Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Signorina Granger    29/01/2023    16 recensioni
INTERATTIVA || Iscrizioni Chiuse
Chiunque abbia mai messo piede a Beauxbatons ha sentito parlare della sua celebre società studentesca, anche se c’è chi dice che non esista più ormai da decenni. Ogni anno, invece, 10 studenti le cui identità restano ignote ai più vengono scelti per entrare a farne parte, ritrovandosi la strada spianata per occupare un giorno posizioni di prestigio all’interno della società magica. Se qualcuno potrebbe azzardare ad indovinare i nomi dei membri della società lo stesso non si può dire delle loro pratiche, tutt’ora ignote, che sono da sempre oggetto di curiosità e teorie più disparate da parte del resto della scuola: c’è chi pensa che durante le riunioni prendano vita rituali di natura esoterica, chi sostiene che il gruppo lasci frequentemente i confini della scuola per darsi ad opere di vandalismo, chi che questi studenti non siano altro che un gruppo di ricchi snob. Alcuni sostengono che il più grande segreto della società potrebbe essere che i suoi segreti in realtà sono essenzialmente banali, ma nessuno può sapere con certezza quale teoria corrisponda al vero. Eccetto, naturalmente, per i dieci studenti che ogni anno vengono scelti per entrare a farne parte.
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


LE MAîTRE DES ILLUSIONS
◊La brigade de la vie et de la mort◊

Maestro d’illusioni, rende capaci i suoi devoti di vedere il mondo come non è



sopra1
castello
ba5730b6fd10358e681b1d9360da98aa




Prologo






1° novembre 2022
00:45





A causa del prolungato fluire dell’acqua bollente e del vapore che aveva conseguentemente avvolto il bagno le superfici degli specchi a forma circolare risultavano completamente appannate, e minuscole gocce rotolavano, lente e silenziose, lungo le piastrelle bianche che rivestivano interamente le pareti. Quando una mano tracciò una breve linea orizzontale esattamente al centro dello specchio che sormontava uno dei sei lavabi di marmo, disposti in due file speculari lungo i lati opposti della stanza, una piccola porzione di vetro venne tersa dal vapore e la ragazza che fronteggiava lo specchio riuscì così a scorgere il riflesso di una piccola parte del proprio viso, a partire dalla fronte fino alla punta del naso diritto e leggermente all’insù. Per un paio di istanti lo sguardo della giovane strega indugiò sul riflesso dei propri stessi grandi occhi, che quella sera apparivano di una tenue sfumatura grigio-azzurra a causa del cattivo tempo che aveva imperversato per tutto il corso del giorno precedente, finchè non chinò leggermente il capo ruotandolo leggermente verso sinistra puntando il mento verso la superficie di marmo bianca striata da sottili venature verdi che separava il lavandino da quello accanto, dove poco prima aveva posato il suo orologio, un sottile nastro di raso nero e alcune forcine. Una volta scorsa l’ora un lieve sospiro si librò dalle labbra carnose e dischiuse della strega, che si affrettò a riallacciarsi al polso l’orologio dal cinturino di pelle marrone e il quadrante d’oro prima di raccogliersi i ricci capelli castani sulla nuca con una mano, attorcigliandogli e fissandoli in uno chignon aiutandosi con le forcine in una successione di gesti rapida, efficiente e ormai automatica. Per ultimo la ragazza raccolse dal ripiano marmoreo frapposta tra i due lavandini immacolati il nastro di raso nero, avvolgendolo attorno allo chignon prima di gettare un’ultima, rapida occhiata al proprio riflesso mentre il vetro iniziava lentamente a spannarsi dal vapore.
La strega spalancò la porta bianca del bagno, spingendo lentamente l’anta impugnando la fredda maniglia d’oro per affacciarsi su una stanza circolare buia e silenziosa occupata da letti a baldacchino dai tendaggi celesti – ai piedi di ognuno dei quali erano state sistemate delle panche imbottite foderate da velluto color carta da zucchero –, altrettanti comodini di legno, un enorme camino di marmo spento e un paio di toelette bianche.
Dopo aver spento la luce del bagno la ragazza si chiuse lentamente la porta alle spalle e attraversò rapida la stanza con passi leggeri e silenziosi, fermandosi davanti al proprio letto per recuperare la bacchetta dal comodino bianco, le scarpe che aveva lasciato sul pavimento prima della doccia e la mantella blu notte adagiata sulla trapunta bianca decorata da un motivo di minuscoli e sottili fiorellini azzurri. Dopo essersi gettata una rapida ed ultima occhiata attorno, appurato di non aver svegliato nessuna delle sue compagne si diresse senza fare il minimo rumore verso la porta a doppia anta celeste, aprendola solo quel tanto che bastava per permetterle di scivolare silenziosa fuori dalla stanza.
Dopo aver attraversato il corridoio del Dormitorio femminile e aver varcato anche la porta di accesso celeste della sua Salle Commune la strega sedette sui quattro gradini di granito che congiungevano il corridoio con la porta a doppio battente per infilarsi le francesine col tacco color cuoio, allacciandole frettolosamente prima di infilare anche la mantella blu. Rialzatasi in piedi ripose la bacchetta nella tasca della giacca che le arrivava fino a metà polpaccio come la gonna a vita alta color castagna, chiudendola infilando nelle asole i due bottoni d’oro sul colletto mentre iniziava a percorrere il lungo corridoio di marmo a scacchiera, spezzando il silenzio spettrale che si era impossessato del castello con il ticchettio scandito dai tacchi sul pavimento.
La strega scese rapida le scale di pietra fino a trovarsi al primo piano e poi al pian terreno, percorrendo la lunga e maestosa scalinata di marmo dell’Ingresso che era solita ipnotizzare chiunque mettesse piede nell’edificio per la prima volta. Quando finalmente i suoi piedi toccarono il pavimento di marmo bianco coperto da motivi geometrici dell’immenso e insolitamente deserto ingresso del castello la ragazza, anziché dirigersi verso l’enorme portone di legno che si trovava dall’altra parte della sala, raggirò la scalinata e imboccò la porta che si trovava immediatamente alla sua sinistra, attraversando un lunghissimo corridoio e superando porte e piccole rampe di scale secondarie fino a trovarsi di fronte ad una porta a vetri che si affacciava sul retro dell’edificio.
Mentre spalancava la porta la strega chinò brevemente lo sguardo sul proprio polso sinistro, sbuffando quando scorse l’ora e appurò di essere in leggero ritardo. Si costrinse ad affrettare il passo, nonostante non fosse affatto entusiasta della propria destinazione, mentre l’aria fredda le sferzava il viso e camminava affondando i piedi nella ghiaia, imboccando uno dei piccoli sentieri che dal retro del castello conducevano ai punti di maggior interesse della tenuta. Fortunatamente la sua destinazione distava appena poche centinaia di metri dall’edificio principale, e in breve la giovane strega poté scorgere la piccola struttura interamente costituita da metallo verde e vetro. Mentre si avvicinava al giardino d’inverno non provò il minimo stupore nell’appurare che i pannelli di vetro, che normalmente consentivano di osservare l’interno della struttura e alla luce di entrare, erano stati completamente oscurati, di certo coperti da degli spessi tendaggi scuri. Rimpiangendo il tepore e la comodità della propria stanza e del suo letto e invidiando le sue compagne, in quel momento cullate dal sonno e dalle braccia di Morfeo, la giovane si ritrovò infine a fronteggiare la porta d’ingresso del giardino d’inverno, sollevò la mano destra per bussare tre volte e infine attese, in silenzio, che qualcuno le aprisse.
Dovette attendere solo una manciata di istanti, al termine dei quali una voce maschile a lei familiare si levò oltre la porta chiusa, chiedendole di pronunciare una parola d’ordine. A fronte di quella richiesta la strega non poté fare a meno di roteare i grandi occhi chiari, spazientendosi un poco prima di rivolgersi al suo non tanto misterioso interlocutore con tono affettato:
“Per l’amor del cielo, Antoine, mi conosci da sei anni. Siamo nella stessa Casa! Siamo amici!”
“È tradizione!”
Antoine sembrava scioccato, quasi scandalizzato dalla noncuranza che la compagna stava manifestando nei confronti di tradizioni ben più vecchie di loro ma lei sospirò stancamente e scosse il capo, parlando con tono risoluto e distaccato:
“Talvolta le tradizioni sono sciocche e andrebbero abbandonate.”
“Parola d’ordine.”
Non poteva fare a meno di sentirsi terribilmente ridicola, lì in piedi nel bel mezzo della notte, di fronte ad una porta chiusa mentre un ragazzo che conosceva da anni le chiedeva di ripetere una stupida frase. Per di più, tutto per farla prendere a parte ad una situazione dalla quale lei si sarebbe estromessa più che volentieri. Disgraziatamente il tono di Antoine non le era mai parso tanto perentorio come in quel momento, e non potendo fare a meno di pensare a come solo quattro ore dopo avrebbe dovuto alzarsi la ragazza strinse le labbra e si costrinse a trovare la spinta necessaria ad assecondare quella che ai suoi occhi non era altro che una ridicola pretesa, decisa ad allontanarsi al più presto da quella situazione: tanto valeva assecondare quella ridicola tradizione, se farlo le avrebbe permesso di tornare nel suo letto nel più breve tempo possibile.
La tristesse durera toujours.”(1)
Il cupo borbottio della strega ebbe l’effetto sperato, perché subito una delle due ante della porta venne spalancata e i grandi occhi chiari della giovane poterono infine posarsi sul volto familiare del compagno dai ricci capelli biondo cenere e sulla sua espressione divertita:
“Non era poi così difficile, vero? Ti sei accertata che nessuno ti abbia seguita?”
Il ragazzo, che la superava di almeno una decina di centimetri, si spostò di lato per farla passare tenendo la porta aperta, gettando un’occhiata dubbiosa all’esterno della struttura mentre la compagna, dopo averlo superato, gli gettava un’occhiata esasperata portandosi le mani al colletto della giacca per slacciarla:
“Ebbene, Antoine, sono certa di poter affermare che ci sia una colonia di studenti nascosta dietro quei cespugli che in questo momento ci sta spiando, del resto tutti i nostri compagni muoiono dalla voglia di andare a delle riunioni a quest’ora vergognosa quando domani, beh, c’è lezione.”
“Io non la prenderei così alla leggera, o almeno non davanti agli altri. Sbrigati, aspettavamo solo te… E non chiamarmi Antoine quando siamo qui, lo sai!”
Dopo averle indirizzato un’occhiata di rimprovero Antoine la superò, dirigendosi a grandi passi verso il resto dei presenti mentre la strega, dopo aver alzato gli occhi al cielo e aver appeso la giacca ad uno dei vecchi ganci di ottone che si susseguivano in una lunga fila sulla parete adiacente all’ingresso, lo seguiva svogliatamente verso il fondo del giardino d’inverno, di norma occupato da tavoli di legno e sedie che tuttavia quella sera erano stati addossati contro le pareti, lasciando il posto ad un unico tavolo circolare collocato al centro della sala.
“È arrivata.”
C’erano otto persone radunate in piedi e ad aspettarla attorno al tavolo, e anche se sentì la pressione dei loro sguardi su di sé la ragazza non guardò in viso nessuno dei presenti, posizionandosi nello spazio rimasto vuoto tra due di loro e fissando insistentemente la penna d’oca e il minuscolo frammento di pergamena che aveva davanti come tutti i suoi compagni.
“Scusate il ritardo.”
Il suo tono non era di scuse affatto, ma nessuno disse nulla mentre anche Antoine raggiungeva il suo posto vicino ad un ragazzo biondo che stava esattamente di fronte lei. Anche senza ricambiare il suo sguardo la ragazza seppe che Abel la stava guardando con malcelata disapprovazione, ma continuò imperterrita a fissare il frammento di pergamena che aveva davanti prima che il ragazzo, parlando in un francese che tradiva il suo accento tedesco, invitasse i presenti a scrivere il proprio nome con le penne che avevano davanti.
Come tutti gli altri anche lei obbedì – dicendosi che prima quella pagliacciata sarebbe finita, prima se ne sarebbe potuta andare a dormire –, chinandosi leggermente sul tavolo per impugnare la penna e scrivere il proprio nome. Per qualche istante gli unici rumori all’interno del giardino d’inverno illuminato da alcune candele che fluttuavano sopra al tavolo furono il fruscio delle punte delle penne sulla pergamena, ma quando tutti ebbero finito di tracciare i propri nomi con linee di inchiostro blu e ripiegato i foglietti su loro stessi Abel si chinò su qualcosa che aveva lasciato sul pavimento accanto a sé, sollevando una coppa di vetro che posizionò al centro del tavolo. Tutti stettero a guardare in silenzio il ragazzo estrarre la bacchetta e picchiettarne per tre volte la punta sul bordo della coppa, lanciando sull’oggetto un incantesimo non verbale che produsse delle lingue di fiamme celesti che presto lambirono la parte superiore della coppa.
Uno ad uno tutti e dieci si sporsero sul tavolo per gettare tra le fiamme azzurrine il biglietto con il proprio nome, osservando in silenzio la coppa ardere i frammenti di pergamena attendendo che l’oggetto facesse le sue scelte; l’ultima arrivata iniziò presto a tormentarsi le mani che teneva allacciate davanti a sé, poggiate sul tessuto scamosciato della gonna, fissando le fiamme con i grandi occhi chiari pregando che la coppa non scegliesse lei, ma quando le fiamme diventarono bianche una lingua di fuoco si sollevò fino a staccarsi dalle altre, andando a scomporsi e a formare, per un istante, l’immagine di una libellula che si librò brevemente in aria prima di dissolversi.
Tutti guardarono in silenzio il punto in cui la libellula era sparita e poi chinarono in silenzio gli sguardi sulla ritardataria, che strinse le labbra in una smorfia contrariata mentre sentiva il proprio stomaco contorcersi, preda di una morsa: la ragazza dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non imprecare e per la prima volta il suo sguardo indugiò sul resto dei presenti, tutti impegnati ad osservarla, chiedendosi se la coppa non avesse in qualche modo percepito il suo ritardo e la sua disapprovazione nei confronti di tutto ciò che in quella stanza la circondava e che rappresentava, finendo col punirla.
Abel, che di certo aveva immaginato quanto la compagna avesse sperato di non essere scelta, distese le labbra in un sorrisetto divertito che le fece venire voglia di schiaffeggiarlo e andarsene da lì, guardandola con un che di compiaciuto negli occhi chiari che riuscì solo ad incrementare il risentimento della strega:
Libellule. A quanto pare sei una dei fortunati eletti, quest’anno.”
Abel non si sforzò nemmeno di celare l’ironia con cui le si rivolse ma per una volta la diretta interessata non diede peso alle sue parole e non gli diede nemmeno la soddisfazione di mostrare alcun segno di amarezza. In fondo dopotutto era solo colpa sua, si disse lei con amarezza: avrebbe dovuto simulare un’influenza, assentarsi dalla serata. Era tutta colpa del suo dannato ed onnipresente senso del dovere e della sua totale incapacità di mentire, se era stata scelta.
E tirarsi indietro, disgraziatamente, non rientrava tra le sue possibilità.



 
1° novembre
5.45
 


Gisèle Delacroix aveva fatto ritorno nella camera da letto che condivideva con cinque tra le altre ragazze del VII anno appartenenti alla sua stessa Casa da sole quattro ore quando la sveglia impostata sul suo telefono iniziò a suonare e le note del passo a quattro del Lago dei Cigni avvolsero la stanza ancora buia con un volume sufficiente alto per svegliare la diretta interessata, ma non abbastanza da destare dal sonno le sue compagne. Gisèle, oramai talmente abituata a quella sveglia da riuscire a sentirla all’istante anche quando era preda del sonno più profondo, come ogni mattina spalancò i grandi occhi chiari al suono delle primissime note di Čajkovskij, afferrando il telefono con un gesto rapidissimo per spegnere la sveglia. Come ogni mattina la giovane strega sollevò lentamente il busto per mettersi a sedere sul materasso, prendendosi qualche breve istante per far vagare lo sguardo sul resto della stanza e assicurarsi di non aver svegliato nessuna delle sue compagne. Vaclav, il suo gatto bianco, sonnecchiava pacifico ai piedi del suo letto – il felino aveva l’abitudine di ignorare la sua cuccia e acciambellarsi lì, costringendo la padrona a dormire con le lunghe gambe raccolte in posizione fetale – e sembrava che lo stesso valesse anche per le altre ragazze: le tende dei baldacchini erano tutte tirate, a parte quelle del suo letto, ma Gisèle non scorse il benchè minimo movimento da dietro nessuno dei tendaggi. Assicuratasi che la sveglia non avesse destato dal sonno nessuno a parte lei Gisèle si scostò rapida il copriletto bianco e celeste di dosso per alzarsi in piedi, afferrando gli abiti che la sera prima aveva lasciato sulla cassapanca di velluto addossata ai piedi del letto a baldacchino da una piazza e mezza per dirigersi in bagno, silenziosa come un’ombra.
Ne uscì pochi minuti dopo con i ricci legati in una coda di cavallo, il viso lavato e un completo da corsa termico blu notte addosso, prendendo un paio di scarpe bianche e il borsone nero che ogni sera lasciava sul pavimento accanto al proprio letto prima di uscire dalla stanza, infilandosi le scarpe solo quando si fu chiusa lentamente e senza far rumore la porta bianca alle spalle. Puntuale come un orologio svizzero, a differenza di poche ore prima, Gisèle attraversò rapida il lunghissimo corridoio del dormitorio femminile con la borsa issata sulla spalla destra, scese una scala a chiocciola di pietra e alle 6 in punto si affacciò sulla Salle Commune.
L’enorme salotto quadrato, dotato di divani, poltrone, un enorme camino di marmo, librerie e tavoli per studiare, era deserto e silenzioso quanto la stanza che si era appena lasciata alle spalle, fatta eccezione per un lieve fascio di luce bluastra che attirò immediatamente l’attenzione della strega: su una poltrona blu notte rivolta proprio verso la soglia del Dormitorio femminile sedeva un ragazzo con addosso una felpa e dei pantaloni neri, il viso magro e cosparso da una generosa spruzzata di lentiggini illuminato dallo schermo del telefono che teneva in mano. Quando Antoine percepì la sua presenza e sollevò lo sguardo su di lei subito le labbra gli si allargarono per dare vita ad uno dei suoi magnifici e calorosi sorrisi, ma per una volta nemmeno quella vista riuscì a migliorare l’umore di Gisèle, che si trascinò cupa verso l’amico allacciandosi la fascia da braccio nera per infilarci il proprio telefono mentre il belga si alzava in piedi, torreggiando su di lei grazie al suo metro e novanta di altezza.
“Ciao. Dormito bene?”
“Oh, una favola.”
Gisèle bofonchiò torva mentre si fermava davanti al compagno di Casa, che le rivolse un sorriso comprensivo mentre le sfilava la cinghia della borsa dalla spalla per prenderla lui stesso. Gisèle non obbiettò: ci aveva provato ogni mattina per circa sei mesi consecutivi, l’anno prima, a convincerlo che poteva portarsela da sola. Alla fine si era arresa.
“Forse il freddo ti schiarirà le idee.”
Gisèle aveva seri dubbi a riguardo, anzi, quella mattina si era svegliata con l’impulso di nascondere la testa sotto il piumino e di restare nascosta a letto fino alla fine della settimana – come era possibile che fosse solo martedì?! –, ma Antoine quel giorno sarebbe stato probabilmente una delle poche persone con cui avrebbe sinceramente avuto voglia di parlare e andare a correre insieme di mattina presto, quando quasi tutti ancora dormivano, rappresentava sempre una delle loro migliori occasioni di fare conversazione in santa pace, senza distrazioni o interruzioni. La francese seguì dunque silenziosa l’amico prima fuori dalla loro Salle Commune e poi all’interno dell’apertura a varco di un passaggio segreto che Antoine aprì picchiettando secondo un ordine preciso i cappelli a punta dei maghi rappresentati in un quadro appeso vicino alla porta celeste della Salle Commune di Ombrelune. Quelli ormai nemmeno si lamentavano più per il brusco risveglio quotidiano ad opera dei due studenti, tanto ci si erano dovuti abituare.
Gisèle era avvezza a dormire poco, ma per colpa della riunione della Brigade quella notte aveva dormito ancor meno del solito, e rischiò di incespicare più volte sui gradini della lunga e claustrofobica scala a chiocciola di pietra che dovette scendere dietro ad Antoine: quel giorno la sua coordinazione sembrava insolitamente penosa e la strega non tardò ad addossarne la colpa alla riunione di poche ore prima, lo avrebbe fatto per tutte le cose sgradevoli che sarebbero avvenute fino al momento in cui avrebbe poggiato nuovamente la testa sul suo cuscino. Fortunatamente i due studenti giunsero alla base della scala senza che la francese si guadagnasse un infortunio, e Antoine lasciò la borsa dell’amica sul gelido pavimento di pietra prima di spingere uno dei mattoni del muro che avevano davanti, aprendo un secondo varco che permise loro di ritrovarsi all’esterno del castello e di calpestare l’erba madida di rugiada degli immensi prati della tenuta.
Novembre era arrivato e il clima attorno ai Pirenei sembrava volerlo far notare agli abitanti della zona, perché Gisèle si ritrovò subito a rabbrividire per il freddo, cosa che quando lei e Antoine iniziarono a correre la spinse ad accelerare più del solito per cercare di scaldarsi. Lei e l’amico stavano correndo con un’andatura costante e sostenuta da più di dieci minuti – la strega sospettava che lui stesse procedendo al di sotto delle sue possibilità solo per adeguarsi alla sua falcata – e Gisèle aveva finalmente smesso di tremare, formando nuvolette di vapore ad ogni respiro, quando la voce di Antoine spezzò il silenzio che si era andato a creare tra loro fin da quando avevano iniziato a correre:
“Devi guardare il lato positivo.”
“E quale sarebbe? Almeno fossi stato scelto anche tu… Per lo meno il fato mi ha risparmiato Abel.”
Lei e Antoine si diressero verso le sponde del Lago d’, e osservando la distesa di acqua dolce scura e gelida che si estendeva davanti a loro sotto al cielo notturno Gisèle si ritrovò a constatare come si sarebbe gettata in acqua per la disperazione se avesse dovuto assolvere il suo ingrato compito in compagnia di uno dei soggetti che meno tollerava tra gli altri membri della brigade. Anche se, certo, persino Abel, il suo sguardo di ghiaccio e il suo accento tedesco sarebbero stati comunque meglio della persona che Antoine nominò subito dopo, chinando lo sguardo su di lei per rivolgerle un sorriso divertito:
“Beh, Guillaume non è stato scelto.”
Gisèle era stata talmente impegnata a maledire la coppa e la propria malasorte da nemmeno aver preso lontanamente in considerazione quel punto di vista. Eppure Antoine aveva ragione, si ritrovò a riflettere la strega mentre lei e l’amico iniziavano a costeggiare le sponde sabbiose del lago: per qualche motivo lei era stata scelta, al contrario di suo cugino.
“Sembra che quella dannata coppa sia l’unica ad avermi riconosciuto delle qualità a discapito di quel troll di montagna di mio cugino. Anche se penso che abbia semplicemente fiutato il mio disappunto.”
“Una coppa può fiutare la paura, dici?”
Antoine rise e Gisèle annuì, seria, mentre le sue scarpe bianche affondavano nella sabbia umida e i ricci castani le solleticavano il collo scoperto ad ogni falcata.
“Certo, è come quando speri di non essere interrogato, e lo speri talmente tanto che alla fine pescano il tuo, di nome.”
“Beh, Guillaume non è stato scelto, tu sì. Gli brucerà fino alla morte.”
“Lo spero proprio, perché anche al suo funerale ci terrò a ricordarlo. O tu dovrai farlo al mio, intesi?”
 

Erano le 6.30 e il sole non era ancora sorto quando Antoine e Gisèle si fermarono davanti al passaggio segreto dopo mezz’ora di corsa senza interruzioni, e quando Antoine ebbe riaperto il vano nel muro di pietra Gisèle poté recuperare la sua borsa per tirarne fuori la sua borraccia bianca e trangugiare finalmente una generosissima sorsata d’acqua. Come ogni mattina i due a quel punto si divisero: dopo aver salutato l’amica Antoine iniziò a risalire la scala a chiocciola che lo avrebbe riportato al secondo piano e alla loro Salle Commune mentre Gisèle, caricatasi la borsa nera di tela in spalla, attraversò uno stretto corridoio buio facendosi luce con la torcia del telefono fino a fermarsi di fronte ad un’apertura quadrata nella parete. Gisèle sedette sul bordo della rientranza per sfilarsi le scarpe da ginnastica che la sabbia aveva irrimediabilmente sporcato, dopodiché picchiettò il retro della spessa cornice dorata appesa davanti all’altro sbocco dell’apertura per tre volte con la punta della bacchetta, scivolando fuori dal vano quando la cornice si spostò di lato.
Esattamente come poche ore prima – e come ogni mattina – Gisèle si ritrovò nell’immenso atrio del castello, deserto e silenzioso in modo quasi surreale, ma non perse tempo a guardarsi attorno e sgattaiolò invece rapida verso l’altissima apertura ad arco nella parete immediatamente alla sua sinistra tenendo le scarpe in mano, decisa a non lasciare alcuna traccia del suo passaggio. Ritrovatasi in un corridoio dal pavimento di marmo e le pareti bianche disseminate da dipinti Gisèle proseguì senza indugi imboccandolo nella direzione di destra, fino a fermarsi di fronte ad una porta bianca a doppia anta talmente larga da occupare quasi completamente la parete con cui il corridoio terminava. Quando l’aprì senza far rumore Gisèle poté finalmente addentrarsi nell’enorme palestra dalle pareti specchiate dove ogni settimana avevano luogo le sue lezioni di Duello e gli allenamenti di scherma, costeggiando a piedi scalzi una breve porzione di parete prima di fermarsi davanti ad uno degli specchi alti fino al soffitto, appoggiare le sue cose sul pavimento e controllare un’ultima volta l’ora sul telefono prima di sedersi per terra e tirare fuori le mezze-punte di raso rosa dalla borsa.
Mentre allungava i muscoli di piedi, gambe e braccia tramite il riscaldamento Gisèle ripensò a quando Antoine le aveva chiesto, mentre correvano, se avesse qualche idea riguardo ai ragazzi nuovi. A dire la verità Gisèle era piuttosto sicura di aver presente in maniera definita un numero decisamente ristretto di studenti del VI anno, e quasi nessuno le sembrava idoneo per superare lo scrupoloso esame dei suoi “colleghi”, o almeno non stando alle esigue informazioni sul loro conto che possedeva. Gisèle divaricò le gambe per creare senza sforzo una spaccata frontale, i piedi a martello rivolti verso l’alto mentre i suoi grandi occhi chiari scrutavano critici il riflesso dei suoi movimenti alla ricerca di ipotetiche sbavature.
Mentre si arrovellava su come uscire da quella situazione gravosa e portare a termine il suo compito in maniera rapida e indolore, senza che nessuno potesse avere nulla da obbiettare – l’ultima cosa che voleva erano più rotture del necessario –, Gisèle fletté il busto in avanti, la schiena dritta e i gomiti piantati sul pavimento. Gli occhi puntati pensosi sulla trave di parquet sotto di lei, Gisèle restò in posizione mentre alcuni ricci le scivolavano davanti alla testa fino a spargersi sul pavimento, ma invece di curarsene la strega cercò di ricordare quale dei suoi compagni avesse in custodia l’archivio degli ex membri della Brigade. Consultando il volume avrebbe potuto capire facilmente se ci fosse qualche studente di un anno più giovane di lei con qualche legame di parentela degno di nota, ma quando rammentò chi, a inizio anno scolastico, si fosse assunto l’incarico di quell’onere desiderò di sprofondare nel pavimento: Gisèle lasciò cadere per la disperazione la fronte contro il pavimento freddo e i ricci scuri le crollarono inesorabilmente davanti alla testa, spargendosi attorno alla sua testa sul pavimento come un’aureola mentre la ragazza gemeva sommessamente e la fastidiosissima faccia da schiaffi del suo tanto detestato cugino prendeva forma nella sua mente.
Perché?!”
 
 
Erano le 7.45 in punto quando Gisèle, dopo essersi allenata per un’ora e aver fatto ritorno nel suo Dormitorio per lavarsi e indossare la divisa di seta azzurra della scuola, varcò la soglia della porta a doppia anta spalancata della sala da pranzo per fare finalmente colazione. La strega indugiò sulla soglia facendo vagare i grandi occhi chiari, quel giorno grigissimi a causa del cielo nuvoloso, sui tavoli circolari apparecchiati per la colazione sparsi in ogni angolo della sala per cercare Antoine, incamminandosi con falcate lunghe e decise in direzione di un tavolo ancora semi vuoto quando scorse l’amico, che come lei era sempre tra i primi a presentarsi per la colazione, seduto e impegnato a versarsi del caffè da un enorme bricco di ceramica bianca. Quando la vide avvicinarsi, anticipata dal suono prodotto dai tacchi bassi delle scarpe azzurre della divisa che si levava dal pavimento di marmo, Antoine sorrise e accennò alla sedia vuota alla sua destra, invitandola a sedersi.
“Ciao. Com’è andato l’allenamento?”
Gisèle non rispose, ma in compenso dopo aver scostato l’elegante sedia bianca ed essersi seduta nella sua consueta maniera particolarmente composta, con la schiena e la testa drittissime, capovolse la tazza davanti al suo posto e prese il bricco di caffè per versarsene un po’ a sua volta sussurrando qualcosa talmente a voce bassa che per un istante Antoine credette di aver sentito male:
“Devo introdurmi in camera tua e rubare il registro a Guillaume.”
Antoine stava per bere un sorso di caffè, ma bloccò la mano a mezz’aria quando udì le parole dell’amica, chinando lo sguardo su di lei e inarcando un sopracciglio mentre la guardava sconcertato: doveva per forza aver frainteso. Anche se, trattandosi di quei precisi soggetti, poteva anche non essere così.
“Come scusa? Non puoi… chiederglielo e basta?”
Gisèle aggiunse latte e zucchero di canna al caffè, mescolando con gesti rapidi la miscela bollente con un sottile ed elegante cucchiaino dorato prima di picchiettare la posata sul bordo della tazza e riporla sopra al tovagliolo bianco, ricambiando sostenuta lo sguardo di Antoine solo quando ebbe sollevato a sua volta la tazza per portarsela verso le labbra, parlando con un’aria solenne che non ammetteva repliche:
“Antoine, getterò le punte e mi darò all’Hip Hop prima di chiedere un favore a quell’essere. Perciò tu mi farai da palo.”
Antoine aprì la bocca per tentare di replicare, ma quando vide Gisèle sorseggiare il suo caffè capì che la discussione era ormai chiusa. Il ragazzo sospirò, sconsolato, prima di prendere un croissant al pistacchio da uno dei due vassoi che facevano capolino in mezzo al tavolo per consolarsi: l’anno era iniziato da appena un mese e mezzo, e già si ritrovava invischiato nella Guerra dei Delacroix.
 








(1): "La tristezza durerà per sempre", che stando agli scritti di suo fratello pare siano state tra le ultime parole pronunciate da Vincent Van Gogh






……………………………………………………………………………………
Angolo Autrice:


Non avrei mai pensato che sarei tornata a scrivere una storia scolastica ma, quasi cinque anni dopo, rieccomi qui.
Questa volta non ci troviamo in Scozia e nemmeno in Scandinavia come l’ultima volta, bensì al confine tra Spagna e Francia, all’Académie de Magie de Beauxbatons: la storia avrà interamente luogo all’interno della scuola francese e nello specifico verterà su di un gruppo di studenti appartenente ad una sorta di società segreta.
La storia prende vagamente ispirazione dal romanzo “The secret history” di Donna Tartt e, come si può intuire facilmente, dalla società segreta fittizia “La brigata della vita e della morte” che fa la propria apparizione nella serie Gilmore Girls.


Regole


  • Le iscrizioni sono aperte fino al 16 febbraio, potete mandarmi la scheda via MP entro le 19, ma se qualcuno ne avesse bisogno naturalmente può chiedermi qualche giorno in più (con un minimo di preavviso, se possibile).
  • II. I vostri OC devono necessariamente essere del VI o del VII anno.
  • III. Potete partecipare con due OC, che se volete possono essere parenti (accetto gemelli, una coppia al massimo), amici o altro, accetto OC dello stesso sesso e dello stesso anno (solo nel caso del VI anno, non potete mandarne due del VII), ma potrei eventualmente chiedervi qualche modifica sull’età laddove ne avessi bisogno.
  • Non accetterò Animagus (al massimo, se volete, il vostro OC potrebbe star studiando per diventarlo), Licantropi o personaggi con ascendenze Veela, ma potrei accettare un Metamorphmagus al massimo.
  • Quando vi iscrivete vi chiederei di specificare il numero degli OC, l’anno di studio, la Casa e se avete intenzione di dargli un ruolo nel Quidditch o come Chef de Vie.
  • Non accetto personaggi affetti da disturbi mentali gravi.
  • Accetto al massimo uno studente nuovo che dovrebbe trasferirsi da un’altra scuola all’inizio della storia (il Prologo è ambientato durante la notte di Halloween, ma con i primi capitoli andrò a ritroso per ricoprire l’inizio vero e proprio dell’anno scolastico) che però dovrebbe necessariamente essere del VI anno. In generale accetto, naturalmente, personaggi che hanno studiato per qualche anno in una scuola diversa da Beauxbatons e che si sono qui trasferiti in seguito (es. tre anni passati ad Hogwarts, dal IV in poi ha studiato a Beauxbatons).
  • Prenderò al massimo 14 OC: 10 del VI anno e 4 del VII, i restanti membri del VII anno fungeranno da personaggi secondari.
  • Vale come sempre la regola dei due e dei tre capitoli: se non commentate due capitoli di fila nel terzo i vostri personaggi non appariranno, o al massimo verranno solo nominati di sfuggita; se qualcuno non dovesse farsi vivo nemmeno dopo la pubblicazione del terzo capitoli nel quarto l’OC/gli OC verranno eliminati. Mi rendo conto di essere obbiettivamente abbastanza celere a pubblicare, ma è anche vero che non solo scrivo su questo fandom da davvero tanti anni, quindi se decidete di iscrivervi ad una mia storia dovreste esserne consapevoli in partenza, ma su IG do anche molto spesso aggiornamenti riguardo a quando i capitoli dovrebbero arrivare, quindi penso che organizzarsi non sia impossibile. Se poi doveste rendervi conto che per un dato quantitativo di tempo avreste molte difficoltà a commentare basta che me lo diciate e i vostri personaggi appariranno normalmente, per me non ci sono problemi, basta avvisare. E per essere definitivamente del tutto chiara, con questo intendo che dovete esplicitamente scrivermi “per un mese/fino a giorno X non commenterò”, che è diverso da “scusa per il ritardo/arriverò”. Specifico anche che con “commentare” non intendo che dovete necessariamente recensire un capitolo qui su Efp, se mi commentate un capitolo in privato va bene ugualmente, ma, sempre per essere chiara, con questo non voglio dire che se mi scrivete solo “Il capitolo mi è piaciuto” dopo ogni aggiornamento siete autorizzate ad avere i vostri personaggi in ogni capitolo della storia senza mai recensire, anche commentando in privato dovreste darmi un feedback un tantino più elaborato di così, scrivo capitoli davvero molto lunghi e penso che qualcosa in più da dire lo si possa trovare.

E ora, qualche informazione sulla scuola:

Beauxbatons

  • Beauxbatons è un magnifico castello che si trova vicino al confine con la Spagna, in un’immensa tenuta circondata dai Pirenei e lontana dagli occhi indiscreti dei Babbani che comprende una serra gigantesca, scuderie, un serraglio popolato da disparate creature magiche, un campo da Quidditch e una sponda del Lago d’Oô.
  • Stando alle esigue informazioni canoniche a disposizione gli studenti di Beauxbatons devono provenire da Francia, Belgio, Lussemburgo, Olanda, Spagna, Italia e Portogallo. Io personalmente aggiungo alle possibilità anche Svizzera, Grecia, Malta e Cipro.
  • La lingua ufficiale parlata a Beauxbatons è il francese, ergo qualsiasi sia la nazionalità del vostro OC deve parlarlo e scriverlo alla perfezione.
  • L’organizzazione è pressappoco la stessa di Hogwarts, ci saranno i punti, la Coppa delle Case e il campionato di Quidditch.
  • Siamo nel 2022, è tempo di aggiornarsi, pertanto a Beauxbatons la tecnologia funzionerà.
  • Anche a Beauxbatons ci sono i Prefetti, un ragazzo ed una ragazza per Casa, chiamati Chef de Vie, scelti al VI anno e non al V come invece avveniva ad Hogwarts.
  • Gli studenti nel weekend non indossano la divisa.
  • Come ad Hogwarts la scuola prevede delle gite periodiche.
  • Le Case sono 3: Papillonlisse, Bellefeuille e Ombrelune. Per essere smistati, bisogna tirare una freccia d'argento attraverso la stanza, la freccia esploderà in scintille del colore della casa di appartenenza.

Case


BELLEFEUILLE: è famosa per il coraggio, la sensibilità, la lealtà e l'amore per la natura. Il colore della casa è il verde e sullo stemma sono impresse cinque foglie. Gli studenti che sono membri di questa Casa sono spesso amanti della natura, coraggiosi e leali verso tutto ciò che gli è caro. Sono attenti e sensibili ai bisogni delle persone che li circondano, lavoratori duri ed efficienti, sono attenti e gentili con gli animali e le altre persone. Spesso hanno una grande intelligenza emotiva, sono empatici e sanno come comportarsi nella maggior parte delle situazioni. Gli studenti di Bellefeuille hanno spesso un grande senso pratico, sono molto creativi di solito trovano le attività fisiche più piacevoli di quelle che richiedono il pensiero logico e sono spesso abili nel lavorare con le mani, creando oggetti di ogni genere e dedicandosi a passioni come l'artigianato.
OMBRELUNE: è famosa per l'astuzia, la logica, l'ambizione e la curiosità. Il colore della casa è il blu notte ed è simboleggiata da una luna sullo sfondo di un cielo stellato. I membri di questa casa sono molto spesso quelli che descrivono il concetto di "il fine giustifica i mezzi", in quanto talvolta possono essere manipolativi e astuti. Sono studenti spesso molto abili, votati a prendere decisioni logiche e ponderate e al perfezionismo. Ombrelune è spesso ritenuta la Casa più ambiziosa di Beauxbatons, i suoi studenti sono molto intelligenti, logici e strutturati, razionali, curiosi e interessati al mondo e al suo funzionamento.
PAPILLONLISSE: è nota per caratteristiche come gentilezza, abilità artistica, maturità e idealismo. Il colore della casa è il viola ed è simboleggiata da una farfalla che si posa su una foglia. Gli studenti che sono assegnati a questa Casa sono molto spesso naturalmente dotati nelle arti e alcuni di loro hanno la tendenza ad avere personalità in subbuglio, stimolanti e imprevedibili. Sono apprezzati per la loro raffinatezza e la loro sorprendente maturità a tutte le età, premiano la bellezza della mente e la bellezza dell'apparenza al di sopra di molte altre caratteristiche e sono sempre impegnati a migliorare le qualità estetiche della vita. Gli studenti di Papillonlisse sono spesso sognatori a occhi aperti, romantici senza speranza, quelli che vogliono cambiare il mondo con il loro idealismo e amore immortale. Valorizzano l'approccio umanista attraverso il mondo, non imparano a "raccogliere conoscenze", ma a diventare una persona migliore. Sono spesso introversi, focalizzati sul loro stato interno, e molto emotivi, accesi da forti sentimenti e una forte dedizione nel loro lavoro, essendo perfezionisti senza speranza in ciò che amano e a cui si dedicano.


Materie

  • Le materie insegnate a Beauxbatons per gli studenti del VI-VII anno sono a scelta, quindi nella scheda vi chiederò di indicarmi quali frequenteranno i vostri personaggi. Devono essere almeno 8 su 16 e a parte questo paletto potete scegliere con la massima libertà, solo mi sento di consigliare che buona parte degli OC frequentino Culture des Moldus.

Tabella


Attività extracurriculari


Ogni studente deve necessariamente svolgere almeno un’attività extrascolastica tra le seguenti:
  • Tiro con l’arco
  • Scherma (Fioretto)
  • Quidditch
  • Giornale della scuola
  • Club di scacchi
  • Orchestra (*le lezioni di musica sono frequentate solo da chi ne fa parte)
  • Cura delle Creature magiche (un gruppo di studenti che a turno si occupa delle Creature che vivono nel serraglio della scuola)

La brigade de la vie et de la mort


È la celebre società segreta di Beauxbatons, composta da 10 studenti che vengono scelti una volta approdati VI anno dai 10 studenti del VII già membri della società. È un gruppo dichiaratamente anarchico, dunque privo di un vero e proprio leader e di una qualsiasi gerarchia. L’iniziazione dei nuovi studenti viene nelle specifico gestita da solo una piccola parte dei membri “anziani”: cinque vengono estratti a sorte e a loro spetta il compito di testare gli studenti più giovani prima di iniziarli a tutti gli effetti all’interno del gruppo. Spesso gli ex studenti di Beauxbatons che sono stati membri della società entrano a far parte della “Power Elite”, cioè quel piccolo numero di individui di spicco che godono di un’elevata influenza sulla comunità, e sono quasi sempre destinati a ricoprire ruoli di spicco all’interno della società magica francese e non solo. Naturalmente il nepotismo fa da padrone nel mondo ristretto delle società segrete, pertanto molto spesso i membri vengono scelti per via della loro parentela con altri membri. I membri della brigade de la vie et de la mort non si propongono, vengono scelti, e quando si viene notati rifiutarsi non è consentito, salvo attirarsi lo sconsigliabilissimo astio da parte di tutti i componenti del gruppo. Agli iniziati una volta ammessi viene attribuito un nuovo nome con cui saranno conosciuti e chiamati dai compagni attuali e delle annate successive; il gruppo organizza spesso feste e uscite dai confini di Beuaxbatons per le quali la scuola ormai è costretta a chiudere un occhio essendo una pratica consolidata da decenni, e si riunisce due sere alla settimana, quando spesso si dibatte per novanta minuti di argomenti estratti a sorte. Tutte le attività sono finanziate dagli ex membri – spesso parenti di quelli attuali – e “coordinate” da un insegnante.
Il loro motto è “In omnia paratus” (“pronti a tutto”).
Non ci sono rigidi canoni scritti per i quali si può entrare nel gruppo, ma in linea di massima gli studenti che ne fanno parte possono essere parenti di ex membri, appartenenti a famiglie per qualche motivo molto ricche o importanti, oppure possono essere notati per una qualche spiccata caratteristica che li contraddistingue come un grande talento, una media altissima o una rinomata intelligenza. La brigade de la vie e de la mort quando non si dà alla goliardia apprezza particolarmente il discutere di tematiche culturali, specie in merito a storia, arte, filosofia e letteratura in particolare, molti pensano che siano per lo più un gruppo di secchioncelli intellettuali snob e questa considerazione potrebbe non essere troppo distante dalla realtà. Insomma, il succo è che ogni membro dovrebbe apportare qualcosa al gruppo per migliorarne l’immagine e il prestigio. Un ex membro illustre una volta sembra aver dichiarato che:
“Se la società ha avuto una buona annata, il suo gruppo «ideale» consisterà in: un redattore del giornale; un veemente radicale; un capitano della squadra di Quidditch; un romantico incompreso, un ubriacone con una media penosa; uno straniero; un donnaiolo; un esteta; un accanito lettore di poeti inglesi che giacciono in bare ammuffite e logorate dalle termiti, un tizio di cui nessuno ha mai sentito parlare prima d'allora e il più abile duellante della scuola.”

Scheda


Nome:
Anno di studio:
Nome come membro della società: (il nome viene scelto dai membri anziani, dovrebbe rappresentare una qualche caratteristica di qualsiasi tipo, fisica o caratteriale, dello studente. Possibilmente in francese)
Casa:
Eventuale ruolo e attività extrascolastica di cui fa parte:
Compleanno:
Nazionalità:
Stato di sangue:
Prestavolto:
Aspetto:
Segni particolari e abbigliamento che predilige:*
Personalità:
Background e famiglia:
Hobby/Talenti/cose che gradisce:
Fobie/Debolezze/cose che detesta:
Materie che studia, in quali va bene, in quali no:
Come vive il suo far parte della società segreta e per quale motivo ne fa parte? (solo per gli OC del VII anno)
Come prenderà l’onere di dover scegliere i nuovi membri? Si divertirà a tormentarli o sarà indulgente? (solo per gli OC del VII anno)
Per qualche motivo dovrebbe essere notato? Sarebbe entusiasta di poter far parte della brigade de la vie et de la mort oppure no? (solo per gli OC del VI anno)
Orientamento sessuale:
Segreto/i:*
Molliccio:
Patronus:
Amortentia:
Bacchetta:
Situazione sentimentale e persone che potrebbero piacergli (è importante che descriviate il passato sentimentale/sessuale del personaggio, se ce l’ha, capirete poi perchè)
Con quali persone potrebbe andare d’accordo e con quali no:
Animale:* (gatti, gufi o piccoli roditori)
Altro:*


Note in merito alla scheda:
I punti contrassegnati da (*) sono facoltativi. I segreti non sono obbligatori ma in caso decidiate di scrivere qualcosa non esagerate, parte dell’ispirazione mi è stata data da “The secret history” ma in questa storia vorrei evitare di scrivere di omicidi e il tono sarà infinitamente più leggero rispetto a quello del capolavoro della Tartt.
Ne approfitto però per rimarcare l’importanza che l’intellettualismo ricoprirà all’interno della storia: molti membri e molte intere annate della società sono spesso effettivamente caratterizzati da uno spiccato snobismo e dalla convinzione di essere migliori degli altri studenti proprio per il loro grande interesse per le discipline umanistiche. L’idea da cui la brigade de la vie et de la mort muove è un po’ quella dei celebri salotti letterari del passato, ergo è raro che qualcuno che viene scelto sia, passatemi il termine, una capra, a meno che la scelta non sia giustificata dalla parentela del soggetto in questione con ex membri o in generale con una famiglia molto importante, o da uno spiccato talento in qualche ambito che esula da quelli più intellettuali ma che può comunque apportare una qualche forma di prestigio al gruppo, come ad esempio il Quidditch o un altro qualsiasi sport.


Infine, vi presento la mia bambina:


Gisèle Delacroix
VII anno, francese, Ombrelune, Purosangue, membro del Club di Scherma, Eterosessuale
Libellule

Gisele Gisele-2

Gisèle è stata soprannominata Libellule a causa del suo modo di muoversi, della leggiadria e della grazia che la contraddistinguono: a vederla sembra che quasi scivoli sul pavimento come se indossasse dei pattini invece di camminare, frutto di anni e anni passati a ballare sulle punte. Gisèle è silenziosa, ci si potrebbe persino non accorgere della sua presenza, profondamente introversa e molto riservata, ma affatto timida, il suo silenzio cela un animo tenace e una forte determinazione, solo spesso preferisce tenersi in disparte, farsi gli affari propri ed essere semplicemente lasciata in pace. Gisèle è “figlia d’arte” di due ex membri della brigade de la vie et de la mort, pertanto essere scelta per lei è stato inevitabile, ma non è particolarmente entusiasta e reputa spesso il gruppo una perdita di tempo che le impedisce di dedicarsi liberamente allo studio e ai suoi interessi, la danza in primis. Verso ciò che l’appassiona Gisèle non è infatti affatto indolente, anzi, ci riversa il massimo della dedizione, della caparbietà e del perfezionismo che la contraddistinguono.



Grazie in anticipo a chi vorrà iscriversi🤍
A presto!
Signorina Granger
   
 
Leggi le 16 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Signorina Granger