Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Nitrotori    24/06/2022    1 recensioni
Annualmente due regni un tempo in perenne guerra, si radunano per ingaggiare in uno scambio culturale per mantenere la ormai duratura pace. Nove talentuosi rappresentanti scelti da entrambi i regni salpano a bordo della nave Fraternity, tuttavia durante il viaggio le loro vite vengono messe in pericolo da un misterioso incidente.
ATTO 1 - Terminato
ATTO 2 - In corso...
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Per un periodo indefinito, Alphonse restò privo di coscienza. 

Credeva di essere morto dopo quell’esplosione, ma solamente materializzare tale pensiero gli fece realizzare di essere ancora in vita.

Le sue orecchie fischiavano, ma riusciva a sentire il suono del mare infrangersi con una rinsacca d’acqua sull’umida spiaggia.

Una volta aperti gli occhi, Alphonse riuscì a percepire di nuovo tutti i suoi sensi. 

Era disteso sulla spiaggia, all’ombra di una fitta vegetazione, dove vi penetravano solo qualche raggio di sole.

Lentamente, confuso e disorientato, Alphonse si mise in ginocchio e si alzò in piedi barcollando, mentre si reggeva la testa dolorante.

Si sentiva uno straccio, come se fosse stato calpestato da una mandria di cavalli imbizzarriti.

Alphonse si guardò attorno preoccupato.

“Dove diavolo sono…?” Si chiese.

Soltanto ponendo quella domanda, gli permise di ottenere indietro i ricordi di ciò che presumibilmente lo aveva condotto in quel luogo. Il ricordo più vivido fu quella di una violenta esplosione nella stiva della Fraternity, inoltre ricordò che qualcuno aveva ucciso delle guardie e tramortito Leah distruggendo le sue medicine.

La domanda che venne naturalmente di seguito fu: dov’erano tutti gli altri?

“EHI! C'È QUALCUNO?!” Gridò.

La sua voce echeggiò nella foresta, ma non ci fu alcuna risposta. L’angoscia e la paura iniziarono a strisciare nel suo stomaco, era rimasto da solo?

Nonostante la debolezza, Alphonse fu inebriato di adrenalina e le sue gambe presero a camminare velocemente lungo la spiaggia, calpestando la sabbia umida.

Con il fiatone, scrutò attentamente nei dintorni, ma non c’era nessuno.

Stava per perdere ogni speranza, quando vide qualcuno accasciato al suolo vicino ad un albero. Avvicinandosi, la riconobbe dai suoi vestiti: Leah.

Alphonse si precipitò al suo fianco e la girò alzandole la testa.

“Ehi! Leah Svegliati!”

“Ngh...mh…” Gemendo debolmente, la ragazza aprì gli occhi lucidi.

“Alph..onse?” Leah era confusa e debole.

“Sono io, stai bene?”.

La aiutò a mettersi seduta e la giovane ragazza si portò una mano sulla testa.

“Cos’è successo… dove siamo?”.

“Eri collassata nella stiva della nave, siamo venuti in tuo soccorso e poi c’è stata un’esplosione di energia” Alphonse cercò di riassumere al meglio la situazione. “Non so altro, ho perso conoscenza e mi sono risvegliato qui. Onestamente pensavo di essere morto”.

Leah era molto debole e sembrava dolorante. C’era una ferita dietro la sua nuca, e il sangue aveva macchiato il suo grembiule. Appoggiandoci sopra una mano si ritrovò con del sangue sulla fasciatura delle mani. Alla vista del sangue Leah si indebolì ulteriormente...

“Sono stata una stupida” Disse lei stringendo i denti con un filo di voce “La mia stanza è stata saccheggiata, mi sono preoccupata del carico così sono scesa nella stiva…”.

Alphonse doveva fare qualcosa, doveva disinfettare la ferita in qualche modo. Si tolse la fascia rossa con lo stemma della Comunità dei Minatori d’Elite dal braccio e corse verso l’oceano immergendola nell’acqua salata. Poi tornò indietro e poggiò il panno dietro la nuca.

“Chi è stato?” Le chiese Alphonse con sguardo serio in volto “Chi ti ha attaccato?”.

“Non lo so…” Rispose Leah gemendo dal dolore “Non l’ho visto in faccia”.

Poi qualcosa si mosse dietro i cespugli. Alphonse si voltò di scatto e vide in piedi davanti a sé il Principe Harris. Era coperto di sabbia, con lo sguardo pallido e stravolto.

“Sua Altezza!”.

“Alphonse, Leah!” il ragazzo si avvicinò e si chinò vicino alla sua amica.

“Ha una brutta ferita dietro al collo!” Esclamò il giovane minatore.

“Ok ascoltami, ho visto una baita di legno a poca distanza da qui” Affermò Harris serio in volto “Dobbiamo portarla lì dentro e medicarla subito”.

Alphonse prese tra le braccia la ragazza e annuì “Faccia strada, io la seguo”.

Si addentrarono dunque nella foresta, senza allontanarsi troppo dalla costa. La vegetazione ovattava il suono delle onde e le ombre dava quasi l’impressione di essere in una parziale oscurità. Dopo un breve tragitto, sbucarono verso una piccola baia dove c’era una casetta di legno. 

Harris aprì la porta e lasciò entrare Alphonse. Dentro la baita non c’era niente se non un caminetto di legno spento e un letto logoro e vecchio. 

Tempestivamente la poggiarono sul materasso sporco, tamponando la ferita con il panno.

“La ferita per fortuna non è profonda” Disse il principe esaminando il collo da vicino “Alphonse, continua a tamponare la ferita, vado a procurarmi altre bende”

Il principe si strappò il mantello di pregiata fattura e corse all’esterno.

“Leah, riesci a sentirmi?”.

La ragazza sbatté gli occhi e annuì appena. Era pallida e sudava.

“Ora sei al sicuro, cerca di riposare”.

Fu quasi come un comando. Leah chiuse le palpebre e si lasciò andare al riposo. 

Intanto Harris tornò con altre bende umide, che usarono per fasciarle il collo.

Una volta finito, Harris si pulì il sudore dalla fronte e sorrise tirando un sospiro di sollievo.

“Ok, la ferita sembra essersi chiusa. Starà meglio, dobbiamo solo aspettare. Forse avrà bisogno di qualche punto di sutura, ma non posso farlo qui”.

Alphonse si alzò in piedi e decise di fare chiarezza sulla situazione.

“Sua Altezza, ha qualche idea su dove ci troviamo? Cosa è successo sulla nave? Dove sono tutti?”.

Harris si alzò dal cospetto di Leah e si portò una mano sul mento pensoso.

“Non lo so” Disse scuotendo il capo “Una cosa però è sicura, questa non è Windyield. A prima vista sembra una specie di isola deserta, ma già solo il fatto che esiste questa baita... mi fa pensare che non lo sia affatto. Per quanto riguarda i sopravvissuti, gli unici esseri viventi che ho visto siete voi due”.

In che modo erano riusciti a sopravvivere a quella esplosione? Come erano finiti su quell’isola illesi? Qualunque cosa fosse avvenuta sulla nave, non aveva causato danni o ferite. Leah era stata tramortita e ferita sulla Fraternity e dopo l’esplosione era nelle stesse condizioni di quando l’aveva trovata nella stiva.

“Se siamo illesi allora…” Alphonse pensò ad alta voce.

“Sì, lo penso anche io” Annuì convinto Harris “Non è escluso che in qualche modo siano tutti sopravvissuti. L’esplosione avrebbe dovuto ucciderci, invece siamo qui illesi”.

L’altro mistero era quella piccola abitazione. Sembrava essere abbandonata da parecchio tempo, visto la quantità di polvere presente al suo interno, tuttavia i materiali usati per costruire la struttura erano in ottime condizioni.

“Questa casa è certamente abbandonata, ma non logora” Disse Alphonse toccando le pareti “Di solito la pioggia e la neve danneggiano le strutture con il tempo, ma questa non sembra averne risentito”.

Harris passò il dito sul pavimento e si ritrovò con un mucchio di polvere in mano.

“A giudicare dalla polvere, è abbandonata da anni almeno”.

Tutto ciò era strano e bizzarro. Era come se per qualche ragione il tempo funzionasse in modo diverso su quell’isola. Alphonse si sentì improvvisamente alienato, era piuttosto facile percepire l’innaturalezza del vento che soffiava tra le foglie di quella misteriosa isola, ma non era semplice descriverlo a parole.

“Sono preoccupato per gli altri” Disse poi Harris passandosi una mano sul viso “Inoltre dovremmo procurarci del cibo, della legna e anche qualcosa da bere, soprattutto per Leah. Altrimenti dubito riusciremo a sopravvivere illesi alla notte”.

“D’accordo, vado in avanscoperta. Sua Altezza se non le dispiace resti al fianco di Leah, io tornerò appena possibile”

Alphonse si allacciò di nuovo il piccone che aveva poggiato momentaneamente sul muro, dietro la schiena

“Un momento Alphonse, sei sicuro di volerti addentrare la fuori da solo?” Il principe sembrava visibilmente preoccupato.

“Non si preoccupi, ho con me una bussola, inoltre suona strano ma sono molto bravo a orientarmi. Deformazione professionale immagino, visto che devo riuscire a non perdermi nei tunnel sotterranei della miniera di Stonefall” Gli sorrise cercando di rassicurarlo.

“Capisco” Harris annuì con fiducia “Sei un ragazzo in gamba Alphonse, ti aspetto qui allora”.

 

Era fondamentale agire in un certo modo quando ci si avventurava in una foresta come quella. Ogni dettaglio, ogni foglia calpestata era utile per ricordare il percorso fatto. 

Alphonse portava sempre con sé un coltello affilato per tagliare le corde durante il lavoro, e lo usò per intagliare dei segni sulla corteccia degli alberi per marchiare il suo percorso.

Mentre esplorava la mente di Alphonse elaborava un piano. Trovare del cibo nella foresta non sarebbe stato facile, tuttavia era perfettamente in grado di pescare e aveva numerose volte fatto delle sessioni di pesca nel grande lago di Stonefall.

La priorità però era trovare acqua, tuttavia si rivelò essere molto più complicato del normale. Gli alberi erano quasi tutti uguali, inoltre non sembrava esserci una fonte acquatica nelle vicinanze e ciò era preoccupante.

Non si fece però prendere dallo sconforto e decise di continuare ad avanzare.

Passò mezz’ora, Alphonse aveva camminato a lungo ma senza risultato finché a distanza sentì un rumore. 

Era il flusso costante di acqua proveniente da una piccola cascata. Alphonse corse verso il rumore con sguardo speranzoso e dopo un breve tragitto, giunse sul bordo di un piccolo laghetto dalle acque cristalline.

Subito bevette dalla riva e sorrise. L’acqua era potabile..

Poi avvenne tutto molto improvvisamente. Qualcuno sbucò dalla foresta ad una velocità così elevata che quasi non sembrava umano. 

Un ombra afferrò il braccio di Alphonse, che preso di sorpresa trasalì con un urlo ritrovandosi a faccia in giù sul terreno con un coltello dalla forma rombica alla gola.

“Chi sei?” Gli chiese minaccioso l’uomo. Alphonse aveva il viso puntato al suolo, non riusciva in nessun modo a vedere il volto del suo aggressore.

“Mi chiamo Alphonse Stonefall! La nostra nave è naufragata su quest’isola!” Esclamò spaventato.

“Alphonse dici? Il minatore?” Chiese lui senza togliere il coltello dalla gola.

“Sì! Sono io!”.

L’uomo allentò la presa e lo lasciò per terra. Alphonse di istinto si girò e lì lo vide, illuminato da un tiepido raggio di sole.

Era giovane dagli occhi a mandorla, i capelli neri e il volto aggraziato, vestito con un kimono azzurrino.

“Scusami” Disse poi riponendo quello che sembrava un Kunai “Non ero sicuro fossi uno di noi”.

Alphonse si alzò in piedi sospirando, si era preso un bello spavento.

“Hai un gran bel modo di introdurti alle persone, non c’è che dire” Gli disse, poi Alphonse guardandolo bene riconobbe alcuni dei tratti descritti da Leah. Era un uomo orientale, vestito in modo piuttosto inusuale, con delle tecniche di combattimento molto diverse da quelle di Alabathia.

“Un momento. Tu sei quel vigilante vero?” Gli chiese.

“Vigilante?” Si avvicinò ad Alphonse e allungò la sua mano per aiutarlo ad alzarsi “E’ così che mi chiamano? Il mio nome è Aoki Val Kurayami, per favore chiamami semplicemente Aoki”.

Alphonse si pulì lo sporco dalla divisa “Dicono che sei una specie di eroe e hai salvato la vita ad una persona che conosco”.

Lui però non sembrò essere interessato alla cosa. Sembrava un tipo molto sulle sue.

“Ho delle domande da farti” Aoki incrociò le braccia “Sei da solo?”.

“Non proprio. Leah e sua Maestà il principe però sono al sicuro” Alphonse indicò verso la direzione in cui era venuto “C’è una baita vicino alla spiaggia. Leah e il Principe sono lì”.

“Capisco” Aoki si portò una mano sul fianco e si girò verso Est. “Ho dato un’occhiata qui attorno arrampicandomi su un albero. A quanto pare c’è uno strano edificio da quella parte, forse riusciamo a trovare qualcuno lì” Aoki tornò a fissare Alphonse con uno sguardo profondo “Non mi sembri un tipo che sa combattere, quindi cerca di starmi dietro”.

Alphonse era preoccupato per il Principe Harris e Leah, avrebbe voluto semplicemente tornare indietro e avvertirli di aver trovato una fonte sicura d’acqua, ma l’idea di poter trovare altri sopravvissuti ebbe la meglio. Doveva proseguire, forse avrebbe avuto informazioni utili sulla loro bizzarra situazione.

“D’accordo, fai strada”.

 

A qualche isolato dal laghetto trovarono un misterioso edificio di modeste dimensioni a forma di Ziggurat, costruito su una zona piana, circondata da una fitta e ombrosa foresta.

Alphonse restò senza parole alla vista di quella architettura. Non aveva mai visto niente del genere in tutta la sua vita.

“Siamo sicuri di voler entrare?” Chiese Alphonse titubante “Potrebbero esserci delle trappole”.

“Se vuoi resta qui. Io sono abituato alle trappole…” Gli rispose Aoki, avanzando in modo molto sbrigativo estraendo di nuovo il suo strano coltello.

“Ok, ho capito… vengo anche io” Sospirò Alphonse, tuttavia prima che potesse fare un passo notò qualcosa che immediatamente attirò la sua attenzione. 

“Aoki, aspetta! Guarda lì!”.

La vegetazione si stava muovendo. Qualcuno stava arrivando dal lato Ovest della Foresta.. Alla fine la figura arrivò sulla piana e incrociò lo sguardo con loro. Una donna in armatura dai lunghi capelli rossi e scuri come il sangue.

“Anglia!” Alphonse corse verso di lei. Era calma e compassata come sempre, tuttavia c’era anche una forte preoccupazione accesa nei suoi occhi.

“Alphonse, e tu…” Disse con voce calma.

“Anglia stai bene?”.

Ma lei ignorò completamente la sua domanda “Dov’è il Principe?” Gli afferrò le spalle con una certa forza “Lo avete visto?”.

“Rilassati Anglia. Sua Altezza sta bene” Disse Alphonse tempestivamente e immediatamente lei lasciò la presa e si ricompose.

“Perdonatemi, ho perso la calma” Disse chiudendo gli occhi un po’ rattristata “Sono stata sgarbata, non vi ho chiesto nemmeno come state”.

Anglia non era molto brava a esprimere le sue emozioni e intenzioni. Essere il braccio destro del Principe primogenito, erede al trono del secondo Regno più grande di Ennealune, era un compito di una responsabilità inimmaginabile.

Il giuramento, l’allenamento, la psicologia costruita attorno alla figura del cavaliere protettore, aveva donato ad Anglia qualità di assoluta eccellenza, ma l’aveva oltremodo privata di comportamenti considerati “normali” nella società.

Quel che per Alphonse e altri era “normalità” per lei era l’esatto opposto.

“Ho segnato la strada con un coltello” Disse Alphonse indicando la foresta “Oltre la fonte d’acqua, seguila e arriverai alla baita dove riposa il principe. C’è anche Leah con lui”.

Anglia guardò Aoki. Lui immediatamente capì e annuì.

“Va’ qui ci penso io, terrò Alphonse al sicuro”.

Senza battere ciglio, il cavaliere scattò e si addentrò nella foresta.

“Bene, dove eravamo rimasti?” Aoki continuò verso l’ingresso di quel misterioso santuario e Alphonse lo seguì, seppur con un certo timore.

Fortunatamente il luogo sembrava spoglio di trappole, ma comunque entrambi esercitarono estrema cautela nel muoversi in quel posto.

All’interno della Ziggurat c’era una breve scalinata che portava sotto terra, oltre la soglia i due trovarono un largo e umido spazio completamente vuoto, illuminato da una serie di fessure sui lati del soffitto, dove la quale penetravano dei tiepidi raggi solari. Ogni passo, ogni piccolo rumore, provocava un forte eco che rimbombava all’interno di quella magnifica e misteriosa struttura ipogea.

Ma ammirare quel posto diventò immediatamente secondario, poiché al centro della caverna c’era qualcuno accasciato al suolo, la sagoma di Piper era illuminata da un raggio solare.

Alphonse scattò e arrivò immediatamente al suo cospetto, chinandosi e prendendola tra le braccia. Il suo corpo era caldo e per fortuna respirava, anche lei completamente illesa.

“Piper! Ehi Piper!”.

Fu necessario scrollarla giusto un po’ per farle riacquistare i sensi. La ragazza lentamente aprì gli occhi.

“Dove…?” DIsse con un filo di voce.

“Grazie al cielo stai bene…” Alphonse tirò un sospiro di sollievo.

Aoki ripose il Kunai e si guardò attorno. “Che razza di posto è questo? Sembra una tomba”.

Piper si alzò appena e indossò i suoi occhiali, mettendo a fuoco la sua vista. Quando vide quel luogo, diventò cinerea. Alphonse non aveva mai visto il volto di quella ragazza così turbato.

“Piper cosa c’è?”.

“Nulla…” La ragazza rifiutò l’aiuto di Alphonse e si alzò in piedi da sola scansandolo appena. “Dove sono gli altri? Non ditemi che siete solo voi due” Disse Piper agitata.

“No, il Principe e Leah stanno bene” Rispose Alphonse “Sono in una baita vicino al mare”.

“Una baita…” Piper si portò una mano sul viso “Una baita…” Ripeté..

L’uomo asiatico si avvicinò “Ehi, stai bene? Tieni bevi un po’ d’acqua”.

Le porse la sua borraccia e lei si servì subito senza fare storie.

Ci volle qualche minuto prima che Piper riuscisse di nuovo a stare in piedi. Il naufragio sembrava averla colpita psicologicamente molto più rispetto agli altri.

Intanto Aoki era andato in avanscoperta da solo. Si era addentrato nei nove corridoi che circondavano quella strana cripta.

“Hai trovato qualcosa?” Gli chiese Alphonse.

“Nulla” rispose lui “I corridoi sono vuoti, questa struttura ha una costruzione del tutto diversa da qualsiasi architettura che io abbia mai visto. Questi corridoi sono lunghi, irregolari e portano tutti a dei vicoli ciechi”.

“Quella luce abbagliante che ho visto nella stiva…” Disse Piper reggendosi la testa “Era il Silderium che brillava ricordo bene?”.

Alphonse annuì “Sì, era Silderium. Simon è piombato sul posto urlando di allontanarci perché stava per esplodere”.

“Sì così sembra, tuttavia…” Piper faceva fatica a parlare.

“Un momento, esplosione? Di cosa state parlando?” Aoki incrociò le braccia.

“Prima del naufragio, tu dov’eri?” Chiese Alphonse.

Aoki incrociò le braccia “Ero nella mia stanza, meditavo. Improvvisamente ho sentito un gran trambusto fuori, ma poco dopo essere uscito dalla mia cabina una luce ha inghiottito ogni cosa. Mi sono risvegliato a faccia in giù nella foresta poco tempo fa”.

Piper si alzò in piedi allarmata “La tua stanza era alla quarta sezione dico bene?”.

Aoki annuì “Esatto, mi hai condotta tu stessa lì”.

Improvvisamente la ragazza venne a corto di fiato. Si rese conto di qualcosa di molto importante.

“Non è stata un’esplosione” Disse Piper stringendo il libro sul suo petto “E’ stato un rilascio di energia magica”.

“Un momento, come sarebbe a dire?” Alphonse era confuso “Simon ha detto che stava per esplodere”.

“In quel momento era più semplice per lui dire così” Disse Piper seria “Doveva allontanare tutti quanti dalla stiva con poche spiegazioni, ma deve essersene accorto anche lui. Il Silderium non può esplodere, non è come una bomba. Tuttavia l’energia magica al suo interno può essere convertita e può manifestarsi in modo diverso a seconda di chi controlla quel processo. C’è solo una persona che può realizzare una cosa simile: un Mago.

Sia Alphonse che Aoki rimasero un secondo senza parole.

“Un Mago? Non dire assurdità” Affermò Aoki serio in volto “Non esiste un Mago da centinaia di anni ormai”.

Piper annuì “Ne sono consapevole, ma non c’è altra spiegazione. Nessuno può controllare così tanto Silderium tutto assieme. Nemmeno un Arcanista può farcela”.

“Quindi la nostra presenza qui, è dovuta ad una magia?!” Esclamò Alphonse.

“Sì non ho alcun dubbio a riguardo” Piper strinse il libro tra le braccia “Se solo Simon fosse qui, potremmo avere delle conferme più concrete, magari potrebbe aver notato qualcosa”.

Aoki scosse il capo sospirando “Non ci capisco niente di queste cose, ma a quanto pare abbiamo il nostro obiettivo. Dobbiamo trovare questo Simon”.

Alphonse stava per optare di radunare tutti i sopravvissuti in quel santuario, tuttavia qualcosa interruppe bruscamente i pensieri del ragazzo.

Piper si portò le mani sulla testa e scosse il capo violentemente “No, non può essere!”.

“Piper?”.

“Ngh, la mia testa! Che male!” La ragazza crollò sulle sue ginocchia stringendosi il capo..

“Piper! Cos’hai?!” Alphonse si chinò e le afferrò le spalle.

Qualcosa… qualcosa sta arrivando” Disse con il terrore dipinto in volto “Arriva!”.

Aoki percepì immediatamente che qualcosa non andava. Tirò fuori abilmente il kunai dal manico del Kimono e si mise in posizione di combattimento.

“Ha ragione, qualcosa non va” Affermò lui cupo in volto.

Alphonse teso come le corde di un'arpa si guardò attorno, incapace di percepire qualunque cosa. Ma poco dopo avvenne qualcosa di impensabile...

I presenti udirono un lieve sussurro, qualcosa di quasi di impercettibile che echeggiava nella testa dei tre presenti. La temperatura calò vertiginosamente e il vento iniziò ad ululare attraverso i perfetti corridoi di quel misterioso santuario.

La luce del giorno si ovattò e diventò tutto grigio.

Aoki guardò le fessure sul soffitto e subito si recò fuori. Alphonse fu riluttante a lasciare Piper da sola, ma qualunque forma di dolore l’avesse appena colpita, sembrava stesse lentamente decelerando.

“Torno subito” Le disse aiutandola a mettersi a sedere sulla scalinata, dopodiché salì fino all’esterno per vedere cosa stava succedendo.

Una intensa coltre nebbiosa aveva coperto ogni cosa, non si vedeva più niente, era come se l’intero mondo fosse stato inghiottito da una grigia e impenetrabile foschia.

“Ma che diavolo…” Alphonse rimase senza parole, fissando quello scenario con occhi scossi. 

Quella nebbia non era affatto normale, Alphonse quasi non riusciva a vedere le sue mani. Si sentì immediatamente disorientato e colto da una folle sensazione di terrore.

Aoki tirò fuori dalla tasca del suo kimono dei campanellini dorati. Fece un respiro profondo, poi suonò il campanellino una volta sola.

Alphonse non osò parlare, non sapeva cosa stava facendo, ma lo sguardo sereno e calmo di Aoki lo inquietava. Si chiese come faceva a restare impassibile davanti ad uno scenario simile?

“Torniamo dentro” Disse Aoki, facendolo tornare in sé “Saremo al sicuro dentro il santuario”.

Infatti, all’interno di quel luogo sotterraneo, ora molto più cupo e buio di prima, la nebbia non sembrava penetrare.

“Cosa sta succedendo!?” Esclamò Alphonse “Quella nebbia è innaturale!”.

“Con una nebbia simile, nessuno oserà muoversi” Affermò Aoki.

Immediatamente il pensiero di Alphonse andò verso Leah e il Principe, ma anche ad Anglia che si era già addentrata nella foresta. Non poteva già essere arrivata, neppure correndo. Con una nebbia simile, come avrebbe potuto fare?

“Cosa stavi facendo prima?” Gli chiese Alphonse, facendo allusione ai campanellini.

“Mi sono addestrato per più di un decennio nei monti nebbiosi di Kurayami. Grazie agli insegnamenti del mio maestro, so orientarmi molto bene nonostante la foschia. Riesco ad orientarmi facendo rumore con i campanelli. Il rumore attirerà l’attenzione di eventuali sopravvissuti, inoltre so muovermi molto più velocemente di chiunque altro”.

Alphonse aveva davanti a sé un mistero fatto persona. Così giovane, eppure così saggio e calmo. Non poteva non fidarsi di lui, ogni cosa uscita dalla sua bocca sembrava portare un enorme peso di esperienza.

“Resta qui con Piper” Gli disse infine “Prenditi cura di lei. Cercherò di fare in fretta e vi porterò del cibo e dell’acqua. Ma non aspettatevi un mio ritorno in brevi tempi. Cercate di resistere”.

Alphonse annuì “Conto su di te”.

Detto ciò, Aoki salì le scale e sparì oltre la foschia, mentre i suoi campanelli risuonavano nell’eterno grigio.

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Nitrotori