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Autore: dragun95    30/10/2022    2 recensioni
Le Terre dimenticate, sono un luogo ostile e molto pericoloso. Tanto che anche la Chiesa se ne serve per esiliare
chi ritiene un eretico o le creature troppo pericoloso.
Ma in questo luogo vive anche una delle razze Ancestrali. Giran è un membro dei Brashak che da tempi antichi vivono
in quelle terre, per lui la vita è un semplice tiro di dadi. Ma quando la sua tranquilla routine viene interrotta, sarà costretto
a scendere a patti con i suoi rimpiatti e affrontare il suo passato.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Thorn Cronicles'
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CAPITOLO 13
 
 
Lo sguardo che gli stava lanciando era sufficiente a fargli capire che era riuscito a smuoverlo. Giran d’altro canto era carico di rabbia, non importava che fosse la sua Matriarca, c’erano dei principi che andava rispettati. E per lui uno di questi era di non prendersela in alcun modo con la sua famiglia.
 
-Se sei riuscita a colpirmi vuol dire che sei tangibile! Solo mi chiedo se anch’io posso colpire te?- lanciò uno sguardo alla Ninfa che annuì muovendo appena la testa.
 
Il Brashak fece forza poggiando il peso sui piedi così da comandare la sabbia. Questa si mosse creando degli spuntoni sotto alla castana.
Con un semplice movimento però, Hireza saltò sopra alla punta di uno di loro proprio mentre si stava formando, stando in equilibrio su un piede. Appoggiò l’altro piede contro la superficie dello spuntone e questi riassunsero la loro normale forma e consistenza.
 
Il moro si aspettava che avrebbe comandato la sabbia per farla tornare come prima. Strinse le mani fino a far scrocchiare le dita per poi aprirle allungando gli artigli.
Con un movimento fulmineo scattò verso di lei, tirandole un pugno al volto. Questo andò a vuoto, visto che la Matriarca si spostò leggermente per evitarlo. Continuò ad incalzarla con colpi a raffica, ma lei li evitava tutti con prontezza. All’ennesimo tentativo però si sentì bloccato.
 
Abbassò gli occhi vedendo che la sabbia aveva bloccato i suoi piedi. Approfittando di quella distrazione mosse la sabbia creando un martello, colpendolo in pieno petto.
Giran venne spinto indietro dalla forza del colpo, ma strinse i denti riuscendo a non finire a terra e restare in piedi.
 
-Giran non per offenderti, ma le tue movenze…- iniziò muovendosi velocemente trovandosi faccia a faccia con il suo allievo e bloccando con il piede quello dell’altro prima che lo calasse a terra -…sono prevedibili- concluse poggiandogli la mano al petto, il Brashak poté sentire l’energia della terra che si poggiava contro il suo petto per poi venire scagliato all’indietro rotolando rovinosamente a terra.
Sputò sangue mettendosi a carponi, sentendo lo sguardo di lei su di se.
 
-Avanti alzati. Voglio vedere se questa volta riesci almeno a colpirmi- gli intimò facendogli segno di continuare.
 
Si tolse il sangue dalla bocca col braccio rimettendosi traballante in piedi. Sentiva le gambe tremargli per il colpo ricevuto e il fiato corto. Il suo istinto gli diceva di continuare a colpirla, ma sapeva che in quel modo non sarebbe resistito molto.
Strinse il pugno colpendosi di proposito in fronte fino a farsi uscire un lieve fiotto di sangue indietreggiando appena. L’altra lo guardò scrocchiarsi il collo dopo il colpo autoinflittosi e riportare lo sguardo su di lei.
 
-Ti chiedo scusa Matriarca. Ma ora farò sul serio!- disse mettendosi in posizione d’attacco allargando le braccia e piegando leggermente le gambe. Hireza sorrise percependo il cambiamento rispetto a prima, finalmente si era deciso.
 
-Allora fatti sotto!- gli rispose assumendo la stessa posizione pronta a fronteggiare il suo successore.
 
I due si guardarono senza emettere un singolo fiato studiandosi a vicenda in vista della prima mossa. Appena Giran la vide trattenere il respiro mosse la sabbia creando un muro. Ma la donna fu più veloce separando la distanza tra di loro. Non ebbe il tempo di deglutire, vedendo gli artigli dirigersi verso il suo volto, alzò la mano intercettando gli artigli con i suoi fermandola.
 
Dopo averla bloccata si giro eseguendo una proiezione sulla spalla e lanciarla terra.
Questa appena sentì la schiena battere contro la sabbia allungò la gamba sferrando un calcio, Giran portò le braccia incrociate davanti a sé parandolo. La Brashak ne approfittò per rimettersi in piedi con un colpo di bacino e allungò il braccio afferrando il volto del suo allievo. Lui gli afferrò il braccio d’istinto, ma Hireza lo colpì allo stomaco spedendolo nuovamente a terra.
 
-Manipolazione della terra ottima. Ma pecchi in resistenza…su questo non riesci proprio a migliorare!- rispose secca, vedendolo alzarsi barcollando. Sputò a terra scrocchiandosi facendo una scrollata di spalle.
 
-Ne sei convinta?- gli domandò prima di scattare assestandogli un pugno in pieno volto, che venne ricambiato anche da lei. I due Brashak indietreggiarono ed Hireza si portò la mano al naso dolorante.
 
“Quando è stata l’ultima volta che mi ha colpita?” si chiese scavando nella sua memoria in cerca di quel ricordo, ma si fermò dato che non era quello il momento. Dopo un secondo i due ripresero a combattere, questa volta corpo a corpo. Nessuno parò o schivò una singola volta, li stavano entrambi incassando giocando solo sull’indurimento del loro corpo. Continuarono a scambiarsi colpì, quando all’ennesimo pugno incassato la vista di Giran iniziò ad offuscarsi.
 
“Non ora dannazione” strinse i denti per dire al suo corpo di continuare ad attaccare. Ma quell’attimo gli fu fatale, Hireza approfittò della sua apertura per sferragli un pugno allo stomaco con tutta la sua forza. Sentì il dolore propagarsi dalla zona colpita fino al resto del suo corpo sputando sangue.
Barcollò mentre il suo corpo iniziava a cadere in avanti, facendo sospirare la Matriarca.
 
“È finita!” affermò con una punta di delusione nella voce. Sperava davvero che sarebbe stato diverso ed invece, era come negli allenamenti da giovane quando lo batteva. Alla fine non era cresciuto poi così tanto.
 
Ma se pensava che lui si sarebbe arreso si sbagliava, strinse i denti facendo forza sulle gambe per non cadere e alzò il braccio per un montante mentre sentiva l’energia della terra salire lungo i suoi piedi e in tutto il suo corpo fino al suo pugno. Il montante colpì il mento della donna, che sentì in pieno tutta la forza dovuta all’energia della terra, venendo lanciata in aria e ricadendo a terra con un forte tonfo.
 
-Anf…anf…allora…ti piace…anf…la mia FORZA!- affermò ansimando portando il pugno con cui l’aveva appena colpita davanti a se. La Matriarca, non riuscì a parlare o pensare ad altro se non che il cielo stellato era bello. Anche se non poteva sentire dolore visto che la sua forma fisica era temporanea, capì di aver commesso un grave errore: aveva abbassato la guardia.
 
sollevò la testa per vedere il suo allievo, la determinazione che bruciava nei suoi occhi era la stessa che aveva messo anche nel colpo che aveva ricevuto. Per un istante gli sembrò di rivedere se stessa.
 
-Sto proprio invecchiando- ammise lasciando che la testa ricadesse sulla sabbia. Lui rimase a fissarla ingoiando il sangue che aveva ancora in bocca.
 
-Forse mi sbagliavo. C’è ancora speranza per te- ammise infine con un sospiro. Giran si avvicinò lasciandosi cadere seduto vicino alla sua maestra. Non si guardarono, intenti a riprendere fiato sotto l’osservazione della Ninfa.
 
-Ti ho mai raccontato di quando ti diedi il tuo nome?- gli domandò di punto in bianco. Lui le lanciò un’occhiata per poi annuire.
 
-Si…tutto il Clan aveva temuto il peggio quella volta- rise. Hireza non parlo prendendo un respiro dell’aria di quel posto che gli era mancato, rimmergendosi in quel ricordo.
 
 
Inizio Flashback
 
La Matriarca era davanti ad un altare dedicato a Gaia in totale prostrazione. Tutti i marchi sul suo corpo brillavano di viola intenso, mentre rivolgeva le sue preghiere alla sua dea.
Lo faceva perché sapeva che quella notte sarebbe nata la sua succeditrice.
 
Come lo sapeva. Dopo quasi ottocento anni si sviluppava un intuito per certe cose. A lei sarebbe toccato il compito di addestrarla e cedergli la guida del Clan quando sarebbe stato il momento. Così come la sua Matriarca aveva fatto con lei e anche quelle precedenti.
Si rimise dritta prendendo un profondo respiro mentre portava le mani unite in preghiera davanti al petto. Per tutto il giorno e fino a quel momento Hireza stava ancora pensando al nome che avrebbe dovuto dare alla nuova arrivata. Come voleva la loro tradizione.
 
Improvvisamente una donna entrò di scatto nella grotta che ospitava l’altare. Lei si voltò guardando la sua simile ansimante.
 
-Se sei qui è perché la nuova Matriarca è nata giusto?- l’altra annuì tenendo lo sguardo basso. Nei suoi occhi si poteva leggere un certo disagio e preoccupazione. Questo mise in allarme la donna che si alzò di scatto.
 
-È successo qualcosa? La bambina sta bene?- chiese subito. L’altra deglutì scuotendo la testa.
 
-No, è in perfetta salute…solo…- la Brashak cercò di trovare le parole per dirglielo -…è un maschio-
 
-Come scusa?- chiese credendo di aver capito male. L’altra deglutì nuovamente, forse spaventata dalla reazione che avrebbe potuto avere.
 
-Non è una femmina, ma un maschio- Hireza sgranò gli occhi per la sorpresa e la sua reazione fu un totale mutismo e immobilimento. Tanto che anche l’altra si preoccupò per lei.
 
 
-Portami da lui!- gli disse infine riprendendosi. La Brashak annuì terrorizzata, anche se non percepiva alcun intento omicida o altro provenire dalla sua Matriarca.
 
Fuori dalla grotta il villaggio era rumoroso, tutti i membri del clan si erano riuniti intorno a qualcosa. Alla castana non servì certo fare i conti per sapere che cosa guardassero, espirò emettendo un sospiro e tutti gli altri si voltarono verso di lei. Sui loro volti c’era preoccupazione, stupore, ma anche curiosità.
 
-Fatemi passare- manco a dirlo tutti quando si fecero da parte aprendogli la strada. Lei sorrise facendo un cenno del capo con la testa mentre si avvicinava. Sul terreno c’era una cupola di sabbia, non enorme ma abbastanza da contenere una persona. Davanti ad essi uno membro del Clan non dava l’aria di volersi spostare.
 
-Sorag- sussurrò il nome del Maschio che le stava davanti. Era imponente e muscoloso come il resto della sua razza, con una carnagione color della terra, i suoi marchi erano principalmente sul collo e il pesto ed erano di un colore verde scuro.
Rimase davanti alla cupola con i pugni chiusi, era chiaro che la stava sfidando. Ma non poteva biasimarlo, stava solo proteggendo suo figlio.
 
-Matriarca, la prego…so che è scioccante! Però…-
 
-Nessuno di voi si avvicinerà a lui. Nessuno!- gridò Niraja con tutto il fiato che aveva in corpo. A quel punto era chiaro che la situazione sarebbe potuta degenerale.
Hireza allungò la mano poggiandola sulla spalla del giovane padre. Lui incrociò il suo sguardo che sembrava dirgli che sarebbe andato tutto bene, dopo di che lo superò e lui non oppose resistenza o cercò di fermarla.
 
Allungò la mano poggiandola sulla cupola e concentrandosi annullò il potere di chi stava all’interno, scoprendo chi vi nascondeva dentro.
Niraja sgranò gli occhi venendo coperta dall’ombra della Matriarca stringendo a sé il suo bambino. Hireza notò che la donna era macchiata di sangue e che aveva il fiato pesante, il parto doveva sicuramente averla stremata. Ma nonostante questo era lì, pronta anche a sfidare la morte pur di proteggere il suo bambino.
 
-Sembra che tu abbia bisogno di riposarti Niraja- le disse accovacciandosi e allungando le mani per dirgli di dargli il piccolo. La Brashak dai capelli neri le ringhiò contro in segno di minaccia per dirle di non avvicinarsi a suo figlio.
 
-Non me lo porterà via, non ha fatto niente!- non voleva cedere il suo primo figlio in quel modo, perché era terrorizzata su cosa avrebbe potuto fargli. Quella paura era qualcosa che Hireza non poteva capire non avendo mai dato alla luce una vita, ma capiva la paura di dover perdere un membro della famiglia.
 
-Niraja…- iniziò ma venne interrotta.
 
-Ha i marchi di una alfa, lo so. Ma solo perché è un maschio non merita la morte…io non ve lo permetterò- gridò con le lacrime agli occhi, quando sentì il tocco gentile della castana accarezzargli il viso per guardarla negli occhi. Le due donne si scambiarono un lungo sguardo rimanendo lì come se fossero in simbiosi.
 
La Matriarca abbassò lo sguardo sul bambino, era molto piccolo e tutto il suo corpo era ricoperto di marchi neri.
In parte era scioccata e in parte incuriosita, era il primo maschio nato con i segni di un alfa. E lei sapeva benissimo cosa fare.
Prese delicatamente il piccolo tra le braccia della madre per poi rimettersi in piedi e avvicinarsi al fuoco da campo al centro del villaggio. Tutti si misero subito in allarme, soprattutto i genitori che stavano gridando pietà per il loro bambino.
 
Appena arrivò davanti al fuoco con il piccolo in braccio, si tolse la parte superiore del suo vestito rimanendo a torso nudo. Allungò gli artigli della mano libera portandola al petto e incidersi la pelle facendo uscire il sangue per macchiarsi la mano.
Successivamente lo usò per disegnare sulla fronte del piccolo un triangolo rovesciato con una linea orizzontale in mezzo. La piccola creatura aprì gli occhi color ametista incontrando quelli verdi della donna.
 
-Giran…questo sarà il tuo nome d’ora in avanti!- affermò alzandolo verso la luna piena che svettava in cielo.
 
-Benvenuto a casa, mio successore!- concluse sorridendo mentre il bambino iniziava a ridere divertito.
 
 
Fine Flashback

 
 
 
-Tutti pensavano mi avresti ucciso!- lei gli lanciò contro della sabbia offesa da quell’affermazione.
 
-Non ucciderei mai un membro del mio popolo se non costretta. Specialmente un bambino!- gli rispose continuando a guardare le stelle in cielo –Credo sia arrivato il momento per te di andare oltre!-
 
Lui abbassò lo sguardo, non era per niente sicuro che ci sarebbe riuscito. Si sentiva ancora in colpa per quel giorno, il dolore che lo dilaniava era ancora presente nel suo petto. La Matriarca si sollevò avvicinandovisi per posargli la mano all’altezza del cuore
 
-Nessuno di loro ti porta rancore- lo rassicurò, per fargli sapere che la sua famiglia e il resto del Clan non ce l’avesse con lui.
 
-Avrai anche perso la tua famiglia. Ma ne hai creata una nuova! La Cittadella che hai aiutato a fondare è un bel luogo- ammise la Matriarca, sorridendo quando lo vide arrossire per le sue parole.
 
-Non so se tu l’abbia creata per riempire il vuoto o perché pensavi che fosse giusto aiutarli. Ma sono una tua responsabilità, sei il loro guardiano…come lo ero io per il nostro popolo-
 
-Ma non ho protetto Azara e gli altri- gli diede le spalle sentendo di nuovo il fallimento gravare sulle sue spalle.
 
-Non possiamo prevedere tutto quello che potrebbe succedere Giran, nemmeno io ci sono riuscita. Ma rispondi a questa domanda…sai chi può essere stato?- annuì subito.
Non gli servì pensarci per saperlo, visto come erano stati messi in posa i corpi e uccisi. Era ovvio che erano i membri della Chiesa e sapeva anche cosa ci facessero nelle Terre Dimenticate. L’intuito di Ajarys non si sbagliava.
 
-Allora dimmi. Li lascerai impuniti per ciò che hanno fatto? O gli mostrerai il conto?- il Brashak si voltò per guardarla negli occhi, facendole intuire che cosa voleva fare. Lei sorrise poggiandogli una mano sulla testa.
 
-Allora vai, ma ricorda di proteggere anche. E portaci una battaglia con cui vantarti con i nostri antenati e le altre Matriarche…quando giungerà la tua ora, ovviamente- quelle parole lo fecero sorridere per poi stringerla forte in un abbraccio. Hireza rimase sorpresa, ma dopo un istante lo strinse a sua volta ricambiando la stretta e chiudendo gli occhi. Strinse la presa beandosi di quel contatto quasi materno, mentre avvertiva la figura della sua Matriarca diventare sempre più evanescente fino a sparire.
Si ritrovò a stringere l’aria, mentre i suoi occhi si velarono di lacrime.
 
Rivolse poi la sua attenzione sulla Ninfa che lo stava ancora guardando. Si avvicinò a lei per poi inginocchiarsi e portare la fronte a terra in segno di prostrazione.
 
-Grazie per questo dono. Sia a voi che a Gaia- disse con tutta la gratitudine che aveva. La ninfa non disse niente limitandosi ad allungare il braccio e accarezzargli delicatamente la testa. Fatto ciò il suo corpo iniziò ad appassire fino a ridursi ad un seme marroncino.
 
Giran lo raccolse per poi piantarlo nella sabbia, in segno di rispetto. Ora sapeva che cosa doveva fare.
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Ecco finalmente il nuovo capitolo.
 
Sembra che Giran abbia trovato la serenità nel suo cuore, ma ha dovuto prima affrontare una dura battaglia. Ammetto che creare lo scontro tra i due mi è risultato impegnativo, ma spero che il risultato vi aggradi.
Inoltre qui si scopre anche uno scorcio di passato della venuta al mondo del protagonista, che ha sconvolto tutti. Ora che Hireza lo intima di proteggere ciò che ha ottenuto.
 
Sicuramente i Crociati si sono fatti un nemico potente, ma non dico altro. Per ora ringrazio chi ha letto il capitolo e ci vediamo al prossimo.
A presto
  
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