Fumetti/Cartoni americani > Hazbin Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Manu_00    09/09/2021    6 recensioni
[Hazbin Hotel]
Uscita viva dall'ultima litigata con Innozenz, Mihaela è stata ingaggiata per indagare su un'attività di scavi presso il complesso della metropolitana di Pentagram City.
Avventuratasi nel grande mondo sotterraneo formato da linee della metro iniziate e mai portate a termine, deposti di gang criminali, rifugi improvvisati ed evidenti sintomi della megalomania di qualche overlord, dovrà avvalersi di una guida per non smarrirsi.
Anche se, tutto sommato, tra la compagnia della guida ed il perdersi sotto terra, non saprebbe dire quale sia l'alternativa peggiore.
[Seguito diretto di Radioactive]
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo IV


<< Mi muovevo insieme al mio plotone, immersi in quella dannata foresta, i musi gialli potevano sbucare fuori in ogni momento, avevamo gli occhi infuocati, le gambe stanche e le mani callose, ma nonostante tutto continuavamo ad avanzare, grazie a una cosa soltanto... >>
Intenta a camminare accanto a Faccia Bruciata, Mihaela storse il labbro, sorpresa da come la conversazione da apparentemente inconcludente si fosse trasformata in un racconto di guerra così all'improvviso e di come per la prima volta Faccia Bruciata sembrava in grado di mandare avanti una conversazione normale.
Tuttavia non poteva fare a meno di restarne affascinata, per lei che era cresciuta sentendo storie di guerra nell'appartamento di suo nonno senza mai viverne una.
<< L'amor patrio? >>
Jack girò il collo verso di lei, fulminandola con le sue pupille vuote.
<< La droga. >>
Quel pochissimo credito che Jack era riuscito a conquistarsi ai suoi occhi, scivolò via in quell'istante.
<< La... droga. >>
Jack annuì.
<< La droga. Ma tipo... tanta, eravamo sempre pieni di cannabis, marijuana, oppio, eroina e captagon, più quella che poi compravamo in loco, ad un certo punto non sapevo più neanche a chi sparavo! >>
Si sbilanciò verso Mihaela, così da portarsi la bocca al suo orecchio.
<< Detto tra noi, potrei aver ucciso due o tre miei compagni per errore, poi c'è stata la volta che ho tirato una granata al mio ufficiale in comando, ma quello era intenzionale. >>
L'anima dannata interruppe la camminata per mettersi a squadrare il suo compagno di viaggio, per nulla attenta a nascondere l'incredulità.
<< … E il vostro sarebbe l'esercito più forte del mondo? >>
<< Indubbiamente! Infatti abbiamo vinto contro quei musi gialli vietnamiti! >>
<< Ancora una volta: avete perso, vi siete ritirati, il nord ha riunificato il paese e oggi il Vietnam è una repubblica socialista. >>
<< TI SBAGLI! È che abbiamo capito che non meritavano il nostro aiuto, perché abbiamo combattuto per salvare i musi gialli da loro stessi? Adesso sono tutti comunisti e la loro vita è una miseria! >>
<< Se lo dici tu... >>
Da viva Mihaela si sarebbe felicemente lanciata in un acceso dibattito ideologico sul quale sarebbe stato il sistema migliore, ma ormai era morta, disillusa, e aveva capito che ragionare con quel tipo era come parlare con un muro.
Un muro fatto.
In compenso doveva dirlo: mettendo da parte la sua demenza senile, la sua incapacità di accettare la realtà, i suoi scatti d'ira e una montagna di altri difetti che solo elencare le avrebbe richiesto l'intera giornata, parlare con lui era quasi... gradevole.
In più come con Innozenz, poteva rinfacciargli quante volte voleva di essere stato tra i perdenti della storia.
Ma tralasciando le tifoserie da stadio, per qualche motivo quell'ebete la riportava alla sua infanzia, quando ascoltava storie di guerra da suo nonno, ex soldato dei tempi del regno che aveva partecipato alla campagna di Russia prima e alla lotta contro i nazisti poi.
Sarà perché era un po' tocco anche lui, sarà per il suo evidente razzismo, per la voce sgradevole e per il vestirsi come un attaccatone, ma più guardava Jack più non poteva fare a meno di cogliere similitudini con il vecchio Grigore.
Solo che Jack era uno yankee ignorante come pochi che doveva ancora riprendersi da tutte le sostanze che aveva assunto in vita, mentre Grigore un devoto servitore della causa socialista, un po' rimbambito dall'età, con un forte rancore verso l'Ungheria e i suoi abitanti, e con il vizio di sparare alla gente durante le discussioni (fortunatamente con una pessima mira), ma comunque decine di spanne sopra questo imbecille!
… Vero?
Ora che ci pensava, era all'inferno da quarant'anni, suo nonno doveva essere passato a miglior vita da un pezzo, e non per volergli male, ma tra i suoi evidenti difetti e il suo ateismo convinto (beh come lei in vita, d'altronde), era abbastanza sicura che gli fosse stato riservato un posto all'inferno anche a lui.
Chissà, magari poteva esserci passata accanto tantissime volte senza accorgersene...
No ok, aveva mantenuto bene o male il suo aspetto di quando era in vita, uniforme inclusa, non poteva non riconoscerla.
E se fosse cieco?
O se la sua demenza fosse peggiorata?
Mihaela scosse la testa imponendosi di non pensarci, qualsiasi cosa ne fosse di lui soltanto lo stronzo lassù poteva saperlo, e lei non poteva permettersi di preoccuparsi pensando a chissà quanti suoi parenti o conoscenti potevano essersi trovati qui per poi magari finire uccisi durante gli stermini.
Già, meglio concentrarsi sui pensieri felici.
Anzi no, non aveva molti pensieri felici sulla sua vita qui, beh a meno di non includere le serate come quella prima... ma a quelle meglio non pensare per ben altri motivi.
<< Ehi! >>
Fortunatamente (o sfortunatamente) la voce gracchiante di Faccia Bruciata la richiamò alla deprimente realtà.
<< Sì? >>
<< Siamo arrivati! >>
Era vero, erano arrivati, il tunnel si apriva all'interno di una grande cavità sotterranea che si estendeva a perdita d'occhio, la struttura su cui poggiavano i due apparteneva chiaramente ad una fermata della metro incompleta e apparentemente scorporata dalle linee ufficiali.
Ma tutto quello che si estendeva davanti era stato improvvisato, il terreno era roccioso e irregolare, costellato da buche qua e là, fatta eccezione per zone parzialmente cementificate che denunciavano visivamente gli anni che si portavano dietro.
Da questo terreno irregolare affioravano lampioni scheletrici, decisamente più vecchi e meno potenti dei loro cugini di superficie e certamente non previsti dal progetto edilizio originario, ma che tuttavia assicuravano la luce a tutti i passanti.
Sì, i passanti, ovunque intorno a loro persone andavano e venivano spuntando da chissà dove, e per passanti non si parlava di qualche tizio incappucciato che si muoveva tra gli stand con fare losco, no, quella via sotterranea era trafficata quanto una di superficie:
Stesse brutte facce, stessa puzza, ma (presumibilmente) con del denaro in tasca in più.
Per tutta la galleria si ergevano stand che vendevano... qualsiasi cosa:
Armi, droga, imp, persone dall'aspetto seducente, per carità, nulla di particolarmente esaltante rispetto alla superficie.
Le differenze stavano nel pregio del materiale, le armi erano ricavate da parti di sterminatori, gli angeli che annualmente calavano su Pentagram City per ripulirla dei suoi abitanti, e se solitamente la droga veniva venduta da appositi distributori in mano agli overlord del momento, qui invece era puro mercato nero: nessun controllo, nessun limite, ogni stand aveva il suo gruppo di guardie, perché senza la protezione di un overlord non si può fare affari in tranquillità, furti e aggressioni sarebbero all'ordine del giorno.
Poi altri stand includevano oggetti di oreficeria, documenti (su cui volle evitare di soffermarsi), biglietti e altre cose non meglio definibili da dove si trovava.
Ma come in superficie, anche lì sotto pareva essersi generato un certo... ordine nel caos.
Il punto, era che molte delle cose che un overlord avrebbe reso irreperibili in superficie, qui erano accessibili a tutti.
Beh, a tutti coloro che potevano permettersi prezzi esorbitanti, per i più poveri invece c'erano enormi quantitativi di sostanze a prezzo stracciato, e la maggior parte dei presenti doveva essere lì per questo, a giudicare dalle decine di corpi riversi a terra con espressione fulminata che si lasciano derubare da chi gli cammina sopra.
Ma a parte i furti, non c'era lo stesso livello di violenza tipico delle strade, i bodyguard proteggevano solo gli stand, eppure la loro massiccia presenza bastava ad intimorire eventuali rissaioli.
Forse dopo la ricompensa, sarebbe potuta passare di qui per... arricchire il suo armamentario, avere qualcosa in grado di abbattere un overlord può essere un importantissimo deterrente per ospiti indesiderati (il nazista con il palo in culo in primis).
Ma si stava perdendo in troppi ragionamenti.
<< Allora, dove andiam- Jack?! >>
Il suo collega era sparito nel nulla.
<< Mi... mi prendi in giro? >>
Mihaela iniziò a guardarsi attorno, come poteva un agente scelto come lei non accorgersi di cosa le accadeva a due passi di distanza?
Fortunatamente la sua guida non si era allontanata troppo, la trovò subito, in mezzo a una piccola folla che si era radunata attorno ad un ampio stand, con tutte quelle persone davanti era difficile guardarne il contenuto.
Si stava facendo largo tra gli astanti con la sua tipica educazione, e già che c'era ne approfittava per infilare le mani nelle tasche di qualche demone collassato.
<< Ehi! Coglione! >>
Senza troppi complimenti iniziò a correre dietro Faccia Bruciata, non era il momento per questo!
Con movimenti rapidi e decisi, Mihaela prese a camminare in mezzo alla folla spostando di malagrazia chiunque avesse la sfortuna di finirle davanti, e ben presto furono più quelli che si facevano da parte da soli che quelli che si lasciavano spingere.
La sua presenza del resto non era qualcosa che passava indisturbata, specie se nei momenti di incazzatura tende a sciogliere le persone vicine, come poveretto riverso a terra poteva testimoniare.
<< Ti pare il momento di fare shopping?! >>
Scalciando e spingendo giunse a destinazione, cioè accanto a Jack, e lo trovò chino su un grosso stand pieno di... beh, sostanze.
Un autentico bazar della droga, una struttura in legno suddivisa in ampi scompartimenti rettangolari, ciascuno con un diverso tipo di stupefacente, dalle erbe a roba più pesante.
Il tutto in grandi quantità ed a prezzi stracciati, qualcosa che avrebbe mandato su tutte le furie qualsiasi overlord interessato a controllare il mercato.
Nei distributori in superficie le dosi erano scarse e costavano abbastanza, qui no, qui anche i più pezzenti tra i demoni potevano trovare abbastanza sballo per qualche giorno prima di tornare strisciando.
Quasi quasi poteva servirsi anche lei, non faceva uso di sostanze tanto quanto la maggior parte degli abitanti di Pentagram City, ma visto il recente attentato della sua guida alla sua salute mentale, poteva seguire il consiglio appassionato che le aveva dato Sherry qualche sera fa:
“Drogati un po' di più e pensa un po' di meno.”
Ma poteva permettersi il lusso di farsi con Jack vicino?!
A disposizione dei clienti vi erano diversi sacchi di tela, e Jack ne stava usando uno grande per trasportarne diversi più piccoli, tanti sacchi più piccoli ognuno riempito con un diverso tipo di sostanza.
Mihaela non si stupì più di tanto.
La calca era enorme, ma i bodyguard vigilavano sulla distribuzione, assicurandosi che nessuno dei clienti provasse ad allontanarsi senza pagare, infatti quando una piccola creatura aracnide provò a sfruttare la sua bassa statura per allontanarsi indisturbata, quello che ottenne fu di finire calpestata da uno degli addetti della sicurezza.
In tutto questo, indifferente a quanto gli stava accadendo attorno, Jack accumulava indisturbato un quantitativo di sostanze tali che Mihaela dubitava fosse in grado di pagare anche a prezzi così irrisori.
<< Jack... >>
La sua guida non la stava cagando minimamente, intenta com'era a usare una sessola per riempire l'ennesimo sacchetto da aggiungere alle sue scorte.
Seriamente?
Erano al primo itinerario e questo qui si era già perso a fare rifornimento di stupefacenti?
<< JACK! >>
Faccia Bruciata si girò verso di lei, per squadrarla con ostilità.
<< No senti, io non condivido, prendi quello che devi prendere e- >>
<< Ti pare il momento?! >>
Se Jack avesse avuto degli occhi, Mihaela avrebbe potuto leggere l'incredulità nel suo sguardo.
<< Perché? Tu non fai scorta per il viaggio? >>
Ok, doveva aspettarselo, un ex militare che aveva fatto il pieno di esperienze traumatiche e che era stato drogato fino al rimbambimento non poteva che trascorrere la sua esistenza post-vita come un tossicomane.
Ma al momento gli serviva lucido.
Ammesso che lo fosse mai stato!
<< No! Poi se devo farmi aspetto di essere a casa, e che cazzo! Non dovremmo raggiungere il tu-sai-cosa?! >>
In risposta, Jack chiuse il sacco per metterselo in spalla.
<< Oh, ma lo stiamo facendo! >>
<< Ti prego, non dirmi che stai accumulando droghe perché ti servono per orientarti, questa scusa l'ho sentita troppe volte per troppi ambiti diversi. >>
<< EHM. >>
<< Stavi per rifilarmela come scusa, vero? >>
L'ex militare le puntò un dito carbonizzato contro il viso.
La sua espressione lasciava intendere che aveva recuperato la serietà, se mai ne aveva avuta.
<< Stammi a sentire! Io so ESATTAMENTE quello che sto facendo! Per questo siamo qui! >>
<< Ogni frase che dici ti rende meno credibile. >>
<< SONO SERIO... TU! >>
<< Io?! >>
<< TU! >>
Il ditaccio nero e sporco di Jack si soffermò su una figura dietro lo stand, non il proprietario (ammesso che fosse lì presente), ma un demone che aveva tutta l'aria... di un commesso.
Anzi no: di un pusher.
Aveva l'aria di un commesso, ma era vestito e aveva i modi di fare tipici del più stereotipato dei pusher di strada:
Vestiti scuri, sporchi, un giubbotto pieno di tasche che probabilmente usava per nascondere altre sostanze da vendere in giro come forma di straordinari, insomma, non vi erano dubbi che fosse del mestiere.
Per il resto il suo aspetto era abbastanza pulito: occhi dorati, capelli scuri e spettinati, pelle incolore, piccole corna ricurve verso l'alto e una lunga coda pelosa che in quel momento stava frugando nelle tasche di un cliente in stato catatonico.
Abbastanza umano se comparato alla massa di mostri, animali o altre strane robe che gli giravano attorno.
Credutosi colto in flagrante, il giovane demone schizzò all'indietro, urtando un altro dei commessi e alzando le mani per spiegarsi, peccato che in tutto questo lasua coda stava tenendo stretto un portafoglio.
<< Posso spiegare! Stavo effettuando un- >>
Rendendosi conto che il cliente derubato era troppo fuso per preoccuparsi di quanto accadeva alle sue tasche, e che al resto dei presenti non gliene fregava un cazzo, il commesso rilassò il viso.
Per poi tendere tutti i nervi facciali non appena i suoi occhi incrociarono le cavità vuote di Jack.
<< No! Tutti ma non te! >>
Ricordandosi di come aveva incontrato Jack al fast food di prima, Mihaela non aveva problemi a immaginarsi come mai quel pusher non fosse particolarmente contento di vederlo.
Se Jack già era un cliente terribile da normale, figuriamoci com'era trattare con lui mentre era in stato di alterazione psichica.
<< Tu! >>
<< No! Tu! >>
<< Tu! Mi servi! Sposta lo stand e facci passare! >>
In quel momento, tutti i colleghi del demone si girarono verso di lui, un'espressione di disagio prese forma sul suo viso.
<< C-credo che mi stai confondendo con mio fratello Carlos! Io non faccio queste cose! >>
Mihaela non ci mise molto a capire che Jack stava dicendo cose che i colleghi di quel poveraccio non dovevano sapere.
Jack però non possedeva questo grado di acume, e rincarò la dose.
<< Dai! Sai di cosa parlo! Sposta lo stand, apri la botola e fammi passare, ti do un 5%! >>
Il volto di quel commesso divenne, cosa non facile, più pallido di quanto non fosse già prima.
<< Di cosa sta parlando questo tizio, Nathan? >>
A chiederlo era stato un alto demone ricoperto di piume, orbo e con un'espressione severa, se non era il proprietario dello stand, era comunque lui a capo del gruppetto di cinque commessi.
Commessi che guardavano Nathan chi con disappunto chi con un ghigno crudele sul viso.
Preso dal nervosismo il demone iniziò prima a balbettare, poi rinunciò per prendere a parlottare tra sé e sé mentre la coda iniziava ad attorcigliarsi su se stessa.
<< Cazzo Ion, perché dovevi consigliarmi di arrotondare sul passaggio segreto...? >>
<< Sto parlando con te! >>
Il demone si drizzò come un palo, chiaramente a disagio, in tutto questo però Jack non sembrava aver capito in che situazione stava cacciando il suo collaboratore.
<< Vuoi negoziare? Ok stronzo! Ti do un 6%! Un 10%? Un 50%? Non mettermi in questa situazione ora che ho una cliente, e andiamo! >>
<< Nathan! >> gridò il capetto.
<< Stai usando il NOSTRO passaggio dei rifornimenti per portare gente in giro?! >>
<< E-ehm posso spiegare, vede... >>
Mihaela si fece avanti, scavalcando i clienti in prima fila e portandosi davanti al pennuto.
Questa era una di quelle occasioni in cui o si doveva mentire o si doveva picchiare, Mihaela era preparata ad entrambe le eventualità.
Ma se doveva scegliere, era grata che il suo addestramento non le avesse insegnato soltanto a scalare muri e usare armi.
<< Il tuo capo non ti ha avvisato? Ci ha accordato il passaggio, con quello lì. >>
Indicò lo sfigato che da un momento all'altro sarebbe stato pestato a morte dal suo caporeparto, dagli altri commessi e forse anche dai bodyguard se non fosse che tutta la loro attenzione era rivolta al pubblico (già mentre parlavano qualcuno aveva provato ad allungare la mano sul carico, o così poteva sembrare dal rumore di ossa rotte che Mihaela aveva udito in sottofondo).
Inutile dire che il pennuto, un grosso demone avvoltoio alto almeno mezzo metro più di lei la stava squadrando con diffidenza.
Mihaela approfittò della sua assenza di proteste per scavalcare il banco, sorda alle recriminazioni dei commessi, il pennuto fece per dire qualcosa ma lo zittì con un movimento della mano.
Poi prese a parlargli nell'orecchio, sforzandosi al meglio per contenere il calore.
<< Mi spiace, il mio collega ha la discrezione di un cazzo in culo, non ha capito che dovevamo aspettare un momento meno trafficato, ma ormai il danno è fatto e abbiamo pagato. >>
L'avvoltoio aggrottò il capoccione piumato.
<< Ed ha detto che Nathan vi scortava? >>
Mihaela scosse la testa.
<< Ha detto che lo avrebbe fatto qualcuno, poi il mio amico traffica qui da più di me, magari non è la prima volta che passa di qui e sa a chi chiedere. >>
Spostò lo sguardo verso il commesso, che in quel momento stava venendo tenuto fermo (con ben poca delicatezza a giudicare dall'espressione tirata) da una delle guardie dello stand, e questi prese ad annuire energicamente a sostegno della tesi di Mihaela.
<< Sì! Quello che stavo cercando di dire è che Jerome mi aveva detto che il capo gli aveva detto di aspettare qui un tizio che sembra avere premuto la faccia contro una stufa e un affare luminoso che sembra fare schifo a tutte le persone a cui si avvicina! >>
Guardandosi attorno, Mihaela poteva notare che la maggior parte dei demoni aveva preso le distanze da lei e dallo stand, anche il caporeparto si era riparato dietro una sedia dopo avere notato che le piume stavano iniziando a cadergli più rapidamente del solito.
Il suo unico occhio si soffermò su quelli della demone, sta volta si poteva chiaramente leggere una nota di panico.
<< Potete passare. >>
Mihaela inarcò un sopracciglio.
<< Sei persuaso del- >>
<< Per favore, muovetevi, stai mettendo a disagio i clienti, Jorah! Apri la botola! >>
Un pesante tonfo, e Mihaela vide una spessa botola in cemento venire rimossa da un demone tanto corpulento quanto ben vestito, Nathan fece per aggiungere qualcosa ma venne scagliato dentro l'apertura.
<< Ce ne avete messo di tempo! >>
Facendosi largo a spinte ai danni dei basiti commessi, Jack si fece avanti ad ampie falcate prima di saltare dentro la botola, subito dopo si udirono i gemiti di dolore suoi e di Nathan.
<< Non starmi sotto i piedi, stronzo! >>
La clientela in tutto questo aveva osservato la scena senza commentare, e passarono almeno cinque secondi prima che decidessero di dimenticarsi cosa era appena successo e tornare ai loro acquisti, mentre il direttore dello stand teneva il suo occhio ansioso puntati sulla demone luminosa.
Mihaela dal canto suo, stava seriamente avendo dei ripensamenti.




Nota dell'autore
Il personaggio di Nathan appartiene a
White Pika girl che ringrazio per l'aiuto fornito per questa storia.
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Hazbin Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Manu_00