Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: summers001    15/05/2023    6 recensioni
Oscar&Andrè | Missing moments | più capitoli | OOC: alcuni avvenimenti sono tratti dai fumetti, altri dall'anime, altri ancora dal film. I personaggi sono forse più vicini a quelli del manga. Li ho sicuramente un po' rivisitati, ma spero per il meglio.
Dal testo:
“Non hai sonno?” ti domando, con una voce che mi esce strana, troppo seria, troppo brusca, troppo tutto.
Guardi in alto, verso il cielo ancora pallido. Poi guardi me. “E tu?” mi domandi. Chissà cosa vuoi dire, chissà cosa nascondi. Mi siedo accanto a te stavolta. La manica della mia giubba struscia accanto alla tua. Vorrei allungare la mano, respirarti meglio. Immagino il calore del tuo corpo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Andrè

“L’amore si tocca. Si bacia, si lecca, si scopa.” Disse una volta Alain, appena conoscente e solo commilitone all’epoca, in un tentativo di screditare quello che provo per te, Oscar. Mi aveva appena salvato da un pestaggio in armeria e, per dimostrarmi che aveva ragione, mi aveva dato in pasto a te osservando attentamente le tue mosse. “Quella è fredda come il ghiaccio.” continuava a sbraitare “Non sa neanche com’è fatto un essere umano”.

Quel giorno lo guardai come si guarda un bambino alla sua prima esperienza del mondo, con tenerezza ed amarezza. Pensai a quanto povera dovesse essere stata la sua vita, quanto poco avesse vissuto, visto o conosciuto. A quante poche esperienze pregne di significato avesse avuto. Evitai di uscirmene con certe frasi che riecheggiavano un po’ quelle di mia nonna: “Vedrai quando crescerai”. Non dissi niente. Lo lasciai a crescere, mentre io mi riprendevo ed i lividi impallidivano. Fatto sta che è diventato “il poeta” da allora.

“Che dice oggi il poeta?” Gli faccio per scherzare una mattina.

“Ah, ah, ah!” Ride ironico lui “Che te ne devi andare a fanculo!” Mi risponde con quei suoi modi bruschi, poco sagaci, che nascondono una ferita nella sua parte intima.

Eppure a volte penso che abbia ragione: l’amore è tangibile. È come quel senso di familiarità che provo a starti vicino. È la libertà con cui ti prendevo in giro da bambina. È sapere che quando ti allontani a cavallo, ti giri sempre a controllare dove sono. È conoscere la forma della tua presenza, sapere a memoria le tue abitudini. Capire che sei nei paraggi dalla posizione dei pezzi sulla scacchiera, del bicchiere sulla tavola o del cuscino sul divano, immaginandoti mentre pensierosa sposti l’alfiere e non la regina, fai ondeggiare il vino con movimenti circolari o ti siedi spostando tutti i cuscini di lato perché detesti la sensazione del velluto sotto i polpastrelli. E forse per questa intuizione poco geniale inizio un po’ a fidarmi di Alain.

“Sta succedendo qualcosa.” Almeno questo è quello che dice lui. Ora siamo diventati amici, spalleggia per me. Mi da’ dei consigli, mi dice come comportarmi, cosa una donna come te vorrebbe sentirsi dire. Mi riporta qualunque cosa io sia troppo cieco per vedere. Mi parla spesso di te. Non ti odia più così tanto, al punto che sono arrivato a vederci qualcosa dietro, ma non mi interessa.

Però ha ragione. Da quando siamo qui tra le guardie cittadine siamo cambiati. Ma lui cosa ne può sapere? Cosa ne sa di te, di me, di quello che ti ho fatto. E non parlo del gesto fisico, ma dell’amore usato come un’arma con due lame, una per difenderti ed un’altra per ferirti.

Tu sei cambiata.

Tu sei esplosa rigogliosa, un fiore che sboccia a primavera in un tripudio di petali, ricca di nettare. Hai fatto vedere a tutti di cosa sei capace. Hai sovvertito le regole, hai dimostrato che tutti possono tutto. Ti sei adattata, hai lasciato gli agi per la vita spartana. Hai disciplinato i più restii all’ordine tra tutti i reggimenti di Sua Maestà. Sarebbe tutto troppo per chiunque. Eppure tu ce l’hai fatta. Sapevo sin da quando eravamo bambini che tu eri destinata a grandi cose. Come posso non ammirarti? Come posso non amarti?

Invece io sto diventando più lento, più triste, più cieco. Ho due occhi nuovi però. Ho Alain. E’ diventato mio amico per davvero. “Ehi Andrè!” Mi chiama sempre quella mattina. Si stanno esercitando tutti con la spada. Tu sei a cavallo e ci controlli. “Di nuovo.” Mi fa lanciando un cenno ad una figura alta, blu e gialla, che dovresti essere tu. Vuole dirmi che stai di nuovo là ad guardarmi, che certe volte rimani come assorta. Gli altri lo notano. Alain lo nota. Si è fissato col fatto che mi cerchi. Sono così abituato a risponderti che non lo noto neanche più, dice sempre lui.

“Vaneggi.” Gli dico solo.

“Proviamo?” mi chiede soltanto con sorriso malizioso. Mi si avvicina, tende la lama della spada. Me la para davanti agli occhi e poi la piega, indietreggia come a voler prendere la rincorsa. In pochi attimi mi è di nuovo addosso. E’ fulmineo, veloce, persino delicato nei gesti, non attira l’attenzione. Io per tutta risposta, con un occhio andato e l’altro che regge appena, mi paro la faccia con le braccia. Mi lacera il palmo con un taglio verticale. Non si fa, ce l’ha insegnato il generale. Schivare piuttosto, mai rischiare le mani: il dolore è acuto e le armi si impugnano con quelle. Ho sbagliato, lo so, dovresti costringermi a duellare fino a sera, a fare dieci giri della caserma di corsa, cento flessioni a terra o che altro ne so.

Invece ti vedo scendere da cavallo e raggiungerci con passo deciso. “Ti è andato di volta il cervello?” fai verso Alain, lo spintoni e lo allontani. Lo porti via, dall’altro lato del plotone. Ci separi come due scolaretti. Lui se la ride ed alza le mani, mentre batte in ritirata.

“Visto?” mi fa prima di farsi trascinare via, ma intanto lo so, qualcosa è cambiato. Una cosa nuova mi rende più allegro, mi fa stare bene, mi scioglie la lingua. Qualcosa è cambiato, ma non voglio essere impaziente e scoprire le carte, forzare la mano. Me li hai insegnati tu questi giochi di furbizia: bisogna pazientare, l’attesa ripaga sempre. Non ho bisogno di tenderti una trappola con un pedone. La regina si muove sempre alla fine.

Qualcosa è cambiato. Chissà se anche tu te ne accorgi, chissà come spieghi i tuoi comportamenti, cosa pensi che sia quell’irresistibile malia che ti incanta. Vorrei chiedertelo, essere sfrontato al punto da metterti in crisi e domandartelo: mi sei forse tornata vicina o qualcosa ti si muove dentro? E’ una meravigliosa illusione. Mi accontenterei di qualunque sia la tua forza motrice.

Mi accontenterò.

Lo farò.

E più ti guardo, più lo so che un giorno diventerò spavaldo. Ti parlerò e ti confiderò i segreti del mio amore. Sorriderai, mi dirai che sono uno sciocco. Sì, lo vedo.

Qualcosa sta cambiando.


 


Angolo dell'autrice
Bon jour! 
Allor, questa storia era in orgine una one shot in più capitoletti, divisi da banali asterischi. Mi sembrava poco e così ecco una piccolissima long fatta di brevi capitoli, che tengo già scritti sul pc. Probabilmente ne posterò un altro stasera e i prossimi nei giorni a seguire in pochissimo tempo. 
Sto esaurendo le mie idee di sempre nel frattempo di avere più tempo per continuare la long. Questa è una storia che ho sempre voluto scrivere. L'avevo immaginata all'inizio come solo una missing moments del manga. Poi come al solito mi sono fatta prendere e ho voluto rivoltarla. E così ecco una storia sulla parte del rapporto tra Oscar ed Andrè credo più emozionante: quel momento in cui tu non sai cosa prova lui, e viceversa, se esporsi o non esporsi, se dire o non dire. E nel frattempo c'è la complicità, la vicinanza, quel toccarsi casualmente. 
Beh. Detto questo ci risentiamo a brevissimo. Oggi? Chissà! (sììì)
Summers
  
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