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Autore: crazyfred    14/01/2022    4 recensioni
Ritroviamo Alex e Maya dove li avevamo lasciati, all'inizio della loro avventura come coppia, impegnati a rispettare il loro piano di scoprirsi e lavorare giorno dopo giorno a far funzionare la loro storia. Ma una storia d'amore deve fare spesso i conti con la realtà e con le persone che ci ruotano attorno.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sotto il cielo di Roma'
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Capitolo 3

 
Arrivato a casa di Maya, Alex parcheggiò la moto nelle strisce preposte ma un camion dei traslochi stava scaricando alcuni mobili e per poco due operai non gli andavano addosso con un divano.
"Attenzione!"
Fuori dal portone aperto, pacchi vuoti, involucri di plastica e protezioni di polistirolo suggerivano che il trasloco stava avvenendo proprio nella loro scala. Sperava solo che si sarebbero sbrigati presto: loro stavano all'ultimo piano, ma trapani e martelli hanno una capacità pazzesca di superare anche tre piani con il loro rumore.
Mentre gli addetti del trasloco si avvicinavano, Alex se ne stava ad aspettare l'ascensore.
"Voglio sperare che non vogliate usarlo come montacarichi...ha 50 anni questo ascensore, non è abituato. E il regolamento condominiale parla chiaro…"
"Non si preoccupi" disse un uomo che scendeva le scale in fretta per tranquillizzarlo "fanno le scale, siamo al primo piano. Ma...Alessandro? Alessandro Bonelli?!Sei proprio tu?"
"Paolo?!” esclamò Alex, sorpreso “Mio Dio ma quanto tempo è passato?!"
I due, ancora increduli, si abbracciarono. Paolo Bianchi, interno 2, era nato e cresciuto in quella palazzina come Alex, e durante la loro infanzia erano stati praticamente inseparabili. Quasi due fratelli. Alessandro era il più grande dei due, eppure nel condominio e in giro per il quartiere tutti li conoscevano come Sandrino e Paolone, o almeno finché la pubertà non colpì entrambi e Sandrino arrivò al metro e novanta in meno di 3 anni e Paolone, pur non superando il metro e ottanta, mise su un fisico invidiabile diventando giocatore di pallavolo. Poi la vita ha fatto quello che sa fare meglio e senza volerlo i due presero strade diverse, perdendosi di vista.
"Che ci fai qua ai Cocci*? Dalle ultime notizie sapevo che t'eri sistemato bene, pacchetto completo… casa in centro, famiglia bene, scòle private …"
Alessandro era una mezza celebrità tra gli allora ragazzi del quartiere. Anche se in molti erano riusciti a sfuggire al degrado della Testaccio degli anni ‘90 grazie alla scuola, all'università e al posto fisso, Alessandro era per tutti quello che ce l'aveva fatta un po’ di più. Gli altri al massimo erano impiegati alle poste o in altri uffici, qualcuno insegnava a scuola o faceva l'infermiere. Lui invece era tutta un'altra storia …
"Eeeeeh, storia lunga per raccontarla su un pianerottolo … a farla breve la mia compagna abita su, al 10. Invece papà tuo abita ancora qui ora che ci penso…"
Ai loro tempi, la storia della famiglia di Paolo la conoscevano tutti: la mamma era mancata che lui era ancora alle elementari, pochi mesi prima della prima comunione. Non c'era una persona nel quartiere, in quelle settimane, che non piangesse parlando di quella storia tristissima. E tutti facevano a gara per coccolare quel bambino rimasto orfano e con il padre che si spaccava la schiena come netturbino tutte le notti per non fargli mancare nulla; la madre di Alex, manco a dirlo, da buona vicina, era in prima fila.
"Non più, è venuto a mancare l'estate scorsa … non stava bene da un po'"
"Oddio mi dispiace, non l'ho saputo" gli disse, sinceramente dispiaciuto, poggiandogli una mano sulla spalla. Probabilmente i suoi lo avevano saputo, del resto erano rimasti in contatto con diversi amici nel quartiere, ma con quello che era successo a lui, avranno preferito ometterlo o semplicemente lui non lo aveva recepito.
"Ho fatto qualche lavoro per ammodernare e ora ci stiamo trasferendo con mia moglie. La casa è mia adesso e noi invece eravamo in affitto quindi ne abbiamo approfittato"
"Avete fatto bene!"
Nel frattempo dal terzo piano qualcuno borbottava per l'ascensore occupato a pianterreno dai due.
"Va beh dai, fammi andare …”
“Ci risentiamo, eh! Dobbiamo organizzare una serata con le signore" suggerì Paolo, suggellando la promessa con una stretta di mano.
"Assolutamente sì... "
Alex non sapeva spiegare la gioia che gli aveva provocato quell'incontro così totalmente casuale. Era come se all'improvviso fosse stato catapultato indietro agli anni '90, alle corse sul Ciao sempre mezzo rotto, ai jeans a vita alta e alle giacche con la pelliccetta di finta pecora e alle prime serate techno in discoteca. Non con la nostalgia di chi tornerebbe a quei giorni, ma con la soddisfazione di chi ricompone un puzzle rotto in mille pezzi: quei giorni lì aveva vissuti appieno ma, per qualche motivo, crescendo li aveva messi parte, quasi rinnegandoli.
 
 
Era strano trovarsi da solo in casa, ai fornelli di quella cucina, eppure si sentiva perfettamente a suo agio. Casa sua che non era più sua ma che sentiva sua... praticamente una sorta di Inception degna del miglior film di Nolan.
Maya era rimasta a sistemare alcune scartoffie in ufficio e aveva fatto scivolare le chiavi di casa nella tasca della sua giacca, nel guardaroba, cosicché lui potesse entrare in autonomia e iniziare a preparare la cena. Era una serata importante: Maya aveva deciso di parlare di loro a sua sorella, ma non voleva farlo da sola e così l'aveva invitata per una tranquilla cenetta a tre approfittando del giorno di riposo dal reparto per fare le presentazioni ufficiali.
Niente di troppo formale o impegnativo. Un tagliere, qualche bruschetta e uno sformato di verdure che Alessandro si era offerto di cucinare, il cui segreto era essere buono, non necessariamente bello.
Mentre pelava le patate bollenti, Alex sentì girare la chiave nella serratura.
"Non credevo fossi già a casa" sentì esclamare da una voce femminile che, per ovvi motivi, non poteva essere quella di Maya e si stava attardando in corridoio, probabilmente per togliere la giacca. 
Era Lavinia, naturalmente. "Meglio così" continuò la donna "significa che non dovrò fare come al solito tutto io da so-"
Entrando nella zona giorno dall'ingresso arrotolando le maniche del maglioncino, era rimasta di sasso nel vedere Alex ai fornelli. No, non per i fornelli, proprio per Alex. Sua sorella le aveva semplicemente detto che voleva parlare di una cosa, senza anticipare nulla. Anche l’uomo rimase per un secondo interdetto, più che altro perché non aveva messo in conto di doverla affrontare da solo.
"E tu come sei entrata?"
"Do-doppie chiavi…" balbettò, imbarazzata "Maya me le ha date per sicurezza. Lei … cioè tu?"
Si corresse, ricordando il loro primo ed unico incontro.
"Sono la cosa di cui tua sorella ti doveva parlare, ma sei chiaramente in anticipo"
"Ah"
Per un attimo, a Lavinia tornò in mente il giorno in cui Maya le aveva dato buca per andare dalla madre. Se quel giorno Ruggero avesse insistito ancora con lei per portare alla sorella un pezzo di torta rustica e il dolce, 
entrando in casa con le seconde chiavi senza citofonare, come d’abitudine, probabilmente si sarebbe imbattuta in una visione a dir poco imbarazzante. Rabbrividì al pensiero.
 
"E così tu e mia sorella state insieme, eh?" esordì Lavinia, avvicinandosi all'isola.
Impacciata, certo, ma tutto sommato tranquilla, il tono pacato; Alex, però, era pronto a tutto. "Alla fine ha ceduto…”
"È stata una sua decisione. Tua sorella non è una a cui si possa imporre nulla"
Voleva essere assolutamente trasparente su questo punto, così come lo era stato con i suoi riguardo alla posizione di Maya: non l’aveva costretta a fare nulla che non volesse. Sembrava che tutti si divertissero a dipingerli come delle persone orribili e viziose, solo per la differenza di età, per il loro rapporto di lavoro e perché lui era stato sposato. Una massa di preconcetti che parlavano più degli altri che di loro due.
"Su questo hai ragione" ammise Lavinia.
Sua sorella non era affatto tipa da fare qualcosa perché qualcuno glielo aveva consigliato. Anzi, di solito, succedeva proprio l'esatto contrario.
"E ... da quanto va avanti questa storia?”
"Due settimane, giorno più giorno meno" rispose Alex, impassibile.
Si aspettava quel terzo grado ed era felice che stesse accadendo in quel momento e non davanti a Maya: era sicuro che la ragazza non lo avrebbe accolto favorevolmente e l'avrebbe solo indisposta nei confronti della sorella, rovinando la serata.
"Vivi qui con lei?”
Alex si era girato un istante per controllare le verdure nella padella, invitando Lavinia a prendere il rosé che era in frigo e a riempire due bicchieri. La donna accettò molto volentieri: quella conversazione era difficile anche per lei; del resto, Alessandro era un estraneo, di lui sapeva solo quello che le raccontava Maya, che però lo guardava con gli occhi dell’amore.
“Del resto è casa tua, no?" continuò.
"Dei miei genitori” precisò lui “e comunque no, non vivo qui. È ancora troppo presto. E poi i miei figli stanno con me ogni due weekend."
Era bello stare insieme fuori dal lavoro, cenare, dormire e fare colazione insieme prima di passare di nuovo 8 ore come due colleghi, distanti e impersonali, ma non poteva imporre né a Maya, né ai suoi figli una famiglia allargata dall'oggi al domani. Bisognava arrivarci per gradi, senza correre o forzare la mano. Il momento giusto sarebbe arrivato da solo, con naturalezza e lo avrebbero capito tutti insieme senza troppi sforzi.
"Eee a tal proposito...la tua situazione...come dire...il tuo stato civile?"
"Sono separato, se non si era capito" accettava qualche domanda, era lì apposta, ma quello spulciare morboso iniziava quasi ad innervosirlo … vai al punto, avrebbe voluto dirle.
"Sì intendevo dire... è una cosa permanente?"
"Non avrei coinvolto tua sorella in una relazione se non fosse così e non ne fossi assolutamente sicuro" sbottò lui.
"Alex... posso chiamarti Alex?"
"Devi"
"Beh Alex scusami eh ma io non ti conosco" Lavinia aveva colto il suo disappunto, ma lui doveva capire anche il suo punto di vista "So di te quello che mi ha raccontato Maya che è uguale a 1000 altre storie che ho sentito iniziare così e andare a finire male. Quindi permettimi di essere protettiva nei confronti di mia sorella e di avere qualche perplessità"
Alex sorrise vedendo Lavinia scolare il suo calice tutto d’un fiato. Al di là dell'imbarazzo e della tensione che poteva aver creato tra i due quella situazione, non poteva che fargli piacere sapere che Maya aveva nella sua famiglia qualcuno che teneva a lei quanto ci teneva lui. Forse era scontato, ma lo rincuorava la certezza che non ci fosse una Anna Bonelli in tutte le famiglie.
"Posso essere schietta?!" l'uomo annuì, ridendo sotto i baffi: non avere peli sulla lingua doveva essere una peculiarità di famiglia.
"Maya non ha mai avuto una relazione seria. O almeno non abbastanza da fare le presentazioni ufficiali invitandomi a cena"
In passato, Lavinia un paio di ragazzi li aveva conosciuti, ma solo perché erano persone che anche lei conosceva da una vita oppure perché si usciva in gruppo, tutti insieme, in serate informali e sua sorella, prima di andare, se ne usciva con ci viene a prendere uno con cui sto uscendo. Neanche il nome, semplicemente uno.
"Questo allora dovrebbe tranquillizzarti"
"E invece no” lo contraddisse, le mani sul piano dell’isola, una che impugnava il calice vuoto e l’altra che tamburellava ritmicamente ma decisa, quasi aggressiva “mi dice solo che lei a te ci tiene, e tanto, ma che ne so io se questo vale anche per te…"
"Per Maya era importante dirtelo per bene e se è importante per lei lo è anche per me. So che sono solo parole e spero che con il tempo potrai ricrederti ... voglio solo che tu sappia che per me lei è la barra che mi tiene dritto quando tutto va storto"
Dirle quelle parole gli costò una fatica immane. Difficilmente Alex riusciva ad aprirsi con gli estranei ma quella serata non era un gioco e Lavinia non stava scherzando. Capiva le sue paure e doveva cercare di fugarle al meglio delle sue possibilità.
Dal canto suo, Lavinia non avrebbe mai dato una tale definizione di sua sorella; Maya era una casinista rispetto a lei, una fracassona, una combinaguai: che per qualcuno fosse fonte di un tale senso di pace era una novità assoluta. Ed era certa che fosse così perché riusciva a leggere quella serenità di cui parlava negli occhi - bellissimi peraltro - di Alex. Non erano parole di cortesia, dette per impressionarla: ci credeva davvero.
"Sono contenta per voi, veramente, ma questo non significa che non ti terrò d'occhio, Alex. Falla soffrire” dichiarò, e il sorriso limpido si mutò in un’espressione severa e in un dito puntato contro “e una colonscopia ti sembrerà una piacevole alternativa alle pene che ti farò passare"
Alex deglutì sonoramente, al solo pensiero “Messaggio ricevuto”
Il citofono segnalò l’arrivo di Maya ed Alex si fece avanti per andare ad aprire. L’ultima cosa che entrambi volevano, era che a Maya venisse un infarto sentendo la voce della sorella.
“Ce l’ho fatta!” esclamò la giovane, entrando in casa e chiudendo la porta che Alex aveva lasciato aperta per lei “lo so che ho fatto tardi, ma sono passata al forno per prendere il pane alle noci e come al solito Tommaso ti riempie di chiacchiere e ti fa comprare mezzo negozio!”
Alex e Lavinia, ai fornelli, aspettavano in silenzio che Maya si accorgesse del cappotto della sorella maggiore sull’attaccapanni. Tempo un paio di secondi la ragazza iniziò ad inveire contro la sorella, entrando nella zona giorno come un uragano. “Ma che ci fai qui? Ti avevo detto di venire alle 8 e mezza e sono a malapena le 7!” “Perché ti conosco … so che se ti lascio fare da sola o mangiamo alle 10, o finiamo per mangiare da asporto con la casa che puzza di bruciato” “Mi sta offendendo?” domandò ad Alex, perplessa, indicandogli la sorella. “Ah io non voglio saperne niente, queste sono cose vostre” esclamò, divertito, alzando le mani.

 

*a Testaccio c'è una collina chiamata "Monte dei Cocci" da cui il quartiere prende il nome.

Eccoci ad un nuovo appuntamento! Ero indecisa se darvi tutta la conversazione tra Alex e la sua nuova "cognatina", ma alla fine mi sono detta che vi avrei lasciato un capitolo troppo corto, quindi va bene così, mi sento generosa. Che ne dite delle parole di Lavinia, ve le aspettavate? Secondo voi, è strata troppo severa? Ditemi cosa ne pensate nei commenti, mi raccomando, vi voglio belli carichi e per niente vergognosi XD
Poi cos'altro..ah sì, Alessandro incontra un vecchio amico. Chissà che non diventi un buon sostituto al buzzurro avvocato che ormai è uscito dai radar.
Vi aspetto alla prossima,
Fred ^_^
   
 
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