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Autore: Astrid von Hardenberg    17/09/2021    0 recensioni
☆ Trama:
Dopo essersi separata dal compagno, Ophelia non sa bene dove andare e la sua prozia Nadia, siccome sta per fare un viaggio e non vuole lasciare incustodita casa sua, le chiede di trasferirsi da lei.
Solo che Ophelia si trova ad avere a che fare con un fantasma che abita il villino in cui soggiornerà, per diversi mesi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Durante la colazione la pioggia si intensificò, ogni goccia che picchiava contro le finestre, a Ophelia parve un incessante richiamo da parte di un'entità invisibile.
-Qui persino la pioggia sembra voglia dire qualcosa- affermò Ophelia guardando la tisana che, approssimativamente, segnava metà della tazza.
-Ogni cosa in Natura parla, siamo noi ad essere diventati sordi-.
Ophelia restò ad osservare la prozia, pensò che persino in vestaglia Nadia sapeva essere elegante.
-Per favore, mi ricordi quando parti? Con tutto ciò che è successo mi sono persa delle cose per strada- disse Ophelia, cambiando totalmente discorso.
-Domani alle prime luci dell'alba devo uscire di casa, sai come sono gli aeroporti, ti chiedono di presentarti ore prima per il check-in-.
Ophelia annuì, solo un paio di volte in vita sua aveva preso l'aereo, la prima era stata per una vacanza insieme al suo ex fidanzato, la seconda per andare a trovare una sua cara amica.
"La terza sarebbe stata per la luna di miele" precisò mentalmente.
-Già che stiamo iniziando questo argomento, avrei alcune cose da dirti- mandò giù l'ultimo sorso di tè. -La prima in assoluto è che devi segnarti questo numero- e Nadia tirò fuori un foglietto dalla tasca della vestaglia.
-Di chi è?- chiese Ophelia con una certa curiosità.
-Di una persona che conosce molto bene la casa e, se ci fossero imprevisti, saprà come aiutarti. È qualcuno di fidato, quindi stai pure tranquilla-.
-È un tuo spasimante?- domandò Ophelia sventolano il foglietto.
-Mio no sicuramente- rispose la prozia.
-Cosa vuoi dire?- chiese la ragazza.
-Ciò che ho detto- e Nadia assunse un'aria innocente.
Gli occhi di Ophelia diventarono due fessure.
-Altra cosa, se si usano più elettrodomestici alla volta salta la corrente, ad esempio lavatrice, televisione e PC, o aspirapolvere, TV e frullatore-.
-Perché mai dovrei usare più elettrodomestici alla volta? È da spreconi-.
-A volte lo si fa per guadagnare tempo, io ad esempio facevo andare la lavatrice mentre passavo l'aspirapolvere e saltava tutto, mi sono organizzata per fare diversamente-.
Ophelia annuì, sentendosi anche un po' sciocca per l'affermazione fatta qualche istante fa.
-Comunque il salvavita si trova all'entrata del salotto, ti basterà tirare giù la levetta e tornerà tutto alla normalità, poi ti farò vedere meglio. Se può interessarti ci sono delle torce in tutta casa, sono cariche, una è nel cassetto del mobiletto all'ingresso, un'altra la trovi nella libreria in salotto- e continuò ad elencare gli altri posti. -So che i cellulari ne hanno già una incorporata, ma può succedere che si scarichi nel momento meno opportuno-.
-Sempre previdente- la interruppe Ophelia.
-Mi piace di più organizzata, ma fa lo stesso alla fine-.
Ophelia sorrise e aspettò che la sua prozia proseguisse.
-So che sei un po' freddolosa, quindi ho programmato il termostato in modo che tu stia al caldo-.
Ophelia la ringraziò con un cenno del capo.
-C'è un mazzo di chiavi nascosto nella lampada fuori, quella vicino alla porta, e un altro mazzo lo ha il proprietario di quel numero di telefono- e indicò il foglietto.
-Ah sì, l'uomo misterioso- Ophelia assunse una finta aria seria.
-Penso di averti detto le cose fondamentali, comunque ti ho lasciato una piccola lista riassuntiva nel primo cassetto dello scrittoio in camera tua- puntualizzò Nadia.
-Grazie- disse Ophelia, dopo aver mandato giù l'ultimo sorso della sua tisana.
-Divertiti, fai venire delle amiche e spassatevela, i miei amici non vi disturberanno, dato che verranno con me, per cui casa è tutta tua- puntualizzò.
-Grazie per la precisazione- rispose Ophelia con un sorriso divertito. -Spero davvero ti seguano, oppure faranno scappare i miei invitati e diventerei "quella della casa stregata"-
Nadia accennò un sorriso divertito.
-Oggi non sarò a casa per quasi tutto il giorno. Tornerò per le diciotto e trenta, così poi potremo cenare insieme e andrò a letto presto. Durante la mia assenza fai ciò che vuoi, inizia ad ambientarti, visto che sarà casa tua per quasi un mese- Nadia accarezzò delicatamente il dorso della mano della pronipote. -L'unica cosa che ti chiedo è di non lasciar avvicinare il verme del tuo ex nella mia proprietà e, soprattutto, di non lasciarti abbindolare da lui. Sa che sei vulnerabile e farà di tutto per "riconquistarti". So che sei intelligente, ma quando si tratta di sentimenti spesso il cuore vuole tradirci, fa' prevalere la ragione e ricorda quanto male ti ha fatto. Uno così non merita di essere ascoltato, ha avuto le sue occasioni e se le è giocate tutte-.
Ophelia ascoltava in silenzio.
-So che posso sembrare fredda e insensibile...-
-Sei una donna pratica- la interruppe Ophelia. -E ammiro questo lato di te- fece un sorriso a Nadia. -Le esperienze che hai vissuto ti hanno forgiata e non parli per insensibilità, ma forse perché lo sei anche più di me- le si avvicinò e le diede un bacio sulla guancia. -Grazie di preoccuparti per me- l'abbracciò e le augurò buona giornata.

Una volta sola in casa, Ophelia si chiuse in quella che ormai poteva definire camera sua e si mise a sedere ai piedi del letto; in un primo momento guardò intorno a sé, accorgendosi di quanto era strano tornare a dormire nella stanza che l'aveva ospitata da piccola, quando trascorreva le giornate dalla sua prozia, mentre i suoi genitori lavoravano. Ricordò di quando faceva il pisolino pomeridiano e tutto le sembrava così grande, tranne il letto che condivideva sempre con Eric, il suo migliore amico, quel pensiero la fece sorridere teneramente; istintivamente si stese sul lato in cui Eric era solito addormentarsi ed inspirò a pieni polmoni, come se potesse sentire il suo odore.
"Che scema, è ovvio che non ci sia più. Non ci vediamo da moltissimi anni e la stanza è cambiata".
Nonostante ciò restò lì ferma e si lasciò trasportare dai ricordi: le tornarono in mente le mattinate, di quelle calde estati, passate a giocare instancabilmente a nascondino, a rincorrersi e a dondolarsi sull'altalena, poi il pranzo a casa di Nadia e di come lei desse buona parte della sua porzione di verdura a Eric, a lui piacevano molto sin da piccolino, lei le detestava. Ogni particolare era ancora così vivido nella sua mente, persino piccole cose come lavarsi le mani insieme, mentre Eric provava a fare le bolle col sapone, solo per vedere la sorpresa di lei quando ci riusciva.
-Sei un mago!- esclamava Ophelia entusiasta, dato che lei non ci riusciva mai, e lui accennava un sorriso di compiacimento.
Eric era poco più grande di Ophelia, eppure a lei pareva più grande.
-Sa fare cose che soli quelli grandi grandi possono- affermava Ophelia ogni volta che Nadia le diceva che il suo amichetto aveva solo un anno e mezzo più di lei.
Il più delle volte Ophelia era sul punto di addormentarsi già a metà pranzo, ma faceva l'impossibile per tenere gli occhi aperti, era impensabile fare il pisolino senza Eric, o andavano insieme oppure niente. Nadia portava Ophelia in braccio fino alla cameretta e vicino a lei, attaccato alle sue gonne, c'era Eric. Ophelia si sdraiava su un fianco e Eric faceva lo stesso, in modo che anche mentre dormivano potevano stare faccia a faccia; lei lo cercava, non lasciava che il sonno avesse totalmente la meglio, finché non sentiva che la mano di Eric si chiudeva nella sua.
Ophelia guardò la sua mano ed era vuota, provò un grande senso di malinconia per quei bei momenti.
"Era tutto così semplice da bambini" e mentre formulava questo pensiero si accorse che Nadia aveva lasciato i quadri di Monet. A Eric e Ophelia, svegliatisi dal pisolino, piaceva molto osservare i colori de Le Ninfee, qualche volta immaginavano di essere piccoli piccoli e giocare su quei fiori.
-Sembrano castelli- diceva Ophelia. -Ric, secondo te è possibile che quei fiori, visto le forme che hanno, siano i castelli delle ninfe?-.
Lui la guardava e pareva rifletterci su.
-Che domande, ovvio che sì, altrimenti perché mai si chiamerebbero ninfee- le sorrideva e lei si sentiva la persona più importante del mondo.
Ophelia sorrise ancora, quella risposta le era sempre piaciuta perché aveva un che di logico nella mente di un bambino; dopo si soffermò a guardare Il Giardino Dell'Artista A Giverny, ricordando la volta in cui pioveva, impedendo ai bambini di andare al parco, e di come Nadia prese della carta crespa colorata e ne strappò piccoli pezzi, spargendoli nella stanza, per ricreare il giardino del quadro di Monet. Eric voleva essere un cavaliere dell'armatura scintillante e propose a Ophelia di essere la principessa, ma lei si rifiutò.
-Le principesse non possono fare niente e devono aspettare che qualcuno le salvi. Io invece voglio fare ciò che mi piace: sarò una ragazza che combatte-, poi si rivolse a Nadia. -Zia, esistono cavalieri femmine?-.
-Ad essere sincera non lo so, però nulla è escluso, se vuoi puoi esserlo- le sorrise, accarezzandole il capo. Dopodiché i due bambini si misero a passeggiare nel loro giardino improvvisato e poi crearono il loro accampamento con un lenzuolo posizionato su delle sedie.
Ophelia si alzò e si domandò come stesse Eric, ricordava che l'ultima volta che si erano visti avevano litigato pesantemente, si erano detti delle cose solo per ferirsi, soprattutto lui quando le disse di non averla mai voluta incontrare, dopo che lei gli aveva detto di odiarlo con tutta l'anima.
"Ma è successo anni fa", ora le cose erano diverse. Molto diverse.
   
 
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