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Autore: cin75    17/09/2021    5 recensioni
Dalla storia:
“Voglio stare con te!” trovò il coraggio di precisare.
Gli occhi verdi fissi in quelli ambrati di Jared che lo guardavano stupiti.
Jared annullò lo spazio tra lui e il bancone. Poggiò le mani sul piano di legno levigato e strinse appena un po’.
“Tu vuoi stare con me?!” chiese come se non avesse capito.
E allora Jensen, finalmente, si mosse e prese una posizione speculare a quella del ragazzo. Mani sul bancone e busto appena sporto verso l’altro.
“Sì!” rispose. “O per lo meno ci voglio provare!”
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Da quella sera, da quella lite con Jensen e il confidarsi con Misha, passò circa un mese.

Jared andava di rado al bar di Jensen un po’ per orgoglio, un po’ perché ancora non sapeva come comportarsi con l’altro. Un po’ e soprattutto perché non sapeva a quali conclusioni era arrivato Jensen.

E nonostante Misha, più pratico, gli aveva fatto presente che se nessuno dei due faceva la prima mossa, quella situazione di stallo sarebbe andata avanti per sempre, Jared aveva ancora remore su cosa fare o non fare.

Jensen, da parte sua, non era messo meglio emotivamente su quello che era successo e su quello che stava provando.

Non poteva negare a sé stesso che Jared gli suscitava delle emozioni forti, delle sensazioni che non provava da tempo. Non poteva negare che quel bacio gli aveva fatto tremare lo stomaco. Che era stato così istintivo rispondere al tocco delle labbra di Jared, cercare di trovare l’incastro perfetto, assaporare quel sapore così forte e dolce al tempo stesso.

Non poteva negare che Jared gli piaceva e che erano secoli che qualcuno o qualcuna , non gli piaceva in quel modo.

Ma non poteva nemmeno sottrarsi a quella parte di lui che aveva ancora un gran timore di tutte quelle nuove sensazioni.

Dopo che Jared se ne era andato così arrabbiato, o meglio, offeso, dal suo appartamento la sera che avevano litigato, la sera che lui aveva ferito il giovane in quella maniera, Jensen aveva passato giorni a riflettere, a pensare, a passare al microscopio ogni singola sensazione, emozione, ragione o dubbio che in quel periodo lo stavano investendo.

Erano stati giorni pesanti emotivamente, giorni che divennero settimane, settimane che divennero oltre un mese. E vedere Jared di tanto in tanto al suo bar , ma al tempo stesso saperlo così distante, estraneo a quello che avevano condiviso anche se solo platonicamente, non migliorava la situazione.

 

Fin quando un giorno, o meglio una notte, Jensen si svegliò di soprassalto.

Aveva sognato.

Non ricordava il sogno ma davanti agli occhi aveva una sola e unica immagine.

Jared!! Un volto sorridente, due occhi dolci e vivaci, un sorriso avvolgente. Sentiva perfino ancora la sua voce dolce e suadente nelle orecchie: “Andrà tutto bene. Risolveremo tutto!Io ci tengo ancora a te!” o almeno era quello che il Jared del suo sogno gli diceva amorevolmente.

Ma quello che più lo scombussolò fu quello che stava provando in quel momento. Non era rabbia o paura. Né timore o confusione.

No!

Quello che stava provando era assoluta serenità. Fiducia in quel volto e in quella voce e soprattutto in quelle parole che Jared , in sogno, gli aveva sussurrato così dolcemente.

 

Fu allora che chiuse gli occhi, si guardò dentro, fin dove la sua anima arrivava e non vi trovò più nessuna riluttanza nei confronti di Jared o di quello che aveva ormai capito provare per lui.

Ora doveva solo trovare il modo e il coraggio di confessarlo a Jared e di conseguenza chiedergli perdono per non averlo capito prima.

Quella notte non riuscì più a dormire. Aspettò che il mattino arrivasse, pensando e ripensando a come fare quel primo passo e non appena l’orologio segnò le otto, prese il suo cellulare e compose il numero.

Attese con ansia che gli venisse risposto.

Pronto?

“Sì..sono Jensen.”

Ehi!! questa si che è una sorpresa!

“Dobbiamo parlare!”

Mi sembri serio!

“Lo sono!”

Sei ubriaco?!

“Mai stato così lucido!”

Ok! Dove ci vediamo?!

“Da me...no, no, no! E’ meglio al mio bar. Tra un’ora!”

Ci sarò!

“Grazie! Davvero….grazie!”

Aspetta a ringraziarmi!

 

Circa una settimana dopo, Misha entrava nel bar di Jensen in compagnia di Jared. Come tutte le volte accadeva tra i due c’era un mutuo scambio di sguardi e come ogni volta i due si ignoravano civilmente.

Misha fece cenno a Jared di seguirlo ad un tavolo centrale. Il giovane notò che il bar quella sera era sistemato in maniera diversa. Era stato creato un angolo dove erano stati messi delle attrezzature per quello che sembrava essere un Karaoke e poi anche una chitarra acustica.

“Ma che cosa….” fece perplesso, rivolto a Misha.

“Non lo so...magari Rich e Jensen hanno organizzato una serata karaoke. Tutta pubblicità.” rispose con nonchalance. “Perchè? Ti andrebbe di cantare?!”

“Neanche morto!” lo fulminò Jared. “E non ti azzardare a...”

“Oooh!!!! calma, Tigre. Sono qui solo per bere qualcosa con te. Se poi c’è anche della buona musica….ben venga!!” lo tranquillizzò, Misha, ridendo del momentaneo terrore che aveva visto sul volto del giovane amico.

Presero un paio di birre, naturalmente servite da Rich, dato che Jensen non sembrava voler mettere piede fuori da dietro il bancone.

“Ehi? Allora quando inizia lo spettacolo?!” chiese Misha al barista.

“Ah! sì...tra pochi minuti...si sono prenotati in molti...non pensavamo ad una simile accoglienza!” rispose. “Immaginavamo più una cosa da poche persone e invece a quanto pare...” continuò soddisfatto.

“L’idea è piaciuta!”

“L’idea è piaciuta!” convenne Rich, soddisfatto. “Ti porto altro , Jared?!” fece poi rivolto al giovane che durante quello scambio, di tanto in tanto , lanciava occhiate a Jensen.

“No, no...sono a posto per adesso!” rispose cordiale. E poi: “Posso chiederti una cosa?!”

“Certo!”

“So che non sono affari miei ma….”

“Tranquillo se non lo sono non ti risponderò!” fece Rich ironico.

“Già…..comunque...” e riprese timoroso. “Che cos’ha?” indicando discretamente Jensen.

“Chi? Jensen?!”

“Sì!” rispose Jared. “Lo vedo ….strano!!”

“In effetti è stato davvero impegnato in questi ultimi dieci giorni. È andato in giro parecchio per magazzini e recuperare quello che serviva per l’angolo musica e per organizzare tutto e con il gelo che c’è fuori, credo sia un po’ influenzato. Gli ho detto di starsene a casa per un paio di giorni, ma mi ha risposto che stasera non sarebbe mancato per nulla al mondo!”

“Ohw!” sussurrò Jared.

“Deve essere davvero importante questa serata per lui!” fece presente Misha.

“Importante???” esclamò Rich. “Quando ho provato a dirgli di rimandarla finchè non stesse meglio, per poco non mi sbranava!” rivelò e poi li lasciò da soli perché fu richiesta la sua presenza per dare inizio ai cosiddetti “dilettanti”

 

I primi neo cantanti si diedero il cambio su canzoni di vario genere: pop, classici, country...

Qualcuno venne anche simpaticamente invitato a scendere dal palco quando intonò “a modo suo” la canzone Imaginary Lover, ma forse era più che altro l’alcool a cantare per lui.

Poi Jared vide Rich discutere con Jensen che sembrava da un certo punto di vista ..terrorizzato dal dover spostarsi da dove si trovava, mentre Rich gli indicava il palco.

Non riusciva a comprendere quei gesti, fin quando non vide Jensen arrendersi o forse convincersi a mettere da parte quella sua palese timidezza e avviarsi verso il palco.

Jared lo seguì sbalordito con lo sguardo, non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, nemmeno quando Jensen si sedette sullo sgabello posizionato ad arte sul piccolo palco e imbracciò la chitarra. Il biondo tossì cercando di nasconderlo e sembrava così nervoso.

“Oddio!” sussurrò Jared.

“Qualcuno sta trovando il coraggio!” fece Misha che non sembrava per niente sorpreso

“Ma cosa...tu sai cosa sta per...?...anche lui vuole...?...”

“Ambasciator non porta pena!!” si giustificò Misha alzando le mani in segno di resa.

E a quella battuta , Jared capì che Misha sapeva e si spiegò il perché quella sera aveva voluto per forza andare al bar.


Jensen tossì ancora e Jared scattò con lo sguardo su di lui e quando i loro sguardi si incrociarono, Jensen gli sorrise appena mentre Jared deglutì una strana forma di terrore.

“No, no, no...non così...lui...” e senza spiegarsi come o senza trovare le parole giuste per spiegarlo a Misha che lo fissava sbalordito per quella reazione, Jared si alzò dalla sedia e si avviò verso l’uscita.

“Jared ma cosa...” provò a fermarlo Misha, alzandosi subito dopo di lui.

 

“Non te ne andare!” risuonò la voce al microfono.

 

La voce appena roca di Jensen lo raggiunse in pieno bloccandolo sulla soglia della porta del locale. Jared si voltò piano. Guardò il modo dolce e colmo di speranza con cui Jensen lo stava guardando.

Il giovane ricambiò quello sguardo con uno che sembrava quasi lo stesso di uno che supplica di fermare quella che sembrava una romantica follia.

“Dammi la possibilità di chiederti scusa ...di farmi perdonare. Di aggiustare le cose tra noi.” disse Jensen senza preoccuparsi di chi lo stesso ascoltando.

E Jared non potè non notare che non c’era paura o vergogna sul volto del biondo. Sospirò profondamente.

“Non così!” rispose senza astio.

“Tempo fa non ho saputo decidere e ti ho ferito!” replicò Jensen dal palco. “Ora...non ho dubbi e ho bisogno di chiederti perdono!”

Jared, colpito da quelle parole, abbassò per un attimo lo sguardo al pavimento come se su quelle assi di legno ci fosse scritto cosa doveva decidere.

 

Alzò di nuovo gli occhi sull’altro. Guardò Misha che lo invitò tacitamente a concedere quell’opportunità e a riprendere il suo posto.

Lentamente tornò al tavolo e solo allora si rese conto della incredibile cappa di silenzio che era calata nel locale, di solito, invece, sempre gioiosamente chiassoso.

Si sedette nel momento in cui Jensen iniziò a suonare. Le sue dita scivolavano abili sulle corde della chitarra, creando un dolcissimo arrangiamento. Jared sapeva che Jensen sapeva suonare ma nel periodo in cui erano stati vicini non era mai riuscito a convincere l’altro a suonare. Tanto meno a cantare.

Poi arrivò anche la voce di Jensen.

Calda, piacevolmente graffiata, roca, forse a causa di quel suo stato influenzale, ma comunque dolce.

 

Il mio cuore sta battendo

e tu sei la ragione per cui sto perdendo il sonno…

Per favore torna….

...tu sei la ragione per cui sto respirando…

Scalerei ogni montagna,

attraverserei a nuoto ogni oceano per stare con te

per aggiustare quello che ho rotto…”

 

E Jared chiuse gli occhi a quella frase a quelle parole che sembravano scritte apposta per la loro situazione. Per dare una possibilità a Jensen di spiegarsi e scusarsi e una possibilità a lui per capire e perdonare.

 

Se potessi far tornare indietro l’orologio…

non voglio più nascondermi, non voglio più piangere…

Il mio cuore continua a battere…

..e ho bisogno di te...

Torna, ho bisogno che tu mi stia vicino, solo più vicino…

Ho bisogno che tu veda che sei la ragione.

 

La voce di Jensen aveva riempito di amore, rimpianto, colpa e richiesta di perdono il locale e Jared aveva ascoltato e racchiuso gelosamente dentro di lui, ogni parola, ogni nota, ogni abbellimento che quella voce aveva creato in quella canzone, ogni colore che aveva colorato quelle sensazioni che gli avevano colpito in pieno il cuore.

Il giovane non sembrò l’unico ad essere rimasto colpito , tanto che servì qualche istante perché un caloroso applauso riempisse il locale.

Qualcuno si alzò in piedi, qualcuno gridò “Sei un grande!!” con entusiasmo.

Anche Misha applaudiva con sincero apprezzamento.

Jensen ringraziava solo con lo sguardo, annuendo impacciato, forse imbarazzato da una simile accoglienza, e poi tornò a guardare Jared che non aveva mai smesso di guardare durante tutto il tempo della canzone che aveva appena cantato.

Il giovane era fermo, sembrava pietrificato sulla sua sedia. Ma non riusciva a smettere di guardarlo.

Non sapendo cosa fare, Jensen, sistemò la chitarra sulla sua base e dopo aver ringraziato l’ennesima volta lasciò, al cantante successivo, il posto. Avrebbe voluto raggiungere subito Jared e parlargli ma un gruppetto lo fermò per complimentarsi, per stringergli la mano.

Poco distanti, Misha e Jared si guardarono. Il primo sorrideva soddisfatto, sul volto dell’altro ancora sorpresa ma anche una , anche se velata, felicità.

“Credo che qualcuno abbia decisamente fatto un enorme passo verso di te!” sostenne Misha, che oramai , era chiaro, sapeva tutto. Dopo che Jensen lo aveva chiamato quella mattina, si erano messi d’accordo sulla sera e su quello che sarebbe successo.

“Credo che qualcuno debba fare prima qualche passo verso uno studio medico. Potrebbe essere la febbre alta ad averlo fatto fare una cosa del genere!” ironizzò, Jared.

“Uomo di poca fede!” rispose a tono Misha ben sapendo però che Jared non pensava quello che aveva appena detto.

Poi….

“Oddio!! chiamate aiuto!!” si sentì gridare dall’angolo dove c’era la postazione Karaoke.

 

Jared e Misha si alzarono attirati da quella confusione, stavano per avvicinarsi ma quando videro avanzare con decisione Rich, essendo lui il responsabile del locale, gli diedero la precedenza.

Rich, infatti , spostò con decisione alcuni clienti che formavano quella piccola calca.

“Che succede?!” lo sentirono chiedere e poi: “..Ma cosa….Jensen!!” chiamò allarmato. “Chiamate un’ambulanza!!” fece in cliente e questo era decisamente un grido apprensivo. Grido che fece scattare immediatamente i due amici.

A Jared bastarono poche falcate per raggiungere Rich.

Misha, appena dietro di lui.

“Fate largo...sono un paramedico. Fatelo respirare!” si fece immediatamente avanti il bruno.

Misha si chinò sul corpo senza conoscenza di Jensen. Notò il respiro corto, affaticato. Il pallore ora più visibile. La mano di Jensen, tra il pollice e l’indice era sporca di sangue e anche il lato della bocca lo era. Aveva evidentemente tossito sangue. Gli toccò la fronte e si rese conto che il ragazzo bruciava letteralmente. Si girò verso Jared appena dietro di lui.

“Misha ma cosa….”

“Chiama immediatamente un’ambulanza. Fa’ il mio nome, riferisci che sono sul posto e comunica un codice rosso. Manderanno l’unità mobile dell’ospedale più vicino. Saranno qui in pochi minuti!”

“Oddio!” esclamò preoccupato Jared , per quella precisazione medica.

“Muoviti!!” gli intimò Misha. “Che cosa è successo?!” chiese poi a chi era stato presente al malore di Jensen. Si fece avanti un ragazzo.

“Una ragazza gli stava facendo i complimenti. Lui...lui sudava...pensavo fosse l’agitazione dell’esibizione. Ha iniziato a tossire. Sembrava sconcertato quando ha visto il sangue sulla mano...”

“Dannazione!!” imprecò Jared.

“Cosa?” fece Misha.

“Questo dannato cellulare è scarico.” fece nel panico. “Io cerco...” ma quello stesso ragazzo gli porse un cellulare.

“Tieni... prendi il mio!”

Jared , allarmato com’era , lo prese senza esitare. “Grazie ! Grazie!” e chiamò.

Misha , invece , tornò a parlare con il ragazzo. “Poi?”

“Poi...io..io gli ho passato un tovagliolino e un secondo dopo, si è messo una mano al centro del petto e poi...poi...”

“Poi cosa??!” chiese ancora.

“E’ svenuto. Lui è svenuto!” concluse il ragazzo.

“Misha che succede? Che ha?!” chiese preoccupato Jared tornando vicino a lui mentre solo con la mano cercava di restituire il telefono appena usato. Sentì solo che qualcuno glielo toglieva dalle mani.

“Sembra essere un collasso respiratorio, ma così...senza apparecchiatura o esami...non posso dirlo.” spiegò quasi in colpa. “Hai chiamato?!” chiese poi.

“Sì, sì...mi hanno detto due minuti!” e in quel momento le porte del locale si aprirono e Rich, che era uscito per farsi vedere dall’ambulanza, fece strada ai due paramedici.

“Tom...Stephen..siete voi!!” fece Misha riconoscendo i suoi colleghi.

“Ok! Ragguagliaci Misha!” fece Tom mentre applicava a Jensen una flebo , molto probabilmente di fisiologica.

“Difficoltà respiratoria, sudorazione, febbre alta, perdita di conoscenza da circa dieci minuti.”

“E questo?” fece Stephen indicando il sangue, che nel frattempo collegava Jensen ai monitor che avrebbero indicato i suoi parametri vitali.

“Da quello che mi hanno detto , ha tossito sangue un attimo prima di perdere i sensi!” riferì Misha.

“Come sta!?” si intromise Jared, decisamente preoccupato.

“Non bene. Lo portiamo via.” rispose Tom.

“Parametri?” volle informarsi Misha che di tanto in tanto guardava Jared e cercava di rassicurarlo solo con qualche cenno.

“Pressione in calo, battito accelerato!” rispose Amell.

“Dove lo portate?” chiese Rich.

“Siamo di turno al Nostra Signora dei Miracoli.” rispose Stephen.

“Ottimo!” convenne Misha. “E’ qui vicino.” specificò, sperando che anche questo fosse di conforto a Jared che vedeva decisamente in agitazione.

 

I due paramedici issarono Jensen sulla lettiga e lo portarono via.

“Misha?!” fece stranito Jared.

“Tranquillo. Ellis e Amell sanno il fatto loro. Tom è un diavolo al volante, sarà in ospedale in pochi minuti e Amell, beh!, lui non ha mai perso nessuno sulla sua ambulanza.” lo rassicurò. “Vieni! Andiamo anche noi!”

“Sì!” fece esalando un respiro profondo Jared, per calmarsi. Afferrò i loro giubbetti dalle sedie e seguì Misha nel parcheggio.

“Jared??!” lo richiamò Rich.

“Sì, ti faccio sapere non appena so qualcosa!” fece Jared sapendo già cosa volesse chiedergli il barista.

“Grazie!”





N.d.A.: per chi avesse piacere di ascoltare la canzone che canta Jensen...

https://www.youtube.com/watch?v=gFBpr5F8NhU
Baci!!!
 

   
 
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