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Autore: Darty    29/05/2022    13 recensioni
“Tutti gli amori felici si somigliano; ogni amore infelice è invece difficile a modo suo. In casa De Jarjayes tutto era sottosopra” (e spero che L.S. non se ne abbia a male)
Oscar ed Andrè e la loro “storia terrena” appartengono a Riyoko Ikeda ed un po’ anche a Tadao Nagahama e Osamu Dezaki. Questa fanfiction non ha scopo di lucro, ma terapeutico sì...
I versi di David Bowie sono solo suoi: dell’immortale Duca Bianco.
Si incomincia con il Cavaliere Nero. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fluff, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I searched for form and land
For years and years I roamed
I gazed a gazely stare
At all the millions here
We must have died alone
A long long time ago

(David Bowie, The man who sold the world)

https://www.youtube.com/watch?v=g33-W9t2q2Q

 

E ora, che ne sarà / del mio viaggio? / Troppo accuratamente l'ho studiato / senza saperne nulla. Un imprevisto / è la sola speranza. Ma mi dicono / che è una stoltezza dirselo

(Eugenio Montale, Prima del viaggio)

Stavano tornando in fretta a Phanári, quasi correndo, per impedirsi di discutere, quando Oscar, svoltato l'angolo si arrestò di scatto, trascinando André per un braccio, nell'androne di una casa, appena dietro la Moschea di Nuruosmaniye.

Il dito sulla bocca, per fargli cenno di tacere.

Due baltacılar, dalle vesti rosse e dal cappello conico, avevano fatto capolino nella via e stavano cercando qualcuno tra la gente, intimidendo con la loro lancia gli ignari passanti, che scrollavano la testa e fuggivano via.

Ci stanno seguendo André!

André annuì ed in silenzio dispiegò fuori dalla tasca un pezzo di carta minuziosamente ripiegato. Nelle lunghe giornate di navigazione aveva studiato Istanbul sulle ingombranti carte fornite dal Duca ed ora con il dito mostrava ad Oscar una rudimentale mappa della città, vergata con sapienti tratti di penna. Lì vicino si poteva entrare nel Kapalıçarşı, il grande mercato coperto dove sarebbe stato più facile nascondersi fra la folla.

Ma prima attesero ancora un poco. Nell'ombra confortante di quell'androne, Oscar aveva appoggiato il capo sul torace di André e ne stringeva le mani sotto il mantello.

Tu lo sai che non dobbiamo dividerci, in cuor tuo lo sai, qualunque cosa ci suggerisca la ragione.

Sgranò gli occhi un po' sorpreso André, che fra i due il severo militare era lei, e quello che talora si abbandonava all'intuito era lui. Le sollevò il tricorno e posò un bacio sui suoi capelli morbidi.

Va bene Oscar, troveremo il modo”, le rispose sorridendo.

Avevano ragionato che non era così insolito quello che il Kızlar Ağası pretendeva.

Lazzaro aveva loro raccontato del suo precedente viaggio, quando il nuovo bailo veneziano ad Istanbul era stato ricevuto dal Sultano. Aveva dovuto disfarsi dei suoi preziosi abiti per indossare nuove vesti ed una pelliccia di zibellino che a detto del dragomanno che lo accompagnava l’avrebbe reso degno della visita al sultano, mentre agli uomini del suo seguito avevano fatto infilare dei caffettani di tela. L’ambasciatore, spogliato della sua dignità, era costretto a vestirne un'altra, magnanimamente concessa dal Sultano, anche se lo scopo ultimo di quel rito umiliante era assicurarsi che i visitatori non portassero armi.

Non li avrebbero fatti spogliare del tutto, ma non sapevano se fosse il caso di correre quel rischio.

Stavano ancora ragionando su quali alternative avessero, quando scorsero le guardie tornare indietro. Fu allora che scivolarono fuori dal loro nascondiglio e cautamente andarono a confondersi tra la gente che affollava il Bazar.

Furono assaliti da un'entropia di profumi, colori e luci che mai avrebbero potuto dimenticare.

Lungo entrambi i lati delle strade interne, i mercanti sedevano placidi su divani di legno davanti ai loro scaffali con le merci esposte, i vasi ed i piatti dipinti in ogni sfumatura, le stoffe e gli abiti variopinti appesi alle loro spalle, le spezie odorose e colorate sui banchi.

L'aroma dolciastro di miele, zucchero di latte ed acqua di rose annebbiò per un attimo i loro sensi.

Il sentore metallico di monili, gioielli ed armi riempì le loro narici ed il loro luccichio li abbagliò.

L'odore polveroso di esotici tappeti li illuse di potere spiccare davvero il volo.

André aveva soppesato abiti e palpato stoffe delicate.

Immaginò che una leggera tunica scura, non troppo corta, avrebbe potuto nascondere le forme di Oscar, anche una volta che il caffettano fosse stato levato. Abbastanza aderente per non fare dubitare che non potesse celare offese. Abbastanza ampia da occultare la vera natura di Oscar.

L'avrebbe aiutata a stringere più strette le fasce intorno al seno. Se ne crucciò, pensando alla morbida consistenza che le sue mani avevano imparato a plasmare.

Ne avevano acquistato una a testa, di quelle tuniche, le avrebbero indossate entrambi, come fosse una usanza delle loro latitudini, sotto i caffettani.

Ma non osava pensare, André, a cosa sarebbe potuto accadere se il loro artificio non fosse riuscito.

Per di più non lo abbandonava il sottile disagio che lo aveva colto nel ricordare il modo vagamente lascivo con il quale il Kızlar Ağası aveva fissato Oscar. Che si fosse accorto che era una donna?

E come era possibile non accorgersene? Se ne era sempre stupito André, nelle loro uscite nelle taverne parigine, che gli avventori non se ne avvedessero. La pelle liscia e bianca, i lineamenti delicati, le curve morbide sul corpo snello ma tornito. Il collo esile e le mani piccole e diafane. Semplicemente non se lo aspettavano. Questa era la risposta che si dava ogni volta. Che la lettera in turco consegnata da Monsieur Fabre li avesse traditi?

Oscar, secondo me il capo degli eunuchi ...”

“ … potrebbe avere capito che sono una donna. Sì. Ma se anche così fosse André, cosa potrebbe accadere?”

Potrebbero considerarlo un peccato grave, da punire severamente. Nella sura della Luce, il Corano prescrive 'che le donne abbassino gli sguardi e custodiscano le loro vergogne'” recitò a memoria André, ricordando le nozioni imparate da Domenico.

Rimase in silenzio Oscar.

Credi che la lettera di raccomandazione consegnataci da Monsieur Fabre fosse un tranello?” proseguì André.

Non credo André, non doveva essere che un mezzo per essere introdotti a Corte. Perché farci arrivare fin qui per poi tradirci?”

Perché il Duca vuole liberarsi di te? E più lontano succede, meglio sarà per lui?”

Strinse i pugni Oscar. Scosse la testa. Perché sapeva che il Duca voleva che lei tornasse.

Ecco, vedi André ...”, iniziò lei, dandogli le spalle, le mani appoggiate al bordo umido della fontana che avevano raggiunto. Aveva caldo ed aveva bisogno di rinfrescarsi. Fu allora, mentre lei fissava gli zampilli d'acqua, per trovare il coraggio di parlare, che qualcuno strattonò André.

Qualcuno che discretamente li aveva seguiti e non li aveva persi.

In un francese limpido aveva detto: “Nel nome di Carlotta Gaetani dell'Aquila d'Aragona, seguitemi: il mio padrone vuole vedervi!”

* * *

Stupidi. Inetti. Incapaci!”, stava urlando il Kızlar Ağası contro il capo delle guardie di palazzo, mentre con furia scaraventava a terra il prezioso vassoio in argento e ottone in cui gli era stato servito il caffè.

I tuoi uomini sono degli incapaci! Si sono fatti sfuggire quei due francesi, due stranieri che nemmeno sapevano dove mettere i piedi!”

Ed intanto stava pensando che la sua sfida silenziosa contro Leopoldo Giorgio Rákóczi era appena iniziata.

Nulla era perduto.

Lui delle femmine sentiva l'odore, lui che delle femmine non aveva mai potuto godere. E quel Conte de Saint doveva essere una femmina assai speciale.

Mentre con disgusto guardava i fondi di caffè che macchiavano il tappeto dai disegni a preghiera, viola, verdi e bianchi, ai suoi piedi, si disse che avrebbe fatto suggere le carni tenere del Conte de Saint, al suo Sultano.

Ad ogni costo. Ed il Sultano, sempre bramoso di nuove esperienze, gli sarebbe stato riconoscente.

Si sarebbero dovuti ripresentare a Corte, i due francesi. E se l'indomani l'uomo si fosse presentato da solo, sarebbe stato l'esca per catturare l'ambita preda.

Bisognava solo attendere. E capire cosa volessero quei due da Rákóczi …

 

* * *

Oscar e André seguirono quel servitore, salendo in una carrozza coperta e senza stemmi. Non furono costretti. Non seppero perché, ma lo fecero.

Poco dopo, la pioggia iniziò a cadere abbondante, accompagnata dal lamento di un temporale incombente. Era ormai il tramonto, quando dopo un breve percorso al passo, si ritrovarono di fronte ad un elegante palazzo rivestito di marmo, non distante dalla Moschea di Mihrimah.

Un paio di domestici li accolsero ed offrirono loro caffè caldo ed un pasto freddo.

Attesero a lungo, in una biblioteca straripante di libri. Avevano fatto scorrere le dita sul dorso dei tomi, alcuni antichi e di pregiata fattura, rilegati in cuoio, pelle o pergamena.

Le goffrature raccontavano di letture insolite ed eclettiche, filosofia e teologia, anatomia, botanica ed alchimia.

Abbandonato aperto su una poltroncina accanto alla finestra, “The Castle of Otranto, A Story. Translated by William Marshal”, London, 1765.

Il silenzio era cadenzato dallo stillare dell'acqua contro i vetri della finestra. Il temporale si era appena acquietato ed il rombo dei tuoni era ormai un borbottio indistinto lontano nel cielo.

Infine, il servitore che li aveva condotti in quella casa era tornato, ed aveva fatto cenno di seguirlo, rischiarando a malapena il cammino alla luce di un doppiere, mentre il suono di un violino sulle note della Danza degli Spiriti Beati di Gluck si faceva via via più forte, celando l'eco dei loro passi lungo i corridoi bui.

Il servitore aveva infine aperto una porta.

Ed il suono del violino era cessato.

Il Conte Jules de Saint e Monsieur Jacques Preux” annunciò il servitore, congedandosi subito dopo con un inchino.

Un uomo alto e sottile, dai capelli biondi, dava loro le spalle, lo sguardo rivolto al cielo scuro oltre la finestra, in una lunga veste da camera di seta cruda del colore della notte.

Quando si volse, fissandoli in silenzio, l'archetto nella mano sinistra ed il violino nell'altra, furono l'incarnato pallido quasi trasparente e privo di rughe e gli occhi più azzurri di un'acquamarina che li stregarono.

Vi scorsero l'abisso.

Il Conte di Saint Germain, suppongo”. Esordì Oscar, cercando di sfuggire a quel baratro.

Una voce baritonale rispose, ed a loro parve che le labbra non si fossero mosse.

Potrei mentirvi? Voi che siete i messaggeri di una donna morta? Carlotta Gaetani dell'Aquila d'Aragona, la Principessa di San Severo ha reso l'anima a Dio otto anni or sono. Era stata molto amata, sapete, Raimondo l'amo più della sua stessa vita. E' cosa rara ...”.

Annuì involontariamente André. Ma tacque, come Oscar tacque, abbassando lo sguardo.

Annuite ...”.

Annuite, dunque sapete di cosa parlo” continuò, sorridendo lieve, chinando il capo verso destra, lo sguardo da sotto in su, come per scrutare Oscar da una prospettiva diversa.

L'acquamarina incastonata in quegli occhi si fece più abbagliante.

Bruciò le parole che Oscar e André avrebbero voluto dire e non dissero.

Fece loro cenno di sedersi, sul lungo canapè alle loro spalle mentre lui restò ancora in piedi, di fronte a loro.

Perché mi avete cercato? Cosa volete da me?”

Posò il violino e l'archetto e si voltò avvicinandosi di nuovo alla finestra. Dando loro le spalle sospirò e proseguì.

Potrei assassinarvi. O potrei liberarmi di voi con un cenno. Una mia parola e voi sareste morti. Ma sono stanco. Troppo stanco”.

Non è nostra intenzione nuocervi”, replicò André. “Restituite a noi quello che avete sottratto al Grande Oriente di Francia e ce ne andremo.”

Strabuzzò quegli occhi straordinari, voltandosi di scatto.

Dunque, è proprio così. Alla fine, i Fratelli Massoni mi hanno trovato. Del resto, il Duca d'Orleans lo aveva giurato. Eppure, le vostre parole palesano più di quello che esprimono ...

Le nostre parole palesano solo quello che dicono, Conte”, replicò severa Oscar, alzandosi in piedi , i pugni serrati Non abbiamo tempo da perdere con un ladro.”

Un ladro? Io un ladro?”, mormorò sommesso. “Ma certo, voi dovete convincervi di questo, siete un'anima giovane... come potreste giustificare a voi stessa l'ingiustizia che state perpetrando ...”

Si era alzato André, trattenendola appena per le spalle.

Ecco, invece il vostro compare è un'anima antica, basta guardarlo.

Voi state delirando, Conte”, esclamò Oscar, mentre André la convinceva a tornare a sedersi sul canapè.

Forse, o forse ho capito di voi più di quanto voi possiate immaginare, ma suppongo che per voi abbia poca importanza quello che penso. O quello che credo.”

Un lampo nel cielo. Pochi secondi. Un tuono. Il temporale stava tornando.

Avete detto che non volete nuocermi. Credetemi, io non intendo nuocere a voi. Ma ditemi, cosa avrei rubato e quando?”

Il lume perpetuo, il prototipo di una luce inestinguibile. Mentre eravate al castello di Chambord, che il nostro re Luigi XV vi aveva generosamente concesso ...” rispose secca Oscar.

E quando sarebbe successo tutto questo, di grazia?

Nel 1760” replicò André.

Ventisette anni fa, dunque” puntualizzò il Conte. “E quanti anni avrei avuto allora?

Dieci lustri...all'incirca” rispose piccata Oscar, consapevole dell'assurdità di quel ragionamento.

Dunque, ora avrei settantasette anni … all'incirca si intende. Giusto ..Vostra Signoria, Conte De Saint ?”

Un tuono squarciò l'aria. Oscar e André restarono in silenzio.

Bene, credo che su questo fatto dovremmo rifletterci tutti. La notte porta consiglio. E credo anche che questa sarà una notte speciale. Per tutti noi.

Non possiamo attendere oltre, Conte” rispose André levandosi in tutta la sua statura, ad un passo da lui.

L'acqua scrosciava intensa, picchiando sui vetri.

Si sfidarono a lungo, con gli occhi, i due uomini, smeraldo contro acquamarina. Mentre Oscar stringeva l'impugnatura di una pistola, celata dal mantello.

Sì...”, rispose imperturbabile il Conte “... sono ammirato. Siete decisamente un'anima antica, Monsieur Preux. … Preux. … Nell'Alto medioevo quando si armava un cavaliere lo si ammoniva con la formula 'soyez preux', siate leale, valoroso. Ma sto divagando. Ditemi: perché dovrei assecondarvi?

Questa è una motivazione sufficiente?”, rispose Oscar, puntando la pistola contro il Conte.

Ma non si mosse il Conte, non indietreggiò. “Per Voi non deve essere facile … Luigi Filippo d'Orléans ordina e voi dovete eseguire .., eppure non è nella vostra natura...”

Suvvia”, continuò: “Come pensate di trovarlo, questo lume perpetuo, dopo avermi ucciso... O pensate di torturarmi?” sogghignò. “No, non lo fareste mai...”.

André indietreggiò di un passo ed abbassò il braccio con cui Oscar reggeva la pistola.

Fuori infuria un temporale e le strade di Costantinopoli non sono sicure. Inoltre, qualcuno vi sta insidiando. Questa notte sarete miei ospiti e domani, sì domani, arriveranno le risposte che cercate.”

Chiamò il servitore.

Fai accomodare i nostri ospiti nella camera blu e nella camera verde. Che non gli manchi nulla”, ordinò.

Prometto che non vi farò pugnalare nel sonno, ma ora lasciatemi, lasciatemi solo.”

Afferrò il violino, strinse l'archetto nella mano sinistra, volse le spalle, di nuovo rivolto alla finestra.

Le note del Trillo del Diavolo di Tartini accompagnarono Oscar e André verso le loro stanze.

Dopo un attento sopralluogo, avevano scelto di restare insieme nella camera verde, la cui finestra a nord avrebbe offerto una facile via di fuga, attraverso il tetto piano che un salto di un paio di metri separava dalla finestra.

La stanza era arredata con gusto, all'occidentale, con un ampio letto a baldacchino protetto da leggere tende di garza verde salvia.

Faccio io il primo turno, André”, disse avvicinandosi al compagno, accarezzandogli con la mano destra la guancia un pò ispida di barba.

La tua mano è gelata, Oscar. Hai bisogno di riposare.”

Non riuscirei a dormire ...”

Il nostro conte sembra uscito da un racconto di Horace Walpole, davvero!”, cercò di scherzare André, mentre le afferrava le mani, per scaldarle fra le sue.

Non può avere più di quarant'anni.”

Deve esserci di sicuro una spiegazione Oscar ...”

Chi vorrebbe vivere per sempre?”

Io, Oscar, con le tue mani nelle mie”

 

Tyger! Tyger! Burning bright / In the forests of the night: / What immortal hand or eye /Could frame thy fearful symmetry?

(William Blake , The Tyger)

 

 

 

 

 
  
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