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Autore: mortifero    15/04/2022    1 recensioni
Jerry vuole portare la famiglia in giro con il suo camper nuovo di zecca. Summer nota che fra Rick e Morty qualcosa non va. [Aged up!characters]
«C’era stata una domanda, a cui Morty aveva risposto “no”. Una scelta forse univoca, o magari per entrambi. Rick si era lamentato della facile mutabilità delle decisioni del moro, di quanto nelle mani di Morty avessero vita precaria. Il “no" del giovane adulto probabilmente era stato anche dato all’ultimo minuto, quando tutto ormai era alla fine, il termine di una cerimonia pratica, cogliendo impreparato perfino Rick. La questione deve essere stata difficile da masticare, soprattutto per lo scienziato, e rimasta indigesta per entrambi. Bloccata sullo stomaco come il tacchino crudo di Jerry a Ringraziamento, era un rimasuglio fastidioso nella loro relazione.»
Genere: Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Beth Sanchez, Jerry Smith, Morty Smith, Rick Sanchez, Summer Smith
Note: AU | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Healthy and Romantic Relationship'
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Capitolo Tre: Testa e croce


«Fingo, non ci penso

Se mi chiedi mento»


Il silenzio era sempre piacevole, così agognato in una vita pieni di frastuoni e dinamismo che il suo bisogno diventava esasperato e opulento. Fu così che il mancato vociferare tra Rick e Morty contro oggi aspettativa si rivelò scomodo, teso, come un muscolo pronto al movimento, ma imprigionato nell’istante, incapace di andare oltre la sua staticità. La loro resa al dialogo era sinonimo di ogni rinuncia al trovare un accordo, e senza un confronto stavano dicendo addio alla loro relazione. Non poteva accadere.

Summer si decise ad affrontare il problema, prendendolo di petto. La situazione doveva cambiare, e lei non poteva restarsene con le mani in mano. Chiese a Morty perché tutto quell’astio, cos’era successo, e il moro aveva dolcemente declinato il capo, trasformando le sue labbra in una linea curva, affettata, sterile. Rassicurò sua sorella che tutto sarebbe andato per il meglio. Era una situazione passeggera, che sarebbe presto andata via, dimenticata come un sogno, i bordi sfuocati di un dipinto ad acquerello insignificante, inespressivo.

Morty non era mai stato bravo a mentire. Con Rick riusciva a farla franca qualche volta, e nonostante ciò l'opinione di Summer sull'uomo non mutava, perché era conscia di quanto l’ardore potesse offuscare il giudizio.

Con lo scienziato, invece, la rossa capì che andare diretta come un fulmine le avrebbe solo procurato una fine disastrosa.

Hey, nonno Rick, ti va di fumare un po’ mentre parliamo di quanto sia volubile e dolorosa l’esistenza?”.

Non si poteva ragionare con i sociopatici. Bisognava attirarli con la gentilezza, indurli di essere dalla stessa parte, e poi inchiodarli con prove schiaccianti per far ammettere loro ogni malfatta.

Con il camper, avevano tracciato l’Ohio, l’Indiana e l’Illinois, per ritrovarsi nel Missouri. Uno stato carino e pittoresco, ma con una piccola crisi d’identità data dalla strana divisione tra regione settentrionale, più simile al Midwest, e regione meridionale. Saint Louis era una città che non suscitava grande scalpore, non dopo aver abitato per anni a Detroit, che era la sua copia sputata. Non dopo tutti i paesaggi mozzafiato visti in pianeti di cui non potevano ricordare il nome. Ma nella loro mente era vivida e movente l’immagine della sabbia rosa sotto i loro piedi, dei campi profumati di dolciastro, il cielo di un rosso fragola sul quale si poteva sognare di diventarne un tutt’uno. Il noioso parco da campeggio in cui si ritrovarono non poteva competere. Ma almeno avevano i loro mezzi per distrarsi, e fingere di non essere lì. Rick e Summer si allontanarono dal resto della famiglia, troppo preso a discutere su chi dovesse essere incaricato a gestire il barbecue. Jerry si era proposto, ovviamente, e secondo tutti, ovviamente, era l’inizio perfetto per un disastro. Lo scienziato e la studentessa in legge avevano preferito dileguarsi dall’imminente lite, ma Rick prima si era concesso un po’ di offese gratuite verso il suo genero.

Qualche metro più in là, protetti dalla corteccia di un grosso albero che li nascondeva, accesero le loro sigarette.

Il più anziano fece il suo primo tiro, il fumo usciva inconsistente dalle sue narici, e un sorriso sarcastico gli inumidì le labbra. “Buona vita a chi farà assolvere assassini, ladri e stupratori”. Rick la stava chiamando la faccia facete della giustizia, il dettaglio che rendeva irrealizzabile ogni ideale. Summer si strinse nelle spalle. Almeno il sotto testo indicava che potesse diventare un bravo avvocato. Non che suo nonno credesse lei, ma semplicemente era evidente a tutti quando una persona dimostrava particolare bravura in un determinato ambito. A discutere, mentire rivolgendo la situazione a proprio favore, nell’andare oltre ciò che ritenesse giusto o sbagliato, Summer era diventata esperta. Poco importava che una parte di lei, la viaggiatrice idealista dormiente che non aveva ancora fatto fuori, desiderasse poter difendere gli indifesi, dare voce a chi di fronte allo Stato non poteva averla. Lo stesso Stato che vociava: la legge era uguale per tutti, ma non per i ricchi, che potevano comprarsi un alibi. Ma i più poveri? Chi avrebbe pensato a loro? Il lavoro pro-bono però non le avrebbe giovato molto, e contrastava con la sua fame di denaro. Perché avere soldi comprendeva l’essere in possesso di piene capacità e opportunità, e il potere era libertà.

Era un sogno che le rideva in faccia, impossibile, sventurato come la natura ingenua che ancora impregnava la voce del suo fratellino, che ancora le sembrava di poter sentire in lontananza. “Andrà tutto bene, non ti preoccupare”. Summer non gli credeva neanche un po’.

Ho dato gli ultimi esami a maggio”. La rossa non raccolse le parole di Rick, lasciandole andare via, passare da un orecchio all’altro, come se non fossero l’ennesimo livido invisibile sulla pelle. Summer non amava mettere in discussione le proprie decisioni, guardare come la sua morale fosse scandagliata come macchie di colore informi su una tela rovinata. Era colpa di Rick, ma lei si era lasciata trascinare nel suo mondo scorretto, e ora ne esibiva i costumi come sintomi di una malattia dello spirito, che aveva inasprito le carni. Fece un altro tiro, osservò la scia di fumo con una placida armonia che in verità non possedeva. “A proposito di maggio, non vi ho molto parlato in quel mese, che è successo?”.

Summer sentì Rick inspirare pesantemente. Lo vide avvicinare la sigaretta tra le labbra strette, le guance si incavarono più del solito, in gesto nervoso, alterato. Era solo una sensazione della rossa, o anche il modo in cui teneva la sigaretta tra le dita era diventata più aggressiva? Sembrava volesse stritolarne il corpo, come se fosse il collo di un essere umano. “Tu hai sentito". Rick non aveva bisogno di menzionare il contesto, perché sapeva che Summer sapeva. Sembrava fuori di sé, indignato come chi viene violato nel privato. Summer aveva messo l’occhio nel foro della maniglia e aveva spiato la nudità sentimentale di Rick.

Ero lì", asserì con una fierezza che non aveva in corpo in quel momento. “Tutta la famiglia era lì". In questo modo, non si sentiva l’unica colpevole.

Forse era la paranoia a parlare sopra il suo raziocinio, o magari entrambi le ripetevano in coro cosa probabilmente sarebbe successo: Rick avrebbe trovato un modo per modificare la sua memoria. Lo sguardo dell’uomo era teso, nevrotico, fuori di sé. Ma perché essere arrabbiato con lei? Non aveva fatto niente. Semmai, era una maniera spicciola per proiettare i suoi problemi con Morty su tutti gli altri. Patetico.

Rick distolse lo sguardo, stringendosi nelle spalle. “Ah, a maggio è stato un completo disastro".

Non le fece niente alla fine.

L’avevo capito”.

Sei intelligente”. Nessun sorriso orgoglioso solcò le labbra dello scienziato, Summer si sentì privata ancora del meritato apprezzamento. “Beh, tua madre è uscita dalle mie palle, era una possibilità. A tuo fratello è andata male, peccato”. Non era dispiaciuto, affatto.

Allora, cos’è successo a maggio?”.

Un sorriso storto deformò il volto di Rick. “Morty non si è già divertito a dipingermi come lo stronzo della situazione?”.

Rick sorrideva per Morty, soltanto per Morty.

Non ha detto nulla”, Summer gli rispose. “È stato bravo".

Con te, Rick le fece notare. “La stupida merdina si mette a fare preferenze, adesso".

Non dirlo come se non le avessi mai fatte anche tu".

Anni addietro, quando era ancora negli anni più frizzanti dell’adolescenza, Summer avrebbe gongolato all’opportunità di spodestare il trono di Morty, essere il nuovo braccio destro di Rick, e tutto era cambiato quando aveva scoperto cosa c’era dietro il loro cameratismo in cui tanto agognava intromettersi. Aveva solcato la scia dei loro sguardi, incontrando lungo il cammino la paura di un sentimento totalizzante, l’acre e pungente odore del disgusto di sé, l’acidità dell’ennesima distruzione della morale. Una canzone infelice, esibita in un sussurro, il ritornello su un’amore cigolante. Dolcezza e orrore in una sola musica. E, seppur contorta e riprovevole, la loro relazione sembrava renderli contenti. Avevano iniziato a sorridere di più, quei cretini. Una nuova luce era impressa nel loro sguardo. Erano subdoli amanti che avevano trovato goduria nella loro malattia, imparando insieme a nascondere la sofferenza, condividendo la solitudine.

Ma qualcosa era cambiato.

Capirai”, Rick sbuffò, e si contorse, alla ricerca di insulti su Morty. “Il solito rompipalle”. Lo sguardo di Rick era alterato, i viticci bianchi che uscivano dalle sue narici assomigliavano agli sbuffi di un viso furioso, rosso e consunto, da diavolaccio uscito dalle fiamme dell’inferno. “Non sa quello che fa”.

Osservare Rick e Morty sviluppare la loro relazione anche in chiave romantica era stato come guardare il film Titanic, la stessa consapevolezza che tutta quell’algida allegria dei passeggeri sarebbe stata smorzata dallo scontro con l’iceberg, senza che nessuno avesse la possibilità di dirottare la nave e farla girare al largo dall’ostacolo.

Loro si erano già schiantati, ora annaspavano per tornare a galla e riuscire a ritornare a respirare come prima. Tutto sembrava perduto, niente sicuramente sarebbe ritornato ad essere come nei loro giorni più chiari, il cambiamento era irreversibile.

Eppure c’era ancora la possibilità che si ritrovassero sulla stessa zattera di salvataggio. Altamente improbabile, pressoché arduo, ma non impossibile.

Rick e Morty non erano ancora arrivati alla fine, Summer sarebbe riuscita a fare riunire quei due idioti che tanto detestava amare.

Ti manca, vero?”. La rossa chiese, inclinando il capo, il tono di voce sorprendentemente dolce e comprensivo. Conoscere Rick da vicino lo aveva reso sempre più facile da leggere, e la rossa non avrebbe fatto cenno della vulnerabilità che Rick amava nascondere ma che in quel momento dimostrava, con il rischio di farlo scappare come un coniglietto impaurito.

Ma se è sempre in mezzo ai coglioni!”, ribattè Rick.

Intendevo”, una pausa tra le sue parole, come se Summer avesse paura a continuare, “quello che c’era tra voi due".

Da lontano il suono flautato di una risata riempì il silenzio teso che si sarebbe creato. Era la voce di Morty, che riusciva a essere allegro senza che l’erba gli stordisse i sensi, trovando divertimento in qualche battuta raccontata da Beth. Il cuore di Rick annegò in un battito contro la sua cassa toracica dolorante. Riemerse in uno sguardo alienato, alla ricerca dell'irraggiungibile, triste. Summer capì la risposta che non uscì mai dalle labbra di suo nonno: Ogni giorno".




Devi attirare l’attenzione di Rick”, Summer camminava a fianco di Morty. L’idea di Jerry di fare una scampagnata tra i boschi non era stata molto allettante, ma non lo era nemmeno aspettare che si facesse l’ora di pranzo senza far nulla, e Summer aveva deciso di trarre la situazione a proprio vantaggio, in modo da progettare un modo per far riunire Rick e Morty.

Non sapeva perché si interessasse così tanto alla questione. Non erano affari suoi, ma era come se lo fossero. Voleva che lo fossero. Rick le avrebbe detto, scorbutico come sempre, un delicato “Devi trombare di più”. A Summer non mancava la compagnia, non era quello il problema. La situazione aveva acquisito un peso diverso per lei. Da misero gossip con cui avrebbe potuto gongolare e punzecchiare suo fratello, si era trasformato come l’emblema del suo problema maggiore. Problema ben radicato nel pensiero di Summer da sempre, fin da quando Rick si era impossessato delle loro vite: la consapevolezza di essere priva di qualcuno al proprio fianco. Il sentimento di esclusione si era manifestato nuovamente nel mancato conoscimento della lite, della sua sorgente. Non si aspettava che Rick venisse autonomamente a sfogarsi, ma Morty, così dolce e sensibile, com’era riuscito a vivere la situazione senza parlarne con qualcuno? Non le avevano detto niente, come se fosse mamma o papà. Come se fosse un’estranea, l’avevano esclusa, proprio come facevano quando vivevano tutti insieme. Rick voleva Morty, sempre e solo lui, e Summer poteva diventare un placido rimpiazzo. Non che in principio fosse invidiosa di suo fratello, perché dopotutto chi vorrebbe un maniaco geriatrica che ti sveglia nel cuore della notte per andare chissà dove? Si ritrovava però gelosa del loro legame, del loro simbolo, conscia dell’insoddisfazione che le creava l’essere priva di qualunque punto d’appoggio — qualcuno di costante nella sua vita. Rick rimaneva lì per Morty, come una cattiveria detta alle spalle e imprigionata nella mente, pronta a ritornare anche nei momenti peggiori. Ma era sempre lì, e nessun impedimento lo avrebbe mandato via facilmente. Perché non si sentiva in maniera meschina contenta del fatto che, presto, non sarebbe stata l’unica a non avere quel legame speciale? Summer si rispose piano, venendo a patti con la sua incapacità di sopportare nuovi equilibri.

E come?”, Morty chiese, lasciandosi guidare. Summer sorrise, orgogliosa della propria scelta. Aveva preso il più facilmente manipolabile dei due, e lui sarebbe stato lo specchietto per le allodole per farli rincontrare. Avevano bisogno di parlarsi e ascoltarsi davvero. Summer voleva pensare in maniera positiva e sperare che potessero ritornare insieme, ma non aveva ben chiara la gravità del disaccordo, e tra le sue mire era diventato abbastanza anche un semplice confronto. L’ultimo, il decisivo.

Troveremo un modo". Fece, sicura di sè, e Morty la guardò stranito, non avendo ricevuto ancora una risposta vera e propria. Summer aveva le sue idee in mente, Morty doveva solo aspettare.

Camminarono in silenzio, allontanandosi dal gruppo davanti a loro. La distanza era tale che, quando Summer si era fermata, solo Morty aveva notato la brusca interruzione del suo percorso, rimanendo insieme a lei e rivolgendole uno sguardo confuso. Cosa voleva sua sorella in quel momento?

Non gli sarebbe rimasto nascosto ancora per molto.

Guarda, un cespuglio di more. Prendiamone un po’!”.

Davanti a loro si presentava una fila di cespugli. Uno in particolare sembrava aver attirato le attenzioni di Summer, con le sue piccole foglie seghettate e di un verde opaco, come se fosse ruvido al tatto, che mettevano in risalto il buio blu violaceo di un frutto dolce e saporito, così morbido al palato che poteva sciogliersi. Anche Morty sentì l’acquolina al pensiero, i suoi neuroni specchio iniziavano a svegliarsi, ma era un po’ titubante.

Sicura si possano mangiare?”. Mangiare more da un cespuglio trovato per caso non gli sembrava la decisione più responsabile da fare.

Rischia un po’! Prendine anche per me, che mi fanno male le ginocchia”.

Il moro si inginocchiò, con l’intenzione di afferrare un ramoscello del cespuglio e strappare un po’ di succose more. Forse non le avrebbe prese per sè, ma le avrebbe lasciate a sua sorella, così avrebbe smesso di punzecchiarlo. Fu troppo tardi quando sentì la suola della scarpa di Summer sulla propria schiena.

Morty è caduto!”, esclamò la rossa, dopo aver scaraventato suo fratello nei cespugli. Lo indicò, per enfatizzare la situazione. Beth, Jerry e Rick si voltarono a guardare, tutti con un’espressione diversa sul volto. I loro genitori erano preoccupati, senza comprendere come il giovane adulto avesse fatto a farsi male in un sentiero così tranquillo e per niente granuloso come quello. Rick aveva riso da sotto i baffi, e quando gli avevano chiesto di aiutare Morty, lui fece spallucce, commentando scorbutico: “Sempre meglio della patetica escursione di Jerry".

Ehi!”.






Morty si era slogato la caviglia.

Rick aveva lo preso tra le braccia, sorreggendolo come una novella sposina, trattenendo l’aria per reggere il peso del corpo adulto del moro, non più leggero come un fuscello come lo era anni prima. Sul volto del più anziano però non vi era fatica alcuna, semmai fastidio, accentuato dall’irrigidimento dei connotati. Le guance ferme come se fatte di roccia e la fronte aggrottata, il monociglio e le labbra affilati in linee dure e aspre. Lo sguardo opaco, refrattario ad ogni sprizzo di luce della vita, rimandava al periodo in cui Rick e Morty erano in struggimento reciproco, aggrovigliati dai loro sentimenti che li rendevano prigionieri di un segreto che ritenevano imprudente confessare. L’uomo più anziano borbottò qualcosa sotto il suo respiro, parole che Summer non poteva sentire, ma Morty sì, e da quanto tempo le sue guance si erano dipinte di porpora?

Il moro sbatteva le ciglia al voto stoico di Rick, incapace di protestare alle sue cure, ma voltava il capo e lanciava occhiate brusche a Summer di tanto in tanto, colto all’improvviso al manifestarsi intorno a lui di tutte le congetture, le acrobazie vertiginose dei pensieri di sua sorella, giudicandole come inopportune e riprovevoli. Summer però gli sorrideva strafottente, contemplando il suo piano andare per il verso giusto. Anche Rick la guardò, probabilmente curioso di sapere che cosa spingeva il moro a staccare il proprio volto dal suo petto. Comprendeva che fosse stata la rossa ad aver spinto Morty e forse, ma solo forse, aveva capito l’inganno. Summer era andata a rievocare l’istinto più primitivo, il prendersi cura della prole, un richiamo che nemmeno Rick si sarebbe sognato di ignorare. Lo aveva incastrato con Morty, e inevitabilmente si sarebbero scambiati qualche parola.

Il viso di Rick si intrise di ilarità. Summer vide finalmente un sorriso in sua direzione.




NdA

Zeusino, sono tornato!

A parte la citazione presa dal più bel film Disney mai esistito (change my mind, spoiler: you can’t), è passato davvero molto tempo da quando ho aggiornato l’ultima volta. Forse nemmeno così tanto, ma onestamente non mi ricordo la data esatta in cui ho postato il secondo capitolo, quindi per me è passato molto tempo lmao. Sono scusata dal fatto che ho studiato per patente (e faccio ancora pena. Capisco che i bisessuali non sanno guidare, ma potevo almeno essere l’eccezione che conferma la regola? No, eh?) e poi c’è la maturità. Giorno e notte penso alla maturità, che schifo. Poi le gite scolastiche, le uscite cazzarone con gli amici (di cui alcuni farei anche a meno), ma di questo non vi interessa e lasciamo stare.

Tornando a noi, in realtà questa è la prima parte di un capitolo che ho deciso di dividere in segmenti, perché stava diventando troppo lungo da scrivere, e più di dieci pagine sono troppe anche per voi da leggere. Le mezze misure sono sempre perfette, quindi ho deciso di tagliare. La canzone citata nel capitolo è di Matteo Romano – avevo detto che lo inserivo lol.

E niente, spero passiate una bella settimana e un buon weekend. A presto!


   
 
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