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Autore: Stillathogwarts    16/12/2022    10 recensioni
"Draco Malfoy non aveva mai avuto una scelta, finché Hermione Granger non gliene aveva data una.
Finché Hermione Granger non era divenuta la scelta stessa."
(Dalla storia)
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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EPILOGO





















Azkaban, otto anni dopo
 
Draco Malfoy rabbrividì mentre avanzava tra le fredde mura della prigione, la stessa prigione che sarebbe stata la sua casa se avesse scelto di seguire il percorso che suo padre aveva delineato per lui fin dalla nascita.
Il completo elegante che indossava strideva fortemente con la desolazione che aleggiava nell’aria, evidenziando il contrasto con gli abiti sporchi e sbrindellati dei detenuti che scorgeva affacciarsi alle sbarre mentre veniva condotto alla sala delle visite.
«È la prima volta che Lucius Malfoy riceve una visita in anni» commentò la guardia, «devo avvisarla che non è più affabile di quanto non lo fosse appena arrivato qui.»
Draco annuì e scivolò all’interno della stanza.
Suo padre sedeva su una sedia, ammanettato a un tavolo; aveva indosso solo la sua tuta da prigioniero, coperta di fuliggine, i capelli sporchi di un nero che macchiava il biondo platino che era solito curare perfettamente quando era ancora un uomo libero.
«Spero che tu sia venuto a dirmi che quella tua follia di frequentare quella Sanguemarcio sia finalmente finita.»
Draco scosse il capo nel realizzare che Lucius Malfoy dalla guerra e da quegli anni di detenzione non aveva imparato proprio nulla.
Non che si aspettasse il contrario, da lui.
«Sono qui, per come dire, chiudere un cerchio.»
«Quindi frequenti ancora quella Granger?» chiese ancora l’uomo.
«È Malfoy, ora» lo corresse con un sorrisetto soddisfatto il figlio. «Hermione Granger Malfoy.»
Oh, se avesse potuto immortalare il momento in cui gli aveva riferito non solo che una Nata Babbana aveva preso il cognome dei Malfoy, ma che aveva anche mantenuto il cognome dei suoi genitori babbani accanto ad esso!
«Come hai osato-»
«Falla finita, padre. Se fossi in te considererei l’idea di ringraziarla, visto che è stata lei ad avanzare la mozione per rimuovere i Dissennatori da Azkaban. O forse ci eri affezionato veramente?» lo interruppe sardonico Draco, il sorriso che non vacillava a nessuna delle smorfie di odio e disgusto che il padre gli rivolgeva.
«Sono venuto a mettere alcune cose in chiaro», proseguì freddo il giovane uomo, «visto che tra due anni uscirai da qui.»
Lucius assottigliò gli occhi e si avvicinò al tavolo per studiare meglio il volto del figlio.
«Vedi, sto per diventare padre», lo informò inchiodandolo con lo sguardo. «E voglio assicurarmi che tu comprenda come stanno le cose, perché non ho intenzione di rivederti mai più una volta lasciata questa stanza.»
«Come hai osato sporcare il retaggio dei Malfoy e dei Black in questo modo? Un erede Mezzosangue da una Sanguemarcio…»
«Un figlio dalla donna che amo» lo corresse lui. «Il primo», aggiunse con un sorrisetto presuntuoso. «Ne vorremmo tre, di cui almeno una femmina.»
Lucius Malfoy strinse i pugni; stava cercando di infrangere tutte le regole del Codice Purosanguista?
«Hai intenzione di distruggere il nome dei Malfoy, Draco?»
Il biondino rise sardonico.
«Io l’ho risollevato dall’abisso in cui lo hai fatto sprofondare tu, il nome dei Malfoy!» sibilò con rancore. «Se cammino per strada e non sono oggetto di occhiatacce, se sono rispettato e bada bene, rispettato e non temuto com’eri tu prima della guerra, è perché mi sono impegnato per discostarmi dalla tua immagine!»
«È per questo che l’hai sposata?» gli domandò gelido Lucius. «Per dare una buona impressione-»
«L’ho sposata perché la amo. La amo da quando avevo sedici anni e la volevo anche da prima. E ho dovuto aspettare anni per poterla legare a me perché volevo ripulire il mio nome prima di darlo a lei!» ribatté caustico Draco, battendo i pugni sul tavolo.
Chiuse gli occhi e respirò a fondo.
«Ti lascerò il Manor» lo informò dopo qualche istante di silenzio. «Per ora ci abita solo la mamma, ma non sono sicuro che la troverai lì quando uscirai di qui. Potrebbe andare da Andromeda.»
Lucius arricciò il naso, ma prima che potesse commentare in alcun modo, il figlio riprese a parlare.
«Sì, si sono riappacificate il giorno del mio matrimonio con Hermione e hanno ricominciato a vedersi. La mamma è tranquilla come non lo è mai stata prima, senza di te. È felice
«Tua madre e quel suo lato morbido ti hanno rovinato!»
Draco gli rivolse un sorriso gelido. «La mamma mi ha insegnato qualcosa di più importante di tutto quello che mi hai insegnato tu.»
Lucius corrugò la fronte a quelle parole.
«Mi ha insegnato a giocare a lungo termine.»
«E dove ti hanno portato i suoi insegnamenti?» sputò fuori con astio l’uomo. «A sposare una Sanguemarcio e sporcare il nostro albero genealogico immacolato!»
«Mi ha portato ad avere tutto ciò che ho sempre voluto. Una moglie che amo e che mi ama. La possibilità di avere quanti figli voglio, una famiglia felice. Ho persino la mia eredità intatta» asserì soddisfatto Draco, un sorrisetto beffardo stampato sul volto mentre le parole lasciavano le sue labbra. «Guardami, padre. Ho tutto. Io ho tutto e tu… tu non hai niente
Lucius ringhiò contro di lui. «Quando uscirò da qui-»
«Quando uscirai da qui» lo interruppe Draco, in tono serio e di avvertimento, «starai lontano dalla mia famiglia. Non voglio vederti neanche a cento metri da casa mia, né dal Ministero dove lavora Hermione, né dalla mia azienda di Pozioni, né dal mio vigneto. Ti hanno detto che abbiamo un vigneto in Italia ora? E vendiamo sia ai Maghi sia ai Babbani, pensa tu. Di questo passo avrò quasi raddoppiato il patrimonio dei Malfoy prima dei miei quarant’anni.»  
L’uomo continuava a guardarlo con gli occhi ridotti a due fessure, ma non sembrava più avere voglia di rispondergli né di provocarlo.
«Ti darò un assegno mensile, dubito tu possa trovare un modo per guadagnare soldi tuoi altrimenti. Ma voglio che sia chiaro, ti voglio lontano dalla mia famiglia. Finché non ti farai vivo, continuerai a ricevere il denaro. E in questo accordo, includo anche la mamma. Se lei non ti vorrà vedere, le starai lontano.»
«Non puoi sindacare sul mio matrimonio!»
«Io no, ma la mamma sì. Voglio solo accertarmi che rispetterai la sua volontà» affermò freddo Draco, tirando indietro la sedia e incamminandosi verso la porta. «E ci tengo a sottolineare, visto che tieni così tanto alle usanze purosanguiste, che sono io il Capofamiglia, ora.»
Si fermò sull’uscita solo per un istante, senza voltarsi a guardarlo una volta in più.
«Non ti ho detto che abbiamo deciso di chiamare il bambino Sirius» disse infine, per poi lasciare la stanza con l’eco del ringhio di rabbia di Lucius Malfoy che riecheggiava alle sue spalle, e il sorriso del vincitore stampato sul viso.

 
*
 
Malfoy Shore
 
Si Smaterializzò sulla spiaggia che faceva parte del terreno dei Malfoy e della Villa che aveva acquistato dopo la guerra; l’aveva fatta sistemare e arredare con il consiglio di Narcissa, in modo che una volta terminati gli studi a Hogwarts sarebbe stata ultimata e avrebbe potuto andarci a vivere con Hermione.
E lei aveva deciso di chiamare l’area Malfoy Shore.
Lo stemma dei Malfoy si ergeva sul cancello.
Sanctimonia Vincet Semper.
La purezza vince sempre.
Avrebbe insegnato a suo figlio che si riferiva alla purezza di animo, come quella che contraddistingueva sua madre.
Sorrise, nel ricordare il giorno in cui l’aveva portata lì per la prima volta.
Le aveva messo le mani sugli occhi e li aveva tenuti coperti fino a che non erano giunti al centro del salotto.
Hermione era stata completamente spiazzata da quella sorpresa.
«È per noi» le aveva detto. «L’ho comprata lo scorso anno.»
Gli aveva sorriso e poi lui l’aveva condotta alla finestra e ne aveva aperto le tende.
La sabbia, il mare… «Anche la spiaggia fa parte del terreno. È tutto nostro. Tutto… per te
Durante la guerra, quando erano a Villa Conchiglia, gli aveva parlato di quanto le sarebbe piaciuto vivere in una casa sul mare come Bill e Fleur e lui aveva comprato tutto quello.
Per lei.
Per renderla felice.
«Draco!» aveva esclamato con le lacrime agli occhi e lo aveva baciato. «È… meraviglioso
E poi lui l’aveva voltata e l’aveva abbracciata da dietro, guidandola stanza per stanza.
«Ovviamente Draco Malfoy non poteva accontentarsi di una Villa di dimensioni normali» aveva commentato divertita Hermione alla decima camera da letto che sembrava decisamente superflua. Ed era un eufemismo.
«Ovviamente» aveva convenuto lui, ridendo. 
Le aveva spiegato perché non aveva voluto cambiare o rimuovere il motto della sua famiglia dallo stemma e lei aveva capito, apprezzato perfino.
Le aveva spiegato che era una cosa sulla quale gli aveva fatto riflettere Andromeda ai tempi della guerra, un concetto a cui teneva e che lo aveva aiutato a convivere con le sue di origini, con il peso di essere un Malfoy e un Black.
Le aveva chiesto di sposarlo due anni dopo; voleva che risolvessero la situazione con i genitori di lei, prima di farlo. Purtroppo, dopo un anno di ricerche e tentativi, erano stati costretti ad arrendersi all’evidenza: non c’era modo di annullare quell’incantesimo. E dopo ciò, lei era stata troppo triste e troppo a lungo e Draco aveva rinviato di un altro anno la proposta di matrimonio.
Hermione non lo sapeva, che lui stava continuando a studiare delle pozioni nuove nella sua azienda, sperando un giorno di riuscire a restituirle i suoi genitori.
E poi una sera, finalmente, Draco aveva organizzato una cena in spiaggia, con tanto di lucine ovunque e al termine della serata le si era inginocchiato davanti e le aveva sussurrato con voce tremante: «Hermione Granger, vuoi farmi l’onore di diventare mia moglie?»
E lei aveva detto di sì. Non aveva esitato nemmeno per un istante, anzi, non aveva neanche perso tempo a guardare l’anello… anello che ovviamente era stupendo e raffinato, non che ci si potesse aspettare altro da Draco Malfoy.
Gli era saltata al collo e aveva preso a baciarlo con passione, mormorando un convinto ‘sì’ ogni volta che separava le labbra dalle sue per riprendere fiato.
«Sai, Granger» le aveva detto prima di farla sua quella notte. «Stavo pensando che non posso più continuare a chiamarti così e tu odi i diminutivi del tuo nome… quindi, credo che d’ora in poi ti chiamerò semplicemente Mine.»
Hermione aveva alzato un sopracciglio a quel gioco di parole con la pronuncia del suo nome.
«Ovviamente, è un diminutivo che solo a me è concesso usare» aveva precisato lui, baciandole il collo.
La ragazza aveva riso, ma non si era opposta alla cosa. In fondo, era appropriato.
 
Avevano due elfi ad occuparsi della casa, rigorosamente retribuiti; Hermione lavorava al Ministero ed era riuscita a migliorare le loro condizioni nel mondo magico, e alla fine era riuscita a far breccia nel cuore di Winky e l’avevano assunta.
L’altro elfo era Dobby, troppo entusiasta del lavoro di Hermione per aiutare i suoi simili per non accettare l’onore di lavorare per lei.
Anche se entrambi non avevano voluto saperne di salari decenti; la donna cercava di equilibrare la cosa facendogli dei regali di tanto in tanto.
«Dobby ha sentito il padroncino rientrare» trillò l’elfo non appena vide Draco nel salotto. «Dobby voleva sapere se il padroncino vuole fare colazione!»
Non aveva mai smesso di chiamarlo ‘padroncino’, nonostante Draco fosse ormai un adulto, ma lui non aveva mai puntualizzato la cosa.
Non gli importava.
«Potresti preparare una colazione in giardino per me e mia moglie?» domandò stancamente Draco, quella visita lo aveva provato emotivamente.
Sperava di non rivedere suo padre mai più.
«Dobby la prepara subito, signore!»
«Grazie, Dobby. Mia moglie è sveglia?»
L’elfo scosse il capo. «Riposa ancora, signore. Vuole che Dobby mandi Winky a svegliarla?»
«No, no. Ci penso io» rispose il biondino. «Però fammi un favore Dobby… Prenditela con calma, mentre prepari la colazione.»
Dobby chiuse più volte i suoi occhioni grandi, leggermente confuso, ma poi annuì e gli fece l’occhiolino. «D’accordo, signore. Dobby ci metterà più del necessario per prepararla.»
Draco rise, mentre abbandonava la giacca su una sedia e si incamminava nella sua stanza, la stanza che divideva con Hermione.
Si diresse verso il loro bagno e riempì la vasca di acqua calda, poi si avvicinò al letto e prese a lasciare una lunga scia di baci sulla pelle nuda della donna; dalla guancia, al collo, alle spalle, lungo la schiena…
«Buongiorno, signora Malfoy» le sussurrò all’orecchio quando finalmente riuscì a svegliarla.
Hermione sorrise, il volto ancora sprofondato nel cuscino.
«Buongiorno», rispose lei con la voce impastata dal sonno. «Tuo figlio mi ha presa a calci tutta la notte. Credo abbia ereditato la tua passione per il tormentarmi.»
Draco rise a quella battuta, poi Hermione divenne seria, mentre si distendeva sul dorso e lui la aiutava a sedersi.
Lasciò un bacio sul pancione della moglie e si accucciò con la guancia poggiata su di esso, gli occhi chiusi, mentre le dita della donna si insinuavano tra i suoi capelli dolcemente.
«Sei andato a trovarlo?»
Il marito annuì lentamente.
«Com’è andata?»
«Mi sono accertato che non ci causi problemi» la rassicurò. «Non è… non è cambiato molto.»
Hermione deglutì e sospirò rassegnata. «Mi dispiace, Draco. So che speravi poteste quantomeno rimanere in rapporti civili…»
«Non mi sono mai illuso troppo», rispose alzando lo sguardo su di lei, che lo studiava con aria apprensiva. «Sto bene, Mine, davvero.»
Si rialzò e le diede un bacio sulle labbra.
«Cosa ti ha detto?» indagò ancora la donna, scendendo dal letto.
«Niente che valga la pena riferire. Gli sto lasciando il Manor e un assegno mensile a patto che non si avvicini a nessuno di noi. Spero che sia sufficiente a tenerlo lontano» la informò scostandole una ciocca di capelli dal viso.
Usava ancora la sua pozione per i capelli, quella che lo aveva praticamente obbligato a farsi brevettare e con cui aveva avviato la sua azienda di produzione di Pozioni e di ricerca e testing di Pozioni sperimentali.
«Credo che mamma si porterà Tilly da zia Dromeda se deciderà di lasciare Lucius, cosa che sicuramente farà il secondo dopo che proverà a vietarle di vedere sua sorella o qualcuno di noi.»
Hermione sorrise al ricordo della piccola e buffa elfa che Narcissa aveva assunto per lavorare al Manor e tenerle compagnia quando non era né da loro, né da Andromeda; sembrava che la donna si fosse affezionata particolarmente alla creaturina.
«Ti ho preparato un bagno caldo», le disse, sperando di chiudere lì il discorso su Lucius; voleva godersi la giornata con la moglie.
Funzionò.
«Vieni con me?» domandò lei ammiccando.
Draco sorrise.
 
Sirius Hyperion Malfoy nacque il 15 novembre 2006.
Draco Malfoy era quasi impazzito nell’attesa.
La Medi-Maga che avevano fatto chiamare, rigorosamente donna, - Draco era stato categorico sulla questione -, era stata sul punto di affatturarlo tre volte.
Harry e Ron avevano provato a tranquillizzarlo, ma entrambi erano stati nella sua posizione solo pochi mesi prima e sapevano che in realtà non ci fosse nulla in grado di calmare i nervi del biondino.
«Voglio stare con lei!» aveva urlato a un certo punto, mentre le grida della moglie riecheggiavano all’esterno. «Fatemi entrare in quella dannata stanza!»
Non potevano lasciarlo veramente fuori, obbligarlo a sentirla urlare in quel modo senza sapere cosa stesse accadendo, senza provare a fare qualcosa per aiutarla, a darle quantomeno supporto emotivo.
Non potevano tenerlo lontano da lei, mentre lottava con la sua stessa mente che minacciava di aprire una porta rossa sigillata da anni, sollecitata da quelle grida.
«Voglio restare con lei!» aveva gridato di nuovo, battendo i pugni contro il legno antico.
Gli occhi dei presenti si erano sgranati.
Nessun Mago, specialmente Purosangue, aveva desiderato assistere a un parto prima di quel momento.
«I Babbani lo fanno, perché io non dovrei?» aveva ribattuto piccato il biondino. «E comunque, ti pago io!» aveva sottolineato rivolgendosi alla Medi-Maga. «Fammi. Entrare. Subito.»
Hermione era stata sorpresa di vederlo, ma anche sollevata; lui le si era precipitato accanto e le aveva stretto una mano.
«Sono qui, Mine» le aveva mormorato.
«R-resti?» gli aveva chiesto con le lacrime agli occhi.
«Sempre» aveva risposto lui, sorridendole.
E poi Sirius era finalmente tra le loro braccia e se qualche strato di ghiaccio era sopravvissuto fino a quel momento nel cuore di Draco Malfoy, nel vedere suo figlio, quel residuo si era sciolto definitivamente.
 
Quella notte, dopo aver guardato la moglie dormire per ore, con un sorriso trasognato sul viso che non riusciva proprio a togliersi di dosso, si era alzato lentamente e si era accertato che anche il bambino fosse addormentato.
Era sceso in giardino, la bacchetta stretta tra le dita.
Non ci aveva più provato dopo i vani tentativi che aveva fatto alla Tana durante la guerra, ma il tarlo aveva continuato ad ossessionarlo per tutti quegli anni; non aveva avuto il coraggio di tentare di nuovo, né dopo aver vinto la guerra, né dopo che Hermione aveva accettato di sposarlo, né dopo che di fatti era diventata sua moglie.
Ma quella notte voleva farlo.
Trasse un respiro profondo e pronunciò quelle due paroline.
«Expecto Patronum
La luce che sprigionò era tanto luminosa da accecarlo per un istante.
Dischiuse le labbra e sgranò gli occhi quando realizzò che era riuscito, finalmente, a evocare un Patronus.
Un Patronus corporeo, per di più.
Non sapeva neanche a cosa avesse pensato di preciso, si era semplicemente lasciato inondare dalla felicità che aveva provato in quella giornata.
Dobby apparve all’improvviso con un sonoro pop!
«La signora Hermione chiede di lei, signore!» esclamò con voce acuta. «La signora è molto preoccupata, molto agitata!»
Draco si precipitò immediatamente dalla moglie.
«Che succede? Stai bene? Sirius sta-»
«Draco Lucius Malfoy che accidenti stai combinando di sotto?» sbottò lei accigliata.
Era seduta sul letto e lo scrutava con le braccia conserte.
«C’era una luce accecante!»
«Ti ho svegliata?» le domandò stendendosi accanto a lei e stringendola a sé. «Mi dispiace. È che mi è venuto in mente… io… Mine, non immaginerai mai la forma del mio Patronus
Hermione si voltò di scatto a guardarlo e una smorfia di dolore comparve sul suo volto, provocata da quel movimento troppo repentino.
«Attenta», la rimproverò lui, accarezzandole una guancia.
«Ci sei riuscito?»
Draco sorrise e annuì.
«Dimmi che è un furetto
«Credi che un furetto farebbe tutta quella luce?» rispose sdegnandosi l’uomo.
«Oh, quindi ho perso la scommessa in partenza. Cos’è?»
«Scommessa
Hermione fece spallucce. «Quando eravamo alla Tana, Blaise ha avviato questa scommessa. Io ho optato immediatamente per il furetto, Harry era convintissimo sarebbe stato un Ippogrifo. Oddio, è un Ippogrifo
Draco sbuffò. «No!»
«Non dirmi che è un serpente, Ron ha avuto l’idea meno originale, ma ti giuro che se ha indovinato-»
«È un drago, Hermione. Un fottuto, enorme, drago.»
Gli occhi della moglie si allargarono. «Voglio vederlo.»
«Finiremo per svegliare il bambino. Domani, promesso.»
La donna sospirò, accucciandosi contro il corpo del marito e stringendosi forte a lui.
«Immagino che dobbiamo tutti dieci galeoni a Blaise, allora» mormorò sospirando rassegnata.
Draco sorrise e chiuse gli occhi.
Non era mai stato così felice in vita sua.
Andava tutto bene.




[Fine.]

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________
n.d.a.


Salve a tutti/e!
Finalmente, dopo mesi di aggiornamenti, ho finito di pubblicare questa storia anche qui su EFP.
Fine Line è stata la prima fanfiction che ho scritto dopo anni di blocco dello scrittore, ci ho lavorato duramente giorno e notte, quindi ci tengo particolarmente.
Non vi tratterrò molto, s
pero solamente che vi sia piaciuta.
Ringrazio chiunque di voi l'abbia letta passo passo e chi di voi l'avrà letta una volta conclusa.
E un ringraziamento in particolare a tutti voi che avete recensito, perché ricevere un feedback da chi legge è importante e gratificante, oltre a dare soddisfazione, specie quando la storia in questione cela un impegno sostanzioso come quello che ho messo nella scrittura di Fine Line.
Lasciatemi una recensione con la vostra opinione complessiva sulla storia, se vi va, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate ora che è conclusa. 
A presto :) 
   
 
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