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Autore: Xandalphon    10/01/2023    2 recensioni
Dopo molti tentennamenti, ho deciso di rieditare e revisionare 'A new Generation' e ripubblicarla da capo.
Per chi si approcciasse ora alla storia, si tratta di una 'what if?' che prende il largo dalla trama del manga dal capitolo 689.
In questa versione della storia, un Naruto ancor giovane si metterà nei panni del sensei per addestrare tre scanzonate ragazzine... Cambiando completamente il mondo ninja (Niente Boruto e Sarada. E più avanti si scoprirà anche perché)
Genere: Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la serie
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- Questa storia fa parte della serie 'A new generation'
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Omake chapter: All hands on deck


NewGen2

Un ragazzo appena maggiorenne aveva appena preso una decisione. Una decisione che, sapeva, gli sarebbe costata molto cara. Ma si trattava della sua vita e si sentiva grande abbastanza per poter prendere da solo le decisioni riguardanti sul proprio futuro.

“Padre?”

“Sì, Genma?”

“Mi ha detto che avevo ventiquattro ore di tempo per rifletterci. Ci ho riflettuto. E non ho cambiato la mia opinione a riguardo. Non farò mai e poi mai il ninja medico e non porterò avanti la tradizione di famiglia. Non sono tagliato per fare l'agopuntore.”

“Di' piuttosto che non vuoi. Hai pronto il tuo bagaglio?”

“Sì, padre. L'ho preparato un attimo fa.”

“Bene. Perché da questo momento non sei più mio figlio. Fuori da questa casa e non farti più vedere!”

“E sia. Addio, padre.”

Cazzo, quanto lo odiava. Eppure... Eppure quella volta non ce la fece. Una lacrima, una sola, scese sull'ultima piastrella di marmo del curato vialetto della casa in cui aveva trascorso la sua intera vita. Se solo mamma fosse stata ancora viva.

In seguito, non dovette affatto pentirsi della sua scelta. Era uno della cosiddetta “generazione dei prodigi”, assieme a Kakashi, quel rimbecillito di Gai, Raido, Hayate, Aoba e tanti altri.

Generazione di prodigi? Certo, come no. La terza guerra ninja era arrivata come una fottuta maledizione, rendendoli vecchi prima del tempo. E' vero, erano in primo luogo dei soldati, ma alla loro età avrebbero dovuto spassarsela, godersi un po' la vita. E invece, niente. E lui meno di niente, dato che non aveva una famiglia cui tornare, e di farsene una per conto suo... Beh, gli venivano i brividi solo a pensarci. Un conto era fare il cretino, cosa che gli riusciva benissimo. Un conto era impegnarsi per davvero.

Eppure, dopo un po', arrivò una piccola personcina che gli sconvolse la vita.

Pochi anni dopo l'attacco della volpe a Konoha e la morte del quarto, il fratello minore di suo padre si sposò, ed ebbe una figlia. Ovviamente “il grande agopuntore della foglia”, Tooru Shiranui, gli aveva impedito di avere contatti con tutta la famiglia. Ma quella sbadata di sua zia, in occasione della festa per il primo anno di vita della piccola Ako, aveva sbagliato a fare le partecipazioni e... Beh, era stato invitato anche lui.

Cazzo, zia, non sai che se mi faccio vivo, mio padre pianta un casino tale da chiedere al vecchio Sarutobi di bandirmi da Konoha? 

Inizialmente la sua idea fu questa. Poi, però, il pensiero perverso di godere della faccia di tutti i presenti di fronte ad una sua improvvisa apparizione ebbe il sopravvento. Mentre era già sulla via per la casa di zio Gintoki si dimenticò di una cosa importante.

Cazzo! Il regalo d'esortazione! Sono un coglione...

Già. Il “regalo d'esortazione”. A casa della rinomata famiglia Shiranui, agopuntori da innumerevoli generazioni, il primo compleanno era un evento particolare. Si regalava al piccolo o alla piccola un pensiero per “incoraggiarla” verso la strada di un radioso futuro.

Ma il regalo era sempre lo stesso. Sembon. Tradizione voleva che prima si regalassero quegli spilloni al pargolo, prima potesse diventare un eccellente ninja medico. Sempre agopuntore, ovviamente.

Se devo irritare tutti devo farlo come si deve, no?

Tornando sui suoi passi, si diresse verso una casa che conosceva bene, da cui provenivano da qualche mese ormai, urla e strepiti di ogni sorta ad ogni ora del giorno (e forse anche della notte).

Bussò. Nessuna risposta. Se non il vagito di una bambina che più che altro sembrava lo strepito di un'aquila.

Bussò di nuovo. Questa volta, Genma poté udire dei passi strascicati accompagnati da maledizioni che si avvicinavano alla porta. La padrona di casa, finalmente, gli aprì.

“Ehi, splendore, come va?”

Lo “splendore”, aveva i capelli spettinati, occhiaie e pupille arrossate. Segno dell'ennesima notte senza sonno. Ma nonostante tutto, si sforzò a tirare fuori un sorriso di circostanza.

“Splendore... Genma, ho sonno, ho i vestiti sgualciti, non riesco a togliermi di dosso l'odore di vomito al gusto di latte rancido e tu, TU osi venire qui a prendermi per il culo?”

“Ehi, ehi... Buona viperella, buona...Vedo che non sei dell'umore per una sveltina. Peccato, ripasserò più - ”

ciaf!

“Cazzo, Genma, invece delle tue solite coglionate, perché non mi dai una mano con Haruna? Io non ce la faccio più... Un'ora. UN'ORA! Non chiedo tanto, no, se prego i Kami perché la piccola mi lasci tranquilla per un'ora?”

“Anko-san, le tue sberle sono qualcosa di micidiale, lasciatelo dire. Va bene, va bene, ti do' una mano.”

Anko era troppo stanca per dubitare delle reali capacità di Genma nel trattare con dei piccoli mostri di un anno, con una fame insaziabile e la capacità di fratturare il timpano a miglia e miglia di distanza. Sia che il ragazzo possedesse realmente feeling con i bambini, sia che i Kami avessero deciso di avere pietà delle sue richieste imploranti, Haruna, dopo essere stata cullata un po' da Genma, si addormentò davvero.

“Brutta vipera ruffiana, com'è che se lo faccio io non funziona?”

“Semplice, Mitarashi: tale madre, tale figlia...”

“Deficiente... Piuttosto... Anche se mi piacerebbe, non credo tu sia venuto qui solo perché hai avuto pietà di una ragazza che ha avuto la masochistica idea di fare la mamma a tempo pieno.”

“Eh, già, beccato come sempre. Non ti posso nascondere proprio nulla, eh, viperella? Beh, sì insomma... Oggi la figlia di Gintoki compie un anno.”

“Ah, siamo già all'esortazione, quindi.”

“...E sono stato invitato. Yukino e Gintoki sono due pazzi scatenati. Meriterebbero che onorassi il loro coraggio facendo una scappata alla festa per davvero.”

“Il pazzo sei tu. Ti caccerebbero fuori a pedate alla velocità della luce!”

“Lo so! E qui sta il bello! Voglio vedere la loro mandibola schiantarsi al suolo appena intravedono la mia sagoma alla porta. E poi, voglio fare davvero un regalo alla piccola Ako-chan. Solo che non so cosa prenderle."

“Niente sembon?”

“Anche no, viperella! Le donerò qualcosa per esortarla sulla mia, di strada.”

“Mmmh... Dei giornaletti porno ad una ragazza? Non mi sembra una grande scelta.”

“Touché... No, sul serio Mitarashi, voglio esortarla a scegliersi da sola il suo destino, quando sarà l'ora. Per quanto, lo ammetto, non mi spiacerebbe che diventasse una ninja come me.”

“Non so, Genma, però... Senti, hai ancora quel tuo vizio di merda?”

“Quale, provarci spudoratamente con te ogni volta che ti vedo?”

“Cretino. No, il gioco d'azzardo! Tutti coloro che hanno la forza di scegliersi da soli il proprio destino contro tutte le avversità sono un po' dei giocatori d'azzardo... Regalale un mazzo di carte.”

“Mitarashi, sei un genio! Vedi perché sei la mia viperella preferita?”

“Chiamami un'altra volta “viperella” e giuro che quel tuo cazzo di sembon che tieni sempre in bocca te lo faccio mangiare… Se sei fortunato. oppure potrei cambiare idea e piantartelo in un altro orifizio, se capisci ciò che intendo… Piuttosto, e l'altro regalo?”

“Quale altro regalo?”

“Beh, uno per esortarla a scegliergli da sola il proprio destino, un altro perché speri comunque che segua i tuoi passi come ninja.”

“Giusto, giusto... Secondo te la mia maschera di volpe quando facevo parte della guardia di Minato, può andare? Non che me ne voglia liberare così facilmente, però.”

“Beh, è una gran bella ‘esortazione’, direi.”

“Ok, viperella, ti ringrazio. Adesso volo da zio Gintoki. A dopo!”

Prima che Anko potesse alzare la mano per mollargli uno schiaffone all'ennesimo “viperella”, Genma le schioccò un bacio in fronte e infilò a razzo la porta, facendogli un occhiolino dispettoso. Suo malgrado, la ragazza sorrise. Prima che Haruna interrompesse di nuovo il filo dei suoi pensieri con il suo implacabile piagnisteo.

***

“Tooru! Questa è casa MIA, non tua. E se Genma non è più tuo figlio, io continuo a considerarlo mio nipote. Entra pure, figliolo.”

Di tutto quello che poteva accadere, Genma una cosa proprio non si aspettava: che suo zio prendesse le sue difese. Si era sempre fatto l'idea che Gintoki fosse un debole. Simpatico, certo, ma debole. E ora, teneva testa niente meno che a suo padre, cosa che nemmeno lui riusciva ancora a fare senza che il suo corpo tremasse. E' vero, era lì principalmente per dispetto, ma dopo quella scena, si sentì improvvisamente stupido, prima di ricordarsi, che, in fondo, il motivo ufficiale per cui era lì, poteva anche diventare sincero: augurare la libertà alla figlia di suo zio. Quella piccola adorabile bambina che faceva andare le manine e gli occhietti di qua e di là, quasi fosse intenta ad osservare ed analizzare il mondo circostante. Posò platealmente la maschera di kitsune sul tavolo del rinfresco, poi disse: “Tranquillo zio, do' i miei regali alla piccola, poi tolgo il disturbo. Mise nelle mani della piccola un pacchettino sigillato. Carte per giocare ad hanafuda. Ako, ovviamente, cominciò a masticare gli angoli del pacchettino, e si lasciò andare in un estatico gridolino di soddisfazione.

Appena Genma uscì dalla porta, la bimba, improvvisamente, scoppiò a piangere.

Il ragazzo la sentì, e non poté trattenere, mentre prendeva la via di casa, un sorriso, seguito da un pensiero:

Cresci in fretta, cuginetta, che non vedo già l'ora di insegnarti ad usarle, quelle carte.

  
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