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Autore: drisinil    06/08/2022    2 recensioni
[kurotsuki] [nospoiler] [canonverse] [long: 2 capitoli/settimana]
«Signor è-solo-un-club sei senza parole?» lo provoca Kuroo. «Vuoi che brindi io per te? Però poi bevi tu!»
«Okay, ma solo se il brindisi mi piace» risponde Kei con arroganza, spingendosi gli occhiali sul naso.
Kuroo storce le labbra e si riprende la bottiglia, strappandola a Kei. «E' una sfida?»
«Se vuoi...»
Kuroo distende lentamente il braccio verso Kei, con la bottiglia in mano. Si schiarisce la voce e tenta di scostarsi dalla fronte il ciuffo di capelli, che però ricade subito al suo posto. «Al muro perfetto, che ferma la palla, la devia, la smorza o la costringe. Obbliga le traiettorie, crea pressione e controlla il gioco.»
Kei sorride, gli strappa la bottiglia e beve d'impeto.
E' il vino più buono che abbia mai bevuto, forse il più buono che berrà mai.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Tetsurou Kuroo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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2 - Notturno


19 Luglio 2012

«Ehi, sei qui.»

«No, è un ologramma. Sono comodamente a casa mia, senza lividi, senza acido lattico e senza gente che mi assilla.»

Testurou sorride e si siede sull'erba umida accanto al quattrocchi della Karasuno. La persona meno incline a una conversazione è quella con cui ha più interesse a conversare, senza neanche sapere perché. Forse per il fatto che la sua chiusura è un invito a trovare delle falle ed entrare di prepotenza. Un rompicapo. Una sfida. Lo ha cercato ovunque  per venti minuti buoni, con un'ostinazione che va contro la stanchezza e sicuramente contro il buon senso, visto che in mensa staranno accaparrandosi tutto il meglio.

«Ho una fame da lupi» esclama Testurou, seguendo quel pensiero.

«E perché lo dici a me?»

«Sei troppo magro.»

Il fisico di Kuroo Tetsurou invece è perfetto. Comunque lo si guardi. Come proporzioni, forma, estetica, prestazione atletica. E' esattamente il genere di persona che può permettersi di muovere critiche al personale altrui.

«Per fortuna non è un concorso di bellezza» risponde asciutto Kei.

Kuroo inclina il viso a scrutare il suo interlocutore: nella penombra, riesce a vedere solo il profilo netto e qualche vago riflesso delle lenti squadrate. «In un concorso di bellezza, avresti qualche possibilità. Se devi murare Bokuto in partita, invece, direi che la magrezza è un problema.»

«Un problema non tuo.»

«Neanche tuo. Un problema della tua squadra.»

«E tu sei un'anima nobile che ci tiene tanto a veder migliorare i suoi avversari?»

«Dovresti tenerci tu. Ma è chiaro che te ne importa troppo poco. Ed è un vero peccato.»

Kei non è abituato a sentirsi ribattere così in fretta. Di solito, ha sempre l'ultima parola. Di solito, gli altri tacciono risentiti o indignati. Questo tizio passa dal sarcasmo alla serietà senza soluzione di continuità e non perde mai il ritmo.

«E quindi che volevi da me, Kuroo-san? Cosa posso fare per te, a parte farmi fare la ramanzina?»

«Sono venuto a scusarmi.»

Spiazzante. Il capitano del Nekoma è spiazzante. In partita come in allenamento, come seduto sull'erba. Porta la felpa rossa della squadra slacciata, refoli di vento ne fanno svolazzare i lembi all'indietro.

«Per cosa?»

«Ho esagerato, prima. Non volevo costringerti ad allenarti con noi. Non volevo darti sui nervi chiamandoti Tsukki. E non volevo che ci rimanessi male per quello che ho detto. Anche se è la verità.»

«Di solito è per le cose vere che ci si rimane male.»

«Sì. Anche se è una reazione piuttosto irrazionale, per uno come te.»

«Come me, come?»

«Oh, per favore. Lo sai benissimo. Intelligente. Lucido. Non uno che sa solo saltare, stupirsi e fare casino.»

«A parte il fatto che ci sono molti modi di dire la stessa verità, comunque puoi metterti l'anima in pace: non mi sono offeso.»

«A me sembrava proprio di sì. Hai fatto una faccia...» ghigna Kuroo.

«Non ero offeso» ribatte Kei tranquillamente.

«E allora cos'eri?»

«Devo dirtelo per forza?»

«Non per forza, no. Tiro a indovinare?»

«No, grazie» risponde Kei, alzando una mano, per mettere un freno alla conversazione. Poi torna in silenzio, cercando di dissimulare un brivido. Ha freddo e ha così fame che presto lo stomaco inizierà a bruciare e non ci sarà più verso di ingoiare neanche un boccone. Non mangia niente da ora di pranzo, perché odia stare in campo a stomaco pieno e odia doversi disturbare a procurarsi cibo fuori dai pasti. Nutrirsi, salvo rare eccezioni, è tendenzialmente una seccatura.

Kei chiude gli occhi e poggia la fronte sulle ginocchia piegate. Sta cercando di scoraggiare ulteriori tentativi di conversazione, di solito è un metodo efficace.

Finché avverte qualcosa di leggero, come un tocco sulla schiena; quando solleva le palpebre, le maniche rosse della felpa del Nekoma gli oscillano sul petto.

«Stai tremando. Ti verrà un colpo e Sawamura-san vorrà il mio scalpo» spiega Kuroo.

Si guardano, anche se è già troppo scuro per i dettagli. Sanno entrambi che Daichi non c'entra niente.

Kei si sente troppo stanco per protestare. Sarebbe una discussione faticosa, contro un tizio impossibile da mettere a disagio. E poi è veramente confortevole quel po' di calore guadagnato.

Kei riabbassa lo sguardo. «Posso farti io una domanda, Kuroo-san?»

«Senpai. Kuroo-senpai. Vai, spara!»

«Quei capelli da demente te li fai apposta?»

Kuroo ride sommessamente. «Apposta per farmi notare. A quanto pare funziona. Non ti credevo interessato.»

Anche per uno che non si stupisce facilmente, come Kei, Kuroo Testurou è veramente incredibile: il cinismo non lo scalfisce, il sarcasmo non lo irrita, le provocazioni te le rispedisce addosso schiacciando con violenza da sotto rete.

«Più che altro turbato.»

«Addirittura? Sono naturali, scemo» ribatte, passandosi la mano nei capelli. La mente di Kei è attraversata da un pensiero che non va per niente bene. «A dire il vero, non c'è verso di metterli in altro modo. Ti giuro che mi farebbe piacere avere qualche opzione» sospira Kuroo. «Comunque, bel tentativo, Tsukki»

«Non eri qui per scusarti di avermi chiamato Tsukki?»

«Oya. Hai ragione. Scusa. Bel tentativo, Tsukishima! Di dimostrarmi che la verità fa male. Diciamo che devi sforzarti un pochino di più se vuoi andare sul personale.»

«Troppa fatica» risponde subito Kei. Ma per qualche motivo il tono non è affatto convincente. Ed è troppo sperare che Kuroo non se ne accorga.

Infatti, nel buio brilla il sorrisetto compiaciuto del capitano.

«Vado a mangiare. Non ci avranno lasciato niente. Tu vieni?»

Kei scuote il capo. Kuroo si alza senza discutere. Anche le sue braccia, che spuntano dalle maniche corte della maglietta, sono perfette: ad ogni movimento, la muscolatura si muove sottopelle e si ridisegna in una forma diversa, tutte ugualmente belle da guardare.

Kei distoglie lo sguardo, si leva la felpa dalle spalle e la porge al legittimo proprietario.

«Tienila» dice Kuroo con noncuranza.

«Okay. Te la rendo più tardi, o domattina.»

«Non ridarmela. Tienila» ripete Kuroo, avviandosi, con la mano alzata a mo' di saluto. «E' solo una felpa.» 

 
   
 
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