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Autore: Lita_85    29/12/2021    2 recensioni
Dario fisioterapista casanova incallito. Anita pubblicitaria ironica e intraprendente. Due persone così diverse ma così simili. Le loro vite verranno stravolte dal loro primo incontro, che li porterà loro malgrado in situazioni divertenti e passionali. Sapranno resistersi l'un l'altro? Buona lettura! ❤️ Opera registrata su Patamu, qualsiasi riproduzione anche parziale dell'opera senza cconsenso sarà perseguibile per legge.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Era tutto pronto. La valigia, il vestito dentro il porta abiti appeso alla maniglia posteriore, e quella dose di paura mista ad angoscia che mi trascinavo ormai da un mese. In quel fottuto mese non avevo fatto altro che seguire quella paura. Una paura irrazionale, insensata, dettata da un passato burrascoso e senza amore. Rigirai la sigaretta che avevo tra le dita facendo svolazzare via tra il caos Milanese la cenere che poi cadde a terra. Avevo deciso di concedermi una sigaretta prima del lungo viaggio che avrei fatto da solo. Un viaggio che avevo pensato di fare con Anita, ma che alla fine lei avrebbe fatto con Saverio e Ginevra. Avevo raccomandato più volte al caro avvocato di andare piano e di non essere pensante con Anita. Ero relativamente tranquillo. Relativamente, perché avrei preferito portarla io al matrimonio. In realtà, avrei preferito fare mille cose, ma avevo fatto l'unica cosa che non avrei dovuto fare: Dirle che non l'amavo quando invece morivo d'amore per le. La mano destra con cui tenevo la sigaretta iniziò a tremare solo al pensiero di dirle la verità. Stavo impazzendo, lei era la mia pazzia. 


Gettai lontano la cicca ed entrai in auto dopo aver appoggiato i Ray-ban sul naso. Iniziai a fare la retromarcia quando il cellulare collegato alla macchina iniziò a suonare. Per un attimo ebbi paura, chi mi stava chiamando doveva sposarsi tra qualche ora.

« Mirko tutto bene?! », domandai facendo girare lo steri tra le mie mani.

« Dario, dimmi che sei ancora a Milano! »

« Si, sono appena salito in macchina, che succede?! » 

« Grazie al cielo! Ascolta, ho poco tempo e tu devi farmi un favore! » 

« Dimmi tutto… »

« Abbiamo dimenticato mia nonna Linda a casa… » 

« No, ti prego… »

« Dario, ti scongiuro! Noi siamo già tutti qui! Avevo chiamato Saverio per non disturbarti, ma non riesco a rintracciarlo! Ti prego sei l'unica salvezza! »

« Mi, tua nonna mi odia! Mi farà andare fuori strada me lo sento! »

« Ma non è vero! Lei ti adora! Quando ti ha buttato quel secchio d'acqua dal balcone non sapeva che tu fossi giù ad aspettarmi! E quando ti ha messo il sale al posto dello zucchero era perché non aveva visto l'etichetta! E poi lo sai che ha un inizio di Alzheimer! »

« Si si, ok, ho afferrato il concetto! Lei mi ama praticamente… »

«Esatto! So che magari avevi pensato di fare il viaggio tranquillo con Anita… però potrebbe addormentarsi e non rompere le scatole con tutte le medicine che prende! »

« In realtà, sono da solo in macchina… »

« Cosa?! Perché?! »

« Io… », stavo per vuotare il sacco anche con lui, quando in sottofondo sentii la madre di Mirko chiamarlo a squarciagola.

« Dario, senti, io adesso devo andare! Mi dirai tutto quando arriverai! Ci vediamo più tardi! E tratta bene nonna! »

Non ebbi neanche il tempo di salutarlo che aveva già riagganciato. Non potevo credere che avrei fatto il viaggio con l'insopportabile Linda. 

Arrivai subito nei pressi della sua abitazione, e parcheggiandomi di fronte allo stabile, aspettai con trepidante attesa la integerrima nonnina.

Scesi dalla macchina e appoggiandomi ad essa, accesi nell'ennesima sigaretta guardando il mio outfit: Maglione marrone dolcevita, jeans neri e anfibi. Volevo viaggiare comodo, e poi ci mancava anche la dolce nonnina.

Dopo mezz'ora piena di attesa eccola lì, Linda Bianchi in Testi. Ex preside del liceo classico "Tito Livio' e membro onorario del circolo super ristretto "Società Del Giardino", non era famosa per la sua simpatia né tanto meno per la sua empatia verso il prossimo. Il suo astio, verso il genere umano, era stato scalfito solo da quella malattia che l'aveva presa proprio sul più bello, rendendola un piccolo agnellino indifeso.

Portata a braccetto da una ragazza che non conoscevo, si avvicinò a me a piccoli passi chiamandomi Flavio a squarciagola. Merda, non poteva essere vero. Lanciai lontano la cicca per andare incontro alla mia compagna di viaggio.
 
« Lui è il mio caro nipote Flavio! Sai è laureato alla bocconi! », disse la vecchiarda dandomi dei piccoli colpetti sulla mascella. Peccato che non ero né suo nipote né laureato in quella prestigiosa università. Abbozzai un sorriso di circostanza aprendo lo sportello quando notai lo sguardo della ragazza intensificarsi al contatto con il mio. 

« Ciao Flavio è un piacere per me conoscerti…  », disse la ragazza dagli occhi nocciola sorridendomi. Conoscevo bene quello sguardo, e avevo capito bene dove voleva andare a parare.

« Io in realtà non sono suo nipote... e non mi chiamo neanche Flavio…  », dissi sorridendo per tutta la situazione comica chiudendo lo sportello con la nonnina al suo interno.

« Devi scusarla, ma la malattia sta avanzando velocemente e confonde un po' tutti! », affermò portandosi una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio. « Quindi come ti chiami veramente? »

« Mi chiamo Dario, è sono il testimone di nozze di Mirko…  »

« Io sono Lidia e mi prendo cura della signora Testi… », rispose senza che io avessi chiesto niente. La ragazza era in posizione d'attacco e io non ero per niente propenso a darle corda.

« Piacere Lidia… », dissi guardando il Rolex che avevo sul polso sinistro facendo strada verso lo sportello anteriore. « Scusami, ma sono in tremendo ritardo, e io odio esserlo! », feci per entrare nell'abitacolo quando fui fermato dalla sua presa di posizione. Sì avvicinò velocemente allo sportello e tenendolo aperto.

« Scusami, so che ti sembrerò una sfacciata, ma magari potremmo vederci dopo il matrimonio… un caffè o un aperitivo… », chiese tenendo la portiera aperta aspettando una mia risposta. Rimasi colpito dalla dolcezza con cui aveva formulato quelle parole, e non mi sentii di mentirle. Uscìi nuovamente dalla macchina appoggiandomi ad esso.

« Ascolta Lidia, non mi va di prenderti in giro… non è per te, tu sei davvero una bellissima e dolcissima ragazza ma io sono innamorato. E per quanto io stia tremando a dirti queste parole, non cambia il fatto che io la ami più della mia vita. Anche se, a dirti la verità, ho rovinato tutto dicendole il contrario… » 

« Capisco… però apprezzo molto la tua sincerità, e vedrai che se sarai sincero come lo sei stato con me, le cose si sistemeranno… »

« Lo spero davvero… »

« Flavio!!! Andiamo! Ho una riunione a scuola e non voglio tardare!! », urlò la cara nonnina da dentro la macchina provocando le risate di entrambi.
 
« Adesso è meglio che tu vada, o Linda si arrabbierà a morte! »

« Si, è meglio che io mi avvii! C'è qualcosa che devo sapere per quanto riguarda la nonna? », chiesi preoccupato prima di entrare definitivamente in auto.

« A parte i suoi vaneggiamenti non dovrebbero esserci problemi! Considera che ha preso le suo medicine da poco e di solito dorme subito dopo… »

« Benissimo! », affermai allacciandomi la cintura di sicurezza. Almeno avrei fatto un viaggio tranquillo sotto questo punto di vista.
 
« Allora, addio Lidia, e buona vita! »

« Addio Dario, e non arrenderti! »

Annuì con il capo chiudendo il finestrino. Quelle poche parole mi avevano colpito in pieno. Io non volevo arrendermi, e adesso più che mai, volevo Anita nella mia vita. Non volevo nessun'altra. Nessuna era come lei.
  

                                ***

Planet funk - Who Said

Mi ero sbagliata alla grande. Saverio era stata una piacevole sorpresa dopo l'altra, ed io non potevo che constatare il mio errore nei suoi riguardi. Per i primi quaranta minuti c'era stato il silenzio tombale in macchina. Nessuno aveva proferito parola,né effusioni, e quasi avevano smesso di respirare pur di non disturbare il bicchiere di cristallo che guardava dal finestrino senza dare segni di vita. Quel bicchiere che aveva il mio nome, non aveva voglia di dialogare con i suoi compagni di viaggio, tanto meno, far finta che non fosse successo niente ventiquattro ore prima. All'improvviso però, credo preso da un momento di noia, mise il primo cd trovato dentro il cruscotto dando inizio ad una performance davvero memorabile. Il mio sguardo, perennemente appiccicato al panorama circostante, si spostò verso le movenze ballerine di Saverio. Da prima lo guardai stranita corrucciando le sopracciglia, per poi fare scappare quel sorriso che era sparito dalla circolazione dall'inizio del viaggio. 

La voce di Saverio seguiva quella di Dan Black in duetto irresistibile. Ricominciai a ridere vedendolo muoversi a ritmo tamburellando lo sterzo con le dita delle mani. Ginevra, senza farselo dire o spiegare lo seguii a ruota. Ad un certo punto, anche i muscoli del mio corpo iniziarono a muoversi seguendo quel duetto improvvisato. Il sorriso di Saverio incontro il mio per una frazione di secondo rallegrando il mio cuore.

Ci era riuscito ancora una volta, ed io avevo toppato alla grande. Era davvero un amico, il migliore amico che tutti vorremmo. Adesso lo avevo capito anche io. Avevo capito a mie spese quello che Dario aveva detto poco tempo prima. Saverio era davvero da scoprire.

Tutto il nostro ballare e cantare fu interrotto dal suono del cellulare collegato alla macchina. I miei occhi, ancora umidi dalle risate provocate da Saverio e Ginevra, si incollarono al display leggendo quel nome a caratteri cubitali: Dario.

Saverio si voltò verso di me in silenzio e togliendosi gli occhiali da sole mi guardò preoccupato. 

« È Dario, dovrei rispondere… non posso ignorarlo… », affermò cercando la mia approvazione. Non volevo sentirlo, ma non potevo non fargli prendere la chiamata. Così mi armai di coraggio e annuii addossandomi di nuovo allo schienale. 

Il mio cuore iniziò a battere forte. L'emozione di sentirlo prese il sopravvento facendomi  sudare freddo. 

« Ohi Da? », chiese Saverio ricomponendosi al suo posto.

« Sa, dove siete? » 

« Siamo sulla A2, e tutto procede per il meglio! E tu dove sei? » 

« Io sono appena partito… ho avuto un contrattempo… »

« Che genere di contrattempo?! »

« Il genere di contrattempo che ti russa in macchina… »

« Eh?!  Ma chi cazzo è che sta russando come un trombone?! »

« La nonna di Mirko… »

« Che?! Ti stai facendo il viaggio con la rompicoglioni della nonna di Mirko?! »

« Si… l'hanno dimenticata a casa... »

« Cioè si sono dimenticati la vecchia a casa?! Vogliono fare il sequel di "Mamma ho perso l'aereo?! »

« Sinceramente non lo so, ma immagino Gabriella gridare per tutta la villa… », asserì Dario cercando di non ridere. 

« Si come no! Sì sono tolti la vecchia dalle palle finalmente! E l'hanno scaricata a te! » 

« Eh, Mirko aveva chiamato te! Solo che il cellulare non ti prendeva! »

« Grazie a Dio!! Per una volta è servito a qualcosa questo disservizio! E poi lo sai che ho Anita in macchina con me! », affermò Saverio senza pensarci facendo calare il silenzio all'interno dell'auto e al di fuori. Infatti, anche Dario cessò di parlare, per poi riprendere con voce bassa.

« Bene, mi raccomando stai attento… ci vediamo là… », sentimmo solo il bip di chiusura e il silenzio tombale dopo.

Non aveva neanche aspettato che Saverio lo salutasse. Quest'ultimo preso dall'imbarazzo aveva acceso la radio mettendo una stazione a caso. 

Averlo risentito aveva mandato indietro quel film dove lui figurava in tutte le scene. Quelle scene che mi facevano stare male e che mi stringevano quel nodo in gola.

Mi voltai di nuovo verso quel finestrino che era stato il mio compagno di viaggio fino a quel momento, e guardandoci attraverso  ricominciai a piangere silenziosamente addormentandomi. 


Mi svegliai richiamata dalla voce calma e dolce di Ginevra che mi comunicava il nostro arrivo in villa. Guardai attraverso il finestrino notando quanto fosse bella, quasi più bella di come la ricordavo. Le ghirlande rosse e i vasi con le stelle di Natale, facevano da cornice ad uno scenario incantevole da favola. Scesi dall'auto con il naso all'insù mentre osservavo con meraviglia quel pezzo di paradiso. Il rumore delle piccole pietre bianche sotto i miei piedi schioccavano al mio passaggio accompagnandomi per tutto il tragitto. Respirai a pieni polmoni quell'aria fresca che sembrò liberarmi da quel macigno, regalandomi nuove sensazioni e speranze per la serata. Ginevra spuntò da dietro di me prendendomi per mano trascinandomi verso l'entrata. Il sorriso tornò sulle mie labbra e in quello della riccia in un battibaleno. Non potevo cancellare tutto con un colpo di spugna, ma con l'aiuto di Ginevra avrei potuto alleviare la mia sofferenza. O almeno ci avrei provato seriamente.


                               ***

Il viaggio era stato interminabile e infernale. La cara nonnina aveva russato per la maggior parte del viaggio, tranne per alcuni momenti di ordinaria follia, chiamava il figlio per farsi cambiare il catetere. Arrivai alla villa distrutto. Non avevo fatto altro che pensare a lei. Mi tornava in mente il suo sguardo deluso, il suo gridare, le sue lacrime. Ricordo di essere morto in quel momento.

Entrai dentro la villa, e parcheggiandomi nell'apposito parcheggio venni raggiunto immediatamente dai genitori di Mirko. Il loro sguardo preoccupato misto ad apprensione per la vecchiarda sparì non appena la videro sana e salva e con il catetere al suo posto. Giacomo, il padre di Mirko, mi diede una pacca sulla spalla e la promessa di un sigaro cubano dopo la cerimonia. Sorrisi formalmente e accettando di buon grado l'offerta, mi avviai verso la villa con la vaglia al seguito e il vestito appoggiato sulla mia spalla destra. Attraversai il grande portone spalancato guardandomi intorno come se mi trovassi per la prima volta in quel luogo. Era rimasto tutto immutato, tranne per le decorazioni natalizie che campeggiano per tutto il grande ingresso. Continuai la mia ispezione guardando tutto come un bambino meravigliato. Quel posto mi ricordava lei, profumava di lei. 


« Dario! », la voce di Saverio mi raggiunse prima di lui facendomi voltare dalla sua direzione. Lui, già in ghingheri nel suo completo a doppio petto blu scuro, si avvicinò a me con il papillon slacciato e le mani in tasca.

« Hey… », dissi afferrandolo per la mano in una stretta amichevole guardandolo speranzoso.

« Tranquillo, lei è nella stanza con le altre… », tirai un sospiro di sollievo sapendola insieme alle altre ragazze.

« Ti ringrazio per averla portata qui… sei il migliore… » 

« Non ho fatto nulla, però tu devi fare qualcosa… Questa è la volta buona che la perdi per sempre… Lei è uno straccio, e Ginevra le ha consigliato di starti lontano in buona fede… »

« Ha fatto bene, non sono arrabbiato con lei… sono solo arrabbiato con me stesso… »

« Benissimo, siamo passati dalla paura alla rabbia… è una cosa positiva no? » 

« Penso di si… » 

« Allora fatti avanti cazzo! Non lasciare che questo giorno passi senza averle detto quello che provi veramente! »

Le parole di Saverio era giuste e concise, trasferendo al mio corpo quel consueto tremolio di paura. Le mani tornarono a tremare davanti ai nostri occhi facendo imbestialire Saverio che le fermò in un attimo nelle sue.

« Adesso basta con queste cazzate! Tu adesso muovi quel culo e al momento giusto le dici tutto! », gridò in barba il farro che fossimo vicini alla hall.

« Saverio non so se riesco! »

« Ricordati solo com'era la tua vita prima di lei! »

« La mia vita prima di lei… », replicai sorridendo amaramente per poi continuare. « La mia vita non aveva molto senso… »

« Ecco! Allora vuoi tornare a fare quella vita? »

« No… è lei la mia vita… » 

« Ok… siamo sulla strada giusta! », affermò Saverio prendendomi per le spalle. « Adesso vatti a cambiare che tra poco dobbiamo accasare Mirko! », finì facendomi l'occhiolino spingendomi verso quella rampa di scale che conoscevo molto bene.

Era stato in quel momento che mi ero innamorato di lei, anche se avevo fatto di tutto per reprimere quel sentimento. Quando come un angelo mi era caduta tra le braccia. 



Note: Capitolo Cinquantadue. Buonasera miei cari, ed eccoci qui in questo lunghissimo capitolo 🤣 uno dei più lunghi per i miei standard! Cmq vediamo cosa è successo durante il viaggio dei nostri piccioncini. Dario ha fatto il viaggio con la nonna di Mirko invece Anita con Saverio e Ginevra dimenticando per qualche istante Dario. Quest'ultimo, aiutato da Saverio e da Lidia ( non volontariamente) comincia ad avere paura di perdere Anita. Come dice bene Saverio, la paura ha fatto spazio ad un nuovo sentimento: la rabbia. La rabbia per quell'amore negato e quasi perso. Cosa farà Dario adesso per rimediare? Lo vedremo presto… ♥️ Avete notato che Dario ricorda con affetto la scala da dove Anita è volata, e ci fa scoprire che è stato proprio in quel momento che si è innamorato di Anita rivelandolo anche se stesso. Vi svelo un segreto: Neanche io sapevo che fosse successo lì, mi ha suggerito tutto Dario, e quando succede non posso ignorarlo! ♥️ Scusate la mia prolissagine! Ma siamo quasi alla fine e io ormai amo questi personaggi! ♥️ Grazie sempre a chi mi segue ❤️ e alla prossima ❤️



   
 
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