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Autore: Onda nel silenzio    20/02/2023    2 recensioni
1. La conta dell'atrocità - Dieci, venti, trenta milioni, moltiplichiamo per tre, che ne dici, tesoro?
A volte, nei momenti più impensati, senti ancora la voce di Arlong nella tua testa e la spalla brucia come se te la stesse mordendo a sangue.

2. Abbastanza - Nami si ruba tutto, anche le risposte che non hai.
3. Alla deriva - "Quando Nojiko ha deciso di raccontarci il tuo passato, io e Rufy non siamo rimasti ad ascoltare. Perché, secondo te?"
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arlong, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Ti capita spesso, più di quanto ammetteresti a te stesso, di chiederti cosa si celi dietro quella luce che le incendia gli occhi. Se ci sia dell'altro oltre il semplice capriccio, se il pretendere del denaro non dovuto non sia un pretesto per prendersi le tue attenzioni.
Te lo chiedi spesso, e ogni volta ti rispondi che sei fuori strada, che quello che cerca significati inesistenti sei soltanto tu. È più facile che indagare.
Nami si ruba tutto, anche le risposte che non hai.



"Mi devi il triplo del denaro che ti ho prestato."
"Tsk."
Non dici nient'altro, non raccogli quella provocazione. Ti allontani e basta, forse perché ormai ci hai fatto talmente l'abitudine da non avere più voglia di sprecare fiato.
O forse perché, per una volta, vuoi cogliere Nami alla sprovvista, costringerla a cambiare le carte in tavola.
"Ti diverti a fingerti sordo?"
Non le rispondi, continui a darle le spalle, a ignorarla, la percezione dei suoi occhi puntati sulla tua schiena che invece di affievolirsi man mano che ti allontani si fa sempre più insistente e pungente.
"Fa' come vuoi" la sua voce ora è esageratamente carezzevole, piena di quella nota derisoria e impertinente che ti irrita tanto, "poi però non dire che non ti avevo avvisato."
Dispettosa, opportunista, indisponente.
Che ragazzina.



Quando è assorta e pensa che nessuno la noti, Nami è diversa. Sembra una bambina, sembra una donna – sembra innocente, senza tempo.
La osservi inseguire il volo di un gabbiano nel cielo, viaggiare insieme a lui verso orizzonti lontani, e vorresti catturare la scintilla che l'anima mentre delinea rotte e mappe a te ignote, far parte di quello stesso disegno a cui la immagini dare vita (vorresti essere tu il suo viaggio, tu la sua strada da percorrere).
È un pensiero occulto, a tratti selvaggio, un pensiero che neghi e rinneghi tutte le volte che t’assale, aspettando con urgenza una distrazione. Perché andare altrove con la mente non è mai abbastanza.
Perché, a volte, nei momenti più impensati, Nami smette di guardare il cielo e incrocia il tuo sguardo – indossa ancora il suo sorriso sereno quando accade, nella frazione di secondo che precede la fine del contatto ti chiedi se sia rivolto proprio a te o se si tratti soltanto di un residuo casuale, di un sorriso distratto che non ha nemmeno più ragione d’esserci – e ti senti inerme.
Ti manca il fiato, hai un vuoto pieno contorto che ti scava voragini nello stomaco e abissi irrequieti nella testa.
Distogli lo sguardo, cercando di tornare a galla, di orientarti.
Lei non ti insegue mai.



Dieci, nove, otto – i secondi scorrono lenti e quieti in sincronia col tuo respiro. La foresta tace, sembra porgerti un invito a restare, ma il tempo per meditare è scaduto. E la tua mente torna a popolarsi di immagini.
Immagini vivide, ostinate, che piantano radici resistenti quanto quelle di piante secolari.
Non sai se sia il tuo modo di guardare Nami a essere cambiato o se ti sia semplicemente accorto di sensazioni preesistenti, sensazioni prepotenti che non vogliono più saperne di tacere e di smettere di invaderti.
Nei due anni in cui siete stati divisi è cambiata e non è cambiata affatto. È più dolce, più compassionevole, ma tu sai che questi lati di lei esistevano già, che erano stati soltanto repressi dalle circostanze, dalla vita non voluta che aveva vissuto prima di incontrarvi. Tu sei sempre andato oltre la superficie, oltre quell’apparenza artefatta di cui invece lei si approfitta tanto per avere un tornaconto.
Ora che Nami è ancora più smaliziata e libera di viziarsi, i raggiri che macchina nei confronti del prossimo hanno smesso di ricordare una ragazzina dispettosa che gioca col fuoco. Sono ancora più efficaci e persuasivi, perché ha un aspetto più seducente e una maggiore consapevolezza di sé.
Eppure con te, che sembri l’unico in grado di non farsi incantare, ha smesso di giocare come al solito.
Non ti stuzzica quasi più.
L’ultima volta in cui ha preteso soldi da te nemmeno la ricordi.



Sette, sei, cinque – seduto su una scogliera a picco sul mare ascolti il sussurro delle onde sottostanti, lo sfarfallio dell'aria trafitta dal sole cocente, poi il battito del tuo cuore che ti riporta indietro.
Quando ricominci a essere cosciente di avere un corpo, capisci che il contatto trascendentale sta per finire, che nella frazione di secondo successiva non sarai più interconnesso alla terra.
Ti chiedi fin dove potresti spingerti con la meditazione.
Nami ha un’intelligenza che non riesci nemmeno a concepire. Può anticipare nuvole e onde, leggere il cielo e il mare, predire tempeste e tornadi. Ha una connessione innata con la natura che un po’ le invidi – tu che la puoi acquisire solo in parte per un tempo limitato – e che un po’ le ammiri – tu che non sai distinguere una stella dall’altra e che senza di lei andresti alla deriva.
Nami è complicata da decifrare, eppure altre volte è un libro aperto. La tieni d’occhio, la studi, la leggi.
La leggi, sì, perché, come lei sa prevedere i fulmini dell'atmosfera, tu anticipi quelli che la colpiscono all'interno con altrettanta accuratezza. Ne avverti i sussulti, le paure, la tristezza prima degli altri, quando qualcosa o qualcuno la incrina.
È sempre stato così. La cerchi e la sveli anche quando non vorresti, come spinto da un magnete.
E forse, stai iniziando a capirlo, è proprio lei quel magnete.



Quattro, tre, due – l'aggancio trascendentale è prossimo a interrompersi, ma l'odore ferroso che pervade la terra umida si stende sul tuo corpo in un richiamo ancestrale, e il ritmico gocciolio della pioggia che ti picchietta sul volto ti lascia sospeso in una dimensione a sé stante.
Il freddo che ti si infiltra sottopelle attraverso i vestiti bagnati ha un effetto rinvigorente, è la cura primordiale che cercavi.
Eppure anche in quel mondo altro, dove vorresti restare ancora solo con la natura nascosta, Nami si ruba il suo spazio non richiesto. Senza alcun preavviso o alcuna logica le gocce che ti scivolano sul volto diventano le sue dita e le sue labbra. Dita che non riesci a scacciare, labbra alle quali non sai come (non vuoi) opporti.
Sei sempre in prima fila per rimproverarla quando suggerisce di fuggire o di approfittarsi di un nemico che vi dà le spalle. Quelli, escluse le volte in cui le salvi la pelle, sono diventati gli unici momenti in cui ti sembra di avere le sue attenzioni su di te. Non è più lei, fra voi due, a stuzzicare o provocare. Forse è per questo che la inventi anche quando non c'è.
Nami ha smesso di chiederti gli interessi da tempo. Quel suo sorriso senza secondi fini, quando sbarcate su un’isola e ti dà la tua parte di denaro senza ricattarti, è un sorriso che non ti coinvolge. Ti mancano i vostri scontri che poi scontri non sono mai stati davvero.
Più vi avvicinate alla fine del vostro viaggio, più ti sembra di sentirla scivolarti via come acqua fra le dita, come quella stessa pioggia impertinente che ora ti sfiora ed eppure non dura.
Non dovresti sorprendertene.
In fondo hai sempre saputo che è impossibile catturare un’onda.



Uno, zero, il conto alla rovescia è terminato – e Nami sta già infestando la tua mente.
Quand’è che ti ha travolto davvero?
Forse da molto più tempo di quanto tu creda. Forse da subito, perché c’è stato un giorno in cui hai messo la tua vita nelle sue mani.
Ricordi ancora il sorriso che ti ha travolto – un sorriso obliquo di trionfo, fiero – quando hai capito che c’era del buono in lei, che Nami aveva amato ed era umana e non corrotta e vuota come quei pirati senza scrupoli. Lo ricordi come ci si ricorda delle cicatrici incise sulla pelle a colpi di lame, perché quando ti sei gettato in acqua da ammanettato hai sentito una scossa al centro del petto, un brivido selvatico e irrequieto che nemmeno in battaglia ti è capitato di avvertire.
Ti saresti potuto salvare senza di lei – volevi solo metterla alla prova, farle credere di essere in balia della sua scelta.
E Nami si è tuffata. Nami quella prova l’ha superata, ma non ha voluto fare altrettanto con te. Ti ha ripetuto che non erano affari tuoi, che dovevi lasciar perdere, ti ha ordinato di alzarti dal pavimento di quella cella e di andartene.
Non si è fidata.
L’orgoglio, mentre ti lasciavi Arlong Park alle spalle senza guardarti indietro, bruciava come il morso di una vipera. Perché le sue azioni (abbastanza, non sei abbastanza forte) ti avevano fatto capire che Nami non ti riteneva all’altezza di quegli avversari – non sapeva nemmeno della ferita che ti aveva inferto Mihawk (debole, debole, una sconfitta impietosa), non potevi nemmeno raccontarti la scusa che l’avesse fatto perché ti sapeva già debilitato. E quella stessa ferita bruciava al pari del tuo orgoglio con scherno, confermando il suo pensiero.
Bruciava. Il tuo orgoglio di spadaccino (di uomo) bruciava a ogni passo, come –
‘Vattene.’
Un rifiuto.
Lo stesso che lei non aveva riservato al vostro capitano, quando gli aveva chiesto aiuto. Scegliendo di mostrarsi vulnerabile, di fidarsi.
Nami aveva (ha) scelto Rufy.
L'hai sempre saputo.



Come ci si sente a desiderare qualcuno che non può darti quello che cerchi? Ad amare in silenzio, di nascosto?
Ti chiedi come Nami riesca a vivere ogni giorno accanto al vostro capitano, fingendo che vada tutto bene. E ti chiedi se sei l’unico a notare le spine nascoste sotto i sorrisi, le ombre che le attraversano il volto mentre guarda l’orizzonte e si perde in un altrove ignoto, unicamente suo, pensando di non essere vista.
È persa anche adesso, sta contemplando le stelle, ma sai che qualcosa non va, è un istinto infallibile a dirtelo.
Fai un passo verso di lei senza rendertene conto, quel tuo vuoto pieno contorto che brucia e sanguina quando i vostri sguardi si incrociano.
Per un attimo dimentichi la Sunny, la notte, il cielo, il mare.
Nami cerca un appiglio, glielo leggi negli occhi. È inquieta, sfinita.
Schiude le labbra e tu trattieni il respiro. Forse vuole confessarti quello che si porta dentro. Forse pensa che sia tu la persona giusta con cui confidarsi, anche più di Robin, perché sei quello che conosce Rufy meglio di tutti, quello che conosce lei da più tempo.
Il solo pensiero ti massacra.
Poi, come un lampo che svanisce senza lasciare alcuna traccia di sé, quell’intuizione se ne va. Nami sembra ripensarci, serra le labbra, abbassa il viso, si sfrega le braccia con le mani. “Fa freddo” dice soltanto, la voce che le trema, “io torno dentro.”
Vorresti fermarla, quel vuoto pieno contorto che ringhia e graffia incattivito quando ti passa davanti. Ma sei bloccato. Non riesci a fare niente, a pensare, a reagire.
Non sei abbastanza forte per tutto questo, Zoro.
Non sei abbastanza forte per Nami, che lo sa meglio di te.
Non sei, semplicemente, abbastanza.












Note
In un capitolo di Brucerò per te ho assunto il punto di vista di Zoro per parlare dell'esperienza che ha vissuto a Kuraigana e dell'impatto che questa ha avuto su di lui nel suo rapporto con Nami. Devo dire che quel Zoro, sempre nei confronti di Nami, ha molto in comune con quello di questa storia. La lascio incompleta perché prima o scriverò una terza ed ultima parte con un confronto fra i due.
Alla prossima!


  
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