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Autore: Sidney Prescott    01/06/2023    0 recensioni
Inghilterra del 1910; il nuovo secolo porta aria di novità e di sogni, ma la gente nonostante tutto continua ad ignorare una verità importante: l’esistenza di un mondo parallelo in cui il soprannaturale la fa da padrone senza alcun freno!
L’associazione Hunter, antichi cacciatori discendenti da nobili famiglie fondatrici, è l’unica barriera tra il mondo umano e quello ultraterreno, il cui compito è proteggere gli uomini da ciò che non conoscono e impedire che un simile fardello venga rivelato, distruggendo l’equilibrio tra sanità mentale e pura follia.
Una delle stirpi fondatrici, il casato Griffith, dovrà lottare con tutte le sue forze per mantenere intatto il confine tra umano e sovrumano, ma ad un carissimo prezzo: la propria famiglia.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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      Chapter 5: "Fear leads to anger. Anger leads to hate. Hate leads to"

 

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Somewhere in the middle of nowhere.

 

Una cella buia. Non c’era una finestra, né un semplice alito di vento, nulla.

Sarebbe morto lì? 

Ovvio, la Hunter non faceva mai prigionieri, ma l’eccezione alle volte sapeva essere una vera maledizione, per il condannato, si intende. Per Luther Richter invece era normale amministrazione, un barboso martedì lavorativo come molti già passati e ancora tanti altri a venire, e non sarebbe stata sicuramente la nuova identità della sua vittima a cambiargli la giornata.
Nemmeno aveva in memoria il nome di quello sciagurato che continuava a rigirarsi come una salamandra senza coda su quel lettino di ferro, anche perché non gli importava minimamente; buffo come il lavoro sporco finisse sempre nelle sue mani!
«In questa breve e, spero per te, significativa pausa…hai forse rinvenuto dettagli di vaga importanza sulla fuga di Balthazar dalle segrete della Hunter…em, mi ripeti il tuo nome? 
Anzi, no, lascia perdere il nome, conserva il fiato per la tua confessione.» precisò con quel tono di  voce maledettamente calmo, armonico, un timbro intenso e orecchiabile, completamente intriso di un essere risoluto che dava quasi i brividi. 
«Ve l’ho già detto, maledizione, io non ne so niente, non ho a che fare con quel lestofante da anni, da quando ha rubato ai monaci quel maledetto libro! Non lo vedo da allora, come potrei sapere dov’è adesso?!» disse il pover’uomo completamente nudo, con gli occhi sgranati, quasi fuori dalle orbite, il fiato che gli moriva in gola e il cuore che gli galoppava come un pazzo in petto.
Non erano gli strumenti di tortura, non era la schiera sguainata di bisturi, il grembiule sporco di sangue, non era quello a fargli desiderare la morte; era il suo sguardo di iceberg che lo mandava in paranoia.
A prima vista quell’uomo sembrava un lord, un uomo ben distinto, garbato, dai modi assai raffinati, accorto, pragmatico,con delle capacità oratorie al di sopra della media, per non parlare delle sue tecniche di combattimento; era persino peggio di quello che poteva sembrare dal semplice esterno.
Sbuffò, non aspettandosi certo risposta diversa da quella precedente, ma questo di certo non lo fece indugiare nemmeno per un secondo; la luce fredda di una lampada da laboratorio appesa al soffitto illuminò al meglio il suo viso spigoloso, i capelli biondo cenere, la figura assoluta.Gli prese la mascella con una stretta tale da far rompere l'osso, premurandosi di avvolgere con le fauci di una tenaglia uno dei molari del penitente, avvicinandosi maggiormente al suo volto.
«Capisco la posizione in cui ti trovi, davvero, da un lato hai noi che faremo di te una maschera di sangue, dall’altra hai i tuoi confratelli…ma quello che non capisco è perchè tradirli per un…imbroglione che puzza di spezie, questo proprio mi sfugge..e speravo con tanta fiducia che avresti collaborato!
Quindi te lo chiederò solo un’altra volta, prima che dente dopo dente ti renderò una prugna appassita, e tu non lo vuoi questo, giusto?» cantilenò l’uomo accanto all’orecchio del prigioniero, che guaì come un cane morente quando quella sorta di forcipe iniziò a fargli pressione sulle gengive, ma prima che Luther potesse strapparglielo via, qualcosa lo fermò.
Roteò gli occhi chiari verso le sue spalle, inarcando un sopracciglio retorico.
«Quanto hai intenzione di restare là dietro, Ivo? Non ricordavo che il tuo compito fosse disturbare il mio! »
«Come? Io? Disturbare? Che idea assurda, sono più silenzioso di un gatto, Lulu, e lo sai, anzi, piuttosto che fare il cacciatore dovrei invece fare il ladro, dopotutto guarda qui che linea..» puntualizzò il minore dei gemelli Nardi, con le spalle appoggiate alla porta d’ingresso di quel posto infernale. Luther si passò seccato il polso contro la fronte, rivolgendo parzialmente lo sguardo verso il figlio, e non senza riservargli un’occhiata poco felice. 
Ivo mostrò un sorrisetto furbastro a 32 denti, uno più bianco dell’altro, salutando con la mano la vittima sul lettino, ma senza avvicinarsi.
«Come andiamo lì? Vedo alla grande, ha forse cantato il fratacchione? Avviso per te amico mio...e lo dico per farti una cortesia...» fece sgattaiolandogli accanto all’orecchio, fingendo quasi di non essere visto. Il frate agitò compulsivamente i polsi, ma servì a ben poco, incatenato com’era.
«Fossi in te inizierei a raccontargli pure i segreti di San Pietro, perché non è uno che ci va leggero, lo so personalmente, mi ha cresciuto lui! »
«Mmmm…forse hai ragione..» sospirò pensieroso l’uomo armato ancora di tenaglia, perso ad osservare chissà cosa. Ivo rimase a bocca asciutta, indicandosi da solo con il suo indice smaltato di nero.
«Frena le rotative, io...avrei ragione? Adesso mi toccherà farmi frate…OH MA CHE CAZZO, DAI, LO SAI QUANTO COSTA LA MIA GIACCA?» 
Un istante più tardi l’intero viso del ragazzo venne ricoperto da schizzi color carminio, che si pulì infastidito con il fazzoletto allungato da Luther, rigorosamente dopo aver piantato nell’occhio del frate l’intera tenaglia.
Era risaputo, torturare un cazzo di monaco non lo avrebbe portato a nulla, se non ad una perdita di tempo. Doveva cercare altrove le informazioni che gli servivano, ma quello era già un punto di partenza non indifferente!
Tirò fuori dalla cavità oculare distrutta l’arnese di ferro ricoperto di quel tiepido liquido, aprendo la bocca senza vita di quel prigioniero fino ad arrivare con la punta della tenaglia ad estrarre senza grossa difficoltà l’ultimo molare radicato in profondità. Ivo guardò quel processo con una sentita nota di nausea, grattandosi la tempia con perplessità.
Schiuse le labbra per un mezzo secondo, ma quello che vide lo fece zittire all’istante; sul molare del frate era inciso un simbolo curioso, bizzarro, ma non sconosciuto agli occhi dell’uomo, che lasciò il dente all’interno di una boccetta di vetro.
«Non ricordavo che i frati romani avessero a che fare coi demoni..ma vedo che niente è poi così sicuro ormai..»
«Demoni? I monaci con la tonaca adesso fanno patti con quelle blatte? E perché poi? Cosa c’era in quel libro di tanto importante?»
«Questo, Ivo, dovresti dirmelo tu, dopotutto sei tu che hai lasciato andare Balthasar, o dico male?» fece l’uomo senza la benché minima emozione nel tono di voce, puntando però i suoi occhi ghiaccio su quelli verdi del ragazzo.
Ivo Nardi; era difficile capire che cosa passasse per la testa di quel giovane ragazzo, assolutamente fuori posto, figlio non della fortuna quanto più del caso e perfetta definizione di persona sbagliata al momento sbagliato.
Non voleva essere un cacciatore, non gli importava nulla della Hunter, di quel mondo in cui era stato trascinato quand’era appena un bambino, uno che avrebbe solo dovuto crescere, giocare, vivere una vita normale e non imparare ad armeggiare coi coltelli; ma ormai era storia vecchia, quella.
Diego, lui si che era diverso, sembrava il figlio naturale di quell’uomo che gli stava davanti, che lo aveva cresciuto nonostante avesse potuto fare altrimenti e abbandonarlo al suo inevitabile destino; in cuor suo Ivo non sapeva nemmeno perché aveva ancora fiato nei polmoni, dopo ciò che aveva fatto, come minimo, lo avrebbero dovuto consegnare alle autorità, ma quell’uomo, che odiava e rispettava allo stesso tempo, lo aveva salvato.
Di nuovo.
Non ebbero bisogno di dirsi nulla, parlarono coi soli occhi finché il ragazzo non cambiò argomento, accarezzandosi con la punta della lingua la perfetta dentatura.
«Abbiamo recuperato la tua pupilla suonata a casa Burke; è già pronta per prendere il suo rispettoso trenino per Cardiff..»
«Noto del puerile sarcasmo; se hai qualcosa da dire, ragazzo, non mi pare che tu abbia il divieto di parola sebbene meriti il bavaglio spinto giù per la gola..e se si tratta dello stupido battibecco dell’ultima volta...» 
Luther si trovò davanti quasi di colpo la figura buia e forse sfuggente del figliastro, con occhi diversi dal solito, cosa che lo stranì; inarcò un biondo sopracciglio, esortandolo a continuare.
«Non mi fido, lo so, sono l'ultimo del gruppo a dover parlare, e so che se il gran consiglio non mi ha fatto staccare la testa è solo grazie a te, ma fidati quando…quando ti dico che ho una brutta sensazione..è come se ci fosse qualcosa di..nascosto..» disse il giovane, con lo sguardo preso da chissà cosa. 
Luther aveva 999 motivi per non dare retta al ragazzo, anzi, anche di più, ma un diavoletto sulla sua spalla lo stava pizzicando da parecchio tempo, e proprio il motivo numero 1000 sembrava fare da ombra agli altri precedenti; il beneficio del dubbio, uno dei demoni più pericolosi che aveva in tasca.
E se Ivo invece seminava il dubbio e il caos, Diego era come Michele, con la spada sguainata al suo fianco, pronto a servire con cieca fedeltà quegli ordini, anche se nemmeno per uno come lui avevano un vero significato.
Il treno fischiò.
«Dunque, vediamo se ho compreso appieno la situazione…il nuovo successore del casato dei Griffith sarà Duncan Griffith? Dico bene? E cosa sappiamo di lui?» 
«A lato teorico, miss Burke, sappiamo tutto, ma a lato pratico siamo abbastanza carenti di risorse..» 
«Ma com’è possibile? Che trascorsi militari ha? Sarà addestrato quantomeno, non è figlio unico e non è l’unico erede..come..come possiamo trovarci a mani vuote? Le famiglie non permetteranno che un idiota senza percezione del reale prenda posto nel consiglio...lo sappiamo bene!.» 
I paesaggi della steppa inglese fecero da sfondo a quella conversazione assolutamente privata a bordo di una delle carrozze di prima classe, un lusso davvero per pochi all’epoca, ma le finanze non era sicuramente un limite per nessuno dei presenti in quello spazio ristretto, ricoperto di sfarzo, solo per nascondere il marcio che c’era sotto. Luther aspirò profondamente il fumo del suo sigaro, guardando il suo stesso riflesso nel vetro del finestrino, causando uno strano e innaturale fastidio sul viso di miss Burke, che mantenne la calma a fatica.
I gemelli Nardi, seduti accanto ai due, si finsero apparentemente sordi, uno con lo sguardo su un libro e l’altro sulla sua meticolosa manicure, ma le loro aguzze orecchie erano tutto fuorché distanti; Saul si tolse nervosamente i guanti scuri, appoggiandoli sulle sue gambe accavallate, rivolgendosi unicamente all’uomo di fronte a lei.
«Senta, non voglio risultare scortese, ma conosce benissimo il pensiero delle altre famiglie...e io mi trovo tra l’incudine e il martello, non lavoro per dei babbei ma per Sua Maestà,e non sarà lieta di sapere che il suo paese verrà difeso da un 20enne masturbatore seriale  che non saprà nemmeno reggere una pistola con due mani!.»
«Se si masturba come spara allora sarà Billy the Kid sul campo di battaglia..» sghignazzò il minore dei Nardi, causando una smorfia divertita anche nel maggiore, che roteò i grandi occhi azzurri verso il gemello. 
Saul trattenne una bestemmia colorita, ma la conversazione tornò nuovamente nelle mani dell’uomo apparentemente assente.
«Miss Burke, comprendo tutte le sue perplessità e le condivido, so che stiamo brancolando nel buio, ma come le dicevo, la famiglia Griffith non è una delle prime arrivate, anzi, insieme a casa Darcy e casa Campbell crearono la pace che fino ad oggi ci ha consentito di convivere con le sventurate creature che respirano con noi a questo mondo, e continueremo su questa strada anche con il signor Duncan Griffith, nonostante il ritardo lampante nella sua..presa di potere..»
Gli occhi gelidi della ragazza tradirono un tono fortemente dubbioso, scettico perfino.
«So che lei e Rhys Griffith siete conoscenti, anzi, vecchi amici, dico bene? Siete stati cadetti e reclute nella stessa squadra d’addestramento, ai tempi…»
Quella insinuazione non venne ben accolta dai gemelli Nardi, che misero inconsapevolmente le mani sulle fondine delle loro armi, ma prima di qualsiasi irreparabile gesto, Luther sollevò semplicemente una mano in alto, fermandoli sul colpo.
Sorrise, sereno.
«Signorina Saul, prima che lei avanzi qualsiasi sciocca ipotesi di favore o di complotto nei confronti di Rhys, ci tengo a precisare che io non sono altro che “l’amministratore” del gran consiglio, perchè di tutta onestà non me n’è mai importato nulla delle questioni familiari delle case fondatrici..come lei ben sa io non sono un nobile, non sono uno dei fondatori, io sono un cacciatore e tutto quello che è  venuto dopo è stato solo grazie al sangue e alla mia spregiudicata caparbietà, e per quanto riguarda l’erede di casa Griffith…be..non è mio compito sicuramente eleggerlo, quanto verificare che sia all’altezza della situazione…e in caso contrario….»
«In caso contrario? Chi prenderebbe il suo posto? So di una sorella..e di uno zio..» fece scaltra la giovane, impuntandosi curiosamente sulla questione, attirando inevitabilmente l’attenzione dei due ragazzi. Richter si fece sfuggire un sospiro mesto, torvo.
«Non credo che una sedicenne gestante sia nelle facoltà di prendere il ruolo di comandante dell’esercito, miss Burke..e per quanto riguarda lo..”zio”, le chiederei di riporre le sue armi cariche di curiosità e impertinenza, perchè se conoscesse Trystan Griffith preferirebbe mettere a capo della famiglia perfino Nerone...e non sto scherzano...»
«Ma è un cacciatore senza precedenti, ha esperienza, conosce il mondo della Hunter, sa cosa significa essere capo di un gruppo, questo Duncan invece che ha di speciale? Oltre ad essere l’unico figlio maschio di Rhys?»
La ragazza non aveva intenzione di mollare; Luther glielo doveva riconoscere, era veramente una sconfinata testa di cazzo!
E come tutte le teste di cazzo, non avrebbe mollato l’osso. Prese un respiro, spegnendo nel posacenere d’argento il mozzicono fumante del suo sigaro, guardando dritto negli occhi quella fanciulla, molto più audace e preparata di quanto non si pensasse. 
«Mi sento in dovere di informarla di tutta la questione, dopotutto è un membro ufficiale del nostro gruppo, non vedo perchè non dovrebbe saperlo…ma badi a quello che sto per dirle; si lasci sfuggire anche un singolo dettaglio di ciò che sentirà e la sua testa si farà un giro in solitario rotolando sui binari, mi ha capito, miss Burke?» chiese con quella sua innata e tetra calma l’uomo. Saul, con un brivido, annuì, in totale silenzio.
«Bene, da dove comincio? Ah,sì, dal principio, direi..lei conosce o ha mai sentito parlare di lady Merrion Darcy?» 
Alla domanda, la ragazza negò, ma allo stesso tempo aprirono tutti e 3 bene le orecchie; quando il nome di un Darcy veniva pronunciato non c’era mai da abbassare la guardia.
Luther non ne rimase minimamente sorpreso.
«Naturale, siete tutti molto giovani per esserne al corrente; lady Rhiannon Thorn la conoscete però!» 
«Certo che la conosco, frequenta mia sorella e il suo circolo, una donna che non passa inosservata direi..» 
Ivo fu prossimo ad una battuta terribilmente sconcia, ma stavolta non disse nulla dopo il calcio alla caviglia da parte del fratello, che continuò imperterrito nella sua lettura. I due non vennero tuttavia distratti, lasciando proseguire l’uomo nel suo discorso.
«Dovete sapere che lady Thorn, storica moglie di lord Griffith, non è la prima sposa di Rhys…affatto! I Griffith non si sarebbero mai legati in prime nozze con una famiglia non appartenente ad un rango nobile come il loro, infatti la prima moglie fu proprio lady Merrion Darcy...erede legittima di casa Darcy a tutti gli effetti e probabile succeditrice di suo padre al titolo di comandante del nord,rammenterai lord Cillian Darcy, attuale comandante…di casa Darcy..» 
«Lord Cillian, ma certo che lo ricordo...ma allora vuol dire che...» 
«Cillian era il fratellastro di lady Merrion, appena un ragazzino quando lei morì, 20 anni fa? Forse qualcosa in meno, sinceramente questa faccenda non viene rievocata troppo spesso, e si fidi di me, è meglio così…
Ad ogni modo, lord Yvain, padre di Rhys, per mantenere puro il sangue della prima linea di successione, decise di dare in moglie al figlio sua nipote Merrion, figlia di sua sorella, lady Gwendolyn Griffith, rammentate lady Griffith vero? Una donna...difficile da dimenticare…» 
Saul annuì, avendo bene in mente la figura dell'anziana donna, una sorta di colonna portante, sempre presente nella cerchia ristretta del gran concilio; ricordava bene quei piccoli occhi scuri, taglienti e misteriosi.
«Quindi, lady Gwendolyn era la madre di lady Merrion? Credevo che...avesse solamente come figlia Rhiannon Thorn, avuta da lord Benjamin..non avevo idea che avesse avuto un'altra figlia, da un Darcy!» 
«Lady Gwendolyn in gioventù è stata una donna molto audace, possiamo dire; ha intrattenuto diverse relazioni, tra cui quella con Charles Darcy,non ci fu matrimonio, lui all'epoca era fidanzato, ma riconobbe senza indugio la piccola Merrion..»
«Non capisco dove questa storia ci possa portare;lady Merrion sarà stata una bambina all'epoca, un matrimonio così breve da essere dimenticato...» osservò la Burke, non comprendendo nemmeno le ragioni di quel bizzarro racconto.
Luther le fece un sorriso quasi comprensivo, forse di tenerezza, riportando l'attenzione sul paesaggio che scorreva fuori veloce, come una saetta.
«Yvain programmò il matrimonio, ma non considerò le volontà delle due figlie di lady Gwendolyn, che col tempo aveva preso in marito lord Thorn, designando Merrion per Rhys e Rhiannon per suo fratello minore, Trystan...
Trystan non gradì mai lo sgarbo che gli fu fatto sottraendogli la sua amata Mery, di fatto i due giovani erano divenuti amanti, così per sottrarsi al matrimonio con Rhiannon, che bramava il potere più di tutti, rinunciò al titolo di lord Griffith e si arruolò come soldato nella Hunter.
Le nozze si svolsero come da manuale e...da questo matrimonio...nacque la prima figlia di Rhys...e lady Darcy…
Eris Griffith, nessuno più legittimo di lei in linea di successione! »
Stavolta perfino i due gemelli si trovarono a sollevare la testa, Diego specialmente; voltò lo sguardo sorpreso verso la figura paterna, con il libro a mezz'aria.
«Eris Griffith...il capitano della squadra Alfa, quella Eris? Io..io credevo che fosse qualche...qualche cugina alla lontana dei Griffith, non..non la figlia legittima di Rhys! Nessun...nessuno fa mai cenno al suo legame di..»
«E perché dovrebbero? Credete che l'abbiano mandata così lontano per nulla? Vedete...quando Eris nacque, nessuno fu più felice di Rhys, ma quella felicità sarebbe durata poco..non molto tempo dopo, Merrion iniziò ad ammalarsi e morì non molti anni più tardi..Eris aveva forse 4 o 5 anni..Lady Rhiannon nel mentre si era rifiutata di prendere marito, e quando la sorellastra morì non fu troppo difficile fare breccia nel cuore stanco di Rhys..e da cosa nasce cosa!La sposò, e nacque il primo erede maschio di casa Griffith, il nostro caro Duncan, seguito poi da Sheelah, una famiglia quasi perfetta, direte voi…Ma non erano questi i termini di felicità voluti dal destino. Vedete, la giovane Eris non ha mai avuto...come dire, pace dalla morte della madre, in maniera quasi ossessiva e paranoica si è perseguitata da sola..»
«Che vorreste dire?»
«Voglio dire che chi è causa del suo mal pianga se stesso, miss Burke! Ritenendo responsabile della morte della madre lady Rhiannon, Eris, con il probabile ma non certo aiuto dello zio, cercò di uccidere molti anni fa la donna e non fece nulla per nasconderlo!Grazie a Dio, forse, l’attentato alla lady di casa fu sventato in tempo, ma non sarebbe bastato a scagionare la ragazzina, che si prese tutte le colpe diventando l’imputata principale…Lady Rhiannon cercò di farla processare ma Rhys non glielo permise, dopotutto era sempre sua figlia, così, per proteggerla? Chi lo sa, chiese a Trystan di portarla via, lontano da Cardiff, fuori dal raggio della corte e delle orecchie indiscrete, e così è stato per 10 anni..»
«Mio Dio, io non..non avevo idea di questa storia, conoscevo per fama il tenente Griffith, ma di Eris…»
La giovane rimase quasi ammutolita da quel racconto tutto fuorchè per bambini, respirando a pieni polmoni, come se fosse rimasta senza fiato; nemmeno i due giovani erano rimasto indifferenti alla cosa, Diego specialmente, che finì per sfiorarsi istintivamente l’avambraccio, coperto dal tessuto nero della camicia, come se al di sotto ci fosse qualcosa.

Qualcosa di molto importante.

Luther guardò la lancetta del suo orologio da taschino, rimettendolo poi nuovamente nella giacca, con un chiaro sospiro.
«Per questo vi posso assicurare che sia Trystan che Eris Griffith preferirebbero veder bruciare l’intera casata piuttosto che venire in suo soccorso, specialmente se si tratta dei figli della donna che ha portato via la loro felicità…e, credetemi, per quanto io abbia a cuore l’amicizia di Rhys, non sono disposto a fare sconti per nessuno, figurarsi per proteggere i suoi di peccati, quindi gradirei che in futuro rifletteste ben due volte prima di sputare sentenze senza conoscere fatti e circostanze, ci siamo intesi?» chiese l’uomo con i suoi occhi inquisitori, occhi di cui Saul, sebbene lo nascondesse bene, aveva fottutamente paura. Non le rimase che annuire in silenzio, volgendo poi entrambe lo sguardo al finestrino; Ivo non apprezzò particolarmente quella quiete agghiacciante, scrollando le spalle come se una superficie di brina fredda lo avesse atrofizzato.
Uscì dalla cabina riservata, il tempo di prendersi una boccata d’aria; ne aveva già piene le palle di quel viaggio, figurarsi di stare a sentire le scopate oltraggiose di 4 nobili pigri e coperti di agi e lussi. Il cartello di divieto di fumo era appesa in ogni dove, ma la tentazione fu più forte di lui, portandosi così la cartina tra le dita, arrotolandola con una certa maestria; non molto lontano da lui, anzi, forse fin troppo vicino alla sua cabina, c’era un giovane di bell’aspetto che lo incuriosì di colpo, ispezionandolo da capo a piedi con la coda del suo acuto occhio.
Elaijah notò lo sguardo di quel bizzarro e intrigante ragazzo su di sé, ma lo ignorò categoricamente con quel suo fare snob che tanto lo caratterizzava; Nardi aggrottò entrambe le sopracciglia a quella sorta di rifiuto.

Scusami?

Non chiuse nemmeno la cartina della sua sigaretta, rimasta incompleta, ora rivolgendo pienamente la sua attenzione al giovane appoggiato di spalle ad uno dei grandi finestrini del corridoio; aveva un non so che di familiare, forse lo aveva già visto, difficilmente una chicca come quella gli sarebbe sfuggita. Si mise con una spalla contro la parete di legno, quasi provocando lo sconosciuto con quella faccia arrogante; Elaijah roteò gli occhi azzurri, rivolgendogli un chiaro sorriso sarcastico.
«Hai perso la mamma, ragazzino? Prova a controllare nel vagone bagagli, magari la trovi li..»
«Credo che la tua invece sia nel vagone merci, principe Azzurro, ma se ti va andiamo a controllare insieme! Non è un luogo adatto ai bambini, dovresti essere accompagnato da un adulto!»
Il biondo assottigliò lo sguardo a quella sorta di flirt assolutamente inaspettato, mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni scuri, riportando nuovamente la sua attenzione sul viavai di inservienti nel corridoio centrale.
«Se l’adulto in questione sei tu, beh, grazie ma, no grazie, perchè non torni dalla tua allegra famigliola..Ivo?»
Ivo non trattenne nemmeno per un secondo un divertito sghignazzo, trovando la faccenda molto più interessante di quanto non avesse previsto; cercò di scavare nei meandri della sua mente, ma più ci provava e più l’enigma restava irrisolto.

Chi era quel ragazzo? E perché lo conosceva?

Elaijah si sollevò dal vetro, avvicinandosi al cacciatore con quell’espressione furba, difficile da decifrare, ora girando attorno al ragazzo come un avvoltoio; il corridoio divenne improvvisamente silenzioso.
«Sai è strano, generalmente le ricordo tutte le mie conquiste, ma di un bambolino come te onestamente non ricordo..principe Azzurro, o dovrei dire..?»
«Principe Azzurro andrà bene, credo facciano poco testo nome e cognome, specialmente per uno come te! »
Ivo rimase davvero sorpreso, trovandosi il ragazzo poco più alto di fronte. ora osservando bene quei tratti angelici; era quasi scultoreo, dai tratti così particolari, perfetti quasi. Sbatté le palpebre per riportare effettivamente l’attenzione su quell’anomala conversazione, non mancando di sfiorare la pistola ben conservata a lato della sua cintura.
Elaijah notò quel movimento, con un sospiro quasi rammaricato, ma puramente recitato.
«Non ti piacciono i preliminari?! »
«Oh, non sai quanto in realtà, sono la mia parte preferita, ma capirai anche tu che non siamo esattamente soli e, scusami se te lo dico, il tuo accento ti tradisce parecchio…Lord Fauntleroy…»
Il biondo sorrise, stupendosi; forse lo aveva un po sottovalutato. Elaijah mise scenico le mani in alto, facendo cenno verso le sue tasche, con lo sguardo quasi innocente.
«Perquisisci pure, non sono armato, impavido cecchino, ero solo nei paraggi e volevo quasi ringraziarti personalmente per quello che hai fatto…per Balthasar…credevo che voi della Hunter uccideste gli stregoni, ma noto con estremo piacere che non siete tutti uguali..»
«Prima che ti ficchi una pallottola dove non la vuoi, chi diavolo sei razza di stronzetto? Questo giochino sta cominciando a stancarmi..»
«Ivo..Ivo…Ivo, non c’è bisogno che reciti pure tu, con me, so perché hai liberato Balthasar, ed è proprio per questo che sono venuto a cercarti..non torcercò un capello alla tua diabolica testolina, perché dovrei quando so che ti abbiamo dalla nostra parte?»
Il ragazzo indietreggiò, abbandonando completamente qualsiasi aspetto di divertimento; il clic della sicura disinserita creò una sensazione sinistra in quell’ambiente deserto, mentre le falangi del cacciatore avvolgevano pericolosamente l’impugnatura della pistola.
«Tu non sai..tu non..lui mi ha ingannato…si è preso gioco di me fin dal principio, non mi sarei dovuto fidare di..un prigioniero...»
«Per favore, non essere pietoso, perchè non ci credi nemmeno tu a questa cazzata..tu lo hai liberato perchè lo volevi, perchè sapevi cosa l’Hunter gli avesse fatto…e hai voluto aiutarlo..ti rispetto per questo, Ivo Nardi, ma non per questo mi farò sparare da te...ammesso che tu lo voglia davvero..»
Elaijah strinse drasticamente le distanze, finché la canna della scintillante lady Rose non si trovò puntata contro il suo petto, all’altezza del cuore; si guardarono nuovamente. 
Sapevano entrambe che non avrebbe premuto quel grilletto, e per questo Ivo si morse crudelmente l’interno della guancia fino a farsi male.
Il cacciatore chiuse gli occhi, abbassando inevitabilmente la pistola fino al suo fianco, maledicendosi ripetutamente per quella sua insormontabile debolezza; al contrario, il biondo sorrise, ma non vittorioso, quanto più comprensivo, mettendogli una mano sulla spalla.
«A volte ci illudiamo, Ivo, pensiamo di essere solo quello che i nostri genitori pianificano per noi, come se non ci fosse alcuna possibilità di scelta..anch’io, un tempo, mi ero illuso e anche cullato dietro agli scopi di chi mi precedeva ma..sono stato io che ho deciso cosa fare…tu cosa stai aspettando? Ad unirti a noi? »
«No..no io..io ho Diego, ho...una famiglia..non posso tradirli...non posso! »
Si liberò di quella presa indietreggiando di colpo, sebbene quel minuscolo ma tenace tarlo avesse iniziato a incidere una canzone scandalosa nel suo orecchio; Elaijah fece spallucce, fintamente accondiscendente, già pronto a sorpassarlo e proseguire con il suo viaggio.
Spalle contro spalle, immobili, come se il tempo si fosse fermato; ma aveva davvero scelto lui dove arrivare?
Un formicolio di non poco conto aveva avvolto l’avambraccio del giovane attore, uno più forte dei precedenti ma lo mise a tacere chiudendo gli occhi; li riaprì, voltandosi indietro solo una volta.
«Anch’io credevo...nella famiglia...nella mia...famiglia, ma anche quella ha saputo tradirmi, anche Balthasar si era fidato della tua gente, e come lieto contraccambio li avete sterminati...quindi, mi domando, da che parte hai intenzione di stare? Da quella degli assassini a sangue freddo, comandati da 6 famiglie che li venderebbero al diavolo, oppure nel giusto, comandato da te stesso e dalla tua unica volontà?»
Ivo si sentì tremare dentro, come se fosse appena salito al patibolo, eppure un dettaglio lo riportò alla realtà come uno schiaffo.
«Il gran consiglio è formato dalle 5 famiglie fondatrici…non 6…»
«Ne sei davvero sicuro? Chiedi a Luther Richter se non ti fidi..ma non ti assicuro la sua collaborazione a riguardo..»
«Aspetta!»
Ivo lo fermò, prendendolo per il braccio; finirono nuovamente faccia a faccia.
«Si?»
«Chi sei tu? E perchè non mi sembri una faccia nuova? E soprattutto..come sai tutto questo?»
«Come lo so? Oh Ivo..credevo ci fossi arrivato! Ma se vuoi ti do un piccolo indizio..»
Arrivò a sussurrargli all’orecchio, un qualcosa che solo lui avrebbe potuto sentire, capire e forse ritrovare in se stesso qualcosa che non voleva fare altro che riemergere.
«Non ho gambe, ne braccia, ma questo non è un problema, arrivo alle tuo spalle senza che tu mi senta e cambierò aspetto in continuazione e se di uccidermi avrai l’esitazione mi avventerò su di te finchè non pagherai con la tua espiazione…chi sono?» 
Ivo riaprì di colpo gli occhi, ma come lo fece del ragazzo non c’era più alcuna traccia, completamente dissolto nel nulla; si guardò attorno più volte, ma di Elaijah non trovò nemmeno l’ombra.
«Ti senti bene o ti sei fatto? Ivo stai bene?»
«Cosa? Si..è solo..il..il serpente! IL SERPENTE è..è la riposta!»
«Scusa..che?»
Diego guardò il fratello con un sopracciglio inarcato, sbucando dalla cabina con il capo; il ragazzo rimase senza parole, scuotendo il capo come a lasciar perdere, dopotutto che diavolo di spiegazione avrebbe mai potuto dargli? Quel viaggio sarebbe ripreso senza ulteriori intoppi, o almeno così si sperava, ma Diego non trascurò sicuramente lo sguardo completamente assente del gemello; che storia era quella del serpente?

Ma cosa più importante, perché era coinvolto con le famiglie fondatrici? 

 
   
 
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