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Autore: Milly_Sunshine    18/01/2023    1 recensioni
Una serie di one-shot slegate le une dalle altre, per personaggi, tematiche e forma, accomunate dal fatto che la voce narrante senta di vivere una vita che non le appartiene.
24/7 = TORTA AL CAFFÈ: a una festa a sorpresa organizzata in occasione di un compleanno, gli amici della festeggiata vogliono dimostrarle quanto la conoscano bene, fallendo miseramente.
SONO UN SOGNATORE: un uomo che vive una vita che non sente sua ha un momento di evasione con una donna conosciuta in discoteca, con la quale può finalmente recitare la parte di chi vorrebbe essere, o mentire ancora di più di quanto non faccia nella vita quotidiana.
LA PUNTA DELL'ICEBERG: una donna adulta che soffre di autolesionismo e disturbi alimentari, disillusa dalla mancanza di supporto, in quanto adulta, da adolescenti nella sua stessa situazione, si rassegna ai propri problemi imparando a conviverci.
NON ERA COLPA SUA: una ragazza incontra quello che sta per diventare il suo ex fidanzato, con l'intento di spiegargli le ragioni interiori per cui lo sta lasciando, consapevole che sarà difficile farsi capire.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA PUNTA DELL'ICEBERG

Margherita aveva la nausea, ma non ci faceva caso, perché di solito aveva sempre la nausea. Era un tipo di nausea che nulla aveva il potere di cancellare, quella nei confronti di una vita che in altri momenti glorificava. La vita era, a conti fatti, il regalo migliore che le era stato fatto. Che il merito fosse dei suoi genitori, della natura o di un'entità superiore non importava, di fronte alla sua inettitudine nel far fruttare quel dono così bello.
Era un pomeriggio caldo, ma il caldo non le dava fastidio. Non c'era nulla che le desse più fastidio del senso di nausea che aveva dentro.
Si sfilò le scarpe, le gettò nel mezzo del soggiorno e incrociò le gambe sulla poltrona. Si tolse gli occhiali, li pulì sulla t-shirt, poi tornò a indossarli.
Stava guardando alla televisione la finale di un importante torneo di tennis. Qualche ora prima le era sembrata una buona ragione per rifiutare l'invito di suo fratello ad andare al mare insieme a lui.
Le piaceva il tennis, o meglio, le piaceva guardarlo. Le piaceva uno dei due finalisti, perché non aveva mai avuto la reputazione del vincente. Quel tale, uno svedese di trentadue anni, era il perfetto rappresentante per quelli come lei.
Non le dava troppe soddisfazioni.
Gliene aveva date accedendo alla finale, ma il bonus di soddisfazioni si stava già esaurendo.
Margherita guardò sullo smartphone le notifiche dei suoi profili social. Guardò la bacheca di Facebook, quella di Twitter e quella di Instagram. Gente in piscina, gente al mare, gente che si lamentava di dovere lavorare nel weekend, gente che minacciava di tagliarsi le vene perché le Glitter Lipstick si erano sciolte alla vigilia del loro tour internazionale.
"Stupida routine" borbottò Margherita, desiderando vivere un'altra vita.
Le sarebbe piaciuto essere in piscina, al mare, al lavoro o disperata perché una girlband si era sciolta.
Mise via il cellulare, tornò a concentrarsi sul televisore e incitò il suo favorito.
"Avanti, Lars, non deludermi anche tu."
Si sentì stupida a chiamare per nome un perfetto sconosciuto, si sentì stupida in generale nel fare il tifo per un evento sportivo davanti alla TV, ma soprattutto si sentì stupida nell'avere scelto di sottoporsi allo strazio di un'ennesima delusione.
Si alzò e andò a prendere un gelato nel freezer.
La partita di tennis era soltanto la punta di un iceberg, ma Margherita in quel momento si sentiva come le fan delle Glitter Lipstick. Anche loro, ne era certa, potevano capirla. Anche loro avevano l'abitudine di fingere che la colpa del loro disagio interiore fosse tutta da ricercarsi in qualcosa di insignificante. Commettevano atti di autolesionismo perché dentro di loro c'era qualcosa che le faceva stare male, ma rifiutavano di vedere che cosa le facesse stare davvero male, aggrappandosi alla scusa della loro band preferita. Margherita si sforzava di astenersi da azioni che talvolta erano andate oltre al suo controllo, ma reagiva allo stesso modo: raccontava a se stessa di essere emotivamente distrutta dal fatto che Lars Olson stesse perdendo la finale di un importante torneo.
Lo negava a se stessa, ma conosceva la realtà, anche se l'avrebbe sempre negata, allo stesso modo in cui le fan delle Glitter Lipstick negavano che anche lei potesse avere dei problemi.
"Tu sei troppo vecchia per queste cose" le dicevano. "Alla tua età, dovresti avere superato certi problemi, oppure essere già morta."
Maledette fan delle Glitter Lipstick...
Morso dopo morso, il gelato svanì.
Lacrima dopo lacrima, anche qualcosa di più immateriale svanì.
Morso dopo morso, le lacrime di Margherita smisero di fare male.
Tutto andava leggermente meglio, anche se aveva ancora la nausea, che si mescolava alla sensazione di stordimento. Di solito faticava a mangiare, mentre quel pomeriggio si stava ingozzando di cibo ipercalorico per sfogare le proprie frustrazioni.
Nulla aveva senso.
Finì il gelato e andò in bagno a lavarsi i denti. Il sapore di fluoro dentro la sua bocca le diede un attimo di pace, che svanì quando Margherita ricambiò lo sguardo della sconosciuta che la guardava da dentro lo specchio.
Tornò in soggiorno.
Lo strazio era finito.
"Complimenti, Lars" mormorò Margherita. "Grazie per avermi ricordato che non esistono storie a lieto fine."
Spense la TV pensando che i figli suoi e di Lars, in un altro universo, avrebbero potuto essere bellissimi. Chissà se avrebbero ereditato i suoi capelli color tiziano o quelli corvini del padre.
Chissà se Margherita avrebbe mai avuto dei figli. Chissà se li avrebbe mai avuti con un uomo affascinante la metà di Lars Olson.
Aveva standard troppo elevati in fatto di uomini, decretò. Doveva essere quella la ragione per cui aveva ventisette anni ed era ancora vergine.

   
 
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