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Autore: Star_Rover    06/08/2021    6 recensioni
Durante la Battaglia d’Inghilterra i cieli sopra alle verdi campagne irlandesi sono spesso oscurati da stormi di bombardieri tedeschi che pericolosamente attraversano il Mare d’Irlanda.
Quella notte però è un Heinkel solitario a sorvolare le montagne di Wicklow e il suo contenuto più prezioso non è una bomba.
Un ufficiale della Luftwaffe paracadutato nella neutrale Irlanda è un fatto curioso, potrebbe sembrare un assurdo errore, ma la Germania in guerra non può concedersi di sbagliare.
Infatti il tenente Hans Schneider è in realtà un agente dell’Abwehr giunto nell’Isola Smeraldo con un’importante missione da portare a termine.
Il tedesco si ritrova così in una Nazione ancora divisa da vecchi rancori e infestata dagli spettri di un tragico passato. In questo intricato scenario Schneider entra a far parte di un pericoloso gioco che potrebbe cambiare le sorti della guerra, ma anche per una spia ben addestrata è difficile riconoscere nemici e alleati.
Genere: Drammatico, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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25. Ombre
 

Quella notte James rimase solo nel suo ufficio. Il tenente Hart si era congedato dopo aver terminato il suo rapporto per il comandante della Garda. L’ufficiale britannico non aveva lasciato trasparire alcuna emozione, ma il suo atteggiamento era diventato sempre più freddo e distaccato. Donnelly era certo che fosse stato il ritrovamento di quel cadavere a indurre il tenente ad alzare improvvisamente le difese anche nei suoi confronti. Si era rifiutato di rispondere in modo esaustivo alle sue domande e il suo allontanamento dal caso era diventato sempre più sospetto.
Il sottotenente Donnelly aveva riflettuto a lungo sulla questione, si era domandato se nella sua condizione avrebbe dovuto rivelare i suoi dubbi ai suoi superiori oppure mantenere per sé certe considerazioni. Manifestando le sue perplessità avrebbe potuto destare ulteriori sospetti, d’altra parte il suo silenzio avrebbe potuto rivelarsi altrettanto dannoso.
Ormai era certo che il tenente Hart non fosse stato inviato in Irlanda con il solo scopo di trovare quella spia. L’Inghilterra aveva altri interessi nell’Isola Smerlando, l’ufficiale britannico non era stato del tutto sincero nei suoi confronti.  
Al termine di quelle riflessioni James prese la sua decisione, così si incamminò giù per le scale alla ricerca del capitano Kerney, nella speranza di trovarlo ancora al Castello.
 
Donnelly bussò con una certa insistenza, appena udì la voce del suo superiore entrò nella stanza.
Il capitano Kerney apparve piuttosto nervoso, era evidente che anch’egli fosse sconvolto dagli ultimi eventi.
James trovò il coraggio di farsi avanti.
«Signore, avrei bisogno di parlare con lei»
L’ufficiale gli rivolse uno sguardo di rimprovero: «ho molte questioni di cui occuparmi, non ho tempo da perdere. Spero che si tratti di qualcosa di veramente importante»
«Si tratta del tenente Hart»
Il suo superiore emise un sospiro di frustrazione: «che altro è successo?»
James esitò prima di rispondere: «credo che egli sappia qualcosa»
«Di che sta parlando?»
«A dire il vero non lo so, ma ritengo che il tenente Hart stia portando avanti altre missioni per conto dell’Inghilterra»
«Su cosa si fondano questi sospetti?»
«Non avevamo alcun indizio per trovare il comandante dei ribelli di Drumcondra, ma al momento giusto è arrivata una soffiata anonima. Potrebbe essere solo una coincidenza, ma io ho la sensazione che il tenente Hart attendesse quella chiamata. Inoltre egli non ha mai dubitato dell’attendibilità dell’informatore»
Il capitano rispose con una smorfia.
«Temo che lei si sia lasciato suggestionare un po’ troppo da questa faccenda. Posso comprenderla, si tratta del suo primo caso importante e questa collaborazione non è affatto semplice da gestire…ma posso garantirle che gli inglesi non stanno tramando nulla contro di noi»
Donnelly reagì d’impulso: «come può esserne certo?»
«Esistono degli accordi che sono sempre stati rispettati»
«In gioco c’è la sorte della guerra. È ovvio che il piano degli inglesi per impedire ai tedeschi di invadere l’Irlanda sia occuparla per primi con le loro truppe…»
James avrebbe voluto continuare il discorso, ma fu costretto a interrompersi per non pronunciare affermazioni ancor più pericolose.
«Sottotenente Donnelly, ho voluto affidarle questo incarico perché l’ho ritenuta all’altezza. Fino a questo momento ha sempre dimostrato di essere obiettivo nel giudicare il nostro rapporto con l’Inghilterra. Speravo che potesse comprendere l’importanza di questa alleanza, ma la sua mancanza di fiducia mi induce a pensare che forse ho preteso troppo da lei»
Il giovane cercò di giustificarsi difendendo la propria presa di posizione.
«Signore, ho soltanto svolto il mio dovere avvertendola di un possibile pericolo. Le ricordo che il tenente Hart non è soltanto un ufficiale di rappresentanza dell’Esercito britannico, è un agente dell’MI5»
Kerney, seppur con qualche remora, fu costretto a difendere l’inglese.
«È un agente esperto e competente. È la persona di cui abbiamo bisogno per portare a termine una missione di interesse internazionale»
In quel momento James capì che l’Irlanda temeva così tanto la guerra da essere disposta ad accattare ogni compromesso pur di evitare di essere coinvolta.
Il sottotenente prese un profondo respiro, poi tornò a rivolgersi al capitano.
«Il giovane che è stato ucciso questa notte era un nostro informatore?»
L’altro restò impassibile: «mi dispiace, non posso darle alcuna informazione a riguardo»
«Si tratta di un caso di omicidio, la Garda vorrà sapere la verità»
«Con tutto il rispetto, questa è una faccenda che non la riguarda»
Donnelly non si arrese.
«Il messaggio ritrovato sulla scena del crimine non lascia dubbi, i militanti hanno individuato la presenza di un infiltrato»
Kerney negò: «impossibile. Non abbiamo agenti sotto copertura»
«Eppure l’IRA è convinta di questo» insistette James.
«I servizi segreti non sono coinvolti in questo omicidio»
«Questo significa che la spia potrebbe non essere un irlandese»
«Oppure si è trattato soltanto di una resa di conti dell’IRA»
«Ma il messaggio…»
Il capitano lo interruppe con un freddo commento.
«Avrei dovuto immaginarlo, lei è ostinato e determinato esattamente come suo padre»
James sussultò nel sentire quelle parole.  
Io non sono come mio padre. La frase restò ancora una volta confinata nella sua mente.
Il sottotenente diede prova del proprio autocontrollo tornando in sé e riprendendo con estrema lucidità il discorso.
«Pretendo solo la verità, è per questo che sono al servizio della Repubblica»
Kerney apprezzò la sua determinazione, ma doveva ricordare al suo sottoposto quale fosse il suo reale obiettivo.
«Le consiglio di tornare ad occuparsi del suo caso. Il suo dovere è proteggere questa Nazione, e al momento la priorità è trovare dei pericolosi criminali che stanno proteggendo e nascondendo una spia nazista. Non c’è altro che lei debba sapere a riguardo di questa faccenda»
 
James si ritrovò nuovamente solo con i suoi dubbi e le proprie incertezze, non sapeva più in che cosa credere veramente.
Il Governo irlandese era disposto a tradire il popolo per proteggere la Pace, l’IRA era determinata ad ottenere la Libertà con la violenza, mentre i servizi segreti erano ancora al servizio della Corona.
Non poteva ignorare la verità, il tenente Hart gli aveva mentito, e ancora non sapeva che cosa gli stesse nascondendo. D’altra parte poteva comprendere le motivazioni dell’agente britannico, anche il suo dovere era servire la Patria.
James non sapeva per quale motivo stesse provando delusione per l’accaduto. Era sempre stato consapevole di non potersi fidare di un inglese, il fatto che in certe situazioni Hart avesse dimostrato di essere migliore di altri suoi connazionali non significava nulla. Era ovvio che il tenente non fosse stato tollerante verso di lui senza motivo, il suo obiettivo era ottenere la sua piena collaborazione.
Il giovane sospirò, per quanto logico era difficile credere che Hart non si fosse mai realmente interessato a lui. In alcune circostanze il tenente si era mostrato particolarmente comprensivo, in un modo che poteva definire sincero. In più occasioni era stato costretto ad ammettere che egli si era comportato come un buon superiore, e a volte si era trovato più a suo agio in sua compagnia rispetto che con altri suoi colleghi.
Il tenente Hart era un ufficiale esperto e competente, l’aveva dimostrato sul campo. Era determinato a portare a termine la sua missione per supportare la sua Patria in guerra, non poteva incolparlo per questo. James non nascondeva il fatto di provare stima e rispetto per il tenente britannico.
Hart aveva anche cercato di aiutarlo sia sul piano professionale sia su quello personale. Forse anche questo era parte della sua interpretazione come agente dell’MI5, ma qualcosa lo induceva a pensare che ci fosse anche qualcosa di più. Si era ritrovato a seguire i suoi consigli, persino le sue confidenze gli erano apparse spontanee e sincere.
Nonostante tutto Hart non aveva del tutto rinunciato alla sua umanità.
 
Donnelly scosse il capo, pur riconoscendo il valore dell’inglese non doveva dimenticare quale fosse il suo reale obiettivo.
Ultimamente i dubbi erano tornati a tormentarlo. Non sapeva più in che cosa credere. Poteva comprendere il gioco degli inglesi, e per questo non poteva incolpare Hart. Al contrario non poteva giustificare in alcun modo le decisioni del Governo irlandese.
L’approvazione di quell’alleanza, l’esistenza degli accordi segreti, la sottomissione dell’Esercito…erano tutti segnali più che preoccupanti per le sorti dell’Irlanda. 
Dall’altra parte i metodi dell’IRA si erano rivelati sempre più crudeli e spietati. Tutto era iniziato con l’assassinio dell’agente Ryan, poi c’era stato l’attentato alle caserme McKee, e infine l’omicidio del giovane informatore. La sanguinosa guerra civile era terminata da più di vent’anni, ma la sete di vendetta non si era ancora placata. Era tutto necessario per la Causa, in questo credevano i militanti.
E lui in che cosa credeva?
Prima di ritrovarsi invischiato in quella faccenda avrebbe risposto che credeva nei valori di Giustizia e Libertà. Aveva sempre sostenuto l’Indipendenza del suo Paese, aveva preso la sua decisione senza alcun rimorso. Il problema era che nel tempo aveva perso i suoi punti di riferimento. Tutti quei sacrifici a cosa avrebbero portato? Un tempo si era illuso di poter davvero fare la differenza, ma ora che aveva scoperto quel mondo di intrighi, menzogne e violenza non sapeva più a cosa dare la priorità. Lealtà e Indipendenza, Pace e Libertà erano concetti divenuti inconciliabili. Non si poteva ottenere l’uno senza escludere l’altro.
Restare fedele al volere del Governo irlandese avrebbe significato accettare l’alleanza con l’Inghilterra sacrificando così l’Indipendenza che l’Irlanda stessa aveva conquistato dopo settecento anni di schiavitù, tra sanguinose guerre e violente rivolte.
Invece il desiderio di Libertà sostenuto dai repubblicani si era tramutato in un inarrestabile vortice di violenza. Gli ideali dell’IRA erano nobili e condivisibili, ma era difficile giudicare quelle azioni, per la legge erano soltanto crimini, ma c’era anche un altro punto di vista da dover considerare.
Tutto poteva ridursi a una semplice domanda: che cosa si era disposti a fare per la Causa?
Eppure quel cadavere era un monito per tutti, anche per lui. Per un istante James rivide il corpo freddo riverso nella pozza di sangue.
Forse doveva semplicemente guardare dall’altra parte, fingere che tutto ciò fosse semplicemente inevitabile.
Come un buon soldato doveva obbedire senza porsi domande, senza dubitare delle decisioni prese dall’alto.
James ripensò al giorno del suo giuramento, insieme alle nuove reclute della Garda aveva marciato lungo O’ Connell Street tra gli applausi e l’approvazione dei suoi concittadini. Che cosa si aspettava quella gente dalla sua divisa? Di certo non quello che egli stesso rappresentava.
James pensò che in fondo fosse sua la colpa. Si era illuso di poter portare avanti la sua missione senza conseguenze.
Donnelly tentò di riprendersi, in assenza di imprevisti presto quella storia sarebbe giunta al termine, il tenente Hart sarebbe scomparso dalla sua vita, e allora tutto sarebbe tornato come prima.   
Il giovane sospirò, si stava illudendo di nuovo…indipendentemente da come si sarebbero concluse le indagini nulla sarebbe potuto tornare come prima.  
 
***

Il tenente Hart si strinse nella giacca per ripararsi dal vento e dalla pioggia che aveva iniziato a cadere sempre più intensamente. Allungò il passo sguazzando con gli stivali nelle pozzanghere.
Ad un tratto l’ufficiale si fermò, aveva già notato una vettura sospetta, ed ora aveva la certezza che il mezzo l’avesse seguito per una buona parte del percorso.
L’automobile nera si avvicinò lentamente, rallentò fino a fermarsi a fianco del tenente.
«Ha bisogno di un passaggio?»
Radley riconobbe il detective Sullivan alla guida.
«Che coincidenza, lei è apparso al momento giusto» commentò.
Paul notò che l’altro non era affatto sorpreso dal suo intervento.
«Sapeva che la stavo seguendo, vero?»
«Per pedinare qualcuno dovrebbe essere più discreto»
Sullivan ignorò la sua risposta irriverente.   
«Ha intenzione di accettare o no?»
Hart si guardò intorno con circospezione, alla fine decise di salire in macchina.
L’autista ripartì.
«Vuole darmi un indirizzo falso o preferisce girare a vuoto?»
Radley rispose senza confermare nessuna delle due possibilità: «può proseguire in direzione di Merrion Road»
Sullivan obbedì, guidando senza fretta tra la pioggia e l’oscurità.
L’inglese si voltò verso il suo interlocutore: «suppongo che il suo non sia stato soltanto un atto di gentilezza»
«In effetti vorrei portare avanti il nostro discorso da dove l’avevamo interrotto»
«Da come stanno progredendo le indagini devo dedurre che non abbia trovato le prove che stava cercando»
Il detective sbuffò: «se fossi in lei ascolterei con attenzione quel che ho da dirle»
L’ufficiale rimase perplesso: «di che sta parlando?»
«Del fatto che il primo sospettato in queste indagini sia il sottotenente Donnelly»
«Sta dicendo che egli potrebbe essere la spia?»
«Il mio dovere è proteggerla, dunque voglio che lei sappia che il suo collega potrebbe essere un traditore»
Hart voltò lo sguardo verso il finestrino.
«Crede che non abbia pensato a questa possibilità?»
«Allora perché continua a fidarsi di lui?»
«Perché se avesse voluto tradirmi avrebbe già avuto molte occasioni, per come stanno le cose adesso non ho motivo per dubitare del sottotenente»
Paul non si lasciò convincere.
«Forse sta solo aspettando il momento giusto»
Radley rifletté su quelle parole, sarebbe stato stupido da parte sua ignorare questa eventualità, ma una parte di sé voleva continuare a credere nell’innocenza del suo compagno.
«Per quale motivo crede che Donnelly sia colpevole? Se non sbaglio dopo il suo interrogatorio avrebbe dovuto escludere il suo nome dalla lista dei sospettati»
«Sono stati gli indizi a portarmi da lui, il suo coinvolgimento nelle indagini potrebbe essere correlato alla fuga di informazioni»
«Eppure non ha trovato altre prove contro di lui»
Sullivan mantenne lo sguardo fisso davanti a sé: «speravo che lei potesse rivelarmi qualcosa»
Il tenente ebbe un momento di esitazione. James si era rivelato particolarmente utile per le sue indagini, se il suo obiettivo era avvicinarsi all’IRA era ancora suo interesse proteggerlo.
Era anche vero però che il ritrovamento del cadavere aveva danneggiato quel precario equilibrio. James non era un ingenuo, aveva già dei sospetti e probabilmente avrebbe presto scoperto che la spia a cui faceva riferimento il messaggio dell’IRA era in realtà un inglese. Rivelare al detective il misterioso rapimento del compagno avrebbe potuto essere una rapida soluzione per quella brutta faccenda, ma restava l’ultima mossa a sua disposizione.
Era una questione che avrebbe preferito gestire personalmente, inoltre le accuse di Sullivan non sembravano avere alcun fondamento certo.
«Non ho mai notato nulla di sospetto nel comportamento del sottotenente Donnelly» mentì.
Paul sospirò: «lei si fida del suo istinto?»
Hart confermò: «sì, devo ammettere che il mio istinto mi ha salvato la pelle in più occasioni»
«Be’, io le dico che non mi fido di Donnelly, c’è qualcosa che non mi convince in tutta questa storia»
L’inglese trovò familiare quella sensazione.
«Purtroppo non può condurre le sue indagini affidandosi soltanto all’istinto»
Sullivan non poté contraddirlo. I suoi superiori pretendevano dei risultati, ma egli stava ancora barcollando nel buio. Quello rischiava di diventare il più grande fallimento della sua carriera. Ormai non aveva più molto tempo per trovare il colpevole. Se non fosse giunto ad una valida conclusione di certo l’avrebbero sollevato dal caso.
Il detective rallentò per accostarsi al marciapiede, era giunto a destinazione.
«Mi dispiace, temo di averle solo fatto perdere tempo» disse Hart prima di congedarsi.
«Mi prometta almeno che penserà a quel che le ho detto…e che terrà gli occhi aperti»
L’inglese annuì: «le auguro una buona notte signor detective»
Sullivan ricambiò con un lieve cenno.
Il tenente uscì dalla vettura, richiuse la portiera e si allontanò senza fretta. Dopo pochi passi avvertì il rombo del motore, si voltò solo per osservare l’automobile sparire dietro l’angolo.
 
Dopo aver vagato abbastanza a lungo senza meta per i vicoli di Dublino Hart raggiunse il suo appartamento.
Il tenente ripose la pistola, mancava poco all’alba, avrebbe dovuto sfruttare quel poco tempo per riposare, ma pensieri e preoccupazioni lo mantennero sveglio. Continuò a ripensare alla conversazione appena avuta con il detective. Come sempre aveva deciso di anteporre il successo della missione alla sua incolumità, ma quella volta c’era qualcosa di diverso.
Forse era la ragione per cui aveva voluto difendere Donnelly a preoccuparlo. Non poteva negarlo, aveva rivisto se stesso in quel giovane, un se stesso del passato, quando ancora non aveva rinunciato a tutto nel nome della Patria.
Aveva voluto concedere una possibilità al suo collega, ma era consapevole che se avesse avuto conferma del suo tradimento non avrebbe più potuto aiutarlo.
Il telefono squillò all’improvviso, il trillo acuto interruppe la quiete notturna.
Hart rispose prontamente. 
«Suppongo che tu già sappia quel che è successo»
Radley riconobbe immediatamente la voce del suo connazionale.
«Barry…sono felice di sentirti. Credevo che tu…»
Il tenente si bloccò all’improvviso lasciando la frase in sospeso.
«Che fossi morto? Diamine Fox, pensavo che avessi più fiducia nelle mie capacità!»
Hart fu rassicurato da quella notizia: «posso fare qualcosa per te?»
Barry negò: «sono in un posto sicuro, ma temo di non poter più fare molto per aiutarti, è meglio che non mi esponga per un po’»
«Capisco. Però ho bisogno di sapere una cosa»
«Cosa?»
«Il ragazzo che è stato ucciso era un tuo informatore?»
L’altro confermò.
«Era un militante?» chiese l'ufficiale.
«No, non era coinvolto direttamente negli affari dell’IRA»
«Dunque non sapeva niente dell’Aquila»
«Purtroppo è stato ucciso prima che potesse scoprire qualcosa»
«È probabile che sia stato giustiziato proprio questo»
«Vuoi sapere altro su di lui?»
«No, non è necessario. Il messaggio dell’IRA è stato chiaro e diretto, qualcuno potrebbe avere dei sospetti su di te»
«Non dovresti preoccuparti di questo, sai bene che la priorità è trovare la spia tedesca»
Hart prese un profondo respiro, non poteva ignorare le proprie responsabilità, ma era anche consapevole che per portare avanti la sua missione doveva essere disposto ad accettare i rischi.
«Al Castello potrebbero aver intuito qualcosa» continuò il tenente.
«Sono certo che tu sappia cosa fare»
Radley tentò di replicare, ma dall’altra parte non ricevette più alcuna risposta. Avvertì solo un ronzio sempre più flebile e distante, quando riagganciò ebbe la sensazione di aver appena ascoltato la voce di un fantasma.
   
 
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