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Autore: LadyPalma    15/05/2023    4 recensioni
Modern!AU Alicent, maestra di trent'anni, ha deciso che vuole avere un bambino; il fratello del marito della sua migliore amica, il misterioso e spietato avvocato Larys Strong, risulta essere per qualche motivo il candidato perfetto per il progetto. Nessun sentimento, nessun coinvolgimento, soltanto uno scambio di favori. Cosa può andare storto?
(Avvertimento non-con nel passato, con riguardo a Viserys).
Genere: Commedia, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alicent Hightower, Harwin Strong, Larys Strong, Otto Hightower, Rhaenyra Targaryen
Note: Lemon | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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Granchi per colazione
– Parte 2 –






Cadere in una routine con Larys è terribilmente facile, effetto inversamente proporzionale a quanto sia difficile, invece, definire lo stato delle cose tra loro. Il sesso riesce a essere sempre una scoperta – Alicent non credeva potessero esistere certe posizioni – e, per quanto lei sia palesemente inesperta, dal modo in cui lui si comporta sembra che siano sperimentazioni anche per lui. Eppure, allo stesso tempo, diventa sempre più un territorio conosciuto, tanto che Alicent ha smesso ormai del tutto di bloccarsi o di tremare, e anzi si sente così sicura da voler essere lei il più delle volte a prendere il controllo e a dettare i tempi. 

Fanno sesso almeno una volta alla settimana, più volte nella stessa nottata, e così passano le settimane, i mesi. Ma, d'altro canto, il sesso non è mai soltanto sesso: sono cene e colazioni (senza più granchi), conversazioni lunghe e stimolanti, tanto impegnate quanto frivole, condivisioni di momenti della reciproca giornata, e addormentarsi pelle contro pelle come se fosse la cosa più normale del mondo. E sono complici più del solito durante le cene a casa di Harwin e Rhaenyra, quando devono fingere che nulla nel loro rapporto sia cambiato mentre invece è cambiato tutto – e allora si rubano mezzi sorrisi e sguardi eloquenti che vogliono dire "ci prendiamo gioco di loro" e intanto, senza saperlo, si prendono ancora un po' più gioco di loro stessi.  

"Dovremmo provare a cambiare menù, Rhae, altrimenti cominciamo a diventare davvero noiosi".

"Non potresti mai diventare noioso, amore, sei talmente macho mentre cucini le costolette che potresti esserlo di più soltanto se fossi andato tu stesso a caccia di selvaggina!"

I due sposi non perdono occasione per amoreggiare – frangenti in cui noiosi rischiano di esserlo per davvero – e Larys la coglie per lanciare una frecciatina.

"Si potrebbe provare una cena a base di crostacei, che ne pensi, Alicent?"

Lei non può fare a meno di rispondere tacitamente con un'occhiataccia, mentre finge indifferenza. "Non li amo particolarmente, no".

"Che peccato, neanche i granchi? Eppure dovresti davvero dare loro una seconda occasione".

Alicent spalanca appena gli occhi a quel riferimento fin troppo esplicito, di cui perfino gli altri due colgono a questo punto la stranezza. "Di cosa state parlando, voi due? Hai mangiato dei granchi, Alicent?"

Sospetta che lui l'abbia fatto apposta, anzi ne è certa. Si diverte a creare di tanto in tanto delle situazioni ambigue, quasi per spingerli alla tensione, al rischio di parlare troppo e di attirare attenzione, soltanto per il gusto di rendere le cose meno semplici e, forse, di farle ricordare in ogni momento che cosa succede tra di loro quando nessuno li guarda, che cosa succederà anche quella sera stessa nel giro di un'altra ora. 

"Oh, è stato solo un assaggio, sai, la mia collega Joanna voleva provare il ristorante di Bravoos vicino la scuola. Lo stavo raccontando a Larys prima, mentre voi stavate vicino al barbecue".

Rhaenyra simula un tono di rimprovero, ma mentre parla sta già ridendo. "Sono offesa, pensavo mi raccontassi tutto della tua vita, Ali! O stai pensando di rimpiazzarmi con Joanna Lannister?"

Il sorriso di Alicent è inevitabilmente forzato, pensando a quanta verità ci sia in fondo dietro quell'innocente ironia. È vero che a Rhaenyra è abituata a dire quasi tutto (dove il quasi sono sostanzialmente i dettagli della storia passata con suo padre, quando si erano allontanate), ma non saprebbe come dirle che da tre mesi va a letto con suo cognato, al quale ha chiesto esplicitamente di donarle il suo sperma. Per i Sette dei, se è ben noto il suo desiderio di diventare madre, non le ha neanche detto che sta progettando di diventarlo concretamente a breve. È proprio una lunga storia, del resto, e per il momento ha tutta l'intenzione di tenersela per sé. 

 

*

 

I segnali sono gli stessi che si vedono nei film: un paio di giorni di ritardo nel ciclo mestruale che diventano tre e poi quattro, leggere nausee mattutine e una sonnolenza fuori dal comune – più uno su cui la narrativa romantica spesso tace: Alicent non riesce a contare le volte in cui ha dovuto lasciare la sua classe con la bidella per correre in bagno a urinare.

E, per quanto si sforzi di non correre con la fantasia, di pensare che potrebbe esserci dietro lo stress, una cistite, o il freddo di dicembre, al quinto giorno di ritardo passa in farmacia e ne esce con tre test di gravidanza di tre marche diverse. Aspetta di tornare a casa, di correggere i compiti dei bambini, di prepararsi perfino la cena, ma paradossalmente sono i minuti a fissare i bastoncini di plastica l'unica vera attesa interminabile. A onor del vero, non le dispiace affrontare quell'incertezza da sola (anche se il sangue sulle sue dita a furia di torturarsi le pellicine sembra dire il contrario), ma le dispiace e tanto non poter condividere la successiva immensa gioia del risultato, perché tutti i test danno lo stesso responso: sì, Alicent è incinta. Nessuno sa ancora del suo progetto – non Rhaenyra, non suo padre – e vuole prendersi del tempo prima di renderlo pubblico, anche se questo la rende di fatto priva di qualcuno con cui confidarsi.

L'unico a cui può dirlo è Larys, l'unico a cui forse sente di doverlo anche dire, e non solo perché almeno a livello tecnico è qualcosa che lo riguarda ma anche perché la sera dopo dovrebbero vedersi per un nuovo tentativo e… Quel pensiero la colpisce all'improvviso ed è un piccolo sasso di inaspettata tristezza lanciato in un mare di prevista felicità. Pensa al completino intimo di pizzo ancora mai indossato nel suo cassetto, all'idea scherzosa ma non troppo di Larys di provare un gioco di ruolo la prossima volta, e non può fare a meno di ammettere con sé stessa che la fine di quella parentesi le dispiace. Anche se è sempre stato soltanto uno scambio di favori. Anche se è solo sesso che però non è mai mai mai solo sesso. Il punto è che Larys Strong non l'ha soltanto aiutata materialmente a diventare madre, ma le ha anche ricordato che è essere donna significa anche avere un corpo e delle pulsioni e dei desideri fisici, una scoperta a cui le dispiace rinunciare ora.

È per questo forse che, quando finalmente afferra il telefonino per comporre un messaggio (non si sente in grado al momento di gestire una chiamata), risulta insolitamente molto più distaccata e asettica di quanto vorrebbe.

Non è più necessario vederci domani – allegando una foto di uno degli stick di plastica.

Larys visualizza quasi subito, ma passano cinque minuti (un'altra attesa interminabile) prima che arrivi una sua risposta.

Congratulazioni – asettico anche lui. E una manciata di secondi dopo, "sta scrivendo" che appaiono e scompaiono: Festeggi con una cena a base di granchi?

Alicent si lascia sfuggire un sorriso, dal vivo, anche se in chat non risponde. La sera dopo la passa rannicchiata sul divano a mangiare pizza e a guardare in TV l'ennesima replica del musical dei Miserabili.

 

*

 

Le due settimane successive nella vita di Alicent sono dense di novità. La prima visita in gravidanza dalla ginecologa con un primo quadro di tutti i controlli futuri che l'attendono è il simbolo chiave del nuovo status quo a cui deve abituarsi, malesseri inclusi. Rispetto a quanto ha letto nei forum e visto attraverso Rhaenyra, potrebbe ritenersi quasi fortunata, perché la nausea (il sintomo peggiore) non arriva mai a tramutarsi in vomito; vero, però, che mangia pochissimo e la maggior parte delle cose che consuma abitualmente le dà il voltastomaco. Ciò che la preoccupa,di questo, è la possibilità di perdere peso e non riuscire ad alimentare il bambino che è nel suo grembo: è madre da appena cinque settimane – così le conferma la dottoressa – e già le sue priorità sono cambiate. Se avesse la certezza che il suo bambino sta bene, allora per quanto le riguarda potrebbe anche continuare a cibarsi di soli grissini per nove mesi interi. 

In tutto quel tempo, Larys non le scrive per niente e lei non ci fa quasi caso. O meglio, se ne accorge, ma non ci pensa quasi mai. Per questo, quando vede apparire il suo nome sul display nella notifica di Whatsapp, le sembra all'inizio di aver preso un abbaglio. Invece lui le ha scritto davvero ed è un messaggio innocente, apparentemente quasi banale.

Ci vediamo stasera dai ragazzi.

 

*

 

"Abbiamo fatto passare tre sabati, è incredibile! Jace ha preso la febbre, quindi Luke ha preso la febbre, quindi Harwin ha preso la febbre e io… sono quasi impazzita!"

"L'onere di avere dei bambini! Voi due approfittate di non avere ancora messo su famiglia per evitare questi effetti domino di salute!"

Il saluto con cui i padroni di casa la accolgono è già un pessimo presagio dello sviluppo della serata. In alcun modo Harwin può sapere della sua gravidanza, quindi l'aver unito Alicent e Larys in un generico "voi" nella stessa frase con la parola bambini deve essere soltanto una ironica, inquietante e imbarazzante casualità. 

La risposta di Larys, comodamente seduto sul divano del soggiorno con un Long Island rivisitato a suo modo in mano, casuale non è. "Non c'è pericolo per me, mio caro fratello, tutti sanno che non ho alcuna intenzione di diventare padre".

Se Alicent è riuscita a rimanere quasi impassibile prima, adesso non può fare a meno di sentirsi avvampare, specialmente se, mentre cerca in tutti i modi di non incrociare lo sguardo di nessuno, Larys la fissa in maniera aperta. Quindi, si ritrova a tossire, un po' per cercare di riprendere un contegno, un po' perché si sente davvero come se le stesse andando di traverso il niente. 

"Tutto bene, tesoro?" le chiede Rhaenyra, posandole con premura una mano sulla spalla e porgendole con l'altra un bicchiere con del liquido non meglio identificato, ma sicuramente alcolico, dentro.

"Oh, non per me, non posso bere stasera. Sto prendendo un antibiotico per… la mia tosse" dice, sciorinando la scusa che si è già preparata durante il tragitto, poi fissa Larys di rimando. "Io non ho bisogno di avere figli per ammalarmi, ahimè, vivo già circondata da bambini, in ogni caso".

Lui si limita ad accennare un sorriso, prima che i padroni di casa prendano, per fortuna, il comando della serata. Ed è una serata che passa in allegria, nonostante Alicent non tocchi né alcol, né cibo, adducendo come scusa un altro inesistente pantagruelico pranzo con Joanna Lannister, mentre la verità è che il suo amore per la carne rossa sembra essersi dissolto. Per quanto riguarda il suo rapporto con Larys, se nei mesi precedenti la difficoltà era nascondere come il loro rapporto fosse diventato decisamente più intimo, adesso il problema al contrario è fingere che non ci sia alcun velo di estraneità e freddezza, nessun imbarazzo. Larys, con il suo tono modulato e la sua espressione indecifrabile, è il più bravo tra i due, perciò lei si limita ad ascoltarlo parlare, a lasciarsi trascinare passivamente dai suoi discorsi, parlando solo quando necessario. Perché lui parla del più e del meno, di mille svariati argomenti come sempre, come se non fosse accaduto mai nulla tra loro – però la guarda con insistenza e, quando un Jace assonnato le si siede sulle ginocchia per farsi coccolare, lo fa persino di più.

"Sembri strana, hai… non so, qualcosa di diverso, ma non riesco a capire cosa" le dice Rhaenyra al momento dei saluti, ma Alicent se la cava almeno per ora adducendo la stanchezza e lo stress come scusa.

Con Larys, invece, la situazione è ancora una volta diversa, perché il piccolo tragitto tra la villetta e le automobili li vede camminare fianco a fianco, per la prima volta soli dopo la notizia. È quasi come se si stessero adesso incontrando per davvero ed è lì, infatti, che la maschera di lui sembra mostrare una lieve crepa.

"Come stai, intendo, come stai davvero? Non hai toccato cibo questa sera, eppure Harwin ha trovato finalmente l'esatto punto di cottura della carne stavolta, un vero peccato che tu non l'abbia assaggiata". 

Lo chiede in modo casuale, con lo sguardo fisso davanti a sé, ma c'è una impercettibile inflessione nella voce che è molto più che semplice curiosità. 

"Sto bene, ma quasi tutti i cibi mi danno la nausea, e non so bene come ho fatto a non scappare in bagno alla vista del barbecue" risponde lei, sforzandosi di mantenere un tono leggero e abbozzando anche una leggera risata.

Sorride ancora quando posa la mano sulla maniglia della macchina, pronta ad aprire la portiera, ma prima che possa farlo, l'uomo le afferra il braccio all'improvviso con la mano libera dal bastone, costringendola a voltarsi di nuovo verso di lui.  Sarebbe impossibile pensare che risentire il contatto con il suo corpo, ritrovare i suoi occhi chiari così vicini, non le dia i brividi (e non solo di freddo), e una sensazione simile deve provarla anche lui che indugia per svariati secondi semplicemente a fissarla e a tradurre la presa sul suo polso in una lenta carezza con i suoi polpastrelli.

"Voglio che tu sappia che puoi rivolgerti a me per qualsiasi cosa. Se hai bisogno di qualcosa…". Lascia la frase in sospeso ma non smette di guardarla, e se rimuove la mano dal suo polso è solo per portarla lentamente verso il suo collo. Con la difficoltà dall'avere una sola mano a disposizione, le sistema con cura la sciarpa e le tira su il cappuccio del cappotto, come farebbe lei probabilmente con uno dei suoi piccoli alunni. "So bene che la tosse è finta, ma dovresti comunque coprirti bene. Non mi sembra l'ideale unire le nausee ai sintomi influenzali".

Alicent non dice nulla, quasi imbambolata di fronte a quell'offerta e a quel gesto apparentemente banale eppure a suo modo denso di significato. Annuisce appena mentre lui fa un passo indietro e poi, dopo averle augurato la buona notte, le dà le spalle avviandosi verso la propria auto. Solo allora, dopo un paio di quei passi strascicati, lei ci ripensa.

"Larys!" Quando lui torna a voltarsi, la trova sorridente eppure allo stesso tempo esitante. "A dire il vero, ho qualcosa da chiederti. Sapresti dirmi dove posso procurarmi i granchi?"

 

*

 

Se Larys ha creduto si trattasse di uno scherzo, deve ben presto ricredersi. Dopo aver sentito la stramba richiesta di Alicent, si è presentato il giorno dopo a casa sua con due porzioni di granchi prese d'asporto dal suo ristorante bravoosiano di fiducia, e adesso è seduta davanti alla penisola della sua cucina intenta a divorarli tutti. A onor del vero, ha tirato fuori due piatti (uno anche per lui), ma dal primo momento in cui l'ha vista prendere il primo morso con una inedita soddisfazione, l'uomo non è riuscito a fare altro che guardarla quasi ipnotizzato – e lei ne ha approfittato per finirli tutti. E chela dopo chela, morso dopo morso, l'iniziale divertimento di Larys si tramuta in autentica meraviglia e in una strana, inspiegabile sensazione di tenerezza. Perché lei sta mangiando con gusto, con brama, qualcosa che fino a poco tempo prima diceva di odiare, e la spiegazione – la folle, traumatizzante e terrificante spiegazione – non può essere altrimenti che nella cosa invisibile che sta crescendo nel suo ventre ancora piatto. Ecco perché, se in un'altra qualsiasi occasione, probabilmente lui le avrebbe fatto notare quanto ha sempre avuto ragione oppure, addirittura, avrebbe sorriso di fronte all'ironia della situazione, adesso resta solo immobile e in silenzio. È come se la gravidanza diventasse più tangibile e reale chela dopo chela, morso dopo morso; quella è la prova che qualcosa di nuovo, di diverso è dentro di lei e, soprattutto, che quel qualcosa è in parte suo. È un pensiero assurdo, ma in qualche modo lei non è mai stata così bella come in quel preciso istante. 

E Alicent, inconsapevolmente, dà voce a quella stessa catena di pensieri, rompendo il silenzio quasi sovrappensiero. "Sia messo agli atti che li trovo ancora disgustosi, ma in nome dei Sette Dei non riesco a smettere di mangiarli, ed è l'unica cosa che praticamente riesco a tenere nello stomaco. Si vede proprio che è tuo figlio". 

Il sorriso le si gela sul volto nello stesso momento in cui spalanca gli occhi e resta quasi paralizzata con l'ultima chela in mano ferma a mezz'aria, quando si rende conto di cosa ha esattamente detto. È qualcosa di ovvio che sanno benissimo entrambi, eppure non è mai stato esplicitato in modo così palese: sì è parlato di "aiuto", "favore", ma figlio è un concetto che, pur chiamando le cose con il proprio nome, sottintende una situazione che non esiste.

"Scusami, io non volevo intendere –"

Larys, seppure visibilmente toccato in qualche modo dalla frase, solleva una mano in aria come per scacciare una mosca. "Non hai detto nulla di male, tecnicamente lo è" dice, con la solita fredda calma, "non sarò suo padre, ma lui è mio figlio, una pura questione di geni".

Alicent annuisce, appigliandosi a quella risposta per lasciarsi indietro l'imbarazzo per la verità scomoda che le è uscita di bocca senza pensare, ma segretamente non può non domandarsi se lui ci creda davvero. Scambio di favori, questione di geni, è tutto così semplice e logicamente diviso in perfetti compartimenti stagni per lui? Eppure sa di non immaginare il modo in cui la guarda, e lo sa perché è proprio quello sguardo a farle pensare che no, per lei non è tutto così semplice. 

Del resto, non può fare a meno di ricordare che, soltanto poche settimane prima, in questo momento sarebbero già stati a rotolarsi tra le lenzuola, con le labbra incollate e, se ci pensa abbastanza, riesce quasi ad avvertire le sue mani sapienti sul proprio corpo che–

"Alicent". 

Lei rialza lo sguardo con un movimento repentino sentendosi chiamare, e quando lo fa lo vede accennare un sorriso beffardo, come se ancora una volta lui potesse avere accesso al filo dei suoi pensieri.

"Ho letto un articolo scientifico molto interessante l'altro giorno… pare proprio che  secondo diversi studi scientifici avere degli orgasmi in gravidanza sia molto utile per rilassare il canale vaginale per facilitare il parto, oltre che allentare lo stress derivante dai capovolgimenti ormonali".

Parla in tono modulato, con un lessico scientifico e asettico che dovrebbe simulare distacco, eppure c'è qualcosa nel suo tono che svela divertimento, compiacimento quasi. E c'è qualcosa nel suo sguardo che indica esattamente che tipo di proposta vorrebbe avanzare.

"Interessante" replica con qualche secondo di ritardo lei, in tono più acuto del normale, "quindi, tu stai forse proponendo di–"

"Te l'ho detto: se posso esserti utile in qualsiasi modo sono disponibile e, quando ho accettato di aiutarti a diventare madre, mi sono in effetti incaricato implicitamente di assisterti anche nel corso della gravidanza. Per cui, sentiti libera di usarmi come umile strumento".

In quel momento Alicent ne è certa: lo odia. Lo odia perché sembra indifferente e calmo anche quando parla di sesso, perché riesce a rendere anche la possibilità di scopare la parte di una sottile trama più complessa, perché parla sempre come se si trovasse in tribunale – e a lei tutto questo, lui, eccita da impazzire.

Quando risponde (e la risposta è sì) non è la mente che decide, ma la pulsione che già avverte tra le gambe. Larys sorride ancora di più e poi, senza altro indugio, accosta la sua sedia più vicina a quella di lei.

"La regina ha espresso un desiderio" le sussurra con leggera ironia, prima di infilare una mano sotto il tavolo, dentro i pantaloni morbidi e ampi della tuta che lei indossa. 

La accarezza lentamente, senza fretta, aprendola come se fosse un fiore, e fissandola dritto negli occhi finché non li vede scurire e dilatarsi sempre di più.

Non chiede niente in cambio, mentre lei gode immobile sulla sedia – soltanto di urlare il suo nome quando raggiunge il picco del piacere. E lei sa che lo avrebbe fatto comunque.

 

*

 

I termini del nuovo accordo tra loro sono cambiati, anche se non sono più così palesi. Si incontrano come prima, anche se Alicent ha già ottenuto ciò che voleva e Larys ciò che voleva sembra non volerlo chiedere più. Si accontenta di passare ancora tempo con lei, cenare insieme e poi, immancabilmente, di consumarle il corpo con le mani e con la lingua. Gli piace notare ogni singolo minimo cambiamento, come ad esempio i suoi seni sono già più sensibili e appena più gonfi, o come il suo ventre si sta impercettibilmente arrotondando, o come addirittura il suo sapore gli sembra diverso. Mentre produce in lei un piacere fisico, questo è il piacere che ci ricava lui: conoscerla in ogni particolare, in ogni centimetro di pelle, e solo conoscere qualcuno, secondo lui, significa davvero possederlo. 

È una nuova routine, dai contorni più indefiniti e i confini più labili, tanto che ogni piccolo mutamento diventa uno sconvolgimento ma, allo stesso tempo, è inevitabile. E non c'è più sconvolgimento maggiore, forse, di quando Alicent si presenta da lui un pomeriggio senza alcun preavviso. È la prima volta, così come è la prima volta che è lei che sembra voler prendere l'iniziativa, anche se in modo esitante e inizialmente goffo. Non dice nulla di troppo particolare – "Spero di non disturbare"; ma Larys non ha bisogno di ulteriori esplicite parole – "No, non mi disturbi affatto". 

Si scosta dalla porta per farla entrare e poi, oltrepassando senza un secondo sguardo il tavolo pieno delle scartoffie inerenti al nuovo processo che sta seguendo (e su cui non riuscirebbe più a concentrarsi, in ogni caso), si dirige verso il divano e la  invita a raggiungerlo. Si siede con calma, appoggiando entrambe le mani sul bastone e guardandola poi dal basso verso l'alto con un'espressione di lieve confusione, dato che lei è rimasta immobile, in piedi, in un vestito verde smeraldo che lui non riesce a smettere di fissare.

"Alicent, vieni a sederti. Non mi aspettavo una tua visita, dimmi, a cosa devo questo piacere?"

La situazione, che vede il comando e il controllo detenuti da lui (nel domandare, nel guidare, nell'alludere) si ribalta quando, ancora senza dire una parola, lei finalmente lo raggiunge. Gli sfila il bastone dalle mani e poi, prima che lui possa prevederlo, lei si siede – non sul divano, ma su di lui, a cavalcioni. Larys accenna un sorriso sorpreso, ma senza esitare le accarezza le gambe, soffermandosi sul bordo delle parigine che indossa. Mentre lui inizia la sua abituale lunga, dolce tortura, Alicent armeggia con la chiusura dei suoi pantaloni, insinuando una mano nei suoi boxer e liberando del tutto il suo pene, che non necessita di più di qualche tocco delle dita per essere già sveglio. Stavolta, tanto i movimenti di lui sono lenti e precisi, quanto quelli di lei sono veloci, frenetici; e, dal modo in cui muove il bacino per sfregarsi contro la sua erezione, diventa chiaro che non è intenzionata a essere soltanto toccata questa volta.

"Alicent, non–"

"Shh" sussurra al suo orecchio, prima di mordicchiargli il lobo e affondare le mani tra i suoi ricci scuri, "Ho chiesto alla mia dottoressa e mi ha assicurato che la penetrazione non costituisce alcun pericolo per il bambino".

Non ha detto nulla di particolare, ma il semplice sentire la sua voce all'orecchio e alludere a quello che vuole in quel momento da lui, lo eccita se possibile ancora di più, mentre la aiuta a sfilarsi le mutandine e controlla con un dito che sì, è decisamente pronta anche lei. È Alicent a tenere il controllo però, guidandolo dentro di lei e dettando il ritmo, ed è quasi paradossale che lui le affetti i fianchi quasi per trattenerla, per farla andare più lentamente, come se temesse ancora di poterle fare del male.

Alicent non è mai stata così – così audace, così vogliosa; e anche Larys non è mai stato così – così attento, così premuroso. Questa singola volta è diversa da tutte le altre, priva di scuse apparenti o di necessari pretesti; anche se è un incontro frettoloso e improvvisato, tanto che loro sono entrambi del tutto vestiti, è un fare l'amore più di quanto lo sia mai stato mai prima. Si vogliono e basta – è questa la verità nuda e cruda che entrambi si rifiutano di analizzare.

"Mi sei mancata, Alicent, mi sei mancata così tanto".

"Anche tu".

Sono sussurri persi tra i respiri affannati nell'oblio del piacere, un'altra verità che faranno finta di non aver mai pronunciato.

 
   
 
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