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Autore: dirkfelpy89    24/08/2021    1 recensioni
Mark Shafiq è un giovane ragazzo, erede di una delle famiglie delle Sacre 28. Il suo obiettivo? Riportare in alto il nome della sua famiglia, caduta da diversi anni in disgrazia. Forse Voldemort e i suoi Mangiamorte potrebbero essere utili alleati...
Helen Blomming è una giovane ragazza appena diplomata Auror. Il suo obiettivo? Cercare di sopravvivere in un Ministero sempre più corrotto. Forse quel Moody è un tipo strano ma sicuramente sperto...
Tra riunioni segrete, indagini, manifestazioni e l'ombra della guerra sempre più vicina, le strade di Mark ed Helen, all'apparenza così distanti, finiranno per unirsi, ancora una volta.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alastor Moody, Albus Silente, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Voldemort
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo 1, Ritorno a Casa

 



Il treno avanzava lentamente per le verdi colline di quella parte poco abitata del Devonshire.
Le tre vecchie carrozze di color verde, trainate con difficoltà da una locomotiva alquanto antiquata, erano indubbiamente vecchie, sporche, avevano sedili scomodi e logori e le pareti erano rovinate da graffiti lasciati, nel corso degli anni, da numerosi vandali. Da diverso tempo la linea ferroviaria era decisamente poco trafficata e così il governo regionale aveva deciso che quel convoglio sarebbe stato cancellato l'anno successivo, sostituito da una più comoda, e meno costosa, linea di autobus per i pochi abitanti di quella zona.

Con circa mezz'ora di ritardo il treno giunse finalmente al capolinea, una piccola stazione composta da soli due binari arrugginiti, una piccola banchina, una biglietteria automatica e un distributore di bevande, quasi sempre guasto. Le porte si aprirono lentamente e, con difficoltà, circa una decina di persone saltarono fuori dal convoglio, lamentandosi del grosso ritardo accumulato e della scomodità del mezzo.
"Dovevo arrivare a casa per mezzogiorno… e ora chi lo sente mio marito?" Esclamò una donnona piuttosto arcigna. Un'altra scosse la testa.
"Prima demoliscono questo rottame, meglio è!"

Solo una persona, un ragazzo dalla carnagione olivastra a metà tra i venti e i trent'anni, non disse nulla, non scambiò nemmeno un saluto con i compagni di viaggio ma semplicemente si incamminò fuori dalla stazione con una grossa valigia in mano.
Uscito dalla stazione, a riparo da occhiate indiscrete, il ragazzo estrasse una bacchetta magica. Due tocchi e miracolosamente la valigia si alzò galleggiando per aria, seguendo lentamente, ma stabilmente, i passi del padrone.

Mark Shafiq, nonostante fosse il membro di una nobile famiglia Purosangue, aveva deciso di inaugurare il suo ritorno a casa con un mezzo, il treno, che lo aveva sempre affascinato.
Dopotutto l'Espresso per Hogwarts aveva inaugurato la sua carriera scolastica, il diretto Parigi - Varsavia il suo viaggio di studi, quel treno scalcinato era perciò l'ideale per iniziare una nuova, ennesima, fase della sua vita.
Dopo quasi sette anni passati in giro per l'Europa ad approfondire i suoi studi, provava un desiderio quasi viscerale di rivedere i luoghi della sua gioventù.
Sentì l'aria frizzantina pizzicargli la pelle, lasciò vagare il suo sguardo per i campi incolti, godendosi il sole autunnale, e poi si mise in marcia, seguendo una strada in terra battuta.

Man mano che il ragazzo avanzava per quel sentiero sterrato, il paesaggio continuava a cambiare. Le verdi colline vennero sostituite da pianure un tempo coltivate ma adesso dominate da erbacce e sterpaglia, acquitrini che in passato erano stati bonificati con difficoltà e che adesso, senza controllo, erano tornati a occupare il loro spazio naturale, bloccando un paio di volte la via del ragazzo. Vecchi ruderi, case diroccate e abbandonate ogni tanto comparivano alla sua vista.
Era entrato nei territori che un tempo la sua famiglia controllava.

Gli Shafiq erano originari della penisola araba ma la loro vocazione di mercanti gli aveva permesso di viaggiare in lungo e in largo il Medio Oriente fin da tempi molto antichi.
Con l'arrivo delle crociate la sua famiglia, composta principalmente da mercanti che avevano sempre messo al primo posto, nella loro scala di valori, il guadagno e al secondo la religione e gli interessi del suo popolo, ben presto iniziò a fare affari con questi conquistatori venuti da lontano.
Un paio dei suoi antenati arrivarono ad avere rapporti così stretti con gli invasori da ottenere il permesso di trasferirsi in Francia e poi addirittura in Gran Bretagna, agli inizi del 1200, una volta abbandonata la loro religione e i loro costumi.
Mercanti esperti e ricchissimi, una famiglia dal sangue puro, gli Shafiq presto entrarono nelle grazie della nobiltà Babbana e magica, tanto che alcuni di loro divennero dei potenti e apprezzati consiglieri del re e ben presto potettero ottenere un piccolo appezzamento di terreno da gestire.

Le cose andarono benissimo fino allo Statuto di Segretezza: gli Shafiq furono costretti a perdere tutta la zona sud del loro piccolo feudo, abitata principalmente da Babbani. Le disgrazie della sua famiglia però erano appena iniziate.
Nel 1830 il Devonshire dovette assistere a una guerra intestina nella famiglia tra i tre gemelli Shafiq, in lotta per decidere chi avrebbe dovuto ereditare Shafiq Manor e il ruolo di capofamiglia. Questa lotta si allargò alla piccola cittadina, con numerosi feriti e anche qualche morto, tanto che il Ministero dovette alla fine intervenire e togliere la custodia del villaggio agli Shafiq.
Fu il punto più basso della loro storia e da allora la famiglia sopravviveva solamente grazie alle scorte di oro in loro possesso, alla contrazione di matrimoni vantaggiosi e a una decina di affitti che riscuoteva da alcune attività del villaggio.

Finalmente, dopo una buona mezz'ora di camminata, Mark giunse nel centro del piccolo villaggio che era rimasto nella zona. Tutto, nel vecchio feudo degli Shafiq, sembrava lasciato a se stesso, quasi abbandonato.
Il centro abitato non poteva certo costituire un'eccezione: oramai si era ridotto a una decina di case costruite nel secolo precedente e un piccolo bar che fungeva da centro ricreativo per i pochi abitanti rimasti.
A quell'ora non c'era nessuno in giro: i bambini frequentavano la piccola scuola costruita al di là della collina e le donne e gli uomini molto probabilmente erano tutti occupati nella raccolta e nella lavorazione degli ingredienti necessari per produrre una pregiata qualità di Whisky Incendiario, praticamente l'unica fonte di sostentamento della popolazione.

/ / / / / / /

Il 'Bar Incendiario' era rimasto esattamente come il ragazzo se lo ricordava: una topaia con una decina di tavoli grezzi e storti con numerose sedie scompagnate, illuminazione praticamente assente ed un grande bancone fetido e sporco.
Il barista, un omone tanto grosso quanto puzzolente, l'osservò attentamente: evidentemente gli avventori erano sempre gli stessi da una vita e Mark doveva rappresentare una novità.
Non lo aveva riconosciuto, meglio così.

"Un Whisky Incendiario in barrique, per favore." Chiese Mark, rivolto al barista. Costui sorrise, si chinò e tirò fuori da sotto il bancone una bottiglia piuttosto polverosa recante l'etichetta 'Gold Valley, Barrique'.
"Whisky incendiario quando non è ancora mezzogiorno. Giornataccia?" Bofonchiò l'uomo, aprendo la bottiglia e versandone una generosa quantità in un bicchiere sbeccato e unto.
"Non ne ho una buona da tempo." Rispose Mark, prendendo il bicchiere e scuotendo la testa.
"Che cosa…"
Mark sbatté dieci Falci sul bancone e disse: "Sono venuto qui per bermi qualcosa e riflettere, non per parlare, con degli sconosciuti per giunta, dei miei problemi."
"Stavo solo…" borbottò il barista, piuttosto offeso.
"Grazie, non mi interessa." il ragazzo si allontanò dal bancone e si mise a sedere al tavolino più distante possibile da quel barista ficcanaso.

Odiare essere così sgarbato ma sapeva per esperienza che quel barista aveva sempre avuto la lingua lunga e, per il momento, non aveva nessuna voglia di stare a sentire delle vuote e inutili parole.
Bevve qualche sorso e rimase a riflettere. Sapeva esattamente cosa doveva fare ma forse, in fondo, non ne aveva il coraggio. Sperava di trovare dentro quel bicchiere di liquido ambrato la forza di volontà che gli mancava per raggiungere la meta che si era prefissato e che l'aveva sospinto fino ai luoghi della sua infanzia.
Tornare e riprendere ciò che era suo. Ma cosa era davvero suo?
Era talmente concentrato sui suoi dubbi e sulle sue incertezze che non si accorse nemmeno che un'altra persona era entrata nel bar e adesso lo stava osservando intensamente.
Era un ragazzo su per giù della sua età, piuttosto magro con corti capelli color paglia e un'espressione di stupore dipinta sul volto.

"Ma… Mark, sei tu?" Chiese, con voce tremula. Solo allora il ragazzo si ricordò il nome del nuovo arrivato.
Era Billy Morgain, quello che un tempo, in special modo negli anni di Hogwarts, poteva considerare come il suo miglior amico. Anche i Morgain un tempo erano considerati una rispettosa famiglia Purosangue, almeno fino a quando suo nonno non dilapidò gran parte degli averi di famiglia.
Mark si alzò e i due amici, ritrovatosi per caso dopo tanti anni di lontananza, si poterono riabbracciare.

"Che cosa ci fai qui? Pensavo... pensavo che tu fossi morto!" Esclamò Billy, staccandosi finalmente dall'abbraccio. "Non avevamo più tue notizie da circa tre anni, io e i tuoi parenti eravamo preoccupatissimi!"
"Lo so e credimi, mi dispiace tanto. Ho cercato di mantenervi aggiornati, fino a quando ho potuto, ma negli ultimi anni mi sono avventurato nell'estremo nord della Svezia e là era davvero impossibile inviarvi un gufo con un mio messaggio!" disse Mark, dando un sorso al suo whisky. "Sono in viaggio da circa tre giorni e, devo ammetterlo, non ho avuto proprio il modo di mandarvi una lettera. In realtà fino a qualche ora fa non sapevo nemmeno se sarei tornato qui." Ammise.
"E perché no? Questa è casa tua!" Rispose Billy, sorseggiando a sua volta un bicchierone di Whisky Incendiario.
"Forse perché subito dopo il funerale di mio padre sono scappato da qui, dalle mie responsabilità…" buttò lì Mark, finendo il suo whisky. Billy scosse la testa.
"Quel viaggio era già programmato e tua madre e tua sorella sono state le prime ad appoggiarlo. Hai vissuto delle esperienze uniche, hai avuto modo di approfondire le Arti Oscure e sai cose che la maggior parte di questi zotici neanche si sogna!" protestò l'altro. "Adesso che sei tornato, vedrai che la situazione potrà solo che migliorare. Tuo zio, lo conosci, non si è fatto particolarmente benvolere dalla popolazione…"

"Come vanno le cose in famiglia?" Chiese Mark, temendo di conoscere la risposta. Billy si umettò le labbra con la lingua e poi disse, abbassando la voce:" Diciamo che non c'è una persona, qui in città, che non lo odi. A regola dovrebbe sovrintendere la produzione e la commercializzazione del whisky, dovrebbero utilizzare il denaro che annualmente la popolazione dona alla tua famiglia per migliorare le cose ma, come potrai facilmente notare, negli ultimi anni non c'è stato alcun miglioramento."
"E a Shafiq Manor?" chiese Mark.
"Tua madre non sta bene, Mark" sussurrò Billy: "Lei e tua sorella sono costantemente sotto il giogo di tuo zio e questo non ha migliorato la loro condizione. Sono sicuro che il tuo arrivo potrà dare il via a un miglioramento anche in famiglia…"
"O almeno lo spero!" commentò Mark, alzandosi in piedi. Non poteva indugiare oltre, non dopo essere stato messo al corrente di ciò che sospettava da tempo.
"Sono sicuro che le cose andranno bene, Mark. E se ci dovessero essere dei problemi puoi sempre contare su di me. Sai, negli ultimi anni mi sono fatto delle amicizie piuttosto preziose e se dovessi incontrare degli ostacoli, all'apparenza insormontabili, potrebbero esserci utili!" Disse Billy, abbracciando per la seconda volta Mark.
"È giunta l'ora di affrontare mio zio. Non appena avrò risolto questa questione, ti manderò un gufo!" Sospirò il ragazzo.
"Spero solo di non doverlo aspettare per altri tre anni!" Rispose Billy, sorridendo.

/ / / / / / /

Ripreso il suo bagaglio, Mark si inerpicò per la piccola collina che portava alla dimora degli Shafiq.
Un tempo era la villa che dominava sul paesaggio: bianca splendente, enorme con giardini curati perfettamente da un piccolo esercito di Elfi domestici, era una piccola e preziosa perla. Adesso quella grandezza, quella opulenza erano solo dei pallidi ricordi perché la dimora che si parava dinanzi ai suoi occhi, quella mattina, sembrava come abbandonata, il giardino appariva non tenuto e inselvatichito, le due ali della casa abbandonate da decenni.
Mark appoggiò il dito indice alla serratura del cancello arrugginito che delimitava la tenuta; ci vollero alcuni secondi ma alla fine il cancello lentamente si aprì.

Il ragazzo entrò e, con un po' di fatica, avanzò nell'erba che oramai arrivava quasi alle ginocchia, fino a giungere alla porta d'ingresso, aperta.
Sulla soglia c'era una ragazza un po' più giovane di lui: era molto magra e pallida, i capelli neri e lunghi, gli occhi velati da alcune lacrime che lottavano disperatamente per non cadere. Mark appoggiò la valigia per terra e poi aprì le braccia; la ragazza dopo qualche secondo si decise e corse incontro al nuovo arrivato. Si abbracciarono, forte, come se da quell'abbraccio dipendesse la loro stessa esistenza.

"Mark, credevo... credevo…" finalmente la ragazza perse la lotta per non far cadere quelle lacrime traditrici. Quando l'aveva visto, da lontano, era sicura, era pronta per fargli un discorsetto che si preparava da anni. Non ce l'aveva fatta, era troppo sollevata.
"Scusami, sorellina. Sono tornato."

/ / / / / / /

I due rimasero abbracciati per alcuni minuti, poi si staccarono. Mark prese la sua valigia e, seguita dalla sorella, di nome Mary, entrò in casa.
All'interno la situazione era, se possibile, peggiore dell'esterno: il grande salone d'ingresso era spoglio, polveroso e immerso in una penombra che faceva venire i brividi.

"Mary, chi è?"
Una donna, vestita di nero e se possibile ancor più magra e pallida della sorella, scese le scale che portavano al primo piano. Anche lei porse i suoi occhi su Mark.
"So che sono passati sette anni, ma non mi riconoscete, madre?" Chiese Mark, sorridendo alla donna. Costei ci mise alcuni secondi per incamerare e processare l'informazione.
"Ma… Mark?"
L'uomo annuì. Evidentemente si trattava di un'emozione troppo grande per la donna che svenne, cadendo a terra emettendo un flebile lamento.

"Me l'aspettavo, avrei dovuto parlarle io prima!" disse Mary, accorrendo in soccorso della madre: "Le emozioni forti la fanno svenire!"
Mark cercò di tirar su la donna mentre Mary estrasse la sua bacchetta magica e mormorò "Reinnerva!" puntandola sul petto della madre che subito si riprese.
"Mark, Mark, non è possibile tu eri…" gemette la donna, rialzandosi con difficoltà, aiutata dai figli.
"Morto? Mi dispiace, non avete mie notizie da tre anni, ma mi trovavo in un posto molto lontano e comunque non sarei riuscito a far arrivare un messaggio fino a qui! Ho provato a mandarvi una lettera quando mi trovavo in Germania ma una banda di…"

"Oh, sono sicuro che la tua sarà certamente una storia ricca di avventure... e di scuse!"
Un uomo era appena uscito da una porta che dava su una delle camere del primo piano. Era alto, ben piazzato, lunghi capelli biondi e una carnagione olivastra uguale a quella di Mark.
Osservava il nuovo arrivato con le braccia conserte e un'espressione sul volto di malcelato fastidio, come se avesse appena incrociato, con lo sguardo, un piccolo sudicio topo di campagna.

Subito Mary e la madre si ricomposero mentre Mark si rivolse al nuovo arrivato con voce carica di risentimento: "Zio Caius…"
"È un piacere rivederti, nipote. Ipotizzo che il tuo lungo viaggio di... studi sia terminato. Ipotizzo anche che negli ultimi anni tu non abbia avuto tempo per scrivere alla tua famiglia! Tre anni di silenzio, non me l'aspettavo proprio." Disse l'uomo, con tono freddo e rancoroso.
Caius e Jasper, il padre di Mary e Mark, erano fratelli e non potevano essere più diversi: Jasper era un uomo coscienzioso, dolce e spiritoso mentre Caius si era sempre rivelato come una persona cupa, fosca e bramosa di potere. La morte del fratello in circostanze misteriose, in assenza di Mark, aveva reso Jasper il capofamiglia, un ruolo che non aveva fatto altro che alimentare, nel corso degli anni, la sua sete di potere e denaro.

"Ma dimmi nipote caro, perché sei tornato qua nella tua umile dimora dopo sette anni di assenza? Perdonami il vizio, ipotizzerò un'altra volta. Immagino che tu abbia finito i soldi o che tu sia finito in qualche guaio, non è così?"
Mark scosse la testa."Sono tornato perché il mio viaggio è terminato e ho tutta l'intenzione di rimanere qui, a Shafiq Manor."
Era chiaro che nessuno dei presenti si aspettasse quella risposta: Mary e la madre osservarono Mark con sorpresa, Caius con cupa ironia.

"Tornato qui? E per cosa?" Chiese infine lo zio.
"Per prendere il posto che dovevo accettare sette anni fa. Per aiutarvi nella gestione della casa e della famiglia!" Rispose Mark, con forza. Caius, per tutta risposta, si mise a ridere.
"Vuoi scherzare? Quel posto fui costretto a prenderlo io, sette anni fa! Non puoi presentarti qui, e pretendere di rimanere, come se nulla fosse! Non puoi divertirti fin quando ti pare e poi tornare a casa e chiedermi di dimenticare le tue manchevolezze!"
"Io non pretendo nulla, chiedo solo un tetto sotto la testa e un modo per aiutare la famiglia. È vero, sono stato assente ma adesso sono qui e voglio rimediare!" Rispose Mark, cercando di non alzare il tono della voce. Se l'era aspettato, dopo tutto. "Basta così!"

Sia Mark che Caius si girarono. A parlare era stata Lilibeth, la madre di Mark e Mary e la vedova di Jasper.
Parlare ad alta voce le costava fatica, si vedeva perché era più pallida che mai.
"Vorrei ricordarti, Caius, che la proprietaria di questa dimora sono io, come da testamento redatto, e fino a quando sarò io la proprietaria di Safiq Manor sta a me decidere se accogliere un ospite, o no."
"Sì… chiaro, però…" balbettò il cognato che forse meno di tutti si aspettava la reazione della donna.
"Mary, per favore accompagna tuo fratello nella sua vecchia camera" borbottò Lilibeth. "Caius, chiama Trixi e farmi accompagnare in camera mia. Sono molto stanca."

Caius, dopo un'ultima, malefica, occhiata al nipote, andò a chiamare l'elfa domestica mentre Mary prese per mano il fratello e lo condusse verso la sua stanza.

"Sei stato molto coraggioso, ma stai attento perché Caius è pericoloso!" Sussurrò la ragazza, quando due finalmente arrivarono davanti alla vecchia camera di Mark.
"Pericoloso? Uhm, con tutta la roba che ho imparato in questi anni dovrà essere lui a stare attento a me!" Rispose il ragazzo, guadagnandosi un'occhiata piena di apprensione.
"Giurami che un giorno mi dirai che cosa hai fatto in questi anni! E giurami anche che non andrai in cerca di guai!" disse la ragazza, congiungendo le mani e osservando il fratello con aria ansiosa e preoccupata.
Mark sorrise e abbracciò la sorella.
"Sono contenta che tu sia tornato!" Disse infine Mary, separandosi dall'abbraccio.
"Anche io!" rispose Mark, aprendo la porta. "Anche io."

/ / / / / / /

Salve a tutti e bentornati a questa long. L'incubazione di questa storia è stata molto lunga, ho concepito le basi di questa Fic circa un anno fa e lentamente, nel corso dei mesi, sono riuscito a creare nella mente, poi sulla carta, le basi di una storia sulla nascita della prima guerra magica. Perché sappiamo tutto sulla seconda guerra magica e, spesso tramite fanfiction, sappiamo molto anche sulla prima guerra magica e sulla sua tragica fine.
Ma davvero in pochi si sono domandati il processo che ha portato alla creazione della prima guerra. È quello che questa fiction cercherà di sondare attraverso alcuni personaggi di invenzione che man mano potranno confrontarsi con personaggi più noti. Ci sarà spazio per azione, per i sentimenti, un potpourri che spero possa piacervi.
Oggi abbiamo fatto la conoscenza di uno dei protagonisti della storia, Mark Shafiq. Gli Shafiq sono effettivamente una delle pochissime famiglie Purosangue che non abbiamo avuto occasione di leggere nei libri.

È un purosangue, un purosangue delle Sacre 28, ha passato gli ultimi 7 anni in giro per l'Europa ed è tornato a casa, salvando una situazione molto preoccupante. Le cose già dal prossimo episodio entreranno nel vivo quindi spero che questo capitolo vi sia piaciuto e ci vedremo al prossimo!

  
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