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Autore: crazyfred    25/11/2021    7 recensioni
Alessandro, 45 anni, direttore di una rivista di lifestyle. Maya, 30 anni, sua assistente personale. Borgataro lui, pariolina lei. Self made man lui, principessina viziata ma senza un soldo lei. Lavorano insieme da anni, ma un giorno, la vita di entrambi cambierà radicalmente ... ed inizieranno a guardarsi con occhi diversi. Sullo sfondo: Roma.
(dal Prologo) "Quando Alessandro l'aveva assunta, oltre al suo aspetto patinato, aveva notato la sua classe e il suo buon gusto, oltre ad una sensibilità ed intelligenza nascoste, ma scalpitanti e volenterose di venire fuori. Forse nemmeno Maya si rendeva conto, all'epoca, che razza di diamante grezzo fosse. Alex però, che nello scoprire talenti era un segugio infallibile, non se l'era fatta sfuggire."
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sotto il cielo di Roma'
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Capitolo 18
 



Andare al lavoro insieme era stato più facile di quanto Maya credesse. Alessandro aveva mantenuto le distanze, dimostrandosi distaccato e professionale. Appena Maya si accomodava in auto, lui dopo un veloce buongiorno attaccava con il briefing che di solito doveva aspettare la fine del suo caffè e della lettura dei giornali.
Lei non poteva saperlo, ma al contrario di lei Alessandro stava facendo una fatica immane a restare concentrato alla guida e parlare di lavoro era l'unico modo: da un lato, guardare dritto davanti a lui, sulla strada, gli evitava di buttare uno sguardo alle gambe della giovane che, sebbene indossasse i pantaloni, erano sempre fasciate da modelli particolarmente aderenti; dall'altro era stato costretto a lasciare uno spiraglio del finestrino abbassato, memore di quel profumo così intenso, per poter prendere aria fresca ed evitare di venirne stordito.
Arrivare in ufficio, dunque, era per lui talmente un sollievo, che gli sguardi indiscreti gli passavano totalmente inosservati. Non importava che la storia dell'incidente fosse di dominio pubblico, che tutti ne avevano riso per una giornata intera: vedere Maya arrivare e andare via con lui aveva monopolizzato l'attenzione rispetto a tutti gli altri pettegolezzi di redazione. C'era chi non ci vedeva nulla di male, chi gridava allo scandalo, chi cadeva dalle nuvole, chi diceva che ormai era una storia vecchia che si sapeva già da un po': ognuno dava la sua opinione e la sua versione dei fatti senza sapere nulla, ovviamente.
C'era chi, invece, era elettrizzato come un bambino la mattina di Natale e, invece di affidarsi al solito gossip, tentava di procurarsi le notizie giuste direttamente dalla fonte, come i migliori giornalisti di cronaca. Alice, al terzo giorno di questo andirivieni sospetto, decise di passare all'azione e prendere Maya di petto.
Durante la pausa pranzo, decise di seguire Maya in un localino vicino all'ufficio e, dopo la lunga fila al banco del self service, andò a sedersi al suo tavolo, senza essere invitata. Maya, concentrata sul catalogo di Shein, per poco non ribaltò il suo risotto ai funghi quando la collega picchiò rumorosamente il vassoio sul tavolo per attirare la sua attenzione.
"Cosa mi sono persa?" domandò Alice, dal nulla, sedendole di fronte.
"Dio, Alice mi hai fatto prendere un colpo! Ma ti sembra il modo?!"esclamò Maya, una mano sul petto per cercare di riprendersi "E poi cosa ti sei persa? Che ne so"
Non diceva per finta, davvero non seguiva il filo del discorso della collega.
"Uno non si può ammalare per un paio di giorni che qui si ribalta tutta la situazione" disse Alice, con Maya che la guardava sempre più perplessa. "Ti sei salvata ieri" continuò "che eravate tutti agitati e sembravate delle trottole in ufficio. Ma oggi non scappi."
La ragazza era riuscita con un po' di fortuna a braccare quasi letteralmente Maya grazie al tavolino addossato alla vetrata del locale da un lato e la shopper enorme che aveva adagiato nel piccolo passaggio tra i tavolini, l'unica via di uscita in quella saletta da pranzo riempita fino all'orlo per soddisfare quanta più gente possibile.
"Che vuoi?"
Maya si arrese, sbuffando, insofferente, sapendo di non avere tanta scelta. Poteva scappare, ma Alice l'avrebbe seguita fino a casa se necessario.
"Vorrei capire perché la mattina arrivi con lui e a sera andate via sempre insieme - e un uccellino mi ha detto che succede da qualche giorno. Dico: cosa mi sono persa?"
"Non ti sei persa niente … perché il giorno che Alex ha deciso di salire sulla mia auto con la sua stile sfasciacarrozze c'eri"
"E quindi?"
"Quindi si è offerto di farmi da autista per tutto il tempo che la mia auto sarà in riparazione"
Erano passati già tre giorni dall'incidente, notizie non ne aveva ricevute e con il weekend alle porte era realistico pensare che la situazione non sarebbe cambiata prima del martedì successivo.
"Oddio che cosa bellissima!" squittì Alice, esultante di gioia. Sembrava un personaggio dei manga giapponesi con gli occhi a cuore e le mani sulle guance arrossite per l'emozione "I miei Albelli!!!"
"I miei cosa?"
"Albelli. Alberici più Bonelli" spiegò Alice.
Maya la guardò con gli sgranati, sotto shock. Tra le due, avrebbe dovuto essere lei quella a dover arrossire e magari anche a sotterrarsi per la vergogna e invece doveva mantenere contegno anche per la collega.
"Dai smettila! Ti rendi ridicola" la rimproverò, però riusciva davvero a stento a rimanere seria anche lei. Ma non per divertimento: il fatto che qualcuno avesse fondato una specie di fan club era ben oltre il limite del surreale.
Ad Alice, ovviamente, non importava un fico secco di rendersi ridicola - diceva a tutti di essersi giocata la reputazione quando aveva partecipato al suo primo Lucca Comics, ma Maya non aveva mai indagato - e, appoggiandosi con i gomiti al tavolino quadrato, la squadrava inquisitoria, sporgendosi verso di lei come fosse un interrogatorio.
"Tu mi nascondi qualcosa … sono settimane ormai che sei strana. Praticamente dalla fine delle vacanze di Natale. E ora siamo a febbraio. Cosa è successo a casa di Alex?"
"È inutile che mi guardi così, non è successo proprio niente."
Non stava dicendo una bugia. Era la verità: non era successo proprio niente … a casa di Alex.
"Senti, lo so cosa pensi di me … che io sono la tipica nerd ingenuotta, ma per queste cose ho un radar. E tu non me la racconti giusta, signorina."
Maya sospirò, sconfitta. Ad Alice scappò un piccolo grido, strozzato tra le mani che Maya le aveva precipitato davanti alla bocca per non farsi sentire da nessuno, visto che tra la folla c'erano anche altri impiegati della redazione.
Tuttavia, la ragazza non riuscì a non lasciarsi andare un sorrisetto, nascosto cautamente dal tovagliolo, perché per quanto si sforzasse, non riusciva a non lasciarsi rapire dal ricordo di quel momento. Era stato così intenso, così diverso da tutti gli altri, che non riusciva a scacciare il ricordo di quel bacio.
"Mi ha baciata"
"E tu hai baciato lui, Maya, non dire bugie che la tua faccia non mente"
"Che differenza fa?"
"Tutta la differenza del mondo…"
Purtroppo, anche se non voleva ammetterlo, Alice aveva ragione. Si era convinta di averlo respinto ma prima che lo mandasse via aveva partecipato a quel bacio mettendocisi d'impegno.
"E ora quindi state uscendo insieme…fate coppia…?"
"Ma come ti vengono in mente certe cose, ovvio che no"
"Guarda che non devi avere paura di dirmi che state insieme. Giuro che sarò una tomba. E poi se ci pensi avere qualcuno che sa la verità e vi aiuta a mantenere il segreto è molto meglio per voi. Voglio dire … con tutta la sua situazione familiare deve essere un bel casino ed è normale se volete un po' di privacy finché …"
"Frena frena frena" la bloccò Maya, quasi fisicamente.
Alice non si era fatta un film in mente, ma un'intera trilogia con tanto di contenuti extra. Qualcuno le avrebbe dovuto consigliare un corso di sceneggiatura, perché aveva talento, questo doveva riconoscerglielo. Maya si ricompose, assumendo un atteggiamento serio di chi vuole portare la conversazione su lidi più sicuri e favorevoli.
"Non stiamo insieme, non stiamo uscendo e non c'è niente in corso … niente di niente. Mi dispiace se ti abbiamo delusa" aggiunse, vedendo lo sguardo della ragazza passare da speranzoso a scoraggiato "ma i tuoi resteranno per sempre dei film mentali"
"Non ti credo"
"Cosa?"
"Lo dici solo perché non ti fidi di me…e forse veramente non c'è nulla in questo momento, ma se ti ha baciata e tu non gli hai mollato un ceffone direi che è solo questione di tempo. È comprensibile, del resto fino a poco tempo fa lui era un uomo sposato … non rispondi più, eh? Allora vedi che ho ragione?!"
"Non rispondo perché non devo rendere conto a te. Non ti offendere, ma sei una collega, non l'amica di scuola con cui fare pigiama party e raccontarsi delle cottarelle mentre si spazzolano i capelli"
No, non era la sua migliore amica. Fuori dall'orario di lavoro non condividevano nulla: al massimo le cene aziendali e raramente qualche festa di compleanno o pensionamento. Che si fosse accorta di cosa stava succedendo non la stupiva, in fondo era risaputo che fosse la più pettegola della redazione e tutti i gossip passavano per il bancone della reception. Eppure aveva centrato in pieno la questione; come Lavinia prima di lei, ora un'estranea a tutti gli effetti, le ripeteva cose che lei continuava a negare a sé stessa: non poteva dire di essere stata colta alla sprovvista perché lui l'aveva presa per mano, c'era stato tutto il tempo per rendersi conto che stava per succedere e invece di respingerlo aveva lasciato semplicemente che accadesse.
"Onesto … lo prenderò come un sì a mezza bocca" sorrise furbescamente Alice, tuffandosi nel suo piatto di penne all'arrabbiata, soddisfatta comunque dalla risposta che aveva ottenuto.
Rimaneva della sua idea - e probabilmente lo sarebbe rimasta anche se Maya avesse continuato a negare o le avesse portato prove per giustificarsi - ed era sempre convinta che quei due avessero bisogno di una spintarella. Bisognava solo trovare l'occasione giusta.


Terminato il pranzo le due tornarono insieme a lavoro. Neanche il tempo di mettere piede in ufficio e Maya si sentì chiamare da una vocina acuta e cristallina.
"Mayaaaaaa!!!" la giovane si voltò e vide la piccola Giulia correrle incontro a braccia aperte, il padre poco dietro di lei.
"Ciao Puffetta!!!" la salutò, tirandola su dopo che la bambina le era saltata praticamente addosso, placcandola alle ginocchia.
"Puffetta?" indagò Alice che le era rimasta a fianco: una scena del genere non se la sarebbe persa per nulla al mondo.
"Lo ha inventato Maya" disse la bambina orgogliosa dell'invenzione della sua amica grande, come l'aveva ribattezzata "perché ho i capelli biondi come Puffetta"
"Adesso anche i nomignoli alla figlia del capo diamo, eh? Meno male che non c'era nulla" commentò sottovoce, per non farsi sentire da Alex che era a pochi passi da loro.
"Alice" intervenne Maya, a mezza bocca "eclissati"
La giovane receptionist se ne andò nell'area relax, proclamando ad alta voce, esagerando volutamente, che sarebbe andata a prendere un caffè prima di rimettersi a lavoro, mentre superava Alex. Una volta alle spalle dell'uomo, si lasciò andare a qualche smorfia che Maya non comprese a pieno, ma nei labiali intuì esserci dei oh mio Dio o cose simili.
"Ti abbiamo cercato dappertutto" disse la piccolina, con un'espressione grave, quasi da adulta. A Maya divertiva tantissimo quel suo modo di fare quasi da boss baby, con quella leggera pronuncia blesa delle s e delle r, un vocabolario da bimba dell'asilo ma modi da quindicenne, tipico dei fratelli minori. Un'adorabile peperina che, forte della presenza del suo papà, si sentiva altrettanto risoluta e sicura di sé, nonostante non fosse un'assidua frequentatrice di quegli uffici.
"Già … Puffetta voleva salutarti ma in sala relax non c'eri"
"Sono andata a pranzo fuori … scusa avrei dovuto avvertire"
"Ma ci mancherebbe altro … è la tua pausa pranzo, puoi fare quello che vuoi. Scusaci tu" ribadì Alex, in imbarazzo.
"E tu" domandò Maya alla bambina, per trarlo d'impaccio "non dovresti essere all'asilo?"
La bimba scosse la testa "L'allarme si è rotto!"
Alessandro le spiegò che c'era stato un guasto al sistema antincendio e per questioni di sicurezza avevano mandato a casa tutti i bambini.
"Ma Claudia aveva da fare e i miei pure, Edoardo è a tennis e quindi visto che una baby sitter non si trova con così poco preavviso eccoci qua"
"Eccoci qua" ripeté la bambina. "Ma … ma oggi …" Alex fece cenno a Maya di fermarsi
"Puffetta, vai a prendere una merendina alla macchinetta" disse alla figlia, prendendo la chiavetta del distributore dalla tasca del pantalone, mentre Maya la faceva scendere "è nella stanza con i tavolini dove siamo andati prima, ti fai aiutare dalla signorina Alice. E dille grazie"
"Ma oggi pomeriggio non viene Eleanor Reale?"
Dopo la proposta fatta la sera del gala, grazie anche all'intuizione di Maya, Bonelli era riuscito a trovare un accordo per una serie di articoli sugli attori seguiti dalla PR meglio nota come The Queen. Quel pomeriggio si sarebbero incontrati per definire i dettagli.
"Sì lo so…ma non potevo dire di no a Claudia, che per giunta si è presentata qui senza preavviso, ti lascio immaginare"
Finalmente Claudia si era decisa a rimettersi in carreggiata lavorativamente parlando, perché doveva contribuire alle spese della casa ora che Alessandro non ci abitava più e la pazienza e il buon cuore di suo marito non erano eterni. Era laureata in architettura, faceva l'interior designer nelle case dei conoscenti più per passione che lavoro, e con le conoscenze giuste era riuscita ad ottenere un paio di colloqui. Magari non ne avrebbe cavato nulla, ma Alex e il giudice volevano vederla impegnarsi nella ricerca. Ecco perché l'uomo non potuto opporsi ad avere la bambina in ufficio.
"E quindi? Che si fa?"
"Pensavo che potresti pensarci tu mentre io sono in riunione"
"E no eh, non cominciamo…"
"Sì lo so, Maya, non sei una baby sitter e non sei pagata per fare questo, ma si tratta di una situazione d'emergenza, un paio d'ore al massimo. Giulia è affezionata a te, sono sicuro che non ti creerà problemi. E poi se dovessi avere bisogno c'è sempre Alice"
"Ma mica è per la bambina, figurati" si affrettò a chiarire Maya "ma farti assistere da Alice mentre c'è la Queen in sala riunioni è praticamente un harakiri"
"Guarda che ti ho sentito Maya" alle spalle di Alex, Alice stava tornando in reception mano nella mano con Giulia e il pacchetto di Oreo.
"Vorrà dire che correremo il rischio" ironizzò Alex, strizzando l'occhio alla sua assistente.
"Allora Puffetta" disse l'uomo, inginocchiandosi di fronte a sua figlia "adesso papà ha una riunione importante, ma tu stai con Maya, va bene?" "Sìììì"
 
  
"Maya, ho finito" Giulia si avvicinò a Maya, mostrandole il disegno che aveva fatto. Il padre le aveva promesso che sarebbe potuta andare a prendere una cioccolata calda al bar, solo a patto che la piccola avesse fatto prima un pisolino, come faceva sempre all'asilo di pomeriggio, e poi un disegno. Era stato il colpo di genio di Alex che così l'aveva messa k.o. per un'oretta e aveva permesso a Maya comunque di essere a sua disposizione almeno per parte della riunione.
"Fammi vedere" le disse la ragazza, facendo sedere la bimba sulle sue gambe.
Quando aveva avuto il lavoro a Roma Glam, non avendo alcuna esperienza nel campo se non il suo titolo di studio, qualche stage e il suo cognome ancora spendibile tra Roma e dintorni, era pronta ad assecondare le richieste più assurde, consapevole che i P.A.  sono dei veri e propri baby sitter per adulti; non poteva immaginare, però, che uno dei pomeriggi più strani sul luogo di lavoro, avrebbe previsto letteralmente una sessione di baby sitting con un bimba addormentata sul divano e lei seduta a leggere email alla scrivania del capo. Era così surreale che ogni tanto le veniva da buttare lo sguardo nell'angolo dell'ufficio dove c'era il salottino e controllare se per caso la bambina fosse davvero lì a dormire prima e a disegnare poi, o se per caso era stato solo un suo trip mentale, magari un'allucinazione da intossicazione alimentare … aveva mangiato il risotto con i funghi a pranzo, non si poteva mai sapere. Era un po' come se fosse andata a visitare gli appartamenti reali di una reggia e si fosse seduta di nascosto sul trono, o in crociera fosse riuscita ad entrare sul ponte di comando; era stupido pensarlo, perché ormai Alex le aveva, di fatto, lasciato carta bianca praticamente su tutto, ma quell'ufficio rimaneva ancora, nella sua testa, off limits, il luogo dove ancora esisteva ed era tangibile la differenza tra di loro.
"Sei brava Giulia! È proprio bello!"
Per essere il lavoro di una bambina di 5 anni, i tre protagonisti del disegno erano perfettamente riconoscibili: Giulia, nello scamiciato blu notte con camicetta bianca che indossava quel giorno, due lunghe code e i nastrini rossi, Alex nel suo vestito da lavoro e poi c'era Maya, che quel giorno indossava un abito maglione bordeaux. I collant neri e gli stivaletti li aveva saltati, ma del resto le facce erano tonde e le braccia e le gambe solo delle lineette, i piedi e le mani dei piccoli ovali e nessuno aveva il collo, non si poteva pretendere un ritratto iperrealista.
Alex era al centro, Giulia a sinistra mano nella mano con il suo papà, Maya dall'altro lato invece leggermente defilata, ma tutti erano sorridenti; aveva disegnato anche la scrivania, vicino a Maya, e qualche sedia, ricreando probabilmente lo studio.
"Perché hai disegnato me e non la tua mamma?" le domandò.
Era più che sicura di essere lei quella nel disegno perché la chioma era castana e non bionda, come quella che aveva disegnato su di sé senza problemi.
"Perché papà con te ride sempre, con mamma no"
Maya non era pronta a ricevere una risposta simile. Si aspettava che le dicesse che aveva voluto disegnare quel pomeriggio nello studio del padre, avrebbe avuto perfettamente senso; le stava bene pure che le dicesse mamma è cattiva e antipatica e litiga sempre con papà, lei non avrebbe battuto ciglio, anzi sarebbe stata fondamentalmente d'accordo; averla messa su quel piano, invece, dichiarando che lei riusciva in qualcosa in cui sua madre aveva fallito l'aveva colpita in pieno petto, levandole il fiato.
Cosa si risponde ad una cosa del genere? Forse era vero, del resto i due si erano separati, era un dato di fatto che non andassero più d'accordo, ma lei? Lei cosa c'entrava? La cosa più disarmante era la semplicità, la normalità a bruciapelo che la bambina usò per darle la sua motivazione: era come se per lei fosse un dato di fatto, espresso senza un giudizio. Non c'era giusto o sbagliato: ai suoi occhi, era così e basta.
Forse, in fin dei conti, non era una dichiarazione che pretendeva una replica da parte sua, perché per la bambina era un fatto assodato, non le stava dando la sua opinione. Così Maya decise di rimanere in silenzio, presto interrotto dalla bambina.
"Ora possiamo andare a prendere la cioccolata al bar?"
"Direi di sì, te la sei meritata proprio"
 

Seduta alla poltroncina in velluto del bar, un ginseng in tazza grande davanti a lei, Maya controllava il telefono ogni 30 secondi. Aver lasciato l'edificio prima che lo facesse The Queen, che era ancora in riunione con Alex, Stefano e altri giornalisti, aveva mandato nel panico Alice; una promessa, però, era una promessa, e se la figlia del capo aveva mantenuto la sua, lei non poteva essere da meno.
"Stai tranquilla" le aveva detto "sono ad un attraversamento pedonale di distanza. Mal che vada rientro e poi i cellulari sono stati inventati a posta, puoi chiamarmi"
Giulia, nel frattempo, si godeva la sua cioccolata con panna, ignara della crisi in corso.
"Lo sai che io c'ho il fidansato?" le disse, di punto in bianco, leccandosi il baffetto di panna che aveva sul labbro superiore.
"Davvero?" con dei genitori come i suoi, Maya si chiedeva da dove era venuta fuori Giulia. Ok, lo concedeva, Alex non era poi così male, ma non si poteva dire che fosse il re degli estroversi, almeno non con gli estranei. Con lei ci aveva messo cinque anni e una crisi coniugale ad aprirsi.
Giulia annuì, orgogliosa. "Si chiama Tommaso"
"Viene all'asilo con te?"
"Sì"
"E vi date i bacini?" domandò la giovane, con un sorriso furbesco, fintamente curiosa.
"Nooo che schifo!" esclamò la bambina "Però lui mi presta le tempere e mi dà la mano quando andiamo a mangiare. E tu ce l'hai il fidansato Maya?"
"No, io non ce l'ho"
"Perché? Sei bella!" le disse, ingenuamente.
"Grazie, ma per i grandi non basta solo essere belli" le spiegò "e poi ti svelo un segreto: quando si è grandi è molto più facile stare da soli che con un fidanzato"
"Perché?"
"Perché gli adulti non si prestano solo le tempere o si danno la mano per andare a mangiare. E così si finisce per non andare d'accordo."
"Come mamma e papà?"
Maya si rattristì; Claudia non le stava per niente simpatica, ma per la prima volta si rese veramente conto che quella situazione aveva coinvolto non solo Alex, di cui lei prendeva le parti istintivamente, ma anche altre due persone che non avevano alcuna colpa.
"A volte sì, Puffetta"
Tornarono entrambe alle loro tazze, Giulia come se non fosse successo nulla, per fortuna, Maya pensierosa e malinconica. Ancora una volta, le venne in mente che aveva fatto la scelta giusta a frenare Alex; in quella brutta storia, non c'era spazio per egoismi. Lei forse avrebbe vissuto un momento di passione ma il conto lo avrebbero pagato anche altri, anche Puffetta, non solo lei. E non era giusto.
"Avete provato i cupcake? Mi hanno detto che qui sono buonissimi …"
Alex si avvicinò al tavolino a braccia spalancate, trionfante. Giulia lo raggiunse di corsa per farsi prendere in braccio al volo. Maya a malapena si era accorta di lui, presa dai suoi pensieri.
"Ehm no" cercò di riprendersi in fretta, per non scatenare domande a cui non avrebbe saputo rispondere "lei ha preso un brownie, io nulla … ho ancora il pranzo sullo stomaco"
"Colpa mia?"
"Assolutamente no" in realtà sì, in un certo senso, ma non per quello che credeva lui "Puffetta è una compagna di merende senza pari. Deve venire un po' più spesso, così mi risparmio il lavoro"
"Non ci contare …" la riprese Alex, stando al gioco "È ora di tornare a casa Puffetta, mamma ti sta aspettando. Ma prima accompagniamo Maya a casa"
Sulla strada di casa, con la bambina seduta sul sedile posteriore e loro che, davanti, discutevano della riunione del pomeriggio e sul programma dei giorni successivi, Maya provò una sensazione contrastante, un sentore dolceamaro che le risaliva in gola e la infastidiva. Tutto era calmo, normale, apparentemente piacevole: c'era il lavoro, aveva finalmente delle amicizie di cui fidarsi, aveva ritrovato anche la stabilità economica e un po' di equilibrio interiore, senza il castello di carte che era stata la sua vita fino a qualche mese prima; eppure c'era una nuova menzogna, quella relazione strana con Alex, i loro detti/non detti, i sottintesi, quella calma apparente che però poteva tramutarsi in caos in un niente. Le piaceva e la spaventava a morte allo stesso tempo, tentata di tuffarcisi a bomba o scappare a gambe levate. Quella cosa che per tanto tempo aveva negato a sé stessa stava iniziando a prendere forma e lei riusciva a riconoscerla: un sentimento.
 
 

Con 24 h di anticipo più o meno pubblico oggi il nuovo capitolo, un po' perché domani avrò una giornata piena, un po' perché è uno dei miei capitoli preferiti e non vedevo l'ora di regalarvelo. Spero sarete della mia stessa opinione. Ormai le cose sembrano avviarsi verso una certa meta, bisogna solo lasciare che le stelle trovino il giusto allineamento ... 
Nel frattempo,una piccolina di 5 anni sembra avere molto più sale in zucca degli adulti, capendo che se le cose vanno in una certa direzione non c'è bisogno necessariamente di giudicare o farsi la guerra. Giulia è decisamente la luce dei miei occhi, la proteggerò sempre a spada tratta, sappiatelo XD
Ringrazio come sempre per le tantissime visualizzazioni e recensioni e vi dò appuntamento alla prossima settimana,
Fred ^_^
   
 
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