal camino del salottino in cui chiacchierava con Luddan, contrapposto al freddo della nostalgia che i ricordi trascorsi in compagnia di Aurilda e Nomiva le causavano, come quando si rincorrevano sotto i salici lungo le sponde della Palude Nera; questi ricordi le trafiggevano il cuore di dolorosa malinconia. A Selina infatti mancava tremendamente la sua famiglia, le mancava veramente ognuno di loro, ogni singolo giorno. Quando la sera Selina rimaneva da sola nella grande camera indugiava sulla sua vita al castello di Stablimo dove aveva sempre vissuto. Le mancava la voce della madre, le sue carezze incoraggianti, le mancava il volto teso del padre, ricordava il loro abbraccio prima della partenza di lui e Selina scoprì che in fondo le mancavano persino i rimproveri dell'uomo. Quando si coricava nel grande letto della sua camera a Selina capitava di consueto di sentire timore sincero, solitamente questo accadeva se non riusciva ad addormentarsi prima che spegnessero tutte le luci del castello. Quando restava sveglia, inghiottita dal buio della notte, desiderava avere sua sorella Nomiva di fianco. Quando Selina al castello non riusciva a dormire a causa del timore del buio andava sempre nella stanza di Nomiva sin da quando era stata una bambina e aveva mosso i primi passi, apriva appena la porta e guardava dentro, spalancando progressivamente la porta sempre di più.

La sorella lo sapeva che era lei e non aveva mai paura quando nel buio della notte sentiva cigolare piano la porta della sua stanza, anzi, si metteva a sedere e rideva tentando di non far rumore, divertita da quell'intrusione. Alcune volte Nomiva semplicemente le faceva cenno di entrare e le due si mettevano a dormire, altre volte invece, quando erano particolarmente allegre, uscivano dalla stanza e, tentando di confondersi con le ombre, strisciavano verso la stanza di Aurilda. Allora sì che era divertente, Aurilda infatti solitamente si arrabbiava molto quando osavano disturbarla e le cacciava via in malo modo, costringendole a fughe precipitose tra le risate, tentando di non inciampare, ma c'erano anche delle volte in cui la sorella non si arrabbiava e quelle erano le sere più belle. Aurilda afferrava il suo cuscino e le altre due prendevano altri cuscini nella stanza, allora iniziavano a giocare al buio e tentando di non svegliare nessuno.

Dai Malkoly ovviamente tutto quello non sarebbe mai stato possibile e se anche Selina avesse tentato di trasgredire qualche regola come faceva al suo castello, le sue sorelle non c'erano, quindi era un piano irrealizzabile. La cosa che a Selina mancava di più in assoluto erano le risate che si faceva a casa, le battutine pungenti e sarcastiche di Aurilda, le sciocchezze e i dispetti con Nomiva e le prese in giro. Selina arrivò a domandarsi persino come dovesse trascorrere le sue lezioni adesso il precettore Diodorus, l'uomo che lei e Nomiva si divertivano tanto a prendere in giro, l'uomo che non ascoltavano mai durante le inutili lezioni di storia. Chissà come dovevano essere peggiorate le lezioni di Nomiva. Il solo pensiero fece sorridere Selina, povera Nomiva! Quel pomeriggio insomma Selina era sola in camera sua e non aveva nulla da fare, Luddan era come di consueto a lezione di spada, lei aveva ricamato e adesso non c'era nulla da fare, così i ricordi le vorticavano nella mente, sciolti e vaghi come cavalli imbizzarriti. Selina si alzò e guardò annoiata fuori dalla finestra. Eccolo lì, lo riconobbe subito il soldato cortese che si dimostrava sempre disposto ad aiutarla, forse Vrisco era il suo nome. Quando l'uomo la vide immediatamente sorrise attraverso la visiera alzata dell'elmo, poi agitò la mano e la saltò. Selina rispose al saluto con un cenno e sorrise a sua volta, poi un altro soldato si avvicinò a Vrisco e quello fu costretto ad andarsene, così Selina si voltò e si avvicinò al letto.

Si sdraiò e sospirò annoiata, quei momenti di noia le parevano eterni, quasi sentiva di prediligere gli infausti momenti in compagnia di Jesebell piuttosto che essere costretta a tutta quella noia infruttuosa. Fortunatamente per Selina però Belia bussò ed entrò senza aver atteso di ricevere il permesso "Selina!" La salutò entrando "Belia!" sorrise con entusiasmo Selina "Dov'eri?" Le domandò poi con un sorriso di benvenuto "Da mia madre" rispose la ragazzina "È meglio se mi cambio prima che la signora mi veda con in dosso questi abiti miseri" disse Lia aprendo l'armadio in preda all'agitazione. "Come stava tua madre?" Le domandò Selina quasi con disinteresse "Bene" rispose Belia "Era dal tuo arrivo che non ci vedevamo". Selina sorrise a annuì piano "Mi piacerebbe conoscerla" disse quasi distrattamente, nonostante fosse sincera "Magari!" Rispose l'altra con il consueto entusiasmo nonostante la tensione nella voce. Belia allora tirò fuori un abito e si sfilò quello misero da popolana che aveva indossato per fare visita alla madre "Vorresti un aiuto?" Le domandò istintivamente Selina, vedendo l'altra in difficoltà.

"Meglio di no" rispose subito Lia, tentando di sistemarsi le balze della gonna al meglio "Se la signora dovesse scoprirlo sarebbe la fine per me". Selina le si avvicinò e alzò gli occhi al cielo, sentendosi audace "A chi vuoi che importi della signora!" Disse senza riflettere, con lo stesso coraggio di Nomiva "Sono stanca di lei e delle sue regole! Se ho voglia di aiutare la mia amica la aiuto, non ho bisogno del consenso di nessuno per farlo!" Belia spalancò gli occhi sorpresa "Se dovessero sentirti..." Selina sbuffò "Non ce la faccio più a sopportare tutte le cose brutte che dice la signora sulla mia famiglia" rivelò Selina, sentendo un misto di rabbia e impotenza "Ma se dovesse scoprire che mi hai aiutata cosa ti potrebbe fare?" Domando l'altra impaurita "Di certo non potrebbe farmi né torturare né uccidere" affermò Selina con sicurezza "Ma non temere, non sono così sciocca da farle scoprire nulla che potrebbe causarle un tale fastidio" e dopo quell'affermazione Selina sospirò con riluttanza a causa della sua rassegnazione e dell'impotenza a cui era costretta. Belia parve visibilmente allietata da quelle parole "E' la cosa migliore obbedirle" affermò con sicurezza Lia "La signora può essere molto..." abbassò la voce e si avvicinò per sussurrare "Crudele" finì e a Selina parve chiaramente di vederla tremare. Selina sospirò "Anche io ho un po' di paura" ammise "Ma non più tanta come ne avevo nei primi giorni. Adesso mi sento molto arrabbiata con lei per il modo sgarbato in cui parla della mia famiglia" confidò Selina mentre aiutava Belia a sistemare il vestito.

Belia la guardò ammirata "Io invece ho da sempre un enorme timore della signora" si confidò a sua volta l'altra "I suoi occhi mi fanno veramente paura, sono così freddi e... insensi?" Domandò a Selina, non sapendo come descrivere la donna. Selina sorrise "Si dice intensi" la corresse dolcemente "Ma penso di aver compreso che cosa intendessi dire" rispose "Però non può farti nulla, può solamente guardarti". Belia scosse la testa "La signora può mandarmi via" disse subito con timore "Oppure può far cacciare mia madre, allora moriremmo di fame". Belia parve scossa e sconsolata dalle sue stesse affermazioni e a Selina parve che un brivido di timore la scuotesse nuovamente "Per cortesia" la pregò Belia con voce tremante "Non parliamo più della signora o di chiunque altro qui al castello, non voglio rischiare di finire nei guai". Selina annuì comprensiva, non aveva tutti i torti la sua amica "Cosa facevi prima che arrivassi io?" Le domandò Belia sistemandosi i capelli.

"Niente di importante" rispose Selina "Mi annoiavo, così mi sono messa a ricordare le mie sorelle". Belia le rivolse un grosso sorriso "Quanto mi piacerebbe conoscerle" ammise trasognante "Ti andrebbe di narrarmi qualcuna delle cose che facevi insieme a loro?" Selina annuì, tornando a sedere sul letto mentre Belia finiva di raccogliersi i capelli "Cosa ti piacerebbe sapere?" domandò Selina con disponibilità "In realtà non lo so di preciso" rispose Belia "Ma ho sempre desiderato avere una sorella e penso che debba essere bellissimo averne una, figurarsi due!" Selina provò una forte tenerezza nei riguardi dell'amica "Allora inizio a narrarti quello che mi viene i mente" propose Selina, lasciandosi guidare dal flusso di pensieri "Ma se dovesse venirti in mente qualcosa di specifico, non avere remore e interrompimi pure". Vide Belia annuire dallo specchio e quindi Selina iniziò a raccontare "Inizierei dicendo che quando i genitori si arrabbiano per qualcosa che ha fatto una di noi sorelle, solitamente fanno sempre il paragone con le altre" disse pensosa "Alcune volte i miei genitori mi dicevano frasi come 'Perché non puoi essere come tua sorella?', altre volte frasi come 'È uguale alla sorella!', così erano i rimproveri spesso per me e le mie sorelle ".

Belia rise "Immagino che debba essere divertente" disse "Alcune volte lo è molto" confermò Selina "Poi credo che tutti i fratelli e le sorelle, quelli che si vogliono bene almeno" precisò Selina, ripensando alle crudeli parole che Jesebell aveva rivolto alla sua stessa sorella "Cedo abbiano delle... oserei quasi definirle tradizioni e usanze". Belia si voltò per guardarla con sincera perplessità "Che intendi dire?" "Intendo dire che fanno delle cose speciali che nessun altro fa". Belia continuò a fissarla con un'espressione confusa "Forse è meglio se ti racconto" decise Selina "Una delle cose che facevo con le mie sorelle era un gioco" "Che gioco?" Domandò curiosa Belia, sedendosi sul letto vicino a Selina, ormai del tutto pronta e vestita da dama da compagnia qual' era "Sai, io e le mie sorelle da piccole amavamo molto gli animali" raccontò Selina "Così una sera d'inverno, mentre eravamo davanti al camino a inventare storie abbiamo iniziato a mimare gli animali di queste storie. Con certi animali eravamo più brave, con altri eravamo pessime" continuò Selina davanti agli occhi sognanti dell'amica.

"Abbiamo poi cambiato gioco" disse, perdendosi nei suoi stessi ricordi "Il gioco era riuscire a trovare l'animale giusto per ognuna, quello che ci rispecchiasse al meglio. Per decidere a quale animale fossimo più affini ci basavamo sulle nostre caratteristiche, sui suggerimenti delle altre due e a quello che trovavamo più somigliante noi stesse". Belia sorrise "È un gioco bellissimo!" Esclamò felice, come se Selina le avesse raccontato chissà quale meraviglia "E poi?" Domandò ancora l'altra "Poi cosa?" Chiese a sua volta Selina "Che animali avete scelto l'una per l'altra alla fine?" "Ah, quello! " disse Selina, capendo "Io sono il Gatto" iniziò a elencare "Nomiva è la Volpe e Aurilda la Lince". Belia continuò a guardarla meravigliata e sognante "Che bello!" esclamò con puro e genuino entusiasmo nella voce. Selina sorrise, lieta di aver suscitato una tale gioia nell'amica, poi le venne un'idea "A te che animale piacerebbe essere?" domando con sincera curiosità.

Belia si stupì della domanda "Io non lo so" rispose subito la ragazzina "E se anche potessi immaginarlo, questo è il tuo gioco speciale, con le tue sorelle. Io non voglio rubare il vostro gioco speciale". Selina le strinse una mano con sincero affetto "Magari il nostro gioco potrebbe essere esteso anche alle amiche vere". Gli occhi di Lia brillarono per l'emozione "Dici veramente?" Domandò la ragazzina e a Selina parve estremamente tenera, come una sorella minore "Ma certamente" le assicurò "Che animale ti piacerebbe essere?" Lia guardò in alto pensierosa, mordicchiandosi il labbro come se quel misero gesto bastasse per aiutarla a trovare una risposta valida "Mi piacerebbe volare" disse con un sospiro sognante "E mi piacciono gli animali carini, delicati e colorati, come i passerotti, anche se non sono così colorati". Selina ci pensò un attimo, poi le parve di aver trovato la risposta perfetta "Che ne dici di una farfalla?" Propose all'amica. Belia spalancò gli occhi con entusiasmo "Una farfalla!?" sussurrò, quasi incredula per essere stata associata a un animale tanto bello "Sì" assicurò Selina "Le farfalle sono colorate, sono belle e volano".

Belia però dopo un primo momento di entusiasmo scrollò le spalle in un gesto di dissenso "Le farfalle solo eleganti e delicate" disse Lia "Io non sono per nulla elegante e non sono bella come una farfalla". Selina scosse la testa a sua volta "Forse non lo sei ancora" disse con dolcezza "Ma le farfalle non nascono belle ed eleganti. Prima di diventare così sono bruchi e solo chi ha la pazienza di aspettare vedrà la bellezza e l'eleganza fiorire anche esteriormente". Belia era rimasta a guardare Selina con la bocca spalancata, era arrossita dolcemente e aveva abbassato il viso, sentendosi indegna di parole tanto lusinghiere "Ti ringrazio veramente per queste belle parole di incoraggiamento" replicò Lia "Solo i miei genitori mi hanno detto cose così belle, ovviamente usando parole molto più semplici". Selina sorrise "Di solito è questo che fanno le amiche" disse all'altra "Si sostegno a vicenda".

Belia la guardò "Quindi mi consideri veramente un'amica?" Domandò, stupendo Selina "Non lo fai solo per prendermi in giro e farmi rimanere male?" Il viso di Selina si incupì "Perché pensi che io possa essere tanto crudele nei tuoi confronti?" Le disse con la voce triste ma dolce "Perché mi è capitato in passato" rivelò Belia con la voce triste "Quando giocavo con altri bambini nei campi loro hanno fatto finta di essere miei amici solo per prendermi in giro". Belia cercò di ricacciare le lacrime dagli occhi, ma con scarso successo, così Selina si avvicinò e strinse l'amica in un abbraccio. Belia rispose all'abbraccio "Io non farei mai una cosa del genere" la rassicurò Selina, carezzandole la schiena "Sai, succede spesso che le persone si comportino male, a volte molto male, perché sono invidiose o semplicemente perfide, per questo i miei genitori dicono sempre di non fidarsi di nessuno".

Belia si sciolse dall'abbraccio per poter guardare negli occhi l'altra "E com'è possibile non fidarsi mai di nessuno?" Domandò con sincera perplessità "Di qualcuno puoi fidarti quasi sempre e senza avere paura" le rivelò Selina "E di chi?" Chiese l'altra ingenuamente. "Della tua famiglia" rispose semplicemente Selina "I miei genitori mi dicevano sempre che gli altri bambini erano cattivi e invidiosi, ma avrei sempre avuto le mie sorelle al mio fianco per un aiuto". L'altra a quel punto abbassò gli occhi "Ma io ho solo mia madre" disse Belia abbattuta. Selina questa volta le strinse entrambe le mani "Da adesso hai anche me se ti serve aiuto. D'altronde gli amici, quelli veri almeno, sono un po' come un'altra famiglia. E a volte la famiglia di sangue non vale quanto un vero amico, immagina la sorella della signora poverina, per lei qualsiasi amico sarà meglio di sua sorella". Belia si commosse di nuovo e poi ridacchiò quando Selina parlò della sorella della signora "Ti ringrazio veramente, Selina" disse poi Lia in tono dimesso e grato "Anche se ci conosciamo da poco ti sei dimostrata sempre una vera amica nonostante le differenze sociali che ci sono tra di noi. So che non potrei aiutarti a fare nulla, ma se tu mai dovessi avere bisogno, io prometto che sarei disposta a fare qualsiasi cosa per aiutarti".

Selina sorrise di rimando "Preferirei mille volte il tuo aiuto che quello di qualunque altro ragazzino o ragazzina nobili e arroganti" le disse con sincerità "Meglio un'amica sincera che una ricca". Le due si guardarono e si sorrisero e Selina sentì nell'abbraccio che ne seguì il calore dell'abbraccio di una sorella. "Grazie veramente Selina" ripeté l'altra dolcemente "Con te mi sembra di poter capire come dovrebbe essere avere una sorella". Ma prima che Selina potesse rispondere un frastuono proveniente dall'esterno spinse le due a interrompere il discorso per avvicinarsi a guardare dalla finestra. Si avvicinava velocemente un corteo, i soldati erano allineati, le corazze metalliche risplendevano sotto il sole debole di brumalio, riflettendo i suoi raggi. I soldati che sfilavano non erano di certo una vista inusuale per quel castello, il signore faceva sfilare spesso i suoi soldati per tenerli in ordine e allenati, ma la cosa che colpì le due ragazzine fu lo stemma, l'inconfondibile elmo sovrastato dalla corona d'alloro intorno a quella d'oro, bandiera del re, fece stupire entrambe.

"Quello davanti a tutti è il re?" Chiese ingenuamente Lia, spostandosi prima a destra e poi a sinistra per tentare di vedere meglio "No, solitamente un re annuncia il suo arrivo " rispose Selina, mettendo a fuoco l'uomo davanti alla fila che avanzava senza elmo, era decisamente giovane. "È uno dei due principi allora?" domandò ancora Belia a Selina che si sforzava di mettere a fuoco "Ormai c'è solo un principe" le spiegò Selina "Il re Fritjof è morto di recente da quello che hanno saputo i signori e il suo primo figlio adesso è re". Belia spalancò la bocca "Quindi tua sorella sposerà il re!?" Domandò con entusiasmo "Non lo so" rispose Selina dubbiosa, ripensando alla fuga di Aurilda "E quello quindi potrebbe essere il principe, il fratello del re?" Domandò ancora Lia, insistendo sull'argomento. Selina a mano a mano che l'uomo si avvicinava lo inquadrò meglio "Non mi sembra il principe Drovan" rispose pur non essendo del tutto certa. "Secondo te cosa vorranno le guardie reali dai signori?" Continuò con le domande Belia, fissando gli occhi sullo stemma dei Raylon "Proprio non lo so" rispose Selina pensierosa, sospirando "Credi ci sia concesso di scendere per porgere i nostri omaggi ai soldati? Non ho mai visto lo stemma reale da vicino e persone tanto familiari al re!" Esclamò felice ed emozionata Lia, alzando le mani al cielo per l'entusiasmo crescente. "Meglio di no" rispose Selina, triste di dover essere costretta a smorzare l'entusiasmo dell'altra "Temo proprio che i signori potrebbero arrabbiarsi, meglio attendere che ci mandino a chiamare, d'altronde non c'è neppure Luddan".

Le due rimasero alla finestra e poi si abbassarono un po' per non rendere evidente che stessero spiando, temendo che i signori le vedessero e di conseguenza che potessero sgridarle. I signori Malkoly erano usciti, erano nello spiazzale del castello e sembravano emozionati e agitati per quell'inaspettata visita. Selina vide i due fermarsi davanti all'uomo che era alla testa dell'esercito, si scambiarono i saluti reciproci e poi, a giudicare dai pochi gesti che i signori si permettevano di fare, stavano tentando di invitare l'uomo a entrare, ma quello sembrava fosse molto di fretta e quindi con cenni lievi ma decisi a Selina parve dall'alto di vederlo declinare l'offerta. Lo vide poi estrarre un mandato, con tutta probabilità un mandato reale, e quando doveva star leggendolo a Selina parve di vedere i signori irrigidirsi, entrambi infatti cessarono di sorridere. Il signore assunse un'espressione fredda e tesa, mentre la moglie sembrava incredula e scandalizzata.

Selina si allontanò dalla finestra sentendosi improvvisamente allarmata e Belia fece lo stesso, nonostante fosse evidente dalla sua espressione che avrebbe preferito restare a guardare "Perché sei andata via?" Le domandò subito l'amica "Credo che quell'uomo non porti buone notizie" rispose Selina, sentendo lo stomaco farsi più pesante "Credo che la cosa migliore sia restare fuori dagli affari di corte che riguardano il re e signori" disse semplicemente, tornando a sedere sul letto mentre tentava di riacquistare la calma. Belia subito la raggiunse per starle più vicina "Tu l'hai vista la famiglia reale, non è vero?" Chiese ancora, curiosa e sorridente. Selina si limitò ad annuire senza troppa enfasi "I due principi erano gentili e coraggiosi come alcuni dei principi delle storie che si narrano?" Domandò arrossendo, forse credendo di apparire sciocca. Selina scosse nuovamente il capo, dispiaciuta di dover deludere ancora la sua amica "Sicuramente Morfgan, quello che adesso è re" precisò "Non lo è per niente" assicurò a voce bassa e vagamente cupa, temendo che i soldati la potessero sentire nonostante l'altezza che li separava. Belia sembrò particolarmente delusa "L'altro invece?" Domandò senza demordere, conservando un po' di speranza "Non so molto sul principe Drovan" ammise Selina con onestà "Ma neppure lui mi era parso così nobile, inoltre lui e suo fratello andavano molto d'accordo, erano molto uniti, quindi non devono essere così diversi". Belia adesso era veramente delusa, sospirò in silenzio e poi chinò il capo, guardandosi le punte delle mani "Ma i principi non dovrebbe essere i più gentili e buoni?"

Selina scosse la testa, guardando il voltò triste della sua amica "Essere gentili è difficile" le rispose con onestà "È molto più semplice essere crudeli". Poi Selina guardò ancora Lia "Ma ci sono delle persone talmente buone e speciali che non hanno bisogno di sforzarsi per essere gentili, perché è una cosa che gli viene naturale" disse rivolgendosi a Lia "Ma purtroppo sono veramente poche queste persone, per questo sono speciali ed è meraviglioso incontrarle". Le due si sorrisero nuovamente, ma prima che Belia potesse rispondere la porta della stanza venne spalancata. Subito dopo Romya entrò veloce come una furia e quando le vide vicine i suoi occhi lampeggiarono "Signorina Selina" disse con la voce roca stranamente preoccupata "Il signore comanda che voi saliate nella stanza più alta della torre e rimaniate chiusa lì finché non vi sarà ordinato diversamente. E' nella camera di Belia che dovete restare. Inoltre il signore si è raccomandato" continuò la donna con voce inflessibile e veloce, come se temesse di parlare o magari di lasciarsi sfuggire qualcosa che non avrebbe dovuto dire "Non fate il minimo rumore e non vi azzardate a guardare fuori dalla finestra, dovete rimanere ferma nella camera finché qualcuno non verrà a chiamarvi". Selina e Belia si scambiarono uno sguardo perplesso e preoccupato, Selina sentì tornare l'agitazione più forte di prima "Subito signorina!" Aggiunse con durezza Romya, dal momento che Selina non si muoveva.

"Posso andare su con lei?" Domandò Belia accennando un sorriso "No!" Disse categoria la donna, con rabbia e stizza, stranamente agitata "Tu devi rimanere qui e fare tutto quello che ti verrà ordinato, senza osare disobbedire o dissentire". Selina si alzò dal letto e si avvicinò all'uscita, poi Romya la fermò "Salutatevi" disse con uno stranissimo tono cupo e Selina notò che non osava guardarla in volto. Nonostante sentisse una preoccupazione tale da sentire il fiato mozzato, Selina si avvicinò ugualmente a Belia e la strinse in un abbraccio di sincero affetto, proprio come se fossero state sorelle "Ci vediamo dopo" disse tentando di mascherare la preoccupazione con un sorriso. Vide la stessa preoccupazione sul volto dell'altra "A dopo, Gatto" la salutò Lia, tentando di rompere la tensione utilizzando il soprannome più confidenziale che aveva Selina. Selina sorrise di rimando "A dopo, Farfalla" rispose usando a sua volta quel soprannome speciale appena affidato all'amica, poi Romya tirò Selina appena per un braccio, per spronarla ad andare via celermente. Selina uscendo salutò un'ultima volta Belia con un cenno della mano, poi sentì la stretta di Romya aumentare intorno al polso. La vecchia balia la condusse su per le scale insieme a lei, quasi correndo. Selina riuscì appena a guardarla in volto di scorcio e le parve di vedere gli occhi della donna brillare. La ragazzina sentì lo stomaco contorcersi di più. Cosa stava accadendo veramente? "Ma che sta succedendo?" azzardò a domandare a voce bassa "Io non posso fare né più né meno di quello che mi è stato ordinato dai signori" rispose la donna con fermezza "Quindi non posso dirvi nulla, mi dispiace".

Selina continuò a seguirla a passo svelto, finché non si trovarono davanti alla stanza. Romya aprì la porta di legno rovinata ed entro con Selina, chiudendola alle loro spalle "Sedetevi pure" disse tentando di apparire cortese e serena, anche se, era chiaro, la donna non era affatto tranquilla. Selina si mise ugualmente a sedere sul letto, magari il tremore delle sue gambe sarebbe finalmente cessato se si fosse messa a sedere. Selina si guardò intorno, era una stanza piccola ed essenziale, molto diversa da quella che i signori avevano riservato alla loro protetta, oltre al letto c'era infatti un tappeto abbastanza consunto, un vaso da notte, una bacinella per lavarsi, una sedia e un piccolo tavolino e per finire un armadio singolo, anch'esso vecchio. La finestra dalla tenda grigiastra un po' scostata dal vento attirò lo sguardo di Selina, chissà di che bella vista si poteva godere da lassù, pensò la ragazzina tentando di distrarsi da sola. Si alzò per guardare, ma la donna la fermò subito "Ho detto niente finestra!" Ribadì categorica. Selina tornò a sedere, aveva dimenticato del tutto quel divieto. Selina sospirò guardando Romya e notò che la donna aveva la solita espressione feroce, da cane da guardia, ma sembrava simulata questa volta. La vecchia balia tentava di nascondere qualcosa, il suo reale stato d'animo probabilmente e la cosa generò in Selina un'ansia sempre crescente.

Selina prese a respirare in modo affannoso, che cosa stava succedendo veramente? Cos'erano tutti quei misteri, quelle cose non dette e quegli sguardi celati? Doveva capirlo oppure sarebbe esplosa da un momento all'altro. Romya si avvicinò cautamente alla finestra, sino ad attaccarsi al bordo e Selina non le staccò gli occhi di dosso. Si spostò poi per guardare meglio il profilo di Romya e Selina vide con sommo stupore che la donna piangeva lentamente con i pugni serrati e senza mutare l'espressione dura. L'ansia era forte e tangibile, si poteva quasi fendere l'aria con una lama, ma nonostante questo la ragazzina si decise a parlare "Che sta succedendo?" Insistette a voce bassa "Per favore, dimmi qualcosa... qualsiasi cosa!" "Vanno via" rispose la donna sospirando a voce bassa, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano per non farsi vedere, inconscia di essere già stata vista. Quando si fu voltata aveva la solita espressione feroce e nulla sembrava avesse turbato il suo animo duro.

Qualcuno poi bussò alla porta e Selina scattò inspiegabilmente in piedi, sentendo il cuore balzarle nel petto. Subito Romya si avvicinò a grandi passi, senza tuttavia aprire "Sono io, Romya, il tuo signore". La voce del signore arrivò chiara e limpida da dietro la porta, fu solamente allora che Romya si affrettò ad aprire e i due si fissarono curiosamente per pochi istanti, finché dalle spalle del signore non comparve anche la signora, allora Romya uscì e li lasciò soli con Selina dopo un inchino reverente. Selina guardò i due entrare con insopportabile grazia e lentezza, avevano espressioni differenti sui volti algidi, ma entrambe le aumentarono la forte ansia che già sentiva divorarle le membra. Alarus aveva lo sguardo fermo e duro e la bocca era rigida, lievemente incurvata verso il basso, mentre la moglie sembrava soddisfatta, come tutte le volte in cui diceva qualche cattiveria per screditare qualcuno.

Anche questa volta fu Selina a parlare dal momento che in quel castello sembravano divertirsi a torturarla in quel modo, tenendola all'oscuro di quelle che, con tutta probabilità, dovevano essere informazioni importanti "Cosa è successo?" Domandò per l'ennesima volta a bassa voce "Come mai c'era l'esercito reale?" I coniugi si scambiarono uno sguardo veloce, come se stessero prendendo una decisione, poi l'uomo si avvicinò e si fermò davanti a Selina, mentre Jesebell rimase qualche passo più indietro, fissandola intensamente. Selina la ignorò e rivolse lo sguardo verso l'uomo "Ti consiglio di prestare la massima attenzione, perché non ho il tempo, né la voglia per ripetere una seconda volta quello che sto per dire" iniziò a dire l'uomo con estrema freddezza, visibilmente irritato "Purtroppo non so come poterti comunicarti questa notizia nel modo più consono, ma, poiché ho molte questioni di cui dovermi occupare, mi accingerò a ripetere quello che mi è stato riferito". Si fermò un attimo e tirò fuori un fazzoletto ricamato, per poi porgerlo inspiegabilmente a Selina che lo fissò ancora più perplessa se possibile. "Signorina Tenebrerus" disse l'uomo in tono freddo e solenne, indugiando ancora per un attimo "Sai che tuo padre si è recato a palazzo dal re per comunicargli dell'assenza di tua sorella".

Selina annuì brevemente "E sai anche che il re Fritjof è morto e il principe Morfgan gli è succeduto". Lei annuì ancora, stringendo il fazzoletto nervosamente tra le mani "Mi dispiace essere fautore ti una notizia tanto infausta, ma devo riferirti che il nuovo re non ha accettato di buona lena l'assenza della sua promessa sposa, tua sorella maggiore". L'uomo si interruppe nuovamente e Selina lo fissò con gli occhi spalancati, sentendosi ardere dal desiderio di conoscere il continuo, nonostante si sentisse al contempo terrorizzata "Il re dopo aver svelato la menzogna che tuo padre ha tentato di raccontargli per giustificare l'assenza di tua sorella lo ha ucciso, con le accuse di menzogna e tradimento per non aver mantenuto la parola data al defunto re Fritjof e macchiando così la sua memoria e l'onore del nostro nuovo re" disse Alarus vagamente in difficoltà. Selina si sentì sprofondare, fissò un punto indefinito davanti a sé e sentì la terra mancarle da sotto i piedi, la stoffa del fazzoletto venne tirata quasi al punto di lacerarsi "Ma non è terminata qui la punizione del re" continuò l'uomo e Selina alzò gli occhi vitrei su di lui, tentando di inspirare nonostante le paresse oramai che fosse divenuto impossibile "Il re ha accusato tutti i Tenebrerus di tradimento" rivelò Alarus "Re Morfgan ha comandato a suo fratello, il principe Drovan e generale delle guardie reali, di recarsi al vostro castello, lì il principe ha eseguito l'ordine di dare alle fiamme il castello di Stablimo e di uccidere tua madre". Selina lasciò il fazzoletto sulle gambe tremanti e impugnò le coperte del letto, come se queste fossero un'ancora di salvezza. Si sentiva male, non poteva essere vero, dovevano star mentendole necessariamente! Selina sentì la nausea, un dolore intenso alla testa e i polmoni in fiamme, tuttavia Alarus non aveva terminato perché andò avanti "Il principe è già in viaggio e forse ha addirittura raggiunto il castello Selceno dove vive la sorella di tuo padre, sposata con il signor Erysch. Il principe ucciderà tua zia perché Tenebrerus è il suo cognome e lo stesso sangue di tuo padre scorre nelle sue vene. Con tutta probabilità verranno uccisi anche i suoi figli, perché anche in loro scorre il sangue dei Tenebrerus e se il marito di tua zia dovesse tentare di opporsi, non penso che il principe si farà scrupoli nell'uccidere anche lui".

Selina si portò le mani alla bocca con le guance rigate dalle lacrime, mai avrebbe potuto pensare di raggiungere picchi di disperazione così elevati, mai avrebbe potuto immaginare di sentire un tale dolore nell'anima. "Ma c'è ancora dell'altro" disse ancora l'uomo e Selina si domandò che altro avessero potuto fare, perché tutto quello che le aveva detto il signore le sembrava già un'atrocità inimmaginabile, frutto di un piano sadico che l'avrebbe condotta alla follia "Il principe Drovan catturerà tua sorella Nomiva non appena giungerà al castello dove viveva la sorella di tuo padre" rivelò "Rimarrà per un tempo indeterminato come prigioniera, per tentare di far tornare Aurilda, poi verrà uccisa anche lei". Selina si tolse le mani dalla bocca e riuscì a parlare appena, sconvolta e tremante "E io allora?" Domandò tra le lacrime e si domandò dove avesse trovato la forza per parlare "Perché non hanno preso anche me?!" Chiese disperata come non era mai stata e come non immaginava si potesse mai arrivare a essere "Ti hanno catturata" disse sorprendendola l'uomo "Perché credi siano venuti qui?" Selina rimase sconcertata, doveva essere per forza un sogno, oppure uno scherzo tremendo, perché, se tutto il resto era sadico, quello era del tutto assurdo. L'uomo vedendola perplessa continuò a parlare "Ti uccideranno subito" disse "Davanti a tua sorella Nomiva quando ti avranno portata da lei".

Selina riuscì a parlare nuovamente, mentre le lacrime continuavano a bagnarle il volto "Ma cosa dite!?" Urlò disperata "Io sono qui con voi!? Vi state beffando del mio tormento!?" L'uomo continuò a fissarla freddo e impassibile "Loro sono certi di averti catturata e ti giustizieranno presto" disse Alarus ancora maledettamente vago. Selina scosse il capo, sentendo i brividi "Gli abbiamo consegnato Belia" spiegò finalmente l'uomo "Gli abbiamo detto che quella era la figlia minore di Tenebrerus e loro, considerata la somiglianza che vi lega, hanno creduto alle nostre parole e l'hanno presa al tuo posto". Selina si passò le mani sul volto, quello fu il massimo della sopportazione per lei "Uccideranno anche Belia!?" Disse senza fiato e l'uomo annuì piano "Non dovranno mai scoprire che sei viva" disse ancora in tono minaccioso "Da oggi tu sarai Belia se non desideri morire". Alarus poi si voltò per andarsene, ma parve ripensarci e si voltò nuovamente "Mi dispiace" disse con una voce così gelida che Selina pensò dovesse star mentendo per forza "Ma è questo che accade a chi osa sfidare chi è più forte. Non si può vincere, non si può sfuggire al volere del re".

L'uomo si voltò nuovamente per andare, ma sulla porta aggiunse dell'altro ancora, incitato dalla moglie che Selina notò essere soddisfatta e si poteva quasi dire felice per le disgrazie che stavano affliggendo la ragazzina "Ti offriremo ospitalità al castello, ma dovrai guadagnarti questo posto come qualunque altra ragazzina, perché ormai non hai più nulla. E ovviamente il tuo fidanzamento con Luddan è sciolto". Selina rimase a fissarlo mentre piangeva disperata, Alarus era una sagoma sfocata "Hai tre giorni liberi" disse ancora l'uomo "Per metabolizzare la morte dei tuoi cari. Romya ti porterà da mangiare se ne avrai bisogno". Stava per andare, ma Selina lo fermò con una nuova domanda "Perché?" Balbettò con gli occhi arrossati e la voce tremante e l'uomo la fissò perplesso "Perché?" Ripeté confuso "Perché mi avete salvata, per quale motivo avete mentito e non mi avete consegnata a quei soldati?"

Selina si aspettava allora di sentire una parola vagamente calorosa, magari il motivo per il quale i Malkoly avevano rischiato tanto per salvarla era che avevano segretamente nutrito della stima nei confronti dei suoi genitori, ma la risposta raggelò Selina esattamente come tutte le parole che già le aveva rivolto "Perché, nonostante tu non abbia più nulla e la tua famiglia sia stata condannata, in te scorre sangue nobile" disse l'uomo con fierezza "E un nobile vale sempre più di un popolano". Detto questo Alarus se ne andò, seguito da Jesebell che prima di chiudere la porta rivolse un sorriso perfido alla ragazzina. Rimasta del tutto sola, Selina si lasciò scivolare a terra. Si mise in ginocchio e pose le braccia sul letto, poggiandoci sopra la testa per continuare a piangere. Non era possibile pensò, non era possibile ricevere tante notizie di disgrazie in così poco tempo, eppure era successo, in pochi minuti aveva perso ogni cosa, la famiglia, la casa, l'amica, il fidanzato, il nome e la libertà.

Intanto il sole tramontava fuori da quella maledetta finestra di quel maledetto castello e Selina si domandò se l'essere rimasta lì viva fosse una benedizione o una maledizione. Continuò a piangere per tutto il tramonto e poi dopo, quando si fece notte, finché non si fu addormentato per il dolore, con il fazzoletto di Alarus sotto le ginocchia. Forse Selina avrebbe rivisto il sole sorgere tante altre mattine, ma la gioia e la speranza morivano con quel tramonto.

 

   
 
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