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Autore: NPC_Stories    06/01/2022    2 recensioni
O come Dora e Rupert Honeycomb sono sopravvissuti alla propria infanzia.
Grossomodo.
Genere: Commedia, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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Autore: NPC_Stories
Genere: fantasy, comico



Il tempo delle mele



Autunno 1362 DR, su una via sterrata che si dipana dalla Strada di Ferro verso le colline a ovest


Non era ancora inverno ma gli alberi da frutto avevano perso tutte le foglie.
Jaylah non era per niente contenta: niente foglie significava meno copertura, ormai sapeva di essere visibile a miglia di distanza quando se ne stava appollaiata sui rami dei meli. Che razza di ranger si faceva individuare a miglia di distanza?
Be', miglia era una parola grossa, ma la bambina di nemmeno sei anni credeva che un miglio fosse tutta la strada che riusciva a correre prima di essere stanca. Non aveva una vera idea delle distanze.
La sua foresta, ad esempio, per lei era gigantesca. Ci voleva un'intera ora sul carretto per attraversarla tutta, e un'ora era un tempo infinito.
Era davvero una grande responsabilità fare la guardia a una foresta così vasta, e senza l'aiuto di nessuno! I suoi fratelli si erano rifiutati di aiutarla e le avevano detto di andare a giocare per conto suo. Ma loro non erano veri ranger, non sapevano che cosa volesse dire proteggere il proprio territorio. Non avevano mai vissuto in un clan di elfi, come lei, che era figlia di un elfo dei boschi che era anche il miglior ranger del mondo.
Jaylah stava ponderando sull'ingiustizia della vita, seduta su un ramo basso, quando vide un carretto svoltare dalla strada principale e imboccare la stradina sterrata che portava alla locanda di sua madre. La stradina sterrata che attraversava la sua foresta.

"Fermi là!" Ingiunse la bimba, in tono imperioso. "Voi umani non potete mica entrare nei miei boschi e fare quello che vi pare!"
Il carretto, che era guidato da un anziano uomo e trainato da un mulo, rallentò progressivamente e si fermò.
"Olà, piccolina! Ti serve un passaggio per tornare a casa?" Chiese l'uomo, che aveva riconosciuto la figlia più giovane di Krystel.
Non che fosse un grande sforzo; la bambina era mezza drow, si capiva al primo sguardo, e l'unica famiglia di drow nella regione era quella di Krystel.
Gli altri occupanti del carretto, una mezza dozzina di bambini di ogni età che avevano approfittato di quel passaggio verso la locanda, agitarono le mani per salutarla con calore.
"Ciao Geyla!"
"Geyla, sei tornata"[1]
"Come sei cresciuta"
Il coro di saluti amichevoli per un momento la prese in contropiede.
"Ciao! È un sacchissimo che non ci vediamo!" Salutò con un sorriso incerto. "Però non potete passare lo stesso, perché siete umani e questa è la mia foresta."
"Ah sì? E dov'è questa foresta, scusa?" Le chiese uno dei ragazzini in tono spavaldo. Jaylah sapeva di averlo già visto, ma non ricordava il nome.
"Comincia lì al bivio, dove siete entrati col carretto" puntò un ditino alle loro spalle "e finisce a casa della mia mamma. È la foresta delle mele e io sono capoclan. E anche capo ranger. Tutto."
"Cioè la tua foresta sarebbe il filare di meli che costeggia la strada? E che foresta è?" Rise il ragazzino.
"È una stupidata! Sei stupida, Geyla?" Rincarò un altro, un pochino più piccolo.
"Rupert Honeycomb! Alec Shendrel! Vi sembra questo il modo di parlare a una bambina?" Li rimproverò l'unica ragazza del gruppetto, che riuscì a gelarli con lo sguardo.
"Hmf. Hai ragione, Dora" ammise controvoglia il ragazzo che aveva insultato Jaylah.
"Scusa, Dora" mugugnò il primo che aveva parlato.
Dora Honeycomb ormai aveva dodici anni ed era rispettata come la voce della ragione nel suo ristretto gruppo sociale, gli altri ragazzi di solito la ascoltavano… nonostante la sua figura autoritaria in quel momento fosse resa un po' meno spaventosa dai due bimbetti che teneva sulle ginocchia, intenti a infilarsi le dita nel naso a vicenda.
"È a Geyla che dovete chiedere scusa!" Insisté lei.
"Sì, vabbè, scusa Ge… quelle sono mele?" Rupert Honeycomb interruppe il suo patetico tentativo di scusarsi quando si accorse del prezioso carico sull'albero che ospitava la bambina. C'era una regola, anzi più una tradizione, per chi si dirigeva verso la Locanda dell'Orso: se portavi un cestino di mele, la locandiera ti avrebbe fatto una torta di mele.
Di solito i fratelli Honeycomb arrivavano alla locanda quand'era già inverno e le mele non c'erano più, ma quell'anno i loro genitori li avevano mandati un po' prima del solito. Forse per liberarsi il prima possibile dei gemellini Theo e Tom, che erano appena entrati nei terribili tre e si comportavano come scimmie sotto zuccheri alle due del mattino. Forse perché il piccolo Bruce, di soli quattro anni, da solo minacciava di svuotare la dispensa prima del tempo. Ad ogni modo quell'anno era andata così, e in un certo senso era un sollievo anche per i fratelli Honeycomb più grandi. Almeno avrebbero avuto un aiuto per occuparsi dei loro fratellini.
Rupert scelse proprio quel momento per dimostrare di non essere adatto al ruolo di babysitter. Sedotto dal miraggio della torta di mele, si lanciò dal carretto e si arrampicò velocemente sul tronco dell'albero: quando voleva, sapeva essere agile come uno scoiattolo.
In seguito a questa decisione improvvisa successero tre cose:
Jaylah lanciò un urletto e tirò fuori dalla tasca dei bastoncini di legno, cominciando a tirarli verso Rupert al grido di "scendi dal mio albero! Beccati queste frecce, invasoro!" e altre imprecazioni in lingua elfica.
Bruce, finalmente libero dal controllo del fratello maggiore, si lanciò in avanti saltando in cassetta accanto al vecchio che guidava il carretto e cercò di sporgersi per accarezzare il cavallino, che in realtà era un mulo dal brutto carattere.
Dora urlò un improperio verso Rupert, si alzò in piedi facendo cascare i gemellini sul fondo del carretto come sacchi di patate e si gettò su Bruce per afferrarlo prima che cadesse andando a finire proprio sotto gli zoccoli del mulo.
Nella confusione del momento, il mulo decise di ricominciare a camminare a passo sostenuto, non come se fosse spaventato ma come se ne avesse le scatole piene di tutta quella caciara. Bruce si ritrovò sbilanciato in avanti, sul punto di cascare di sotto, ma sia Dora che il vecchio riuscirono ad afferrarlo per i calzoni.
Rupert intanto si stava arrampicando sul tronco dell'albero, rapido come una scimmia.
"Geyla smetti di lanciare 'sti cazzo di legnetti!" La apostrofò il ragazzo.
"No! Giù dal mio albero! Giù le zampe dalle mele!"
Jaylah finì presto i bastoncini e non aveva nessuna intenzione di strappare dei rametti per procurarsene degli altri, i ranger non feriscono gli alberi senza motivo.
Rupert, non più bersagliato dalle 'frecce', stava raccogliendo mele e infilandosele in tasca, nei calzoni, nelle maniche, ovunque riuscisse. Erano mele piccole e dure, forse non erano maturate bene a causa del clima che era stato incostante, ma lui sperava che Krystel sarebbe stata capace di tirare fuori una torta decente comunque.
"Mi hai fatto finire le frecce" Jaylah gli si avvicinò con una smorfia arrabbiata, camminando sui rami dell'albero senza esitazione, come se stesse camminando sul terreno. "Sei cattivo, adesso vai giù a riprenderle!"
"Che, devo scendere per recuperare i rametti così tu puoi lanciarmeli in faccia di nuovo?"
"Sì" confermò la piccola, come se non vedesse nessuna incongruenza logica in quella richiesta. "Lo devi fare tu perché io non so più come si scende…"
Rupert la guardò per un momento con espressione basita e occhi vacui, poi buttò la testa indietro e scoppiò a ridere.
"Dai vieni mocciosa, ti faccio scendere dall'albero se tu mi dai in cambio tutte le tue mele."
Era una richiesta ragionevole, perfino per Jaylah. I ranger proteggevano il territorio dalle invasioni, questo è vero, ma qui si parlava di stipulare un accordo che era una cosa del tutto diversa. Una cosa da adulti. E lei era la capoclan della foresta delle mele, quindi la diplomazia era una sua responsabilità.
Si sentì molto matura mentre accettava di aiutare Rupert a prendere tutte le mele, a patto che poi lui la aiutasse a scendere.

Nel frattempo, al livello del suolo, il vecchio carrettiere era riuscito con fatica a convincere il mulo a fermarsi. Dora era scesa dal carro ed era tornata indietro. Arrivò sotto l'albero dov'era suo fratello giusto in tempo per prendersi quasi una pioggia di mele in testa.
"Ma che fai? Rupert sei impazzito? Mettila giù!" Gridò, sbiancando in viso. Rupert se ne stava in piedi su un ramo e Jaylah era in piedi sulle sue spalle. "È pericolosissimo!"
"Nah Dora, è chiaro che tu non lo sai, Geyla è una ranger elfa, non può cadere" esclamò tutto contento. "Guarda Geyla ce n'è una lì, dove quei rami si incrociano."
"Ma non ci arrivo, mi puoi lanciare?"
"Nessuno lancerà nessuno!" Strillò Dora. Schivò un'altra mela che i due avevano lasciato cadere a terra, ad unirsi al mucchio che già avevano accumulato.
"Sorellona fai qualcosa di utile, raccogli le mele, eh?"
"Rupert! Giù! Subito!"
"Ma…"
"Ma? Ma! Ti dico io un ma. Sei mio fratello ma se succede qualcosa a Geyla dirò a Krystel di metterti nel forno!"
Rupert si girò a guardare la sorella dalla sua posizione sopraelevata, come se non fosse troppo preoccupato della minaccia.
"Ma io so' gnucco come una suola di scarpa, mica mi si mangia…"
"Non ho detto niente sul mangiarti" gli fece notare Dora.
Rupert ci pensò un attimo.
"Arrivo. Se Krystel mi mette nel forno, poi non c'è più spazio per la torta di mele" ragionò facendo spallucce. "Dai, ranger elfa. Si scende." Rupert diede un colpetto con la mano a una caviglia di Jaylah. La bimba si lasciò scivolare lungo la sua schiena e gli rimase aggrappata alle spalle come un mantello. Poi, finalmente, il ragazzo scese dal tronco senza tentare salti o acrobazie.
"Sei bravo a rampicarti" una volta a terra, Jaylah gli diede una pacca per complimentarsi. "Quasi come un elfo."
"Sono meglio di qualsiasi elfo" borbottò Rupert. "Dai, raccogliamo queste mele. Se sono troppo dure per la torta possiamo sempre lanciarle addosso a qualcuno" propose con un sorriso da matto.
Jaylah lo guardò come se avesse appena fatto una proposta scandalosa ma innovativa.
Dora si frappose tra i due e afferrò la bambina per trascinarla verso il carretto. Era molto meglio non lasciare una giovane mente impressionabile sotto l'influenza di Rupert.



**********

[1] Jaylah è stata lontana da Secomber dalla primavera 1361 alla primavera 1362, come narrato in Ricostruire un ponte, Niente in Comune e Non era amore, ma almeno era Amyl, mancando quindi l'inverno precedente alla locanda
   
 
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