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Autore: elenabastet    15/07/2022    3 recensioni
Questa serie di one shot, sotto il titolo collettivo di Lacrime nella pioggia (omaggio nominale ad un celebre film che quest’anno compie anche lui quarant’anni, Blade Runner), nascono per celebrare i giorni di luglio dell’universo di Oscar, attraverso una serie di missing moments, cioè le reazioni di vari personaggi alla notizia delle morti dei due eterni innamorati. Poi, tornerò a scrivere storie birichine, e anche storie più lunghe dove si salvano, promesso.
Genere: Angst, Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, Axel von Fersen, Generale Jarjayes, Marie Antoinette, Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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LACRIME NELLA PIOGGIA

 

Rating: lutto, ricordi, morti di personaggi, rimpianti.

Fandom: Lady Oscar.

Note: questa serie di one shot, sotto il titolo collettivo di Lacrime nella pioggia (omaggio nominale ad un celebre film che quest’anno compie anche lui quarant’anni, Blade Runner), nascono per celebrare i giorni di luglio dell’universo di Oscar, attraverso una serie di missing moments, cioè le reazioni di vari personaggi alla notizia delle morti dei due eterni innamorati. Poi, tornerò a scrivere storie birichine, e anche storie più lunghe dove si salvano, promesso.

 

10 – GIORNI PERDUTI

Quell’estate non era potuta andare a Jossigny dai suoi parenti, era troppo pericoloso con quello che stava succedendo proprio lì vicino, a Versailles, ci aveva sperato fino all’ultimo ma non c’era stato niente da fare.

Le era molto dispiaciuto: anche se non era più una bambina, aveva ormai sedici anni, e come le ricordava sua madre c’era chi alla sua età era già sposata e con prole, adorava quel palazzo, dove aveva passato i momenti più belli della sua infanzia, durante le estati. Senza contare le belle avventure che aveva vissuto le poche volte che sua zia era venuta a trovarla.

Certo, il tempo era passato per tutti, e tante cose erano cambiate. Rosalie non abitava più con sua zia, aveva sposato un giornalista, uno di quegli uomini che scrivevano cose scomode per la famiglia reale sulle gazzette. Sua zia non era più al servizio dei reali a Versailles, comandava i Soldati della Guardia, il drappello di militari che si occupava di mantenere l’ordine in città, e André non era più il suo attendente, ma si era arruolato alle sue dipendenze.

Da bambina aveva pensato che André fosse il fidanzato di sua zia Oscar, la sesta figlia del nobile generale e conte de Jarjayes, cresciuta dal padre come un maschio per essere destinata alla carriera militare. Se pensava all’amore, non pensava alle fiabe di Perrault e di Madame Le Prince de Beaumont, ma pensava a sua zia Oscar e ad André, a come lui la guardava, ma anche come lei guardava lui.

Una volta, gliel’aveva anche chiesto ad André, e solo tempo dopo aveva capito quanto era stata impertinente:

“Sei il marito di zia Oscar?” Lei era una bimbetta di pochi anni, e lui l’aveva guardata con un sorriso che solo dopo lei aveva capito essere molto triste.

“No, sono molto di più. Sono la persona che le vuole più bene e a cui lei vuole più bene”.

“Ma allora sei suo marito… o il suo innamorato!”.

“Forse non c’è un modo per definirmi, sapete madamigella? Ma siete piccola, lo capirete quando sarete più grande”.

Man mano che cresceva, Marie si era chiesta che rapporto ci fosse davvero tra Oscar e André, ma su una cosa era certa: se pensava all’amore continuava a pensare a loro, anche se ormai aveva capito che la situazione era complicata.

Chissà quando sarebbe riuscita a rivederla, a rivederli. Le mancavano molto, anche perché voleva da loro un parere su cosa stava succedendo in Francia, sua madre pensava solo a fare confetture, suo padre a collezionare volumi.

Certo, vivere in quel maniero a due passi da Nantes e dall’Oceano Atlantico non era male, c’erano cavalcate da fare e letture quando pioveva, ma Marie Louise de La Laurencie, detta Loulou, sentiva la mancanza di sua zia Oscar. Era l’unica zia che le mancava e a cui era legata, anche se non è che fossero vissute poi tanto insieme, mentre le altre sorelle di maman Hortense vivevano in varie parti della Francia, e erano per lei ricordi sfumati dei giorni di festa.

Oscar, con André accanto, erano tra le poche persone che lei avesse care al suo cuore, a cui aveva sempre voluto un bene dell’anima e che adorava.

Era andata a fare una cavalcata e stava rincasando, era pomeriggio tardi, e la calura stava per lasciare spazio ad un temporale. Arrivata a palazzo, capì che era successo qualcosa.

Mireille, una delle cameriere, le disse:

“Madamigella Loulou, è arrivato un messo da Jossigny, credo che ci siano notizie da parte della famiglia di vostra madre!”

“Oh che bello”, disse. Magari zia Oscar sarebbe passata a trovarli, o magari la invitava ad andare da lei, in fondo l’estate non era ancora finita, ci doveva ancora essere la festa del raccolto, quella che i contadini chiamavano Lammas.

Entrò nel salotto dei suoi genitori e li vide immobili: di fronte a loro c’era senz’altro uno dei soldati di zia Oscar, con l’uniforme blu impolverata e l’aria stanca. Era un omone dal volto simpatico e non privo di fascino.

“Ora che c’è anche mia figlia, parlate, signor… Alain de Soissons”, disse sua madre.

Il soldato si girò a guardarla, lei gli fece una riverenza, perché le piaceva essere gentile con tutti.

“Così voi sareste mademoiselle Loulou? Felice di conoscervi, André mi parlava spesso di voi”.

Perché diceva mi parlava? Loulou non capiva. Avrebbe dovuto dire mi parla spesso di voi.

“Buon giorno, io vi ho portato alcune gazzette, ci sono articoli scritti dal giornalista Bernard Chatelet, che si esprime certo meglio di un povero soldato ignorante come me. C’è anche una lettera scritta da Rosalie, che è vissuta a lungo con Oscar e André. Il nostro comandante, Oscar François, ha scelto di appoggiare la battaglia di libertà, uguaglianza e fraternità e si è schierata dalla parte del popolo”.

Suo padre e sua madre ebbero un moto di stupore, Loulou sorrise, sapeva che sua zia era come l’eroina di una leggenda e che il suo scopo era lottare contro le ingiustizie.

“Tra l’altro, lei era ormai la sposa di André Grandier”.

Sua madre strabuzzò gli occhi, un po’ indignata, Loulou avrebbe voluto saltare di gioia, lo sapeva, lo sapeva. Si amavano.

“Purtroppo sono morti entrambi. Non sapete come mi addolora dirvelo, sono morti da eroi, a poche ore di distanza l’uno dall’altra...”

Hortense si portò una mano davanti alla bocca, mentre suo marito la andava a sostenere. Loulou rimase immobile, avrebbe voluto parlare con quel soldato, abbracciarlo, piangere con lui, chiedergli come erano morti. Ma non ci riuscì.

“Ho voluto venire io a darvi questa notizia. Per loro richiesta, che è stata rispettata, sono stati sepolti sulla collina di Arras...”

Arras… Loulou non ci era mai stata, ma ricordava cosa dicevano zia Oscar e André, le bellissime albe di Arras, le rose selvatiche che crescevano ovunque ad Arras, il buon vino di Arras, il prato di Arras…

No, non doveva succedere. Lei voleva rivedere zia Oscar e André, voleva parlare con loro, congratularsi per il loro matrimonio, vivere con loro nuove avventure, nuove estati di giorni meravigliosi, adesso ancora più belli perché loro si amavano.

Voleva vedere il mondo cambiare grazie a loro, voleva essere parte delle loro vite e che loro fossero parte della sua. Tutto era perduto, tutto era andato, tutti quei giorni erano persi per sempre. I giorni del passato, delle loro avventure, delle loro risate, delle corse inseguita da André, di zia Oscar che le insegnava ad andare a cavallo e a tirare con la spada. I giorni del presente, di quello che sarebbe potuto esserci quest’estate tra di loro. I giorni del futuro, mai vissuti e perduti per sempre, tutti gli anni che avrebbe vissuto senza zia Oscar e il suo André, anni lunghi, fino al giorno in cui li avrebbe rivisti, per sempre giovani e belli, come in una leggenda.

Loulou si riscosse e si girò, correndo fuori. Avrebbe voluto e dovuto parlare con quel buon soldato, avrebbe voluto e dovuto leggere gli articoli di Bernard Chatelet e la lettera di Rosalie Lamorlière. Avrebbe voluto e dovuto scrivere a Rosalie, al nonno e alla nonna, e pensare anche di andare da loro. E avrebbe voluto e dovuto pensare di andare ad Arras, anche da sola.

Ma corse a prendere il suo cavallo e si buttò a correre sotto la pioggia, che lavava via tutto, i giorni del passato vissuti e perduti, i giorni del futuro mai vissuti e persi per sempre, le lacrime per due vite spezzate che uscivano dai suoi occhi. Lacrime per quello che era stato, per ogni giorno felice passato insieme, per ogni lettera arrivata, per ogni gioco, lacrime per quello che non ci sarebbe mai stato, per ogni frase mai detta, per ogni ricordo mai avuto, per ogni vita mai più vissuta. Per sempre, e questo non poteva nemmeno pensare di sopportarlo.

 

  
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