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Autore: My Pride    09/10/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Hairy high and low Titolo: Hairy high and low
Autore: My Pride
Fandom: Batman
Tipologia: One-shot [ 3745
parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Wayne, Jonathan Samuel Kent, Tim Drake, Jason Todd, Dick Grayson
Rating: Verde
Genere: Generale, Fluff, Sentimentale
Avvertimenti: What if?, Slash, Hurt/Comfort
Writeptember: 1. Tutti dicono bugie || Immagine. A è nella vasca e B gli/le bagna la testa
The time of our life: Gioventù, Album Prompt, 98. "Faccio io"
 
 

BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    «Se questo fosse un film Disney e quel film fosse Encanto, tu saresti sicuramente Luisa, Todd».
    Damian pronunciò di punto in bianco quella frase mentre se ne stava affondato sul divano con il cellulare poggiato sul bracciolo e il cappuccio della felpa tirato in testa a coprire la lunga coda di cavallo, sgranocchiando noccioline che afferrava di tanto in tanto a manciate dalla busta che aveva abbandonato al fianco del braccio non costretto in un tutore.
    Come di consuetudine, si erano presi una serata per loro stessi – chiamate di emergenza permettendo, motivo per cui avevano lasciato i comunicatori accesi –, mentre Bruce presenziava ad una riunione alla sede di Star City delle Wayne Enterprises, e Dick era riuscito a scamparla dall’andare con lui solo grazie alla sua caviglia rotta; Tim era impegnato con la laurea in legge e Jason non era esattamente interessato – pur essendo stato incluso nuovamente nella società dei vivi grazie a chissà quale giro di favori da parte di Bruce, tutta quella merda della compagnia non faceva per lui –, mentre Damian, nonostante il braccio ingessato, aveva comunque provato a farsi portare fin laggiù per controllare il suo “futuro impero”, per usare le sue parole. Bruce non aveva comunque acconsentito ed era partito da solo, ignorando il brontolio del figlio minore a cui non era rimasto altro da fare se non unirsi alla serata cinema coi fratelli. Cassandra e Duke erano di pattuglia monitorati da Barbara, e l’unica che mancava all’appello era Stephanie che, stando al suo messaggio, avrebbe dovuto raggiungerli esattamente mezz’ora addietro. Ne aveva mandato un altro in cui diceva che sarebbe stata lì entro dieci minuti, ma ne erano passati altri dieci da allora e ormai sapevano che le parole “Stephanie Brown” e “puntuale” non andavano bene nella stessa frase.
    Tirandosi a sedere con un’espressione stralunata, Jason gli lanciò un’occhiataccia. «Perché dovrei essere Luisa?» domandò scettico, e Damian gli rivolse un ghigno in parte nascosto dal cappuccio.
    «Perché sei il più grosso ed emotivo».
    «Cosa? Ma ti sei visto? Con quella spocchia potresti essere Isabela».
    «Dovrei prenderlo come un insulto o come un complimento?»
    «Ti ci strozzo con quei capelli che nascondi là sotto, Rapunzel», rimbeccò Jason nell’alzarsi, ma venne prontamente rimesso a sedere da Dick, che allungò la stampella verso di lui e gliela batté con qualche colpetto sul petto.
    «Buoni, bambini, buoni». Sorridendo divertito, Dick gettò un’occhiata ad entrambi prima di massaggiarsi la coscia. «È la serata cinema, e durante la serata cinema abbiamo tutti firmato un accordo che sigla la cessazione delle ostilità».
    Tim rise, sorseggiando il suo caffè. «Quell’accordo è la cosa migliore dopo il pane con le olive, almeno riesco a vedere un film senza spargimenti di sangue».
    «Sta’ zitto, Rimpiazzo».
    «Silenzio, Drake».
    Sbottarono Damian e Jason all’unisono, riuscendo solo a far ridere gli altri due fratelli che, rivolgendosi un occhiolino, tornarono a rilassarsi sulla poltrona come se nulla fosse, e fu proprio Tim ad afferrare il telecomando per accedere all’account Netflix e spulciare tra la categoria di film che avevano inserito nella lista dei preferiti; tra un borbottio e l’altro scartò gran parte delle cose presenti, glissò delle miniserie poliziesche che avrebbe preferito vedere da solo – in una famiglia di detective, ognuno di loro scopriva il colpevole prima ancora che la serie arrivasse al secondo episodio – pur di non sentire le loro ipotesi, richiamò Damian per il modo in cui aveva cercato di grattarsi furiosamente al di sotto del gesso e afferrato al volo la ciotola di pop corn che per poco non aveva rovesciato a terra, ma non aveva ancora scelto nulla e tutti avevano cominciato ad annoiarsi.
    «Ehi, Timbo, sceglierai qualcosa prima che qualcuno decida di radere al suolo Gotham, o guarirà prima la mia caviglia?» sbuffò Dick con fare ilare nell’allungare un braccio verso il tavolino per afferrare il suo frullato, ignorando il brontolo del fratello che, non contento, aveva fatto l’ennesimo giro della lista a causa della sua indecisione.
    «Scommetto che è uno stress guardare Netflix con te, vero, Rimpiazzo?»
    «Secondo me la sua idea di “Netflix e Relax” non è nemmeno questa, Todd».
    «Oh, quindi sai cosa vuol dire, pulce?»
    Damian lo fulminò con lo sguardo. «Ho quasi diciassette anni, idiota».
    «Time out», si intromise subito Dick nel fare un segno con entrambe le mani, sorreggendo bene la sua bevanda. «Ricordate il patto. E tu muoviti a scegliere, Timbo».
    «Stavo aspettando Steph».
    «Allora puoi scegliere e basta», lo interruppe Jason nel mostrargli il cellulare. «Ha appena mandato un messaggio, Cass le ha appena chiesto di unirsi a lei di pattuglia e non verrà».
    Tra i tre si sollevò un brontolio di dissenso e qualche borbottio sommesso – specialmente da parte di Dick e Damian, che non avrebbero potuto unirsi a loro nemmeno volendo a causa dei loro infortuni – riguardo al fatto che avessero perso un sacco di tempo, ma alla fine Tim prese una decisione e scelse un horror che di horror aveva poco e niente. La trama parlava sostanzialmente di un gruppo di ragazzi che affittava un cottage in montagna e, durante il falò, veniva sorpreso da un temporale e dall’irruzione di un uomo delirante e ricoperto di pustole infette e sanguinante. Un film che alla fine avevano messo giusto per passare il tempo, ironizzando su quanto sembrasse finto e come gli effetti speciali fossero letteralmente di serie B, ma lo guardarono comunque per il gusto dell’orrido e per farsi due risate, almeno fin quando non suonarono alla porta; nessuno si mosse per un lungo momento per la concentrazione verso il film e a causa dell’abitudine, ma fu Jason stesso ad alzarsi quando venne fatto notare che Alfred era partito con Bruce e che nessuno avrebbe potuto aprire la porta in mancanza di chiavi; così, con uno sbuffo, mise il film in pausa e si sgranchì il collo mentre si incamminava a grandi falcate fuori dalla sala.
    «Se è Steph che ha cambiato idea e ci chiede di rimettere il film da capo, la strozzo con i capelli della pulce», mise subito in chiaro, ignorando le rimostranze di Damian.
    «Ehi! Che problema hai con i miei capelli?!»
    «Sono un’arma impropria, quindi sono utili».
    «Attento allora che non li usi su di te, Todd».
    «Forse è Bernard», azzardò timidamente Tim, avendo l’accortezza di guardare altrove e fingere di bere il suo caffè – anche perché la tazza si era svuotata mezz’ora prima – alle occhiate scettiche dei suoi fratelli.
    «Ehi, i patti sono chiari. Niente partner alle serate cinema tra fratelli».
    Tim sollevò le mani in segno di resa e finse di non saperne niente mentre Jason, borbottando, andava ad aprire al loro visitatore, tornando cinque minuti dopo con un’espressione stranita dipinta in viso e in compagnia di Jon che, sorridendo timidamente, agitò la mano destra a mo’ di saluto. Nessuno lo aspettava perché non avrebbe dovuto essere in zona, persino Damian appariva stranito nel vederlo, ma lo salutarono comunque di riflesso quando lui sorrise maggiormente.
    «Scusate l’improvvisata, ragazzi».
    Tim arcuò comunque un sopracciglio alla sua vista prima di scoccare una rapida occhiata a Damian. «Non avevamo detto niente partner alle serate cinema?» domandò scettico, ma Damian ricambiò con uno sbuffo.
    «Non ne so niente, non guardarmi così».
    «Colpa mia», accennò subito Jon. «Dovevo avvisare, mi servirebbe una mano per una ricerca al volo».
    «“Ricerca”».
    L’espressione di Dick divenne scettica mentre faceva scorrere lo sguardo sui due ragazzi, ma fu Jason a ridere.
«Adesso si chiamano così, Goldie». Nonostante l’aria divertita, le palpebre di Jason si assottigliarono nel guardare Jon dritto negli occhi. «Vedi di andarci piano, ha già un braccio rotto», affermò schietto, e Jon arrossì fino alla punta delle orecchie finché non fu Damian stesso a porre fine alla conversione.
    «Fatevi gli affari vostri, idioti. Torniamo subito», chiuse lì la conversazione nel filarsela alla svelta prima che qualcuno potesse replicare con ironia riguardo la velocità della loro “ricerca”, venendo ben presto seguito da Jon che, con un ultimo saluto, non perse tempo ad andargli dietro.
    «Jon. Ehi, ragazzo». Dick lo richiamò prima che potesse sparire oltre la soglia, vedendolo voltarsi curioso mentre sbatteva le palpebre. «Che ci fai qui? Non eri in missione con tuo padre?»
    Il ghigno che rivolse loro Jon mentre si sistemava gli occhiali sul naso fu così fuori luogo, sul suo volto, da irrigidire tutti nello stesso istante. «Tutti dicono bugie», sentenziò, ridacchiando tra sé e sé nel sentirli parlottare tra loro mentre saliva a due a due le scale per raggiungere la camera di Damian, aprendo la porta nello stesso istante in cui si stava liberando della felpa e cercava di tirar fuori con un braccio solo l’attrezzatura nascosta sotto al letto. La lunga coda di cavallo gli era ricaduta sulle spalle e sembrava carezzargli il viso come dita sottili, tanto che Jon fu costretto a scuotere più e più volte la testa dopo aver deglutito nel tentativo di riprendersi un po’, raggiungendo per dargli una mano.
    «Perché sei voluto salire in camera se vogliamo uscire di pattuglia?» domandò curioso, e Damian, imprecando tra sé e sé mentre si scosta a i capelli dal viso con un gesto secco, gli scoccò giusto una rapida occhiata.
    «Perché penseranno che stiamo pomiciando e non verranno a controllare», disse ovvio, ignorando lo sbuffo divertito di Jon.
    «Sai che anche l’idea di passare la serata a pomiciare non è male, vero, D?»
    Pur sollevando entrambe le sopracciglia, Damian si alzò in punta di piedi – odiava farlo, ma Jon era obiettivamente più alto di lui – e gli sfiorò le labbra con le proprie, coi capelli che gli ricaddero nuovamente sul viso. «Possiamo farlo anche fuori di qui, dopo la pattuglia».
    «Sui tetti e fra le nuvole?» scherzò Jon, ma Damian sorrise.
    «Sui tetti e fra le nuvole», confermò nel baciarlo con trasporto, avvolgendogli il braccio sano intorno ai fianchi mentre Jon curvava meglio la schiena verso di lui, tenendolo a sé per rendere il bacio più passionale e insinuare le dita di una mano fra i capelli, sciogliendoli dietro la schiena.
    «Bella prova, mocciosetti». La voce di Jason proveniente dalla porta fece trasalire entrambi, persino Jon, troppo assorto a sbaciucchiarsi Damian, non si era accorto della sua presenza. «Abbiamo fatto queste stronzate prima di voi, pensavate davvero di fregarci? Di sotto. Ora».
    Le ore successive furono un susseguirsi di battutine e prese in giro da parte dei fratelli, Jon fu persino “costretto” a restare lì alla villa e a starsene seduto tra Dick e Jason nonostante le occhiate supplichevoli che non aveva fatto altro che lanciare a Damian, per quanto alla fine avesse chiesto anche che razza di film avevano messo e per quale motivo stavano continuando a guardarlo, tenendo conto che Tim aveva fatto partire anche i film successivi della “trilogia”. Erano stati uno peggiore dell’altro e ad un certo punto anche Jon era scoppiato a ridere come un idiota, finché non erano finiti e Jason stesso si era poi occupato di fare l’iniezione a Dick a causa della frattura mentre Damian si era solo limitato a buttar giù un paio di antidolorifici. Quando era salito in camera con Jon e, ignorando le ennesima battute riguardo il tenere la porta aperta, l’aveva sbattuta pesantemente per farsi sentire, Damian non aveva comunque potuto fare a meno di brontolare tra sé e sé, a dir poco scocciato dalla situazione. Erano controllati, l’ora era tarda e tra non molte ore sarebbe sorto il sole, e i suoi fratelli erano sei perfetti idioti.
    «Non riesco ancora a crederci», sbottò, ricevendo una rapida occhiata da Jon che, appena uscito dalla doccia, si stava frizionando i capelli con un asciugamano mentre si sistemava la t-shirt con una mano.
    «Forse dovevamo aspettarcelo?» accennò, venendo fulminato seduta stante.
    «Non ti ci mettere anche tu, J. Il piano era perfetto».
    «Non molto se ci hanno beccati quasi subito».
    Damian brontolò ancora e lo ignorò, accennando solo che sarebbe andato a farsi un bagno e che se avesse voluto avrebbe già potuto dormire senza aspettarlo alzato; Jon si era limitato a fargli un breve cenno col capo e aveva afferrato la sua Switch per farsi una partita nell’attesa, sussultando quando sentì dei rumori provenienti dal bagno e svariate imprecazioni, volando letteralmente davanti alla porta per bussare contro di essa.
    «D? Tutto bene?» chiese. Avrebbe potuto tranquillamente guardare attraverso la porta per accertarsene, ma non era di certo un guardone.
    Ci furono altri attimi di silenzio seguito da uno strano imbarazzo, poi Damian imprecò ancora. «No», sbottò, e Jon sentì distintamente il suono di qualcosa che veniva gettato in acqua. «Non riesco a lavarli con una sola mano. Maledetti capelli».
    «Faccio io se vuoi».
    La frase uscì così di getto che Jon si tappò immediatamente la bocca con una mano, soprattutto quando alle sue orecchie giunse il battito accelerato del cuore di Damian. Non era la prima volta che proponeva di lavargli i capelli, ma l’aveva sempre detto scherzando e mai quando Damian era in bagno. Era un gesto molto intimo, qualcosa che non avevano mai condiviso – se si escludevano le docce comuni, non se n’erano mai fatta una insieme come “coppia” ed era molto diverso – e che suonava più imbarazzante del vedersi nudi, quindi Jon si diede dell’idiota per averlo detto. Damian avrebbe potuto pensare qualunque cosa e…
    «Va bene. Entra».
    Quelle parole interruppero il flusso dei suoi pensieri e Jon sgranò gli occhi, incredulo. Non si era aspettato una risposta del genere, lo ammetteva, quindi fu deglutendo che afferrò la maniglia della porta e la abbassò lentamente, entrando solo dopo aver tergiversato un po’ sulla soglia del bagno. In attesa nella vasca, con la schiuma che ricopriva tutto il pelo dell’acqua e nascondeva alla vista la parte inferiore del corpo, Damian aveva lo sguardo fisso su di lui, il braccio ingessato oltre il bordo per evitare di bagnarlo e i capelli bagnati e incollati alla fronte, nonostante gran parte delle lunghe ciocche avessero cominciato a galleggiare tutto intorno a lui. E Jon trattenne il fiato, poiché in quel momento era certo di non aver mai avuto una visione così bella del suo migliore amico.
    «Resterai fermo lì a fissarmi per tutta la notte?»
    Damian lo riscosse dai suoi pensieri, e Jon ridacchiò impacciato, scuotendo la testa nell’avvicinarsi per inginocchiarsi accanto alla vasca, per quanto avesse lanciato lui un’altra rapida occhiata. Sentiva l’imbarazzo scorrere in entrambi, la rigidità del corpo di Damian e il modo in cui traeva, lunghi respiri per calmare il suo battito cardiaco, e Jon cercò di essere il più delicato possibile, afferrando il soffione della doccia per bagnargli meglio i capelli prima di allungare una mano verso lo shampoo e usarne la giusta quantità per non rovinare quella lunga chioma fluente.
    Quando gli passò le dita fra i capelli, Jon sorrise tra sé e sé. Le ciocche erano morbide, molto lisce al tatto, quasi come se quei capelli fossero fatti di seta; quei pochi nodi presenti erano dovuti al fatto che Damian cercasse sempre di tenerli alzati e legati tra loro, ma Jon cercò di districarli con lentezza e tocchi gentili, insaponandoli bene e massaggiando il cuoio capelluto. Da quando avevano constatato che quella chioma non aveva intenzione di andare da nessuna parte - Jon si era più volte rifiutato di provare a tagliargli i capelli con la vista calorifica, visto quant'erano portentosamente forti -, Damian sembrava essersi arreso al fatto di doverli portare lunghi fino a metà schiena... e Jon non poteva di certo dire di esserne dispiaciuto.
    «Hai le dita delicate», sussurrò Damian di punto in bianco, e Jon sorrise divertito.
    «Si fa quel che si può».
    «Mi piace». Damian si rilassò nella vasca, ignorando il fatto che ormai la schiuma si stesse diradando. «Grazie, J».
    «Quando vuoi, D».
    Fra loro tornò il silenzio, rotto solo dall'acqua che si agitava ai movimenti di Damian quando cambiava posizione mentre si godeva quella specie di massaggio, aiutando come possibile Jon per quanto, di tanto in tanto, storcesse un po' il naso per il dolore al braccio; Jon gli aveva comunque accennato di non muoversi e di lasciare che ci pensasse lui e, anche se con un po' di difficoltà a causa della lunghezza dei capelli, era riuscito a lavarglieli tutti e aveva anche cercato di fare attenzione a non bagnare il braccio ingessato quando aveva rischiato di cadere. Ci misero più tempo di quanto Jon avesse pensato all'inizio, ma alla fine poggiò la mano buona sul bordo della vasca e si alzò, attento a non scivolare.
    «Mi passi l'accappatoio?» domandò e, per quanto Jon avesse allungato una mano e glielo avesse porto, Damian notò che i suoi occhi erano diventati di un azzurro terribilmente intenso, simbolo che-- «...stai usando la tua vita a raggi X, J?» aggiunse con un velo di ironia, e Jon si grattò una guancia, imbarazzato.
    «Beh... sì».
    Damian schioccò la lingua sotto il palato. «Quindi preferisci guardare le mie ossa anziché vedermi nudo?»
    «Cosa?! No». Jon aggrottò la fronte, risentito, ma non smise di usare il suo potere e, anzi, l'azzurro dei suoi occhi parve intensificarsi ancora di più. «Non è quello. Cerco solo di non violare la tua privacy».
    «Sto scherzando», lo rassicurò Damian, ridacchiando nel sentire Jon borbottare tra sé e sé. «Dammi una mano ad infilare l'accappatoio, piuttosto», accennò, e Jon, per quanto avesse continuato a bofonchiare, non se lo fece ripetere due volte.
    Muovendosi con molta attenzione, Jon gli sistemò l'accappatoio sulle spalle, approfittandone anche per dare una sbirciata all'osso del suo braccio. Fortunatamente stava guarendo bene e la cosa lo fece sorridere, ma cercò di non distrarsi per aiutarlo anche con l'asciugamano intorno ai capelli, anche se la cosa gli diede parecchie difficoltà poiché dovette basarsi solo sul tocco e non sulla vista. Erano più lunghi di quanto avesse immaginato, o forse l'impressione era data dal fatto che muoversi alla cieca non gli dava la comprensione giusta delle cose.
    «Puoi smetterla di usare la visione a raggi X», disse infine Damian, e Jon fu costretto a sbattere più e più volte le palpebre per riprendersi e far tornare i suoi occhi normali, non avendo mai usato così a lungo quel potere. «Se diventerà un'abitudine, dovrai imparare a non usarla più».
    Jon sgranò gli occhi, abbassando il capo verso di lui per ricambiare il suo sguardo. «Vuoi... davvero che te li lavi più spesso?» chiese scombussolato, ma il sorrisetto di Damian parlò per lui prima ancora che potesse aprire bocca.
    «Dovrò tenere questo gesso ancora per un pezzo». Damian si alzò sulle punte dei piedi mentre teneva il braccio contro di sé, poggiando l'altro sulla sua spalla. «Quindi sarà meglio che tu ti tenga pronto», affermò, e Jon non negò a se stesso di essere elettrizzato mentre, ridacchiando, afferrava il viso di Damian fra le mani e si univa a lui in un lungo bacio. 






_Note inconcludenti dell'autrice
Scritta per il quarto giorno del #writeptember sul gruppo facebook Hurt/comfort Italia e anche per l'iniziativa #thetimeofourlife indetta dal gruppo Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom
Ormai comunque è diventata una sorta di saga pure questa. Ambientata dopo la storia Whip your hair, know you’ll be fine e prima ancora Let your hair down, storia in cui Damian finisce in una mistura di Poison Ivy che gli conferisce una chioma fluente e indistruttibile
Ovviamente Jon ha avuto molte occasioni per potersi godere i capelli di Damian, ma qui raggiunge il picco e niente, ha capito che gli piacciono davvero tantissimo e che non potrà più farne a meno aha
Oh, l'autrice della icon qui a lato si è ispirata alle altre mie storie per fare questa ghgh amo sta immagine
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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