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Autore: Entreri    31/10/2022    1 recensioni
Nonostante fosse stato lui a darle appuntamento in quel punto appartato del lungo Tamigi, Lucius non si era aspettato che Valeria venisse davvero; per questo, quando gli apparve dinnanzi, coperta di sangue e avvolta dalla nebbia, per un attimo la prese per un’apparizione evocata dalla luce opaca della luna, un fantasma del passato venuto a maledirlo o ad annunciargli la morte ultima.
Scarti temporali nella storia "Le cinque e una notte" che, per la comprensione, è indispensabile avere letto (forse).
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bucarest 2022

L’aria del pub era calda e umida e il vociare allegro degli avventori era coperto da una musica rock suonata a tutto volume con più entusiasmo che talento e Hildebrand si fece largo fra la folla, domandandosi come potessero quelle persone non percepire il pericolo che proveniva dal predatore ferito in mezzo a loro.

Aveva osservato Lucius per ore, cercando di trovare la calma necessaria per avvicinarsi a lui: aveva assistito al progressivo accasciarsi della sua schiena altera, alla rabbia secca con cui aveva scacciato le avventrici che gli si erano avvicinate e alla metodica ostinazione con cui aveva ordinato un bicchiere di vodka dopo l’altro nonostante non potessero avere alcun effetto su di lui.

Sebbene non si fosse mai voltato a guardalo, Hildebrand era certo sapesse che lui era lì e lo stesse ignorando con caparbietà rancorosa, quasi la sua presenza fosse l’ennesima offesa intollerabile in una notte da dimenticare.  Hildebrand condivideva il sentimento e non avrebbe desiderato altro che andarsene, lasciando Lucius libero di abbandonarsi al proprio dolore sanguinario, senza altra preoccupazione che nascondere la sua strage la mattina successiva, eppure le ultime parole di Ahmad gli echeggiavano ancora nella mente, sofferte e stanche, non prive di una certa malinconica accettazione; così sospirò e si diresse verso il bancone, perché al fantasma triste della voce di Ahmad Hildebrand non era in grado di negare la propria lealtà.

Sedette pesantemente accanto a Lucius ma questi non si mosse, fissando nel vuoto dinnanzi a sé, ebbro di cordoglio dove non poteva esserlo di liquore.

«Vattene.»

Lo disse sottovoce, il suo timbro di velluto quasi inghiottito dalla musica, e Hildebrand si concesse per un attimo di immaginare come sarebbe stato afferrargli la nuca e sbattere quel volto odioso contro il tavolo. Non gli sarebbe bastato naturalmente, avrebbe preteso di trascinarlo fuori e combatterlo, spada a spada, guerriero a guerriero e di versare tutto il sangue necessario a lavare l’offesa al suo onore e al suo orgoglio. Non era per questo che era venuto.

Fece cenno al barista di portargli da bere. Desiderava andarsene, lasciarsi alle spalle Lucius insieme a tutto il suo dolore e al desiderio di vendetta rabbioso che suscitava in lui, non poteva, tuttavia, abbandonarsi a quell’impulso egoistico: Anna era venuta prima di lui e questo non gli lasciava scelta.

Hildebrand aveva cercato di dissuaderla ma non era mai stato bravo con le parole, troppo incline a dire le cose come stavano per zuccherare di retorica verità amare al punto da essere inaccettabili. Le aveva detto che progettava un abominio e lei se ne era andata, chiusa in un silenzio ostinato, a cercare l’unico uomo che amasse Ahmad con lo stesso tenace egoismo con cui lo amava lei. Non si erano mai piaciuti Lucius e Anna, entrambi troppo egocentrici, troppo arroganti, troppo sicuri di sé, eppure Hildebrand temeva che Lucius avrebbe acconsentito a unirsi a lei, perché, per quanto poco la stimasse, non era uomo che potesse accettare di perdere qualcuno senza lottare.  Per questo, pur sospettando che non ci fosse niente da fare, Hildebrand si era recato a quel bancone per umiliarsi a chiedere, minacciare, implorare se necessario di non provare a resuscitare Ahmad.  “Non lasciare che facciano di me il signore degli abomini”, gli aveva sussurrato nella mente prima di essere consumato dalle fiamme e Hildebrand, che pure lo avrebbe voluto indietro tanto quanto gli altri, credeva che a un uomo spettasse il diritto di decidere del proprio destino.

«So che Anna è venuta a parlarti.»

Lucius batté il bicchiere sul tavolo, richiamando l’attenzione del barista che si affrettò a riempirlo ancora con un gesto impersonale e meccanico figlio di un uso brutale del più antico dei doni del sangue.

«È venuta.»

Hildebrand voltò lo sgabello verso di lui, fissando intensamente il suo profilo greco e chiedendone implicitamente l’attenzione, Lucius, tuttavia, continuò a guardare dinnanzi a sé con rassegnato distacco.

«Cosa le hai risposto?»

«Niente. Se n’è andata indignata e fredda, intimandomi che sarebbe tornata.»

Hildebrand si trovò pervaso insieme da sollievo e stupore.

«Cosa le risponderai quando tornerà?»

Lucius bevve la sua vodka in un’unica sorsata elegante prima di allontanare da sé il bicchiere con un gesto irritato e carico di disprezzo.

«Non sarò qui quando tornerà.»

Scivolò giù dallo sgabello con grazia svogliata e prese la giacca da quello attiguo senza guardare verso di lui; Hildebrand si sentì congedato e la sua irritazione si riversò nel suo tono di voce e nella prontezza con la quale si alzò a propria volta torreggiando su Lucius con le due spanne di cui lo superava in altezza.

«Non la aiuterai quindi.»

Lucius si voltò verso di lui e lo fissò finalmente negli occhi, senza rabbia né turbamento.

«No, Hildebrand.  Non la aiuterò; perché quello che vuole fare non è possibile e, anche se lo fosse, Ahmad non lo vorrebbe. Scuoterebbe il capo, sorridendo del sorriso bonario che riservava a chi amava quando faceva qualcosa di stupido e mi direbbe di non fare stronzate. Mi direbbe di lasciarlo andare.»

La rievocazione era così perfetta che Hildebrand non poté fare a meno di immaginarlo, sorridente e gentile eppure sempre deciso e coerente, e fu trafitto da un’improvvisa nostalgia e dall’inaspettata consapevolezza che Lucius la condivideva. Per la prima volta non erano più due rivali che amavano la stessa donna ma due uomini che piangevano lo stesso amico.

Si domandò se Ahmad avrebbe potuto immaginarlo.

Lucius non aspettò una risposta, indossando il cappotto pronto ad andarsene senza guardarsi indietro, e nel vederlo dargli le spalle in una cupa quiete, quasi spento e assente, tutta la rabbia impotente di Hildebran si ripresentò con violenza. Si domandò dove fossero il furore di Lucius, la volontà erculea che gli permetteva di affrontare ogni situazione con la rabbiosa convinzione di poterla volgere a proprio favore, l’egoismo sfrenato con cui distruggeva ciò che non poteva conquistare.

«Te ne andrai così, senza fare nulla?»

Le sue parole risuonarono feroci al di sopra del silenzio fra una canzone e l’altra e Hildebrand si stupì di averle pronunciate.  

«Cosa dovrei fare?»

C’era tanto rassegnato sconforto nella domanda che per un istante Hildebrand dimenticò che veniva da uno degli uomini che più disprezzava sulla faccia della terra.

«Esigere vendetta.»

Era la sola cosa che Hildebrand volesse, con tutta la frustrata collera gli che veniva dal ricordare la propria impotenza di fronte alla morte, alle fiamme e alle diavolerie degli stregoni. Non poteva immaginare che Lucius non volesse lo stesso. Non l’uomo che conosceva.

Lucius si voltò di scatto, avvicinandoglisi di un passo, minaccioso e aggressivo sebbene dovesse alzare il mento per guardarlo negli occhi, una violenza mostruosa e a stento trattenuta nella rigidità della sua postura.

«E quale vendetta sarebbe abbastanza? Ucciderli tutti? Perché a me non basterebbe. Voglio sterminare le loro famiglie ed estinguere i loro clan, sgozzare i loro vecchi e smembrare ì loro bambini e non mi basterebbe. Voglio bruciare Praga e spargere il sale sulle ceneri della Cecoslovacchia e non mi basterebbe. »

Aveva mantenuto bassa la voce, sussurrando parole di fuoco a pochi centimetri dal suo viso ma la furia irrefrenabile del suo timbro le aveva amplificate alle orecchie di Hildebrand al punto che quando gridò davvero non se ne stupì.

«Darei fuoco al mondo e non mi basterebbe!»

Il suo voltò simmetrico era deformato da una rabbia incontrollata e solo allora Hildebrand lo riconobbe.

«Quindi scegli di non avere niente?»

Per un istante la luce ferina negli occhi di Lucius gli suggerì che stesse per colpirlo ma un attimo dopo la sua intera figura si rilassò in un sorriso senza gioia.

«Non c’è più niente che io possa avere in ogni caso. Cosa vuoi veramente da me, Hildebrand?»

Contemplò la domanda per un istante, lasciandola risuonare attraverso una memoria infinita di torti e di rancori: voleva che morisse, che sparisse dalla terra, che smettesse di insidiare sua moglie, che Ahmad smettesse di amarlo pur portandogli rancore ma anche che non si rassegnasse, che non fosse un uomo diverso da quello che era tanto facile odiare, che lo aiutasse a vendicare Ahmad e a radere al suolo le città degli stregoni.

«Sai, non ho mai capito veramente perché a te e Ahmad importasse tanto l’uno dell’altro.»

Lucius sedette di nuovo e rise amaramente.

«Alla fine tornate tutti alla stessa domanda.»

Hildebrand non se ne stupì, era una domanda inevitabile; non vi era alcuna ragione per cui due uomini tanto diversi dovessero nutrire un tale attaccamento reciproco. Ahmad, che pure conosceva i difetti di Lucius con l’intimità di chi li abbia subiti più volte, non era mia riuscito a lasciarlo veramente alle proprie spalle e Lucius, che tutti sapevano incapace di curarsi di altri che di se stesso, sembrava devastato nel profondo all’idea di averlo perso irrimediabilmente.

«È così difficile credere che io possa avere un amico?»

Hildebrand rise perché, prima di conoscere Ahmad, prima di sapere che un tale incredibile individuo percorreva le notti della terra, avrebbe scommesso che fosse impossibile: Lucius era un pinnacolo di egoismo e culto di sé, un uomo del genere non poteva avere degli amici.

«Sì»

Lucius lo fissò, all’improvviso sprezzante e altero, all’improvviso l’uomo che ricordava, eppure in qualche modo più onesto e sincero di quanto non gli fosse mai parso prima,

«Eppure Ahmad era mio amico e mi importava di lui per lo stesso motivo per cui importava a tutti: indipendentemente da cosa accadesse, da quanto terribili fossero i nostri fallimenti, le nostre mancanze, la nostra stupidità, Ahmad riusciva sempre a essere felice di vederci, a farci credere che tutto sarebbe andato bene, che il domani sarebbe stato se non migliore almeno tranquillo. E ora è morto e non aprirà più la porta sorridendo a nessuno. Era questo quello che volevi sentirti dire?»

Rimase interdetto perché quella collera rassegnata, crudele nella sua chiarezza, rivelava per la prima volta un lato umano, comprensibile, disperato e quasi amorevole di quell’essere egocentrico e superficiale. Si chiese se era quello il Lucius che Ahmad conosceva, che Ahmad amava, si chiese se avesse mai potuto immaginare di causare con la sua morte tanto dolore

«Ahmad lo sapeva che lo amavi così tanto?»

Lucius si ritrasse per un attimo, basito e orripilato, prima di sospirare pesantemente.

«Non essere ridicolo.»

In effetti Hildebrand aveva difficoltà a immaginarseli Lucius e Ahmad seduti sotto un porticato a parlare di sentimenti e amicizia.

«E ora che sai qualcosa di inaspettato su un uomo che detesti, posso finalmente andarmene?»

La batteria scandiva il tempo del silenzio e Hildebrand prese una decisione fastidiosa, imprevista ma in qualche modo inevitabile.

«No.»

«No?»

«Il mio amico è morto, le sue ultime parole sono state per te. È morto chiedendomi di non farti fare qualcosa di imperdonabile. Hai idea di quanto io sia arrabbiato?»

Hildebrand era stato un amico migliore nei dieci anni che i pentarchi avevano passato a Bucarest di quanto Lucius fosse mai stato e avrebbe meritato di meglio.

«Quindi tu smetterai di piangerti addosso, andrai a prendere la tua piccola ridicola spada romana e uccideremo tutti gli stregoni. Sgozzeremo i loro vecchi, trucideremo i loro bambini, e daremo fuoco alle loro città, perché il nostro amico è morto e alla nostra vendetta spetta di devastare la terra. Poi potremo piangere e dopo avere pianto abbastanza, se saremo dell’umore giusto, risolveremo i nostri conti in sospeso.»

Mise una mano sulla spalla di Lucius e lui non si ritrasse, chinò la testa a sinistra in un gesto di pensoso stupore prima di sorridergli con una feroce esposizione di denti e Hildebrand seppe che sarebbe venuto con lui.

Si diressero verso la porta in un silenzio determinato, per la prima volta perfettamente concordi nello spirito e negli intenti. Solo sulla soglia Lucius lo guardò di nuovo, una malizia ferina all’angolo della bocca.

«E Anna?»

«Hai detto che quello che vuole fare è impossibile.»

Lucius rise e Hildebrand si chiese come quegli occhi scuri pieni di scaltrezza potessero essergli sembrati vuoti e stanchi solo un momento prima.

«È impossibile. Non sarebbe meraviglioso però se ci riuscisse e noi fossimo, per una volta, assolutamente al di sopra di ogni biasimo?»

***
Ecco, in verità non sono morta. Non del tutto. Forse mi sono perduta. Sicuramente ci siamo perduti. Se qualcuno che sapeva chi fossi è ancora qui da qualche parte, mi piacerebbe sentirmi dire che sta bene.
 
   
 
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