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Autore: eddiefrancesco    01/04/2022    1 recensioni
L'umore di Christopher Marchnet è cupo come le nuvole nere che sovrastano la sua residenza.
Eppure quando un lampo illumina una damigella in difficoltà, lui si comporta da gentiluomo.
Per Kit comincia così un eccitante avventura insieme alla misteriosa Hero Ingram, alla ricerca di un libro scomparso da oltre un secolo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Hero, furtivamente, infilò la mano nella borsetta, afferrando la pistola. Non aveva però immaginato che la minaccia più grave fosse rappresentanta da Erasmus, il quale raccolse la spada da terra senza dare a Raven o a Kit il tempo di fare una sola mossa. «Adesso, da brava, il Mallory lo date a me» ordinò a Hero, avvicinandosi a lei. La risata di Raven lo indusse a voltarsi verso di lui ed Erasmus brandi' la spada selvaggiamente. La mancanza di esperienza lo rendeva ancora più pericoloso. «Ho sprecato abbastanza anni lavorando come uno schiavo senza alcuna ricompensa, sempre pronto a eseguire i vostri ordini.» I suoi lineamenti erano contratti per la rabbia. «È venuto il momento di cominciare a costruirmi una reputazione. E il Mallory sarà un inizio perfetto.» L'inattesa defezione di Erasmus strappò a Hero una esclamazione di sorpresa. Il piano precedente dell'uomo era fallito e lui ora stava scommettendo tutto - il proprio presente e il proprio futuro - su un libro inesistente. No, non sarebbe stata lei a disilluderlo. Gli tese il volume che aveva avvolto con cura nella carta da pacco. Erasmus glielo strappò di mano, gli occhietti piccoli e scuri scintillanti di cupidigia, ma il suo trionfo ebbe vita breve. «Godetevelo» lo sbeffeggio' Raven. «Il libro è un falso.» Il rossore dell'eccitazione svani di colpo dal viso di Erasmus. «Voi mentite.» «Ecco perché mi sono sempre fidato della ragazza e non di voi, idiota.» Raven gli rise in faccia. «Siete troppo stupido per capire i ragionamenti complessi. Lei, invece, li afferra al volo.» Hero non desiderava altro che essere lasciata fuori da tutto questo, per cui fece un passo indietro e si accorse con sollievo che Erasmus puntava la spada verso Raven. «Mettete giù quell'aggeggio» gli ordinò il padrone di casa, annoiato. «Non sapete usarlo, così come non avete mai saputo servirvi delle informazioni che avevate sotto gli occhi.» Fece una pausa e puntò il bastone verso Hero, che strinse più forte l'impugnatura della pistola che aveva nascosto nella borsetta. «È stata vista mentre ritirava il libro nel negozio di Laytham» aggiunse. «Non l'ha ottenuto a Oakfield o a Cheswick, e neppure da Featherstone o da Poynter. L'ha preso da Laytham, capite?» «Ebbene?» domandò Erasmus. «Ebbene...» Raven sogghigno'. «Se Laytham avesse messo le mani su un libro così raro, l'avrebbe gridato ai quattro venti, da quel borioso che è. Il vostro prezioso volume è autentico quanto il resto dei suoi libri antichi. Una truffa, una imitazione adatta solo a menare per il naso gli idioti par vostro.» A quelle parole, Erasmus ruoto' su se stesso per affrontare Hero, la lama che fendeva con violenza l'aria. «È vero?» domandò, gettandole addosso tutta la forza dell'odio che lo muoveva. Se non fosse stato tanto imprevedibile, Hero avrebbe trovato divertente quel capovolgimento di ruoli. Perché in quel momento, dei due, era Erasmus che sembrava portare il marchio della pazzia. Con la coda dell'occhio, vide Kit che si avvicinava. Ma no, non poteva permettergli di rischiare la vita. «Fermo lì» intimo' a Erasmus, sollevando la mano che teneva ancora dentro la borsetta. «Non costringetemi a rovinare questa graziosa reticella di seta.» Erasmus si bloccò, raggelato, e nel silenzio che seguì Hero si accorse di uno strano rumore scoppiettante. Piegò la testa per ascoltare, ma il rumore fu subito coperto dagli schiamazzi di Erasmus. «È tutta colpa vostra! Avete giocato con me, vi siete preso gioco di me!» gridò, scagliandosi contro di Raven. Sgomenta, Hero pensò che l'avrebbe infilzato con la spada, ma Raven fu lesto a sollevare il bastone per deviare il colpo. «Fermi! Guardate laggiù!» esclamò Kit. Dapprima lei pensò che volesse semplicemente fermare i due che lottavano, invece lui stava indicando un angolo della vasta sala. Quello che Hero vide la fece impallidire. L'arazzo che Kit aveva usato per scendere dalla galleria era finito contro la torcia accesa e il fuoco aveva attaccato la vecchia stoffa, finendo per appiccare il fuoco anche agli altri arazzi e, per ultimo, al pannello di legno intagliato che rivestiva quasi tutta la parete in fondo alla sala. Il fumo che saliva in quel vasto spazio ora era ben distinguibile, alla vista e... all'olfatto. Ci vollero altre grida per catturare l'attenzione di Erasmus e di Raven, che si stavano rotolando avvinghiati sul pavimento. Quando finalmente si separarono, i due uomini rimasero a bocca aperta accorgendosi delle fiamme che a quel punto divampavano, divorando gli arredi. «I miei libri!» gridò Raven, alzandosi in piedi. «Dobbiamo salvare le mie collezioni!» Cominciò a correre verso la nicchia, con Erasmus che lo tallonava. «No! Salvatevi la vita, piuttosto!» li richiamò Kit. Loro non gli diedero ascolto ed Hero vide scomparire in un corridoio buio, inseguiti dalle fiamme, i due uomini che erano stati tanto meschini con lei. Follia ed avidità sarebbero state la loro morte, ne era sicura, eppure non se ne rallegro'. Si coprì la bocca con una mano, senza sapere neppure lei se per soffocare un singhiozzo o un colpo di tosse. «Svelta!» Avendo rinunciato a cercare di salvare gli altri due, Kit la prese per un braccio e la trascino' verso la porta d'ingresso. La pesante sbarra era al suo posto e, mentre lui lottava per farla scorrere, Hero si chiese quale altra via d'uscita avrebbero potuto cercare nel labirinto di corridoi, poiché il fumo era già denso e alle sule spalle udiva gli schianti preoccupanti dei primi crolli. «Kit, sul retro!» suggerì, cercando di valutare quanto velocemente si stessero propagando le fiamme e in quale direzione. Ma in quel momento lui riuscì a spingere via la sbarra e spalanco' la porta. Corsero fuori, respirando grandi boccate d'aria pulita. Nell'oscurità pesante di nebbia, Hero intravide delle figure spettrali che correvano nella notte e, per un istante, si chiese se dopotutto Raven fosse riuscito a fuggire. Subito però si accorse che, come i topi abbandonano la nave in procinto di colare a picco, i pochi domestici di Raven Hill stavano fuggendo dal loro padrone e dal suo incubo gotico. Kit trascino' Hero lontano da Raven Hill. Il paesaggio spettrale che li circondava rifletteva il temperamento del suo proprietario: la luna spandeva un tenue chiarore sulla distesa di terra che si apriva davanti a loro, mentre bioccoli di fischia offuscavano qualsiasi possibile sentiero... o trappola. Kit si augurava che Hero lo avvisasse per tempo di eventuali trabocchetti per gli intrusi. Ecco, finalmente erano arrivati al cancello. Non c'era nessun custode in vista e il massiccio manufatto di ferro battuto era aperto. L'uomo di guardia doveva essere corso in aiuto di Raven... o più probabilmente era fuggito al primo segnale di sventura. Kit si fermò a riprendere fiato; Hero, invece, come se non avesse la forza di proseguire, entrò nella casa del custode e si lasciò cadere stancamente su una panca di legno. Doveva essere sconvolta, perché bene o male Raven Hill era stata la sua casa e i suoi abitanti l'unica famiglia che lei avesse avuto. Kit si voltò a guardare il castello: le alte finestre illuminate di bagliori rossastri lo facevano assomigliare a una zucca ghignante, consumata dall'interno. E lui ebbe l'improvvisa, devastante sensazione di rivivere il passato. Non sapeva se l'interesse di Raven per il Mallory avesse attirato l'attenzione di Malet e dei suoi seguaci o se per una bizzarra coincidenza le ricerche di entrambi avessero avuto lo stesso obiettivo: il prezioso libro di occultismo. Comunque fosse, il risultato era il medesimo. Così come il labirinto era stato divorato da un incendio, causando la morte di coloro che si erano riuniti al suo centro con lo scopo di uccidere, ora anche Raven Hill stava bruciando, e probabilmente aveva già reclamato le sue vittime.
   
 
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