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Autore: Juliet8198    26/01/2022    3 recensioni
Seokjin era l'ombra di se stesso dall'incidente. Un anno di terapia. Un anno di depressione clinica. Un anno in cui la sua personalità brillante e perennemente concentrata sul lato positivo della vita si era spenta come una candela, lasciando dietro di sé solo un fantasma che i suoi amici non riuscivano a riconoscere. Dall'incidente, la solitudine a cui il destino lo aveva sottoposto pesava su di lui più di quanto avrebbe potuto prevedere.
Yona aveva imparato sin da piccola a non credere nei legami a lungo termine. Quale significato aveva trovare la propria anima gemella? I suoi genitori avevano divorziato pur essendo fatti l'uno per l'altra e lei aveva una vita perfettamente felice pur non potendo congiungersi con la sua metà. Aveva imparato che la solitudine a cui il destino l'aveva sottoposta dalla nascita non le avrebbe impedito di diventare una persona completa.
Una scatenata insegnante di inglese, inguaribile nerd e sfegatata amante di musical dai discutibili metodi didattici, riuscirà a scuotere una persona così persa nella propria solitudine e a salvarla da se stessa?
SOULMATE AU
Quarto libro del JU
Questa storia fa parte di un universo integrato. Non è però necessario aver letto
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Seokjin/ Jin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Una cosa tanto semplice come uscire dalla sua tana e sedersi al tavolo per fare colazione non doveva sembrargli una così grande impresa. Quella mattina, però, aprendo gli occhi, curiosamente non si ritrovò a contemplare il soffitto in preda a quella venerea apatia che, come un gas letale, aveva sterminato ogni traccia di vita in se stesso, sterilizzando dove prima c'era gioia e allegria, uccidendo la voglia di fare cose, le cose che gli piacevano, o anche solo... la voglia di vivere. 

 

Ogni tanto, quel pericoloso sussurro bussava nei recessi della sua mente. 

 

Le prime volte, quando il dolore era così acuto e il senso di vuoto così nauseante, rimaneva a contemplarlo per qualche secondo, assaggiandone il sapore sulla punta della lingua. Quel "E se..." che gli rigirava nella testa come lo zucchero che ricopre una medicina amara prima che il suo contenuto possa entrare nell'organismo. 

 

"E se... non esistessi più?" 

 

Poi, era arrivato a ignorare quel sussurro come si fa con una mosca che ti ronza attorno all'orecchio. Dopo le prime volte che provi a scacciarla senza successo, ti ritrovi a sdraiarti nel letto cercando di ritrovare il sonno e convivere con la sua presenza. Lo sentiva ogni tanto toccare la sua mente con dita timide, insinuarsi nei suoi pensieri subdolamente, nei momenti in cui era talmente anestetizzato da non vedere altro che grigio attorno a sé. 

 

Ma non quella mattina. 

 

Quella mattina, la sua mente era bizzarramente vuota. Non che avesse voglia di alzarsi. Forse aveva appena voglia di giocare ai videogiochi. Però, quella mattina l'apatia non era così imperante come al solito. E quando i rumori sommessi dei piatti che si appoggiavano sul tavolo, i bicchieri tintinnanti e le voci assonnate dei suoi compagni scivolarono sotto alla sua porta per stuzzicargli le orecchie, Seokjin si alzò. Per istinto, forse. Non lo sapeva. Tuttavia, quando si sedette al tavolo già popolato da tutti gli altri suoi amici e da Estella, il silenzio che accolse il suo arrivo lo fece indugiare. Abbassando lo sguardo sul suo piatto, si morse il labbro mentre percepiva la conversazione ricominciare timidamente, con quella forzatura che ne ricercava la spontaneità per non fargli percepire la sorpresa del gruppo. Ma non ci voleva un genio per capire che erano tutti stupiti dalla sua presenza. 

 

Quanto tempo era che non si sedeva al tavolo con loro per fare colazione? Il fatto che non ricordasse neppure quando era stata l'ultima volta che non si era rintanato nella sua stanza alla mattina, lo mise a disagio. E tutto per quale motivo? Perché il suo corpo e la sua mente lavoravano contro di lui? Perché lo incatenavano al letto, convincendolo che uscire e vivere erano azioni che richiedevano da lui troppa energia, troppo impegno, troppo sacrificio? E perché avrebbe dovuto vedere i suoi amici e le loro anime gemelle?

 

Ma quella mattina si sedette accanto a Jimin, che gli lanciava occhiate fin troppo evidenti tra un boccone e l'altro mentre fingeva di ascoltare Namjoon. Quella mattina, prendendo a mangiare in silenzio, sollevò lo sguardo su Estella, catturando la piccola ragazza intenta a guardarlo con ansia e nervosa aspettativa. 

 

-Buongiorno, Jin-hyung- sussurrò allora Jimin con un sorriso, prima di tornare a fingere di ascoltare il loro leader. 

 

Quella mattina, seppur agitato, seppur nervoso e trainato dai pesi che non riusciva a scrollarsi di dosso, pensò che forse non doveva essere così difficile. Non doveva essere così difficile essere felice per i suoi amici e tornare a gioire con loro. Non doveva essere così difficile tornare a sorridere alle loro anime gemelle e avere un rapporto normale con quelle ragazze che non avevano fatto nulla di male se non ricercare la propria felicità. 

 

Mangiando lentamente la sua colazione, Seokjin, per la prima volta dopo tanto tempo, si sforzò di combattere contro il grigio nella sua mente e guardare davanti a sé. Guardare davvero i volti dei suoi amici e ancorarsi alla realtà.

 

 

 

-Seokjin-ssi, c'è qualche problema? 

 

Jin sbattè le palpebre un paio di volte. La visione dei suoi amici riuniti attorno al tavolo a chiacchierare serenamente si dissolse in un istante, lasciandolo confuso e disorientato. Al suo posto, invece, comparve il volto della donna che lo scrutava con un sopracciglio sollevato sugli occhi felini e l'uomo sentì, per l'ennesima volta, il calore tornare alla punta delle sue orecchie a causa della vicinanza.

 

-Ah, io... chiedo scusa. Mi ero distratto- mormorò in risposta, abbassando il capo in imbarazzo. Lanciando un'occhiata verso la donna che continuava studiarlo curiosamente, si soffermò sul colore che quel sabato mattina ne dipingeva in maniera così precisa le labbra: un rosso mattone dall'aspetto opaco, che complementava così bene le note calde della sua carnagione. 

 

"Concentrato. Resta concentrato.”

 

-Dunque, come dicevo, quando vi ritrovate senza sapere cosa dire durante un'intervista, usate degli intercalari o delle espressioni di circostanza che vi facciano prendere tempo mentre pensate. Per esempio, potete usare "I think" oppure "I believe" o ancora "Well" e "In regards to this" o "Regarding this". Sono tutte espressioni utili a introdurvi in una frase e che vi danno qualche secondo in più. 

 

Jungkook annuì con veemenza, scrivendo nel suo notebook man mano che l'insegnante parlava. Seokjin, sporgendosi oltre la sua spalla, scrutò le scritte del ragazzo, prima di prendere in mano la penna e ricopiare parola per parola quello che leggeva. Quando il suo dongsaeng se ne accorse, però, si voltò verso di lui con un verso di protesta, allungando le labbra in un muso infantile.

 

-Hyung! 

 

Jin, dal canto suo, sollevò un dito e se lo portò davanti alle labbra. 

 

-Ssh... Jungkookie, sii rispettoso verso chi è più grande di te... e lasciami copiare. 

 

Davanti all'espressione buffamente contrariata del più giovane, l'uomo si aprì in un sorriso spontaneo e divertito mentre finiva di copiare i contenuti del suo quaderno, prima di sollevare il capo. E il suo sorriso, allora, si estinse in un istante, spento dalla piega della bocca della donna di fronte a lui. 

 

-Quando avete finito- disse lei in tono piatto, osservandoli con occhi animati da una luce minacciosa. I due si affrettarono a scusarsi, piegando il capo e allontanando gli sguardi imbarazzati dall'insegnante. 

 

-Stavo dicendo...- scandì seccamente la donna prima di lanciare un'occhiata a Seokjin. 

 

-Cercate di trascinare le lettere il più possibile. Parlate lentamente, un gruppo di parole alla volta. Questo vi permetterà di guadagnare ulteriore tempo e farà credere all'intervistatore che state pensando seriamente alla vostra risposta. Capito? 

 

I due annuirono prontamente rimanendo in silenzio sotto agli occhi attenti della donna. Questa, allora, abbassò lo sguardo sullo schermo del telefono, dove i numeri dell'orologio segnavano le dodici in punto su uno sfondo dorato, tagliato dalla sagoma nera di una stella sormontata un uomo con i il braccio puntato verso l'alto. 

 

-Bene, per oggi è tutto. Anzi, che dico, non è vero!- si interruppe la donna, scuotendo il capo e sollevando gli occhi al cielo. 

 

Non era tutto? Quali altre torture aveva in serbo per loro? Jin la contemplò nervosamente, mentre Yona si apriva in un sorriso sempre più allegro, trasmettendogli un senso di nervosismo. 

 

-Oggi è sabato! Finalmente avremo la prima serata musical, perciò mi dovrete ancora sopportare per un po’!- esclamò sollevando le sopracciglia, tirando la bocca in un ghigno. 

 

Ah... era vero. Jin se ne'era completamente dimenticato. Quindi... l'avrebbe vista ancora? 

 

-Dove la faremo?- chiese Jungkook con gli occhi spalancati. Yona piegò il capo, sollevando le spalle. 

 

-I vostri manager hanno detto che sarebbe stato meglio tenerla di sera nel vostro dormitorio, così non dovrete restare qua più del necessario e non andrà a intralciare con le vostre schedule. 

 

Oh... sarebbe venuta nel loro dormitorio? A casa sua? 

 

Un fiotto di agitazione salì lungo gli arti di Seokjin, portandolo a dimenarsi nervosamente sul posto. Avrebbe dovuto riordinare la sua camera e costringere i ragazzi a rimettere a posto le cose sparse in salotto e avrebbe dovuto pulire la cucina e forse avrebbe anche dovuto cucinare o comunque far trovare qualcosa di... 

 

Jin si morse il labbro. Forse stava esagerando un po'. Ma quanto tempo era che non sentiva quella voglia di... fare? Di fare cose, di ordinare, di essere operoso? Gli trasmetteva un piacevole pizzicore ai nervi, come a prepararli alla mole di lavoro che lo aspettava ma gli dava un obiettivo. Qualcosa verso cui lavorare e di cui si sarebbe poi gustato i risultati in seguito.

 

E gli piaceva. Gli era mancato. 

 

-Allora, a stasera, poor unfortunate souls. Ah, quasi dimenticavo! 

 

La donna, che si era già alzata e si stava dirigendo verso la porta, tornò sui suoi passi con ticchettio concitato dei suoi stivali di pelle nera. E Jin si concentrò sul sorriso genuinamente impaziente che si dipinse sul volto di lei mentre tornava verso di loro. 

 

-Lèggete la trama di Hairspray su Wikipedia. Vi permetterà di avere un'idea di quello che succede dato che sarà tutto in inglese. Ok, adesso è davvero tutto. Me ne vado sul serio. 

 

Con un gesto secco della mano, la donna si voltò e marciò fuori dalla stanza. E Seokjin lasciò che il piacevole pizzicorio dei suoi nervi si facesse più pressante al pensiero del tempo che scorreva e dell'avvicinarsi della sera. 

 

 

 

 

Con make-up o senza. 

 

Cambiare outfit oppure no. 

 

Comodo o elegante. 

 

Sbarazzino o provocante. 

 

Yona, dopo aver fatto esplodere l'armadio ed essersi compressa il cervello fino allo sfinimento, rimase con gli abiti della mattina, cambiando semplicemente la maglia in una camicetta scura un po' più carina del solito. Perché era così complicato? Non doveva esserlo. Doveva semplicemente fare una serata musical con i suoi studenti. Nulla di nuovo. Nulla che non avesse già fatto. Non c'era bisogno di tutta quella agitazione da primo appuntamento. Non c'era nessun appuntamento. Non c'era nessun "lui" dall'altra parte, comunque. 

 

Il viso piccolo e maledettamente elegante di un certo uomo comparve nella sua mente, sbattendo le scure ciglia mentre la guardava con le punte delle orecchie adorabilmente arrossate. Ma Yona, infilando con violenza il dvd nella sua borsa di jeans, strinse le labbra. 

 

Non c'era nessun "lui". Chiusa la questione. 

 

Non poteva ricominciare il circo di aspettative e delusioni. Sopratutto, non con una persona con cui lavorava. Un idol, per giunta. E chissà, forse uno che aveva già trovato la sua anima gemella.

 

Non appena entrò in macchina, perciò, la donna alzò la musica fino a far rimbombare l'abitacolo, sperando che le onde sonore potessero soffocare i suoi pensieri fino a ridurli a meri sussurri. Così non fu. Le immagini rimanevano, talvolta perfino amplificate dalla voce melodiosa di Lea Salonga o di Eva Noblezada che cantavano dei loro amori perduti o ritrovati. 

 

Staccando con un gesto secco il telefono dal cavo che lo connetteva alla macchina, la donna uscì dall'abitacolo con la forte tentazione di sbattere la portiera. Trattenendo un ringhio di frustrazione, si appoggiò alla carrozzeria dell'automobile, traendo un respiro profondo. 

 

"È solo una serata musical. Smettila di comportarti come una quindicenne." 

 

Yona emise un altro respiro. E poi un altro ancora. Quando le sue dita si flessero istintivamente alla ricerca del nocivo conforto della nicotina, strinse le labbra. Infine, alzò lo sguardo e studiò il parcheggio sotterraneo in cui aveva sistemato la macchina a seguito delle istruzioni dei manager. L'ambiente circondato di cemento e macchine di lusso era completamente deserto, ma per lo meno era ben illuminato da forti lampade bianche, oltre che monitorato dalle numerose telecamere che poteva vedere impiantate nel soffitto. Dirigendosi verso la porta di metallo che poteva vedere poco distante da sé, spinse il maniglie anti-panico, ritrovandosi in un androne stretto ma dalle linee pulite nella loro modernità. Un semplice ascensore la aspettava già con le porte aperte, facendola entrare nel suo cubicolo ricoperto di specchi. Una volta giunta al piano che le era stato indicato, infine, si ritrovò davanti a una porta affiancata da un tastierino numerico. 

 

Quando Yona inserì il codice che le era stato dato, sentì un gracchiare elettronico, prima che il sommesso abbassarsi della maniglia attirasse il suo sguardo. La prima cosa che la accolse, con sua piacevole sorpresa, fu il sorriso allegro di una testa riccioluta, sormontato da un altro sorriso impaziente. 

 

-Benvenuta! 

 

Taehyung insieme alla sua piccola anima gemella si fece da parte per farla entrare in casa, chiedendole se voleva lasciargli la giacca. Alla richiesta, la donna accettò con un sorriso, sfilandosi il giubbotto di pelle nera e posandolo sulle braccia del ragazzo, che sparì nella direzione opposta in cui Estella la stava trascinando.

 

-Yona, è un piacere averti qua stasera! Spero che siano stati bravi nel corso di questa settimana. 

 

Quando la donna fece il suo ingresso in quello che doveva essere il salotto, a giudicare dal gigantesco divano a U che si dispiegava al centro e dall'ampia televisione a LED che vi si trovava di fronte, poté incontrare il viso cordiale della giovane dai capelli dorati. 

 

-Ehi! Guarda che siamo stati eccellenti! 

 

Yoongi, con le labbra tese in un muso contrariato, si avvicinò alla sua anima gemella, circondandole la vita con un braccio e tirandola a sé mentre la fissava con occhi minacciosi. 

 

-Ma certo, non ho dubbi...- replicò la ragazza, sollevando gli occhi al cielo. Lui, allora, si aprì in un verso di protesta, prima di prendere a trascinare la giovane verso quella che doveva essere la cucina, strappandole dalle labbra un gridolino sorpreso. 

 

-Stavo per dire che si sono comportati decentemente ma lascerò che se la risolvano fra di loro- disse Yona con un sorriso divertito, provocando una risata da Estella che osservava la scena accanto a lei. 

 

-Sei divertente unnie. Dovremmo passare un po' più di tempo insieme!

 

Voltandosi sorpresa verso la piccola ragazza, la donna la guardò per un istante. Sul volto di lei sembrava essere dipinta la più genuina delle espressioni, definita da un traboccante entusiasmo. C'era poco da fare: quella ragazza era semplicemente adorabile. 

 

Come si poteva dirle di no? 

 

-Mi farebbe molto piacere. 

 

Estella prese a saltellare sul posto, iniziando a correrle attorno come un cagnolino emozionato e prendendole le mani. 

 

-Davvero? Allora che ne dici di venire a fare shopping con noi la settimana prossima? 

 

Yona, trattenendo una risata, iniziò ad annuire. 

 

-Non rifiuto mai un'offerta di shopping. 

 

Uno a uno, l'insegnante notò i membri del gruppo radunarsi con chiacchiere sommesse nella sala, salutandola con gesti del capo per i più timidi o con espressioni allegre per i più spontanei. Aggiustandosi in una conformazione che sembrava quasi perfetta, ogni presente si incastrò come pezzi di Tetris, infilandosi sotto il braccio di uno o appoggiandosi sulle gambe di un altro, fino a che i sei membri e le due ragazze non furono completamente stravaccati sul grande divano, dove avevano lasciato un angolo completamente libero per farla accomodare. 

 

Con un sorriso soddisfatto, Yona contemplò i presenti, passando al vaglio ogni volto. E fu allora che corrugò le sopracciglia. 

 

-Seokjin-ssi? 

 

I giovani si guardarono attorno ma il maggiore non era presente nel bandolo di arti e teste. Non era presente neppure nel resto della sala o nelle stanze che da essa si potevano intravedere. 

 

-Era in camera sua poco fa. Aveva detto che arrivava subito- rispose allora Jimin, sollevandosi dalla spalla di Hoseok per guardare nervosamente verso un corridoio costellato di porte nere. Yona, scrutando lo spazio scuro e silenzioso, contrasse appena le labbra. 

 

-Ok, aspettiamo un attimo che arrivi così posso spiegare per-

 

La voce le morì in gola. Un suono agonizzante si era levato in aria, tagliandole il respiro e portandola a fare saettare gli occhi verso il corridoio nascosto dall'oscurità. Sembrava il grido di una persona sotto tortura, gravida di tutta la sofferenza fisica nella sua raucedine e nella sua pura, semplice disperazione. 

 

In un istante, Jimin scattò in piedi dirigendosi verso la cucina. 

 

-Dobbiamo... chiamare un'ambulanza?- ebbe appena il coraggio di chiedere Yona, mantenendo gli occhi attenti sulla figura del ragazzo che correva verso il corridoio stringendo una scatola di medicinali in mano.

 

-No... purtroppo, è uno degli attacchi di Jin-hyung. A volte capitano. 

 

La donna abbassò lo sguardo stralunato sul volto di Namjoon che, nonostante il suo tono controllato, faceva saettare gli occhi nella direzione in cui il suo dongsaeng era appena sparito. Quando un altro grido straziante si levò nell'aria, Yona sollevò nuovamente la testa, mordendosi nervosamente il labbro. 

 

-Siete sicuri che stia bene? 

 

Il pressante silenzio che seguì la sua domanda le trasmise un fiotto di disagio alla bocca dello stomaco.

 

 

ANGOLO AUTRICE 

 

Perché con me non si può mai stare tranquilli XD olé, fine della serenità e si ricomincia con la sofferenza 😏 I know, mi odiate, è lecito. Però almeno vedetela in questo modo: si avvicina il momento in cui scopriremo che cosa è successo davvero a Jin e Yona 😄 e con questo non intendo che lo scopriremo nel prossimo capitolo, abbiate ancora un po’ di pazienza. Detto ciò, come state? State seguendo anche voi 7 fates chakho e volete una full animation dei nostri cacciatori preferiti? Perché io sì. Ne ho bisogno. E adoro Haru. Ok, bye.

   
 
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