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Autore: Fuffy91    12/09/2009    2 recensioni
Come Bella aveva supposto, era una motocicletta da corsa, ultimo modello, nera e lucente, con fiamme rosse sul parabrezza, molto caratteristica. Alla guida, c’era un vampiro, a giudicare dalla leggiadra con cui smontò, il cuore muto e l’odore dolciastro che emanava. Aveva il viso coperto da un casco rosso da corsa e il corpo sottile e sinuoso, nonostante l’altezza, sottolineata da stivali a spillo dodici centimetri, superflui, a dir poco, fasciato da un’aderente tuta in pelle nera lucida, con la zip sul davanti che evidenziava un abbondante decoltè. Togliendosi il casco inutile, una cascata di ricci stretti, color rosso brace cadde sulle sue spalle e sulla schiena, incorniciando un viso dai tratti delicati, con una bocca di rosa che rivelò un sorriso abbagliante, non appena i suoi occhi neri come la pece e grandi incontrarono i loro dorati e crucciati. “ Salve!” Questa è la mia nuova storia su Twilight, con un nuovo personaggio uno stravolgere la vita tranquilla della famiglia Cullen! Che succederà? Scopritelo, cliccando sul titolo! Baci baci Fuffy91! ^__________________^
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie di donne...di vampire!^^'
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Capitolo10

Celine.

 

Per un po’ rimasi immobile, ad osservare le fronde dei pini e degli alberi più lontani smuoversi armoniosi, seguendo la melodia che il vento freddo di Forks componeva per le loro foglie smeraldine, e non mi opposi quando i suoi soffi, carichi dei profumi della foresta, giocarono con la mia sottoveste, gonfiandone la gonna, per poi aderirla alla mia pelle, sottolineando le forme del mio corpo. I ricci dei miei capelli ribelli, mi inondarono il viso, impedendo, per alcuni attimi, l’occhio destro di scrutare l’orizzonte verdastro perfettamente. Me li scostai con la mano destra, portandoli dietro l’orecchio e la spalla scoperta.

Essendo un vampiro, non avrei dovuto avvertire il freddo, eppure mi strofinai le braccia con le mani, portando lo sguardo a terra. Capii che la sensazione spiacevole che Alex, andandosene, aveva scaturito all’interno del mio essere, si ripercuoteva anche all’esterno.

Avevo sete, ma non avevo la forza di muovermi da quel punto fermo e quindi mi trascinai al suolo, concretizzando il peso del mio corpo sui talloni, mentre i fili di erba dal colore cupo per il grigio del tempo, mi solleticavano i piedi nudi e le caviglie, come per rincuorarmi con quelle delicate carezze.

Sentii qualcuno avvicinarsi, ma non mi voltai per controllare chi fosse, finché non avvertii dei boccoli castano scuro sfiorarmi il braccio sinistro, e una mano piccola e delicata, afferrarmi la spalla, mentre il suo morbido braccio mi circondava.

“ Celine, va tutto bene?”

Mi chiese Bella con la sua voce timida e tenera, ma non certo dolce come quella di Violet. Per un momento ripensai alla mia vecchia amica, che prima di partire insieme al suo amato, mi abbracciò stretta, sussurrandomi all’orecchio:

<< Vedrai, andrà tutto bene, tesoro. Tu ed Alex chiarirete tutto e sarete di nuovo insieme. Vedrai…tutto si aggiusterà.>>

Aveva concluso con il suo tono zuccherato, accompagnandolo con una carezza sulla guancia, un bacio sulla fronte e infine un sorriso fraterno, prima di chiudersi la porta della mia stanza alle spalle delicatamente ed allontanarsi per molto tempo da me, lasciandomi preda dei miei dubbi.

Al pensiero, strinsi forte le dita, richiudendo le mani sulle mie braccia in due pugni.

Improvvisamente, sconvolgendo tutti, mi alzai di soppiatto, accigliandomi e parlando ad alta voce, fra me e me. Il braccio di Bella era rimasto a mezz’aria e le sue labbra si erano socchiuse leggermente, per il mio improvviso cambio di atteggiamento.

“ Ma che diavolo dice? Io e quel individuo ritornare una coppia?!”

Sbuffai, sventolando una mano verso il bosco, come se avessi proferito un’eresia.

“ Chiarire…chiarire…”

Storsi la bocca, dopo aver sussurrando rabbiosa ed incredula quelle parole.

“ Ma come diavolo pensa che possiamo chiarire, se lui scappa? Vedi, vedi!”

Esclamai verso Bella, che ora si era posta al mio fianco, osservandomi circospetta, come se fossi impazzita, rivolgendo il palmo delle mani verso gli alberi, come se stessi indicando un fantasma tintinnante di catene.

“ Cosa ha fatto, adesso? Quello che sa fare meglio. Scappare! Lui preferisce fuggire dai problemi. Non li affronta e di certo non si impegna a condividerli. No, non sia mai detto!”

Esclamai nuovamente, sarcastica, alzando le mani al cielo, ponendole ai lati del mio viso, il viso dipinto da un’espressione di falso sconcerto.

“ Lui è il grande e onnipotente Alex! A lui solo è concesso di snobbare tutto e tutti e di non chiedere aiuto, nemmeno se è a terra agonizzante.”

Cominciai a camminare avanti ed indietro, rivolgendo di tanto in tanto un labile sguardo al mio involontario pubblico. Notai Rosalie scrutarmi corrucciata, Carlisle circondare le spalle rigide di sua moglie Esme che lo guardò come ad implorarlo di aiutarmi. Jasper sembrava piacevolmente interessato, non tanto ai miei monologhi, ma alle mie ondate emotive, che cambiavano, ne ero consapevole, secondo dopo secondo. La bambolina si concentrava, cercando, evidentemente, di leggere il mio futuro. Edward era imperturbabile, come se assistesse ai miei scoppi d’ira da secoli, mentre Emmett rideva a squarciagola, sinceramente divertito.

Come a tuo solito, non hai capito nulla di me.

Dissi imitando alla perfezione la voce di Alex, e a quel punto Emmett si contorse dalle risate, mentre anche il resto della famiglia sorrideva.

“ Certo! La colpa è sempre e soltanto mia. Oh, ma perché mi sono innamorata di un uomo così complicat…”

Mi bloccai, mentre Emmett smetteva di ridere, ancora sorridente, Edward accentuava il suo, come quello smagliante di Esme, che intrecciò le mani come una damigella d’onore, lo sguardo adorante, mentre mormorava: “ Ora capisco molte cose.” Bella mi riversò un sorriso rassicurante, Alice sghignazzava ma quello che più mi sconvolse fu il biondino, al suo fianco, l’unico che parlò, dopo la mia inaspettata confessione.

“ Oh, finalmente lo hai ammesso.”

Lo guardai sconvolta e…imbarazzata? Non saprei dirlo. Fatto sta che portai lo sguardo a terra, smuovendo i piedi sull’erba e facendola scricchiolare sonoramente.

“ Non so di che parli. Mi sono espressa male. Volevo dire…”

“ Che sei cotta di lui?”

Mi interruppe Alice, sorridendo sarcastica, ma non in modo irritante.

“ Ma che dici? Non è vero!”

“ Lo hai detto tu.”

Convenne Rosalie, sorridendomi a fior di labbra.

“ Oh, anche tu, Barbie cara!”

Lei rise ed io sbuffai, incrociando le braccia e voltando il capo lontano dalla loro direzione.

“ Celine, perché ti ostini a rinnegare i tuoi sentimenti? È evidente che tu ami Alex. Non c’è bisogno che ti legga nel pensiero, per capirlo.”

Oh, no! Adesso anche il pasticcino. Ma cos’era, una coalizione? Lo osservai quasi dispiaciuta, mentre raddolcivo il mio sguardo adirato con uno malinconico.

“ Ascolta te stessa, cara. Se ami Alex, non vedo perché nasconderlo.”

Continuò il fiorellino, sorridendomi delicata.

“ Esme ha ragione, Celine.”

Convenne naturalmente Bella. Guardai l’ultimo della famiglia che ancora doveva pronunciare la sua opinione. Carlisle mi sorrise gentile, accarezzandomi con il suo sguardo caramellato.

“ Mia cara Celine. Sono passati tanti anni e ancora il tuo animo è irrequieto come allora.”

Abbassai il volto, reclinando il capo e torturando ancora l’erba. Ora ero visibilmente imbarazzata. Non c’era bisogno di un rossore rivelatore per smascherarmi. Sentii l’aria vibrare di alcune note melodiche che caratterizzavano i risolini dei miei fratelli, ma non alzai il capo nemmeno per controllare chi li producesse. Maledii Carlisle e la sua irritante capacità di mettere a nudo con semplicità tutti i miei timori e le mie insicurezze. Aveva il dono inconsapevole di rimpicciolire la mia integrità di donna, facendomi retrocedere ad una bambina insicura bisognosa di attenzioni e di affetto.

“ Ma no…non è vero…”

Borbottai, cercando di preservare almeno la mia dignità.

Non mi accorsi che Carlisle si era fatto più vicino, finché non avvertii il tocco delle sue dita sul mio mento, che dolcemente mi invitava ad incrociare il suo sguardo.

Non opposi resistenza, tanto sapevo che alla fine avrebbe vinto lui. Mi avvolse con la medesima gentilezza e comprensione dimostrata poco prima, sorridendomi pacato.

“ Mi dispiace dirlo, ma è così, Celine. Nonostante la tua esperienza, non appena ti ho rivisto, il tuo sorriso non ha potuto mascherare l’indecisione che ti ha sempre contraddistinta.”

Rivolsi lo sguardo corrucciato altrove, mordendomi le labbra, nervosa.

“ Non dipende da me.”

Dissi, non potendo trattenere una nota vibrante di irritazione nel tono della voce, a cui Carlisle rispose con un sorriso e un timbro ancora più gentile, che invitava ad aprirsi.

“ Lo so. E credo che, ormai, abbiamo compreso tutti, te inclusa, da dove provenga il principio dei tuoi turbamenti. O, se preferisci, da chi.

Lo guardai sconvolta, mentre lui mi sorrideva ancora. Con le labbra tremanti, lo abbracciai stretto, nascondendo il volto nel suo petto ricoperto da una camicia bianca e leggera.

Lo sentii emettere un sospiro, quasi liberatorio, mentre la risata di Emmett si propagava come un’eco in tutta la zona circostante.

La ignorai, sperando che Carlisle non si infastidisse del mio slancio, e ricambiasse la stretta con calore. Sorrisi, quando vidi il mio desiderio prendere forma. Carlisle portò le braccia dietro la mia schiena, accarezzandomi lieve le spalle, con tocchi quasi inesistenti, ma tanto rassicuranti.

Appoggiò il mento sulla mia testa, e lo immaginai guardare il cielo con occhi assorti.

“ Ah, Celine, Celine. Cosa devo fare con te, uhm?”

Io feci spallucce, incapace di parlare o di ribattere. Stavo troppo bene in quel abbraccio così paterno.

“ Adesso cosa ti suggerisce il tuo cuore? Di andare da Alex o lasciare che intraprenda il suo destino da solo?”

Mi chiese Carlisle, con tono leggero, come il sorriso che albergava ancora sulla sue labbra.

Mi sciolsi lentamente dal suo abbraccio e lui mi guardò interrogativo mentre gli rispondevo, come in trance.

“ Voglio fare una doccia.”

Emmett scoppiò in una risata spontanea e sonora, mentre vidi Carlisle sorridermi tenero, accarezzandomi il capo e scompigliandomi i ricci con le dita della mano destra.

“ Va bene, Celine. Vai pure.”

Io annuì mugugnando e ignorando i risolini che accompagnavano il mio cammino verso la porta della veranda di casa Cullen.

Ma mi trovavano davvero così buffa? Scrollai le spalle. Chissà.

 

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Quando mi richiusi la porta del bagno della mia camera, facendo tintinnare le perline delle tende sulla sua superficie in legno bianco levigato, non mi sorpresi di trovare Alice acciambellata elegantemente sul mio letto e né di trovare i vetri della finestra, precedentemente rotti dallo slancio improvviso di me ed Alex, per raggiungere il giardino, cambiati con la maestria di un eccellente vetraio.

“ Esme con l’aiuto indispensabile di Emmett.”

Mi informò gli artefici di quel lavoro da artigiano, Alice, indicando la finestra come una valletta di un gioco a premi. Mi sorrise luminosa, per poi tamburellare il palmo della mano destra sul materasso, ricoperto da un elegante copriletto dorato.

Ancora gocciolante, per la doccia appena conclusa, mi sedetti accanto a lei, accavallando le gambe scoperte, mentre un asciugamano blu scuro ricopriva il resto del mio corpo. Non mi soffermai molto sul colore, perché sapevo che quello era il preferito di Alex. Sospirai, chiedendomi il perché lo avessi indossato. La risposta era sottintesa. Mi mancava. Sospirai di nuovo.

Alice si sedette al mio fianco in maniera più composta, dondolando le gambe ricoperte da un leggero fusone color rosa carne, mentre un top bianco latte e lungo fino ai fianchi, evidenziava ancora di più il candore della sua pelle.  Sorrisi osservandola. Era davvero una bambolina.

Lei ricambiò il mio sorriso e mi disse tutta gioiosa.

“ Hai sete, vero? Ti va di venire a caccia con noi?”

Era una proposta innocente e del tutto giustificata, visto che le iridi dei miei occhi erano nero pece, come poco prima, attraverso il riflesso dello specchio ad angolo, avevo costatato. Eppure, ebbe il potere di sconvolgermi. E se avessi rivisto Alex? Come mi sarei comportata? Guardai il volto ingenuo e da folletto di Alice. Quella piccola peste aveva già previsto tutto? Non era da escludere. Come se mi avesse letto nel pensiero, aggiunse:

“ Non preoccuparti. Alex è lontano, adesso. Non ti disturberà e né ti raggiungerà.”

Sembrava volesse aggiungere qualcosa, ma fu molto astuta da glissare elegantemente l’argomento, alzandosi leggiadra e svolazzando come una libellula verso l’armadio, aprendone le ante. Non concentrò la sua attenzione sui vestiti al suo interno. Forse ne era ancora contrariata.

“ Allora? Cosa vuoi indossare?”

Mi riscossi, sorridendole leggera e raggiungendola.

“ Non so, vediamo.”

Scelsi due vestiti a caso, troppo concentrata sulle sue ultime parole. Alex non era vicino a me, e né avrebbe cercato di rivedermi. La cosa avrebbe dovuto rincuorarmi, eppure cos’era quel senso di vuoto che ancora, come un serpente sibilante, si insidiava nelle insenature del mio cuore triste?

Jasper entrò in camera, non prima di aver bussato ed Alice avergli dato il permesso di varcare la soglia immacolata. Un senso di calma mi attraversò le membra e gli sorrisi riconoscente. Adoravo quel biondino. Avevo indossato una gonna a scacchi neri e viola, un top nero con scollo in pizzo viola, autoreggenti nere con converse abbinate al pizzo. Queste erano le uniche  di cui Alice sembrava soddisfatta, mentre Jasper, al contrario, sembrava indifferente ad ogni mia scelta di abbigliamento.

“ Siete pronte? Gli altri sono già in giardino. Vi stanno aspettando.”

“ Bene. Noi siamo prontissime, vero Celine?”

Chiese una mia conferma Alice ed io annuii senza parlare.

“ Perfetto! Allora andiamo.”

Convenne subito dopo, trotterellando contenta verso la porta. Non potei fare a meno di sghignazzare. Jasper mi guardò criptico, e mi fermò con una mano sulla spalla, con un tocco semplice, che ebbe il potere di invadermi di una tranquillità piena di calore.

“ Tutto bene, Celine?”

Mi chiese, gentile ma soppesando il mio sguardo. O i miei sentimenti? Chissà!

Gli sorrisi sincera.

“ Si, tutto okay, biondino. Forza, andiamo ora. Ho un fame che mi mangerei il cucciolotto.”

Il biondino rise sommessamente, in comparazione con la risata squillante della sua compagna.

Jacob sbuffò in risposta a quella metafora, da lui, poco gradita. Gli sorrisi angelica, mentre lui voltava il capo, risentito.

Mi accorsi che solamente Edward, Bella ed Alice erano pronti per la caccia, mentre il resto dei Cullen era impegnato in altre attività. Nessie giocava con Jacob, che rideva nel vederla impegnata nel trattenere le bolle di sapone con la mano, per poi rattristarsi quando, inevitabilmente, scoppiavano. Emmett era nascosto sotto l’auto fiammeggiante di Rosalie, mentre quest’ultima gli passava gli attrezzi, tra la lettura di una pagina di una rivista di moda e l’altra, sfogliandola quasi distrattamente. Jasper si unì a loro. Carlisle era intento anche lui nella lettura di un libro molto antico, il cui titolo era stato corroso dal tempo, mentre Esme impiantava allegra e sorridente una betulla regalatale da suo marito, a suo avviso, tre giorni fa.

“ Loro non vengono?”

Li indicai, alzando un sopracciglio. Bella mi sorrise.

“ No. Sono più che sazi. Ti accompagniamo noi.”

Mi illuminò lei, mentre Edward si voltava verso la vegetazione con un movimento repentino ed invisibile.

Li guardai sospetta, ma poi scrollai le spalle, sorridendo anche se il sospetto stuzzicava ancora la mia curiosità.

Alice mi prese sotto braccio e mi trascinò verso il fulcro della vegetazione verdastra, abbagliata dai primi raggi del sole, al tramonto incalzante.

Edward si avventò su due alci sorpresi, non lasciando loro nemmeno il tempo di trasalire o fare un passo verso l’irrisoria fuga.

Bella si nutrì di due cervi minuti, leccando via una goccia che le colava sul labbro inferiore. Rise quando Alice fece una giravolta attorno ad un alce confuso ed ipnotizzato dal suo volto angelico, ma di certo si dovette ricredere quando affondò con un movimento fluido i denti affilati e lucidi nella sua carne villosa.

Affamata, dal canto mio, mi saziai di cinque alci ed un cervo. La tensione della giornata e della lotta, mi aveva prosciugato di ogni forza. Non ero mai stata così preda dei morsi della fame come allora.

Dopo aver scalciato la carcassa del cervo, asciugandomi le labbra umide con il dorso della mano, i miei tre accompagnatori mi raggiunsero. Alice saltellando tra una roccia e l’altra, Edward camminando sinuosamente tra i cespugli, prima di afferrare la mano abbandonata di sua moglie, che strinse la presa automaticamente.

“ Sazia, Celine? O vuoi ancora cacciare?”

Mi chiese premurosa Bella, guardandomi circospetta. Immaginavo il perché, ma la rassicurai per nulla stizzita, sorridendole luminosa.

“ A posto. Voi?”

Chiesi, ancora scettica. La loro, invece che una caccia per troncare la fame, sembrava più un gioco sportivo. Edward annuì disinvolto.

“ Si, anche noi siamo a posto.”

“ Bene, allora torniamo a casa.”

Dissi, avviandomi verso il sentiero.

“ Così presto?”

Mi chiese quasi agitata Bella, allungando una mano verso di me, accigliata. Ma poi, come accortasi della sua gaffe, ritirò sbrigativa la mano libera, sorridendomi poco disinvolta.

“ Si. Non vedo perché restare.”

Costatai, ancora incerta sul suo comportamento.

“ Ah, già.”

Disse lei, osservando Edward e poi Alice, che mi sembrò la stesse ammonendo con lo sguardo dorato. Fu lei a parlare, sorridendomi spontanea.

“ Celine, tu hai mai visitato la foresta di Forks? Intendo, tutta la foresta?”

Ci pensai su, chiedendomi il perché di quella domanda.

“ Beh, no. Non credo di averla visitata tutta. Ma perché me lo chiedi?”

Alice sorrise enigmatica, per poi guardare Edward, che mi sorrise anche lui, leggero, spontaneo, aggiungendo con tono disinvolto ed innocente, pericoloso più della sorella.

“ Alice vorrebbe che tu visitassi un luogo in particolare, dove scorre il fiume. È molto caratteristico, e se vuoi, puoi trovare altra selvaggina di cui cibarti, se ne avessi bisogno.”

“ Lì è più buona, perché ci sono molti cespugli di bacche che rendono il profumo dei cervi dolce e zuccheroso. Delizioso.”

Disse Alice, compiaciuta e deliziata al ricordo.

“ Perché non vai a visitarlo? Noi ti aspettiamo qui.”

Mi disse, spingendomi verso la direzione dove si trovava l’ipotetico luogo caratteristico della foresta, che loro mi avevano descritto come la valle dell’Eden. Mi sembrarono esagerati, ma dovevo ammettere che avevano acceso una fiammella di curiosità in me.

“ Qui? Mi dispiace. Venite anche voi.”

Non capivo la loro reticenza a non volermi seguire. Ma Alice negò con il capo, sorridendo, seguita dai dinieghi di Edward e Bella.

“ No, no, noi lo conosciamo a memoria, ormai. Ci annoieremmo. Vai pure tu.”

Convenne Bella, ora più rilassata e sorridente.

“ Tranquilla, Celine. Sarà questione di minuti. Noi ti precediamo a casa.”

“ Si, si, Edward ha ragione. Vai, non preoccuparti per noi.”

Disse Alice, spingendomi delicata verso il fulcro smeraldino e dorato della vegetazione della foresta. Li osservai ancora confusa, per poi scrollare le spalle e avviarmi verso il sentiero indicatomi da Alice, con passo lento ed incerto. Ma poi sorrisi nell’avvertire l’odore dell’acqua profumata, quello delle bacche citate da Alice e il rumore cadenzato dei cuori dei cervi lontani. Ma per quanto il loro profumo dolciastro potesse stuzzicarmi, non me ne curai, visto che la mia gola era più che soddisfatta del pasto appena concluso. Ora, la mia curiosità, era concentrata solo sul luogo che dovevo raggiungere. Era tanta la mia infantile impazienza, che non mi voltai nemmeno per controllare se i miei fratelli acquisiti fossero ritornati sui loro passi. I loro fruscii erano ancora presenti, per poi scomparire mano a mano che mi allontanavo dal punto in cui li avevo abbandonati, per raggiungere quello della mia meta.

Quando sbucai in quel piccolo angolo di paradiso, mi deliziai nel vedere i raggi del sole crepuscolare accarezzare le acque cristalline del fiume, i salici piangenti  posti verso il suo sbocco lontano, versare le loro lacrime verdi nelle sue acque, sfiorandone le superficie guizzante al passaggio dei pesci veloci. Avvertii i piccoli cuori del branco selvaggio di cervi scattare agitati, per poi diventare un pallido eco nella boscaglia. Sorrisi. Ero davvero spaventosa ai loro occhi. Ma il mio sorriso si gelò quando vidi una visione poco lontana da me sconvolgermi.

Era lì, seduto compostamente sulla riva ghiaiosa, osservando con sguardo illanguidito e distratto le acque del ruscello correre frenetiche sul letto roccioso, ingaggiando una frenetica lotta con il venticello di quel pomeriggio cupo. Osservai le nuvole grigiastre dipingersi dei primi bagliori arancio-dorato del crepuscolo, mordendomi le labbra, indecisa sul da farsi. Poi, come richiamata da un magnetismo improvviso, puntai gli occhi dorati, rispecchiandoli in iridi nere e profonde, seppur luccicanti di stelle. Sobbalzai, avvertendo un fronte di farfalle inondarmi la gola e lo stomaco. Alex mi stava osservando.

Ma come avevo fatto a non accorgermi del suo profumo dolce-amaro, che ora si insidiava prepotentemente nelle mie narici, stordendom?! E non ero nemmeno tanto vicina a lui. Sei metri di distanza ci separavano, eppure non mi era mai sembrato più vicino, incatenandomi con i suoi occhi meravigliosamente ipnotici.

“ Celine.”

Mi riportò alla realtà vera e proibita, come la sua voce, così modulata, soffice, inconsapevolmente seducente. Fremetti, incapace di rimanerne insensibile.

“ Cosa fai, qui?”

Mi chiese, rimanendo ancora immobile a scrutarmi anche l’anima dannata, insostenibile. Mi schiarii la voce, cercando di riacquistare il controllo di me stessa.

“ Beh, cos’è? Ora anche il bosco è diventato di tua proprietà?”

Gli risposi acida, voltando il mio sguardo ai salici piangenti lontani, incurante di una sua reazione.

Lo sentii ridere sommessamente, procurandomi brividi lungo la schiena. Oh, accidenti!

“ A dire il vero, pensavo fosse dei tuoi amichetti dagli occhi gialli.”

Lo guardai stizzita.

“ Non parlare di loro con così tanta superficialità. Mi irrita.”

Rise nuovamente, guardando il fiume, sorridente.

“ Come preferisci, vorrà dire che farò finta che tu non sia qui, contenta?”

Sobbalzai a quelle parole, ma cercai di non dare a vedere la mia sorpresa. Gli ero così indifferente da risultargli così facile ignorarmi? Per me, nei suoi confronti, non era così.

Delusa e scontenta, passeggiai lungo le rive del fiume, violentando i miei occhi a non incontrare la sua persona, ancora seduta immobile sulla sponda opposta.

Scalciai un sassolino, facendolo cadere con un sonoro “pluf” nel silenzio della vegetazione, interrotto solo dal soffiare gentile del venticello e dello scrosciare delle acque del ruscello, ora smosse dal sassolino inglobato in esse.

Silenziosamente e con un sospiro rassegnato, mi avvicinai ad Alex, sedendomi al suo fianco, a circa venti centimetri di distanza. Mi portai le ginocchia al petto, racchiudendole nell’abbraccio protettivo delle mie braccia, appoggiando il mento fra esse. Osservai la vegetazione al di là del fiume, sorridendo quando un falco volò in picchiata verso il fiume, accarezzandolo con gli artigli, per poi volare lontano verso nuovi orizzonti, tra il becco un’alice scintillante di grigio perla.

Incapace di resistere, osservai circospetta la figura di Alex al mio fianco. Anche lui si era cambiato. Ora indossava una camicia blu notte, sbottonata, come a suo solito, fino alla base del petto, mostrando vanitoso la sua catenina con croce argentea, ora brillante di oro ed arancio, per il tramonto nascente. Le gambe erano fasciate in un pantalone nero molto sportivo, i cui risvolti chiari alle caviglie si piegavano su scarpe da ginnastica di marca. Si trattava bene, non c’era nulla da controbattere. Più in là, sul suo lato sinistro, notai la manica della sua immancabile giacca di pelle.

Sorrisi. Non se ne separava mai. Ricordai di avergliela regalata io, il giorno del suo compleanno. Dopo vari tentennamenti, l’aveva accettata, sorridendomi e baciandomi le labbra appassionato, mentre il fuoco scoppiettava nel camino del nostro piccolo salotto, nel bilocale che avevamo comprato per pochi soldi. Era dicembre, ma nonostante non sentissimo freddo, Alex aveva deciso di accendere il camino, per conferire l’atmosfera adatta alla stanza in penombra. Ma io sapevo che lo faceva solo perché conosceva il mio desiderio di volerlo sempre acceso e dare calore a quella piccola dimora, che sembrava sempre spoglia, forse perché non c’eravamo quasi mai.

“ Celine.”

“ Uhm?”

Gli risposi, ancora assente.

“ Vieni qui.”

Mi mormorò adulatore, senza guardarmi ma emozionandomi lo stesso.

“ Come?”

“ Avvicinati. Vieni vicino a me. Sei così lontana.”

Sbuffai.

“ Saranno si e no venti centimetri.”

Convenni, ma di fronte al suo silenzio, mi avvicinai di cinque centimetri, poco più.

“ Più vicina.”

Sussurrò ancora, ammaliatore. Cercai di non cedere al suo tono seduttore.

“ Così va bene.”

Dissi, leggermente accigliata, rivolgendo la mia attenzione nuovamente al fiume e alla vegetazione. Ma mi sorpresi nel sentire una mano di Alex afferrarmi la spalla destra, circondandomi entrambe con il braccio e trascinarmi verso la sua forte spalla destra, costringendomi a nascondere il viso sul suo petto.

“ Errore. Così va bene, tesoro.”

Mi agitai a quel nomignolo e per quella vicinanza improvvisa e non prevista.

“ Non…non chiamarmi così. Te l’ho già detto, mi sembra. Mi irritano questi tuoi epiteti gratuiti.”

Lui rise sommessamente, e le vibrazioni delle sue risate, si trasmisero sulla mia pelle, facendomi sorridere appena.

“ Non ti piace se ti chiamo tesoro? Allora preferisci dolcezza.”

“ No, nemmeno.”

“ Allora, bambola.”

“ No.”

“ E amore mio?”

Mi bloccai, sgranando gli occhi, sollevando il viso ed incatenandoli con i suoi, ancora ridenti.

“ Co…Come hai detto?”

Lui accentuò il suo sorriso, cominciando ad accarezzarmi con il palmo della mano la spalla su cui era poggiata.

“ Ho detto se vuoi che ti chiami amore mio.”

Ripeté semplicemente. Sbuffai, cercando di sciogliere la presa.

“ Sarebbe una bugia, perché è evidente che non sono certo il tuo amore.”

“ Ma ti piacerebbe.”

Lo guardai sconvolta.

“ Non ho detto questo.”

“ Non lo hai detto ma lo vorresti.”

“ No!”

Esclamai, spazientita. Lui si voltò e mi strinse in un abbraccio di cui non compresi il significato nascosto, incatenando i nostri sguardi, le labbra a pochi centimetri di distanza le une dalle altre, tanto che riuscii a catturare perfettamente il suo respiro dolciastro, deliziandomi il palato, mentre sorridendomi beffardo e socchiudendo gli occhi assetati, mi disse:

“ Bugiarda.”

Il suo tono non era come il suo sorriso. Sembrava voler racchiudere tutta la dolcezza di cui disponeva. Mi stordì, non consentendomi di proferire o pensare qualcosa di concreto e logico.

“ Alex, smettila.”

Sussurrai, ormai prossima alla sconfitta. Lui chiuse gli occhi, ispirando quasi in adorazione.

“ Dillo ancora.”

“ Cosa? Smettila?”

Lui rise sommesso, facendo vibrare ora il mio petto, incollato al suo.

“ No, il mio nome.”

Mi morsi le labbra, preda dei miei stessi desideri. Da una parte, volevo accontentarlo, dall’altra, non volevo cedere ai suoi toni ammalianti.

“ Dillo ancora, ti prego.”

Mi pregò, mormorandomi queste parole all’orecchio.

“ Alex.”

Lui sospirò, mugugnò e mi morse delicato il lobo dell’orecchio, facendomi sobbalzare, sorpresa da quel gesto così intimo ed improvviso.

Lo sentii sorridere sulla pelle della mia guancia, prima di baciarla a labbra socchiuse, facendomi avvertire a pieno il calore tiepido del suo respiro.

“ Celine.”

Sussurrò il mio nome sempre con quella nota proibita, che mi fece fremere fra le sue braccia. Senza accorgermene, mi ritrovai distesa sul tappeto erboso del suolo, una gamba di Alex fra le mie, le sue mani sui miei fianchi, le mie sulle sue spalle forti e larghe.

“ Cosa fai?”

Gli chiesi in trance, scostandole un ciuffo di capelli color cioccolato a latte dalla fronte, che ricadde nuovamente al suo posto, ribelle.

“ Ti dimostro ciò che provo per te.”

Mi disse con voce velata, baciandomi ancora la guancia destra.

“ E…”

Iniziai, abbracciandolo stretto e trattenendolo sul mio collo, dove la sua bocca stava baciando ogni centimetro di pelle che riusciva a trovare.

“ Si?”

Mi incitò lui, mentre si spostava sull’altro lato del collo, ripetendo la stessa operazione di poco prima.

“ E, cosa provi per me?”

Lui sorrise sulla mia pelle, solleticandomela con i denti, prima di baciarmi l’angolo delle labbra.

“ Non lo capisci?”

Scossi la testa, incapace di parlare, accarezzandogli i capelli e la nuca leggermente, mentre lui si staccava da me, sospirando, gli occhi neri ardevano nei miei dorati.

“ Non importa. Ora te ne darò una dimostrazione pratica.”

Detto questo, si fiondò sulle mie labbra, suggellandole con le sue, appassionato.

Mi morse il labbro inferiore, costringendomi ad aprire le labbra ed inondarla con il suo respiro dolce-amaro. Cercai di fare resistenza, prendendo la sua camicia fra i pugni delle mani chiuse sulle sue spalle, cercando di trascinarlo lontano da me. Ma lui cercò di uccidere la mia resistenza, accarezzandomi i fianchi, scoprendoli dal tessuto del top. Sentire le sue mani sulla pelle nuda, mi provocò nuove scariche elettriche lungo la spina dorsale, che ignorai deliberatamente. Non mi piaceva la piega che stavano prendendo gli eventi. Alex si stava comportando da vero prepotente, e lei questo non lo sopportava. Cosa voleva dimostrare? Io lo amavo e lui invece mi trasmetteva…cosa? Attrazione? Ossessione? Quello non era amore.

Questi pensieri mi diedero la forza necessaria per allontanarlo con uno strattone dal mio corpo, strisciando lontano dal suo, ansimante come il mio.

“ Finiscila. Che cosa ti prende? Hai finito con Cordelia ed ora inizi con me? Beh, sappi che non sono disponibile.”

Gli urlai, adirata e stizzita. Alex si rabbuiò e i suoi occhi si tinsero di un nero rabbioso, la sua mascella si contrasse.

“ Cosa c’entra Cordelia, ora?”

“ C’entra, visto che non è passata nemmeno un’ora da quando l’hai baciata davanti ai miei occhi.”

Gli risposi alterata, alzandomi e sistemandomi la gonna, leggermente stropicciata. Lui mi seguì, ponendosi davanti a me, minaccioso ed adirato.

“ Se rammenti, dopo averlo fatto, l’ho anche uccisa.”

“ E come ben ricorderai, nessuno te l’ha chiesto.”

“ Stupida, se l’ho fatto è stato solo per te.”

“ Tu l’amavi, non è vero?”

“ No, non l’ho mai amata.”

Scossi il volto, scettica.

“ Non è vero. Te l’ho letto negli occhi, quando stavi per baciarla.”

Lui rise beffardo e leggermente isterico.

“ Si vede che hai letto male.”

Io distorsi le labbra in una smorfia, guardandolo torvo.

“ Dico solo quello che ho visto.”

Lui ricambiò il mio sguardo, guardandomi in cagnesco.

“ E cos’è che hai visto? Amore? Passione? Desiderio?”

Scosse la testa, avvicinandosi a me. Io indietreggiai, in difesa.

“ No, non c’era nulla di tutto questo. Era finzione, pura e semplice illusione.”

Mi disse, avanzando ancora verso di me.

“ Stammi lontano.”

“ No.”

Mi disse semplicemente, prendendomi per un braccio e trascinandomi sul suo petto, circondandomi con le sue braccia in una morsa in cui io cercai di ribellarmi.

“ Io non ti lascerò. Non ti lascerò mai più. L’ho fatto troppe volte, in passato. Non commetterò gli stessi errori.”

Ignorando i miei inutili tentativi di resistergli, annusò il profumo scaturito dai miei capelli, modellando le dita fra i ricci e parlandomi a pochi centimetri dal mio orecchio, sfiorandone la pelle sensibile ad ogni sua parola.

“ Ti terrò stretta, ti abbraccerò, ti bacerò, ricoprirò di carezze il tuo meraviglioso corpo, mescolerò il mio odore con il tuo, fin da lasciare una nuova flagranza sulla tua pelle di rosa…solo nostra.”

Erano parole di fuoco, quelle che mi stava sussurrando con voce roca ed incandescente, come quelle che ogni appassionato innamorato sussurrava alla sua donna. Ma una sola domanda risuonava nella mia testa.

“ Perché?”

Dissi, divincolandomi ancora. Lui trattenne il respiro e sfiorandomi le labbra con le sue, mi rivelò con tono tremulo e velato.

“ Perché ti amo, sciocca.”

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Salveeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!! Scusate il ritardo, ma era un capitolo molto particolare!!!! Ringrazio tutti quelli che hanno letto quello precedente!!! Nessun commento, ma non importa! L’importante è che vi sia piaciuto!!! Il prossimo sarà il penultimo, poi ci sarà l’ultimo capitolo e infine l’epilogo!!!! Ringrazio anche coloro che mi hanno aggiunto fra i preferiti e i seguiti, cioè:

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 Baci baci e alla prossima, Fuffy91!!!!

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P.S. Se non vi scoccia, lasciatemelo un commentino!!!! Anche piccolo piccolo!!!!^-*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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