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Autore: Marti Lestrange    12/10/2021    7 recensioni
Raccolta più o meno omogenea sulla famiglia Black; tra il canon e l'headcanon.
[Walburga può solo sperare che il loro nome travalichi i secoli e la storia, che trascenda persino il tempo e lo spazio, e ogni possibile dimensione. Tutto il mondo saprà quanto sono importanti i Black. E tutti li temeranno. Tutti aneleranno il loro appoggio, la loro ricchezza, la loro purezza. Saranno ricordati come una delle famiglie Purosangue più longeve e influenti. Tutti ricorderanno il loro nome. E i suoi figli saranno il tramite per questa memoria. I suoi figli saranno i fautori della loro grandezza. Toujours pur.]
— questa storia partecipa al Writober di fanwriter.it
Indice:
I — Walburga
II — trittico [Bellatrix, Andromeda, Narcissa | Sirius, Regulus | Walburga, Alphard, Cygnus]
III — Druella
IV — Sirius|Regulus
V — Walburga
VI — Sirius
VII — Bellatrix
VIII — doppia flash [Walburga/Orion | Cygnus/Druella]; tematiche delicate
IX — Regulus
X — trittico [Alphard | Sirius | Lucretia]
XI — Walburga
XII — Alphard
XIII — Sirius
XIV — Sirius
XV — Narcissa
XVI — Walburga
XVII — Bella|Narcissa
XVIII — Andromeda
XIX — Bellatrix
XX — Narcissa
XXI — Regulus
XXII — Bellatrix
XXIII — Narcissa
XXIV — Bellatrix
XXV — Andromeda
XXVI — Sirius
XXVII — Bellatrix, Andromeda, Narcissa
XXVIII — Regulus
XXIX — Sirius
XXX — Andromeda
XXXI — Sirius
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Famiglia Black, Regulus Black, Sirius Black, Walburga Black | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Remus/Sirius, Rodolphus/Bellatrix, Ted/Andromeda
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'in the name of the Black.'
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in the name of the Black.

 

Giorno 12;
memoria;
❨ Alphard Black ❩.

 

 

“Devi sapere che la memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé1, Sirius.”

“Chi l’ha scritta questa, zio Alphard?”

“Io, ovvio.”

Sirius lo guarda e arriccia il naso. Non sembra convinto. Alphard sorride. Sa di non poter gabbare suo nipote, anche se è steso in un letto e si sente sempre più piccolo e debole man mano che il male sconosciuto che ha dentro lo divora giorno dopo giorno. Non può nulla contro di esso, lo sa, lo sente. Può solo fare in modo che qualcosa della sua memoria non vada sprecato per sempre. 

“Versami il tè, Sirius, per favore.”

Sirius si alza dalla sedia e si sporge sul comodino. Armeggia per un momento con la teiera, ma è perfetto, un perfetto prodotto di Walburga, in fin dei conti. Sua sorella ha insegnato a suo figlio ogni cosa, anche versare il tè come è giusto, oltre che il concetto di purezza di sangue che per fortuna suo nipote sembra aver ignorato. 

Gli passa la tazzina in bilico su un piattino e Alphard l’accetta con un sorriso. “Grazie, figliolo.” 

Sirius gli sorride. “Allora? Chi l’ha scritta quella roba?”

“Quella roba?” Esclama lui. “Stai parlando di Oscar Wilde, caro nipote. Porta rispetto.”

“Ne so più di prima, zio.” Fa spallucce, Sirius. Quel giorno è arrivato con addosso un vecchio giubbotto di pelle e i capelli tutti spettinati davanti agli occhi grigi. Gli ha ricordato se stesso da giovane, ma senza pelle. 

“Ricorderai ciò che ti ho detto, vero? Riguardo la memoria?”

“Perché?”

“Perché voglio andarmene sapendo che qualcuno ricorderà. E tu mi sembri la persona adatta, Sirius, più che altro considerando il tipo di memoria che ti affiderò…” 

Annuisce. “Va bene.” Sembra disinteressato, Sirius, come in tutto ciò che fa e dice, ma Alphard lo conosce, Alphard sa cosa c’è sotto la maschera, sa cosa si cela dietro l’indifferenza e il sarcasmo. 

Alphard sospira. Sorseggia piano il suo tè preferito — al bergamotto — e cerca di far spazio nei ricordi. “Devi sapere che ciò che abbiamo vissuto ha segnato le nostre vite,” inizia. “Ti sembrerà strano, ora, pensare a noi come a dei ragazzi, ma lo siamo stati, eccome se lo stiamo stati… E siamo stati dei ragazzi incoscienti, turbolenti, a volte, cocciuti come pochi. Eravamo convinti di ciò in cui credevamo, e lo abbiamo portato avanti strenuamente, anche a costo di perdere tutto, anche a costo di perderci.”

Fa una pausa, abbassa lo sguardo sulla tazza che ora tiene in grembo. Sirius non replica, Sirius tace e attende che il suo silenzio si diluisca e svanisca. Gli lascia spazio. 

“Non sono mai diventato un Mangiamorte,” continua alla fine. “Non avevo la stoffa, e la mia salute traballante non mi permetteva di essere fisicamente adatto. E inoltre, cosa più importante di tutte, non volevo esserlo.”

Gira lo sguardo sul nipote, il suo sguardo ora lampeggia. Sa di aver risvegliato qualcosa dentro di lui. Un cane sopito pronto a balzare.

“La nostra famiglia custodisce segreti oscuri, Sirius, ma questo già lo sai, lo hai sperimentato sulla tua pelle fin da bambino. Mia sorella non è sempre stata così, però, c’è stato un tempo in cui sapeva giocare con me, e scorrazzavamo su e giù per Grimmauld Place come pazzi…” si lascia sfuggire una risata, ma suona amara. “Ma questa è un’altra storia, una lunga storia che ti racconterò con calma. Questo per dirti che l’oscurità è lì, Sirius, cova dentro di noi come un germe. Forse siamo maledetti, forse è qui che risiede l’essenza stessa della nostra famiglia. Siamo maledetti e ci porteremo dentro questa oscurità per sempre, non importa cosa facciamo e come agiamo. Certo,” aggiunge scrollando le spalle, “agire nel bene e per il bene è sempre la giusta via, nipote. Seguila, non importa a cosa dovrai rinunciare lungo il cammino, ma seguila sempre.”

Sirius annuisce, ma comunque non parla. Lo invita silenzioso a continuare. Alphard gira lo sguardo fuori dalla finestra: c’è il sole. 

“L’amore aiuta a contrastare l’oscurità. Se c’è una cosa che ho imparato, è stata questa.”

“L’amore?” Sirius spezza il silenzio. Sembra incuriosito ma dubbioso. 

Alphard annuisce. Beve un altro po’ di tè. Gli riscalda lo stomaco, ma si sente comunque tanto stanco. “Amare ci può davvero salvare, Sirius. Amare qualcuno che porti luce nel nostro cuore.”

“Tu hai mai amato qualcuno così, zio? Qualcuno ha mai portato luce nel tuo cuore? E amare noi non conta.” È furbo, Sirius. Ovviamente. 

Lui sorride, ma sa già che è un sorriso amaro, lo sente dal modo in cui gli inclina gli angoli della bocca. “Ho amato qualcuno, tanto tempo fa, sì. Pensavo che fosse l’amore giusto, l’amore che ti fa sorridere e sperare di alzarti il giorno dopo e trovare il mondo esattamente nello stesso posto, e trovare il tuo mondo accanto a te, a respirare la tua stessa aria…”

“Ma…?” 

“Ma non è stato così. Quello che Frederick e io avevamo… be’, era tutto tranne che luce.”

Sirius spalanca gli occhi. “Frederick come…?”

“Nott. Frederick Nott2,” Alphard annuisce. 

“Woah,” Sirius commenta. “Non ci credo…”

“Nessuno sapeva, bada bene. Non era opportuno, e non era saggio. Ci siamo amati per un periodo delle nostre vite, o almeno, lo considero amore anche se era tutto tranne che quello.”

“Sembri triste, zio…”

“Lo sono. Certo che lo sono. Ricordare fa sempre male, soprattutto ricordare qualcosa che è finito tanto tempo fa.”

“Perché è finita?” Sirius poggia il mento sulla mano, il gomito premuto contro il ginocchio. 

“Frederick si è sposato. Con Morgana Greengrass3, la sorella del mio migliore amico.”

I lineamenti di Sirius si induriscono. Le sue labbra si piegano in una linea severa. Alphard lo osserva, ma non domanda. 

“Marcus4 e io eravamo grandi amici. Viene ancora a trovarmi, ogni tanto… Ci siamo persi, ad un certo punto: le nostre vedute hanno cominciato a divergere, puoi immaginare su quali punti.” 

“Quando sua sorella ha sposato Frederick, mi ha chiesto di lasciarlo. Mi ha implorato, di lasciarlo. Ha detto che voleva solo che sua sorella fosse felice e io ho pensato che se avesse voluto vederla davvero felice, avrebbe dovuto impedirle di sposare Frederick, ma questa è un’altra storia… Morgana non stava bene, ma si sa, i Greengrass sono maledetti, un po’ come noi…” 

Sirius sbatte gli occhi, e Alphard lo vede deglutire. Di nuovo si chiede cosa gli prenda, ma non vuole curiosare. 

“Tu l’hai lasciato, quindi? Hai lasciato Frederick?”

Alphard annuisce. “Sì. Lui non voleva saperne, però, e per i primi tempi ci siamo visti lo stesso, ancora più in segreto di prima. Ma quello che facevamo dietro una porta chiusa, con Morgana al piano di sotto a leggere nel salottino, consumava più me che lui. Io non ero così, Sirius… Non sono più riuscito a reggere il sorriso di Morgana tutte le volte in cui tornavamo di sotto e io salutavo, facendo finta di ringraziare il mio amante per i sigari che mi aveva gentilmente offerto dopo aver discusso di affari per ore.” 

“Capisco… Non dev’essere stato facile, per te.”

“Affatto. Fare la cosa giusta non è sempre facile, Sirius. A volte comporta il dover affrontare la strada più impervia, ma si deve fare. Si devono compiere scelte difficili, anche a costo di pagarne prezzi altissimi.”

“Non tutti sono disposti a pagare certi prezzi, zio Alphard.”

“Lo so. Lo so bene. E non per questo quelle persone sono meno buone e meno meritevoli. Forse sono solo meno coraggiose.”

Sirius annuisce. “Forse hai ragione. A volte il coraggio si annulla davanti alla paura. Paura di perdere qualcuno, di vederlo scivolare via per sempre…” 

“La paura deve accenderti, Sirius. La paura deve fare da propulsore al tuo coraggio, solo così ce la farai. Abbiamo tutti paura. Tutti quanti, e chi ti dice il contrario mente sapendo di mentire. Abbiamo paura di cose diverse, certo, ma la paura è paura, qualsiasi forma acquisisca. Non sottovalutarla, ma non vivere in essa, Sirius. Non fare come me. Non permettere che lei si cibi del tuo cuore.” Si sporge e poggia la mano sinistra sul petto del nipote, proprio all’altezza del cuore. Lo sente battere selvaggiamente. 

“Sei ancora giovane, Sirius. Hai tempo. Ma è in questi anni della tua vita che le tue scelte faranno la differenza tra il bene e il male, tra ciò che sei e ciò che diventerai. Hai fatto una scelta coraggiosissima andandotene di casa. Vedrai che tua madre tornerà sui suoi passi. Ti vuole bene, anche se a modo suo…”

Sirius ridacchia, ma suona spento. “Non ci scommetterei, zio. Non mi vuole bene, mi odia. Sono tutto ciò che disprezza di più al mondo. Ha detto che sono una disgrazia.”

Alphard chiude gli occhi e sospira. “Tua madre sa come usare le parole. Ne è sempre stata capace. Sa esattamente cosa dire per ferirti. Ma non si rende conto che ferisce anche se stessa nel processo.”

“Forse è così, ma era brutalmente arrabbiata, l’ultima volta che l’ho vista. E non me ne importa niente di lei, a questo punto.”

“Sei così impetuoso, nipote… Mi ricordi davvero me alla tua età.”

“Con il giubbotto di pelle, zio?” Ora Sirius sembra divertito. Alphard gli passa la tazza e si sistema meglio sul cuscino. 

“Portavo solo velluto, in quegli anni,” ridacchia. 

“Certo, nel 1800. Comprensibile.”

“Impertinente che non sei altro!” Esclama. Sorridono entrambi. “Mi è venuto sonno, ora. Ti dispiace se dormo un pochino?”

Il nipote scuote la testa. “Affatto. James ha promesso che sarebbe passato più tardi. Vuole salutarti.”

“Ci vediamo dopo, allora.”

“A dopo, zio.”

 

[ 1579 parole ]

 

⭐︎☆⭐︎


 

❨ note ❩

1. Citazione di Oscar Wilde.
2. Frederick Nott non è esattamente un personaggio di mia invenzione, io ho solo dato un nome al padre di Theodore Nott.
3. Morgana Greengrass è un personaggio di mia invenzione; pro-zia di Astoria e Daphne.
4. Marcus Greengrass è un personaggio di mia invenzione; nonno di Astoria e Daphne.

 

Qui devo ringraziare Alice, che mi ha suggerito un Alphard intento a sviscerare la sua memoria, e a chi, se non al nipote prediletto? Ho voluto introdurre un altro headcanon, cioè la relazione intercorsa tra Alphard e Frederick Nott, che io immagino biondo, e chissà chi gli ricordava, ad Alphard, quel ragazzo biondo che abitava accanto a lui a Paddington, qui? Ogni riferimento non è mai puramente casuale, ricordatevelo 👀 Quindi, vi invito a riflettere su una delle reazioni di Sirius perché anticipa qualcosa che vi svelerò domani 👀

 

Fatemi sapere cosa ne pensate, ovviamente ♥︎

   
 
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