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Autore: Milly_Sunshine    08/01/2023    0 recensioni
Si sta avvicinando il quarantesimo anniversario di quando la Scuderia Martinelli - una squadra impegnata in diverse categorie automobilistiche negli anni '70 e '80 - trionfò alla 24 Ore di Le Mans. L'ex pilota Adriano Fabbri, ormai ultrasessantenne, viene invitato a prendere parte a un evento celebrativo, al quale dovrebbe essere presente anche l'ex compagno di squadra Giorgio Montani, che non vede da oltre trent'anni e con cui ha interrotto ogni rapporto in seguito a un incidente controverso e a polemiche mai chiarite. Poche settimane prima, tuttavia, Giorgio gli fa sapere, tramite il proprio figlio, che non potrà prendere parte alla celebrazione a causa di problemi di salute e che vorrebbe incontrarlo per raccontare finalmente la sua versione dei fatti sulle controversie di tanti anni prima, che portarono a uno stravolgimento totale della propria vita e anche alla rottura con la storica fidanzata Valentina, con la quale Adriano è rimasto in rapporti di amicizia. Racconto pubblicato anche sul mio blog e su un forum.
Genere: Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Ventiquattro Ore di Le Mans era ormai parte del passato, seppure recente, ma il ricordo di quel fine settimana sarebbe rimasto indelebile nella mente di Adriano. Non solo: per quanto fossero memorie sbiadite, gli sembrava vagamente di rammentare un discorso di quattro decadi prima, avvenuto in un bar una sera del 1977, la volta in cui Giorgio gli aveva presentato Valentina. Si erano messi d'accordo, forse non troppo sul serio, per andare ad assistere insieme all'edizione del 2017.
Non era accaduto, ma Adriano era felice di sapere che sia Valentina sia Giorgio facevano ancora parte della sua vita. Quest'ultimo vi era rientrato prepotentemente di recente, ma Adriano non si era mai pentito di essere andato a fargli visita, nel weekend del Gran Premio di Montecarlo.
Quel gran premio era ormai lontano a sua volta, ma Adriano stava tornando dal suo ex compagno di squadra. L'aveva invitato da lui, dopo che si erano occasionalmente sentiti a seguito dal suo intervento, e aveva accettato.
Suonò il campanello pensando di trovare Giorgio ad aprigli la porta, oppure suo figlio, o quella governante così brava ai fornelli, ma non apparve nessuno di loro. Sulla soglia c'era Valentina. Adriano la fissò con gli occhi spalancati, quasi senza credere alla sua presenza.
L'amica lo salutò con in cenno della mano, mentre Adriano le si avvicinava. Si ritrovarono uno di fronte all'altra, a meno di un metro di distanza, il silenzio, un po' come se nessuno dei due sapesse cosa dire. Dopo un'attesa in apparenza interminabile, fu Valentina la prima a parlare.
«Grazie.»
«Per cosa?»
«Per la lettera, per avermela consegnata nonostante Giorgio non volesse.»
Adriano non riusciva a collegare del tutto quella sua decisione con la presenza di Valentina a casa di Giorgio.
«Mi avevi detto che avresti chiamato Bruno per chiedergli come fosse andata l'operazione di suo padre.»
Valentina annuì.
«È quello che ho fatto.»
«E come mai sei qui, oggi, se non sono indiscreto?»
«Perché nella vita succedono tante cose e le persone si allontanano, ma non è detto che sia per sempre.»
Era una bella risposta, ma non chiariva i dubbi di Giorgio.
«Cos'è successo quando hai chiamato Bruno?»
«Gli ho detto che ero un'amica di suo padre - mi sono presa una piccola licenza poetica, se così la vogliamo chiamare - e che avrei voluto vederlo, se fosse stato possibile. Tempo fa ho incontrato Bruno e sua moglie.»
«Sua moglie? Sono tornati insieme, quindi?»
«Bruno non avrebbe mai fatto nulla per cercare di sistemare il suo matrimonio con Arianna, ma per fortuna ci ha pensato lei.»
«E tu?» volle sapere Adriano. «Sei riuscita a vedere Giorgio? O meglio, dato che sei qui, ci sei sicuramente riuscita, ma quando l'hai rivisto per la prima volta?»
Valentina spiegò: «È stato quando era ancora in ospedale. Non subito, non volevo causargli un trauma. È stato...» Si interruppe, come a cercare le parole. «Lo so, è banale dire che è stato emozionante, ma lo è stato davvero. Non pensavo l'avrei rivisto mai più, e ritrovarmi davanti a lui, poterlo guardare negli occhi, è stato qualcosa che non mi aspettavo di potere vivere.»
«E lui?» chiese Adriano. «Come ha reagito?»
«Bruno l'aveva avvertito che sarei andata da lui. Credo comunque che anche per Giorgio sia stato emozionante. Per un po' ci siamo guardati senza dire niente, poi mi sono avvicinata a lui, mi sono chinata sul suo letto e ci siamo abbracciati, ancora senza dire niente. In quel momento ho capito di non avere mai smesso di volergli bene e che volevo rimanere accanto a lui, durante la sua convalescenza.»
«Quindi sei qui da allora?»
«Sì.»
«Oh. Non me lo aspettavo. Quindi questo significa che...»
Valentina lo interruppe: «Se stai per chiedermi se io e Giorgio stiamo insieme, no. Ho deciso di rimanere qui per permettere a Bruno di tornare a casa insieme ad Arianna. Quando Giorgio starà meglio e potrò fidarmi a lasciarlo da solo, me ne andrò. Abbiamo parlato molto, in questi giorni, di molte cose.»
Adriano azzardò: «Ti ha parlato anche del perché abbia innescato quell'incidente?»
«Sì, ne abbiamo parlato, ma abbiamo fatto discorsi che mi interessavano di più, rispetto a quello» ammise Valentina. «Non voglio essere scortese, sicuramente per voi un gran premio era molto importante, ma c'erano altri argomenti di cui dovevamo raccontarci. Mi ha parlato della sua vita con Emanuela e io della mia con Arturo. Lo so, può sembrare che non sia il migliore argomento tra una coppia di ex fidanzati, ma ne avevamo bisogno entrambi, sentivamo di doverci raccontare cos'era successo in assenza l'uno dell'altra.»
«E dopo che ve lo siete raccontati?»
«Abbiamo capito che abbiamo perso una grande occasione per essere felici insieme, ma che entrambi abbiamo avuto delle opportunità che, in altro modo, ci sarebbero state precluse, che non tutto quello che non funziona deve essere considerato un errore. In poche parole, quando eravamo più giovani abbiamo gettato alle ortiche la possibilità di stare insieme, ma non è una buona ragione per non potere essere amici adesso. Io voglio bene a Giorgio e Giorgio ne vuole a me, è tutto molto semplice.»
«E io?» domandò Adriano. «Qual è il mio ruolo? Perché Giorgio mi ha invitato?»
«Abbiamo fatto un sacco di strada insieme, noi tre» gli ricordò Valentina. «Non tutto quello che è accaduto in passato va buttato via. Adesso siamo di nuovo qui, noi tre, come ai vecchi tempi.» Rise. «Non è Le Mans, ma ce lo possiamo fare bastare.»
«Te ne ricordi anche tu?»
«Come potrei dimenticare?»
«È passata una vita.»
«Già, e sono successe un sacco di cose, purtroppo non tutte belle.»
Adriano abbassò lo sguardo, comprendendo dove volesse andare a parare.
«Già. Purtroppo siamo in tre come allora e non siamo mai riusciti a diventare quattro. Però quello che conta è che, finché ci siamo, cerchiamo di vivere tutto al meglio, di non lasciarci travolgere dai pensieri negativi. Mi fai entrare? Giorgio mi starà aspettando.»
Valentina puntualizzò: «Per prima cosa, preparati a degli insulti. Giorgio era incavolato nero, quando ha scoperto che mi hai dato la lettera.»
«Gliel'hai detto?»
«Ho dovuto, altrimenti non avrei potuto spiegargli la ragione della mia presenza.»
«Mi dispiace che ci sia rimasto male» chiarì Adriano, «Ma l'ho fatto per una giusta causa. Tu sei qui per questo. Lo spiegherò anche a lui, ovviamente.»
Entrarono in casa.
Giorgio li aspettava in soggiorno.
Non insultò Adriano, né gli chiese spiegazioni, sembrava solo felice che fossero tutti e tre insieme. Sembrava avere perso qualche chilo, rispetto al loro incontro precedente, e appariva piuttosto pallido.
«Stai bene?» gli chiese Adriano.
«Ci provo» ammise Giorgio. «Diciamo che ho vissuto giorni migliori, ma almeno sono vivo e sono qui con voi.»
«Mi fa piacere che tu stia... non dico bene, ma... insomma, mi fa piacere che tu sia vivo.» Adriano si sedette accanto a lui. «Lo sapevo che saresti tornato a casa.»
«Allora, se lo sapevi, avresti potuto rispettare le mie volontà» ribatté Giorgio. «Sei fortunato che ho a malapena la forza di tirarmi su dal divano, altrimenti sai quanti calci nel culo ti avrei già tirato?»
Adriano gli posò una mano su una spalla.
«Mi dispiace.»
«Non importa.»
«No, davvero, non avrei dovuto.»
«Pensavi di agire a fin di bene e, in effetti, hai agito a fin di bene» concluse Giorgio. «Senza di te, Valentina non sarebbe qui. Ha una pazienza infinita e penso sia l'unica in grado di sopportarmi. A proposito, Valentina, ti scoccia dare qualcosa da bere ad Adriano? Mi gira un po' la testa, non me la sento di andare io.»
Adriano si alzò in piedi.
«No, vado io. Mi va bene un bicchiere d'acqua e so dove andarmelo a prendere.»
Si diresse verso la cucina, prese un bicchiere dallo scolapiatti e lo riempì sotto al rubinetto del lavello. Quando poco più tardi rientrò in soggiorno, sorprese Valentina avvighiata a Giorgio sul divano, intenta ad accarezzargli i capelli. Non sembravano solo amici come gli aveva fatto credere, ma d'altronde non era affare di Adriano impicciarsi su che cosa ci fosse esattamente tra di loro, quando con tutta probabilità perfino i diretti interessati non avrebbero saputo definire con precisione il loro rapporto. Sembravano felici insieme e non c'era altro che contasse.
Non si erano accorti di lui e Adriano sgusciò fuori dalla sala, per non apparire troppo indiscreto. Attese un po' e, quando tornò a rientrare, Valentina e Giorgio erano un po' più distaccati, intenti a parlare tra di loro.
Adriano tornò ad accomodarsi al fianco dell'amico, che subito gli chiese: «Come sono andate le ultime settimane? Per caso Paola ti ha stalkerato sui social?»
Adriano ridacchiò.
«No, per fortuna. Non fraintendermi, era simpatica, ma preferisco non dovere passare il mio tempo tempestato da messaggi di una fan convinta che solo noi dei nostri tempi fossimo veri uomini. Già ma la immagino: "voi, se un vostro avversario vi avesse frenato davanti a caso, l'avreste picchiato, non gli avreste certo tirato una ruotata dietro la safety car".»
«Non avrebbe tutti i torti: ai nostri tempi non c'era la safety car. E comunque non penso che, in Azerbaijan, Hamilton abbia fatto qualcosa contro Vettel. Mi dispiace dirlo, perché sono un suo estimatore, ma ha esagerato.»
«Peccato, comunque, perché erano così carini insieme» intervenne Valentina. «Speriamo che tornino amici.»
Giorgio riprese la parola.
«Venendo alle cose serie, invece, com'è andata a Le Mans?»
«Bene» rispose Adriano. «È stato meno faticoso rispetto a quarant'anni fa, non ho dovuto fare altro che farmi scattare qualche foto. Però è stato bello. Ci ho pensato un sacco, a quando abbiamo vinto insieme.»
«Tutto qui?» si lamentò Giorgio. «Non c'è altro da raccontare?»
«Oh, sì, c'è tanto altro» ammise Adriano, prima di iniziare a narrare gli eventi di quel fine settimana di giugno sul circuito francese partendo dal loro inizio.

*** fine ***

 



NOTE DELL'AUTRICE: questo racconto è nato nel mese di luglio del 2022 dopo averci pensato per un po' di tempo. Avevo già scritto altri racconti ambientati nel mondo del motorsport, ma mai nessuno ambientato almeno in parte nella Formula 1 di fine anni '70/ inizio anni '80, periodo che mi affascina molto.
Avevo varie intenzioni, che ho deciso di mettere in atto tutte all'interno della stessa trama. Del periodo vintage della Formula 1 mi piace il fatto che ci fossero molte più squadre che in epoca moderna e contemporanea e che anche per squadre inizialmente di basso livello potessero esserci momenti molto positivi e risultati occasionali paragonabili anche a quelli di team di fascia medio/alta. Ho ideato quindi la Scuderia Martinelli, immaginandola come una squadra con risultati fatti di alti e bassi e sporadiche vittorie.
In più volevo parlare delle derive del tifo, un'evoluzione che punta progressivamente alla polemica a tutti i costi, talvolta andando a scavare nel passato per ingigantire anche polemiche ormai dimenticate, cercando contrapposizioni a tutti i costi. Da qui nasce anche l'idea della contrapposizione tra i due protagonisti e di una rivalità passata mai del tutto risolta, sulla quale il pubblico sia passato sia contemporaneo sembra avere idee ben precise sul fatto che ci sia una sorta di bene assoluto contro male assoluto.
Ho voluto rendere entrambi i piloti co-protagonisti e permettere ai lettori di entrare nella loro mente proprio perché si potesse comprendere che nessuno dei due era al cento per cento come veniva descritto e che anche il "male assoluto" era in realtà una persona normalissima, le cui azioni erano dettate da ragioni ben precise: ragioni non necessariamente condivisibili, ma da un certo momento in poi sfuggite al suo controllo. Spero che questo mio racconto possa essere stato apprezzato.

   
 
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