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Autore: AlbAM    25/04/2022    20 recensioni
Alba e Azaele finalmente si sono ritrovati e la loro storia sembra filare a gonfie vele. Ma la vita non è mai semplice e i problemi sono sempre dietro l'angolo, soprattutto se il protagonista è un diavolo innamorato e talmente sbadato da rischiare di provocare una nuova "Grande Guerra" tra Inferno e Paradiso. Ma che diavolo avrà combinato stavolta Azaele?
La scombinata banda di Demoni e Angeli di Un diavolo a Roma è tornata più in forma e incasinata che mai!
Genere: Azione, Commedia, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Universo Aza&Miky'
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Capitolo 7

Un tempo eravamo guerrieri


Gabriel assunse un'espressione contrariata. "Veramente non ci somigliamo affatto, Lucifer é biondo e poi è affetto da eterocromia!"

"Quello non è David Bowie?" domandò Alba perplessa.

Ariel si alzò dal letto e si diresse verso Arianna ancora a terra, priva di sensi. "Non so se ve ne siete accorti, ma Arianna è svenuta!" commentò prendendola in braccio e uscendo dalla camera di Michele.

Alba lo raggiunse nel corridoio.

"La sua camera è…".

"Quella in fondo a destra!" finì per lei Ariel entrando in camera di Arianna e poggiandola sul letto.

Le accarezzò delicatamente il viso, soffermandosi per un istante sulla fronte come per controllarle la temperatura, scostò le coperte e dopo averle tolto maglia e pantaloni sistemò il piumone in modo da coprirla per bene.

Ariel si era profondamente pentito del modo in cui si era comportato con Arianna, ma scusarsi con lei non era bastato a fargli riconquistare la fiducia della ragazza che aveva deciso di non vederlo più.

Si sedette sul letto accanto a lei e si guardò intorno malinconico. Non era cambiato nulla dall'ultima e unica volta che era stato lì. Le stampe di Mirò, la scrivania perfettamente ordinata, il poster di Manhattan ai tempi in cui i profili delle Twin Towers rendevano unico il panorama di New York. Era rimasto tutto uguale.

Alba lo osservò sulla soglia della porta. "Sei mai stato innamorato di lei, almeno un po'?"

Ariel si girò verso Alba. "Si, ma non lo avevo capito. Ero troppo preso dall'idea che Azaele volesse rubarmi l'anima di Molinesi e ho finito per perdere la mia occasione".

"Mi dispiace!" rispose Alba.

"Forse è meglio così, apparteniamo a due mondi troppo diversi. E comunque me lo sono meritato, ho commesso troppi errori. Ultimamente però sono maturato molto e credo proprio di doverlo a quello svampito del tuo ragazzo!"

Alba ridacchiò "Non mi dire che ti sei affezionato a lui?"

"Non esageriamo, continua ad essere lo stesso demone casinista e imprevedibile che tende a darmi sui nervi non appena apre bocca! Però almeno non lo odio più!" rispose l'angelo sorridendo. Arianna si mosse nel letto. Alba si avvicinò preoccupata.

"Stai tranquilla" la rassicurò l'angelo. "Ho fatto in modo che passasse direttamente al sonno. Si farà una bella dormita e domani si sveglierà riposata. Però ti consiglio di prepararti una spiegazione convincente per ciò che ha visto poco fa!".

Ariel si alzò dal letto lasciando il posto ad Alba e tornò in camera di Michele dove regnava un silenzio imbarazzato. Ognuno dei presenti era rimasto fermo al suo posto. Safet era ancora di fronte al letto su cui era seduto Michele, mentre Gabriel e Azaele si lanciavano occhiatine imbarazzate dai lati opposti della finestra aperta.

Ariel si rivolse ad Azaele cercando di mostrarsi più cortese possibile. "Credo che dovresti permettere a tuo padre di parlare con Sael".

Azaele stava per rispondergli di farsi gli affari propri ma l'angelo, facendo uno sforzo per mantenere la calma, lo precedette. "Ascolta, se Sael è convinto che per causa sua lassù stiano cominciando a non fidarsi più di Michele, non credi che la soluzione migliore per fargli capire che si tratta solo di una paranoia che gli ha messo in testa Ysrafael, sia che un Arcangelo lo rassicuri? Tuo padre oltretutto non è un Arcangelo come tanti, è uno dei Sette guerrieri!"

Gabriel aprì le braccia e commentò soddisfatto "Appunto!"

Azaele osservò meravigliato Ariel, era la prima volta in tanti millenni che l'angelo non si stava comportando da stronzo. Rifletté sulle sue parole e concluse che in effetti Gabriel aveva più chance di lui.

"E va bene. Ma non combinare casini!" borbottò rivolto al padre.

Safet scosse la testa e mormorò "Non combinare casini… da che pulpito!"

#

L'aula Zuckerberg era costituita da un anfiteatro le cui tribune, arredate da poltroncine rosse, degradavano verso il banco dei segretari. Gli Arcidiavoli la consideravano il loro Parlamento e vi si riunivano quando dovevano prendere delle decisioni importanti come per esempio punire un nuovo peccato, decisione che a dire il vero si presentava abbastanza raramente visto che gli umani, dimostrando ben poca fantasia, la maggior parte delle volte si limitavano a escogitare varianti più o meno elaborate dei più noti ammazzare, mentire, rubare eccetera. Avrebbero dovuto utilizzarla anche per discutere l'approvazione di nuove circolari infernali o per ratificare normative emanate dal Paradiso, ma in realtà questo tipo di attività erano svolte per lo più dai segretari, visto che la maggior parte degli Arcidiavoli, pur dirigendo formalmente l'inferno e malgrado un tempo fossero stati dei potenti guerrieri, forse a causa della cocente sconfitta subita o più probabilmente perché a parte combattere non sapevano fare molto altro, si erano ridotti ad un'accozzaglia di pigri debosciati dediti a bere, mangiare e organizzare orge.

Akenet e Adel aprirono le porte della sala e ai loro occhi si presentò lo spettacolo, ben poco edificante, degli Arcidiavoli riuniti insieme. Alcuni erano stravaccati sulle poltrone a bere birra e strafogarsi di cibo dalle origini non meglio identificate, altri erano seduti scompostamente a guardare film porno dai tablet, altri ancora erano impegnati con uno o più colleghi in attività non esattamente consone ad una seduta in Parlamento.

Akenet si guardò intorno disgustato mentre Adel era paralizzata dall'imbarazzo, pur non essendo la prima volta che si ritrovava ad affiancare il suo capo in una assemblea di Arcidiavoli, non riusciva ad abituarsi allo spettacolo deplorevole fornito ogni volta dai suoi superiori.

Uno dei segretari notò gli ultimi arrivati e suonò la sirena di inizio riunione. Alcuni Arcidiavoli si ricomposero sbuffando, altri presero svogliatamente posto sulle poltroncine.

Un Arcidiavolo notevolmente appesantito dagli stravizi si rivolse ad Akenet. "Allora, la tua serva ha scoperto qualcosa? Quel demone… coso, come si chiama… Azazel, ha ingravidato l'umana o no?"

Akenet incrociò le braccia e rispose. "Si, la mia segretaria ha verificato che l'umana è effettivamente incinta del demone Azaele!" stava per lasciare la parola ad Adel ma fu preceduto dal caos che scoppiò nella sala.

Gli Arcidiavoli presi dall'entusiasmo di quella notizia tanto attesa da millenni, avevano cominciato a saltare sulle poltrone dandosi il cinque e schiamazzando senza alcun ritegno. Alcuni per festeggiare iniziarono ad agitare le bottiglie di birra e spruzzare schiuma dappertutto.

Akenet rimase impassibile, ma Adel percepì tutto il disprezzo dell'Arcidiavolo nei confronti dei suoi sguaiati colleghi. Mentre l'osservava si rese conto che il suo capo possedeva molta più dignità di tutti gli altri Arcidiavoli messi insieme. Si sorprese a pensare che se non fosse stato per il timore che le incuteva quella sensazione di rabbia trattenuta a stento che Akenet trasmetteva per la maggior parte del tempo, lo avrebbe trovato piuttosto sexy nonostante le cicatrici sulle braccia e sul dorso.

L'arcidiavolo si voltò verso Adel e le lanciò uno sguardo indecifrabile a causa di quelle due pozze nere che erano i suoi occhi. Lei fece due passi indietro spaventata, lui accennò un sorriso che era più un sogghigno, avanzò verso di lei e la superò afferrando per il collo uno dei segretari.

"Suona la sirena, ne ho abbastanza di assistere a questa merda!"

Il segretario non se lo fece ripetere due volte.

Al suono della sirena gli Arcidiavoli si calmarono nuovamente.

Un'Arcidiavola, si alzò in piedi e si rivolse ad Akenet con una voce gracchiante e fastidiosa. "Bè, allora che aspetti a mandare qualcuno a prendere l'umana, ti pesa il culo?"

"L'umana?" domandò perplesso Akenet.

"Sei stupido o che? Vuoi che ce la freghino gli angelici?"

Akenet rispose freddamente. "Ti risulta che un umano vivo possa varcare le soglie dell'Inferno, Zoel?"

La demone si rese conto di aver detto un'idiozia e tornò a sedersi senza rispondere.

"Bé, ma allora come facciamo?" intervenne lamentoso un altro Arcidiavolo dal ventre prominente, mezzo nudo e completamente fradicio di birra.

"Invierò una spia per tenere d'occhio la situazione e quando sarà il momento interverremo!"

"E quando sarebbe il momento, scusa?" domandò un altro Arcidiavolo alto, magro e completamente rasato, a parte per un lungo ciuffo nero sulla nuca.

"Quando sarà vicino il parto, ovviamente. Aspetteremo che nasca il bambino e ce lo porteremo via!"

"Ah! Ma se prima hai detto che gli umani non possono varcare le soglie dell'Inferno, ti stai contraddicendo!" intervenne trionfante Zoel.

"Mi riferivo alla madre. Il bambino è per metà un demone!" le rispose Akenet con voce tagliente.

"Ah, già!" rispose Zoel imbarazzata.

"Qualcun altro ha qualcosa da dire?" domandò Akenet guardandosi intorno. Nella sala calò il silenzio. "Bene, allora io vado. Vi lascio al vostro lavoro!" concluse ironicamente voltandosi e avviandosi verso l'uscita della sala.

Adel gli andò dietro e quando furono fuori dovette aprire le ali e seguirlo in volo, l'Arcidiavolo camminava troppo velocemente perché lei potesse mantenere il suo passo.

A un certo punto si accorse che Akenet non si stava dirigendo verso il nono girone. Continuò a seguirlo finché il demone si alzò in volo per poi posarsi su una delle torri di guardia poste sulle mura che circondavano la città di Dite. L'Arcidiavolo si fermò a osservare il panorama infernale con le mani appoggiate sulla balaustra infuocata. Adel atterrò al suo fianco e raccolse le ali per evitare di ustionarle inavvertitamente. Seguendo lo sguardo di Akenet si rese conto che da lassù si potevano vedere quasi tutti i Cerchi e i Gironi infernali, il fiume Stige attraversato dall'imbarcazione di Caronte, come sempre stipata oltre il limite, e ancora più lontano il Flegetonte e persino il Cocito che si inabissava e scorreva a spirale risalendo poi fino a toccare le sponde della palude all’ingresso dell’Ade.

Dal basso salivano le urla disperate dei dannati, le imprecazioni e gli ordini secchi dei demoni custodi.

"Un tempo eravamo guerrieri!" disse Akenet, senza voltarsi. La sua voce era velata di una malinconia che colpì Adel. "Lei, lo è ancora. Signore!"

Lui si voltò, accennò un sorriso e rispose. "Ti ringrazio, Adel. Ma neanche io lo sono più. Ormai sono solo un misero burocrate. Se il Padre voleva punirmi per i miei errori, c'è riuscito perfettamente!"

Adel non disse nulla.

"Immagino che abbia capito chi sarà la spia che seguirà le mosse di Azaele e della sua compagna!"

"Si, Signore!" sospirò lei.

"Bene, almeno tu non deludermi!"

Adel annuì ma esitò prima di volare via.

"Che stai aspettando? Muoviti!" le ordinò lui bruscamente facendole fare un piccolo balzo indietro.

"Mi… mi scusi Signore. Vado!" balbettò Adel alzandosi immediatamente in volo.

Akenet diede un'ultima occhiata al panorama, saltò sulle mura e si lanciò verso il nono girone cercando di non far troppo caso alla gradevole sensazione di pace che aveva provato quei pochi istanti che Adel era rimasta al suo fianco sulla torre di guardia.


#


Sael volava sui tetti di Roma ripensando a i tutti i bei momenti passati con Michele. Non era stato mai cosi felice in vita sua, come con l'angelo. Ma era proprio per questo che l'aveva lasciato, non riusciva a sopportare l'idea di essere la causa della sua rovina, lo amava troppo. Grosse lacrime cominciarono a scorrergli lungo le guance, stava così male che decise di posarsi sulla terrazza di Castel Sant'Angelo. Una volta atterrato, raccolse le ali e si sedette su uno dei cannoni, prese un lungo respiro e si asciugò le lacrime con una mano.

Aveva pensato che fermarsi lo avrebbe aiutato a riprendere il controllo, ma la vista dell'angelo che vegliava su Roma dall'alto del Castello gli ricordò Michele. Crollò completamente e in modo terribilmente imbarazzante, il respiro rotto da singhiozzi e il viso completamente bagnato di lacrime.

"Non sei un po' cresciuto per piangere in quel modo?" gli domandò una voce dal bel timbro baritonale, subito dopo Gabriel atterrò di fronte a lui.

Sael, spaventato, spalancò le ali e fece un balzo indietro andando a sbattere contro una piramide di palle di cannone che rotolarono da tutte le parti abbattendo svariati turisti.

Sael si guardò intorno sconvolto.

"No… non l'ho fatto apposta!" balbettò.

Gabriel osservò gli umani che si lamentavano, chi tenendosi una gamba, chi una caviglia e commentò pensieroso. "Di solito questi incidenti tendo a provocarli io, sono un po' distratto!" Dopodiché unì le dita della mano destra nel gesto della benedizione. Le palle di cannone tornarono al loro posto e gli umani si rialzarono in piedi ricominciando a visitare il castello come se non fosse successo nulla. L'arcangelo riportò lo sguardo su Sael.

Il demone si spaventò di nuovo e indietreggiò finché non si ritrovò bloccato contro il muro.

Gabriel lo raggiunse e si fermò ad osservarlo perplesso. "Perché sei tanto spaventato? Non hai fatto nulla di male, a parte indossare quegli stupidi occhiali scuri, e come da accordo Paradiso-Inferno, numero un milione e… sblisga, non porti armi. Quindi perché pensi che voglia punirti per qualcosa?"

"Pe… perché lei è un Arcangelo!" rispose Sael togliendosi immediatamente gli occhiali.

Gabriel sbuffò. "Questo non significa che vada in giro a saccagnare di botte i demoni infernali senza alcun motivo!"

"Saccagnare?" domandò Sael perplesso.

Gabriel alzò gli occhi al cielo. "Facciamo i linguisti adesso? Riempire di botte… ti è più chiaro ora?" domandò sarcastico.

"Sissi! Chiarissimo. Signore!" rispose il demone preoccupato di non fare innervosire l'Arcangelo.

Questi lo osservò e domando "Allora, perché stavi piangendo?"

Sael arrossì. "Io, cioè… ma perché è atterrato davanti a me?"

"Odio quando qualcuno risponde ad una domanda con un'altra domanda! Ti ho chiesto perché piangevi!" rispose infastidito Gabriel.

Sael abbassò lo sguardo senza rispondere. Gabriel decise che era inutile insistere, il figlio di Safael era palesemente imbarazzato e non si sarebbe certo aperto così facilmente, doveva prima conquistare la sua fiducia. Decise di cambiare tattica.

"Andiamo a berci una birra, devo farti qualche domanda su Azaele!"

"Azaele?"

"Si, vorrei avvicinarmi al ranocchietto insolente, ho bisogno di chiedere consiglio a qualcuno che lo conosca bene e tu sei il ragazzo del suo migliore amico oltre che il figlio di Safael, l'unico demone di cui mi fido ciecamente!"

Sael rimase di sasso, in una sola frase Gabriel aveva ammesso di conoscere Safet, di sapere che era suo padre e soprattutto di sapere che lui e Michele stavano insieme.

"Ma, per quale motivo vuole parlare con me, insomma io… non sono una spia e non voglio metterlo nei guai!"

"Chi ha detto che devi metterlo nei guai, ragazzino hai problemi di comprendonio? Ho detto che voglio avvicinarmi a lui. Ci tengo parecchio al ranocchietto e tu sai cosa intendo, no?" rispose Gabriel dando per scontato che il demone sapesse che Azaele era suo figlio.

Sael, che al contrario non ne sapeva nulla, fraintese completamente e lo guardò a bocca aperta.

"Ma… ma come… cioè…!" balbettò imbarazzato.

"Bé, ti sembra così strano che io possa avere un interesse del genere per il ranocchietto? Guarda che anche se adesso non si direbbe, c'è stato un tempo in cui l'ho tenuto tra le mie braccia, coccolato e sbacciucchiato". Gabriel sospirò al ricordo di Azaele poco più che neonato stretto tra le sue braccia e aggiunse con aria un po' sognante. "A lui piaceva tanto!"

Sael boccheggiò senza riuscire ad emettere alcun suono coerente.

"Santo cielo piantala di comportarti come un pesce palla e rispondimi, ti va di darmi una mano o no?" sbuffò Gabriel.

"Io… cioè, lei capisce che… è imbarazzante per me, oltretutto ecco… Azaele al momento è impegnato con Alba. Si amano molto e non credo che... sia il caso".

Gabriel osservò Sael dubbioso. "Si, bé, lo so che è fidanzato con quella piccola umana deliziosa, ma non vedo perché questo dovrebbe impedirci di ricucire il nostro rapporto!"

Sael diventò rosso per l'imbarazzo e cominciò a sentire troppo caldo, si allentò la cravatta e rispose. "Non si arrabbi, la prego ma non credo che… cioè, non penso che Alba accetterebbe una cosa del genere!"

"Uh, perché? A dire il vero non mi sembra di averle fatto una cattiva impressione, secondo me sarebbe contenta se entrassi nella loro vita!".

"Senta… Alba è molto gelosa di Azaele, non credo proprio che sia disposta a dividerlo con… con qualcuno!" Riuscì a dire il demone sperando di non provocare l'ira funesta dell'Arcangelo.

Gabriel per un attimo non capì cosa c'entrasse la gelosia di Alba, poi improvvisamente il dubbio che tra lui e il giovane demone ci fosse stato un enorme malinteso si palesò alla sua mente. "Ma che hai capito ragazzino?" riuscì a malapena a gorgogliare piegato in due dalle risate.

Sael lo osservò esterrefatto e allo stesso tempo rassicurato, almeno apparentemente l'Arcangelo non sembrava arrabbiato.

Quando Gabriel si ricompose avvicinò un po' il suo viso a quello di Sael e gli domandò "Ok, ora guardami bene in faccia, non ti viene in mente nulla?"

Il demone osservò i capelli neri ricci di Gabriel, la barba tagliata corta, il naso proporzionato e ben disegnato, il fisico snello e l'altezza non proprio elevata per essere un Arcangelo.

"Oh, Santo Cielo! Lei non sarà mica il padre di…!"

L'Arcangelo sorrise. "Esattamente, ragazzo, sono il padre di Azaele e sono preoccupato per lui, ha combinato un casino gigantesco e questa volta voglio stare al suo fianco per proteggerlo!" Allungò una mano su una spalla di Sael e propose gentilmente. "Dai, andiamo a prenderci una birra, così parliamo con calma".


Gabriel prese una sedia e si sedette invitando Sael a prendere posto dall'altra parte del tavolino.

Ora che aveva assunto il suo aspetto umano, a parte per gli occhi blu con sfumature di grigio, somigliava ancora di più ad Azaele. Sael non riusciva ancora a credere che fosse proprio lui il padre di quello svampito, ma oramai non aveva più dubbi. Il demone notò che condivideva con il figlio anche lo stesso gusto nel vestire. Indossava un paio di jeans, una maglia a maniche corte azzurra sotto una camicia jeans di colore blu e un paio di scarpe Reebok blu scuro. Rispetto ad Azaele che prediligeva il nero e il grigio scuro, vestiva capi dello stesso colore dei suoi occhi ma lo stile era decisamente lo stesso.

Un cameriere si avvicinò e osservò ammirato Gabriel, in effetti per quanto fosse basso come Arcangelo, era pur sempre alto quasi due metri e la sedia del bar lo conteneva a fatica.

L'Arcangelo ordinò due birre e non appena il cameriere se ne andò si rivolse a Sael. "Allora, che mi consigli, voglio dire… tu e Safet siete riusciti a riavvicinarvi, come ha fatto tuo padre a farsi perdonare?" domandò Gabriel, realmente interessato al punto di vista di Sael.

"Bé, la situazione era un po' diversa. Mio padre si è ritrovato con me all'Inferno e mi ha sempre protetto e aiutato. Lei e Azaele invece, avete vissuto lontani per millenni!"

Gabriel si rattristò. "Pensi che non sia possibile che noi…?" non riuscì a terminare la frase.

Sael ci rimase male per lui. "No, non intendevo questo, Signore. Credo che nonostante tutto Azaele desideri sapere chi è suo padre!"

"Lo ha appena saputo e non mi è sembrato molto felice!" sospirò Gabriel.

"Ma come ha fatto? Cioè non penso che nessuno lo sapesse, a parte Michele e mio padre!" esclamò Sael stupito.

"Glielo ha detto tuo padre!" spiegò l'Arcangelo.

"Ma perché?"

"Semplicemente perché era arrivato il momento che lo scoprisse. Come ti ho detto, Azaele ha combinato un enorme casino ed è importante che sappia chi sono i suoi alleati!"

"Cosa ha combinato?" domandò Sael e poi ricordandosi della nausea di Alba esclamò. "Ohmmerda, non mi dica che lui e Alba aspettano un bambino!"

"Proprio così! Capisci che è importante che io conquisti la sua fiducia, succederà un casino e io non potrò aiutarlo se continuerà a tenermi a distanza!"

"Bé, allora glielo spieghi, no? E magari cerchi di convincere anche sua madre ad aiutarlo!"

"Questo è impossibile, purtroppo Galadriel è morta durante la Grande Guerra!" spiegò Gabriel tristemente.

"Oh, mi dispiace molto!" rispose Sael mortificato.

Il cameriere ritornò con le due birre. Le lasciò sul tavolo insieme allo scontrino.

"Comunque penso, che lei debba solo mostrarsi desideroso di chiarirsi con Aza e soprattutto che sia completamente sincero con lui. In fondo non è stata tutta colpa sua e di sua moglie. Papà tempo fa mi ha raccontato che anche i genitori di Azaele avevano votato contro la decisione di abbandonare i propri figli!"

"È vero, siamo stati solo noi tre a votare contro quella decisione assurda. Ma alla fine abbiamo dovuto adeguarci al volere della maggioranza!" confermò Gabriel amareggiato.

"Deve dirlo ad Azaele, sono sicuro che non ci metterà molto a perdonarla, desidera molto avere una famiglia!"

"Di questo me ne sono accorto!" commentò Gabriel leggermente sarcastico. "Comunque ti ringrazio per il consiglio, proverò a essere completamente sincero con lui, spero che gli possa bastare per offrirmi una seconda possibilità!"

"Ne sono sicuro, Signore!"

"E adesso dimmi perché piangevi in quel modo, e guarda che non ho intenzione di lasciar perdere l'argomento!"

Sael si imbarazzò di nuovo. "Senta è una cosa personale, non mi sento di parlarne".

"Tuo padre è il mio migliore amico Sael. Per millenni ha vegliato su mio figlio proteggendolo dalle ire degli Arcidiavoli, qualunque problema tu possa avere, voglio aiutarti. Lo devo a Safael!"

Sael incrociò lo sguardo di Gabriel senza riuscire a sostenerlo.

"E va bene, allora te lo chiedo senza tanti giri di parole, perché mai hai fatto una cosa tanto idiota come lasciare Michele? È un ragazzo splendido, quando ti ricapita un'occasione del genere? E non domandarmi come lo so, lo so e basta!"

"Guardi che non sono un cretino, lo so benissimo che Michele è un ragazzo splendido!" rispose Sael irritato dopo un primo momento di stupore.

Calma, calma non volevo mica offenderti, perché non mi spieghi cosa ti preoccupa tanto?"

Sael finì la sua birra. "Io non voglio che Michele finisca all'inferno per colpa mia! È chiaro ora?" ringhiò Sael.

Gabriel poggiò il bicchiere di birra sul tavolino, incrociò le braccia e scuotendo la testa rispose. "È chiaro che sei convinto di una cosa molto stupida!"

"Ma Lei si rende conto che stando con me verrà sporcato dal mio essere un demone e che prima o poi finiranno per mandarlo all'Inferno per punirlo?"

"Scusa ma chi te le ha messe in testa queste fesserie, Ysrafael?" domandò Gabriel.

"Si, è stato Ysrafael a mettermi in guardia, e comunque a parte quello che mi ha detto lui, continuo a fare un sogno terribile in cui Michele è stato condannato all'Inferno e io a torturarlo!"

Gabriel riprese il bicchiere, bevette un'altra sorsata di birra e rispose. "Senti Sael, io posso capire la tua preoccupazione, ma i tempi cambiano e le situazioni si evolvono. Michele è un Angelo e sicuramente millenni fa il vostro rapporto sarebbe potuto essere un problema, ma oggi!"

"Oggi cosa è cambiato rispetto a millenni fa? Io sono ancora condannato all'Inferno per un errore commesso quando ero solo uno stupido adolescente immaturo. Se potessi tornare indietro mi comporterei molto diversamente, ma non posso, perciò non mi resta altro che accettare di essere ciò che sono, un demone infernale senza alcuna speranza di redenzione!" replicò Sael con gli occhi lucidi.

Gabriel sorrise comprensivo. "È proprio questo il punto, ragazzo. Alcuni di voi si sono resi conto di aver commesso un grave errore e si sono sinceramente pentiti, ma purtroppo la legge stabilita al tempo della vostra sconfitta non permette di accettarvi di nuovo lassù!"

Sael osservò Gabriel senza capire.

"E la mia storia con Michele che c'entra?".

"Sael, credi davvero che qualcosa possa accadere senza che Lui lo sappia?"

"No, immagino di no!"

"Quindi nel momento stesso in cui tra voi è successo quello che è successo, non credi che se Lui avesse voluto punire qualcuno, sarebbe intervenuto e che forse se finora non è stato punito nessuno, un motivo c'è?"

Sael abbassò lo sguardo. "Magari ha solo voluto dare tempo a Michele di rendersi conto che stava facendo una stupidaggine!".

Gabriel finì la birra e sorrise. "O magari ha voluto lanciarti un messaggio, ragazzo!"

"Un messaggio?"

"Non ti è venuto in mente che forse sei stato perdonato e che l'amore di Michele per te è parte del perdono che hai meritato per il tuo pentimento?"

Sael guardò Gabriel incredulo. "Lei sta veramente dicendo che Lui potrebbe… potrebbe avermi perdonato?"

L'arcangelo gli strizzò un occhio. "Esatto ragazzo, e non potendo riportarti lassù, ti ha mandato un pezzetto di Paradiso quaggiù".

A Sael cadde la mascella per lo stupore. "Io…" non riuscì a dire altro, era così emozionato che non riuscì a trattenere le lacrime.

Gabriel si alzò, lasciò il conto sul tavolo e si avvicinò a Sael. "Dai, andiamo. Michele non vede l'ora che torni da lui!"

Sael si alzò e abbracciò Gabriel. L'Arcangelo non si tirò indietro.

Il cameriere tornò per ritirare il conto e li guardò commosso, era contento che quei due avessero fatto pace, erano davvero una bellissima coppia. Sospirò e decise di chiamare la sua ragazza, era stupido continuare a rimanere arrabbiato con lei per quella scemenza.

Sael si staccò da Gabriel imbarazzato. "Mi scusi…!"

"Va bene così, Sael. Mi fa piacere che ti fidi di me. Vorrei che anche mio figlio si lasciasse abbracciare!"

"Sono certo che lo farà, lei è una bravissima persona e penso che sarà un ottimo padre!"

"Ti ringrazio molto Sael, spero tanto che tu abbia ragione! Ora torniamo a casa, ok?"

Sael esitò. "Michele è arrabbiato?"

"No, è solo ansioso di rivederti, dai andiamo!" rispose Gabriel sorridendo e aggiunse. "Ah, un'altra cosa… piantala di darmi del lei, mi fai sentire vecchio!"



   
 
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