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Autore: pattydcm    21/06/2022    0 recensioni
Fox non si sarebbe mai aspettato che il suo incarico sotto copertura sarebbe stato del tutto messo in secondo piano dall'arrivo di Mirco Neigo nella sua vita. Il giovane, infatti, lo coinvolgerà in un'avventura ai limiti della realtà, portandolo a diventare la guida vivente di un guardiano di anime.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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32 Il cimitero in fondo al mare
 
Nei due mesi trascorsi nel silenzio improvviso causato dall’assenza delle sue guide, Mirco ha avuto modo di sperimentare cosa sia la solitudine. Fino ad allora non ha mai potuto dire di essere solo, nonostante a tutti gli effetti lo fosse. Senza amici degni di essere definiti tali, l’ingresso di Nikky nella sua vita è stato un miracolo per lui ancora incomprensibile.
Ora, nel vedere il suo tutor divenire un punto lontano all’orizzonte, si chiede se la solitudine che nuovamente si sta impadronendo di lui sia causata dallo strano legame che tra loro si sta forzatamante creando o se sia solo il timore che possa accadergli qualcosa. Il suo sonno, infatti, è stato tormentato da bruttissimi sogni legati a questa indagine.
“Dai, che cosa vuoi mai che gli accada? Lui non ha i tuoi problemi con gli abitanti degli abissi marini e poi è dipendente dal nuoto, quindi chi sta meglio di lui adesso?” si dice per convincersi a lasciare la spiaggia e iniziare anche lui a lavorare. Non sono, però, neppure le sette e mezza e la biblioteca aprirà alle nove.
“Tanto vale che vada a fare colazione” pensa, dal momento che prima era stato troppo teso per mandare giù qualcosa. Raggiunge, quindi, la sala da pranzo dell’hotel, ma il grande buffet approntato per la colazione cattura ben poco il suo interesse.
<< Tutto solo stamattina? >>.
Il cuore inizia a battergli forte ancora prima che alzi lo sguardo a incontrare quello di Selvaggia, che con nonchalance prende posto al suo tavolo. È talmente perfetta nel trucco e nell’abbigliamento da sembrare finta. La vertiginosa scollatura dell’abito che indossa cattura l’attenzione di Mirco e la reazione del suo corpo è talmente violenta da spaventarlo.
<< Rio… Valerio è andato a nuotare. Io ho del lavoro da fare in biblioteca, ma è presto e così… tu, invece? >> le domanda per porre fine alla sequela di parole senza senso gracchiate con imbarazzo.
<< Alle dieci inizieranno le esibizioni per il concorso, ma io preferisco arrivare sempre prima. Cosa ci vai a fare in biblioteca? Credevo ti saresti occupato del concorso >>.
<< Oh, certo, sì, farò anche quello. Dopo. Ora è meglio che vada. Si sta facendo tardi >> dice alzandosi in piedi, deciso a togliersi in fretta da questa situazione potenzialmente compromettente su più fronti.
<< Guarda che è ancora presto. La biblioteca è qui dietro e quella strega della Mosso non aprirebbe un minuto prima neppure se venisse a farle visita il Papa >> ride lei, bloccando la sua fuga con un’altra validissima argomentazione. Messo alle strette, Mirco torna ad appoggiarsi allo schienale della sedia, abbozzando a sua volta un sorriso.
“Boja, che figura di merda sto facendo” pensa, muovendo veloce la gamba destra.
<< Che ne dici se approfittiamo del reciproco essere in anticipo per un tour del dietro le quinte del concorso? Ti faccio visitare i camerini delle Miss >> propone, strizzandogli l’occhio.
Mirco non sa come interpretare questo ammiccamento. Potrebbe riferirsi davvero alla visita alla quale ha accennato oppure, dato il modo in cui questa donna continua a sorridergli e a guardarlo, potrebbe anche esserci dell’altro. Sebbene cerchi con tutto se stesso di negarlo, è la possibilità che ci sia davvero ‘altro’ a spingerlo ad afferrare la mano che lei gli offre, lasciandosi condurre fuori dalla sala da pranzo.
Il conflitto interno tra il dovere, la fedeltà e quanto gli ormoni stanno alimentando in lui passa in secondo piano quando viene investito dal profumo dolce e invitante di Selvaggia. Ciò che gli sta dicendo in merito all’organizzazione del concorso e alle sciocche scaramucce tra le concorrenti si perde nel suo ancheggiare sensuale dinanzi al quale Mirco si ritrova a pronunciare dei monosillabi a caso, giusto per dare l’idea di essere lì con lei anziché perso nell’immaginare scene erotiche di ogni tipo.
Si rende conto di essere davanti ad una delle stanze del pian terreno dell’hotel solo quando Selvaggia gli lascia la mano per recuperare la chiave dalla borsetta. Lo trascina all’interno di questo piccolo appartamento dove sono state allestite delle postazioni dotate di un tavolinetto, una specchiera e una sedia sono state all’estite un po’ ovunque, separate l’un l’altra da bastoni attaccapanni carichi di abiti di ogni tipo. La ragazza si ferma dinanzi a quello a lei riservato e si accomoda al tavolino.
<< Potrei farti da modella per il back stage, che ne pensi? >> cinguetta mettendosi in posa.
Mirco decide di accontentarla, consapevole di come fosse esclusivamente quello il suo obiettivo. Non gli piace l’idea di essere usato, né quella di dover ammettere per l’ennesima volta che il suo tutor avesse ragione. Si sente persino in colpa di essere lì a servizio di questa ragazzina viziata mentre Rio sta rischiando grosso per portare avanti un’indagine che non è neppure quella per la quale sta agendo sotto copertura.
<< Vuoi che indossi uno di questi? >> gli chiede Selvaggia, accarezzando con la mano gli abiti appesi all’attaccapanni. Qualcosa nello sguardo di lei porta i suoi ormoni a prendere nuovamente il sopravvento. Evidentemente il suo attonito silenzio le è bastato come risposta, dal momento che si alza in piedi e si volta di spalle scostando i lunghissimi capelli neri per mostrare la cerniera dell’abito che indossa.
<< Mi aiuti? >>.
Poche volte nella vita gli è capitato di perdere la testa come sta accadendo in questo momento. Se avesse avuto con sé le sue guide ora non si ritroverebbe in questo mini appartamento a percorrere i pochi passi che lo separano da Selvaggia su gambe rese molli dall’emozione. Nella sua testa, ora, c’è solo la bella schiena di questa donna e il desiderio di vederla nuda, coprirla di baci, stringerla a sé e chi se ne frega di tutto il resto.
Le mani gli tremano mentre slaccia piano il bottoncino e afferra il gancio della cerniera che lentamente fa scivolare giù. Mentre il vestito si apre le sfiora appena la pelle col pollice, gesto che lei non manca di sottolineare inarcando la schiena mandandogli ancora di più il sangue alla testa.
La raccomandazione fattagli da Rio in redazione, però, gli torna prepotentemente alla mente portandolo a fermarsi.
<< Qualcosa non va? >> domanda lei, voltandosi appena verso di lui che scuote subito il capo.
<< No, no, tutto bene. Penso che ora tu possa procedere da sola >> dice, pronto ad allontanarsi. Selvaggia, però, lo blocca di nuovo voltandosi verso di lui. Sorridendo gli accarezza il viso con entrambe le mani per poi gettargli le braccia al collo e catturargli le labbra con le proprie.
Dopo un primo istante di smarrimento, Mirco risponde al bacio che diviene sempre più carico di passione. Posa le mani sui fianchi di lei e le lascia scorrere lungo la schiena fino a raggiungere la cerniera che spinge giù. La sua mano si avventura sotto l’abito, sfiora il tessuto morbido del perizoma e quando le stringe il gluteo tonico forse con un po’ troppa forza, Selvaggia rompe il bacio per lasciarsi andare ad un gemito. Eccitato, Mirco bacia avidamente il lungo collo di lei accapponandole la pelle.
<< Credevo fossi un timidone. Mi sbagliavo >> gli sussurra Selvaggia all’orecchio e per tutta risposta lui le cattura nuovamente le labbra. Torna alla ragione solo quando lei posa la mano sul suo pene che preme impaziente contro la patta dei pantaloni. All’improvviso si rende conto di essere andato troppo oltre e che questa è forse l’ultima occasione che ha a disposizione per fermarsi ed evitare di pentirsi, poi, delle proprie azioni.
<< Io… non posso… mi spiace >> sussurra allontanandosi.
<< Cos’è che non puoi? >> gli chiede lei sensuale, sporgendosi verso di lui a premere il bacino contro il suo pene, teso al punto da essere doloroso.
<< Sono fidanzato e non… >>.
<< Lei non lo saprà. Nessuno lo saprà. Sarà il nostro segreto >> lo interrompe tappandogli la bocca con un altro bacio. Il movimento lento dei suoi fianchi è talmente invitante che Mirco deve fare un vero sforzo per allontanarsi da lei per la seconda volta.
<< Non posso! >> esclama allontanandosi bruscamente.
La ragazza indietreggia a sua volta fino a toccare il tavolino contro il quale si appoggia. Il vestito è scivolato fino a mettere in mostra il seno che ora copre, imbarazzata forse per essere stata respinta.
<< Perdonami. Io… io non avrei dovuto >> dice Mirco, colpevole. << Sono qui per lavoro… e poi c’è Nikky… scusami >>.
Afferra la reflex e scappa via dal piccolo appartamento e nella sua disperata corsa verso l’ascensore travolge una persona sbucata fuori dal nulla.
<< Si sente bene? >> gli chiede l’alto e allampanato direttore dell’hotel. Troppo sconvolto per dare spiegazioni, lo rassicura in fretta per poi rinchiudersi nell’ascensore contro lo specchio del quale si appoggia di peso.
<< Ma bòja fàuss, cojon ed merda ch’a sun! >> esclama, portando le mani al volto, già convinto di aver mandato a monte non solo il praticantato, ma anche la sua carriera. Rio lo aveva messo in guardia dalle mire di Selvaggia, che se dovesse davvero essere diabolica come lui l’ha descritta potrebbe inventarsi chissà quale tipo di aggressione inesistente e avrebbe anche il direttore dell’hotel a testimoniare di averlo visto scappare via dall’appartamento.
Questa sensazione di fine imminente non lo abbandona neppure quando si chiude la porta della loro camera alle spalle. Anzi, i pensieri paranoici qui partono a briglia sciolta portandolo a vedersi condotto al patibolo da Rio, che senza mezzi termini lo accuserà dinanzi a Renzi di aver raggirato una ragazzina con false promesse al solo scopo di approfittarsi di lei. La notizia giungerà inevitabilmente alle orecchie dei suoi genitori e di Nikky, che gli volteranno le spalle durante il processo che lo vedrà accusato di violenza carnale e che inevitabilmente perderà, finendo il resto dei suoi giorni a subire le peggiori nefandezze in una squallida galera.
<< Oddio, oddio! Alex aiutami! >> esclama cadendo in ginocchio, vinto dalle sue paure. << Sgridami! Dammi dell’idiota, anche, ma aiutami! Ti prego! >>.
Rabbrividisce nel sentire l’eco della sua disperazione riverberare nella stanza vuota. Questo brivido, però, gli permette di ritrovare pian piano il controllo e scacciare la sciocca convinzione di non essere in grado di camminare sulle proprie gambe senza rischiare di cadere ad ogni passo.
<< E’ stato solo un bacio. Solo un bacio >> si dice razionalizzando quanto accaduto. Una risata isterica lo scuote da capo a piedi rendendogli faticoso rialzarsi in piedi e raggiungere il bagno, dove si libera dei vestiti per trovare refrigerio sotto il getto gelido della doccia.
Mentre l’acqua fredda gli picchietta sulla testa si rende conto di aver avuto una di quelle avventure occasionali delle quali i suoi compagni di università e gli amici di Nikky si vantano il lunedì mattina dopo un weekend trascorso tra pubs e discoteche.
Ride ancora, pensando alla velocità con cui tutto è accaduto, così diversa dai mesi fatti di uscite galanti, baci casti e momenti di passione molto più blandi di questo, prima che le cose tra lui e Nikky si facessero più serie permettendo a entrambi di concedersi una sessualità adulta.
<< Chi l’avrebbe mai detto >> scuote il capo, iniziando a provare un piacevole compiacimento per se stesso. In fondo, cosa importa se questa ragazza ha agito lo abbia con chissà quale scopo collaterale? Lui, Mirco Neigo, il nerd, il ragazzino malato e inquietante, ha limonato duro con una donna che avrebbe voluto da lui molto altro.
<< Potrebbe anche iniziare a piacermi >> dice fiero, alzando la testa per godere della piacevole sensazione dell’acqua fresca sul viso. Lentamente inizia ad accarezzarsi, deciso a non relegare questa esperienza nel cassetto delle ‘cose che è bene non fare’. Anzi, con la fantasia cancella il momento in cui si allontana e scappa via e lascia che le mani di Selvaggia continuino ad accarezzarlo piano. Audace decide, poi, di sbottonare i jeans con una lentezza sensuale e snervante allo stesso tempo e una volta compiuta l’opera i vestiti di entrambi volano magicamente via, lasciandoli liberi di correre alla ricerca del piacere reciproco.
L’orgasmo arriva a ondate calde e lente, accompagnato da una risata liberatoria e soddisfatta che sovrasta i dieci rintocchi del campanile della chiesa.
<< Merda! >> esclama, rendendosi conto di quanto si sia fatto tardi.
Si riveste in fretta, ripetendo in continuazione questa parola. Rio sta portando avanti le indagini e se vuole evitare che scopra quanto è appena accaduto è bene che inizi anche lui a fare la sua parte.
Evitando accuratamente lo sguardo del direttore che scorge dietro il bancone della reception, Mirco esce dall’hotel pronto a correre in biblioteca e recuperare il tempo perso. Scende lungo la passeggiata e sta per attraversare la strada per raggiungere il centro del paese quando viene colpito da una folata di vento gelido. Il volto scarnificato di una donna gli compare davanti agli occhi, seguito, poi, da una sequenza di immagini violente che sembrano ambientate in fondo al mare in cui braccia putride sbucano da involucri di stoffa che galleggiano ancorati al fondale. Volti marci dalle bocche ottusamente aperte gridano la loro furia mentre cercano di afferrarlo, finchè una luce dorata e accecante non gli ferisce gli occhi.
<< Sottiletta! Rio sta male! Ha bisogno di te, mòvite! >>.
Non è tanto l’odioso nomignolo affibbiatogli da Marco a riportarlo alla realtà, quanto il fatto che sia gridato con disperazione da Andrea. Le gambe, però, sembrano non volerne sapere di accettare l’invito. Restano bloccate ad osservare la scena più brutta di uno degli incubi avuti nella notte che gli sta scorrendo dinanzi agli occhi. Rio coperto di sangue, adagiato su una roccia e irrimediabilmente morto.
<< Oh, cristo. No! >> esclama e finalmente riesce a muovere un passo. Blocca, però, l’impulso di correre a perdifiato, rendendosi conto di come agire in questo modo attirerebbe troppo l’attenzione dei presenti su di sé.
“E non è proprio il caso che scoprano di cosa ci stiamo occupando!” pensa mentre cammina veloce lungo la passaggiata, seguendo Andrea che continua a gridargli di muoversi.
“Cos’è successo?” gli chiede, cercando di mantenere il sorriso plastico sulle labbra per ricambiare il saluto delle persone che incontra mentre si dirige verso il porto.
<< Stavo giocando al molo quando vidi una grande luce illuminare il mare. La luce salì sempre più e quando arrivò su si portò dietro a Rio. Marco lo spingeva verso le rocce e quando mi vide mi disse di vénere a cercariti >>.
La luce di cui parla il bambino è possibile che sia qualla che lo ha accecato al termine della sequenza di immagini che lo ha colpito poco prima del suo arrivo. Se così fosse, anche quei cadaveri che tentavano di prenderlo devono far parte di quanto si è ritrovato a vivere il suo tutor. Questo potrebbe voler dire che Rio è riuscito a trovare il cimitero personale del loro serial killer.
<< Ecco! Là sotto stanno. Mòvite! >> dice il bambino, scendendo con un salto sulle rocce al di là del molo. Mirco cammina svelto verso lo stesso punto e da lì si sporge, trovando Rio appallottolato sul fianco su una roccia piatta al pelo dell’acqua. Marco, inginocchiato alle sue spalle, scruta il mare dinanzi a sé protettivo come una leonessa sul suo cucciolo ferito. Volge lo sguardo verso Andrea corso al suo fianco e il volto teso e disperato si distende quando si rende conto di come sia riuscito a portare lì anche lui.
<< Aiutalo, ti prego! >> grida dando sfogo alle lacrime.
Mirco si affretta a raggiungerli e quando finalmente gli è vicino si rende conto di quanto le condizioni del suo tutor siano serie. Ha il corpo coperto di lividi e presenta molti graffi sui polpacci e sui piedi, alcuni dei quali sono profondi e sanguinando macchiano la roccia sulla quale ha trovato riparo.
<< Cosa diavolo è successo? >>.
<< Gli avevo detto di non farlo, ma lui è maledettamente testardo! >> balbetta tra le lacrime. << Lei mi ha scacciato. Le è bastato sventolare una mano. Lo ha catturato e si è gettata con lui dal terrazzo del convento. Lo ha trascinato a fondo e laggiù quei cadaveri si sono rianimati e non volevano lasciarlo andare. Non mi risponde, Mirco. Gli hanno fatto qualcosa e l’ho perso. L’ho perso! >>.
Per quanto in questo momento Marco non sia nel pieno possesso del suo protetto, un custode resta difficile da scacciare e il fatto che questa donna di cui parla ci sia riuscita non promette nulla di buono. Sebbene nella sua testa stia esplodendo un allarme forte al punto da farlo rabbrividire da capo a piedi, Mirco lo ignora perché a nulla gli servirebbe farsi prendere dal panico proprio in questo momento. Si avvicina a Marco, che, disperato, stringe a sé il fratello e cerca di infondere tutta la sua capacità persuasiva nella mano che gli posa sulla spalla.
<< Marco, siediti vicino ad Andrea e lascia tuo fratello a me, ok? >> gli dice e questi ci mette un po’ a capire cosa gli abbia chiesto e ancora di più a lasciargli campo libero sul suo protetto.
Nonappena posa le mani sulla testa di Rio, Mirco viene investito da una sequela di immagini terribili nelle quali è presente il volto di un uomo sempre troppo vicino, invadente, violento. Un bell’uomo dai tratti mediterranei e gli occhi di un azzurro così chiaro da sembrare ghiaccio, la cui voce gli esplode nelle orecchie carica di rabbia e disprezzo. Lo umilia con parole pesanti, che, però, poco per volta divengono dolci, persino amorevoli, variazione che anziché rassicurarlo lo inquieta ancora di più. E’ terrore puro quello che sta provando nei confronti di quest’uomo per mano del quale è convinto che morirà.
In effetti gli manca il fiato e la vista è offuscata da momenti di buio e perdita di conoscenza. Scorge il suo corpo riverso in una pozza di sangue che si espande sempre più nel pavimento bianco di quello che sembra essere un lungo corridoio. Nelle orecchie la voce furiosa di quest’uomo grida che è suo, suo e di nessun altro e che nessuno potrà portarlo via da lui. Poi il grido di una donna, movimenti concitati al suo fianco e il volto sconvolto dal terrore di quest’uomo che gli prende il viso tra le mani, disperato all’idea di averlo ucciso. Scappa via, uscendo dalla porta d’ingresso di questo appartamento lasciandolo intimorito del fatto che possa tornare a finirlo. Le braccia di una donna lo cullano, chiedendogli di non lasciarlo. Gli occhi verdi di lei colmi di lacrime e disperazione risaltano sul volto ricoperto di sangue ed ecchimosi che pian piano si trasforma in quello di Marco. E a lui che chiede aiuto. Che lo porti via da lì prima che lui torni. Che lo liberi da tutto quel dolore, per sempre.
Lontana, nascosta dietro questi ricordi non suoi Mirco percepisce un’altra voce a lui familiare, che sta combattendo per impedire a Rio di venire investito in modo ancor più violento dalle memorie angoscianti che la terribile esperienza che ha vissuto negli abissi ha tirato fuori da cassetti mal chiusi.
Nell’invocazione che sta pronunciando in loop questa voce si rivolge al suo tutor chiamandolo Liber. Una parola latina che significa libero, ma che non ha alcun senso all’interno dell’invocazione se non quello di essere il vero nome di Rio
<< Sono qui, Liber. Sono Mirco, il tuo assistente. Questi sono solo ricordi, Liber. Non sei più lì. Torna da me, qui, a Bagno Calo. Abbiamo un caso da risolvere, ricordi? >>.
Rio si squote appena, segno non solo del fatto che Liber sia davvero il suo nome, ma che è riuscito a raggiungerlo con quanto gli ha appena detto.
<< Bene, ora ci sono io con lui >> dice rivolgendosi alla guida. << Puoi lasciarlo andare. Lo tengo io qui al posto tuo >>.
 
***
 
<< Eccotelo! >> .
Con quell’ultima parola la lenta litania che Alex stava pronunciando in modo solenne in quella lingua sconosciuta si conclude e subito i ricordi angosciosi che Fox vedeva lontani, balzano in primo piano spaventandolo.
<< Resta con me, Liber. Apri gli occhi. Guard dove siamo >>.
La voce di Mirco, che prima ha avvertito lontana, dolce e gentile, lo ripesca da quel mulinare di immagini violente. Seguendo il suo consiglio Fox apre gli occhi e nel baluginio del sole intravede il sorriso del suo assistente. Lo tiene stretto per i polsi, come fino ad ora ha fatto lui nel tentativo di tirarlo fuori dai suoi strani momenti di black out. Il mare sciaborda alle sue spalle e schizzi d’acqua lo colpiscono ogni volta che le onde si infrangono sulle rocce.
“Come… come ci sono arrivato qui?” si chiede guardandosi attorno.
Il volto scarnificato di una donna gli compare dinanzi agli occhi e con lei riaffiora il ricordo della terribile caduta libera che si è conclusa con il violento impatto contro l’acqua. Con la forza dirompente di un proiettile hanno raggiunto in fretta le profondità marine tanto che i timpani hanno iniziato a dolergli per il brusco cambiamento di pressione.
Confuso, spaventato e dolorante si è ritrovato dinanzi a quelli che sembravano bianchi palloncini oblunghi ammassati l’uno vicino all’altro che ondeggiavano lenti ai capricci della corrente ancorati al fondale con una corda. Solo quanto si è trovato più vicino ha capito che si trattava di involucri, alcuni dei quali presentavano squarci che lasciavano intravedere porzioni di braccia, gambe o torsi.
Rendersi conto di trovarsi dinanzi a resti umani lo ha sconvolto e ha cercato di divincolarsi dall’abbraccio feroce della donna, che, del tutto indifferente, si è avvicinata ad uno di questi involucri e lo ha colpito facendolo sbattere contro gli altri. Il tetro effetto domino che si è venuto a creare ha risvegliato i corpi morti che hanno  iniziato a muoversi per cercare di liberarsi.
<< Le loro mani. Il tocco delle loro mani! >> sussurra, tremando come una foglia. << Mi sono ritrovato ghermito da quei cadaveri! Com’è possibile, Mirco? Qui non si parla più di spiriti ma di morti viventi, ti rendi conto? >> grida tentando di rimettersi piano a sedere. << Le loro mani… le sento ancora addosso. Non volevano lasciarmi andare. Volevano tenermi là con loro a morire! >>.
<< Ma non ce l’hanno fatta >> lo interrompe Mirco, prendendogli il viso tra le mani. << Sei qui adesso, Liber. Sei qui e sei vivo ed è questo ciò che conta. Pensi di riuscire a camminare? >> gli chiede e si rende conto di non avere risposta alla sua domanda.
Proprio come dopo l’ultima aggressione subita dallo Chef, Fox ha la brutta sensazione di non sentire il suo corpo, ma vedere le sue stesse mani muoversi lo rassicura del fatto di non essere paralizzato come allora. Le vede, però, lontane, come se avesse braccia lunghe molti metri e quest’illusione ottica lo distrae da quanto gli sta dicendo Mirco. Questi si toglie la t-shirt e lo aiuta ad indossarla, mettendogli i suoi occhiali da sole sul naso e il berretto in testa con la visiera ben calata sugli occhi, che poi bruscamente tira su e Fox si guarda attorno, stupito del ritrovarsi dentro la cabina messa a loro disposizione dall’hotel.
<< Ma… cosa è successo? >> domanda al ragazzo che con pazienza lo sta facendo sedere sulla panca.
<< Stai andando bene, Liber >> risponde lui, che, però, sembra parecchio preoccupato mentre lo aiuta ad indossare i jeans e le scarpe. Prende per sé la sua camicia dentro la quale sembra scomparire tanto è grande per lui e lo trascina in hotel. Fox ricambia con un cenno della mano il saluto del direttore, che sembra parecchio stupito di vederli lì e continua a seguirli attonito con lo sguardo fino a che non si chiudono le porte dell’ascensore.  
Quando queste si aprono è direttamente dentro la loro stanza che si ritrova e questo ennesimo balzo spazio temporale questa volta lo spaventa. Mirco lo spinge verso il letto e gli strappa di dosso prima il berretto, poi la t-shirt e infine le scarpe.  
<< Ma che cazzo stai facendo? >> gli chiede, bloccandogli le mani che veloci gli stanno slacciano la cintura dei pantaloni.
<< Mi sto prendendo cura di te, Liber. Sono sicuro che non te ne stai rendendo conto, ma sei messo parecchio male. Mi chiedo come tu abbia fatto ad uscire vivo dallo scontro con quegli zombie >> dice il ragazzo, togliendogli piano i jeans di dosso.
Fox perde l’equilibrio e sta per cadere di schiena quando Mirco lo afferra per le braccia tirandolo a sè. All’improvviso ricorda che qualcuno lo ha afferrato allo stesso modo, strappandolo alla furia delle vittime del serial killer. Una strana creatura fatta di luce molto calda, che col suo calore ha terrorizzato quei corpi putrefatti, riuscendo, così, a liberarlo dalla loro presa.
Da dove questa sia apparsa, però, non sa dirlo e solo adesso gli sembra di riuscire a metterne a fuoco i lineamenti, i capelli lunghi e dorati che lo circondavano e il sorriso che gli ha rivolto quando ha capito di essere riuscita a metterlo in salvo.
<< E’ stata lei… che mi ha… riportato su >> biascica e il mondo inizia a girare velocemente attorno a lui mentre la luce forte e calda si accende sul sorriso di questa creatura, abbagliandolo fino a fargli dolere gli occhi per poi spegnersi di colpo lasciando il posto alle tenebre.
   
 
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