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Autore: Nao Yoshikawa    15/10/2021    8 recensioni
Hogwarts, anno 1943.
Draco Malfoy crede di essere diverso dagli altri, immune al carisma e al fascino di Tom Riddle, ma tale convinzione in realtà durerà poco. Di Tom Riddle, d'altro canto, in pochi sanno davvero qualcosa e nessuno è mai stato in grado di andare oltre la sua perfetta apparenza.
Draco lo detesta ma allo stesso tempo vuole essere come lui. Non può certo immaginare cosa Tom sia destinato a diventare.
"Insonnia? O forse stava tramando qualcosa. Sì, era la cosa più plausibile. Draco trattenne il respiro ed entrò, conscio del fatto che avrebbero discusso (o per meglio dire, lui avrebbe discusso da solo e Tom lo avrebbe ignorato con dignità e classe, come al solito).
«Dove andremo a finire se nemmeno il Prefetto rispetta le regole della scuola?» esordì, osservandolo a braccia conserte.
Tom alzò piano lo sguardo.
«Malfoy, mi sembrava di essere stato chiaro. Cosa ci fai fuori dal tuo letto a quest’ora?»
«E tu allora? Te ne stai qui a fare il bello e dannato davanti al fuoco?» domandò ancora."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Tom O. Riddle
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Quod devotio
Devotio maxima

1981
 
Tante cose erano cambiate in quegli anni. Il potere dei Mangiamorte era accresciuto ancora e molto altro non era rimasto immutato. Tanto per cominciare, Draco aveva perso anche suo padre: la salute aveva lasciato molto presto Lucius dopo la morte della moglie e un anno prima se n'era andato. Ciò aveva fatto sentire Draco triste, ma in parte sollevato. E sapeva che alla sua età fosse poco opportuno piangersi addosso e dirsi che non era stato un bravo figlio: lui aveva fatto del suo meglio. Anche sua zia Bellatrix si era oramai ritirata dalla vita da Mangiamorte, anche se suo malgrado. Scorpius era diventato un Guaritore capace e si era allontanato del tutto dalla vita da Mangiamorte, trasferendosi in Irlanda.
A Draco, dunque, rimaneva la sua vita accanto a Tom. Oramai era un uomo maturo e stava iniziando a invecchiare, aveva saputo sin dall'inizio che non avrebbero avuto modo di vivere come una qualsiasi coppia. Ma faceva comunque male. La maggior parte del suo tempo, Draco la passava a tenere d'occhio i nuovi Mangiamorte, tra cui quelli più giovani. Severus Piton era uno tra questi ed era anche il più prezioso per Voldemort. Grazie al suo doppio gioco, poteva ricavare informazioni direttamente da Silente e dall'Ordine della Fenice.
E poi c'era Barty, indomito e ribelle, molto più sadico e impulsivo.
«Non metterei mai in dubbio le scelte di lord Voldemort» disse annoiato. «Ma non riuscirei comunque a fidarmi di quello lì.»
«Quello lì ci permette di sapere tutto ciò che Silente e l'Ordine della Fenice farà» rispose Draco nervoso. Anche se era passato del tempo, quel ragazzo lo innervosiva con il suo modo di fare. Con lui era sempre sarcastico e provocatorio, ma non appena Voldemort compariva, ecco che diventava mansueto. Ma dopo tutto quel tempo ci aveva fatto l'abitudine, dopotutto non si sarebbe fatto intimorire da un ragazzino.
Lord Voldemort li raggiunse poco dopo. Stavano tutti e tre attendendo l'arrivo di Piton per ricevere nuove informazioni. Non erano stati anni facili, perché se il potere dei Mangiamorte cresceva, i loro rivali si erano fatti anche più numerosi e determinati.
Draco si era promesso che sarebbe stato fedele a Tom fino alla fine. Anche adesso che ben poco rimaneva di quel ragazzo che aveva conosciuto tanti anni prima. Gli sarebbe stato accanto, come in quel momento.
Era notte fonda e Severus Piton arrivò, scostando il cappuccio. Sembrava piuttosto teso e preoccupato. 
«Mio Signore» sussurrò, a disagio.
«Severus, lasciamo da parte i convenevoli e dimmi piuttosto quello che sai. Vedo dalla tua espressione che c'è qualcosa che non va.»
Piton sospirò. Sembrava in difficoltà, come se non volesse trovarsi.
«Non porto buone notizie infatti, mio Signore. Siete in grave pericolo.»
«Ehi, come osi?!» chiese Barty indispettito, ma Draco gli fece segno di non muoversi o parlare, cosicché Piton potesse continuare. 
«Ho scoperto di una Profezia che riguarda… la vostra sconfitta.»
Per un attimo a Draco mancò il respiro. Le profezie erano molto rare, magari si era sbagliato? 
Istintivamente strinse il braccio di Voldemort, il quale però non si scompose. 
«Dimmi di più.»
Piton raccontò lui della conversazione tra Albus Silente e Sybilla Cooman, la quale aveva annunciato una profezia secondo la quale un bambino nato verso la fine di luglio sarebbe stata la sconfitta di Voldemort, il Signore Oscuro. 
Sentirglielo dire aveva preoccupato Draco, perché se c’era una cosa che odiava era proprio il non avere alcuna certezza. Barty invece sembrava averla presa con più filosofia.
«Beh? Qual è il problema? Uccidiamo il bambino e nessuna profezia si avvererà, no?»
«La tua avventatezza sarà la tua rovina» sibilò Draco.
Ma in fondo non aveva torto e non capiva perché stupirsi. Ne aveva uccisi tanti, ma aveva sempre evitato di far del male ai bambini. Loro erano innocenti, non meritavano alcun male. Tra tutti, lord Voldemort era il più tranquillo, sembrava più che altro pensieroso.
«Draco e Barty, lasciatemi solo con Severus.»
«Ma Tom!» esclamò Draco, che di solito evitava di chiamarlo con il suo vecchio nome.
«Dico sul serio» lo fulminò con lo sguardo. «Andate e basta.»
Draco sapeva che ci fosse ben poco da discutere, motivo per cui li lasciò da soli, seguito da Barty che borbottava e si lamentava sottovoce.
Quella notizia infausta cambiava tutti i piani, tutti i loro piani. Voldemort e Piton si intrattennero per un po’ di tempo e quando finalmente Draco poté tornare da lui, spinse leggermente Barty nella fretta.
«Ehi!» si lamentò lui, venendo però ignorato.
Voldemort sembrava più inquietante che mai, oltre che inquieto. Poche cose lo spaventavano, il resto era solo un disturbo che causava fastidio e andava eliminato.
«Non guardarmi così, Draco. Non c’è motivo di preoccuparti»
«Non c’è motivo, mi dici? Non vogliamo parlare del fatto che questa profezia cambia tutto?»
«Invece non cambia niente. Se c’è un problema, va eliminato. Nient’altro.»
A Draco per un attimo mancò il respiro.
«Quindi… volete trovare il bambino della profezia e ucciderlo?»
«Non mi pare di avere molta scelta. O io o lui. E preferisco di gran lunga me.»
Draco non voleva che andasse. Non solo perché non voleva che uccidesse un bambino innocente (a quello si sarebbe rassegnato), ma qualcosa gli diceva che non sarebbe finita bene, che di fatto lord Voldemort avrebbe rischiato fin troppo. Era un presentimento stupido, ma era fin troppo forte e lo faceva tremare.
«Tom, credo che non dovresti andare» disse con un filo di voce.
«Ah, Draco. Non mi dirai che temi per la mia vita. Ho affrontato molto di peggio» gli disse con tono derisorio.
«Lo so, ma non ho un bel presentimento, tutto qui. Almeno lascia che venga con te!»
«Non pensarci neanche. In tutti questi anni mi sei sempre stato accanto, questa è una cosa che riguarda esclusivamente me» Voldemort gli passò accanto, con il tono di chi non intendeva continuare la conversazione. Draco serrò la mascella e poi parlò senza pensare.
«Rendimi immortale!»
Dopo tutti quegli anni, ecco che tirava di nuovo fuori il discorso sull’immortalità. Anni prima Tom non si era dimostrato d’accordo, ma adesso che iniziava ad invecchiare voleva fare qualcosa prima che fosse troppo tardi.
«Pensavo che avessimo già affrontato questo discorso» rispose Voldemort annoiato.
Draco compì un passo in avanti.
«Tom, io ho sempre fatto tutto quello che volevi, ti chiedo solo di ascoltarmi per questa volta. Vuoi capire o non intendo prendere il tuo posto? A me interessa solo vivere accanto a te. Ma questo non sarà possibile a prescindere se adesso vai a farti ammazzare.»
Gli occhi rossi di Voldemort indugiarono sulla sua figura a lungo.
«Ancora dubiti del mio potere, Draco? Sai che se esiste una minaccia, io la elimino.»
A quel punto Draco non sapeva che fare. Era uno che non ascoltava mai, Tom. Sulle sue gambe tremanti, gli si avvicinò, strinse le braccia attorno alle sue spalle e lo intrappolò nella sua morsa. Improvvisamente non si sentiva più l’uomo che era, ma un ragazzino spaurito, lo stesso che tanti anni prima aveva sofferto, versato lacrime, pregato il suo ritorno, atteso. Tom era tutto ciò gli era rimasto, anche se allo stesso tempo di lui rimaneva ben poco.
«Lo so che sei sempre tornato, ma permettimi almeno di avere paura. Dimmi che tornerai, che mi renderai immortale. Se mi ami, fallo.»
Anche se in lui rimaneva poco di umano, doveva amarlo ancora.
Voldemort socchiuse gli occhi, sospirò e gli strinse la schiena. Alcune cose non cambiavano, come il fatto che lui fosse la sua debolezza. Ma adesso c’era qualcosa di più importante a cui pensare.
«Quando eliminerò il problema, non ci sarà più nulla di cui dovrai preoccuparti. Asciugati le lacrime e non stare in pena.»
Draco singhiozzò, asciugandosi le lacrime. Che sciocco che era a lasciarsi andare in quel modo. Ma Voldemort non lo avrebbe giudicato, non quella volta almeno.
«Ci proverò. Ma ti chiedo di fare attenzione.»
«Fare attenzione non mi serve. Troverò qualcuno che mi dica chi è il bambino e dove si trova. Tornerò prima di quanto immagini. E davvero, non provare a seguirmi, me ne accorgerei.»
Rimase immobile. No, non lo avrebbe seguito, per quanto possibile sarebbe rimasto lì.»
«Tom!» lo chiamò all’improvviso. «Lo sai che ti amo, vero?»
Forse era così stupido, alla loro età. Forse era così stupido, considerando che erano loro.
«E sai che per me è lo stesso» fu la risposta di Voldemort.
Lo sapeva, sarebbe tornato. Doveva sperare che tornasse, o sarebbe impazzito.
Ad un tratto avvertì una grande sonnolenza, le palpebre divennero pesanti. Non poteva pensare di addormentarsi in un momento come quello e d’altronde gli bastò poco per capre che quello era un tipo di sonno indotto. Doveva avergli lanciato una qualche sorte di incantesimo.
Davvero tipico, pensò mentre si sedeva sulla poltrona e si lasciava andare al sonno. Quando si sarebbe risvegliato, tutto sarebbe andato meglio.
 
Sognò un lampo di luce verde e delle grida. C’era Tom che veniva colpito dal suo stesso incantesimo, la maledizione mortale Avada Kedavra.
La sua fine…
Draco cercava di raggiungerlo, ma senza riuscirci.
Tom, ti avevo detto di non andare. Ti avevo detto che era pericoloso.
Non preoccuparti, Draco. Tutto andrà meglio.
 
«No!» si svegliò di scatto che era già buio. Era a notte di Halloween, Draco se n’era scordato e per qualche attimo si ricordò di Scorpius, quando ancora non frequentava Hogwarts, interessarsi ai travestimenti e alle zucche intagliate. Ma Scorpius non era più un bambino e i bei tempi erano finiti.
Si alzò e aprì la porta: Tom avrebbe dovuto essere già tornato, no? Mentre scendeva le scale senza una meta precisa, urtò accidentalmente Barty.
«Ahi! Ma dove sei stato?»
«Barty… lui dov’è?» mormorò ancora intontito.
 «Non è ancora tornato. Io comunque adesso devo uscire» disse frettolosamente passandogli accanto. Draco avrebbe voluto chiedergli cosa nascondeva, ma non fu abbastanza veloce. Piuttosto, doveva andarlo a cercare, anche se non sapeva dove si trovasse. Tom non gliel’aveva detto.
Cercò il soprabito e uscì di casa, ma quando arrivò in giardino si accorsa di una donna ricurva e dai folti capelli ingrigiti e bianchi che gli veniva incontro: si trattava di Bellatrix, la quale ultimamente veniva lì assai di rado.
«Zia Bellatrix? Scusa, ora non ho tempo, devo andare…»
Bellatrix però non lo ascoltò. Nonostante l’età, rimaneva molto forte. Lo afferrò per un braccio e lo costrinse a sedersi.
«Lui non ti ha permesso di seguirlo, vero?»
«Già, è per questo che adesso sto correndo da lui.»
Bellatrix sorrise in modo strano. Draco poté giurare di vedere della tristezza nei suoi occhi.
«Mi dispiace, Draco.»
«Di cosa ti dispiace?!» esclamò isterico. Non voleva sentirsi dire ciò che temeva e per la paura aveva preso a tremare. Bellatrix sembrava imponente nonostante l’età e in quel momento sembrava anche spaventosa.
«Tutto il Mondo Magico sta festeggiando la sua dipartita. È finita.»
Draco si portò una mano sulla testa, sentendo dolore. Un dolore così forte e sproporzionato da riversarsi anche sul suo fisico.
«Ma cosa stai dicendo?» gli sembrò di avere urlato, ma in realtà ne era uscito un sussurro. «Tom non può essere morto.»
«Avevi questa paura anche tu, non è vero? Senza il nostro Signore siamo tutti persi, dobbiamo scappare, andarcene. Adesso non c’è più nessuno che può proteggerci, lo capisci?»
No, non capisco. Perché Tom è sempre tornato, mi aveva detto che sarebbe tornato, che mi avrebbe reso immortale, che insieme saremmo stati felici. Lui mente spesso agli altri, ma non a me.
Si alzò barcollando.

«Com’è successo?» domandò senza ascoltarsi realmente. La sua stessa voce gli appariva lontana, estranea.
«La maledizione gli si è ritorta contro. Quel bambino è sopravvissuto, non so come sia possibile!»
Lo aveva sognato. Il lampo di luce verde, lui che se ne stava lì inerme senza poter fare nulla. Non era stato un sogno, ma una premonizione.
Scosse la testa.
«Devo andare da lui.»
«È finita, non è rimasto più nulla! Il nostro Signore ha ucciso delle persone, lì. Se ti trovano, ti spediranno dritto ad Azkaban!»
Oh, cosa sarebbe mai stata la prigionia a vita in confronto a ciò che stava provando adesso? Adesso capiva perché Barty era così strano, lui sapeva. Tutto il mondo sapeva tranne lui?
«Non me ne importa niente!» alzò la voce per la prima volta contro Bellatrix, la quale ghignò e aveva preso a sussurrare, mentre si allontanava.
«Ah, Draco. Il tuo amore ti ha reso debole, ma alla fine lo sapevi già, non è vero?»
 
Il mondo era nel caos. Tutti festeggiavano la dipartita di Voldemort, di colui che aveva portato tanto orrore e paura. Era chiaro, per il mondo lor erano i cattivi,  lui era il cattivo.
E così te ne sei andato davvero? Così, come se niente fosse?
Come hai potuto farmi questo? Mi hai lasciato di nuovo, pensavo che saremmo rimasti sempre insieme.
Ad un tratto cadde. Forse qualcuno lo aveva spinto e adesso si ritrovava con le ginocchia umida a fissare una pozza d’acqua.
«Tirati su, amico mio! Oggi è un giorno felice, il Signore Oscuro è stato sconfitto!» sentì dire da qualcuno, un uomo che ora gli porgeva una mano. Draco sollevò lo sguardo, con un’espressione stravolta.
«È andato…?ۛ» sussurrò tremando.
Perché il mondo festeggia ed è felice, se io sto così soffrendo? Come osano? Non è giusto, dannazione. Non è giusto!
Si chinò, nascondendo il viso dietro una mano e piangendo come se fosse stato un bambino, compulsivamente. Senza vergogna, perché nessuno avrebbe badato a lui.
«Draco!»
Sentì una voce, era quella di Barty che lo aveva raggiunto. Dopodiché si era avvicinato, afferrandolo per un braccio.
«Lasciami stare!» esclamò. «Traditori, siete tutti dei traditori. Perché nessuno ha fatto niente?!»
Barty indietreggiò. Non rispose, per la prima volta non sapeva che dire. Draco sapeva che la colpa non era sua.
No, è colpa mia. Sono io che gli sono stato accanto per una vita, avrei dovuto esserci.
«Avanti, andiamo via di qui. Può essere pericoloso per noi.»
Si lasciò afferrare per un polso e si sentì ad un tratto debole. Non riusciva nemmeno a pensare che Tom non ci fosse più, era semplicemente assurdo che un mago potente come lui fosse stato sconfitto così facilmente. Barty lo portò al sicuro, dove nessuno li avrebbe disturbati.
«Sai già com’è andata?» gli domandò.
«Bellatrix me l’ha detto, ma io non ci voglio credere!» esclamò portandosi la testa tra le mani. «Lui è troppo potente!»
«Io non credo che se ne sia andato» disse ad un tratto Barty. «Lord  Voldemort non ci lascerà così. Non so perché ne sono così sicuro, ma è così.»
Barty sollevò gli occhi, le ciglia bagnate di lacrime. Quanto invidiava la sua cieca fiducia, forse la sua ingenuità.
«Bartemius, i morti non tornano in vita» disse duramente.
«Ma lui non è come gli altri. Quindi abbi fede. Dopotutto tu sei sempre stato il suo seguace più devoto, per quanto mi scocci ammetterlo» disse dandogli le spalle.
Barty lo stava forse consolando? Non sembrava nemmeno lui.
«Cos’hai capito di noi?» domandò ad un tratto.
Barty fece spallucce.
«Che avete dietro una storia che non tutti potrebbero capire» poi cambiò tono. «Le cose cambieranno. Non ti so dire che ne sarà di me, ma vedrai che riavremo la nostra rivincita.»
Draco volle crederci. Dovette crederci per non cadere nella disperazione. E dovette anche promettersi un’altra cosa.
Diverrò immortale, diverrò proprio come te. E quando ci rincontreremo, sarà tutto diverso. Uccideremo chi ti ha fatto questo e allora realizzeremo finalmente il nostro sogno di un mondo perfetto.
Quello era stato l’evento definito che lo aveva spezzato.

1994
 
Erano passati tredici lunghi anni e Draco aveva dovuto sacrificare gran parte della sua umanità, trascorrere del tempo in solitudine durante quegli anni, ma alla fine si erano rincontrati. Voldemort era tornato alla vita, esattamente come lo ricordava.
E adesso avrebbero potuto uccidere Harry Potter il bambino che era sopravvissuto, il bambino che glielo aveva portato via, che andava ucciso per scongiurare ogni pericolo. Ma non era quello il momento di pensarci. Lord Voldemort era tornato e nonostante i numerosi Mangiamorte di fronte a sé, il suo pensiero e il suo sguardo erano andati subito a lui: a Draco, che non era invecchiato di un giorno A Draco, i cui occhi adesso avevano un colore più simile al sangue che alle nuvole cariche di pioggia.
«Draco» lo chiamò lui.
Si inchinò.
«Mio Signore.»
Dopodiché alzò lo sguardo, gli sorrise e gli sussurrò.
«Sono molto felice di rivederti, Riddle.»
E per un attimo fu come tornare ai tempi di Hogwarts, quando si erano conosciuti da ragazzi, quando tutto sembrava facile, forse addirittura perfetto nella sua imperfezione.
«Anche per me è un piacere rivederti, Malfoy» sussurrò Voldemort quasi con tenerezza Ora di sicuro lui e Draco non si sarebbero più lasciati. Dopotutto glielo doveva.
Lui era l’unico che aveva il suo cuore.
Il suo seguace più devoto.
 
 
 
 Fine
 
Nota dell'autrice
Il finale lo avevo anticipato, spero vi piaccia. So che magari sarebbe stato bello leggere di Voldemort e Draco riuniti, ma seguire passo per passo tutta la saga di HP è follia (l'ho già fatto una volta e mi è bastato). Inoltre penso che vada bene anche così, lasciando spazio all'immaginazione. Quindi per chi vuole seguire il canone, finirà male, per chi vuole immaginare altro, può finire come vuole.  Grazie davvero a tutti i coloro che hanno letto e recensito questa storia. E chissà, maagri tornerò a scrivere di Tom e Draco, a cui mi sono oramai affezionata.
Alla prossima :)

Nao
 
   
 
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