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Autore: IndianaJones25    15/10/2021    2 recensioni
Gli anni sono trascorsi, lenti ma inesorabili. Anche per il professor Henry Jones, Jr. sembra essere giunto il momento di appendere la frusta al chiodo e di dire addio alla vita avventurosa. L’intrepido archeologo giramondo, ormai, è diventato un anziano signore che porta addosso i segni, i dolori e i ricordi dolceamari della sua spericolata vita passata.
Ma c’è ancora chi sembra avere bisogno di lui e Indiana Jones non è certo il tipo da tirarsi indietro dinanzi a una minaccia che potrebbe sconvolgere il mondo intero. Così, in compagnia di sua figlia Katy, di una giovane bibliotecaria e di un prete dal grilletto facile, Indy torna a impugnare la frusta e si getta a capofitto in un’ultima impresa, al cui termine potrebbe trovare la speranza di un nuovo inizio oppure una disastrosa rovina.
La lotta sarà difficile e insidiosa, perché l’ultimo vero nemico di Indiana Jones non saranno eserciti o folli invasati, ma proprio la sua irresistibile voglia di avventura…
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Henry Walton Jones Jr., Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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2 - Lotta tra le calli
 
   Katy si precipitò verso il banco del bibliotecario, che aveva lasciato il suo posto ed era corso sulla soglia a guardare fuori.
   «Che cos’è successo?» domandò, raggiungendolo.
   L’uomo sembrava scosso e frastornato. La lucida pelata gli si era imperlata di sudore. Nel tentativo di asciugarsi la fronte, l’aveva macchiata con le dita sporche d’inchiostro.
   «Stavo parlando con una signorina, mi stava domandando il permesso di fare delle fotocopie di un libro» rivelò l’uomo, tremebondo, la voce acutissima, «quando all’improvviso sono entrati dei tizi e l’hanno assalita. Io ho provato a fermarli, ma mi hanno puntato contro una pistola… scalciava e gridava, ma l’hanno trascinata via a viva forza, insieme al libro che aveva tra le mani… io ora chiamo i carabinieri… quel manoscritto è un pregiato e preziosissimo volume di proprietà della biblioteca…»
   Katy saettò lo sguardo sulla piazza deserta. Non vide alcuna traccia degli assalitori.
   «Quanti erano? Dove sono andati?»
   Il bibliotecario rifletté solo una manciata di secondi. Alzò un braccio poco stabile e indicò verso un vicolo piuttosto stretto e sudicio che si apriva sull’altro lato della piazza.
   «Di là, verso la calle di Santa Lucia… erano in cinque… ma…»
   Senza attendere altre informazioni, Katy si lanciò all’inseguimento.
   «Aspetti, signorina…. È pericoloso!» le gridò dietro l’uomo, ma lei lo ignorò.
   Non sapeva neppure lei perché si stesse esponendo tanto per una persona che non conosceva nemmeno. Ma era fatta così, odiava le ingiustizie per principio. E, soprattutto, non avrebbe tollerato che qualcuno potesse fare del male a quella ragazza tanto carina che, soltanto pochi minuti prima, aveva tenuta stretta per la vita, in piedi sopra la sedia.
   Muovendosi agilmente, facendo risuonare il selciato con i suoi passi pesanti, raggiunse il vicolo che le era stata indicato. Un uomo e una donna erano fermi accanto a una porta e sembravano confusi e agitati.
   «Avete visto passare degli uomini che trascinavano una ragazza…?» gridò Katy, ansimando per la corsa.
   I due si scambiarono un’occhiata, poi annuirono.
   «Sì, un momento fa, han svoltato sul ponte» disse la donna, con il suo forte accento veneto. «Ma che succede…?»
   Senza curarsi di rispondere, Katy ripartì subito all’inseguimento. Salì di corsa le scalette che portavano sulla parte alta del ponte e, afferratasi alla balaustra di marmo, lanciò uno sguardo verso la calle che si snodava sull’altro lato del canale. Dal suo punto di osservazione, vide cinque uomini piuttosto robusti che strattonavano Valerija nel tentativo di tenerla ferma. La ragazza si agitava e tirava calci per cercare di sottrarsi alla loro presa. Li aveva quasi raggiunti.
   Ricominciò a correre, facendo ondeggiare a ogni movimento i suoi capelli già spettinati. Alcuni piccioni, che si erano appena posati al suolo a becchettare, si levarono in un volo spaventato e confusionario quando lei li superò. Le piume le svolazzarono attorno e le si appiccicarono al naso, facendola starnutire, ma Katy continuò ad andare avanti senza badarci.
   Doveva riuscire ad annullare il distacco che li separava prima che trovassero il modo di dileguarsi. Per fortuna, era sempre stata un asso, nei tornei ginnici. Riusciva a battere nelle gara di corsa pure i bestioni della squadra di football e gli atleti di quella di baseball. Poi, una volta giunta a tiro, avrebbe riflettuto su che cosa dovesse fare esattamente.
   Vide che gli aggressori stavano scartando in un vicolo. Avevano dovuto rallentare, perché Valerija, a discapito del suo aspetto da scricciolo beneducato, stava opponendo una fiera resistenza ed era quasi riuscita a scappare. L’avevano riacciuffata quasi subito, ma questo aveva dato a Katy l’opportunità di ridurre ulteriormente la distanza.
   Ormai gli era addosso.
   I cinque uomini, evidentemente, non si aspettavano che la ragazza ricevesse un qualche tipo di aiuto, perché non parvero fare caso all’arrivo di Katy. Un errore madornale.
   Con un calcio ben assestato, reso ancora più pesante dai suoi anfibi, la ragazza colpì uno degli aggressori in mezzo alle gambe, strappandogli un guaito e spedendolo a terra. Subito, veloce come un lampo, mollò una testata al petto di un altro, togliendogli il respiro. Gli altri tre parvero riorganizzarsi per potersi liberare di quell’assalitrice inaspettata, ma Valerija fece lo sgambetto a uno e spinse contro un muro un altro.
   L’unico uomo rimasto illeso infilò la mano sotto il giubbotto di jeans senza maniche ed estrasse una pistola. La puntò contro Katy, ma la ragazza si rese conto di quella mossa e sgusciò di lato prima che quello avesse potuto prendere la mira.
   «Via!» gridò, impaurita. «Scappa!»
   Si slanciò verso Valerija, decisa ad afferrarla e a trascinarla al sicuro; la ragazza agitò la testa e indicò il libro che era rimasto tra le mani dell’uomo che Katy aveva colpito ai testicoli.
   «È importante, devo prenderlo!» urlò.
   Il tizio armato cominciò a sparare. Le due ragazze saltellarono da una parte e dall’altra per evitare i proiettili, che colpirono le pareti della case su uno dei lati del vicolo, facendo cadere calcinacci e frammenti di intonaco. Dalle finestre e dalle strade circostanti si levarono strilli e un vociare confuso. Anche gli altri quattro, che si stavano riprendendo dalla sorpresa, dovettero spostarsi di colpo e urlarono concitatamente delle frasi rabbiose.
   «Non sparare, idiota!» gridò quello che aveva ricevuto la testata. «Ci serve viva!»
   «E rischi di colpire noi!» urlò in falsetto l’uomo che aveva avuto l’incontro ravvicinato con lo scarpone di Katy.
   Rassegnato, l’uomo armato ripose nella fondina la pistola. Per Katy, che si era gettata dietro la balaustra di un ponte vicino per evitare i proiettili, fu quasi un invito a farsi avanti. Tornò subito alla carica e si buttò con tale impeto contro i cinque uomini che uno di loro, il più vicino al canale, perse l’equilibrio e cadde nell’acqua melmosa.
   La ragazza cominciò a tirare pugni e calci e casaccio, muovendosi con talmente tanta foga che i quattro aggressori riuscirono a stento a evitare di essere messi fuori gioco. Era piccola e mingherlina, ma pareva un bulldozer. Colpiva nasi, toraci, stinchi, senza fare distinzioni e senza curarsi di controllare il risultato. Quando una mano le si avvicinò troppo alla bocca, la morse senza esitazione. A risponderle fu un grido doloroso.
   Finalmente, dopo aver sferrato un pugno in mezzo agli occhi dell’uomo che aveva il libro sottobraccio, riuscì a sfilarglielo e a lanciarlo a Valerija che, nel frattempo, era stata messa in secondo piano dagli uomini alle prese con quella furia scatenata.
   Nel farlo, però, dovette abbassare le difese. Subito un braccio molto forte l’afferrò da dietro le spalle e cominciò a stringerle la gola, soffocandola. Katy annaspò, provando a liberarsi dalla presa, ma non ci riuscì. Puntò i piedi e li agitò inutilmente, mentre l’ossigeno cominciava a mancarle e piccole luci le scoppiavano davanti agli occhi.
   «Lasciatela stare!» gridò Valerija, scagliandosi contro il gruppo.
   Sollevato il pesante libro come se fosse stato un’arma, lo piantò nello stomaco dell’aggressore più vicino, che strinse i denti e chiuse gli occhi. La giovane lo colpì nuovamente. Gli altri due, però, le furono subito addosso e la gettarono in terra, cominciando a malmenarla.
   «Datele una lezione, ma ricordatevi che quella ci serve viva!» gridò l’uomo che stava strozzando Katy. Il suo tono si fece più sadico. «Questa, invece, non ci serve proprio a nulla!»
   Iniziò a stringere più forte. Inutilmente Katy tentò di afferrargli il braccio per toglierselo dalla gola. Ormai stava perdendo i sensi. Non riusciva a pensare, in quel momento, e non si stava rendendo pienamente conto di essere sul punto di morire. Era una sensazione davvero strana.
   «Giù le mani da mia figlia!»
   Zoppicando lievemente e affannato per la lunga corsa, Indy sbucò da una calle e si scagliò contro l’uomo che stava strozzando Katy. Gli rifilò un pugno così forte da spaccargli il setto nasale, fargli saltare i denti davanti e mandarlo al tappeto.
   Liberata dalla presa soffocante, Katy scivolò in avanti e, appoggiandosi al selciato con una mano, cominciò a respirare forte per riprendere fiato, massaggiandosi la gola dolorante con l’altra mano.
   Indy, invece, si avventò addosso all’uomo che prima era stato colpito dal libro di Valerija. Lo afferrò per il colletto e, con il pugno chiuso, lo colpì tre volte al viso. Poi lo spinse bruscamente in direzione del canale. L’uomo, mezzo stordito, ruzzolò contro il suo compagno che si stava arrampicando fuori dall’acqua, mandandolo a mollo un’altra volta e seguendolo a ruota.
   A quel punto, Indy notò che, dal giubbotto aperto dell’uomo a cui aveva rotto naso e denti, sbucava una pistola infilata in una fondina. Grugnendo – in quel momento aveva delle fitte dolorosissime alle schiena e alle gambe – si abbassò, la strinse tra le dita, tolse la sicura e la puntò contro i due uomini che si stavano ancora accanendo contro la ragazza. Katy, che si era ripresa, pallida e sconvolta, si fermò al suo fianco.
   «Lasciatela stare e alzate le mani, bastardi, o vi buco il cervello!» ordinò Indy, tenendo la canna della pistola saldamente rivolta verso i due uomini.
   Quelli smisero di picchiare Valerija e alzarono su di lui uno sguardo insieme stupefatto e rancoroso. Forse si erano aspettati qualsiasi cosa, ma non di essere messi alle strette da una ragazzina vestita da rockettara e da un vecchio in giacca e cravatta e con un cappello dalla foggia antiquata, che doveva avere centocinquant’anni, all’incirca.
   «Che cosa ti sei messo in testa di fare, nonno?» gracchiò uno dei due, parlando con forte accento slavo. «Metti giù quell’aggeggio, prima che qualcuno si possa fare male!»
   Valerija, intanto, si stava contorcendo ai loro piedi. Perdeva sangue dal naso e aveva un brutto taglio sulla fronte. I suoi occhi, però, scattarono all’improvviso e si resero conto del pericolo.
   «Katy! Signore! Attenti! Dietro di voi!» gridò.
   Indy e Katy si voltarono appena in tempo per vedere i due uomini che erano finiti nel canale e quello con i denti rotti cercare di assalirli di sorpresa. Due di loro impugnavano le pistole. L’archeologo non si lasciò spaventare e, con una mossa brusca, spintonò via la figlia per metterla al riparo. Questa volta fu il turno di Katy di andare a fare un bagno non previsto nelle acque putride e maleodoranti del canale.
   Indiana Jones non era mai stato tipo da andare troppo per il sottile e, invecchiando, era diventato ancora più sbrigativo di quanto non fosse da giovane. Da quando le forze di cui poteva disporre si erano assai ridotte, costringendolo a lunghi periodi di riposo, si era reso conto che tergiversare troppo non serviva assolutamente a nulla e, anzi, poteva rivelarsi uno svantaggio. Così premette il grilletto, una, due, tre volte, quattro, senza curarsi di prendere la mira.
   Uno degli uomini, colpito in pieno al torace, compì l’ultimo volo della sua vita tra le acque del canale. Un altro, ferito al fianco, crollò al suolo, dove lo raggiunse il suo compagno che perdeva sangue dalla coscia sinistra.
   Gli altri due tentarono di assalire Indy. Valerija, però, ne afferrò uno per le gambe e lo spintonò verso il collega, facendo perdere l’equilibrio a entrambi. Jones si voltò e li minacciò con l’arma.
   «Cosa dicevate, a proposito del farsi male?» ringhiò.
   Nel frattempo, si stava udendo uno scalpiccio provenire da qualche calle di distanza. Passi pesanti e affrettati, accompagnati da ordini concitati.
   «La polizia!» gridò uno dei feriti, rialzandosi a fatica. «Forza, muovetevi! Non devono trovarci qui!»
   Tenuti sotto il tiro della pistola di Indy, che non li perdeva d’occhio un solo istante, i quattro uomini si affrettarono a rialzarsi.
   «Non finisce qui, ragazzina!» strepitò uno, rivolgendo uno sguardo carico d’odio a Valerija e uno ancora più micidiale a Indy.
   Quest’ultimo decise di lasciarli andare. Non sapeva contro chi si fosse messo, né perché, ma non voleva restare invischiato in quella faccenda, di qualsiasi cosa si trattasse. Senza smettere di scrutarli, attese che fossero spariti oltre l’angolo di una calle; quindi si abbassò e, afferrata la ragazza per la giacchetta macchiata di sangue, l’aiutò a rimettersi in piedi senza troppe cerimonie.
   «Tutto bene?» grugnì.
   Non sembrava troppo ansioso di conoscere la risposta. Distolse subito lo sguardo dalla ragazza, che si chinò per raccattare il suo libro, e controllò dove fosse andata a finire la figlia. Con passo rapido, si avvicinò all’argine del canale nell’esatto momento in cui Katy, tenendosi stretta a un palo a cui era ormeggiata una vecchia scialuppa azzurra e bianca, si dava da fare per uscirne.
   «Papà…» balbettò, vedendolo torreggiare sopra di sé con uno sguardo severo acceso negli occhi.
   «Io e te faremo i conti più tardi, signorina!» ruggì Indy.
   Afferrò la sua mano e la sollevò di peso, guardandola ancora più severamente.
   «Ora sarà meglio filarcela. Non ho nessuna voglia di essere interrogato dalla polizia. Venite, seguitemi!»
   Si incamminarono abbastanza in fretta lungo le calli, stando bene attenti ad allontanarsi nella direzione contraria a quella in cui erano spariti gli assalitori. Quando fu certo di essere ormai fuori pericolo, Indy si sbarazzò della pistola gettandola in un canale.
   
 
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