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Autore: Stillathogwarts    10/10/2022    4 recensioni
Hogwarts, ultimo anno di scuola dopo la guerra.
Due diari gemelli, due anime spezzate dalla guerra che trovano conforto l'uno nell'altra, nella garanzia dell'anonimato.
Hermione Granger torna al castello per completare gli studi e come lei, molti studenti che non hanno potuto sostenere i M.A.G.O. durante il regime dei Mangiamorte fanno altrettanto.
Per ordine del Wizengamot, Draco Malfoy e altri Serpeverde sono obbligati a ripetere il settimo anno come condizione per essere reintegrati in società.
I docenti elaborano un programma per incentivare la cooperazione tra Case, dando il via alla formazione di nuove amicizie e nuovi legami che sfidano i dissapori passati e gettano le basi per un futuro migliore, nei confronti del quale il mondo magico nutre profonde speranze.
Il tutto mentre una nuova minaccia incombe sul castello e mina l'equilibrio appena ristabilito dopo gli eventi orribili della guerra e i buoni propositi degli studenti.
| DRAMIONE (slow burn) | Personaggi leggermente OOC
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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CAPITOLO 14
La Ragazza del Diario








 
 
 

Hermione
 
«Dov’è Dennis?» domandò Hermione, prendendo posto al tavolo dei Grifondoro.
«Di nuovo in infermeria, a quanto pare», rispose distrattamente Dean.
«Sta male?»
Harry annuì, ricambiando il suo sguardo preoccupato.
«La sua Magi-Psicologa crede che il malessere fisico sia collegato al suo dolore per la perdita di Colin, almeno questo è quello che mi ha detto», spiegò Ginny, con aria triste. «Un po’ come quello che sta succedendo a George.»
L’atmosfera divenne molto mogia dopo quella conversazione.
Nessuno di loro aveva veramente superato la morte di Fred; per la maggior parte del tempo cercavano di non pensarci ed era già abbastanza difficile essendo tornati al castello.
Hermione sospettava che uno dei motivi per cui Ron si era rifiutato categoricamente di rimettere piede a Hogwarts era correlato a quell’evento traumatico, al fatto che era il posto in cui ha perso suo fratello.
George era quello che se la stava cavando peggio però e Hermione lo capiva.
Non avendo i mezzi per andare a cercare di riprendersi i suoi genitori e volendo prima risolvere il più possibile il trauma della guerra, la ragazza era andata a vivere alla Tana per un po’.
Aveva visto George affrontare la morte di Fred, o almeno tentare di farlo, in prima persona ed era stata la cosa più struggente a cui avesse testimoniato.
Non era stata in grado di aiutarlo in alcun modo, perché niente sembrava riuscire a tirarlo su di morale.
Era come se George avesse perso tutta la sua luce nel momento in cui il cuore di Fred aveva smesso di battere. Si era chiuso in sé stesso, anche se Hermione sapeva anche che c’era una persona con cui si confidava, l’unica persona con cui parlava veramente: Angelina Johnson. Hermione immaginava che si comprendessero molto bene, visto che lei era la ex ragazza del gemello. Sperava, in cuor suo, che potessero farsi forza a vicenda e aiutarsi a superare il lutto.
Dennis, però, la preoccupava, perché lui non aveva nessuno a cui aggrapparsi.
Qualche settimana dopo l’inizio dell’anno aveva smesso di presentarsi ai loro incontri, aveva iniziato ad isolarsi e ad evitare chiunque.
In un primo momento, Hermione aveva sospettato che lo facesse perché non approvava la scelta del gruppo di dare una possibilità a Malfoy, - Dennis serbava ancora molto rancore nei suoi confronti per via di ciò che il biondino rappresentava ai suoi occhi, ovvero un Mangiamorte, uno di quelli che gli avevano portato via il fratello -, ma dopo aver saputo della frequenza con cui il ragazzo si dirigeva in infermeria, non era più così sicura che quello fosse il motivo dietro il suo comportamento. Ma Hermione sapeva anche che se gli avesse parlato non le avrebbe detto assolutamente nulla; l’orgoglio dei Grifondoro imponeva di non far vedere alla gente quanto si stesse soffrendo in realtà, obbligava a dimostrarsi forti a qualunque costo.
Ed era quello che stava facendo anche lei con Malfoy.
Perdere il ragazzo del diario le aveva fatto più male di quanto ci tenesse ad ammettere, ma non aveva la minima intenzione di riprendere quella farsa.
Non aveva neanche più senso, perché non avrebbe mai più visto quell’oggetto allo stesso modo; non avrebbe mai più letto le parole che comparivano sulle pagine come soleva fare prima; non avrebbe mai più tratto conforto da esse, perché sapeva da chi provenivano.
Si diresse verso la sua stanza poco prima della fine della cena, con l’intenzione di scrivere il tema di Pozioni che Lumacorno aveva assegnato quella mattina e poi andarsene a letto.
Si sentiva profondamente esausta.
Evitare Malfoy era estenuante e il biondino sembrava essere ovunque, costantemente. Se non lo avesse conosciuto meglio, Hermione avrebbe pensato che la stesse seguendo. Per un momento se l’era chiesto veramente, ma poi aveva scoperto che, invece, stava solo cercando di evitare Pansy Parkinson, la quale, per qualche motivo a lei sconosciuto, sembrava aver ravvivato il suo interesse verso di lui.
Si lasciò cadere sulla sedia svogliatamente, sbuffò e tirò fuori il libro di Pozioni; lo aprì e corrugò la fronte nel notare un foglietto di carta scivolare sulla scrivania davanti ai suoi occhi. Lo afferrò tra le dita, perplessa, e poi lo dispiegò, rivelando una calligrafia che la ragazza conosceva ormai alla perfezione.

‘Mi manchi.’

Malfoy.
Non aveva bisogno di una firma per capire che si trattava di lui.  
Leggere quelle parole fu come ricevere un pugno nello stomaco e all’improvviso le sue mani iniziarono a tremare. Serrò forte gli occhi, cercando di rimandare indietro le lacrime, poi richiuse il libro di scatto e si gettò sul suo letto.
Sapeva che non avrebbe concluso niente quella sera.
Si rigirò il fogliettino tra le mani per quelle che le parvero ore, guardandolo di sfuggita di tanto in tanto, incapace di resistere alla tentazione di farlo.

‘Mi manchi.’

Un dolore acuto la colpì al petto, mentre si mordeva l’interno della guancia cercando di stabilire il corso d’azione da intraprendere da quel momento in poi.
Non poteva andare avanti così, questo le era chiaro.
Non poteva evitarlo per sempre.
E, soprattutto, quello non era il modo in cui i Grifondoro erano soliti comportarsi.
Loro non scappavano dai problemi, li affrontavano.
Doveva sentire cos’aveva da dirle e poi decidere se troncare i ponti con lui o perdonarlo ancora una volta, dargli una terza ed ultima possibilità.
Si girò su un fianco e prese il diario.
Era stata sul punto di bruciarlo più volte, nei momenti in cui la rabbia la coglieva all’improvviso e ripensava a quell’oggetto e a quello che Malfoy aveva fatto.
C’erano state volte in cui il dolore era diventato troppo da tollerare e aveva pensato che disfacendosene sarebbe andata meglio, ma non aveva mai avuto il coraggio di farlo veramente.
Quel diario significava troppo per lei.
Avrebbe solo preferito che ci fosse qualcun altro dall’altra parte.
Respirò a fondo e poi lo aprì.
I suoi occhi si sgranarono immediatamente, quando una serie di messaggi presero ad apparire sulle pagine vuote.
‘Hermione, per favore. Ti chiedo solo di ascoltarmi, poi potrai anche decidere di non volermi vedere mai più. Ma fammi prima spiegare.’
‘Mi fa male, il modo in cui mi guardi. Non mi guardavi così neanche prima.’
‘Il silenzio è insopportabile, Hermione.’
‘Per favore, non lasciarmi solo nell’oscurità. Tu mi tiravi sempre fuori, quando il buio si faceva troppo fitto.’
‘Non posso tornare a quando ci ignoravamo per i corridoi. Non posso tornare a quando non ci parlavamo. Ho bisogno di parlare con te.’
‘Per favore, perdonami. Non volevo manipolarti, non era mia intenzione. Non avevo cattive intenzioni. Avevo solo bisogno di te. Sono stato sincero con te per tutto il tempo.’
‘Per favore, vediamoci. Permettimi di spiegarti. O almeno rispondimi.’
‘Ti prego, dimmi che non ti sei liberata del diario. Dimmi che ci tieni ancora, dimmi che significa ancora qualcosa per te. Dimmi che io significo ancora qualcosa per te.’
Non era riuscita a trattenere le lacrime silenziose che sfuggirono dai suoi occhi, nell’imbattersi nuovamente con quel lato del ragazzo del diario, di Draco, - tanto valeva usare il suo nome, magari, facendolo, alla fine si sarebbe abituata a quell’associazione -, che aveva sempre avuto la meglio su di lei, che l’aveva sempre sopraffatta o spinta a desiderare di stare al suo fianco e alleviare il suo dolore.
‘Lo hai preso tu “Metodo avanzato per la decodifica delle Antiche Rune” dalla biblioteca? È una domanda retorica, ovviamente, so che lo hai tu. Possiamo studiare insieme?’
Quasi sorrise, leggendo quest’ultimo messaggio; si chiese come avesse risolto, poi, perché lei quel libro lo aveva riportato in biblioteca solo qualche giorno prima.
‘Spero non ti dispiaccia se continuo a scrivere, anche se non dovessi mai leggere o rispondermi. Mi aiuta a restare sano di mente. Non posso rinunciarci.’
‘Non pensi più che io sia salvabile, non è vero?’
‘Non mi volevi neanche tu alla festa. Non… non mi vuoi più attorno.’
‘Vorrei che tu mi ascoltassi. Se non volessi più avere nulla a che fare con me, lo accetterei. Ma solo dopo avermi ascoltato.’
‘Salti spesso i pasti. Dimmi che almeno fai un salto nelle cucine.’
‘Sono preoccupato. E mi manca parlare con te.’
Hermione sospirò.
Dalle parole di Draco trapelava sempre una sorta di angoscia e dolore che non aveva mancato di farle avvertire una morsa al cuore neanche una volta.
Le conversazioni leggere erano state più uniche che rare.
Era come se affidasse a quelle pagine tutto quello che non permetteva di trapelare dai suoi occhi.
Hermione si distese sul letto e continuò a rigirare quel foglietto tra le mani, dando una sbirciata a quel ‘mi manchi’ più spesso di quanto avrebbe voluto fare realmente.
Poi la sua attenzione fu attirata da qualcosa di lungo che aveva iniziato a comparire sulla carta.
‘Granger,
non so se leggerai mai questa nota o se davvero non riaprirai mai più il diario, ma devo provarci.
È… più facile, così.
A quanto pare, così riesco a parlarti meglio di quanto non sappia fare di persona e visto che non mi dai il modo di farlo faccia a faccia, tanto vale fare un tentativo con il diario.
Mi dispiace.
Mi dispiace di non averti detto tutto subito, ma temevo che… beh, che avresti reagito così.
Volevo avvicinarti, parlarti, farti capire che sono cambiato e che non condivido più l’ideologia con cui sono stato cresciuto.
Scusarmi con te.
Volevo meritarmi il tuo perdono.

Ma non sapevo come fare.
Lo sai perfettamente, io non ho nessuno a cui chiedere consiglio, nessuno che possa aiutarmi a capire come comportarmi.
Tranne te. Tranne il diario.

Ed era per questo che scrivevo a te, chiedendoti cosa dovessi fare.
Perché ho, avevo, solo te.
Non avevo intenzione di ferirti.
In realtà, stavo cercando di fare l’esatto opposto.
Perché se eri tu a dirmi cosa fare, non potevo sbagliare, no?
Seguendo i tuoi consigli, non ti avrei fatto del male.
Era questo che pensavo veramente.
Non stavo cercando di manipolarti.

Avevo bisogno di te.
Ho bisogno di te.
Sei stata la ragione per cui sono sopravvissuto alla guerra, il motivo per cui non mi sono semplicemente buttato giù dalla Torre di Astronomia lo scorso anno.
Non sono sicuro di essere stato onesto con te quando ti ho detto per la prima volta che non mi importava se fossi una Nata Babbana o meno, ero semplicemente troppo solo e perso per dare importanza a quel dettaglio.
Ma ora ne sono sicuro.
Non mi importa niente.
Mi importa solo di te.
Tu mi hai dato forza quando credevo di non averne più.
E sono perfettamente consapevole di non averti dato niente in cambio.
Di non aver fatto nulla quando eri tu ad aver bisogno di me.
Questo è il mio più grande rimpianto.
Speravo veramente di riuscire a diventare una persona meritevole del tuo perdono.
Speravo di avere l’occasione di redimermi ai tuoi occhi.
Ma forse non è una cosa che ho in me, perché ho rovinato tutto, di nuovo.
E se tu non vorrai mai più avere a che fare con me, lo capirò.
Anzi, forse sarebbe anche meglio così, per te.
Forse è meglio che tu metta quanta più distanza possibile tra di noi.
Io non merito di averti nella mia vita, non merito la tua luce.
Ma egoisticamente, spero che tu decida di non farlo.
Perché la vita fa troppo male senza di te, Hermione Granger.
Qualunque sia la tua scelta, voglio che tu sappia che qui, in queste pagine, hai conosciuto il vero Draco Malfoy.
A me forse questo può bastare, che tu sappia chi sono veramente... e quanto sei importante per me, ragazza del diario.
Perché intendevo ogni parola che ho scritto.
Perché per me, davvero, nulla conta più del tuo perdono.
E sono qui a chiederti nuovamente di perdonarmi e a chiedere quello che non ho avuto il coraggio di chiedere anni fa.
Perdonami, Hermione.
Perdonami.
Aiutami a cambiare.
Salvami.
Tuo,
D.M.’
Hermione deglutì e si asciugò le lacrime dagli occhi; li strinse forte, poi prese a fissare il soffitto.
Che cosa devo fare?
Chiedere a sé stessa di sacrificare il proprio orgoglio un’altra volta le sembrava troppo.
Ma anche perdere il ragazzo del diario, Malfoy, in quel momento le sembrava troppo.
Forse era come diceva Harry.
Forse non lo aveva fatto con cattiveria.
Forse la rabbia l’aveva tratta in inganno, inducendola a sminuire quello che avevano costruito inconsapevolmente con il diario, a mettere in dubbio quello che si erano detti.
Ma lui le aveva aperto il suo cuore lì dentro, Hermione lo sapeva benissimo.
Lo aveva fatto prima che capisse chi fosse e aveva continuato a farlo anche dopo.
Non c’era modo che avesse potuto premeditare tutto quello, durante la guerra.
E se avesse voluto usare quelle note per ferirla, lo avrebbe fatto molto prima; aveva molte informazioni da usare come arma, ma non aveva mai fatto nulla.
E soprattutto, se il suo intento fosse stato quello di giocare con lei o prenderla in giro, non le avrebbe dato a sua volta informazioni che lei avrebbe potuto usare contro di lui.
Forse, dopotutto, Draco Malfoy era stato sincero.
E lei era stata troppo testarda e non aveva voluto ascoltare.
Abbandonandosi totalmente all’istinto, Hermione afferrò una piuma e la intinse nella boccetta di inchiostro, poi prese a scrivere.
Dannato furetto” pensò mentre faceva scivolare la punta della piuma sulle pagine bianche, calcando con più forza del necessario. “Mi sei entrato dentro, sottopelle. E ora non riesco più a fare a meno di te.”

 
***
Draco
 
Aveva controllato il diario ogni maledetta sera per sedici giorni, nella speranza di trovarci una qualsiasi risposta da parte della Granger.
Non c’era mai.
Allora lui scriveva ancora.
Un po’ per abitudine, un po’ perché ne aveva bisogno.
Anche se sapeva che non ci fosse nessuno a leggere dall’altra parte.
Non più.
Era riuscito a perdere anche quello.
Era stato capace di rovinare anche l’unica cosa bella che avesse mai avuto.
Durante l’ultima seduta, la sua Magi-Psicologa gli aveva consigliato di non arrendersi, di continuare a provare a parlarle.
Lui lo aveva fatto.
Lo avrebbe fatto anche se gli avesse suggerito di optare per la cosa opposta, perché lui non poteva permettersi di perdere la Granger.
In realtà, non sapeva neanche se potesse dire di averla mai avuta in alcun modo; avevano scambiato delle missive, si erano confidati l’uno con l’altra, ma non si erano mai definiti ‘amici’.
Anche se, in tutta onestà, lui non voleva essere suo amico.
Lui voleva che lei fosse sua.
E voleva essere suo, nonostante si considerasse già tale.
Ma si sarebbe accontentato di qualsiasi cosa pur di far parte della sua vita, di contare qualcosa per lei.
Gli aveva detto che il diario era importante per lei, ma aveva fatto in fretta a rimuoverlo dalle sue priorità.
Non sembrava che significasse così tanto per lei, quando non si dimostrava neanche tentata di aprirlo.
O se lo aveva fatto, voleva dire che era lui a non significare nulla per lei, perché lo ignorava bellamente e senza porsi problemi.
O più semplicemente, quel diario non aveva significato per lei quello che aveva significato per lui, quanto aveva significato per lui.
In fondo, lei non era sola, non lo era mai stata.
Anche durante la guerra, la Granger aveva Potter e Weasley e tutte quelle persone a cui importava di lei.
Lui no.
Draco aveva solo il diario.
Le altre due persone che avrebbero dovuto tenere a lui, alla sua vita, lo avevano gettato tra le fiamme dell’inferno.
Lui aveva solo la Granger.
E in fondo era stato lui ad innamorarsi di lei.
Lei non gli aveva mai fatto promesse, non gli aveva mai detto niente per indurlo a provare qualcosa per lei, o a pensare che potesse accadere qualcosa di più tra di loro.
Era successo e basta.
Draco si era innamorato della sua essenza, del suo modo di pensare e ragionare; si era innamorato del modo in cui gli parlava e lo rassicurava, del modo in cui lo salvava ogni volta che gli faceva capire di credere in lui.
Gli aveva dato comprensione e gli aveva insegnato cosa volesse dire sperare; gli aveva fatto desiderare di diventare un uomo migliore e credere di poterci riuscire.
Gli aveva fatto capire che era in grado di amare e quello, per lui, faceva tutta la differenza del mondo.
Perché significava che non era come suo padre.
Perché significava che forse valeva la pena di essere salvato.
E non importava quello che gli dicevano i suoi genitori, quante volte avrebbero tentato di tenerlo lontano da Hermione, se lei gli avesse mai concesso un’altra possibilità, - e soprattutto una possibilità in quel senso -, lui avrebbe smosso mari e monti pur di tenersela stretta.
Non avrebbe mandato tutto all’aria un’altra volta.
Non si sarebbe mai più condannato all’infelicità.
Perché se c’era qualcosa di sicuro, per quanto riguardava Draco Malfoy, era che imparava dai suoi errori, alla fine.
E anche se non credeva di meritare l’amore, avrebbe comunque fatto di tutto per averlo.
Aprì meccanicamente il diario, la piuma già in mano, certo che avrebbe nuovamente parlato al vento, ma quella sera fu diversa.
Quella sera, la Granger gli aveva risposto.
‘Ciao, ragazzo del diario.
Draco.
Potrei essere stata estremamente testarda e aver sbagliato a non lasciarti spiegare.
Mi sono sentita tradita dal diario, ferita nel profondo.
Perché in queste pagine ti ho rivelato cose che neanche i miei migliori amici sanno di me, perché ti ho dato le armi per distruggermi.
Ma non mi sono fermata a riflettere sul fatto che tu hai fatto altrettanto e che questo può solo voler dire che non avevi intenzione di usare il diario contro di me.
Mi dispiace di averti tagliato fuori dalla mia vita senza darti la possibilità di dirmi la tua versione dei fatti, dando per scontata quella che avevo dedotto da sola in un momento in cui ero completamente in balia della mia rabbia.
Non è stato facile accettare che fossi tu.
Ti ho perdonato e voglio superare i nostri trascorsi, ma non posso fingere che non abbiano importanza.
Non ti avrò mai dato soddisfazione in merito, ma il secondo e il terzo anno il tuo continuo buttarmi giù solo perché sono una Nata Babbana, mi ha fatto male. Mi ha fatto dubitare di me e delle mie capacità.
La tua passività al Manor, mentre una persona che hai visto crescere si contorceva dal dolore sul pavimento del salotto di casa tua, mi ha fatto male.
Anche io non avevo una buona opinione di te, ma non avrei lasciato comunque che ti venisse fatta una cosa del genere, non senza cercare di fare qualcosa, di fermarlo.
Ma noi siamo diversi, lo siamo sempre stati.
E tu ora sei diverso anche da quello che eri prima.
Non posso prometterti fiducia, non posso assicurarti che sarò in grado di superare il passato e non posso assolutamente dirti che proverò a dimenticarlo, perché so già che non sarebbe possibile.
Ma posso dirti che voglio conoscere il ragazzo del diario anche nella vita, che voglio conoscere questo nuovo Draco Malfoy e che sono disposta a dargli un’ultima possibilità.
Questo è tutto ciò che so, tutto ciò che posso dirti e concederti al momento.’
Draco rilasciò un sospiro profondo, permettendo all’aria di riempire i suoi polmoni, mentre il cuore gli si gonfiava nuovamente di una speranza tutta nuova.
Voleva dargli un’ultima possibilità.
Una che non avrebbe sprecato, anche se quella fosse stata l’ultima azione di Draco Lucius Malfoy sulla terra.
Trasse dei lunghi respiri, perché non si era reso conto di aver trattenuto il respiro per tutta la prima parte della missiva, poi riprese a leggere con avidità quello che la Granger gli aveva scritto.
Era affamato delle sue parole.
‘Sai, per la maggior parte delle persone le cose di solito sono bianche o nere.
Ma la vita è fatta di sfumature.
E anche le persone.
Noi siamo tutti sfumature.
E tra il bianco e il nero c’è il grigio.
E nel grigio, una persona può scegliere cosa vederci: se vedere solo l’oscurità o anche la luce.
Se c’è una cosa che ho capito di te è che non sei il nero.
Sei il grigio.
E io scelgo di vedere la luce in te, Draco Malfoy.
Magari un giorno riuscirai a vederla anche tu.
E qualora non dovessi riuscire a farlo da solo, proverò ad aiutarti io.
 
Ps. Mi sei mancato anche tu, ragazzo del diario.
Tua,
H.G.’
******

‘È fottutamente difficile, tornare alla normalità.
A volte penso che non ci sia alcuna normalità a cui tornare.
Il letto è troppo morbido per dormire, o forse sono io che ormai sono troppo abituata a farlo su una brandina dura.
La guerra è finita da mesi, ma la mia mente non riesce a comprenderlo.
Gli incubi la rendono ancora troppo attuale per farlo.
Mi chiedo se un giorno i temporali smetteranno di farmi paura.’


(Dal diario di Hermione, primi tempi a Hogwarts dopo la guerra.)
   
 
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