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Autore: G_Monti_E_97    06/08/2022    0 recensioni
Lord Voldemort è rinato dopo la fine del Torneo Tremaghi, molti Mangiamorte si muovono nell'ombra e Silente riforma l'Ordine della Fenice. Per sconfiggere il Signore Oscuro chiederà aiuto a un ex agente del ministero, un ragazzo che è stato torturato da Voldemort per servirlo, diventando uno dei suoi più fedeli servitori.
Rinchiuso per anni a Nurmengard, ora ha la possibilità di aiutare Silente e il ragazzo che è sopravvissuto.
Il suo nome è Byron White.
(Storia di mia invenzione presente anche su Wattpad)
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Harry Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Harry/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Il primo esame sarebbe stato Teoria degli Incantesimi, Harry si esercitò con Hermione, ma faticava a concentrarsi, dopo essere tornato dalla foresta non faceva altro che ripensare a quello che era successo con Byron. Da un lato avrebbe voluto parlarne con Hermione, ma dall'altro sapeva che non avrebbe approvato e anzi gli avrebbe intimato di stargli lontano.

Si girò a guardare Ron che rileggeva gli appunti di due anni di Incantesimi con le dita infilate nelle orecchie e le labbra che si muovevano in silenzio.

Fu una serata inquieta, tutti tentavano un ripasso all'ultimo minuto, ma nessuno sembrava capace di concentrarsi. Harry andò a letto presto e poi rimase sveglio per quelle che gli parvero ore.
Il giorno dopo quelli del quinto e del settimo anno si radunarono nella Sala d'Ingresso mentre gli altri studenti andavano a lezione. Alle nove e mezzo furono richiamati, una classe alla volta, nella Sala Grande, allestita esattamente come Harry l'aveva vista nel Pensatoio, quando suo padre, Sirius e Piton avevano sostenuto il loro G.U.F.O.: i tavoli delle quattro Case erano spariti, sostituiti da banchi singoli, rivolti verso il tavolo degli insegnanti, occupato dalla professoressa McGranitt.

"Potete cominciare" annunciò lei quando si furono tutti seduti in silenzio, e si voltò verso un'enorme clessidra posata accanto a lei sul tavolo insieme a piume, boccette d'inchiostro e pergamene di riserva.

Col cuore in gola, Harry voltò il suo foglio tre file a destra e quattro dietro, Hermione stava già scrivendo e abbassò lo sguardo sulla prima domanda.

Tutt'attorno, il raschiare delle piume sulle pergamene si fece più fitto, il rumore divenne quasi insopportabile, chiuse gli occhi per alcuni secondi.

Era di nuovo nel freddo, buio corridoio dell'Ufficio Misteri; camminava a passo svelto e deciso, a tratti correva, per raggiungere infine la sua meta... come al solito, la porta nera gli si spalancò davanti... era nella stanza
circolare con tante porte... Attraversò il pavimento di pietra e varcò anche la seconda porta... chiazze di luce danzanti, lo strano ticchettio, ma non c'era tempo di esplorare, doveva sbrigarsi... mosse la testa cercando di tornare alla realtà. Aprì gli occhi di scatto e la luce davanti a se quasi lo accecò. Ci mise alcuni secondi per mettere a fuoco la pergamena sul banco.

Inspirò e strinse la presa sulla sua piuma, ma appena la poggiò sul foglio un profondo boato dietro la porta della sala grande risuonò e fece vibrare le pareti.

La professoressa Umbridge che insieme agli esaminatori controllava i banchi alzò la testa. Si diresse rapidamente verso la porta con le orribili scarpe rosa che ticchettavano sul pavimento di pietra.

Dei botti assordarono la sala appena la porta venne aperta, gli studenti spaventati si andarono a rifugiare sotto ai banchi, altri invece andarono verso la porta curiosi.

Harry seguì il piccolo gruppo fuori dalla sala.

Immobili, al centro della sala d'ingresso c'erano Fred e George che avevano l'espressione inconfondibile di chi è appena stato incastrato.
"Bene!" esultò la Umbridge. "Allora, vi sembra divertente trasformare un corridoio in una palude, eh?"
"Molto divertente, sì" rispose Fred, fissandola senza la minima traccia di paura.
"Voi due scoprirete molto presto che cosa succede a chi combina guai nella mia scuola."
"Sa una cosa?" replicò Fred. "Credo proprio di no."

Si voltò verso il gemello. "George" disse. “credo che abbiamo raggiunto l'età per interrompere la nostra carriera accademica”
"Condivido in pieno la tua opinione» rispose disinvolto George.
"È arrivata l'ora di mettere alla prova il nostro talento nel mondo reale, non credi?"
"Assolutamente."

Prima che la Umbridge potesse dire una sola parola, levarono le bacchette e dissero all'unisono: "Accio scope!" In lontananza risuonò uno schianto fragoroso. Una rapida occhiata a sinistra, e Harry si chinò appena in tempo. Le scope di Fred e George sfrecciarono nei corridoi e verso i loro proprietari.
"A mai più rivederci" disse Fred alla professoressa Umbridge e salì a cavallo della sua scopa.
"Non si disturbi a darci sue notizie" aggiunse George, montando sulla sua.
Lo sguardo di Fred passò in rassegna la folla silenziosa e attenta.
"Se a qualcuno servisse una Palude Portatile, identica a quella che avete visto all'opera, si presenti al numero novantatré di Diagon Alley... Tiri Vispi Weasley" annunciò a voce alta. “La nostra nuova sede!”
"Sconti speciali per gli studenti di Hogwarts che giureranno di usare i nostri prodotti per sbarazzarsi di quella vecchia megera" aggiunse George, accennando alla Umbridge.
"FERMATELI!" strepitò lei, ma era troppo tardi, Fred e George si staccarono dal pavimento, schizzando a quasi cinque metri da terra, il piolo di ferro che oscillava minaccioso sotto di loro. Fred individuò il poltergeist che, al capo opposto della Sala, si librava alla sua stessa altezza.

"Falle vedere i sorci verdi anche per noi, Pix."
E Pix, che fino ad allora Harry non aveva mai visto prendere ordini da nessuno, levò il berretto a sonagli e scattò sull'attenti. Fred e George estrassero dalla tasca quacosa di colorato, lo lanciarono in aria e dei fuochi d'artificio invasero tutta la sala. George poi gridò qualcosa che Harry non riuscì a capire e prima di rendersene conto era apparso un enorme drago fatto di fiamme colorate che iniziò a rincorrere la Umbridge, che spaventata spintonò diversi studenti per salire la larga scalinata urlando.

Fra gli applausi tumultuosi degli altri studenti, Fred e George eseguirono un'inversione di marcia e sfrecciarono fuori dal portone, verso il tramonto radioso.

Harry li osservo sorridendo, ma oltre alla folla sclapitante sentì una voce fredda e lontana...
"Prendila per me... tirala giù subito... io non posso toccarla... ma tu sì...Crucio!"
C'era un uomo sul pavimento, lanciò un urlo e tentò di alzarsi, ma ricadde pesantemente, contorcendosi. Una fredda risata gli riempì le orecchie.
Lentamente, facendo forza sulle braccia tremanti, l'uomo a terra alzò le spalle e la testa. Il suo volto scarno, coperto di sangue e deformato dalla sofferenza, si irrigidì in una maschera di sfida...
"Prima dovrai uccidermi" mormorò Sirius.

"Lo farò senza dubbio, alla fine" disse la voce fredda. "Ma prima devi prenderla per me, Black... Credi di aver provato dolore, finora? Pensaci bene... abbiamo ore davanti a noi, e nessuno sentirà le tue urla..."
Voldemort calò di nuovo la bacchetta.

Harry cadde a terra, Sentì qualcuno provare a sorreggerlo.

Quando alzò lo sguardo vide il volto preoccupato di Hermione.

 

*  *  *

 

"I gemelli Weasley hanno fatto un casino nella sala d'ingresso" sbuffò Piton chiudendosi la porta dell'ufficio alle spalle.

"Ho sentito i botti da qui" ridacchiò Byron "Adoro quei ragazzi"

"Adorerai meno avere la Umbrdge intorno che strilla"

"Un piccolo rospo rosa non sembra molto minaccioso" commentò Byron fissandolo negli occhi. Di colpo sentì una sensazione familiare lungo il collo, la vista si appannò.

"White che succede, cosa vedi?" Chiese Piton con la voce roca

"Harry..." sussurrò Byron con lo sguardo perso nel vuoto "Ha... Sirius, Il Signore Oscuro ha preso Sirius."

"È impossibile, Black è al quartier generale" sbottò Piton, vide la sua sagoma avvicinarsi si qualche passo, ma il corpo di Sirius steso a terra che si contorceva era più nitido.

"Forse, ma Harry lo ha visto, vuole andare a Londra"

"Piccolo idiota" sussurrò Piton

Byron sbatté le palpebre e tornò a vedere chiaramente l'ufficio "Vado a..."

"No" lo interruppe seccamente "Vado io, tu resta qui."

*  *  *

"Ma Harry se la tua visione fosse soltanto una visione?"
Harry esplose in un ruggito di frustrazione.
"Allora proprio non capisci!" le urlò contro. "Non sono solo visioni! A cosa credi che servissero tutte quelle lezioni di Occlumanzia? Perché Silente ci teneva tanto che imparassi a bloccare la mente? Perché i miei sogni sono VERI! Sirius è in trappola, l'ho visto. Voldemort l'ha catturato e nessun altro lo sa, e questo vuol dire che siamo i soli a poterlo salvare, e se non volete aiutarmi, d'accordo, ma io andrò da lui, capito? E se ricordo bene, non avete avuto problemi con la mia mania di salvare la gente quando ho salvato te dai Dissennatori, o...” e si voltò a guardare Ron “...tua sorella dal Basilisco...”

"Non ho mai detto che avevo problemi, io!" protestò ardente Ron.
“Ma Harry, lo hai appena detto tu” sbottò Hermione.

“Silente voleva che tu bloccassi queste visioni. E se avessi imparato Occlumanzia come si deve, non avresti mai visto questo...”
"SE CREDI CHE POSSA FAR FINTA DI NON AVER VISTO..."
"Anche Sirius ha detto che dovevi assolutamente bloccare la mente!"

Harry si bloccò su una rampa di scale voltandosi di scattò. "Hermione... lui è la mia famiglia"

"Per favore, prima di scaraventarci a Londra controlliamo se Sirius è in casa. Ti prego! Se scopriamo che non c'è, giuro che non cercherò di fermarti. Verrò con te, farò... qualunque cosa sia necessaria per salvarlo." Disse Hermione disperata
"Ma come?" chiese Harry. "Come facciamo a controllare?"
"Useremo il camino della Umbridge" rispose Hermione, chiaramente atterrita al solo pensiero.

"Faremo in modo di allontanarla di nuovo dal suo ufficio."

 

*  *  *

Doveva fermare Potter prima che facesse qualche sciocchezza, ma se avesse avuto ragione, se in qualche modo i Mangiamorte fossero arrivati a Black...

Accese rapidamente il camino e lanciò una manciata di Polvere volante, se si fosse sbrigato la Umbridge non se ne sarebbe accorta.

Infilò la testa dentro al camino sfiorando la cornice di pietra

"Sono Severus Piton, c'è qualcuno?" Attese qualche secondo guardandosi attorno.

Dopo poco sentì la voce di Lupi e poi lo vide spuntare in avanti

"Severus ciao, come stai?"

"Sono di fretta Lupin, Black è lì? "Chiese con urgenza

"Sì" annuì Lupin confuso. "È di sopra, vado a chiamarlo"

"No!" gridò Piton "Risparmiamelo, volevo solo essere sicuro che stesse bene" perfino alle sue orecchie quelle parole stridettero

"Perché tutta questa preoccupazione?" domandò Lupi aggrottando la fronte

"Byron ha avuto una visione del Signore oscuro che tornturava Black" spiegò rapidamente.

"Mi assicurerò che non esca" disse Lupin annuendo

Piton uscì dal camino così in fretta che il retro della testa andò a cozzare sulla cornice di pietra. Soffocò un gemito stringendo le labbra.

"È al sicuro chiese?" Byron avvicinandosi

"Sì, è al Quartier Generale" annuì

"Vado a cercare..." non riuscì a finire la frase, la porta dell'ufficio si spalancò di colpo e Draco Malfoy entrò con il viso paonazzo.

"Signore la professoressa Umbridge la vuole" disse con il fiato corto.

Byron incrociò per un secondo il suo sguardo.

"Arrivo" annuì Piton serio "Tu resta qui" ordinò all'assistente lanciando un'occhiata significativa al camino.

"Voleva vedermi, signora Preside?" chiese Piton pochi minuti dopo lasciando scivolare lo sguardo sui numerosi studenti lungo la parete. Diversi Serpeverde cercavano di tenere fermi Granger, Lovegood, Paciock e due dei Weasley.
"Ah, professor Piton." La Umbridge si alzò sorridendo. "Sì, gradirei avere al più presto un'altra bottiglia di Veritaserum."
"Ha usato l'ultima che avevo per interrogare Potter» rispose lui, osservandola gelido. "Non l'avrà consumato tutto? Le avevo spiegato che tre gocce sarebbero bastate."
La Umbridge arrossì.
"Ma può prepararne dell'altro, no?" insisté; la sua voce, come sempre quand'era furibonda, diventò ancora più leziosa.
"Certo" rispose Piton, arricciando le labbra. "Dato che serve un intero ciclo lunare perché sia pronto, dovrei poterglielo consegnare più o meno fra un mese."
"Un mese?" gracidò la Umbridge, gonfiandosi. "Un mese? A me serve adesso, Piton! Ho appena sorpreso Potter che usava il mio camino per comunicare con una o più persone sconosciute!»
"Ma davvero?" commentò Piton, mentre si voltava a guardare Harry. “Be', non mi stupisce. Potter non ha mai avuto un'eccessiva inclinazione a seguire le regole della scuola”
I suoi freddi occhi scuri trafissero Harry, che sostenne il suo sguardo.
“Voglio interrogarlo ora!” urlò la Umbridge, e Piton distolse lo sguardo da Harry per fissarlo sulla grassa faccia tremolante di collera.

"Desidero che lei mi fornisca subito una pozione che lo costringa a dire la verità!"
"Gliel'ho già spiegato" replicò Piton con lentezza. "La mia provvista di Veritaserum è finita. A meno che non voglia avvelenare Potter, e le assicuro che in tal caso avrebbe tutta la mia simpatia, non posso aiutarla. Purtroppo la maggior parte dei veleni agisce troppo in fretta e non lascia alla vittima il tempo di dire la verità."
Piton tornò a guardare Harry, lo fissava negli occhi con una chiara disperazione, che volesse provare a dirgli qualcosa?

"Se non c'è altro ora avrei da fare signora, ho lasciato White da solo, non vorrei che facesse esplodere il mio ufficio, o che si tuffasse nel camino"
"Lei è in verifica, se lo ricordi!" strillò la professoressa Umbridge, e Piton distolse lentamente lo sguardo dagli occhi verdi di Harry, si voltò nuovamente verso di lei, inarcando appena le sopracciglia.

"Mi sta ostacolando deliberatamente! Mi aspettavo di meglio: Lucius Malfoy parla sempre così bene di lei! Ora esca dal mio ufficio"
Piton le rivolse un inchino ironico e fece per andarsene.
"Ha preso Felpato!" urlò Harry. "Ha preso Felpato dal posto in cui era nascosto!"
Piton si bloccò, le dita già sulla maniglia della porta.
"Felpato?" esclamò la professoressa Umbridge. "Che cos'è Felpato? Dov'è nascosta che cosa? Che cosa significa, Piton?»
Piton si voltò. "Non ne ho la minima idea" rispose gelido. Non c'era modo di dirgli che Black era la sicuro, con frustrazione strinse le dita sul proprio mantello. "Potter, smettila di blaterare cose insensate. Tiger, per favore, allenta quella presa. Se Paciock soffoca, ci toccherà riempire una montagna di noiose scartoffie e temo che dovrei farne cenno nelle tue referenze, se mai tu cercassi lavoro."
Uscì, chiudendosi la porta alle spalle.

 

*  *  *

"Harry! Andiamo!" Gridò Hermione tirandolo per un braccio fuori dalla foresta proibita
vide i centauri sparire fra gli alberi trascinando con sé la Umbridge, le cui urla risuonarono sempre più attutite e lontane, finché furono sommerse dal tambureggiare degli zoccoli.

"Harry, come pensavi di arrivare fino a Londra esattamente?"
"Proprio quello che ci chiedevamo anche noi" disse una voce familiare alle loro spalle.
D'istinto, Harry e Hermione si avvicinarono l'uno all'altra e scrutarono fra gli alberi.
Ron uscì dalle ombre, con Ginny, Neville e Luna che si affrettavano alle sue spalle.
"Allora" disse Ron, scostando un ramo che gli bloccava la strada e restituendo a Harry la bacchetta. "che cosa avevi in mente?"
"Come avete fatto a liberarvi?" chiese sbalordito Harry, riprendendola.
"Un paio di Schiantesimi, un Incantesimo di Disarmo, e Neville ne ha tirato fuori uno di Ostacolo niente male" rispose Ron disinvolto, e rese la bacchetta anche a Hermione. "Ma Ginny è stata il massimo: ha sistemato Malfoy con una Fattura Orcovolante assolutamente superba... aveva la faccia coperta di mostruosi esseri svolazzanti. Comunque, vi abbiamo visto
entrare nella foresta e vi abbiamo seguito. Che fine ha fatto la Umbridge?"
"L'hanno portata via" disse Harry. "Un branco di centauri."
"E vi hanno lasciato andare?" chiese Ginny, sbalordita.
“Non volevano, ma poi è arrivato Grop e li ha inseguiti” rispose Harry.
"Chi è Grop?" chiese Luna, interessata.
"Il fratellino di Hagrid" rispose pronto Ron. «Ma lasciamo perdere, adesso.
"Be', possiamo volare, no?" disse Luna col tono più pratico che Harry le avesse mai sentito.
"Non c'è nessun possiamo" sbottò Harry "Vado da solo"

"No che non vai da solo" disse Ginny.
"Facciamo tutti parte dell'ES" gli ricordò a voce bassa Neville. "Era per prepararci a combattere Tu-Sai-Chi, no? E questa è la prima occasione di fare davvero qualcosa... o era solo un gioco?"
"No... certo che no..." rispose Harry nervoso.
"Allora verremo anche noi" concluse Neville con semplicità. "Vogliamo aiutarti."
"Giusto" annuì Luna, sorridendo allegra.
Harry scambiò un'occhiata con Ron.
"E va bene, non ha importanza, comunque" disse scoraggiato. "Tanto non sappiamo come arrivare a Londra..."
"Mi pareva che questo punto fosse risolto" lo interruppe Luna con la sua calma esasperante. “Volando!”
“Senti” disse Ron, controllandosi a stento. “forse tu sei capace di volare senza una scopa, ma noi non possiamo farci spuntare le ali...”
“Si possono usare altri mezzi, oltre alla scopa” replicò tranquilla Luna.
"Sì, magari il Riccio Cornuto o come diavolo si chiama!" sbottò Ron.
"Il Ricciocorno Schiattoso non vola" rispose Luna con tutta la sua dignità "ma i Thestral"
Harry si voltò di scatto. Immobili fra gli alberi, gli occhi bianchi che luccicavano spettrali, quattro Thestral sembravano seguire la conversazione come se capissero ogni parola.
"Sì!" bisbigliò Harry, avanzando verso di loro. I Thestral scossero la testa da rettili, scrollando la lunga criniera nera, e Harry tese una mano per accarezzare il collo lucente di quello più vicino.
"Sono quelle bestie pazzesche invisibiliche assomigliano a cavalli?" chiese incerto Ron, fissando un punto appena a sinistra del Thestral che Harry stava accarezzando.
"Sì" rispose Harry. "Sceglietene uno e salite."

Harry affondò le mani nella criniera del Thestral più vicino, salì su un ceppo lì accanto e montò goffamente sul dorso setoso dell'animale.

Calò il crepuscolo, il cielo aveva assunto uno sfumato colore violetto trapunto di piccole stelle d'argento, e ormai solo le luci delle città Babbane davano il senso dell'altezza e della velocità a cui viaggiavano. Quanto tempo era passato da quando aveva visto Sirius nell'Ufficio Misteri? Quanto ancora sarebbe riuscito a resistere? Sapeva soltanto che il
suo padrino non aveva ancora obbedito a Voldemort e non era morto, perché di sicuro entrambi questi eventi gli avrebbero trasmesso in corpo l'esultanza o la furia di Voldemort, facendo bruciare di dolore la cicatrice come la notte dell'attacco al signor Weasley.
Continuarono a volare nell'oscurità sempre più fitta; Harry aveva il volto congelato e stringeva così forte i fianchi del Thestral da avere le gambe intorpidite, ma non osava allentare la presa per paura di scivolare... il rombo
dell'aria lo assordava e il freddo vento notturno gli aveva seccato e ghiacciato la bocca. Non sapeva quanta strada avessero percorso; poteva solo affidarsi alla sua cavalcatura, che continuava a sfrecciare a folle velocità nella notte muovendo appena le ali.

Finalmente cominciarono a scendere. brillanti luci arancioni, sempre più grandi, li circondavano da ogni lato; videro alti palazzi, fiumi di lampioni accesi.

Harry si aggrappò al Thestral con tutte le sue forze, preparandosi all'impatto, ma l'animale toccò terra con la leggerezza di un'ombra e lui scivolò giù dal suo dorso e scrutò la strada dove il cassone traboccante stava ancora accanto alla malridotta cabina telefonica, entrambi scoloriti dalla piatta luce arancione dei lampioni. Ron atterrò poco lontano e ruzzolò giù dalla cavalcatura.
“Mai più” disse, rialzandosi a fatica. Fece per allontanarsi dal Thestral, ma non sapendo dov'era, andò a urtare contro il suo posteriore, rischiando di cadere di nuovo. “Mai, mai più...” ripetè guardandosi intorno confuso.

Harry li condusse tutti all'unica entrata che conosceva per entrare al ministero, si pigiarono dentro la cabina telefonica a fatica e scesero arrivando nell'Atrium deserto.

La luce era più tenue che di giorno; i camini incassati nei muri erano spenti, ma quando l'ascensore si fermò senza un sussulto Harry vide che i simboli dorati continuavano a muoversi sinuosi sul soffitto blu scuro.

"Da che parte andiamo, allora?"chiese Ron.
"Non lo so..." Harry deglutì. "Nei sogni varcavo la porta in fondo al corridoio degli ascensori ed entravo in una stanza buia: è questa. Poi la attraversavo ed entravo in una stanza che... scintilla, tipo." si guardò intorno spaesato, poi ad un tratto ebbe come un flash improvviso. "È questa!"
Spinse la porta con impeto e questa si spalancò.
Una stanza alta come una cattedrale, piena di enormi scaffali zeppi di piccole, polverose sfere di vetro che luccicavano scialbe nella luce diffusa dai candelieri fissati in testa
agli scaffali. Come quelle della stanza circolare, anche queste fiammelle ardevano azzurrine. Faceva molto freddo.
Harry mosse qualche passo e sbirciò nel corridoio buio che separava due file di scaffali. Non sentì alcun rumore, e nemmeno scorse la minima traccia di movimento.
"Hai detto che era la fila novantasette" sussurrò Hermione.
"Sì." Alzò lo sguardo all'inizio della fila più vicina. Sotto le fiammelle azzurre di un braccio carico di candele scintillava un numero argenteo cinquantatré.
“Dobbiamo andare a destra, credo” bisbigliò Hermione, strizzando gli occhi verso quello successivo.

“Sì... cinquantaquattro.”
“Tenete le bacchette pronte” disse Harry.
Avanzarono cauti, guardandosi alle spalle, superando una dopo l'altra file di scaffali le cui estremità lontane svanivano nell'oscurità quasi totale.
Piccole etichette ingiallite erano fissate sotto ogni sfera di vetro. Alcune sfere emanavano uno strano bagliore liquido; altre erano opache e scure come lampadine fulminate.
Superarono la fila ottantaquattro... ottantacinque... Harry aveva le orecchie tese, pronto a cogliere il minimo movimento, ma Sirius poteva essere imbavagliato, svenuto... o, disse una voce non richiesta dentro la sua mente, già morto... Lo avrei sentito, replicò in silenzio, il cuore che pulsava contro il pomo d'Adamo. Lo saprei già.
"Novantasette!" mormorò Hermione.
Si raggrupparono all'inizio del corridoio, scrutando l'oscurità. Nessuno.
"È laggiù in fondo" disse Harry, la bocca arida. "Da qui non si vede."
"Harry" disse Hermione esitante, ma lui non le rispose. Aveva la bocca completamente asciutta.
"Da qualche parte... qui..." ripeté.
Arrivarono in fondo al corridoio ed emersero nella luce velata di altre candele. Non c'era nessuno.
"Potrebbe essere..." bisbigliò Harry con voce roca, scrutando il corridoio accanto. "O forse..." Controllò quello ancora dopo.
"Harry" ripeté Hermione.
"Che cosa c'è?" ringhiò lui.
"Non... non credo che Sirius sia qui."
Nessuno parlò. Harry non aveva il coraggio di guardarli. Aveva la nausea. Non capiva perché Sirius non era lì. Doveva esserci. Era lì che lo aveva visto...
Percorse in fretta lo spazio in fondo alle file, controllandole una dopo l'altra, superando un corridoio vuoto dopo l'altro. Rifece la strada di corsa in senso inverso, fino a raggiungere i compagni che lo fissavano a occhi sgranati. Nessun segno di Sirius, e nemmeno tracce di lotta.
"Harry" chiamò Ron.
"Che cosa c'è?"
"C'è... c'è il tuo nome scritto qui" disse Ron.
Harry si avvicinò. Ron indicava una sfera che emanava una luce smorzata, anche se era coperta di polvere e non sembrava fosse stata toccata da anni.
“Il mio nome?” disse Harry con espressione vacua.
Si avvicinò. Era meno alto di Ron, perciò dovette allungare il collo per leggere l'etichetta sullo scaffale sotto la piccola sfera impolverata. Una grafia spigolosa vi aveva scritto una data di più o meno sedici anni prima, e subito sotto:

S.P.C. a A.P.W.B.S.

Oscuro Signore e Harry Potter
 

Harry la fissò perplesso.
"Che roba è?" chiese Ron, teso. "Che cosa ci fa il tuo nome quaggiù?"
Lanciò un'occhiata alle altre targhette sullo stesso scaffale.
“Il mio non c'è” osservò perplesso. “E nemmeno quello degli altri.”
"Harry, non credo che dovresti toccarla" disse brusca Hermione, mentre lui tendeva una mano verso la sfera.
"Perché no? C'è il mio nome, giusto? È qualcosa che mi riguarda..."
"Non farlo, Harry" disse all'improvviso Neville. Harry lo guardò. Aveva il viso tondo lucido di sudore. Pareva che non fosse più in grado di sostenere altre emozioni.

Prendila... sussurrò una voce lontana nella sua mente.
"C'è il mio nome" ripeté Harry.
Cedendo a un impulso avventato, chiuse le dita sulla superficie polverosa della sfera. Immaginava che fosse fredda: invece no. Anzi, sembrava che fosse rimasta al sole per ore, come se la tenue luce interna la riscaldasse.

Una voce strascicata risuonò alle loro spalle
"Molto bene, Potter. Adesso voltati lentamente, da bravo, e dammela."

Forme nere affiorarono dal nulla circondandoli, bloccando ogni via di fuga, gli occhi scintillanti attraverso le fessure dei cappucci, dodici bacchette puntate contro di loro.
"Dammela, Potter" ripeté la voce strascicata di Lucius Malfoy, tendendo la mano, il palmo rivolto verso l'alto.
Harry si sentì sprofondare dentro, nauseato. Erano in trappola, e per giunta in netto svantaggio numerico.
"Dov'è Sirius?" chiese Harry.
Alcuni Mangiamorte scoppiarono a ridere; una sferzante voce femminile si alzò tra le figure nell'ombra a sinistra di Harry per esclamare trionfante:
"L'Oscuro Signore sa sempre tutto!"
"Sempre" le fece eco Malfoy a voce bassa. "Dammi la profezia, Potter."
"Voglio sapere dov'è Sirius!"
"Voglio sapere dov'è Sirius!" gli fece il verso la donna alla sua sinistra.
Il cerchio dei Mangiamorte si strinse, ormai erano a meno di un metro da Harry e dai suoi amici; la luce delle loro bacchette quasi lo accecava.
"Lo avete catturato» insisté Harry, ignorando il panico crescente, il tenore contro il quale lottava da quando erano entrati nel corridoio novantasette. "È qui. Lo so."
"Il piccino si è fvegliato e ha fcopelto che il sogno ela velo" cinguettò la donna, nella parodia disgustosa di una vocetta infantile. Harry sentì Ron muoversi accanto a lui.
"Fermo" gli sussurrò. "Non ancora..."
La voce di donna esplose in una risata rauca.
"Ma lo sentite? Lo sentite? Dà ordini agli altri marmocchi come se s'illudesse di poter lottare contro di noi!"
"Oh, tu non conosci Potter, Bellatrix" replicò Malfoy dolcemente. "Ha un debole per gli atti eroici: l'Oscuro Signore lo sa bene. Adesso dammi la profezia, Potter."
"Lo so che Sirius è qui" si ostinò Harry, anche se ormai il panico gli serrava il petto e gli toglieva il respiro. "L'avete preso voi!"

Altri Mangiamorte risero, la donna più di tutti.
“È giunta l'ora che tu impari la differenza tra sogni e realtà Potter” disse Malfoy. “E ora dammi la profezia, o dovremo usare le bacchette.”
“Allora usatele” lo sfidò Harry, levando la sua all'altezza del petto. Nello stesso istante, le bacchette di Ron, Hermione, Neville, Ginny e Luna si alzarono attorno a lui. La morsa che stringeva lo stomaco di Harry si serrò.
Se davvero Sirius non era lì, allora aveva guidato i suoi amici a morte sicura senza motivo...
Ma i Mangiamorte non colpirono.
"Dammi la profezia e nessuno si farà del male" disse gelido Malfoy.
Toccò a Harry ridere.
"Certo! Io ti consegno questa... profezia, giusto? E voi ci lasciate tornare a casa come niente fosse, vero?"

"Benissimo, allora..." disse la donna raddrizzandosi
"TI HO DETTO DI NO!" ruggì Lucius Malfoy. "Se la rompi..."
La mente di Harry lavorava spedita. I Mangiamorte volevano quella polverosa sfera di vetro di cui a lui non importava nulla. A lui interessava soltanto portare fuori di lì gli amici sani e salvi, evitando che pagassero un prezzo terribile per la sua stupidità...
La donna si fece avanti e spinse indietro il cappuccio. Azkaban aveva scavato il viso di Bellatrix Lestrange, ma era vivo di un bagliore febbrile.
"Hai bisogno di farti convincere?" chiese, il petto che si sollevava e si abbassava rapido. "Benissimo... prendete la più piccola" ordinò ai Mangiamorte accanto a lei. "Che guardi mentre la torturiamo. Ci penso io."
Harry sentì gli altri stringersi attorno a Ginny e si parò davanti a lei, la sfera stretta al petto.
"Toccala..." disse a Bellatrix "e io la rompo" sollevò leggermente la mano in cui stringeva la profezia.

"Oh, lui sa come si gioca" disse Bellatrix con gli occhi inchiodati su di lui, passandosi la punta della lingua sulle labbra sottili.

"Silente non ti ha mai detto che il motivo per cui hai quella cicatrice era nascosto nelle viscere dell'Ufficio Misteri?" sogghignò Malfoy.
"Io... cosa?» Per un momento, Harry dimenticò completamente il suo piano. "Che cosa c'entra la mia cicatrice?"
"Che cosa c'è?" ripeté ansiosa Hermione in un sussurro.
"Possibile?" disse Malfoy, malignamente divertito; alcuni Mangiamorte scoppiarono di nuovo a ridere, e Harry approfittò del chiasso per bisbigliare a Hermione, muovendo appena le labbra: "Spacca gli scaffali..."
"Silente non te l'ha mai detto?" continuò Malfoy. "Allora è per questo che non sei arrivato prima, Potter! L'Oscuro Signore si chiedeva..."
"...quando dico ora..."
"...perché non ti sei precipitato qui non appena ti ha mostrato il posto dov'era nascosta. Pensava che la curiosità ti avrebbe spinto a volerla ascoltare con le tue stesse orecchie..."
"Ma davvero?" chiese Harry. Dietro di lui intuì, più che sentire, Hermione trasmettere il messaggio agli altri, e continuò a parlare per distrarre i Mangiamorte. "Voleva che venissi a prenderla? E perché?"
"Perché?" rise Malfoy, incredulo e insieme deliziato. "Perché, Potter, le uniche persone alle quali è permesso ritirare una profezia dall'Ufficio Misteri sono coloro che ne sono l'oggetto... come l'Oscuro Signore ha scoperto quando ha tentato di usare altri per impadronirsene."
"E perché voleva rubare una profezia su di me?"
"Su entrambi, Potter, su di te e su di lui... Non ti sei mai chiesto perché ha tentato di ucciderti quando eri solo un neonato?"

Harry fissò gli occhi grigi di Malfoy, scintillanti attraverso le fessure del cappuccio. Era per quella profezia che i suoi genitori erano morti e lui aveva la cicatrice a forma di saetta? Teneva fra le mani la risposta?
"Qualcuno ha fatto una profezia su Voldemort e me?» chiese piano, gli occhi fissi su Lucius Malfoy, le dita ancora più strette sulla tiepida sfera di vetro. Era poco più grande di un Boccino e ancora incrostata di polvere. "E mi ha fatto venire a prenderla per lui? Perché non l'ha presa lui stesso?"
"Prenderla lui stesso?" strillò Bellatrix, scoppiando in una risata folle. "L'Oscuro Signore... che entra nel Ministero della Magia, quando loro continuano così gentilmente a ignorarne il ritorno? L'Oscuro Signore... mostrarsi agli Auror che insistono a sprecare il loro tempo dando la caccia al mio caro cugino?"
"ORA!" urlò Harry.
Alle sue spalle, cinque voci diverse gridarono "REDUCTO!" Cinque maledizioni volarono in cinque direzioni differenti: gli scaffali davanti a loro esplosero e l'intera torre di ripiani ondeggiò mentre un centinaio di sfere si infrangevano, liberando fluttuanti figure opalescenti le cui voci
giunsero da chissà quale remoto passato, sommerse dal fragore di vetri e pezzi di legno che crollavano sul pavimento...
"CORRETE!" urlò Harry, mentre gli scaffali oscillavano minacciosi e altre sfere di vetro cadevano in pezzi. Agguantò Hermione e la trascinò via, proteggendosi la testa con un braccio mentre scaffali e sfere rovinavano a terra. Dal polverone emerse un Mangiamorte che si lanciò su di lui,
ma Harry gli tirò una gomitata sul volto mascherato; tutt'attorno era un coro di urla, gemiti di dolore e schianti, mentre gli scaffali cadevano e le voci spettrali di Veggenti sgorgavano dalle sfere...
Harry si rese conto che la via di fuga era sgombra e vide Ron, Ginny e Luna superarlo di corsa coprendosi la testa con le braccia; qualcosa di pesante lo colpì a una guancia, ma lui chinò il capo e continuò a correre; poi sentì una mano calargli sulla spalla, Hermione gridare: "Stupeficium!" e la presa subito allentarsi... Avevano raggiunto l'inizio della fila novantasette; Harry svoltò a destra e continuò a scappare; sentì uno scalpiccio alle sue spalle e la voce di Hermione che incitava Neville; davanti a loro, la porta da dov'erano entrati era spalancata vi si tuffò seguito dagli amici.

Il pavimento sotto di loro svanì.
Stavano cadendo nel vuoto, strinse la profezia al petto preparandosi allo schianto, ma quando furono a pochi centimetri dal suolo si bloccarono di colpo, ebbero appena il tempo di sospirare, prima di cadere a terra con un piccolo tonfo. Non fecero in tempo ad alzarsi e impugnare le bacchette che il gruppo di Mangiamorte li accerchiò.

Harry si guardò attorno confuso, si trovavano in una stanza circolare con al centro un arco di pietra.

Non si rese nemmeno conto che i Mangiamorte avevano afferrato i suoi amici immobilizzandoli con le bacchette puntate sulle tempie. Lui era l'unico ancora libero.

"La corsa è finita, Potter" disse con voce strascicata Lucius Malfoy. "Adesso dammi la profezia, da bravo."
"Lasciate andare gli altri e ve la darò!" urlò disperato Harry.
Alcuni Mangiamorte risero.
"Non sei nella posizione di trattare, Potter" ribatté Malfoy, il volto pallido arrossato di piacere. "Te la renderò facile." sorrise in modo rilassato "Dammi la profezia o guarda i tuoi amici morire."

Harry guardò i suoi amici ormai in trappola, non aveva altra scelta. La mano di Malfoy tesa in avanti aspettava solo che gli desse la profezia.

Non c'era altro modo, non poteva prendere tempo, non potevano scappare. Si guardò per l'ultima volta attorno, alla disperata ricerca di una via di fuga. Sconsolato allungò lentamente la mano verso Malfoy che sorrideva, ma all'improvviso gli occhi freddi dell'uomo puntarono verso l'alto.

Una scia nera, come attorniata da denso fumo scuro volò in picchiata sopra le loro teste.

Bellatrix scoppiò in una folle risata.

Quando la scia nera atterrò a pochi passi dalle spalle di Harry Malfoy chinò il capo con riverenza. "Mio signore..." sussurrò

Harry si voltò terrorizzato, pronto a vedere i rossi occhi di Voldemort.

Quando finalmente il fumo si diradò la sagoma di un viso giovane si fece nitida, gli occhi chiari non avevano alcuna sfumatura scarlatta. Harry tirò un respiro di sollievo, mentre Byron White avanzava frapponendosi fra lui e Malfoy con sicurezza.

"Lucius, sono passati anni, ma vedo che non hai dimenticato le buone abitudini" la voce di Byron era diversa, più bassa e lenta, come se volesse calcare ogni parola. "Eppure devo ammettere che gli anni di inattività vi hanno resi inefficienti" la voce divenne gradualmente più alta mentre si girava ad osservare gli altri Mangiamorte.

"Quanto ci vuole per fermare sei ragazzini e prendere una dannata profezia?" gridò talmente forte che la voce sembrò rimbombare nelle pareti di pietra.

Il cuore di Harry iniziò a battere all'impazzata, spaventato e confuso allargò gli occhi osservando il volto di Byron. Non c'era la minima traccia del suo solito sorriso, gli occhi erano freddi e distanti, le labbra serrate in una linea inespressiva.

  
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