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Autore: Christine Cecile Abroath    25/08/2022    0 recensioni
5 personaggi sono legati da un segreto, mentre l'ascesa di Lord Voldemort è sempre più vicina, loro decidono di fare la loro parte. Un potente e pericoloso incantesimo rovescia il loro mondo. In una frazione di secondo l'universo abbandona le sue regole rimescolando tutto: il presente, il futuro e i multiversi si fondono, separando i cinque e mandandoli in universi paralleli.
Severus/Lily - Remus/Andromeda - Sirius/Bellatrix - James/Petunia
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Evans, Petunia Dursley, Severus Piton, Sirius Black, Sorelle Black | Coppie: James/Lily, Lily/Severus, Lucius/Narcissa, Sirius Black/Bellatrix Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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JAMES & PETUNIA (1985)

Era stato un Natale strano, condito dalla gioia del ritorno di persone che credevano perdute, ma al contempo della malinconia che lascia indietro tante cose avvenute in loro assenza. Tanto era cambiato e la cosa più complessa era stato fare i conti con tutto ciò.

Petunia aveva a lungo parlato con Lily, divisa dalla più grande gioia di averla ritrovata non solo fisicamente, ma anche nel cuore. Riavvicinarsi, raccontarsi, sentirsi… riscoprire cosa voleva dire essere sorelle senza invidie e incomprensioni di mezzo parve il miglior regalo che entrambe potevano ricevere.

Tuttavia, i giorni passavano e come era giusto che fosse lei, James e Harry stavano passando del tempo insieme a Grimmauld Place. Sirius parve incontenibile nel riavere lì i suoi migliori amici, che tuttavia insistevano con il trovare una loro sistemazione. Petunia alla fine aveva deciso di trasferirsi definitivamente nel piccolo villaggio di Hogsmeade, in quel luogo che aveva imparato a chiamare casa. Ne amava gli spazi piccoli, semplici, ma eleganti. Dudley cresceva in fretta ed era lieto che fosse lontano, irraggiungibile, da un padre che mai avrebbe saputo comprenderlo. Che lo avrebbe cresciuto tra vizi e false credenze, rendendolo un egoista incapace di vedere il bello nelle sfumature delle emozioni. Non voleva per suo figlio il suo stesso destino…

A questo e molto altro pensava nella penombra della sua stanza, stesa sul letto, avvolta nella lunga vestaglia. L’anno era iniziato da pochi giorni e lei faticava ogni giorno che passava a trovare pace nel suo cuore. Non aveva messo in conto che il suo far tabula rasa l’avrebbe portata a tutti quei cambiamenti, che amava, certo… aveva ritrovato la sua famiglia, si era creata degli amici, stava inseguendo i suoi sogni, ma poi… era successo altro. Qualcosa d’imperdonabile: si era innamorata.

Ormai James era nella sua mente ogni giorno. La notte gli appariva in sogno e quando rimembrava la sua voce gli appariva come la più dolce delle melodie. Non aveva mai amato Vernon, più che altro l’aveva emozionata l’idea che qualcuno la vedesse, era così accecata dalla gelosia per Lily che si era lasciata abbagliare da una falsa emozione. Ma conoscere l’amore, sapere cosa volesse dire, che sapore avesse, comportava per lei perderlo prima di viverlo…

Petunia si passò una mano sugli occhi che non smettevano di far uscire lacrime silenziose. Dudley dormiva pacifico nella sua stanza e lei stesa su un fianco non riusciva a prendere sonno. Al di sopra delle coperte, stava immobile, stringendosi nella vestaglia, rannicchiandosi, osservando la neve scendere fuori dalla finestra.

Quasi non si accorse dei passi leggeri che lenti si avvicinavano, ebbe solo la sensazione di cosa stava accadendo quando le molle del letto cigolarono e un peso al suo fianco le fece capire della presenza di qualcuno. Lo stesso che le passo un braccio intorno alla vita e le posò un bacio sulla guancia umida.

Lei si voltò di scattò, rimanendo alquanto sorpresa di vederlo lì. Con lei.

«C-Che ci fai qui?» era felicemente sconvolta, ma al contempo così colpevole.

«L-Lily, devi andartene…» ma lui le posò un dito sulle labbra, per poi scostarle i lunghi capelli castani. Quando la madre di suo figlio era ricomparsa, era stato ovvio e naturale ritrovarsi, passare del tempo con Harry e chiarire tutto ciò che in sospeso avevano lasciato.

«Quando tu sei scomparsa… ero distrutto. Io ancora ti amavo e non riuscivo a capire né accettare come tu invece pensassi che tutto fosse finito. NON potevo capisci? NON potevo concepire che tu non provassi quello che io provavo per te…»

Le immagini di quello che era accaduto in quei giorni tornarono alla mente del giovane uomo, che rimase immobile. Anche Petunia per quanto combattuta e scossa, non aveva la forza di muoversi, di rinunciare a quel contatto.

«Ma ora posso… la felicità di Harry dipende dalla nostra Lily, per questo dobbiamo esserlo stando con chi amiamo…»

Lily sorrise alle sue parole, erano seduti uno accanto all’altro sul bordo del letto in cui quelle notti avevano dormito sì insieme, ma ben distanti, ognuno girato dal proprio lato pensando e rimuginando su molte cose. Allungò una sua mano e strinse quella di James per poi dire: «Non è ciò che ci aspettavamo, forse… ma chi siamo noi per scegliere che forma debba avere l’amore? Petunia ha sofferto molto, ti prego… prenditi cura del suo cuore… ti chiedo solo questo…»

James aveva ripetuto quelle parole, le stesse che Lily gli aveva detto e la donna nelle sue braccia non credette alla loro bellezza, se possibile quello le fece vibrare più forte le corde del cuore. Come poteva sua sorella essere tanto buona? Come avrebbe mai potuto ripagarla di tanto amore? Avrebbe voluto, se solo avesse potuto, rubare una stella al cielo e regalargliela, solo per fare qualcosa di grande come quello che lei aveva fatto per lei. Non era certa che una vita intera le sarebbe bastata per ripagarla, ma una promessa le aveva fatto la notte della loro riunione e l’avrebbe mantenuta: «Ho così tanto da farmi perdonare, ma di una cosa sono certa. Mi prenderò cura del tuo sorriso, affinché mai si spenga, tanto meno per colpa mia!»

Alzando una mano Petunia accarezzò i tratti gentili e affascinanti di James, lei che tanto si era sentita in colpa anche per quello. Come avrebbe potuto chiedere perdono a Lily anche per quell’ennesima ferita? E invece, almeno in quel caso… era felice che… Che almeno quello avrebbe potuto viverlo senza sensi di colpa.

«Ci siamo distrutti, ma grazie a loro siamo anche rinati. Ciò che è nostro rimanga nostro… e che gli altri si comprino una vita loro!»

James lo disse, perché sapeva che lei già lo stava pensando. “Cosa avrebbero poi detto? La sorella che ruba il marito a quella che credeva morta? Che razza di donna era?” ma lei parole di lui la fecero arrossire.

«Da quando sei anche un legilimens?» lo prese in giro lei ed entrambi risero.

«Oh… fidati c’è ancora tanto altro che di me non sai!» replicò lui, muovendosi quel poco per farla girare e così potersi mettere sopra di lei e baciarla. Non era il loro primo incontro di bocche, ma lo era nella totale consapevolezza di non aver più ostacoli davanti al cammino.

 

SEVERUS & LILY (1985)

Severus sapeva molto bene che Lily aveva bisogno di tempo. Dopo Natale lei l’aveva supplicato di credere in lei, di essere certo che sarebbe tornata, ma di aver pazienza. Aveva bisogno di tornare con suo figlio, stare con lui e James. Aveva bisogno di parlargli, di chiarirsi. Mai avrebbe potuto fare qualcosa nella consapevolezza di aver lasciato cose non dette o non aver chiuso definitivamente un cerchio. Lily era troppo buona e giusta per tradire James in qualsiasi modo, poteva non esserne innamorata, ma voleva iniziare una nuova vita con Severus alla luce del sole, senza nascondersi, senza paura.

Questo lui lo sapeva, ma faceva comunque male saperla con James, sentirla ancora lontana e ancor peggio temere che lei potesse cambiare idea. Che James avrebbe potuta riconquistarla. Aveva assistito a ciò che di forte e lento tra lui e Petunia stava crescendo, ma aveva così poca fede che… temeva che avrebbe ferito la donna senza problemi ora che la moglie era tornata. Un terribile pensiero, ma non si cambiava opinione dall’oggi al domani.

Seduto sul divano logoro del suo piccolo salotto stringeva la collana con il cuore e il serpente che Lily gli aveva lasciato, con la promessa che se la sarebbe ripresa: «E quando me la rimetterai al collo, sarà il segno di un nuovo inizio. Uno libero da ogni rimorso e rimpianto…» le aveva detto lei prima di lasciare il Malfoy Manor in compagnia di James.

Non sapeva quando e come il loro ritrovarsi sarebbe accaduto, ma avrebbe sempre ricordato che accadde in una sera di gennaio. Fredda e nevosa, con il cielo coperto e l’ululato del vento. Lei era apparsa alla sua porta che lui aveva aperto chiedendosi se fosse un sogno averla finalmente di fronte.

Lily era entrata e nemmeno il tempo di chiudere la porta d’ingresso che la sua schiena era contro essa. Sorrideva sotto il cappuccio, quando Severus glielo fece scivolare indietro. I suoi capelli erano tornati rosso rame e le circondavano un volto giovane, ma più saggio.

Lui aveva appoggiato una mano sulla porta e si era sporto verso di lei, la fronte una contro l’altra.

I loro occhi, nero nel verde, si fissavano quasi volessero registrare l'uno lo sguardo dell'altra. Rafforzare la connessione e lasciare che quella tentazione che da sempre dentro di loro ribolliva finalmente potesse esplodere.

La mano di Severus scivolò sul suo fianco, sotto il mantello, intorno alla sua vita, mentre lei si leccava le labbra in attesa di incontrare le sue e fu quello accadde poco dopo.

Dentro i loro dubbi e le loro paure, adesso sentivano di poter lasciare fuori il dolore e rendere il loro amore il calore di cui necessitavano durante un inverno freddo o il valore in una guerra creduta persa.

Erano ciò che la magia aveva scoperto e il destino scelto.

Con un piccolo slancio Lily gli fu in braccio, le gambe intorno alla vita di lui, mentre il suo Sev la stringeva a sé aiutandosi con la porta per sostenerla. I baci sempre più urgenti e le mani che correvano a liberarsi dai fastidiosi indumenti che indossavano. Lily si slacciò il mantello che cadde a terra, mentre Severus faceva smaterializzare entrambi nella piccola camera da letto angusta del piano superiore.

Lei scivolò giù da lui ed indietreggiò finché non sentì il bordo del letto dietro le gambe, lui le passò una mano sul fianco del volto e le tirò indietro i capelli prima di scendere ad accarezzarle la spalla e il braccio per poi giungere alla sua mano. Lei l’alzò e loro la intrecciarono guardandosi sorridenti e ansanti. Fu allora che con la bacchetta Severus richiamò a sé la collana. La bacchetta finì sul comodino e lei si voltò sollevandosi i capelli, mentre lui gliela rimetteva al collo, il tempo di allacciarla che adesso gli stava lasciando una scia di baci sul collo.

«Senza di te ho vissuto la metà di un sogno mai realizzato, la metà di un bacio che si è dissanguato, la metà della mia anima... E la vita mi ha castigato provocandomi ulteriori ferite. Immobile, vederti andare avanti con un altro, una guerra che pensavo ormai persa...» gli sussurrò lui, prima che lei voltandosi rimanesse incatenata al suo viso sfregiato e illuminato a malapena dalla luce tremola delle candele della stanza.

«E così avrebbe potuto esserlo… così per un Severus lo è stato…»

«Credo che quell’errore sarà la sua eterna pena…» sussurrò lui. Gli occhi lucidi e un tremore che quasi non seppe controllare. Come aveva potuto essere così sciocco? Ingenuo? Un errore che gli era costato la vita della donna che amava.

«Ma non la tua. Adesso basta guardare al passato o ad altrove. Siamo qui, in carne e ossa… vivi e con mille possibilità davanti a noi!»

La voce di Lily era decisa, mentre prendeva le mani di lui nelle sue per fermarle dal tremare e se le portava sui fianchi. Fu bello sentirle finalmente sfiorarle la pelle, da sotto la maglia, per poi di nuovo ritrovarsi in un nuovo bacio e sapere che sarebbe solo stato il primo di molti altri.

 

REMUS & ANDROMEDA (1985)

Remus aveva finito di accendere l’ultima candela, quando sedendosi nell’elegante poltrona posta di fronte all’immensa porta finestra gotica, si guardò intorno quasi a disagio. Malfoy Manor era maestoso, freddo e opulento, ma Narcissa insieme ad Andromeda giorno dopo giorno si stavano impegnando a cambiarne i connotati in una residenza gentilizia ricca d’amore. Fu inevitabile per Eda accettare immediatamente la richiesta della sorella di vivere lì con lei, non si sarebbero più separate e avrebbero tenuto insieme sempre vivo il ricordo di Bellatrix, che mai mancava di essere in ogni loro gesto. Non voleva rendere vani tutti i sacrifici che la loro sorella maggiore per loro aveva fatto, ora lei meritava la felicità e a loro toccava essere quelle coraggiose.

Il Maniero era troppo grande solo per loro e dunque Narcissa aveva deciso di adibirne una metà a rifugio. Quello che era accaduto a lei le aveva rimembrato che il mondo magico era cieco a molti problemi legati al mondo femminile. Soprusi, violenze e un maschilismo imperante ancora impregnava la società e dunque lei voleva aiutare altre donne come era stata aiutata lei. Sole o con figli, se cercavano un riparo ove poter sfuggire da violenze di ogni tipo, allora lei ci sarebbe stata, in prima linea. Anche Andromeda si era buttata a capofitto nel progetto, dopotutto nessuno come loro aveva scoperto quanto chi ti fa più male spesso è proprio chi dice di amarti, come aveva fatto loro padre. Un padrone insensibile e accecato da folli credenze.

Avrebbero donato riparo, aiuto psicologico, fisico, protezione e avrebbero fornito alle stesse tutti i mezzi per rifarsi una nuova vita. Ora che anche loro madre era morta si ritrovavano con un’eredità che meritava di essere condivisa e più quella di Malfoy, avevano grandi progetti.

Quando Andromeda entrò in stanza raggiunse il letto esausta. Narcissa era stata in giro tutto il giorno per il loro progetto, per contatti e collaborazioni e lei si era occupata di Draco, mentre la sorella era filata a letto. Solo che il piccolo era stata dura addormentarlo e ora Andromeda, oltre già tutta la stanchezza che aveva addosso, era distrutta.

Sorrise nel notare come nella camera brillassero molteplici candele profumate. Remus quando poteva la veniva a trovare, nonostante il suo lavoro ad Hogwarts. Sorridendo dunque le andò incontro e sedendosi sul bordo del letto con un gesto della bacchetta fece comparire una teiera che a mezz’aria riempì una tazza che porse alla giovane donna al letto.

I suoi capelli erano di nuovo castani, lunghi e setosi circondavano il suo viso tondo e gentile.

«Così mi vizierai…»

«Sarà per me un piacere!» sussurrò lui sorridendo alla luce della luna calante, la luna piena era passata e anche il suo malessere maggiore. Il viso appariva ancora spento e stanco, ma il suo sorriso apprensivo rimaneva lo stesso.

«I riguardi che hai per me dovresti averli per te…» lo rimproverò lei. Da che era tornata avevano ripreso a vedersi e frequentarsi, timidi passi verso una relazione che entrambi desideravano. Tuttavia Remus pareva combattuto tra qualcosa che tanto aveva rimpianto, in sua assenza, e che ora quasi temeva. Era forse egoistico costringerla a lui? Pochi sapevano del suo essere un lupo mannaro, lei era tra questi. Mai aveva mostrato paura o curiosità morbosa, ma credeva sbagliato privarla della libertà di una relazione normale.

Quasi a leggere i suoi pensieri Andromeda poggiò delicatamente la tazza sul comodino di mogano e sporgendosi verso di lui gli spostò una ciocca di capelli che più lunga gli era caduta sulla fronte.

«Remus Lupin smettila!»

«Di fare cosa?»

«Sento gli ingranaggi della tua testolina che girano furiosi! Pensi molto e rimugini anche troppo!»

«Sbaglio a farlo? O ti sto solo costringendo a una vita a metà?»

Lui posò una mano sul materasso, accanto alle sue gambe che adesso erano intrappolate tra il suo braccio e il resto del suo corpo. Rifletté se dirgli quelle parole, ma alla fine prendendogli il volto tra le mani glielo raccontò con un filo di voce.

«Nel luogo ove sono stata… esisteva una versione di me, che sì riuscì a rimanere con Ted. A sposarlo e perfino averci una splendida e particolare figlia…» ricordò con un sorriso l’astio che proprio lei le teneva per il suo rapporto con quello che ora capì essere il suo Remus.

Lui si irrigidì e quasi con l’espressione di un cane bastonato abbassò appena lo sguardo.

«Questo avrebbe dovuto risvegliare in me qualcosa, ma… non l’ha fatto. Nessun E Se… o desiderio improvviso di diventare madre. Mi sono invece resa conto che ti amavo ancora prima di conoscerti, quando eri un nome senza volto sulle labbra di mio cugino. Quando poi gli eventi ci hanno portato a essere più vicini… mi sono arresa di fronte alla luce della tua anima. È stato perdendoti che mi sono resa conto che sempre sei stato ciò che speravo e ora che sei qui, di fronte a me… mi rendo conto che lo spazio vuoto nel mio cuore è sempre rimasto tale perché aspettava che tu lo riempissi…»

Era impossibile per Remus rispondere a quelle parole, ma alzò lo sguardo e lo lasciò fisso nel suo.

Avvicinarono le fronti e poi senza alcuna remora o dubbio Remus la baciò con la dolcezza di un amore da favola. Una mano sul suo volto e un bacio sulle labbra, una sulla punta del suo naso e infine sulla fronte. Di nuovo un altro sulla sua guancia, accanto alle sue labbra e Andromeda immobile in balìa di tanta delicatezza, infine non ce la fece a non voltarsi e prendendogli il viso tra le mani per baciarlo con più intensità. Labbra contro labbra. Ora il bacio divenne più profondo, quando facendosi da parte Eda lo invitò a raggiungerla al suo fianco. Il tempo che lui si sedette sul letto e stese le gambe che lei velocemente gli si mise a cavalcioni. Entrambi risero e poi le loro labbra si incontrarono di nuovo, le mani di lui che correvano dai suoi lunghi capelli alla schiena che accarezzò da sopra la lana del maglione, solo per poi porvi una mano al di sotto e cercare la sua pelle. Andromeda rabbrividì a quel contatto, ma non ci pensò due volte a far correre le mani alla sua giacca, che gettò da qualche parte lontano, al nodo della sua cravatta che sciolse senza difficoltà.

«Sei l’unica luna di cui ho bisogno…» mormorò lui sulle sue labbra, mentre la lingua ne disegnava il profilo e le mani velocemente gli sfilavano il maglioncino che indossava. Anche la sua camicia era finita lontana e la loro pelle si toccava e si cercava.

«Sarò la luna che cura le tue ferite, che lenisce la tua anima e brilla gli angoli oscuri del tuo cuore. Quando l’altro suo volto ti porterà lontano da me, in quelle notti, io sarò sempre qui…» e così dicendo Eda accarezzò il suo petto all’altezza del cuore, accarezzando cicatrici varie causate da quelle notti selvagge.

Lui sorrise e con un nuovo baciò morì su quelle labbra, l’unica pozione di cui aveva bisogno e di cui mai avrebbe potuto fare a meno.

 

SIRIUS & VESTA (1997)

Ciò che Sirius Black non avrebbe mai potuto dimenticare di quella strana sensazione era ciò che dentro gli aveva lasciato. Si chiedeva se era possibile che una donna che mai aveva considerato e a cui aveva mai dato la minima importanza potesse influenzare così tanto il suo equilibrio. Il suo modo di vedere, vivere e pensare.

Ciò che aveva perso non sarebbe mai tornato ed era folle, perché si poteva perdere qualcosa che non si era mai avuto? In quei giorni tanto si era raccontato cosa non gli aveva permesso di vedere e capire realmente in sua cugina che, per esempio, Lily era riuscita a vedere.

Forse era stata mancanza di tempo, di frequentarla maggiormente e osservarla. O forse erano stati i tanti silenzi dettati dall’evitare scontri indesiderati. Forse, molto più semplicemente, non era stato paziente. Non aveva atteso di cercare e comprendere la verità, perché giudicarla e convincersi dell’idea che di lei aveva era… più facile.

Ma ora tutti quei pensieri avevano senso? Nulla di ciò che non era stato sarebbe potuto tornare per cambiare le cose. Non serviva guardarsi allo specchio e ripercorrere tutti gli errori fatti, certo non poteva fingere che non facesse male perché era la consapevolezza di aver scelto deliberatamente di odiarla perché era la via più facile. Adesso avrebbe dovuto fare i conti con quelle azioni, quelle che lo mettevano di fronte al dato di fatto che non era la persona così giusta o senza pregiudizi che si vantava di essere. Era un punto d’inizio, un fardello che si sarebbe sempre portato dietro a monito di errori che non avrebbero avuto soluzione, ma che almeno gli avrebbero permesso di essere un uomo migliore.

Davanti allo specchio Sirius si guardava, inconsapevole che una sua versione più giovane, in un’altra dimensione, stava facendo lo stesso con mille pensieri, ma anche una forte spinta a essere migliori per la stessa donna che nella sua di dimensione era arrivato per riportarlo alla vita. Sembrava quasi che tutti i suoi anni ad Azkaban fossero come spariti e non era solo perché adesso era un uomo libero, con la reputazione ripulita e felice di poter avere Harry al suo fianco… Nonostante l’oscurità che il ritorno dell’Oscuro Signore aveva portato con sé, lui adesso vedeva solo luce e speranza. Con Vesta Goldstein, il nome e l’identità con cui tutti la conoscevano – a parte l’Ordine della Fenice ed Harry e Neville che conoscevano la verità – stava imparando doti che non sapeva nemmeno di avere. La pazienza era una di queste.

La sua infatti era stata una riabilitazione lunga e dura, mesi in cui l’assistette in ogni cosa. Dall’aiutarla a camminare, a mangiare, ritrovare le forze e non darsi mai per vinta. Lei era testarda, era terribilmente decisa e non mollava mai anche quando le sfide avevano la meglio. Non accettava quella debolezza, non accettava che il suo corpo rifiutasse la dimensione che le aveva dato la vita, mentre lei era rimasta lì per sfruttare la gioia di goderla e scoprire il sapore della libertà. E così, ogni giorno era una lotta fatta di dolore e lacrime, da cui non sfuggì mai. Se ciò riempiva Vesta della paura che Sirius si sarebbe stancato di lei, al contrario lui se ne innamorava ogni giorno che passava sempre più. Trovando in lei un motivo in più per combattere. Mai era stato stimolato a essere un uomo migliore come in quel momento e tutto grazie ad Harry e lei. Non poteva e non voleva deluderli.

Ormai era aprile e un anno era passato da quella notte al Ministero, quella che diede l’inizio a tutto e fece iniziare per lei un calvario tanto fisico quanto psicologico. Sirius rimase stupito del legame viscerale che la univa alle sue sorelle e sapere di averle vicine, con la consapevolezza di non poterle approcciare perché non erano loro era duro. Gli mancavano ogni giorno di più, ma lentamente quel dolore si assopì nel calore di ricordi che aveva imparato a usare per essere più forte e non più debole. Era questa l’assurdità, l’amore faceva provare dolori che andavano oltre a quelli che fisicamente era possibile provare. Era una magia potente che però nonostante le lacrime, le notti insonni e i magoni… donava la più potente delle forze, quella di non mollare mai, di alzare il capo e fieramente proseguire.

Guardandosi allo specchio Vesta non credette all’immagine riflessa, una donna completamente rimessa, forte, fiera e felice. Volteggiò nel suo abito verde smerlando, mentre guardandosi si chiedeva cosa aveva fatto per meritarsi tutto ciò.

Spesso, nella disperazione più totale, ci si ritrova a pregare nella speranza che qualcuno possa udire il nostro grido di aiuto. Tuttavia, quando certe cose accadono, quando si ha la possibilità di vivere delle seconde possibilità, allora si ha la certezza che quel qualcuno non può non aver udito quelle suppliche.

Era ancora persa nei suoi pensieri, quando Sirius la raggiunse alle sue spalle.

La teoria voleva che sarebbero dovuto uscire per una piccola festa che Molly aveva organizzato a La Tana. Nulla di che, solo una cena in cui con alcuni amici si festeggiava il suo essersi completamente ripresa. Vesta era stata fortunata, non solo Sirius ma tutti dai membri dell'Ordine ai ragazzi, le erano stati vicini portandole compagnia, supporto e tanta allegria. Con loro portavano la certezza che qualcosa di buono arriva sempre, soprattutto per ricordare che tutto ciò che di meno bello si è vissuto è valsa la pena... senza la notte, il sole non può sorgere.

«Avrei preferito perire in battaglia che perderti…»

Le sussurrò all’orecchio e lei ogni volta si indispettiva, non amava ricordare quella notte e di come davvero avrebbe potuto rischiare di perderlo. E infatti corrucciò lo sguardo elegantemente truccato, mentre lo guardava attraverso lo specchio.

Sirius le prese una mano e tenendola nella sua con un dito le accarezzò il collo, la fece poi scivolare giù verso la sua gamba. Lei aprì la mano e l'appoggiò sulla stoffa sottile, mentre la bocca di lui era sul suo orecchio. Il suo alito caldo a regalarle brividi incontrollati.

«Fortunatamente l’E Se… non esiste e noi siamo qui. Ti Amo come non credevo nemmeno fosse possibile farlo…»

Lei chiuse gli occhi sospirando, mentre la sua bocca le baciava il collo e la mano si stringeva sull'abito. Fu allora che lui gliela sollevò e così insieme a lei fece sollevare l’abito mostrando la sua gamba lunga e liscia. Vesta avrebbe voluto ricordargli che avevano una cena, ma c’era ancora tempo e dopo un anno in cui non avevano potuto sentirsi, percepiva che ogni cellula del suo corpo adesso lo bramava.

«Grazie a te per esistere… grazie a te ho potuto resistere… Grazie a te è valsa la pena farlo… Ti amo… Ed è così strano, non ha mai avuto senso per me questa frase, così vacua e priva di significato…»

Mentre lo diceva Vesta percepì la zip del suo abito venir abbassato e lo stesso cadere a terra, la sua barba pizzicava sulla pelle nuda della spalla, quando voltandosi cercò le sue labbra spingendolo indietro. Lo fece sedere sul bordo del loro letto, mentre lei alzava un ginocchio e lo puntava tra le sue, sporgendosi verso di lui. Il tutto senza mai smettere di baciarsi, mentre le mani di Sirius correvano sulla sua vita sottile e la pelle giovane e setosa, velocemente se la mise addosso stringendosela quasi temesse potesse scomparire da un momento all’altro.

Sirius ne era certo, non sapeva quando sarebbe stata la sua ora, ma quando la morte lo avrebbe raggiunto allora che fosse stato per amore.  Sì, senza paura si sarebbe abbandonato alle sue braccia, perché quando lo avrebbe fatto sarebbe sì morto, ma d’amore per lei.

 

 

 

 

 

 

   
 
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