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Autore: heliodor    12/10/2021    0 recensioni
Dopo essere stata costretta a lasciare il suo villaggio, Ryhana viene accolta dai ribelli di Malag come una di loro, trova un posto sicuro in cui stare, degli amici e persino l’amore di Kaleena. Ma l’arrivo di un pericoloso monaco eretico e a causa di un antico e misterioso rituale, la sua vita cambia in modo irrimediabile. Costretta ad allearsi agli spietati Vigilanti, diventerà l’arma decisiva in un conflitto tra forze oscure che dura da millenni e dovrà decidere da che parte schierarsi in questo scontro.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Peggio di quanto pensassi

 
Il grido la scosse dal torpore e le fece dimenticare la fitta e il capogiro. Khefra lasciò il suo braccio ed evocò lo scudo magico.
A terra, Sofion agitava le gambe mentre la figura che gli era balzata addosso stava facendo qualcosa all’altezza della sua gola.
Ryhana si sporse per guardare meglio e vide che aveva le fauci spalancate e le zanne infilate nella gola dello stregone.
“Dannazione” gridò Angotte scagliandosi contro la figura. La colpì al fianco scagliandola via per una decina di passi. Sbatté con la schiena contro un albero e rimbalzò indietro, rimettendosi in piedi con un gesto agile.
“Attenta” gridò Grenn. “Mutaforma.”
Angotte evocò una lama magica nella mano sinistra e lo scudo in quella destra. “Vieni” incitò la figura.
Come un animale, l’aggressore si mise a quattro zampe e la fissò con le fauci spalancate. Un rivolo di sangue le era colato lungo il mento imbrattandole il collo e il seno.
Ryhana sgranò gli occhi quando si rese conto che era una donna ed era nuda dalla cintola in su. Solo un paio di pantaloni di tessuto grossolano nascondevano il resto, mentre i piedi erano scalzi e neri per la sporcizia. Ed erano anche macchiati di sangue.
Il torso e il viso erano scuri per la sporcizia e i capelli, scuri e unti, formavano una massa disordinata che ricadeva in ciocche sul collo e le spalle della donna.
Solo gli occhi, spalancati e di un bianco che spiccava sul resto, spezzavano quella monotonia. Le pupille erano di un marrone chiaro e si spostavano di continuo, senza soffermarsi su nessuno di loro in particolare.
Gunt era saltato giù e aveva evocato due dardi magici, uno per ciascuna mano. “Ammazziamola.”
“No” disse Grenn. “Ci serve viva. Se possibile.”
“Agli inferi” esclamò Gunt e puntò entrambe le braccia verso la donna. Esplose i dardi ma lei si mosse in fretta e scartò di lato. Lo stregone ne evocò altri due e li puntò alla schiena dell’obiettivo.
I due proiettili la raggiunsero ed esplosero in una cascata di scintille.
“Ha lo scudo” disse Gunt serrando la mascella.
La donna si immerse nella boscaglia facendo frusciare le piante.
“Dobbiamo ritrovarla” disse Grenn muovendosi verso lo stesso punto. “Gunt. Angotte. Voi venite con me. Khefra, tu e Ryhana occupatevi di Sofion. Portatelo al villaggio insieme ai cavalli e trovate qualcuno che si occupi di lui. Intesi?”
“Sì” rispose Khefra.
I tre sparirono nella boscaglia e il sentiero tornò silenzioso.
Khefra andò da Sofion e si inginocchiò al suo fianco. “Dannazione” disse.
Ryhana la raggiunse e lanciò una rapida occhiata allo stregone. Aveva le mani strette intorno al collo ed erano inzuppate di sangue. Anche la tunica e il mantello alle sue spalle erano macchiati di rosso.
“Vivrà?” le chiese.
“Non lo so, ma più tempo passiamo a chiedercelo senza fare qualcosa, meno possibilità avrà. Prendi la mia sacca, per favore.”
Ryhana ubbidì e andò al cavallo della strega, prese la borsa che aveva attaccato al fianco della sella e la portò alla strega.
Khefra la prese e frugò all’interno fino a trovare delle bende. Si rivolse a Sofion. “Devi togliere le mani per farmi vedere quanto è profonda la ferita.”
Lo stregone gorgogliò qualcosa.
Khefra gli prese le mani e le allontanò con delicatezza. Sotto, la carne era maciullata e rossastra e si intravedeva qualcosa di bianco e fibroso oltre di essa.
“Dannazione” sibilò la strega tra i denti. “Non sembra aver lacerato una vena o la gola. Riesci a respirare?”
Sofion annuì, gli occhi sbarrati.
“Forse vivrai se la ferita non si infetta, ma non so se riuscirai più a parlare come prima.” Si girò verso Ryhana. “Non che prima parlasse molto o dicesse qualcosa di importante.”
Prese una benda e la poggiò sulla ferita.
Sofion rabbrividì, il corpo scosso da un tremore.
“Brucia, lo so, ma non la farà infettare. Per il momento. Ora cerchiamo di farla stare al suo posto.”
Prese un pezzo di stoffa dalla borsa e lo avvolse attorno al collo di Sofion per quattro o cinque volte.
“Non posso stringere troppo o potrei soffocarti, ma nemmeno posso farlo troppo largo o la benda non servirà a niente. Aiutami a tenergli la testa sollevata” disse a Ryhana.
Si inginocchiò a destra dello stregone e gli sollevò la testa con delicatezza. Sofion reagì con un gorgoglio ma non si oppose.
“Potresti darmi un consiglio” disse Khefra. “Non eri una guaritrice, una volta?”
“Mescolavo pozioni, non curavo queste ferite.”
“E chi lo faceva?”
“Si chiamava Anazi. E altri due che lo aiutavano.”
Khefra scosse la testa. “E non ti hanno insegnato niente?”
“No” rispose. “Non ce n’era bisogno, credo.”
“Per fortuna, qualcuno ha insegnato a me.” Fece un ultimo giro attorno al collo di Sofion e tirò un capo della benda affinché aderisse col resto. Da una tasca interna del mantello tirò fuori una spilla e la usò per assicurare la benda. “Dovrebbe reggere fino al villaggio. Adesso devi darmi una mano a rimetterlo in sella. Pensi di riuscirci?”
Annuì.
“Te lo chiedo perché prima sembravi sul punto di crollare a terra.”
“Ora sto bene.”
“Hai avuto un capogiro?”
Annuì di nuovo.
“Come a Elnor?”
“Sì.”
“Forza” disse Khefra prendendo Sofion sotto le ascelle. “Tu afferralo per le caviglie.”
Ryhana ubbidì e lo sollevarono. Dapprima le sembrò pesante, ma concentrandosi il peso dello stregone sembrò diminuire.
È leggero, si disse, anche se è il doppio di me.
Lo trasportarono fino a uno dei cavalli e fecero per sollevarlo, ma Khefra quasi perse l’equilibrio.
“Dannazione” disse la strega. “Non ce la faremo mai in due.”
“Lascia provare me” si offrì Ryhana.
Khefra la guardò accigliata. “È troppo pesante. Lo farai cadere e tutti i miei sforzi saranno stati inutili.”
“Fidati. Sento di potercela fare.”
Sentiva la forza fluire dentro di sé come un formicolio sotto la pelle, nei muscoli e nelle ossa. Era una sensazione strana ed eccitante allo stesso tempo e ne era turbata.
Khefra scosse le spalle e appoggiò Sofion con le spalle a terra.
“Tieni fermi il cavallo” disse Ryhana posizionandosi dietro lo stregone.
Khefra afferrò le briglie. “Sbrigati, qualsiasi cosa tu voglia fare.”
Ryhana inspirò a fondo e passò le mani sotto il corpo di Sofion. Di nuovo, quella sensazione di formicolio nelle braccia e il corpo dello stregone che le sembrava leggero, quasi privo di consistenza. Lo sollevò senza alcuno sforzo, reggendolo con entrambe le mani. Facendo attenzione a non agitarlo troppo mise un piede in una staffa e fece perno su questo per sollevarlo fino alla sella e adagiarcelo sopra con delicatezza.
“Usiamo la corda per legarlo” disse Khefra.
La strega passò uno dei capi sotto la pancia del cavallo e assicurò l’altro alla sella. “Vado io con lui” disse issandosi a sua volta. “Tu raduna i cavalli per portarli al villaggio. Sai come fare, no?”
Ryhana annuì. Prese una corda e la usò per assicurare i cavalli di Grenn e Angotte al suo. Usò una seconda corda per assicurare quelli di Sofion e Gunt a quello di Khefra.
“Andiamo” disse la strega schioccando con delicatezza le redini.
Ryhana saltò in sella e si piazzò dietro di lei per coprirle le spalle.
Si fermarono solo una volta lungo il sentiero per controllare la ferita di Sofion e assicurarsi che la benda non si fosse spostata.
“Non perde più sangue” annunciò Khefra.
Sofion però aveva gli occhi chiusi e respirava a fatica.
“Sta male” disse Ryhana.
“Ha la gola squarciata” rispose Khefra. “È già molto che sia sopravvissuto.” I suoi occhi puntarono verso il sentiero e scintillarono.
“Hai visto qualcosa?” le domandò preoccupata.
Il pensiero che la donna dalle zanne ricurve avesse sopraffatto Grenn e gli altri e fosse tornata indietro per eliminare anche loro l’atterriva.
Cercò di scacciarlo concentrandosi sulla strada che ancora restava loro da fare.
Khefra scosse la testa. “La mia vista speciale funziona meglio da lontano che da vicino, ma è meglio di niente, no? Potrei scorgere qualcosa che ci è sfuggito.”
Il sentiero proseguiva tagliando in due la foresta e terminava tra due colline che formavano una gola naturale. Oltre di esso scorse un paio di case di legno.
“È il villaggio” disse con sollievo. “Siamo arrivate.”
Khefra tirò le redini. “Aspetta. Avanziamo senza fretta.”
“E Sofion? Non dobbiamo portarlo da un guaritore?”
“Dubito che un posto come questo ne abbia uno” disse la ragazza. “Sembra piuttosto tranquillo e silenzioso, non credi?”
Ryhana si strinse nelle spalle.
“Vai tu avanti” disse la strega. “Io ti seguo con Sofion.”
Lo stregone emise un debole lamento e alzò un braccio.
“Dovrai resistere ancora un po’” disse Khefra. “Dobbiamo essere sicuri che non ci sia qualcuno ad aspettarci oltre quelle colline.” Guardò Ryhana. “Vai, su. Vediamo quanto è stato bravo Grenn ad addestrarti.”
Ryhana trasse un sospiro e fece schioccare le redini. Mentre guadagnava velocità, si chiese se non ci fosse davvero qualcuno in agguato oltre la gola.
Perché attaccarci adesso? Si chiese mentre si infilava tra le due alture, accompagnata dal suono degli zoccoli sul terreno battuto. Potevano aggredirci miglia fa, quando eravamo sul sentiero e c’erano più posti utili per un agguato.
Forte di quella sicurezza si lanciò al galoppo e superò le colline, sbucando in una conca naturale. La prima cosa che notò furono le due case di legno che sorgevano poco oltre. Le finestre erano spalancate e vuote. Sembravano fissarla in silenzio.
Tirò le redini costringendo il cavallo a rallentare e infine a fermarsi.
Così sono troppo scoperta? Si chiese. Devo smontare e proseguire a piedi o continuare a cavallo?
Gettò un’occhiata al centro del villaggio. Lì le case erano una ventina, divise da un paio di strade che si incrociavano in una piazza a forma di stella a quattro punte.
Al centro vi era un pozzo e vicino un carro rovesciato sul fianco. L’insegna sull’entrata di un edificio di due livelli ondeggiava al vento. C’era un mucchio di vestiti che sembrava essere stato messo lì senza alcun motivo.
Si diresse verso il pozzo al piccolo trotto, girando la testa di lato per osservare quello che aveva intorno. La porta di una baracca sbatté facendola sussultare e quando raggiunse il pozzo fece fermare il cavallo e smontò con un gesto agile.
D’istinto andò al pozzo e vi gettò una rapida occhiata dentro. Fissò il buio per qualche istante prima di ritrarsi. Dall’altra parte della strada una figura a cavalo avanzò verso di lei.
Era Khefra con Sofion ben stretto tra le braccia.
Ryhana le andò incontro. “Che cosa ne pensi? Sembra disabitato qui.”
La strega si guardò attorno con sguardo accigliato. “È peggio di quanto pensassi. Molto, molto peggio.”

 
  
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