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Autore: Lalani    08/09/2009    6 recensioni
Nuova raccolta ispirata dall’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters.
In queste poesie dal cimitero di Spoon River emergono i rimpianti, i dolori e le uccisioni degli abitanti.
Tenterò di analizzare le poesie con l’aiuto dei personaggi di Naruto, e forse insieme riusciremo ad espiare i peccati dei morti o ad esprimere i loro desideri.
#7= Gli Angeli Della città Incompresa. Buon SHIKATEMA Day!!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Lucciole di metallo, dense, color smeraldo, colano sotto i miei occhi come lacrime. Da tempo avevo dimenticato questo dolore, questa pesantezza sulle mie guance incavate, mangiate dalla vita.
Polvere, incandescente, sotto le mie dita, sotto la mia lingua, io sarò polvere.
Non sento più le sue mani, callose e screpolate dal chakra impetuoso, così diverse da quelle paffute e tremanti che infestano i miei ricordi.
Anche lei mi ha abbandonato? Anche lei? Ha deciso di condannarmi alla punizione che la vita, traditrice, mi ha scritto?
La mia punizione, vagare un limbo di lune rosse, lacrime dimenticate e fantasmi ipnotizzati, senza vedere la mia ombra scontrarsi contro il sole della realtà.
“Sasuke-kun…”
La mia punizione, sentire quelle parole rauche e assetate, sentire quel suffisso pieno di rispetto e sollievo, ansia e amore, affiancarsi al nome di un assassino. Lei è ancora lì, e il suo chakra verde splende, nelle sue iridi. E si amalgamano, perché sono fatti della stessa essenza, dello stesso amore.
Un enorme mostro dagli occhi verdi sbuca dalla selva nera che affolla i miei sensi, ma non è invidia quella che vi scorgo, ma solo adorazione.
La sua punizione.
Mi sta riportando alla vita, con le sue mani intrecciate, incrociate, votate alla speranza e al destino.
E, alla fine, vedo. Di nuovo. Sento. Muovo. Grido.
Sento il suo capo, morbido e umido, posarsi sul mio cuore furibondo, alla ricerca dell’amore che la mia anima non gli ha mai concesso.
Muovo una mano, raggrinzita, sui suoi occhi aperti. Troppo aperti, ciechi.
Grido, di dolore e di sollievo, aspiro sabbia e pioggia.
Vedo, la donna che mi ha salvato.
Mi hai salvato, Sakura. Hai salvato un traditore.
Sei una peccatrice.
P e c c a t r i c e.
E per questo sarai punita.


And then she died and haunted me,
And haunted me for life.

La Città di LA


“Quando torni?”
“Presto, Sakura, presto. Te l’ho già detto”
“Ah sì…”
È sempre più difficile ingannarla. Sono passati tre anni, solo tre dannatissimi anni e lei è sbocciata, violentemente, in un esplosione di colori.
Eppure questa trasformazione sembra innaturale, come se avessero preso un fiore acerbo, fresco, e l’avessero forzato e violato con un kunai per obbligare i petali ad aprirsi verso la luce del sole, sconosciuta ed accecante.
Lei stessa si è inflitta questo supplizio: il suo corpo reca cicatrici e ferite recenti, frutto di un allenamento costante, devastante.
In fondo è anche colpa mia. Solo un po’.
“Allora ti aspetto, mi raccomando” mormora Sakura quieta ma decisa, mentre accarezza un gruppo di soffici fiori.
La sua mente lavora frenetica, la sento: i suoi pensieri intelligenti e maturi si inceppano, cadono nella memoria confusa. Tocca ancora i petali, mentre cerca di ricordare dove ha già sentito quell’odore, quel profumo, perché le ricordano due occhi color del cielo.
“Non ti sforzare troppo: non ti sei ancora ristabilita” le ricordo per l’ennesima volta.
Lei si volta, sospettosa ma speranzosa: cerca tracce e conferme del mio recente cambiamento. La sua fronte enorme e lucida sembra fumare nel tentativo di scoprire il motivo della mia nuova, strana gentilezza. Strana per i miei standard, si intende.
“Lo so, Sasuke-kun” sussurra dopo aver rinunciato a stanare il mio segreto “Lo so benissimo!”.
Togli quel maledetto –kun, penso, infastidito, mentre sento che i miei lineamenti sempre più stanchi si irrigidiscono. Quel suffisso mi ricorda il passato, un passato fatto di sorrisi e sudore, di ali tagliate e sangue, il passato che io stesso ho distrutto, e che ora non posso ricomporre. Mi ricorda la pena e la punizione che devo scontare.
“Ma non parlarmi con quel tono sofferente” mi rimprovera, mentre esibisce lo stesso broncio che aveva da bambina, quello che non è mai riuscita a cambiare “Sembra che per te sia una punizione rimanere qui con me!”.
Io sospiro e mi allontano, scompaio, quasi, nella luce troppo intensa di un sole incandescente e perenne.
Non sai quanto lo sia, Sakura. Una punizione infernale che io stesso ho costruito, tassello dopo tassello.
Un mosaico di dannazione eterna.
“Torna presto Sasuke-kun, così riusciremo a trovarla”.
Ancora quel dannato suffisso, un’espressione di rispetto e di tenerezza che io non ho mai voluto. Basta, basta.
Mi volto, per ricordaglielo, come ogni volta; ma incontro i suoi occhi di cristallo e il suo sorriso opaco ma fiero, fedele.
Perché ora è così difficile distogliere lo sguardo da quel volto scheggiato dalla fatica? Forse perché è solo un ricordo, appannato di latte e nuvole.
“Vedrai che insieme troveremo la città di LA. E poi tornerà tutto come prima”.



L’avete visto in giro nel villaggio
un uomo con gli occhi bassi e il volto scavato?
E’ mio marito, è lui che per segreta crudeltà
innominabile, mi prese gioventù e bellezza;




Lampi d’alba invadono una notte di petrolio. Scivola via, oleosa, come i miei incubi. Come le ciocche di mia madre e lo sguardo vuoto di Itachi, che ossessionano la mia memoria. Vorrei solo raggiungerli, stringerli, sentirli, per l’ultima volta.
Pezzi di vento incompleti portano nel silenzio della stanza odori, rumori, parole, colori.
Gli stessi di sempre, gli stessi che sentivo secoli fa, nella mia dorata dimora Uchiha(nella mia vita dorata, contornata di diamanti).
La mia punizione: la quotidianità e l’apatia, un continuo scorrere di immagini rovinate e scivolose, viste e riviste.
Penso a lei, come lei ha fatto per tutti questi anni di lontananza; lo so, gliel’ho letto in quegli occhi, che in un attimo si illuminano e la fanno tornare bambina. In quegli occhi che mi tengono prigioniero, che mi puniscono, che io punisco.
Le ho portato via tutta la sua ricchezza, l’ho derubata del suo tesoro più grande: onore e amore.
In una città stravolta da Pain, nessuno si accorge di Sasuke Uchiha, di un ombra scavata, mangiata, rannicchiata pronta a rubare istanti di vita dalla sua aguzzina( o della sua vittima).
Un attimo prima era l’alba, ora il sole esplode, dietro le colline.
E comincia un altro giorno di tortura, contornato da lucciole di smeraldo, sangue, e dalla sua voce, sempre la stessa.



Ma sapete cos’è che rode il cuore a mio marito?
Com’ero, e come mi ha ridotta!



“Ma dimmi, Sasuke-kun…”
Ancora quel dannato suffisso. Ancora e ancora.
“Quante volte ti ho chiesto di non chiamarmi in quel modo?”
Ringhio, quasi.
“Mai”.
È vero. Dannazione.
Uno sguardo furbo, opaco a causa del sole soffocante, sempre soffocante, mi squadra divertito. Non più un sorrisetto timido e dolci occhi a fargli da contorno, ma una smorfia enorme e gioiosa. Si alza, veloce, e allarga lo sguardo verde verso il cielo, il regno dei sognatori. Accarezza, senza guardarle, alcune margherite, senza ricordarne il nome o il colore, l’aspetto e l’odore.
Dio, come ti ho ridotta, Sakura. Come ho ridotto la tua mente sveglia e i tuoi occhi traboccanti di luce?
Si gira di nuovo verso di me, sicura di essere abbandonata di nuovo, e vedo i suoi occhi, occhi che non vedono il tempo, la fame, il sole.
“Dimmi, Sasuke-kun…”
Ancora e ancora, il dannato -kun. L’ennesima punizione, un affetto non meritato.
“Dov’è la città di LA?” chiede Sakura, con voce timorosa, come se il suo mondo splendido e luminoso potesse venire inghiottito e maciullato da zanne ignote. Perché tutti hanno paura della città di LA, anche quelli che non l’hanno mai vista, che non hanno iridi e mente per vederla, eppure la sentono camminare, non si ferma mai, la città di LA.
“Può essere dappertutto” le rispondo, per l’ennesima volta al suo ennesimo, quesito, ennesima punizione quotidiana “è sempre in agguato. Solo chi ha gli occhi per vederla può avvicinarsi, può comandarla. Dovresti temerla”.
Invece Sakura sa che tutto il suo mondo è scivolato via in quella città sconosciuta, in quell’altro buio, nella tana della volpe. E lei, innocente bambina, si perde nel labirinto, si fa smembrare carne e ossa.
“Allora aspettiamola: che vanga a prenderci, a trovarci. Se vuole giocare a nascondino, prima o poi dovrà smettere di contare” mormora Sakura, decisa, una furia incontrollata in quegl’occhi di giada, una madre che ha perso tutti i suoi figli.
“Vedrai che riusciremo a tirarli fuori da lì. Mi mancano, l’entusiasmo di Lee e, sai, anche un po’ Ino…l’acida e vanitosa Ino. Mi mancano tutti” mormora mentre cerca i suoi amici verso l’orizzonte invisibile.
Mi manca Naruto, agogno la sua amicizia e il suo illuso amore come un prigioniero brama la pioggia, il mare, il vento, i colori.
I miei occhi color alabastro si concentrano sul cielo lindo, macchiato da un sole bianco e cieco.
“Credevo che la mia presenza di bastasse” sussurro, sibilo, prego.
È invidia il veleno che imbratta il mio palato?
È davvero così disgustosa e bruciante, l’invidia?
Lei non mi sente, troppo intenta a stanare la città di LA dalla mia memoria, riempiendomi la testa di domande.
Perché LA? LA come la nota musicale? O LA come al di là? O come articolo determinativo? Oppure è il nome di una città lontana lontana, come quelle delle favole? Eh, Sasuke-kun?
“Sasuke-kun, ma tu ci sei stato nella città di LA?”
“Tempo fa”
“E come ne sei uscito?”
La guardo. Ha paura. Tenta di prendermi la mano, di trattenermi, di salvarmi, un’altra volta, ma io scappo, un’altra volta.
Lei si volta, malinconica, guarda il cielo, bianco, e non si ricorda che una volta era azzurro.
Si appiglia agli unici ricordi che le sono rimasti, i ricordi dei prigionieri della città di LA.
Io mi volto un’ultima volta, e la vedo, un fiore sbocciato con una corolla di petali secchi, che io mi sono divertito a strappare, durante la mia stolta gioventù.
Dio, come ti ho ridotta Sakura? Che cosa ti ho fatto? Che cosa mi hai fatto?



La sorreggo, ormai è solo una marionetta tremante: la sua pelle è distrutta, sfasciata, nervi e ossa si intrecciano in un'unica spirale di sangue. La mia cute invece è tornata splendida e pallida, come sempre, come la luna.
Sento che non posso lasciarla lì, in balia del fango, in balia della morte, che poco prima mi accarezzava.
E per la prima volta la guardo, la piccola Sakura, la bambina seppellita nella mia memoria sterile, seppellita nelle mie braccia. Lei mi guarda, persa nei miei occhi, addolorata, già nelle mani della morte. E prega, una preghiera muta e silenziosa
Un oceano rosso si spalanca sotto il suo cielo turchino, per sempre.


I giorni trascorsero come ombre,
i minuti ruotarono come stelle.


Ora sono cominciati i giorni del buio, i primi giorni a tentoni, a carponi, mentre
 il mio mondo gira e traballa come un bambino capriccioso e sbadato.
Un bambino che si è dimenticato del suo gioco.
Ho persino rischiato di farmi riconoscere da alcuni ninja del villaggio confondo notte e giorno, fuoco e stelle. Per fortuna ora i ninja e civili non portano kunai in mano, ma travi, chiodi, martelli per risanare il dolore della defunta Konoha, uccisa da Pain.
E poi portano fiori, tanti fiori.
Posati su un enorme tomba che io avevo solo intravisto, mentre si ingigantiva, colorata, e si espandeva in tutto il villaggio, come un arcobaleno pieno di speranza.
E ora che le sono davanti, in una notte sempre più buia, la mia notte, penso che, finalmente, sono io il più forte.
Penso che, come Kakashi-sensei, trovo conforto nel parlare, balbettare, pregare davanti alla tomba del mio rivale, perché è l’unico modo per dimenticarmi dei vivi, dei suoi occhi vivi, quelli di Sakura. Per dimenticare i miei ex compagni di accademia, i bambini che ho visto giocare e crescere e che ora non posso salutare, ma posso solo vederli nella loro frustrazione e nella loro stanchezza, mentre sono davanti alla tomba colorata o all’ospedale, da lei.
Per dimenticare la piccola, sottile fossa dietro la tomba enorme, già scavata e pronta per essere riempita.
Non ho fiori da appoggiarci, non ho lacrime da versare, ma ho occhi con cui guardarla, quella tomba vuota, stagliata contro il tramonto. Occhi traballanti, occhi sempre più spenti, sempre più neri.
E il giorno della fine finisce.
La mia punizione non finirà mai.


Questo lo spinge al luogo dove giaccio.
Nella morte, dunque, sono vendicata.


Il mondo dal cielo bianco mi esplode davanti agli occhi neri.
E lei è già lì ad aspettarmi, sull’orlo del vuoto.
Mi guarda per la prima volta…da quanto?Mesi, settimane? I suoi occhi, mai, mai, li ho visti così vivi, incerti, pavidi, consapevoli.
“Sasuke-kun…”
E in un attimo la paura divampa nel mio corpo come un mare furioso, e il mio mondo scricchiola, terrorizzato.
“Tu mi hai baciata, vero?”mormora emozionata, impaurita, mentre si tocca le labbra sottili.
Schegge di mondo esplodono, mentre il nero si sazia del bianco.
 

Così alla fine, avvizzita e coi denti gialli,
spezzata nell’orgoglio e in abietto avvilimento,
sprofondai nella fossa


Le labbra di Sakura sono così scarne e gelide, in questo mattino bellicoso.
In mezzo alle macerie del nostro nido nasce il più piccolo e docile gesto d’amore, quello più falso, quello più codardo.
Cos’è un bacio, se non disperazione e pazzia? Cos’è un bacio, se non falsità?
Cos’è un bacio, se non un bacio?
Lei spreca il suo ultimo respiro con questo gesto scialbo, senza promesse, eppure così importante per il suo cuore rattrappito. Così importante da ridurla a uno spettro.
Così importante da lasciare una cicatrice, nella mia anima lacerata, da incidermi l’immagine di Sakura(il mio primo e ultimo amore) nella mia memoria ormai morta.
Cos’è un bacio, se non una punizione?

Mi cavò dal cuore la pietà,
e la mutò in sorrisi.

Sakura avrebbe voluto accarezzare i fiori, quei fiori che le ricordavano Naruto, Konoha, il verde, la pioggia. Ma ora non c’è più niente, tutto è petrolio.
Il nero è immobile, pesante, pressante. Solo noi due siamo sopravissuti alla furia di questo abominevole colore, di questo fiume infernale.
Sakura è confusa, si agita come una sonnambula, i suoi occhi sono comete di smeraldo piene di fuoco.
“È questa la città di LA?” mormora, incerta, mentre mi guarda, ancora, ancora, all’infinito “Gli altri sono qui?”.
“No, Sakura. Ci siamo solo noi due”.
Il buio è immenso e piccolissimo, non ha confini.
“Città di LA, Sakura, è il termine usato per indicare un’altra dimensione. Ogni Genjutsu, ogni tecnica illusoria che crea una realtà alternativa si chiama città di LA”.
Sakura smette di barcollare e riacquista lucidità. Forse la sua mente punita e distorta sta cominciando a capire.
“Gli Uchiha sono sempre stati maestri delle arti illusorie, e all’epoca della grande guerra hanno terrorizzato numerosi avversari con la minaccia di spedirli nella città di LA e di non farli più uscire. È nostra figlia, nostra alleata, nostra nemica, la città di LA”.
Lei mi guarda stupita ma con un viso di pietra, mentre il mio si strazia, al ricordo del mio supplizio nella città di LA creata da Itachi, dove ho perso forza e speranza. Alla fine, è stata la città di LA a portarmi sul cammino della perdizione, a trascinarmi lontano da Sakura, da tutto.
“Stai dicendo che gli altri non riusciranno più ad uscire dalla città di LA?” mi chiede Sakura, angosciata, senza il freddo autocontrollo che si è imposta in tutti questi anni “Nemmeno…nemmeno Naruto?”.
Ringhio, senza motivo, mentre una scintilla di gelosia mi esplode nel petto.
“Sto dicendo che sei tu quella imprigionata nella città di LA, Sakura”.
Forse l’ha sempre saputo. Forse ha sempre saputo che il cielo non era bianco, che i fiori non erano reali, che persino io ero la pallida ombra di me stesso. L’amore si sente, e lei lo sentiva poco, nella persona gentile, troppo gentile, che l’accudiva, nel suo inferno personale.
Si morde le labbra, annuisce, piano. E poi scruta la sua città, la città di LA, la sua punizione.
Strizza gli occhi, accecata dal buio.
“Perché, Sasuke-kun? Perché tutto questo…per me?” chiede, e il suo sorriso non sa se mostrarsi deluso o imbarazzato.
“Perché lasciare la tua mente prigioniera della città di LA era l’unico modo per tenerla attiva, in vita. Il tuo corpo è distrutto, ma la tua mente poteva sopravvivere. Tu…sei forte, sei sempre stata forte”.
“Perché, Sasuke-kun?”
La guardo, e non so dove guardare.
Mi vorrà chiedere dove si trova il suo vero corpo, il suo vero sangue, e io dovrei risponderle che si sta decomponendo nella tenda adibita ad ospedale, visitata da amici senza speranza. Mi chiederà del suo coma e della sua mente prigioniera, e io le dovrei dire che non potrà spezzare le catene che la imprigionano. Mi chiederà il perché le ho mentito sulla sua famiglia e sui suoi compagni e io le dovrei dire che tutti i suoi amici sono lontani, e che non li potrà più rivedere. Le dovrei dire che il suo migliore amico è in altra città di LA, la vera città di LA, quella senza porte e finestre, ucciso dal Dolore, deposto in una collina di fiori. Le dovrei dire che la sua tomba è già stata scavata, che ho visto, toccato e annusato il fango che si appiccicherà al suo gracile viso.
E invece mi chiede: “Perché sei venuto qui, perché sei venuto per così tanto tempo nella mia città di LA?”. È quasi affetto quello che sento nelle sue parole, come se la sua città, il suo regno, nero e scialbo, sia un gatto smanioso di coccole.
Parlo, e non so quando parlare.
Non posso dirle che devo subire la punizione divina, che io stesso mi sono imposto, imposto di rimanere legato e prigioniero alla sua ombra, lontano e vicino alla mia salvatrice. La mia punizione, sognare e rivivere la mia tortura e la mia resurrezione, agognare la forza che non  mi aveva permesso di salvare Sakura, la mia Sakura. Non posso dirle che ogni giorno, ogni giorno rientravo nella sua mente e guardavo come un orgoglioso architetto la mia ciità, il mio mondo folle. Non posso dirle che ogni giorno, ogni giorno rimanevo ore ad osservarla, sofferente e immobile, imprigionata nel lettino dell'ospedale.  Le sono stato troppo lontano, e solo ora riesco a vederla nella luce della verità, in questo mondo buio. Perché non  mi hai guardato così, Sakura, quando hai gettato nel fango, nel buio, il tuo amore per addolcire il mio orgoglio glaciale? Tutto è un circolo vizioso, tutto questo è la mia punizione.
Non parlo, semplicemente non parlo.
E lei sorride. Ora è redenta, ora è luminosa come un angelo, ha scontato la sua punizione. Vorrei un ultimo bacio, un ultima carezza, ma lei si allontanerebbe, non vuole contaminarsi, una povera santa appena nata.
Ma lei mi guarda, e il suo sguardo è una carezza, una benedizione.
“Io mi sono ricordata del bacio perché la tua illusione stava svanendo, perché tu la indebolivi…perché proprio adesso hai deciso di lasciarmi andare, Sasuke-kun?”
Poi la sua immagine sparisce, in un fascio di luce divina, e il fuoco divampa dai miei occhi( fuoco o lacrime?).
Esco dalla città di LA, dalla mia città di LA, fuggo dal mio angelo. Faccio appena in tempo a scorgere il vero corpo di Sakura, mangiato dalla morte e un lampo mi acceca.
Finalmente lo Sharingan si è mangiato la luce, e i miei occhi, pieni di sangue muoiono, assieme al mio amore.
Io non ti avrei mai abbandonata Sakura, ma il mio potere, la mia benedizione e punizione, mi hanno distrutto gli occhi che ti avrebbero salvata, aiutata, amata. Mi ha reso cieco.
Non sono stato abbastanza forte per resistere, per trovare il coraggio di abbracciarti un’ultima volta, per confessarti le mie colpe. E per questa mia debolezza io sarò punito,Sakura, e sconterò la mia pena in una città di LA senza luce, senza ombre.
Senza di te.


e allora morì e mi ossessionò,
e mi ossessionò per la vita.






Dunque, spero che la lettura sia stata piacevole e, soprattutto, chiara^^. Ora vi faccio un riassunto: la città di LA è un termine un po’ romanzato per un’illusione potente, che crea un’altra dimensione. Quindi, per salvare Sakura, Sasuke l’ha intrappolata in una città di LA da lui creata per mezzo dello Sharingan in modo da  tentare di riattivare la mente della ragazza. Ogni giorno andava a trovarla all’ospedale ed entrava nella sua stessa illusione, per cercare di riportarla alla vita, ma senza successo. Alla fine, la sua illusione si è indebolita per via dello Sharingan, che lo stava rendendo cieco, e Sakura ne divenne consapevole, tanto da distruggere la tecnica. La tomba piena di fiori è quella di Naruto, morto nell’attacco contro Pain. Spero che sia tutto chiaro^^

Che dire, scrivere sui pairing che non mi piacciono mi fa scrivere certe robe depressive e autodistruttive. Sono molto felice della posizione, considerando che ho scritto la fic in una settimana, e con il lavoro di una settimana ho scioccato il giudice^^
Complimenti ancora a tutti i partecipanti e grazie alla giudice e alla bannerista. Le poesia sono due, ovvero quelle di Flethcer e Ollie Mcgee, marito e moglie(le loro poesia sono collegate^^). Le frasi di Ollie McGee sono le seguenti:

"L’avete visto in giro nel villaggioun uomo con gli occhi bassi e il volto scavato?E’ mio marito, è lui che per segreta crudeltàinnominabile, mi prese gioventù e bellezza;" 
"Così alla fine, avvizzita e coi denti gialli,spezzata nell’orgoglio e in abietto avvilimento,sprofondai nella fossa"
"Questo lo spinge al luogo dove giaccio.Nella morte, dunque, sono vendicata."
Lei infatti condanna il marito per averle fatto qualcosa di terribile, che le ha tolto la giovinezza e la forza, anche se si è presa la rivincita ossesionandolo col suo ricordo anche da morta. Le frasi di Fletcher sono la terza, la sesta e l'ultima; questa poesia è piuttosto complessa, e non si capisce bene cosa voglia dire: credo che lui abbia tentato di plasmare sua moglie come voleva, ma che l'argilla con cui la stava "costruendo" aveva preso sembianza demoniache e che aveva preso una volontà sua. Perciò il ricordo di Ollie, anche dopo la sua morte, continua a tormentarlo.
Soprattutto grazie a:
LalyBlackangel: sono felice che continuerai a seguirmi, guarda che ci conto!Sono felice di aver scritto una bella NaruHina, da fervente NaruSaku che sono. Probabilmente ne scriverò altre, ma ti avverto, questo pairing lo so scrivere solo in chiave tragica^^’ Bacioni e grazie ancora!
Shatzy: o grazie, è sempre bello ricevere i complimenti di una fan NaruHina^^! Sono felicissima che ti piaccia il mio stile, faccio del mio meglio(anch’io ammiro moltissimo il tuo e lo sai^_^). Non ti ignorerei mai!Infatti la NejiTen è la prossima della lista!Bacioni, cara!LaLa
Rinalamisteriosa: cara, mi fai arrossire, non merito tutti questi aggettivi^//^. Ma figurati, riusciresti benissimo a fare una NaruSaku, basta che le scrivi in chiave tragica e/o sadica e ti verrà naturaleXD(mi sto tirando la zappa sui piedi da sola, peròXD) MinaKushi accettata, ma prima scriverò la NejiTen!Bacioni, LaLa
  
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