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Autore: Ephram    21/04/2023    0 recensioni
a fuga di un disertore che dopo aver lasciato l'esercito va alla ricerca di una vita migliore.
Genere: Azione, Erotico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I mesi una volta giunti nella capitale inglese furono piuttosto difficili.
La cosa meno difficile per ironia della sorte fu procurarsi dei documenti falsi, tuttavia gradualmente l'ingranaggio della vita iniziò a prendere piede in quella città multietnica popolata da una moltitudine di gente straniera.
Per spostarsi a grandi distanze nel minor tempo possibile si usava la metropolitana, tuttavia per fortuna per me è Anastasia questo non era un problema dal momento che vivevamo in una stanza in affitto nella periferia nord della città in fase di rapida espansione urbana.
Nuove fabbriche e industrie erano sorte nel corso degli anni per soddisfare il fabbisogno di una popolazione in rapida crescita.
Io al momento avevo trovato lavoro in una fabbrica dove si lavoravano e stampavano prodotti in alluminio.
La metà dei macchinari era robotizzata e funzionava in modo automatico connessi con un'intelligenza artificiale che monitorava costantemente che i parametri fossero tutti corretti.
Non tutti i macchinari tuttavia erano automatizzati, io ero nell'area degli stampi, dove per buona parte della giornata ero sottoposto a temperature infernali.
La tipologia dei prodotti che veniva stampata ogni mese variava costantemente, da modelli di armi, pezzi di motore, termosifoni, tubature ecc.
I miei turni impegnavano perlopiù la notte dalle dieci fino alle sei del mattino, dove quando arrivavo a casa per andare a dormire trovavo Anastasia già alzata per andare a fare il turno delle sette come cameriera, in un locale poco distante dal centro residenziale in cui abitavamo.
Sapevo che le mancava la sua vita di prima ma al momento la nostra era solo una fase transitoria.
Ogni mattino io rientravo in casa alle sei e mezza e lei stava uscendo per andare al lavoro, dove la aspettava il taxi in strada.
Buona parte delle auto della CANZUK Union (Canada, Australia, Nuova Zelanda, Inghilterra) stavano passando al pilota automatico, il taxi era tra di queste.
Rispetto all'Europa eravamo avanti di almeno due decenni.
Quel pomeriggio, dopo essermi alzato dopo l'ennesimo turno di notte mi preparai il pranzo, accesi la televisione con il comando vocale e iniziai a mangiare ascoltando gli ultimi aggiornamenti.
Un rompighiaccio svedese rimasto incagliato nella banchisa alle Svalbard Island, cosa strana per essere giugno, nuovi test nucleari nell'Oceano Pacifico da parte di Cina e Federazione Russa, proteste in tutta Inghilterra a causa della disoccupazione..spensi subito la televisione. Mi ero già stufato.
Una vasta percentuale degli inglesi assai disoccupata o con un salario troppo basso, la valvola di sfogo di questi cittadini erano come al solito chi era emigrato in Inghilterra, dove girava diceria che fossero meglio tutelati rispetto ai connazionali.
Era impossibile dare un giudizio a tutto ciò, soprattutto quando il mondo stava diventando una vera e propria polveriera.
Forse era il caso che io e Anastasia iniziassimo a prendere serie precauzioni per il futuro, nel caso la situazione iniziasse a diventare irreversibile.
Quando finii di mangiare gettai tutto nella lavastoviglie, spensi il televisore e uscii a fare due passi, introducendo il blocco della porta con la password, un sistema ormai diffuso in tutti gli appartamenti inglesi.
Cosa strana per questo periodo dell'anno la primavera continuava a tardare, anche se Londra era famosa per la pioggia assai frequente. Il cielo era plumbeo e minacciava un'acquazzone, senza contare le temperature che erano assai piuttosto basse.
Comprai un giornale e mi fermai in un angolo a sfogliarlo.
In lontananza si sentivano le voci di una protesta studentesca dove centinaia di universitari e studenti del liceo si erano organizzati per indire una manifestazione contro alcuni tagli di finanziamento del governo verso il settore scolastico.
Con pazienza aspettai che Anastasia finisse il suo turno alle tre del pomeriggio, c'erano delle novità in arrivo.

Quel pomeriggio dopo aver dormito un altra ora prima che ricominciassi il turno di notte questa sera, io e Anastasia partimmo per un viaggio su un auto presa a noleggio fuori dalla periferia di Londra, dove ancora non era arrivata l'urbanizzazione, durante quei quaranta minuti di viaggio lei ne approfittò per farsi una breve dormita vista la stanchezza del dopolavoro.
Arrivammo in aperta campagna dove il profilo degli edifici della City si vedevano appena in lontananza.
Poco dopo la strada asfaltata cedette il passo a quella sterrata, circondata da praterie dove l'erba era già alta fino alla vita dopo le eccessive piogge di aprile-maggio.
Qui fui costretto a passare dal controllo automatico a quello manuale dell'auto dal momento che non c'erano punti di riferimento alla quale l'intelligenza artificiale dell'auto potesse fare riferimento con il rischio di andare alla cieca.
Eccetto il profilo di Londra all'orizzonte in direzione ovest, praterie collinari si estendevano a perdita d'occhio.
Parcheggiammo in prossimità di un vecchio albero secco del tutto privo di foglie che sembrava morto da generazioni.

Un caldo tiepido vento a tratti più fresco faceva oscillare la verde distesa di erba alta fino al bacino della prateria.
In lontananza si vedeva l'addensarsi di nuvole temporalesche color petrolio, ma al momento si era aperta una provvisoria schiarita di sole.
Sdraiati l'una sull'altro ai piedi del vecchio albero, con la mia testa appoggiata ad una grossa radice, il nostro sguardo si perdeva spensierato in quello sprazzo di cielo color cobalto tra le nuvole.
Essere lontani dal caos urbano, da tutta quella inutile vita frenetica, anche solo per una giornata andava a beneficio di entrambi.
In quel posto esisteva il totale silenzio.
Da quando eravamo giunti in Inghilterra, il cambio di ambiente aveva avuto effetti positivi per entrambi.
Soprattutto per il fatto di non doversi più guardare alle spalle e di non essere a pochi chilometri da una potenziale zona di guerra internazionale.
Ma sapevo che era tempo di prendere nuove decisioni.
-Ce la siamo cavata piuttosto bene in questi mesi.- mormorai guardando distrattamente l'erba che oscillava avanti e indietro spinta dal vento.
-Eccetto il fatto che ho dovuto rimanere ferma un mese senza fare nulla, direi di sì.- commentò lei.
-Adesso ti sei perfettamente rimessa.-
-Sì, anche se ho ancora dei momenti in cui mentre servo al lavoro mi vengono delle fitte alla spalla.-
-Ci vorrà un po.-
-Lo so, ma devo dirti una cosa.- disse lei cambiando leggermente tonalità della voce, e capii che era importante.
-Anche io.-
-Questo lo so, me ne sono accorta quando hai deciso di fare questa piccola gita.-
Risi.
-Londra è decisamente troppo caotica per affrontare certi argomenti.-
-Sempre meglio che restare in Estonia, comincio io o cominci tu?-
-Tra un paio di mesi quelli per cui lavoro vogliono trasferirmi all'estero dove c'è carenza di manodopera, si tratta di una zona piuttosto a sud. E poi di nuovo in un altro posto dopo altri due mesi.- spiegai.
Anastasia mi studiò attentamente.
-Quanto a sud?-
-Molto.-
-Cioè, ce l'ha un nome questo posto?-
-Tristan de Cunha.-
-Direi che non potevano mandarti in un posto più adatto.-
-Si trova nel bel mezzo dell'Oceano Atlantico, in linea retta con la capitale del Sud Africa, Cape Town.-
-L'avevo capito, ma cosa stanno facendo laggiù?-
-Stanno mettendo in piedi due nuove fabbriche, nonostante le proteste della gente del posto, e costruendo una nuova base militare inglese, - spiegai - si tratta di un posto strategico sia dal punto di vista militare che commerciale.-
-In quel posto?-
-A ovest ci sono il Brasile e l'Argentina, a est le economie africane.-
-Ok, hai reso l'idea.-
-La Liandri Corporation è in fase di espansione e sta aprendo nuove fabbriche in tutto il Commonwealth Britannico, vista la nostra situazione io direi che potremmo approfittare. Cosa ne pensi?-
-Sono incinta.-
Due sue parole bastarono per zittirmi dalla sorpresa.
Lei si alzò a sedere accanto a me, studiando la mia reazione, appoggiandosi all'albero.
-Questa si che è una novità.- dissi.
Il vento che faceva oscillare l'erba le soffiava parte dei suoi capelli lungo il viso.
Mi alzai in piedi e camminando scalzo a piedi nudi tesi una mano a lei, aiutandola a rialzarsi, anche lei scalza.
-Quale nome le daremo se sarà femmina?-
Lei sorrise intuendo ciò che intendevo, e mi abbracciò.
Ci stringemmo entrambi, persi tra il fruscio dell'erba scossa dal vento forte e il tuono lontano di un temporale in arrivo.
Il suo bacio seguì un altro tuono.
Ci distendemmo tra l'erba baciandoci per minuti lunghissimi mentre il vento andava aumentando e il ritmo dei tuoni sempre più frequenti.
Quando ci sedemmo nuovamente ai piedi del vecchio albero iniziai subito a riflettere su ciò che avrei dovuto fare e organizzare nei prossimi settimane e mesi.
-No, non farlo adesso.- mi interruppe lei.
-Cosa?-
-Ti perdi nei tuoi pensieri. Non farlo adesso, godiamoci questi momenti.-
-Ormai mi conosci.- sorrisi.
-Più di quel che pensi.-
-Da quanto è che lo sai?-
-Ho ripetuto due volte il test i giorni scorsi.-.
Era davvero una sorpresa, non che mi fossi mai aspettato di diventare padre, ma ero indubbiamente sereno.
-Dovremmo cambiare i nostri programmi.-
-No, io verrò con te a Tristan de Cunha, dopo quello che abbiamo passato insieme.. - Anastasia non aggiunse altro.
-Ne sei sicura? Ci saranno altri trasferimenti, potremmo finire persino in Nuova Zelanda o in Europa.- la avvisai.
Lei parve rifletterci su. -Non credo che ci saranno problemi.-
-Stiamo parlando di viaggi aerei con probabilmente diversi scali, o viaggi in mare di oltre una settimana, come in questo caso.- spiegai.
-Non soffro il mal di mare e per il resto ci organizzeremo quando il bambino sarà nato.- concluse lei.
-O la bambina.-
-Ammesso che non siano due gemelli.-
-Questo sarebbe indubbiamente un grande grattacapo.-
-Non lo metto in dubbio.-
Restammo lì fermi a guardare per qualche istante il cielo che in lontananza diventava sempre più scuro tuonando.
-Hai con te il coltellino svizzero?- mi chiese Anastasia.
Certo, a cosa tu serve?-
-Tu dammelo.-
Dopo aver frugato in tasca glielo passai.
Lei si alzò in piedi e dopo aver scelto un punto adatto iniziò a incidere il tronco.
La guardai perplesso, mi alzai in piedi e capii.
Aveva inciso le nostre iniziali all'interno di un cuore nel legno.
-Quando torneremo qui, tra un anno o forse chissà quando, queste scritte saranno ancora qui.- disse Anastasia prendendomi la mano. Quindi premette la sua bocca contro le mie labbra, quando si staccò fece un passo verso la macchina strattonandomi.
Mi fece ridere questa sua allegria contagiosa.
-Andiamo, sta arrivando un temporale.- disse lei.
La seguii mentre il vento iniziava a soffiare più forte e il fruscio dell'erba alta ormai era costante.
-Lo so.-
 
 
 
 
 
 
 
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